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Full text of "Miscellanea di storia italiana"

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MISCELLANEA 


01 

STORIA ITALIANA 

EDITA PER CUBA 

DELLA REGÌA DEPUTAZIONE 

VI STORIA PATRIA 


TOMO XXIII. 

OTTAVO DELLA SECONDA SERIE 


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TORINO 

FRATELLI BOCCA LIBRAI DI S. M. 
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MISCELLANEA 


DI 

STORIA ITALIANA 


TOMO XXIII 

OTTANO DELLA SECONDA SEME 


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MISCELLANEA 

01 

STORIA ITALIANA 

EDITA PER CURA 

DELLA REGIA DEPUTAZIONE 

DI STORIA PATRIA 


TOMO XXIII. 

OTTAVO DBLLA SECONDA SBRIB 



TORINO 

FRATELLI BOCCA LIBRAI DI S. M. 

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PROPRIETÀ LETTERARIA 


STAMPERIA REALE DI G. B. PARATIA B C. 


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ELENCO 


DEI 

MEMBRI DELLA REGIA DEPUTAZIONE 

BOTRI 

GLI STUDI DI STORIA PATRIA 

per le Antiche Provincie e la Lombardia 


Presidente 

Carditi di Cantogno Barone Domenico, Consigliere di Stato, Socio 
della Reale Accademia delle Scienze di Torino, Socio e Segretario 
della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche della R. Ac- 
cademia dei Lincei, Membro del Consiglio degli Archivii, e del Con- 
siglio e del Comitato del Contenzioso diplomatico ; Gr. Uff. , 
Comm. ©, Cav. e Cons. G. Cordone Leone neerl., Is. Catt. di 
Sp. e S. Marino, G. Uff. Leop. del Belgio, Sole e Leone di P. e 
Mejidiè 2* cl. di Torchia, Comm. Salv. di Gr. ecc., Roma , via dei 
Barbieri, 1 (15 aprile 1884). 

Vice-Presidenti 

Porro-Lambertenghi Conte Giulio, Senatore del Regno, Presidente * 
della Società Storica Lombarda ecc., Uff. $ , G. Ufi. ©, Cav. di 
giustizia del S. M. 0. di S. Gio. di Ger., Milano , via Borgonuovo , 12 
(19 aprile 1872). 

De-Simoni Cornelio, Dottore di leggi, Dott. Coll, nella facoltà di Filo- 
sofia e Lettere a Genova, Direttore del R. Archivio di Stato a Ge- 
nova, Vice Presidente delia Società Ligure di Storia Patria, Corrisp. 

R. Deputazione dì Storia Patria per la Toscana, Umbria e Marche 
delfÀccad. Pontif. dei nuovi Lincei ecc. #, ©, Genova , piazza 

S. Stefano , 6 (10 aprile 1873). 

Conino S. E. Carlo Felice, Procuratore Generale Onorario di Corte di 
Cassazione, Uff. *, Gr. Uff. ©, Cav. 0. di Carlo 111 di Sp., Torino , 
piazza Vittorio Emanuele /, 19 (23 maggio 1881). 


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vili 


E. DEPUTAZIONE SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA 


Segretarii 

Claretta Barone Gaudenzio, Dottore di Leggi, Socio della Reale Acca- 
demia delle Scienze, della Società di Archeologia e Belle Arti 
per la Provincia di Torino, e della Giunta Conservatrice dei Mo- 
numenti d’Antichità e Belle Arti, Comni. # e ©, Torino , via 
della Rocca , 13 (21 aprile 1874). 

Manno Barone D. Antonio , Socio e Tesoriere della R. Accademia delle 
Scienze di Torino, Commissario del Re presso la Consulta Aral- 
dica, Uff. * e Comm. ©, Torino , via Ospedale , 19 (2 giugno 1875). 

Membri residenti in Torino 

Vallauri Tommaso, Senatore del Regno, Dottore aggregato al Collegio 
di Belle Lettere e Filosofia e Professore ordinario nella R. Univer- 
sità di Torino, Membro del Cons. super, della pubbl. istruzione e 
della R. Accademia delle Scienze di Torino, Accademico corrispon- 
dente della Crusca, Comm. * e ©, Torino , via Provvidenza , 43 
(24 marzo 1841). 

Manuel di San Giovanni Barone Giuseppe, Dottore di Leggi, 4&, Torino, 
via Bolero , 25 (22 gennaio 1854). 

Comino Carlo Felice, predetto (11 aprile 1858). 

Bianchi Nicomede, Dottore in Medicina, Senatore del Regno, Sovrin- 
tendente degli Archivii piemontesi, Socio della R. Accademia delle 
Scienze di Torino, Gr. Uff. #, Comm. © e di S. Marino, Torino , 

R. Archivio di Stato (22 gennaio 1863). 

Bollati di Saint-Pierre Barone Federico Emmanuele, Dottore di Leggi, 
Direttore dell’Archivio già Camerale, Socio della R. Accademia 
delle Scienze di Torino ecc. Uff. ©, Torino , via Finanze , 11 
(22 gennaio 1863). 

Claretta Barone Gaudenzio , predetto (22 gennaio 1863). 

Dionisotti Carlo, Consigliere nella Corte d’Appello di Torino, Comm. © 
Ufi. Torino , via Orfane , 25 (10 marzo 1868). 

Promis Vincenzo, Dottore di Leggi, Bibliotecario e Conservatore del 
Medagliere di S. M., Membro della Reale Accademia delle Scienze 
di Torino, Ispettore degli Scavi e Monumenti d’Antichità in To- 
rino, *, Comm. ©, Comm. con stella di Fr. Gius. d’A., Comm. 

S. Mich. di Baviera e dell’O. della Cor. di Rumenia, Torino , piazza 
Vittorio Emanuele /, 19 (21 aprile 1874). 

Manno Barone D. Antonio, predetto (21 aprile 1874). 


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R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA 


IX 


Angelucci Angelo, Architetto, Maggiore d’Artiglieria a riposo, Conser- 
vatore del Museo Nazionale d’ Artiglieria, *, 9, Comm. Is. di Sp. t 
Torino , via Gioberti 39 (21 aprile 1874). 

Dufour Carlo Augusto, Maggiore Generale d’Artiglieria a riposo, Pre-, 
sidente onorario della Società Savoiarda di Storia ed Archeologia 
Comm. *, Uff. ©, Torino , via Garibaldi , 39 (18 maggio 1876). 

Fontana Leone, Dottore di Leggi, 9, Torino , piazza Viti. Em. I, 42 
(10 maggio 1880). 

Perrero Domenico, Dottore di Leggi, T olino, via Garibaldi , 39 (10 mag- 
gio 1880). 

Ferrerò tirmanno, Dottore di Leggi, Dottore Collegiato di Lettere e 
Filosofia della R. Università di Torino, Professore di Storia Militare 
nella R. Accademia Militare , Membro della R. Accademia delle 
Scienze di Torino, Corrispondente della R. Deputazione di Storia 
Patria delle Romagne e dell'). Istituto Archeologico Germanico, 9, 
Torino , via S. Quintino , 19 (23 maggio 1881). 

Nani Cesare, Professore e Dottore aggregato di Leggi nella R. Univer- 
sità di Torino, Socio della R. Accademia delle Scienze di Torino, 
©, Torino , via Mazzini , 2 (23 maggio 1881). 

Membri non residenti in Torino 

Adriani P. D. Giovanni Battista , de’ Chierici Regolari Somaschi , 
già Professore e Direttore degli Studi nel R. Collegio militare di 
Racconigi, Membro effettivo della Società Ligure di Storia Patria 
e della Accademia Imperiale di Dijon , Socio Corrispondente della 
R. Accademia delle Scienze di Torino, Ispettore degli Scavi e Mo- 
numenti di antichità, Comm.* e 9, Cherasco (25 aprile 1851). 

Carutti di Cantogno Barone Domenico, predetto (8 maggio 1857). 

Cantò Cesare, Sovrintendente degli Archivi Lombardi, Membro non 
residente della R. Accademia delle Scienze di Torino, Membro 
effettivo del R. istituto Lombardo di Scienze e Lettere , Socio 
della Regia Acc. dei Lincei e delle principali Accademie; Gr. Uff. * 
e 9, Cons. «0», Cav. Leg. d'O. di Fr. ecc. Milano (15 aprile 1860). 

Belgrano Luigi Tommaso, Dottore aggregato alla Facoltà di Filosofia e 
Lettere e Professore ordinario di Storia antica e moderna nella 
R. Università di Genova ; Segretario Generale della Società Ligure 
di Storia Patria, Uff. * e 9, Genova , via Palestro , 14; int. 8 
(15 aprile 1860). 


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X 


B. DEPUTAZIONI SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA 


Canale Michele Giuseppe , Dottore di Leggi e Collegiato della Classe 
di Filosofia e Lettere nella Regia Università di Genova, Bibliotecario 
Capo Civico, Professore di Storia e Geografìa nel R. Istituto Tecnico 
Provinciale, Membro della Reale Accademia di Scienze e Lettere 
di Berlino ecc. , Comm. <*, Uff. ®, Genova (15 aprile 1860). 

DeSimoni Cornelio, predetto (15 aprile 1860). 

Marchese P. M. Vincenzo Fortunato, dell’ Ordine dei Predicatori, m. in 
s. facoltà. Professore onorario della R. Università di Siena, Dottore 
di Collegio per la facoltà di Filosofia e Belle Lettere nella R. Uni- 
versità e nel Collegio Teologico di Genova, della Società Ligure 
di Storia Patria e di quella Storica di Palermo *, ®, Genova , 
convento di S. M . di Castello (15 aprile 1860). 

Robolotti Francesco, Dottore in Medicina, Vice-Presidente del Consiglio 
Sanitario e Regio Ispettore degli Scavi e Monumenti di Cremona, 
Socio del R. Istituto Lombardo ecc. Cremona , via Confetteria , 
6 rosso (15 aprile 1860). 

Sala Sac. Aristide, Professore di Storia nel Regio Liceo di Faenza, 
Professore e Cappellano emerito delle Regie Scuole Militare e Nor- 
male di Cavalleria, Canonico onorario della Cattedrale di Cingoli, 
Membro di varie Accad. e Società scientif. e letter. #, ®, Faenza 
(15 aprile 1860). 

Rossi Girolamo, Professore e Direttore del R. Ginnasio, e Delegato Sco- 
lastico nel Mandamento di Ventimiglia , Ispettore degli Scavi e 
Monumenti d’antichità nella Provincia di Porto Maurizio, Uff. e ®, 
Ventimiglia (1° luglio 1860). 

Vignati Cesare, Preside del R. Liceo Parini di Milano, Vice-Presidente 
della Società Storica Lombarda ecc., Uff. £ e Comm. 9, Milano 
(1° luglio 1860). 

Rosa Gabriele, Socio degli Atenei di Brescia, Bassano, Venezia e 
Treviso, della Società Ligure di Storia Patria, del R. Istituto Lom- 
bardo ecc. #, Brescia (1° luglio 1860). 

Cossa Nobile D. Giuseppe, Dottore in Matematica, Vice^Bibliotecario 
emerito delia Biblioteca Nazionale di Brera in Milano, già Professore 
di Paleografia e Diplomatica, Corrispondente del R. Istituto Lom- 
bardo, Socio dell’Accademia dei Quiriti di Roma, ecc., Ètilano , via 
Brera, 20-21 (1° luglio 1860). 

Porro-Lamhertenghi, predetto (22 gennaio 1863). 

CtLisiA Emanuele, Dottore di Leggi e Collegiato della Facoltà di Filo- 
sofìa e Balie Lettere, Bibliot. e Prof, di Letteratura ital. della R. Uni- 
versità di Genova, Comm. * , Uff. 9, Genova (22 gennaio 1863). 


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R. DEPUTAZIONI SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA 


XI 


Bernardi Ab. Iacopo, Dottore di Teologia, già Professore di Storia Eccle- 
siastica e Sacra Eloquenza nel Seminario di Pinerolo e Vicario Ge- 
nerale onorario di quella Diocesi, Membro della Società Ligure 
di Storia Patria, del R. Istituto Veneto, della R. D. Veneta di 
St. P., ecc., Comra tfr, ©, Cav. Leg. d’O. di Fr. Venezia (28 gen- 
naio 1864). 

Vigna P. Raimondo Amedeo , dell’Ordine dei Predicatori, Prof, di Let- 
tere, Storia e Geografìa, Membro effettivo della Società Ligure di 
Storia Patria, *, Genova , S. Maria di Castello (22 febbraio 1864). 

Ceruti Sac. Antonio, Dottore della Biblioteca Ambrosiana,- Membro ef- 
fettivo del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, della R. De- 
putazione di Storia Patria di Venezia, della R. Commissione per i 
testi di lingua ecc. Milano (10 marzo 1868). 

Sanguìneti Mons. Angelo, Abate mitralo della Basilica di Santa Maria di 
Carignano a Genova e Dottor Collegiato nella R. Università di 
Genova per la Facoltà di Belle Lettere , Regio Ispettore degli 
Scavi e Monumenti, Socio della Società Ligure di Storia Patria, * 
corrispondente della Reale Accademia delle Scienze di Torino, e 
dell* Istituto Germanico di Corrispondenza Archeologica di Roma, 
*, Genova , S. M . di Carignano (30 maggio 1871). 

Bérard Sac. Pietro Antonio Edoardo, Dottore in Teologia, Canonico 
Teologo della Cattedrale di Aosta , Ispettore dei Monumenti an- 
tichi, Aosta (21 aprile 1874). 

Bertolotti Antonino , Direttore del l’Archivio di Stato a Mantova , 
Corrisp. delle RR. DD. di Storia patria Modenese e Veneta e della 
Società per la Storia Siciliana; Socio delia R. Acc. Araldica di 
Pisa, di quella di S. Anseimo di Aosta e della R. Acc. di BB. AA. 
di Carrara ecc. , ©, Mantova (21 aprile 1874). 

Dell’Acqua Carlo, Dottore di Leggi, Bibliotecario della R. Università 
di Pavia, Pavia (10 maggio 1880). 

Brambilla Nob. D. Camillo, Presid. della Società per la conservazione 
dei Monumenti dell’Arte Cristiana e della Commissione per gli Isti- 
tuti Civici di Belle Arti in Pavia, Uff. * , Pavia (10 maggio 1880). 

Berti Domenico, Deputato al Parlamento Nazionale, Socio delle RR. Ac- 
cademie delle Scienze di Torino, della Crusca e dei Lincei ecc., 

G. Uff #, G. Cr. © ecc., Roma (10 maggio 1880). 

Bettoni-Cazzago Nobile Conte Francesco, Signore di Scoénna, Socio 
dell’Ateneo di Brescia ecc., Cav. © e di S. Gio. di Gerus., Leop. 
del Belgio, Carlo 111 di Sp. e di l a classe del Mer. Civ. di Romania, 
Brescia , via Larga , 1146 (23 maggio 1881). 


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XII 


R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA 


Boccardo Gerolamo , Senatore del Regno, Professore nella R. Univer- 
sità e nella R. Scuola supcriore navale di Genova , Membro dei 
Consigli Superiori dell’Istruzione Pubblica e della Giunta Centrale 
di Statistica, Socio effettivo della R. Accademia dei Lincei, Corrìsp. 
delle RR. Acc. delle Scienze di Napoli, Palermo, Madrid, degli Isti- 
tuti di Milano, Venezia, ecc. dalla Statistical Society di Londra, del 
Cobden Club ecc. ; Comm. , *, Gr. Ufi. © , Genova (23 mag- 
gio 1881). 

Casati Nobile Carlo, Dottore di Leggi, R. Notaio, Milano , S. Smone , 24 
(23 maggio 1881). 

Nrgroni Carlo, Dottore di Leggi, Socio della R. Commissione per i testi 
di lingua, Uff. $, Comm. ©, Novara (23 maggio 1881). 

Braghirolli Sac. Willelmo, Canonico, professore, ecc. Mantova (9 mag- 
gio 1882). 

Intra Giovanni Battista, Professore, Preside liceale emerito; Prefetto 
della R. Accademia Virgiliana di Mantova, Membro della R. Com- 
missione conserv. dei Mon. storici e degli oggetti d’arte; della 
Commissione di vigilanza dell'Archivio storico Gonzaga e Musei ecc. 
Mantova (9 maggio 1882). 

Due Monsignor Augusto, Vescovo di Aosta, Aosta (15 aprile 1884). 

FÈ d'Ostiani Monsignor Luigi, Prelato, Brescia (15 aprile 1884). 

Calvi Nobile Felice, Corrisp.del R. Istituto Lombardo, Vice-Presidente 
della Società storica di Milano, Milano (15 aprile 1884). 

Staglieno Marchese Marcello, Socio della Società Ligure di Storia 
patria, dell’ Acc. Ligustica di Belle Arti, della R. Acc. Albertina di 
Torino, della R. Acc. Arabi, di Pisa ecc , Genova (15 aprile 1884). 

Neri Professore Achille, Socio della Società Ligure di Storia patria, 
Assistente della R. Biblioteca Universitaria di Genova, ©, Genova 
(15 aprile 1884). 


Corrispondenti 

(Italiani) 

Rrmedi Angelo; Marchese del S. R. I.; R. Ispettore degli Scavi e Mo- 
numenti ; Socio dell'Istituto Germanico Archeologico a Roma, ecc. , 
Comm. ©, Sarzana (22 marzo 1842). 

Ronchini Amadio, Professore onor. della R. Univ di Parma, Direttore 
del R. Archivio di Stato a Parma e Sovrintendente agli Archivi 


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R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA 


SUI 


deir Emilia; Commissario per la conservazione dei monum. della 
prov. di Parma; Socio eff. di quella R. D. di Storia patria ; Corri- 
spondente della Consulta Araldica e della R. D. di Storia patria 
della Toscana, Umbria e Marche ecc. Parma (IO marzo 1848). 

Vitaioli Diego, Cameriere d'onore di S. S. Conte palatino; di S. Ma- 
rino; Frane. I; S. Sepolcro, Peggio Calabria (11 maggio 1848). 

Greppi S. E. Conte Giuseppe, Ambasciatore di S. M. a Pietroburgo, 
Accademico onorario della R. Accademia di Storia di Spagna, eco. 
Gr. Uff. & e ©; Comm. del. S. 0. M. di S. Gio. di Gerusalemme; 
Gr. Croce di Carlo 111 di Spagna; di S. Mich. di Bav. e di Fed. 
del Wurtemberg ecc., Pietroburgo (11 aprile 1858). 

Leonii Conte Lorenzo, Poma, Biblioteca Viitorio Emanuele (11 mag- 
gio 1858). 

Cappi Michele, Consigliere d’Appello in ritiro, Socio d'onore delle Acca- 
demie di BB. ÀA. di Milano e Torino ecc. ©, Milano (1° luglio 1860). 

De Vrr Sac. Vincenzo, Dottore in Teologia; Professore, ecc.; Roma 
(1° luglio 1860). 

Cocchetti Carlo, Professore, Socio dell’Ateneo di Brescia e di quello 
italiano di Firenze; Brescia (1° luglio 1860) 

Benvenuti Conte Francesco Sforza; Otnbriano (Crema) (1° luglio 1860). 

Manfredi D. Giuseppe, Canonico; Voghera (30 maggio 1861). 

Gozzadini Conte Giovanni, Senatore del Regno, R. Commissario degli 
Scavi e Musei delle Marche ed Emilia, Doti. Coll, della Facoltà fi- 
losofico filologica deirUniv. di Bologna; Professore Gnor, delle 
R. Acc. di BB. AÀ. di Bologna; Pres. perpetuo della R. Deputa- 
zione di Storia Patria delle Romagne; Membro effettivo delle Reali 
Accad. dei Lincei, di Scienze di Baviera, di Antichità e Belle Lettere 
di Svezia, ecc.; Corrisp. della R. Acc. delle scienze di Torino e 
dell’Istituto di Francia, ecc. G. Uff. e ©; Comm. di 1* classe 
Danebr. Dan., Fr. Gius. d’A. Fed. di Wurtemberg, Wasa di Sv. 
Comm. 0. S. Marino, Cor. di Pr. ; Cav. S. Mich. di Bav.; di Saxe- 
Coburgo-Gotha, ecc., Bologna (23 marzo 1802). 

Muoni Damiano, Dottore in leggi ; Archivista di Stato emerito ; Presi- 
dente onor. perpetuo dell* Accademia Fisio-Medico-Stalistica di 
Mdano; corrispondente delle RII. Deputazioni delle Romagne e 
di Toscana, ecc.; Uff'. ©, Is. la Calt. di Sp. e Nichan di Tu- 
nisi, ecc., Milano , Via Senato , 20 (23 marzo 1802). 

Buffa Giuseppe, R. Notaio e Segretario Municipale di Crescentino, 
Crescentino (28 gennaio 1864). 


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XIV 


R. DEPUTAZIONI SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA 


Frati Luigi, Socio effettivo della R. Deputazione eli Storia Patria delle 
Romagne; Bologna (22 febbraio 1865). 

Barrera-Pezzi Carlo * e ©, VaUolda (22 febbraio 1865). 

Barozzi Nicolò, Conservatore del Civico Museo Correr di Venezia; Socio 
della Deputazione veneta di Storia Patria, ecc. Uff. & Comm. ©, 
Venezia (28 dicembre 1865). 

Bazzoni Augusto, Dottore in leggi; Console d'Italia a Vienna; Uff. •, 
©, Comm. Fr. Gius. d’A ; Uff Stella di Rumenia; Cav. Carlo HI 
di Sp., Vienna (3 marzo 1869). 

Banchi Luciano, Direttore del R. Archivio di Stato e Sindaco di Siena ; 
+, Comm. ©, Siena (3 marzo 1869). 

Da Ponte Pietro, Brescia (3 marzo 1869). 

Tanfani Nobile Leopoldo, Dottore in leggi, Direttore del R. Archivio 
di Stato di Pisa; Corrispondente della R. Deputazione di Storia 
Patria per le provincie di Toscana, dell’ Umbria e delle Marche; 
0 e N. D. di Villaviciosa di Port. Pisa (3 marzo 1869). 

Vayra Pietro, Archivista di 2* classe nel R. Archivio di Stato di To- 
rino; Uff.©, Torino , Via Cernaia 20 (7 giugno 1870). 

Morozzo della Rocca Cav. Emmanuele, Dottore di leggi. Tenente co- 
lonnello dei Bersaglieri, Aiutante di Campo di S. M. ; Uff. + e ©, 
Comm. 0. Concez. di Port., Bontà (7 giugno 1870). 

Cavagna Sangiuliani Conte Antonio, Milano , via Cusani (21 # aprile 1874). 

Rusconi Antonio, Dottore e Professore di leggi; *, Uff. ©, Novara 
(18 aprile 1877). 

Visconti March. Carlo, Ermes, Milano , via Borgonuovo 5 (18 aprile 1877)- 

Minoglio Giovanni, Dottore di leggi, Moncalvo (18 aprile 1877). 

Magenta Carlo, Prof, di Storia nella R. Univ. di Pavia, +, Comm.©, 
Pavia (18 aprile 1877). 

Del Corno Vittorio, Dottore di leggi, Ispettore degli Scavi e Monumenti 
in Monteu da Po ; Corrispondente Soc. Arch. BB. AA. di Torino, 
Crescentino (18 aprile 1877). 

NovAti Francesco, Dottore di lettere, Milano (10 maggio 1881). 

Sommi Picenardi (dei Marchesi) (Ball f. Guido), Gran Priore del S. 0. 
M. Gerosolimitano, Venezia , Piioralo di S. Gio. di Malta (10 mag- 
gio 1881). 

Marocchino Francesco, Dottore di leggi ; Archivista e Bibliotecario ” ci - 
vico di Vercelli, Vercelli , Via S. Cristoforo , 9 (10 maggio 1881). 

Turletti Sac. Casimiro , Canonico dì S. Andrea e Bibliotecario civico 
in Savigliano; *, Savigliano, Via del Teatro , 5 (23 maggio 1881) 


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R. DEPUTAZIONE 80VRA OLI 8TUDI Dt STORIA PATRIA 


XV 


Bianchetti Enrico, Dottore di leggi, Membro della Commissione per i . 
Monumenti, della Deputazione Provinciale e del Consiglio scola- 
stico di Novara; 9, Omavasso (23 maggio 1881). 

Sforza Giovanni, Segretario per le lettere ed arti della R. Acc. delle 
Scienze, Lettere ed Arti di Lucca; Vice- Presidente della R. D. di 
Storia Patria di Modena per la Sotto-sezione di Massa e Carrara 
e Socio effettivo di quella della Toscana, Umbria e Marche, ecc. 
Sotto-archivista di 1* classe nei R. Archivio di Stato di Lucca; 
e, Lucca , Via Calami , 5 (23 maggio 1881). 

Corderò di Montezemolo (dei marchesi) abate Emilio, Dottore di teo- 
logia e leggi; Canonico della Cattedrale di Mondovi; Comm. di S. 
Sepolcro, Mondovì-Piazza (9 maggio 1882). 

Caldrrini Sac. Pietro , Doti, di filosofìa e Prof, di metodo ; Direttore della 
R. Scuola Tecnica di Varallo, *, Varallo-Setia (9 maggio 1882). 

Greppi (dei conti) Nobile Emanuele, Dottore di leggi, Milano , Via 
5. Antonio, 12 (9 maggio 1882). 

Vivahkt Filippo, Dott. Coll, di filosofia e lettere e Professore di geo- 
metria projettiva e descrittiva nella R. Università di Cagliari; 

R. Commissario dei Musei e Scavi di Sardegna, ecc. , <§, ©, Ca- 
gliari (9 maggio 1882). 

Rondolino Ferdinando, Dottore di leggi, Torino , Via Passalacqua, 1, 
e Cavaglià (9 maggio 1882). 

Fulin Sac. Rinaldo, Prof, nel R. Liceo Marco Polo e nella R. Scuola 
superiore di Commercio di Venezia; Membro del R. Istituto veneto e 
della R. Deputazione di Storia Patria di Venezia, ecc.; + , Venezia , 

S. Fantino, fondamento della Verona , 3670 (9 maggio 1882). 

Canavesio Sebastiano , Professore emerito di lettere , lee, Mondovì- 
Piazza (9 maggio 1882). 

Guasti Comm. Cesare, Soprintendente degli Archivi Toscani e Direttore 
del R. Archivio di Stato di Firenze ; Accademico residente e Se- 
gretario della Crusca, Vice-Presidente della R. Deputai, di Storia 
patria della Toscana, Umbria e Marche, Comm. ♦ e Uff. 0. I. 
Rosa del Brasile, Firenze (9 maggio 1882). 

Silvestri Giuseppe, Sovrintendente agli Archivi Siciliani e Direttore del 
R. Archivio di Stato di Palermo, Comm. e, Palermo (9 maggio 1882). 

Seletti Aw. Emilio, Segretario della Società storica di Milano, ©, Aff- 
lano, via Santa Marta , 19 (15 aprile 1884). 

CORK) Dott. Ludovico, Professore, Milano , via Durini , 25 (15 aprile 1884). 

Gerraix (De) Sonnaz cav. Alberto, Agente diplomatico e Console gene- 
rale d'Italia in Bulgaria, Comm. ©, Sofia (15 aprile 1884). 


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XVI 


R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA 


Pais Dottore Ettore, Direttore del R. Museo d'Antichità di Cagliari, 
Cagliari (15 aprile 188*4). 

Vassallo D. Carlo, Teologo Collegato, Canonico Arciprete della Cat- 
tedrale e Preside del Liceo Alfieri di Asti, Uff. ©, Asti (15 aprile 
1884). 


Corrispondenti 

(Stranieri) 

Raux Giulio, Botirg (Ain), via Bourgmarser (13 maggio 1848). 

Galiffe G. B. G. & e Danebrog di Dan.; Dottore in Leggi, Socio del— 
Plstituto nazionale di Ginevra, della Società storica della Svizzera 
Romanza e di varie Àcc. di Svizzera, Francia e Germania; Console 
generale di Danimarca presso la Confeder. Svizzera , Peicy presso 
Ginevra , (2 gennaio 1863) 

Foras (di) Conte Amedeo, Membro dell’Accademia di Savoja, delle So- 
cietà storiche di Ginevra e della Svizzera Romanza, ecc. Comm. e 
di Cristo del Port., balio 0. S. Sepolcro, Castello di Tkuyset (Thonon, 
Haute-Savoie) (28 dicembre 1865). 

Ducis Sac. Claudio Antonio, Canonico onorario di S. Pietro d' Annecy; 
già Professore di Storia e di Lettere, Archivista dell’Alta Savoja; 
Corrispondente del Ministero della Pubblica Istruzione di Francia 
per i lavori storici; Uffiziale della pubblica istruzione, Ispett. degli 
Archivi comunali e dei monumenti di Annecy; Membro dell* Acca- 
demia di Savoja , della Soc. Floriraontana di Annecy, ecc. Annecy 
(Haute-Savoie) , Palazzo degli Archivi (21 aprile 1874). 

Vijy Giulio, Dottore in filosofia, Avvocato, già Presidente del Gran Con- 
siglio e della Corte di Cassazione di Ginevra; Vice-Presidente 
dell’Istituto nazionale di Ginevra ; Membro della Società di Storia 
della Svizzera Romanza, della Fiorimontana d’Annecy , ecc., 
Carouge (Suisse) SÌ. Victor 146 (21 aprile 1874). 

Rabut Francesco, Prof, di Storia nel Liceo di Digione, Dijon (18 maggio 
1876). 

De Montet Alberto, Membro della Soc. stor. della Svizzera Romanza, ecc.; 
Cav. Vevey, Cantone di Vaud (Svizzera) (10 maggio 1881). 

Du-Bois Melly Carlo, Socio dell’Istituto nazionale di Ginevra e del- 
l’Accademia di Savoja, ecc. © Ginevra , Plainpalais , averne du Mail , 
21 (23 maggio 1881). 

Von Siebel Enrico, Direttore dell’ Archivio di Stato; Socio dell'Acca- 
demia delle Scienze di Berlino, ecc. Bellino , HohenzoUemstrasse , 6 
(23 maggio 1881). 


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R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI 8TUDI DI STORIA PATRIA 


XVII 


Von Arneth S. E. Cavaliere Alfredo, Cons. intimo attuale di S. M. I. 
e R. A.; Membro della Camera dei Signori, Presidente della 1. R. 
Acc. delle Scienze di Vienna, ecc. G. Ufi. *, ecc. Vienna , <f Austria 
(23 maggio 1881). 

Gachard Luigi Prospero, Archivista generale del Belgio, Presidente di 
quel Consiglio Araldico; Socio deirAccademia delle Scienze e della 
Commissione R. di Storia di Bruxelles; Corrispondente deH’Istituto 
di Francia, e delle Accademie di Madrid, Vienna, Monaco, Am- 
sterdam, Buda-Pesth, ecc. G. Uff. Leop. del Belgio; G. Cr. ls. Catt. 
di Sp. G. Uff. Corona di Quercia dei P. B. ecc. Bruxelles , Archivi 
del Regno (23 maggio 1881). 

De Mas Latrie Conte Luigi, Parigi (23 maggio 1881). 

Delisle Leopoldo, Membro dell’Istituto di Francia, Amministratore 
generale e Direttore della Biblioteca Nazionale di Parigi, ecc. Pa- 
rigi , rue des Petiis Chatnps , 8 (23 maggio 1881). 

Riant Conte Paolo, Edoardo, Desiderio; Dottore in Sorbona ; Membro 
dell'Istituto di Francia e corrispondente delle RR. Accademie delle 
Scienze di Torino e di Lucca, Parigi , Boulevard de Courcelles , 51- 
Rapallo , Villa Riant (9 maggio 1882). 

Von Pflugk-Harttung Nobile Giulio, Dottore, Professore di Storia nel- 
l’Università Reale di Tubinga, Corrisp. della R. Acc. delle Scienze 
di Lucca, della Soc. ligure di Storia patria, della Soc. R. Stor. di 
Londra e di quella scientif. dei Vosgi d’Épinal;®, Tubingen Wur- 
tcmberg) (9 maggio 1882). 

Chevalier Sac. Ulisse, Canonico onorario e Professore nel Seminario di 
Valenza , Dottore in Filosofia, Membro n. r. del Comitato dei lavori 
storici e scientifici di Parigi, Cav. Leg. d’On. di Francia, Ufficiale 
della Pubblica Istruzione, Rornans (Dròme) Francia (16 maggio 1883) ; 

Greraud Abate Giovanni, Bibliotecario cantonale a F riborgo , Friborgo 
(16 maggio 1883). 

Von Reumont Barone Alfredo, Ministro plenipotenziario in ritiro, Corrisp. 
della R. Acc. della Crusca, del R. Istituto veneto ecc. Bourcette presso 
Aix-la-Chapelle (15 aprile 1884). 

Carrard Enrico, Prof, di Leggi, Membro della Società Storica della 
Svizzera Romanza, Losanna (15 aprile 1884). 

Demole Eugenio, Direttore del Gabinetto numismatico di Ginevra, 
Ginevra , rue des Granges , 16 (15 aprile 1884). 


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xtni 


UFFICIO DI PRESIDENZA 

Il Presidente. 

I Vice-Presidenti. Dionisotti Cario, predetto. 

! Segretari. Nani Cesare, predetto. 

COMMISSIONE PEI) LA MISCELLANEA DI STORIA ITALIANA 

a Torino a Genova a Ulano 

Presidente. Il Pres. della Presidente . Il Vice-Pres. Presidente. Il Vice-Pres. 
% R. Deputazione. locale. locale. 

Segretario. Uno dei Se- Segretario. Belgrano L. Segretario . Vignati Ce- 
gretari della R. D. Tomaso, predetto. sare, predetto. 

Rappresentante della R. D. 
presso l’Istituto storico Italiano. 

Cantò Cesare, predetto. 

Archivista. 

Armando Vincenzo. 

Residenza della R. D. a Torino — piazza Castello 12, piano 4°. 

• » della Commissione per la Miscellanea a Genova — presso la 

Società Ligure di Storia Patria. 

» della Commissione per la Miscellanea a Milano — presso il 
H. Archivio di Stato. 

Tipografo — Stamperia Reale di Torino della Ditta G. B. Paravia e C. 
(del Cav. I. Vigliardi). 

Editore — Fratelli Bocca, librai di S. M. a Torino. 


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MUTAZIONI 


ACCADUTE 

NEL CORPO DELLA R. DEPUTAZIONE 

DOPO L* ULTIMO ELENCO 


MORTI 

Socio effettivo . 

Il 12 settembre 1884 — Odorici Federico. 

Soci corrispondenti. 

Il ... . 1883 — Pilot Giovanni Giuseppe. 

Il 4 novembre i> — Giaccardi Giovanni Battista. 


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ATTI DELLA REGIA DEPUTAZIONE 


LETTERE-CIRCOLARI 

RELATIVE 

IL TEBZO CONGRESSO STORICO ITALIANO 


N. 1. 


Torino , addì 27 novembre 1882. 

Chiarissimo Signore , 

Per iniziativa della illustre Società Storica di Milano, e per con- 
senso amplissimo di molte altre Società Storiche fu accettato che il 
Terzo Congresso Storico Italiano da tenersi in Torino, non si ra- 
dunasse piu nel p. v. mese di settembre 1883, ma nell’anno 1884; quando 
cioè in questa città sarà aperta la nuova Esposizione Generale Italiana. 

Nel dare alla S. V. Ch ma questo preventivo annuncio, e nel riser- 
varmi di farle conoscere l’epoca precisa nella quale Torino sarà lieta ed 
onoratissima di accogliere il Congresso , faccio caldi voti acciò il ritardo 
frapposto a questa desideratissima riunione venga largamente usufruttato 
in vantaggio delle ricerche nelle Scienze storiche e ridondi a maggiore 
decoro ed a migliore utilità del Terzo Congresso Storico Italiano. 

Aggradisca i sensi di alta stima ed osservanza del 

Suo dev*™. Collega 
Ercole Ricotti 

Prwitont* folla R. DcpnUiioM. 


N. 2. 


Chiarissimo Signore , 


Torino , ottobre 1883. 


Il Terzo Congresso Storico Italiano che per voto unanime del- 
rultiraa radunanza di Milano, e per successive deliberazioni delle varie So- 
cietà storiche si deve tenere in Torino, verrà aperto nel Settembre 1884. 


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XXII 


LETTERE-CIRCOLARI 


Nel dame sollecito avviso alla S. V. Chiarissima, mi pregio man- 
darle copia del Regolamento stalo approvato nel primo Congresso di 
Napoli, e la prego di ben voler procedere alle operazioni preliminari 
per questa scientifica radunanza; facendomi poi pervenire, quanto più 
sollecitamente Ella potrà, i lavori preparati, i nuovi temi da discutere, 
il numero ed i nomi dei Delegati di codesta Società, come anche in- 
dicarmi i nomi di quei cultori degli studi storici della sua regione che 
si potranno invitare al Congresso. 

Per parte mia mi farò premura, appena lo potrò, di darle notizia 
dei temi che verranno proposti da questa R. Deputazione e di indicarle 
il Programma del Congresso ed i precisi giorni nei quali Torino sarà lieta 
ed orgogliosa di accogliere in bella concordia di studi e di animi i Rap- 
presentanti delle varie Deputazioni e Società c gli esimi Cultori delle 
discipline storiche che converranno al Terzo Congresso Storico Italiano . 

Accolga, egregio Collega, i sensi della devota mia stima ed os- 
servanza 

Il Vice- Presidente An siano 

Giulio Porro. 


REGOLAMENTO 

PER I 

CONGRESSI DELLE DEPUTAZIONI E SOCIETÀ ITALIANE DI STORIA PATRIA 

Approvato dal Congresso di Napoli. 

1. Il Congresso si compone de' delegati eletti dalle varie Deputa- 
zioni e Società di storia patria Italiane che aderiscono ad esso. 

2. É in facoltà della Direzione delle Società e Deputazioni presso cui 
ha luogo il Congresso d invitarvi altri eminenti cultori degli studi storici. 

3. Le Deputazioni e Società faranno conoscere alla Direzione della 
Deputazione o Società dove ha luogo il Congresso, il numero ed il 
nome de* delegati da esse eletti, almeno un mese prima che venga 
aperto il Congresso. 

4. 1 componenti il Congresso riceveranno, a mezzo delle rispettive 
Deputazioni e Società, un documento che valga a farli riconoscere 
come tali. 

5. Nella prima riunione del Congresso si procederà alla costituzione 
del seggio, che sarà composto di un Presidente, di un Vice-Presidente 
e di due Segretari. 

6. La Presidenza provvisoria sarà tenuta dal Presidente della Depu- 
tazione o Società locale. 


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RELATIVE AL TERZO CONGRESSO STORICO ITALIANO 


XXIII 


7. Il Presidente del Congresso apre le adunanze e le scioglie, dirige 
la discussione, fa procedere alle votazioni. 

8. In» caso d’impedimento, il Presidente è sostituito dal Vice-Presi- 
dente; ed è parimente sostituito da quest’ultimo, quando egli abbia da 
svolgere qualche sua proposta all'adunanza. 

9. Ai temi, proposti cd annunziati nella circolare d'invito al Con- 
gresso, possono aggiungersene altri da* componenti il Congresso. La 
Presidenza fisserà l’ordine col quale debbano essere presentati e di- - " 
scussi nel Congresso. 

10. Qualunque Socio che voglia far pervenire una proposta al Con- 
gresso, dovrà trasmetterla al detto Congresso, col mezzo della Direzione 
di una Società o Deputazione di storia patria. 

11. Ciascuna Società o Deputazione di storia patria, per mezzo de’ 
suoi delegati, farà pervenire al Presidente del Congresso una relazione 
dei lavori compiuti dalla propria istituzione nel periodo corso dall’ul- 
timo Congresso, ed i lavori che ha in mente di intraprendere. 

12. Nelle adunanze del Congresso hanno diritto alla parola ed a 
voto i soli componenti il Congresso. Possono poi assistere alle adu- 
nanze i soci delle Deputazioni e Società storiche, rappresentate o non 
rappresentate al Congresso, ed i membri delle Commissioni archeolo- 
giche provinciali e municipali. 

13. La Presidenza potrà nominare speciali Commissioni, che rife- 
riscano sui temi proposti o studino argomenti da trattarsi in altra ses- 
sione del Congresso. 

14. Quando si propongono concorsi con premi, per temi di rile- 
vante e generale importanza, o lavori ai quali debbano concorrere tutte 
le Deputazioni e Società di storia patria od alcune di esse, se ne farà 
speciale proposta ne* futuri Congressi, i quali delibereranno sull'accet- 
tazione del programma e su’ modi di eseguirlo. 

15. Per tutto ciò che si riferisce a spese, non dovranno le pro- 
poste recarsi in seno del Congresso, senza avere almeno un mese 
prima dato conoscenza di quelle proposte a tutte le Società e Depu- 
tazioni sorelle. 

16. Le votazioni relative a persone si fanno sempre a scrutinio 
segreto, le altre per alzata e seduta, tutte e due a maggioranza di 
voti. Nel dubbio si fa la controprova. 

17. 1 Segretari attendono alla compilazione de’ verbali delle adu- 
nanze, diramano gl'invitf per le sedute speciali, tengono la corri- 
spondenza e danno esecuzione a quanto viene disposto dal Presidente. 

18. Nella seduta finale del Congresso i Segretari leggono la rela- 
zione di quanto fu operato, dividendo, ove -occorra, fra loro il lavoro, 
a seconda che verrà stabilito dal Presidente. 


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XXIV 


LETTERE-CIRCOLARI 


19. Gli Atti del Congresso cominceranno dal contenere le lettere d’in- 
vito, le circolari e tutto ciò che precedette il Congresso; i nomi degli 
intervenuti colle loro rappresentanze ; i verbali delie sedute, le relazioni 
che l'Assemblea decidesse vi fossero inserite per intero, e le relazioni 
finali de’ Segretari , con l'elenco ilei doni pervenuti al Congresso. 

20. Questi Atti saranno stampati per cura ed a spese della Depu- 
tazione o Società nella cui sede ha luogo il Congresso; e ne saranno 

„ rimesse dodici copie a tutte le Deputazioni e Società rappresentate nel 
Congresso, ed una a ciascuno de’ membri che lo compongono. 

21. 11 Consiglio direttivo della Società o Deputazione di Storia patria 
della città prescelta a sede del Congresso curerà, con ogni mezzo di cui 
può disporre, per preparare quanto valga ad assicurare la convocazione 
e la buona riuscita del Congresso. 

22. Allo scopo che i voti e le deliberazioni de* Congressi annuali 
possano aver effetto, la Società o Deputazione della città in cui ebbe 
sede il Congresso resta delegata a fare ogni opera per raggiungere lo 
scopo, facendo all'apertura del nuovo Congresso una relazione del suo 
operato e consegnando poi l'archivio degli altari trattati in tale qualità 
alla Presidenza del Congresso, per essere a suo tempo rimesso a quello 
che dovrà succedergli. 

23. Nella ultima seduta di ogni Congresso verrà stabilita la sede ed 
il tempo del Congresso venturo. 

24. Nella prima seduta di ogni Congresso si potranno proporre e 
discutere quelle modificazioni che si credessero opportune al presente 
regolamento. 

Per copia conforme 
Il Deputato -Segretario 
Antonio Manno. 


N. 3. 


Chiarissimo Signore , 


Torino , 9 dicembre 1883. 


Imprevedute circostanze e nuovi concerti con questo Municipio mi 
obbligano a modificare alquanto la precedente mia Circolare di ottobre 
scorso, col dare sollecita notizia alla S. V. Chiar.* che, stando ferme 
tutte le altre parti della Circolare suddetta, rimane inteso che il Terzo 
Congresso storico Italiano si terrà in Torino dal 20 al 27 agosto 1884 
Mi valgo con piacere di questa occorrenza per oflerirle i sensi della 
mia stima e buona colleganza. 

Il Vice- Presidente amiano 

Giulio Porro. 


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RELATIVE AL TERZO CONGRESSO STORICO ITALIANO 


XXV 


N. 4. 


Chiarimmo Signore , 


Torino, giugno 1884 . 


Mi pregio, in nome di questa R. Deputazione, di invitare la S. V. 
Chiarissima ad intervenire al Terzo Congresso Storico Italiano che 
si terrà in Torino dal 20 al 27 prossimo Agosto, secondo il ì^rogramma 
che qui le unisco. 

Ho fiducia che la S. V. Chiarissima aggradirà quest'invito ed accet- 
tandolo contribuirà a procurare ai nostri studi quei vantaggi pratici 
che i cultori della nostra scienza si ripromettono dall’opera del Con- 
gresso che sta per radunarsi coi più promettenti auspici di sollecitudine, 
di zelo e di concordia. Le sarò poi gratissimo s* Ella si compiacerà in- 
formarmi entro Giugno delle sue intenzioni a questo proposito. 

Aggradisca i sensi della mia devota stima cd osservanza. 

Il Presidente 
Domenico Carutti. 


PEOGEAMMA 

per il Terzo Congresso storico italiano. 

Nel giorno 20 Agosto 1884, alle ore 2 pomerid., i signori Delegati 
sono invitati ad una seduta preliminare, in una delle Sale della R. 
Accademia delle Scienze, via e palazzo dell' Accademia, num. 3, per la 
presentazione delle lettere di rappresentanza, per la distribuzione dei 
lavori e per tutti gli opportuni concerti. 

Nello stesso giorno, dalle ore 2 alle 4 pomerid., e nel giorno suc- 
cessivo dalle ore 9 alle il antimeridiane , le medesime sale saranno 
aperte ai Signori Delegati ed Invitati e verranno distribuite le tessere 
di riconoscimento ai Congressisti. 

Il Terzo Congresso Storico Italiano verrà aperto il 21 Agosto al 
tocco e si chiuderà nel giorno 27 dello stesso mese. 

Nei giorni successivi si terranno adunanze parziali o generali nelle 
Sale della R. Accademia delle Scienze, nelle ore che saranno stabilito 
dalla Presidenza del Congresso. 

11 tema unico finora presentato alle deliberazioni del Congresso da 
questa R . Deputazione di Storia Patria in unione alla Società Stoiica di 
Milano ed alla Società Ligure di storia Patria è il seguente: 

Studiare i mezzi pratici per la istituzione di una rete sloi'ico-bibliogra- 
fica che si estenda su tutte le regioni dì Italia , stabilisca comunicazioni e 


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XXVI 


lettere-circolari 


corrispondenze fra le diverse Società storiche e in generale fra i cultori di 
queste discipline , e promuova la compitazione di bibliografie locali e spe- 
ciali , di indici sistematici delle pubblicazioni documentate e di regesti delle 
collezioni archivistiche. 

Durante il Congresso verrà inaugurato, nel portico della R. Accademia, 
un ricordo monumentale alla venerata memoria dcirilluslre storico 
Èrcole Ricotti. 


N. 5. 


Chiarissimo Signore , 


Torino , 4 agosto 1884. 


Questa Presidenza, cedendo a numerose istanze, quantunque sieno 
buone le condizioni igieniche della città e del paese, pure ha deciso di 
differire ad epoca ancor indeterminata l'apertura, che qui dovea avere 
luogo il 20 del corrente mese, del Terzo Congresso Storico Italiano 
Motivo principale della deliberazione, furono le attuali quarantene 
che impedirebbero il desiderato intervento di tanti colleglli stranieri e 
dell’ Italia insulare. Augurandoci quindi che presto debbano cessare 
queste precauzioni sanitarie e che il differimento apporti una migliore 
preparazione alle nostre discussioni; colla riserva di informare solleci- 
tamente la S. V. Chiarissima dell'epoca del nuovo Convegno, mi onoro 
offerirle i sensi della mia buona colleganza e stima. 


Il Presidente 
Domenico Carutti. 


N. 6. 


Torino , 18 agosto 1884. 

Chiarissimo Signore , 

Con la lettera circolare che mi sono fatto debito di scriverle il 4 
del volgente mese, ho informato la S V. dei motivi che hanno consi- 
gliato a questa Presidenza di differire l'apertura del Terzo Congresso 
Storico Italiano. 

Conviene ora pensare in qual tempo propizio debbasi convocare la 
differita adunanza. Pare a noi che, se le condizioni igieniche esterne 
volgeranno in meglio, come giova sperare, il Congresso potrebbe aprirsi 
verso la metà del prossimo ottobre. Laddove poi le attuali quarantene, 
cagione del ritardo, continuassero , diverrà necessario il rimandarlo 
all'anno venturo. 


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Relative al terzo congresso storico italiano 


*xvi i 


In tal condizione di cose, se ('apertura potrà farsi nell ottobre, io 
avrò premurosa cura di darne avviso per tempo agli onorandi Colleglli 
e al Pubblico; nel caso contrario, prego fin d’ora la S. V. e la bene- 
merita Società che Ella presiede, di dare facoltà a questa Presidenza di 
convocare il Terzo Congresso Storico Italiano nel mese di settembre 
del 1885. 

E pregandola di un cenno di risposta, mi onoro di offerirle i sensi 
della mia fratellevole colleganza. 


Il Presidente 

Domenico Carutti. 


N. 7. 


Chiarissimo Signore , 


Torino , \ \ settembre 1884 . 


11 Consiglio di Presidenza di questa R. Deputazione, tenendo gran 
conto delle risposte date da parecchie Società consorelle alle mie lettere 
circolari del 4 e del 18 scorso agosto, ha creduto opportuno e gene- 
ralmente aggradito di protrarre il Terzo Congresso storico Italiano 
e di fissarne definitivamente l’apertura in questa Città nel settembre 1885. 

Nel dare questa notizia alla S. V. Chiarissima, la prego di comu- 
nicarla ai Rappresentanti della sua Società ed a quegli studiosi che 
avevano desiderio di partecipare ai lavori del Congresso. 

Era intenzione di questa Presidenza di presentare al Congresso le 
ultime pubblicazioni nostre che furono o che fra breve saranno distri-, 
buite; cioè: 

il volume XV della raccolta Historiae patriae Monumenta che compie 
la serie degli Atti e documenti delle auliche Assemblee rappresentative 
nella 3/onarchia di Savoia t editi a cura del socio nostro F. E. Bollati 
di Saint-Pierre; 

il volume VII della Serie 11; XXII della Miscellanea di stoi'ia 
italiana ; 

ed i primi tre volumi della nuova serie intitolata Biblioteca stonca 
italiana. 11 primo di questi comprenderà notizie di fatto radunate dal 
Segretario Antonio Manno su\Y Opera cinquantenaria della nostra R. De- 
putazione e sul lavoro scientifico dei suoi ccntoventotto Soci effettivi 
durante il primo mezzo secolo di sua esistenza. 11 secondo olire il 
Catalogo dei Codici manoscritti della Trivulziana compilato dal Vice-pre- 
sidente Giulio Porro; il terzo apre la serie di quelli che daranno la 
Bibliografia slorica degli Stali della Monarchia di Savoja compilata dal 
Segretario Antonio Manno e dal socio Vincenzo Promis. 


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XXVIH 


LETTERE-CIRCOLARI RELATIVE AL TKRZO CONGRESSO KCC 


Del volume sull’ Opera cinquantenaria nostra, la H. Deputazione in- 
tende fare omaggio speciale al Congresso ed ai Congressisti, come 
anche di un lavoro di Indici sistematici di due Cronache Afuratoriane che 
per rispondere ai voti del Congresso di Milano vennero compilati da 
alcuni alunni della Scuola di Magistero di questa R. Università sotto 
la direzione del loro Professore Carlo Cipolla della R. D. Veneta e 
del Segretario Antonio Manno. 

Anche questi due volumi verranno distribuiti fra breve, per non ri- 
tardarne di troppo la pubblicazione, e vi si uniranno alcuni esemplari 
della prefazione premessa dal Segretario Antonio Manno alla Bibliografia 
storica degli Siali della Monarchia di Savoja acciò si conosca lo scopo, 
la natura ed il sistema di questo lavoro bibliografico. 

Augurando al Paese che presto possa uscire dalle attuali appren- 
sioni ed ai nostri studi che traggano profitto dalla maggiore prepara- 
zione del Congresso , mi onoro offrendole i sensi della mia stima e 
buona colleganza. 

Il Presidente 
Domenico Carutti. 


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XXIX 


DONI OFFERTI 

ALLA 

R. DEPUTAZIONE SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA 

dal 15 aprile al 15 ottobre 1884 


1. Intorno a Gio. Bali. Giuliani e a* commentatori della Divina I/A - 
Commedia, discorso di monsig. Jacopo Bernardi. Venezia, 

1884, tip. Antonelli, in-8. 

2. Commemorazione del comm . D. Pietro prof. Canal , letta nel- va. 
l'Ateneo di Venezia da monsig. Jacopo Bernardi. Venezia, 

stab. tip.-litogr. M. Fontana, 1884, in-8. 

3. Zur Kritìk Karolingischer Annalen , inaugural-dissertation von L’Unir. 

Isaac Bernays. Strassburg, 1883. dl Slr “ burg0 

4. Uovo e il padre del generale G. Garibaldi , notizie e rettifiche va. 
del prof. G. B. Brignardbllo. Firenze, tip. G. Barbèra, 

1884, in-16. 

5. Die charidschiten unler den ersten Omayyaden , inaugurai- i/iMr. 
disserta tion von Rudolf Ernst Brunnow. Leiden, 1881. dl SU8bur8 °* 

6. Vicende del Monte di Pietà in Milano , di Felice Calvi. Mi- l*a. 
lano, 1871, in-8. 

7. Stona della letteratura italiana , compilata ad uso delle l*a. 
scuole dal prof. Licurgo Cappelletti. Torino, 1884, in-8. 

8. Ercole Ricotti. Parole pronunciate da Carlo Cipolla, nel- la 
l'occasione in cui nell'Università di Torino si dedicò una 
lapide in suo onore, il giorno 8 giugno 1884. Torino, 

Stamp. Reale-Paravia, in-8. 


9. Commemorazione di Quintino Sella , fatta nella Camera dei u Ministero 
Deputati il 15 marzo 1884. „ 11 d 1 e, T ,a 

r Pubhl. Iitroz. 

10. Società geografica italiana. Terzo congresso geografico in- Lt 
temazionale tenuto a Venezia dal 15 al 22 settembre 1881. 

Voi 2°. Roma, alla sede della Società, 1881, in-8. 


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XXX 


DON! OFFERTI 


L’A. 

L’A. 

L’Unir, 
di Strasburgo 

Il Rettore 
della 

R. Università 

r/A 

id. 

T.’A 

L’A. 

L’A 

Id. 

Id. 

Manicipio 
di Biella 

I/A 

LA. 


11. Opere varie edite ed inedite del doti. Vincenzo De-Vit 
Prato e Milano, 1875-1883, 7 voi. in-8. 

12. Quali Britanni diedero il nome aWArmorica. Risposta del 
prof. V. De-Vit a tre articoli di diversi periodici. Firenze, 
Rassegna naz. 1884, in-8. 

13. De Graecorum sacrificulis qui lepoTiotol dicuntur , dissertalo 
Guilelmi Doermer. Argentorati, 1883. 

14. Appendice ai « Cenni storici sulla R. Università di Torino • 
pubblicati nel 1872, per il Rettore E. D’Oyjdio. Torino, 
1884, in-4. 

15. Albertville à l' epoque romaine et la vallèe de Beaufort au 
moyen dge. Communications faites au congrès d'Albertville 
en 1883 par le chanoine Ducis. Albertville, impr. Uodoyer, 
1883, in-8. 

16. Le Saint-Suaire à Annectj et la naissance de Saint Francois 
de Sales. Deuxième partie. Par le chanoine Ducis. Annecy, 
impr. F. Abry, 1884, in-8. 

17. Eràsmo Gallamelata da Narni, suoi monumenti e sua famiglia, 
per Giovanni marcii. Eroli. Roma, 1879, in-8. 

18. La coronazione di M. V. del Ghirlandaio, c la Madonna del 
Ubì ‘0 di Raffaello, classici dipinti illustrati dal marchese 
G. Eroli. Narni, 1880, in-8. 

19. La spedizione di Carlo Vili in Italia raccontala da Marino 
Saimlo , pubblicata per cura di Rinaldo Fulin. Venezia, 
1883, in-8. 

20. Les vallées vaudoUes du Piémont. Tableau historique et to- 
pographique de J. B. G. Galiffe. Genève, impr. centrale, 
1881, in-8. 

21. Studi storici sul contado di Savoia e Marchesato in Italia , 
per Alberto De Gerbaix-Sonnaz. Torino, 1881, in-8. 

22. In memoria di Quintino Sella , XXIII aprile 1884. Biella, 
tip. lib. G. Amosso, 1884, in-8. 

23. Chronologies pour les études hisloriques en Savoie par 
F. Mugnier. Chambéry, impr. Ménard, 1884, in-8. 

24. Preziosità artistiche nella chiesa dell' Incoronata presso Mar - 
tinengo . Impressioni e note di Damiano Muoni. Milano , 
tip. Bortolotti di Dal Bono e C. 1881, in-8. 


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DAL 15 APRILE AL 15 OTTOBRE 1881 XXXI 

25. Prenomi, nomi e cognomi , appunti genealogici sulla fami- 
glia Cotta , per Damiano Muoni. Milano, tip. Bernardoni. 
1880, in 8. 

26. Cenno genealogico sulla famùjlia Torrioni da Mendrisio , com- 

pilato sopra autentici documenti dal cav. uff. Damiano 
Muoni. Bellinzona, tip. C. Colombi, 1884, in-8. 

27. Versi giovanili di un antiquario , di Damiano Muoni. Milano, 
tip. Bortolotti di Dal Bono e C. 1884, in-16. 

28. Della vita e dei falli di Quintino Sella , discorso commemo- 
rativo di Carlo Negroni. In Novara, Frat. Miglio, 1884, 
in-8. 

26. La Bibbia volgare secondo la rara edizione del 1° di ottobre 
MCCCCLXXL ristampata per cura di Carlo Nf.gboNI, vo- 
lume 4°. Bologna, Romagnoli, 188-1, in-8. 

30. Udizioni romane del Museo tFEste, catalogo di Giacomo 
Pietrogrande Roma, 1883, in-4. 

31. P. Luigi Bntzza Corrispondente della R. Accademia delle 
Scienze, brevi cenni di Vincenzo Promis Torino, 1884. 

32. Promis V., Breri cenni sulla vita e sugli sfritti del P. Giu- 
seppe Colombo Barnabita , membro della R. Deputazione 
di storia patria. Torino, Stamp. Reale, 1884, in-8. 

33. Repertorio delle pergamene della Unwersilà e Comune di 
Gaeta (1187-1704). Napoli, 1884, in*8. 

34. Ixi date exacte de Farrivée à Gcnes des reliques de Si -Jean 
Baptiste , 6 mai 1098, par le C. P. Riant. Génes , 1884. 

35. Poésies des XIV et XV siècles , publiées d'après le manu- 
scrit de la Bibliothèqne de Genève, par Eugène Ritter. 
Genève-Bale-Lyon, H. Georg, 1880, in-16. 

36. Della vera patria e professione di Publio Elvio Pertinace , 
imperatore dei Romani. Monografìa de! cav. Pietro Rocca 
Genova, tip. Arcivescovile, 1879, in-8. 

37. Die correspondenz dcei'os in den Jahren 44 und 43, histo- 
rische Dissertation von Edmund Rurtr. Marburg, 1883. 

38. Le cronache italiane nel medio evo descritte da l T go Balzani, 
di Gaetano Sangiorgio. Cenno bibliografico. Milano, tip. 
Bortolotti, 1884, in-8. 

39- La Biblioteca civica di Torino , monografìa di Daniele Sassi. 
Torino, 1884, in-4. 


LA 


id. 


id. 


LA. 


Il Nindocn 
di Este 


L’A 


!d 


La Sovrint 
aeli Archiv 
Napolitani 

l*a. 


Id. 


Id. 


L’Univ. 
di Strasburg 


L’A. 


Municipio 
di Torino 


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XXXII 


DONI OFPERTI 


L’À. 


'Commissione 
imp. archeol. 


L'Accademia 

Petrarca 


Comm. 

G. Dog! lotti 

Id. 


Il Ministero 
della Guerra 


L’À. 


L’A. 


L’A. 


L'A. 


L’Unir, 
di Strasburgo 


La Società 
di Minerra 


DotLG. Pitrd 


La K. Deput. 


40. Inscrizioni alla memoria di alami personaggi dell'illustre 
casato dei conti Stampa , marchesi di Soncino , raccolte da 
Emilio Seletti. Milano, 1877, in-4. 

41. Rapport sur l'aclwité de la Commission imperiale archéoìo - 
gique pour 1881 par Serge Stroganoff. St-Pétcrsbourg, 

1883. 

42. Che cosa si può fare in tempo di colèra? Discorso pronun- 
ciato nella Biblioteca della K. Accademia Petrarca di scienze, 
lettere ed arti in Arezzo dall'accademico onorario C. Tom- 
masi-Crudeli. Arezzo, stab. tip. lit. Bellotti, 1884, in-8. 

43. Cassa di risparmio di Torino . Esposizione generale italiana 
in Torino, 1883, tip. Eredi Botta, Torino, 1884, in-8. 

44. Cassa di risparmio di Torino. Resoconto finanziario per 
l’esercizio 1883. Torino, 1884, tip. Er. Botta, in-fol. 

45. Della leva sui nati nell'anno 1862 e delle vicende del R. Eser- 
cito dal 1° ottobre 1882 al 30 settembre 1883, relazione del 
Ten. Gen. Federico Torre a S. E. il Ministro della Guerra. 
Roma, 1884, in-4. 

46. Il mese mariano. Origini, forme, scopi e propagazione della 
pia pratica, pel can. C. Turletti. Savigliano, tip. Bressa, 

1884, in-16. 

47. Il pio istituto della maternità e dei ricoveri pei bambini lat- 
tanti e slattati in Milano durante l'anno 1883. Milano, tip. 
Bemardoni, 1884, in-8. 

48. Statuti vecchi di Lodi , ritrovati e pubblicati da Cesare Vi- 
gnati. Milano, 1884, in-4. 

49. Bibliografia verriana , compilata per cura di Antonio Visti ARA. 
Milano, tip. Bortolotti, 1884, in-8. 

50. Friedrich I und das Wormser Concordai, inaugurai- disse r- 
tation von Georg Wolfram. Marburg, 1883. 

51. Archeografo triestino edito per cura della società del Ga- 
binetto di Minerva Trieste, Hermanstorfer, in-8. 

52. Archivio per lo studio delle tradizioni popolari , rivista tri- 
mestrale diretta da G. Pitró e S. Salomone-Marino. Pa- 
lermo, Pedone-Lauriel, in-8. 

53. Archivio storico italiano , fondato da G. P. Vieusseux c 
continuato a cura deila R. Deputazione di Storia Patria 
per le provincie di Toscana, dell’Umbria c delle Marche 
Firenze, presso Vieusseux, in-8. 


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DAL 15 APRILE AL 15 OTTOBRE 1884 


XXXHl 


54 Archivio storico lombardo , Giornale della Società storica 
Lombarda. Milano, Rrigola, in-8. 

Canettà (C), il primo decennio 1874-1883 dell’Archivio 
storico lombardo. Indici. Milano, 1884, in-8. 

55. Archivio storico per le Marche e per l' Umbria, diretto da 
M. Santoni, G. Màzzatinti, M. Fàloci-Pulignàni. Foligno, 
presso la direzione, in-8. 

56. Archivio storico per le provinole Napolitane , pubblicato a 
cura della Società di storia patria. Napoli , Furchheim , 
in-8. 

57. Archivio storico per Trieste , /’ Istria e il Tretitino , diretto 
da S. Morpurgo ed A. Zenatti. Roma, in-8. 

58. Archivio Trentino, pubblicato per cura della Direzione della 
Biblioteca e del Museo comunale di Trento. Trento , tip. 
ed. Marietti, in-8. 

59. Archivio veneto . Venezia, Visen tini , in-8. 

60. V Ateneo veneto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti, 
diretta da A. S. De Kiriaki e G. De Lucori. Venezia, Fon- 
tana, in-8. 

Gl. Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Torino, 
Stamp. Reale, in-8. 

02. Atti della R . Accademia dei Lincei, 1883-84 , serie III, 
transunti. Roma, Salviucci, in-4. 

63. Atti e memorie della R. Deputaz . di Storia Patria per le 
provincie Modenesi e Parmensi. Modena , Vincenzi , in*8. 

64. Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le 
provincie di Romagna. Bologna, in-8. 

65. Boletm de la Sociedad geografica de Madrid. Madrid, in-8. 

66. Bollettino consolare, pubblicato per cura del Ministero per 
gli affari esteri. Roma, Bocca, in-8. 

67. Bollettino della Società africana (fltalia . Napoli, De Angelis, 
in-8. 

68. Bollettino delf Osservatorio della R . Università di Torino , 
anno XVIII. Torino, St. Reale, in-4. 

69. Bollettino della Società geografica italiana. Roma, in-8. 

» 70. Bollettino mensuale (e decadico), pubblicato per cura del- 
l’Osservatorio del R. Collegio Carlo Alberto in Moncalieri. 
Torino, Collegio degli Artigianelli, in-4. 


Società itor. 
Lombarda 

La Direziona 

Società 
di St. patria 

La Direttone 
Id. 

Ab. car. 

K. Folin 

La Direxiona 

L’Accademia 

Accademia 
dei Lincei 

La R. Deput. 

Tat R. Depot. 

La Direzione 
Il Ministero 

La Soc. Afric. 

L’Accademia 
dalle Scienze 

La Società 

R. Collegio 
Carlo Alberto 


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XXXIV 


lm>ni offerti 


log. E. Motta 
r/A. 

La Commi sa. 

i'rmripc 

BoiKompagni 

La Direziono 

Id. 

La Società 

La Rrpia 

Deputazione 

La Direzione 

La Società 
La Di rei io ne 

La Società 
La R. Depat. 

La Direziona 

La Direzione 
La Direzione 


71. Bollettino storico della Svizici a italiana . 

72. Bullettino di archeologia disturna del comm. Giov. Battista 
De Bossi Roma, in-8. 

73. Bollettino della Commissione archeologica di lloma. Roma , 
Salviucci, in-8. 

74. Bullettino di bibliografia e di sloiia delle scienze matema- 
tiche e fisiche , pubblicalo da B. Boncompagni. Roma, in-4. 

75. il Buonanoti di Benvenuto Gasparoni continuato per cura 
di Enrico Narducci. Roma, in-4. 

76. La Civiltà Cattolica Firenze, in-8. 

77. Effemeiidi della Società di letture e conversazioni scientifiche 
di Genova. Genova, in-8. 

78. Fumi L., Codice diplomatico della città d'Oi'vieto, documenti 
e regesti dal secolo xi al xv (Documenti di storia italiana 
pubblicati a cura della R. Deputazione di storia patria 
per le provincie di Toscana, dell'Umbria e delle Marche, 
voi. Vili). Firenze, Viensseux, in-4. 

79. Gioivate araldico , genealogico , diplomatico , pubblicato per 
cura della R. Accademia araldica italiana, diretto dal com- 
mend. G. B. cav. di Crollalanza. Pisa, 1884, in-8. 

80. Giornale della Società di letture e conversazioni scientifiche 
di Genova. Genova, in-8 

81. Giornale ligustico di archeologia , storia e letteratura , fon- 
dato e diretto da L. T. Belgrano ed A. Neri. Genova , 
in-8 

82. Mémoves de la Società d'émulation du Doubs . Besan^on , 
1841-1883. 31 voi. in-8. 

83. Monumenti di Stoiia patria delle provincie modenesi. Serie 
delle cronache , tomo XIII. ( Cronaca modenese di Tom- 
masino de' Bianchi detto de Lancelotti, voi. XII). Parma, 
P. Fiaccadon, 1884, in-4. 

84. Mosè , antologia israelitica, pubblicazione mensile per cura 
d'una Società d'amici della religione e del progresso sotto 
la direzione di G. E. Levi. Corfò, stab. Nacamulli, in-8. 

85. Polybiblion. Revue bibliographique universelle. Paris, in-8.* 

86. Il Propugnatore , studi filologici, storici e bibliografici. Bo- 
logna, G. Romagnoli, in-8. 


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DAL 15 APRILB AL 15 OTTOBRE 1884 


XXXV 


87. La Rassegna nazionale. Firenze, in- 8. 

88. Revne beige de numismatique , publiéc sous les auspices de 
la Société Royalc de numismatique. Bruxelles , libr. J. 
Decq., in-8. 

89. Reme des questions historiques. Paris, libr. Palmé, in-8. 

90. Rame de la Sociétc des études historiques faisant suite à 
1 'Investigateti v. Paris, in-8. 

91. Revuc historique. Paris, Germer-Baillière, in-8. 

92. Reme Savoisienne , journal publié par la Société florimon- 
taine d’Annccy. Annecy, in-4. 

93. Rivista marittima . Roma, Barbèra , in-8. 

94. Amtliche Sammlung der àltem Eidgennssischen Abschiede. 
Sechster Band, zweite Abth. Einsiedeln , W. Eberle and 
Co. 1882-83. 2 voi. in-4. 

95. Studi e documenti di storia e diritto. Pubblicazione periodica 
dcirAccademia di conferenze storico-giuridiche. Roma, tip. 
della pace di F. Cuggiani, in-4. 

96. Storia di Savigliano , corredata di documenti del can. cav. 
mauriziano Casimiro Turletti. Savigliano, tip. Bressa, in 8. 


La Dir- zione 
fd. 

Id. 

I.a Società 

La Direzione 
La Società 

La Direzione 

( lovcrno 
Svizzero 

L’Accademia 

r/A. 


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I CONTI DI VENTIMIGLIA 

IL PRIORATO DI SAN MICHELE 

ED 

IL PRINCIPATO DI SEBORGA 


MEMORIA DOCUMENTATA 


Conte E. CAIS DI P1ERLÀS 


Mite. S. U , T. VOI. 


I 


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CAPO I. 


L'Abbazia di Lerino o di sant’Onorato, che già esistette 
nell’isola di questo nome presso alle coste di Provenza e di 
cui ancora oggi rimangono molti vetusti ruderi di claustri 
gotici, di campanili merlati, di robusti bastioni, e che ora 
da nuovi monaci si vanno man mano ristaurando, ebbe 
prima del secolo zi una gloriosa pagina di storia ; fu sede 
dell’Ordine di S. Benedetto, ebbe potenza e dottrina, ebbe 
santità e martirio. Illustri baroni di quei lidi mediterranei 
largirono a quel monastero vistosi possedimenti e ricchezze 
e fra i suoi più insigni benefattori si distinsero a quell’epoca 
i Conti di Yentimiglia. 

Le largizioni che da certe venerande famiglie si fecero ai 
monasteri in quei lontani tempi del Medio Evo, per quello 
spirito religioso ridestatosi più gagliardo all’awicinarsi del 
misterioso millennio, divennero sovente il più bel titolo della 
loro istoria, e ne tramandarono ai posteri la memoria. L’o- 
rigine dei Conti di Yentimiglia da diplomi al tutto sicuri, 
che nell’ insigne Archivio di Stato in Torino si conservano, 
rìsale ai primi anni del secolo xi, ed anzi fino al secolo x 
a mezzo di una donazione da essi fatta all’Abbazia di Le- 
rino della terra di Seborga ; diploma per vero apocrifo, ma 
di somma importanza per investigarne la origine e la figlia- 
zione. 

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B. CAIS DI PIERLAS 


ÀI di là dell’epoca accennata non vi hanno che conget- 
ture che fino ad ora la critica storica non ha riuscito a sta- 
bilire in modo inconcusso; anzi la stessa illustrazione di 
questa famiglia fu causa che moltissime ipotesi si fantasti- 
carono su tale questione. Noi infatti vediamo certi storici 
supporre che dalla Corte Imperiale di Costantinopoli essa 
avesse ottenuto il titolo Comitale. Il Giustiniani negli Annali 
di Genova crede che Yentimiglia fosse eretta a contado da 
Carlo Magno in favore di un C. u Ademaro che avrebbe così 
avuto sotto il suo dominio Genova e Yentimiglia. Il genea- 
logista Filadelfo Mugnos ci dice che lo stesso Carlo Magno 
nell’anno 806 vi stabilisse un Teodorico suo parente di so- 
prannome Lasear; di costui sarebbe figlio un Guglielmo ma- 
rito di Berengaria dei Marchesi di Spoleto, da cui sarebbe 
nato Alberto padre di un Guido Guerra sullo scorcio del 
x® secolo. Francesco Zazzera <*) e Giulio del Pozzo cerca- 
rono le loro tracce nella Reai Famiglia dei Normanni. L’ab- 
bate Rocco Pirro ( 1 2 3 ) ce li dimostrò discendenti al pari dei 
Marchesi di Monferrato dalla Casa di Sassonia. 11 Moreri 
da Corrado figlio di Berengario marchese d’ Ivrea e re 
d’Italia. Gioflredo da uno dei figli d’ Aleramo. L’Alberti ed 
il Durante, autori pure nizzardi , dal C. u Guido Guerra li- 
gure, stabilitovi da Carlo Magno. 

Tali Sono le idee emesse dai vari storici che di questa 
illustre prosapia vollero studiare le origini, ma bisogna pur 
dirlo, le loro ipotesi, che non sarebbe pregio dell’opera il 
combattere una ad una, peccano tutte allo stesso modo, cioè 
nell’essere semplici asserzioni, da nessuna seria prova, da 
nessun documento avvalorate. 


( 1 ) Fam. iUustr. Hai . 

( 2 ) Cren. imp. Fam. Lascarie . 

( 3 ) Chron. Reg . Sicil. 

4 


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I CONTI M TnmmaLIA 


5 


Ci ai permetterà adanque di esporre qui il risaltate dai 
nostri stadi sulle remote origini di questa famiglia, origini 
ehe noi crediamo poter stabilire su basi affatto nuore, ma 
corredate e sanzionate da documenti, sebbene finora inosser- 
vati, pure esatti e veridici. 

Non sarà però inutile il -far prima una breve rassegna 
del sistema che nel x° secolo reggeva le Marche ed i con- 
tadi di questa parte della nostra Italia e delle primarie fa- 
miglie che ne erano titolari. Osserva il chiar.* 0 storico De 
Simoni come dall’anno 390 al 950 l’Italia fosse in preda 
ai molti competitori che, se non di nascita, pure di razza 
eran tatti più o meno stranieri. 

I Marchesi d’Italia quali Grandi Elettori aveano in mano 
loro i destini della sgraziata nazione, sia per la distesa dei 
territorii a loro sottomessi, sia per la possanza militare che 
era loro retaggio. Uffizio delle Marche era infatti il cu- 
stodire i confini dell’Impero e perciò eran possenti d’armi 
e di nome e sotto alla loro signoria stavano sovente soggetti 
vari contadi retti da altre famiglie o da rami cadetti di loro 
famiglia, e talvolta essi medesimi erano conti per certe re- 
gioni dalla Marca dipendenti. 

Noi troviamo la Marca del Friuli stabilitasi contro gli 
Slavi, quella di Spoleto contro i Longobardi, quella d’Ivrea 
e Susa contro i Borgognoni, quella di Toscana, che si esten- 
deva fino in Corsica, e quella di Liguria contro i Saraceni. 
Tale si era il sistema di difesa dell’Italia, che contro gli 
stranieri altri stranieri signori suoi avevano stabilito allo 
sfasciarsi dell’Impero di Carlo Magno. Le Marche del Friuli 
e di Spoleto furono allora occupate da marchesi di razza 
Franca, ehe acquistarono in Italia molta importanza e riu- 
scirono a cingere al capo loro la sua corona reale. La 
Marca di Susa fu illustrata dalla famiglia degli Arduini, 

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6 


a. CAJS DI PIERI. A 8 . 


annessa dì, razza Francese, che ebbe i snoi principii con 
due fratelli Roggero e Ardoino, i quali sul nascere del, a* 
secolo si stabilirono in Val di Su», già posta a soqquadro 
dalle invasioni delle orde Saracene. Essi ottennero poi dal- 
l’Imperatore le dignità di conti e colle nozze di Roggero 
e della vedova Contessa d’Auriate divennero i potenti signori 
di tatto il Piemonte occidentale. 11 figlio Ardoino , detto 
Glabrione, fu padre d’Olderioo Manfredo, di cui la figlia Ade- 
laide portò al C. u Ottone di Moriana tutti i suoi domini). 
Ardoino, figlio, cadetto di Olderico, fu padre dei due mar- 
chesi Guido e Rosone citati in un diploma dell’ imperatore 
Corrado nel 1026. Questi marchesi Ardoino e Guido, li ver 
dromo reggere parte dell’antico contado d’ Aariate. Un altro 
Guido, fratello o cugino del M,” Olderico Manfredo, fu padre 
del M. n Olderico, nel 1040 signore di Romagnano, Virle, 
Carignano, Pancalieri, stipite dei nostri Marchesi di Roma- 
gnano. 1 confini di questa Marca si estendevano dalle Valli 
d’Aosta a Vercelli, a. Susa, à Torino, Alba, ecc. fino a 
Tenda nelle Alpi Marittime. A fianco di questa Marca 
noi troviamo quella di Ivrea, i di cui signori, perchè di 
origine più italiana e mercè della loro stretta parentela 
coi Marchesi di Spoleto , riuscirono ad ottenere la corona 
Italiana. Noi vediamo sul cadere del ix° secolo in Ivrea 
Anscario , parente di Guido di Spoleto. Suo figlio Adal- 
berto, marito di Gisla figlia di re Berengario ed in seconde 
nozze di Ermengarda di Toscana, resse Ivrea e Torino. 
Adalberto ebbe due figli: Berengario re d’Italia nel 949 
e Anscario conte di Torino, poi marchese di Spoleto e Ca- 
merino. Uno dei figli di Berengario, Corrado, detto anche 
Dadone e Chonone , fu padre di Ardoino re d’Italia 


(1) Corroderne; 


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I COtm DI TINTIMIGLU 


7 


nel 1002 <*). Questa Marca ebbe in suo dominio per lungo 
tratto di tempo il contado di Torino e trovavasi limitata 
dalla Marca di Susa e Monferrato. La sua grande potenza 
fu piuttosto personale, e causata dalla particolare abilitò 
di quei marchesi e dalle alleanze da loro strette coi sovrani 
d'Italia e di Provenza. 

La Marca di Monferrato, a tal dignità innalzata nel 961 
da re Ugo in favore del C. u Aleramo di razza Salica, non 
ebbe l’ importanza delle altre Marche, ma possenti famiglie 
ne derivarono poi, quali furono quelle dei M. ai del Bosco e 
di Ponzone, quelle del Tasto da cui discesero i M. ai di Savona 
e d'Albenga, poi i Del Caretto ed i M.“ di Pareto, Incisa, 
S&luzzo, Ceva e Busca. Finalmente noi abbiamo la Marca 
di Toscana e Liguria, la maggiore per distesa di possessi e 
per posizione militare. 

Da questi marchesi derivarono nel x* secolo i Conti di 
Ventimiglia, come cercheremo di dimostrare e più tardi i 
M. ‘ d’Este, da cui i M. ai Malaspina, Pallavicini, Mazza, Davi 
e Parodi come chiaramente ce lo ha dimostrato nelle An- 
tichità Estensi il Muratori. Tediamo ora chi fossero questi 
Marchesi di Toscana. 

Nell’anno 812 signoreggiava in Lucca, allora capitale 
di Toscana (Luca super universam Tusciae Marchiani caput 
db exordio constituta, Arch. Sarzana 1124) un C. u Boni- 
facio, come dal diploma datoci dal Fiorentini, in cui l’ab- 
bate Adelardo missus Imperialis pronunzia un giudizio a 
Lucca coll’ intervento di Bonifacius dux, titolo equivalente 
a quello di marchese. Nell’anno seguente lo stesso Adelardo 


(1) Vedi la lettera del Terraneo al Muratori data dal B“« G. Clarkita 
nelle Memorie storiche su Terraneo ecc , , dalla quale ritolta la difficoltà di 
accertare questo punto di storia. La nostra versione è quella del Carutti 
nel dotto eoo scritto su Umberto Biancamano. 

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8 


K. CA13 D! P1KRLA8 


s’indirizza li Bonifacio illustri corniti nostro. Altri atti 
fattisi a Pistoia provano egualmente questo titolo. Poi un 
diploma posteriore di 10 anni, fatto in Lucca, datoci dal Co- 
simo della Rena prova 1’esistenza di un altro C. u Bonifacio 
figlio del precedente; esso contiene una donazione fatta da 
Richilde badessa, figlia del C. u Bonifacio e vi troviamo fir- 
mato Bonifacius comes, germanus supradictae abbatissae, 
per cujus licentiam hoc factum est. Dobbiamo notar qui 
che si dice di questo primo C. u Bonifacio esser egli di 
nazione Bavara (Baiuvariorum). È da supporsi che questo 
personaggio sia quello che ebbe il governo della Corsica di 
cài ci parla la cronaca di Eginardo: Bonifacius comes, 
cui tutela Corsicae Insulae tunc erat commissa, assumpto 
secum fratre Berehario et aliis quibusdam comitibus, de 
Tuscia Corsicam atque Sardiniam parva classe circum- 
vectus cum nullum in mari piratam inrenisset, in Aphri- 
cam traiecit (828). Quivi a Cartagine ed Utica fu più volte 
vittorioso e pare tornasse prima dell’830 in terraferma. 
In quell’anno dopo aver tolta da Tortona Giuditta moglie 
di Ludovico Pio imperatore, che dal primogenito Lotario 
era stato cacciato, la tenne con sè e nell’884 , accompa- 
gnato da altri potenti signori, la riconduceva all’Imperatore 
ad Acquisgrana. 

Qui si potrebbe già far la supposizione che dall’impe- 
ratore Ludovico Pio questo Bonifacio avesse il contado di 
Ventimiglia in ricompensa dei servigi prestati , ma altri 
fatti ci attendono su questo proposito e ci conviene andare 
innanzi. 

Al C. u Bonifacio succedeva verso l’840 Alberto ossia 
Adalberto. Gli Annali di Fulda parlano di lui ed il Fiorentini 
ha di lui molti diplomi in cui gli si vede il titolo di conte 
e marchese di Toscana. Una bellissima carta dell’anno 8S4, 

8 


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i corti di mnanatu 


9 


scoperta dal Della Rena, d palesa molti particolari sulla fa- 
miglia e presenta il più grande interesse per l’origine dei 
Ventimiglia. 

Dessa è l’atto di fondazione del Monastero di S. Caprasio 
in Lunigiana al confluente della Magra e dell’Aulla vicino 
alla Spezia. Questa donazione vien fatta a Lucca da Adal- 
bertus comes et marchio , filius b. m. Bonifacii olim co- 
mitis, alla presenza dei due suoi figli Adalberto, che ha la 
qualificazione di conte, e di Bonifacio; vi si parla della 
moglie Rothildis e di una prima moglie Anonsuarae. Egli 
dona al Monastero dell’Aulla molti beni e diritti e, fra gli 
altri, le decime dei luoghi di cui ha parlato et quawtum in 
iam dictis locis Lunianense et Oarfanianense iure patro- 
nati nomine habeo. Queste ultime parole del documento 
riavvicinate con altre di un documento, che negli Archivi di 
Stato in Torino si conserva, furono per noi uno sprazzo di 
luce e ci misero sulle tracce dell’origine dei Conti di Ven- 
timiglia. 

Queste due regioni di Lunigiana e Gfarfagnana erano in- 
fatti egualmente possedute con titolo comitale dal C. te Guido 
di Ventimiglia, come risulta dalla donazione a Lerino del 
954 U). Questo diploma che, sebbene falsificato, è certamente, 
come si vedrà, la riproduzione d’un diploma anteriore, con- 
tiene quei due nomi, scritti: Carfanbanae e Lusanae. Ella 
è cosa naturalissima il vedere in queste due parole l’errore 
materiale di un falsario ignorante e disattento, che trascri- 
vendo l’atto originale ha messo nella prima parola il b al 
posto della lettera h, lettere facili a confondersi e nella pa- 
rola Lunisanae ha omesso la seconda sillaba ni, tanto più 
che secondo lo stile di quell’epoca la lettera n non doveva 


(1) Doc. 1. 

9 


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IO 


a. CAIA DI PIBBL18 


trovarsi scritta, ma rappresentata con un trattino e la sil- 
laba ni mancare affiato se l’atto fn malamente traseritto da 
copia di epoca più moderna. 11 nome di Garfagnana si è 
infatti scritto anche Garfanhana e quello di Lunigiana Im- 
nisana. 

Noi troviamo dunque nel documento del 954 che il conte 
Guido , oltre il titolo di C. u di Yentimiglia e di Marchese 
delle Alpi Marittime, prende quello di Garfagnana e Luni- 
giana, avendo egli così una giurisdizione comitale sopra due 
regioni lontanissime l’una dall’altra e questa seconda facendo 
parte a quell’epoca dei dominii dei M.*‘ di Toscana. 

Questa ci pare una prima prova dell’identità d’origine 
fra le due famiglie e della derivazione del G. u Guido dal 
M. M Adalberto donatore al Monastero dell’Aulla. Questo sup- 
posto è poi maggiormente avvalorato dal fatto che lo stesso 
Mi** Adalberto possedeva allora in Provenza dei contadi che 
evidentemente non potevano essere altro che quelli di Yen- 
timiglia e forse d’Albenga. 

Questo fatto di così alta importanza pel nostro asserto 
risulta da una lettera che papa Giovanni YI1I scriveva al 
C.'*di Provenza in favore del M.“ Adalberto. 

Questo Pontefice disgraziato aveva avuti a fierissimi ne- 
mici Lamberto di Spoleto ed Adalberto di Toscana. In una 
prima lettera a re Ludovico egli così s’esprime : Lamberto» 
Widonia quondam Spoletani duci s horrendus filius fatemur 
membrum antichristi, cum mcecha sorore Rotildc, cumque 
complice suo infido Adalberto Marchione (0. Egli descrive 
la lotta ad oltranza, le persecuzioni, i saccheggi commessi 
a Roma e nei dintorni e ne implora l’aiuto. La scomunica 
fulminata contro i due marchesi non ebbe alcun effetto ed 


(1) Labbeui ConciL 


10 


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I CBNTt M VtNUMIQLU 


11 


il povero Pastore fa costretto & lasciar l'Italia. Alcuni anni 
dopo però Adalberto di Toscana riebbe la sna buona grazia, 
ne ottenne l’assolnzione, quia conversum et fidelem circa 
sanctam Bomanam Ecclesia»* et nos cogmvmus. 

Si fa allora che ponendo in oblìo le sofferte ingiurie papa 
Giovanni divenato suo protettore (verso 879), scriveva per 
raccomandarlo a Bosone, conte di Provenza, in questi ter* 
mini: de parte quoque Adalberto gloriosi marchionis seu 
BotUdae comitissae coniugis eius cognoscat nobilitas vo- 
stra quod vobis in omnibus fideles et devotos amicos eos 
esse cognosctmus. Ideo rogamus ut eorum comitato in pro- 
vincia posila sicut iam tempore longo tenuerunt ita deinceps 
prò nostro amore securiter habeant. Come dianzi lo dicemmo 
questi contadi in Provenza posseduti da Adalberto di To- 
scana sono certo quelli di Yentimiglia ed Albenga ( 1) . E anzi 
da credersi che a quell'epoca questo marchese distaccasse 
dal suo marchesato questi contadi in favore del figlio Bo- 
nifacio e quelli di Garfagnana e Lunigiana li avesse per 
diritto di allodio o che alla morte di Adalberto a Bonifacio 
fossero caduti in retaggio. 

La ragione cronologica ci autorizza eziandio a supporre 
ohe il detto Bonifacio fosse padre del C. to Guido indicato 
nella mentovata donazione del Monastero di S. Michele nel 
954. Un’altra ragione ci si appalesa poi considerando che 
in quell’atto il C. u Guido stabilisce che i Benedettini do- 
vranno accordar loro ospitalità nel Monastero di Yentimiglia 
e perciò se a quell’epoca i Conti non risiedono ancora in 


(l) Nell’atto d’accordo passato fra la regina di Sicilia duchessa d’An- 
giò Yoianda e il duca Amedeo di Savoia alli 5 ott. 1419 per confermaree 
riconoscere a Casa Savoia il possesso di Nizza, si dice di Ventimiglia: qui 
qmdem comitalus V intimila est ab antiquo et esse solet in, et de, seu sub 
comitatu Provinciae. V. Dupuy, Traité des droits du roy. 
il 


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12 


E. CAIS Di FOftUA 


nodo stabile nel paese, è prova che altre signorie lontane 
possedevano e questa avessero allora appasto ottonata. 

Aggiungeremo qui di passaggio essere cosa probabilissima 
che precisamente in quest’epoca dalla Toscana venissero nelle 
Alpi Marittimo al seguito del C. u Bonifacio le famiglie degli 
Alberti, Galleani, Gnidi, Degubernatia, Bardi G,' ecc. , origi- 
narie tradizionalmente di quei lontani paesi e per le quali 
sarebbe altrimenti diffìcile lo spiegare come si sarebbero 
stabilite nelle regioni Nizzarde e, ciò che è degno di con- 
siderazione, appunto nelle terre dipendenti dai 0.“ di Yen- 
tintigli*, come Yentimiglia, Tenda, Briga, Gorbio, Perinaldo. 

Un altro indizio ci è pur dato dalla simiglianza dei nomi 
nelle due famiglie. 

Botilde, madre dei C. u Adalberto e Bonifacio, era sorella 
di Lamberto e Guido M." di Spoleto ; or bene noi troviamo 
questi nomi di Lamberto e Guido ai suoi due nipoti M." di 
Toscana ed appunto parallelamente il nome di Guido all’altro 
suo nipote G. u di Yentimiglia. 

A queste prove della nostra asserzione noi ora desideriamo 
di aggiungerne un’altra di genere diverso e nascente da un 
fatto particolare che si osserva in vari documenti riflettenti 
i contadi di Ventimiglia e d’Albenga. Noi abbiamo infatti 
trovato che in quelle due regioni i beni dei C. li Yentimiglia 
e quelli dei M. ai di Susa sono alcune volte in contatto e dire 


(I) La famiglia Bardi abitava Perinaldo nella metà del secolo xiv ed 
aveva allora il soprannome di Marardi (v. doc. xxxv), il che ci proverebbe 
che la famiglia del generale Giacomo Maraldi ora comandante la divisione 
militare di Roma avesse anticamente il nome di Bardi. Furono di questa 
famiglia Giacomo Filippo Maraldi astronomo, nipote di Cassini, nato a Pe- 
rinaldo il 21 aprile 1665, morto a Parigi nel 1729, e Gian Domenico Ma- 
raldl, 17 aprile 1709, morto a Parigi nel 1778, antenati del moderno gene- 
rale, v. Un* semaim sur la frontière, opuscolo del cav. Ippolito Caia di 
Pierlaa. 

12 


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I CONTI 01 TENTI MIGLIA 


13 


quasi conglobati, senzachè alcun diploma ci dimostri queste 
regimi del littonilc essere state vassallo dei M.‘‘ di Susa. 
Cosi noi troviamo nel 1028 il M.**di Susa e Berta sua 
moglie dei M. u di Toscana aver donato al Monastero di Ga- 
ramagna parte dei castelli di Pradariolo e Caramaniola, e 
dell’Isola Gallinaria siti nel G* cCAlbengaW. 

E d’altra parte noi troviamo che i C.** di Ventimiglia nel 
1177 ricevono dai Benedettini in iscambio nel C.*cP At- 
tenga; totum quod habebant de compiile ( 1 2 3 ) in tota Marchia 
Albmgaunae Ecclesia Sancti Michaelis Vintimiln ab aqua 
Armene ® nsque Pream et a collibus iugum usque in mare 
per helemosinam comihm predecessorum'*). In secondo luogo 
nel territorio di S. Remo noi abbiamo la donazione fatta 
nel 1086 dalla C.”* Adelaide di Susa al Monastero di Santo 
Stefano di Genova di Porciana, ubi nuncupatur Villareggia, 
come pure di Sancta Maria de Pompeiana. E per altra 
parte noi troviamo per i C.“di Yentimiglia in un diploma 
inedito citato dal chiar. 0 prof. Gerolamo Rossi che nel 1 206 
il C. u Oberto vendeva al Monastero di Santo Stefano le terre 
di Cipresso Porciana, Presoli^ con tutti i diritti su 
questi luoghi del territorio di S. Remo, anticamente dipen- 
dente dal C. 4 5 6 7 ° di Yentimiglia, come dalla petizione fatta nel 
962 al Vescovo di Genova, Teodulfo, dagli abitanti della 
Villa Matuciana (7 ) in comitato Vigintimiliense ( 8 ), chiara- 
mente si scorge. 


13 


(1) Mon. hist . patr. 

(2) Giurisdizione comitale. 

(3) Arma, rivo di Taggia. 

(4) V. doc. 21. 

(5) Presso Pompeiana. 

(6) Terzorio. 

(7) S. Remo. 

(8) Libar tur. Reip. Jan . 


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14 


X. CAM DI PIERLiS 


Osserviamo qui fra parentesi, che fra i possedimenti della 
famiglia Toscana dei C. u Guidi nel secolo xn vi era presso 
a Fiesole quello di Porciana e quello di Fons Tennis (D, 
nome pure nizzardo^). 

Quell’awicinarsi dei beni in Liguria delle due famiglie 
di Susa e di Yentimiglia noi crediamo derivare dall’essere 
pervenuti quei beni ai M. d di Susa dal matrimonio del mar- 
chese Olderico Manfredo con Berta figlia del M." Àutberto 
ossia Oberto della famiglia d’Este discendente dai Marchesi 
di Toscana ( 31 , nello stesso modo che i beni finitimi, appar- 
tenenza dei C. u di Yentimiglia, eran loro pervenuti diretta- 
mente dai loro antenati, gli stessi M. ai di Toscana, loro sti- 
pite comune. 

Senonchè sebbene le prove diverse che da noi qui si sono 
esposte ci paiano essere abbastanza convincenti, pure dob- 
biamo soffermarci alquanto innanzi ad una gran difficoltà 
che ci s’affaccia e che si è quella della differente dichiara 
o professione di legge e di nazione fatta dai membri delle 
tre famiglie di Toscana, di Yentimiglia e d’Este. 

Per i M.“ di Toscana della prima stirpe vi ha, come già 
lo notammo, un documento in cui dessi si professano di legge, 
e nazione Bavara, quelli d’Este professano la Longobarda 
e quelli di Yentimiglia la Romana ex nacione nostra. Gi 
si conceda qui il dire che questa difficoltà non pare doversi 
ritenere come invincibile : e questo sentimento non avressimo 
certo espresso, poiché in contraddizione con diversi eruditis- 


(1) Muratori, Antich. Est . 

(2) Patronimico della famiglia dei M»i Tbaon conti di S. André e di 
Revel, illustri patrizi di Nizza che ebbero due luogotenenti generali del 
Piemonte, tre collari debordine deU’Annunziata, due viceré di Sardegna, 
tre governatori di Torino, ecc. 

(3) V- Muratori, Leibnitz, ecc. 

14 


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I CONTI DI VNMTIMIOUA 


15 


ani moderni scrittori, se altri autori quali il Leibnitz, 
il Muratori, il Sechemberg ed altri moderni non ci aves- 
sero già preceduti in questa via. 

Noi osserviamo che questa dichiara o professione non ista- 
biliva in un modo assoluto la nazionalità; non conviene il 
soffermarsi troppo su di essa, poiché l’interpretazione della 
parola natio può modificarsi ed avere il significato non solo 
di razza, ma quello di nascita e di condizione di famiglia, 
condizioni che si stabilivano e si modificavano colle parti- 
colari circostanze di soggiorno e di dignità. Noi troviamo 
in autori Bomani l’espressione natione Arretio, natione 
Forò Voconii. Del resto si ha in documenti di quell’epoca 
esempi di variazioni di questa dichiara fatta dalle istesse 
persone. 

Muratori dice di aver esaminati negli Archivi del Mona- 
stero di S. Prospero di Seggio degli atti della famiglia 
Bianco di Moregnano grandi vassalli delli M.” d’Este, atti che 
gli parvero sincerissimi. Or bene in atto del 1104 Ottone, 
figlio d’Alberto, di legge e nazione Bomana fa una transa- 
zione con quel Monastero. Anche nel 1104 Hoberto di More- 
gnano, altro figlio d’Alberto, fa l’ istessa dichiara. Ma pochi 
anni dopo, nell’1119 i figli di quell’ottone fanno professione 
di fede e legge Longobarda. Forse anche il diritto di bor- 
ghesia che dovevano prendere i feudatari nelle città ove 
essi fissavano la loro dimora o che erano sede della loro 
giurisdizione, loro imponeva alle volte di cambiare di na- 
zionalità. Leibpitz dice a tal proposito che i M. ai d’ Este 
avevano presa la nazionalità Longobarda perchè più in uso 
che la Bavara nei paesi ove essi regnavano. Altrettanto do- 
vette succedere ai C. u di Yentimiglia stabiliti su un terri- 
torio formante allora alla Turbia il confine fra Provenza ed 
Italia, viventi in mezzo a popolazioni di razza Bomana o 

15 


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X. «JAIS DI Pimus 


la 

Gallo-Romana e che facevano continuamente negli atti pub- 
blici professione della legge Romana di loro nazione. £ così 
dovettero farla essi pure questa professione, onde meglio, as- 
similarsi a quelle popolazioni, essi venuti dall’estremo della 
Lignria, ed anzi in quel modo stabilire una linea di contrasto 
coi popoli Provenzali e coi principi loro, delle famiglie d’Italia 
nemici acerrimi. 

Autori seri asseriscono anzi esplicitamente che tale facoltà 
del cambiare dichiara di nazionalità fosse sempre permessa 
fuori del caso di successione od eredità. 

Noi dunque con quegli autori crediamo di non doverci 
fermare a quella difficoltà, che c’ impedirebbe di stabilire un 
fatto che cosi valide ragioni ci fanno credere esatto, e così 
crediamo di poter stabilire che verso 1*890 il M.“ Adalberto 
stabilisse a Ventimiglia il figlio Bonifacio e che a costui 
sarebbe stato successore il figlio Guido. 

L’esistenza del C. u Guido, come si è detto, ci è dimo- 
strata dal diploma di donazione del 954, apocrifo disgraziata- 
mente, ma pure senza alcun dubbio formato sulle tracce di 
un documento esistente. Quest’ asserto ei è provato da nna 
sentenza autentica del 1177, in cui vediamo gli arbitri del 
litigio fra i Monaci di S. Michele ed il Comune di Yentimi- 
glia, aver esaminato il titolo di donazione che si era loro 
presentato ed aver essi riconosciuto quella esser stata fatta 
anticamente dal C. u Guido di Ventimiglia all’Abbazia di Le- 
rino W. Ci sono altra prova gli stessi errori commessi nel do- 
cumento che possediamo, scrivendosi Carfanl)&na e Lusana, 
errori che non si sarebbero fatti, se il diploma non fosse 
stato copiato, ma di sana pianta composto. 

Il C. u Guido assume il titolo di M. M delle Alpi Marittime 


(1) Doo. 23. 


io 


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I CONTI DI VENT|MIOLtA 


17 


e sapponendo che questo sao titolo non sia invenzione del 
falsario, esso in fotti starebbe ad indicare la giarisdizìone di 
cui godevano i C. u di Yentimiglia sull’alto C. d0 di Nizza, 
come Tenda, Briga, Saorgio. Il titolo di Garfagnana e Lu- 
nigiana gli compete come dominio avito della famiglia, in 
Toscana, suo paese d’origine. 

Il C. u Guido fa quella donazione con forma anche di atto 
di ultima volontà nel paese di Yarigotti, mentre sta in pro- 
cinto di partire per combattere i Saraceni a soccorso di un 
re Idelfonso. Intervengono all* atto i suoi figli Corrado, Ot- 
tone e Rolando e molti potenti signori, quali un C.*® Tom- 
maso di Savoia suo cognato, un M.“ di Monferrato ed altri. 
Egli divide i suoi Stati fra i tre figli e fa donazione al- 
l'abbate di Lerino di una vastissima regione che dalla Chiesa 
di S. Michele si stende sino alla Roia e più in là verso 
S. Remo al Monte Negro e comprende nel suo circuito Se- 
borga, Costrutti de Sepulchro cum mero et libero imperio 
cum eius habitatoribus et territorio. Egli ordina sia eretta 
la sua tomba innanzi all’altare di S. Antonio Gy che si 
edifichi un ospedale, che i monaci debbano dare ospitalità ai 
membri della famiglia nel Monastero di S. Michele finché essi 
non avranno abitazione in Ventimiglia, provvedendo inoltre 
Ugna, soletti, aquam, et tnapas cum utensilibus ad coquinatn. 
Prima di esaminare più a fondo questa pergamena, ci è d’uopo 
il dichiarare quanto ci arrechi meraviglia l’osservare che la 
sua falsità per tanti secoli non siasi palesata. I monaci Be- 
nedettini di Lerino, pur essi, credevano alla sua autenticità, 
qaando vendettero il principato di Seborga a Casa Savoia 
e la tradizione non aveva trasmesso loro ombra di dubbio 


(1) Patrono speciale della famiglia, cosicché certe antiquate tradizioni 
narravano fosse della famiglia dei Ventimiglia la madre di S. Antonio. 
17 

Mise. S. n, T. Vili. 9 


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18 


B. CilS DI PIKRLA8 


sa tale riguardo, poiché quell’atto non necessario a provare 
i loro diritti secolari su Seborga, essi presentarono' come ti- 
tolo autentico di possesso, mentre il medesimo conteneva una 
condizione sfavorevole al loro monastero, cioè la sostituzione 
in favore dell’Abbazia di Montemajor d’Arles in caso di ces- 
sione, diritto di sostituzione che da verun altro documento 
non appariva e che costò loro gravi imbarazzi. 

Desta pur meraviglia che le varie autorità ecclesiastiche 
e secolari cui moltissime volte si presentò quel documento 
non avessero mai avuto a sospettarne l’autenticità. Noi ve- 
diamo anzi l’avvocato Lea, che d’incarico del Re di Sar- 
degna contrattò e conchiuse la vendita di Seborga ed esaminò 
quel titolo, non aver dubbi in proposito. Fu solo verso l’anno 
1757 che ne fu rilevata la falsità in Torino dagli Archi- 
visti di Corte. Dobbiamo però aggiungere che l’abbate Giof- 
fredo, cui dalla lettura di una copia di quel documento era 
nata legittima diffidenza, ci narra che si recò apposta a 
Sant’Onorato onde meglio esaminare l’originale diploma e 
che questo esame lo convincesse pienamente della sua falsità. 

Questo diploma infatti è di una cosi grossolana fattura 
che da sé pare tradirsi. 

La pergamena ci appare ad arte invecchiata, i caratteri 
della scrittura non sono per nulla quelli dell’epoca, l’ insieme 
dello stile e delle voci non è conformo al gusto dell’epoca, 
finalmente gli errori cronologici più manifesti valgono a to- 
gliergli tutto quel rispetto e quel prestigio, che ispirano quelle 
venerande reliquie del passato. 

L’imperatore Ludovico, Idelfonso d’ Aragona, Tommaso di 
Savoia, il M. M di Monferrato sono anacronismi e confusioni 
da non parer possibili. Guichenon, è vero, pone nel 1189 
un C. u Guido di Ventimiglia e di Lusana, M.** delle Alpi 
Marittime, marito di Eleonora di Savoia sorella del Conte 

18 


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I CONTI DI VBNTIMIGLIA 


re 


Tommaso e cita un testamento che detto C. M G-titdo àVfebbo 
fatto nel partire per un’impresa di guerra. Egli 'denomina 
i Suoi figli allo stesso modo e lo dice anche nipote di Al- 
fonso d’ Aragona. Ma sebbene col Guichenon altri Antichi 
scrittori, e fra i moderni il Wanderbruck, abbiano ammesso 
questo documento, non ci pare di doversi ritenere buona tale 
opinione, dacché il Guichenon non è autore da ammettere 
ad occhi chiusi, ed inoltre noi troviamo il C. fc Guido di 
questa seconda epoca col soprannome di Guerra, marito della 
CJ"* Ferreria d’Albizzola, senza prole: e nessun indizio, nessun 
documento ci appalesa alcuno dei particolari enunciati." 

Nei R. Archivi di Stato si conserva con questa perga- 
mèna nn sigillo che anticamènte doveva esservi appeso. Esso 
è di piombo e sebbene nel suo insieme e nei particolari del 
suo disegno, come l’erudito paleografo Cav. Vayra ebbe la 
gentilezza di osservarmelo, ci presenti in guisa meravigliosa 
i caràtteri dell’epoca che deve rappresentare, pure vi si Ve- 
dono le tracce della stentata contraffazione. Sopra uno dei 
lati è rappresentato il C. u Guido a cavallo, la spada ini 
pugnò, sulla gualdrappa uno scudo con leone ( 1 2 ), sta in giro 
in caratteri gotici la leggenda: Guido comes Vintimi, et 
Lusanae. Su l’altro lato in mezzo un leone aràldico di 
grandi proporzioni è intorno la leggenda Et Marchio Al- 


(1) Mon . hist. patr. ( Lib . iur. Reip. Jan.), 

(£V Stemma dei Conti di Venti miglia a quell'epoca e poi della città 
come un atto del 1177 lo addimostra. 11 Gioffredo nel suo più antico ras. 
della storia delle Alpi Marittime esistente nell'Archivio di Stato, dice 
che alcuni Conti di Ventimiglia aveano per stemma un leone leopardato 
ed altri un castello vicino al mare: posteriormente portarono lo stemma 
dei Lagcaris inquartato col loro , che era al 2° e 3° quarto di rosso al 
capo d’oro. Tale stemma fu forse loro concesso dalla Repubblica di Genova 
quando essa investiva nel 1157 Guido Guerra dei feudi da esso, ceduti 
e giurava la campagna di Genova insigna rubea ei propterea tradita ab 
ipsis consulti us. 

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a» 


E. CAIE DI PIER LAS 


pine Maniime. Questo leone ha però piuttosto le sembianze 
di un griffone della Repubblica di Genova a cui si fossero 
tarpate le ali. Noi troviamo un griffone alato del rnede- 
shno disegno in un sigillo illustrato dal Generale Dufour 
e Specialmente in quello del Museo di Cluny illustrato 
dal 'cavalier Belgrano, che ha per leggenda Sigillum Con- 
sullatus Januae in Francia o pare potersi ascrivere al- 
l’&nno 1220. 

Parrebbe probabile che il falsario si fosse servito di un 
simile modello per l’esecuzione di una delle facce del suo 
sigillo e per l’altra faccia di una medaglia già esistente, 
poiché non si accorse che il suo guerriero avrebbe tenuta 
la spada dalla mano sinistra. In quanto al piombo di cui 
è formato , il Gioffredo dice a torto che quello fosse privi- 
legio delle cancellerie apostoliche e dell’ordine di Malta, 
mentre nelle Monete e Sigilli di Casa Savoia del Proinis e 
Cibrario abbiamo trovate citate moltissime medaglie in piombo 
di vari potentati e repubbliche. 

Quel diploma di donazione, vero o falso che fosse, ai Conti 
di Yentimiglia ed ai monaci Benedettini assai premeva il con- 
servare: ed a questo fine a più riprese ne fecero ritrarre 
copie autentiche. 

Nel 1804 li 12 luglio sull’istanza di Filippo, conte di 
Yentimiglia, il P. Sicard, priore di S. Michele, presentò giu- 
diziariamente questa pergamena al Vescovo Ottone: Nos Otho 
Dei et Apostolicae sedis gratin Vigint. Episc. supradictum 
privdegium vidimus et legimus et cognovimus non vitiatim 
esse, nec abrasum, nec in aìiqua sua parte aboìitum. 11 
notaio Sartoris he fece la trascrizione che concorda pienamente 
coll’atto originale da noi posseduto ed in quella egli afferma 
ch’esso è antiquum et multum legibilej non tamen cancel- 
latim, rasum, seu aboìitum, seu vitiatum in aìiqua sua 

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I CONTI SI VINTI III GLI A 


21 


parte, scriptum in pergamena, bullatum bulla plumbea ap- 
pensa ipsi privilegio cum crocco cordono serico, in qua 
bulla in una parte est effigies militis armati, armis insi » 
gnitis leonis, tenentis spatam in manu, et in circuitu eius 
in illa parte extat scriptum Marchio Alpinae et Maritmae, 
superius sancii Michaelis de Vigintimilio. È pregio dell’o- 
pera osservare che la trascrizione di questa leggenda è di- 
versa da quella che esiste ora sul sigillo. Di questa tra- 
scrizione se ne tirarono posteriormente diverse altre copie, 
di cui una fra le altre il 18 settembre 1469 sull’ istanza 
del C. u Antonio di Yentimiglia, grande ammiraglio di Si- 
cilia. È fuori di dubbio che si è un’altra copia che Giof- 
fredo dice aver visto negli Archivi della famiglia Alberti 
della Briga, poiché essa ha la data delli 11 dicembre 1426 
e fu fatta in presenza di Ottobono de Bellonis, vescovo di 
Yentimiglia, per domanda del priore di S. Michele, Giorgio 
dei C. u di Ventimiglia, che l’aveva presentata a Giuliano 
De Giudici, vicario generale. Gioflredo aveva anzi il pen- 
siero che questo priore potesse essere il falsario dell’atto, 
ma la copia anteriore che esiste del 1304 ne dimostra er- 
ronea la supposizione, e si potrebbe piuttosto congetturare 
che fosse il P. Sicard nel 1304 od altro monaco di quel- 
l'epoca, forse anzi un benedettino di Montemajor, per tro- 
varvisi quella clausola di sostituzione e perchè certi carat- 
teri di questo diploma si assomigliano pienamente a quelli 
della fine del secolo xur e specialmente la lettera b di 
Brenguerius e di Bonasius, che è appunto dello stile di 
quell’epoca. 

Questo diploma del C. u Guido era dunque, nella forma 
precisa in cui ci si è conservato, ritenuto come autentico 
fin dal principio del xiv° secolo, ma la sua esistenza ci è 
provata, come già si disse, fin dall’anno 1177. 

21 


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1. CAtS W PttRLAS 


« 

Iti ‘^itfn&'tirtittule del 24 di febbraio (*>, ! si giQdieata 1 2 
a fttvore'deiràbbate Lerinese. Questi per cerziorare i stfói 
diritti sul territorio e sui contini del medesimo avea pro- 
dótto innanzi tigli arbìtri il diplomi stesso di donazione del 
C. u Guido, sicut dòdo monasterio donatum et terminahm 
fvertii per dòminum Guidonem quondam còmitem et do- 
minum Vintimilii et ditti Castri da Sepuhkro, quod per 
privilegiurh bUllatUm bulla dicti comitis cotnprobabat. Questa 
sentenza di atta importanza per i diritti del monastero fu 
presentata li 10 settembre 1305 dallo stesso priore di San 
Michele, P. Bicard, al giudice di Ventimiglia, Guglielmo de 
BaraditisW, che ne fece fare una trascrizione dal notaio Gu- 
glielmo di Sarzàna : ut solemniter publieatum sit in per - 
petUunt valiturnm, non obstmte si iam fortunato casu do - 
minimi nostrum demstoretur nel aliquo modo perderetur ; 
egli' dichiara pure : quoniam lungissmus tempus est quod 
futt factum dietum instrumentum et dubttatur si amitte - 
retur quod postea non posset reperiri cartularius sire pro- 
tocolus notary qui ipsum scripsit, ecc. Il notaio aggiunse 
che queiratto è munito di due sigilli di cera bianca di cui 
uno del Vescovo sul quale è incisa una figura episcopale 
tenènte dalla mano sinistra il bastone pastorale, intorno sta 
la leggenda 8. IStephmi epi. Vint.; l'altro sigillo è dei 
ctòisóìi della città ed ha un leone e l’iscrizione 8. Con J 
subm Vint. Sette notai sono firmati in calce alla copia 
di quest’atto. Sulla pergamena originale si vedono le tracce 
dell’esistenza dei dne sigilli di cui è caso in questa dichiara. 

Osserveremo ancora come nell’antica pergamena In alte- 
rata là denominazione di uno dei punti di confine della Se- 


(1) Doc. 23. 

(2) Doc. 23. 


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1 CONTI DI TSNTIMiaLU 83 

belga. scrivendovi Gastrum de Junco dopa aver raschiata la 
sottostante scrittimi, mentre nella trascrizione sta scritto 
Pedini* Ray notài. Il Castdio di Junco era tuia frazione 
di Perioaldo e forse, ri area interesse nell’alterare il, ponto 
preciso del confine. 

.. Noi ci siamo così nn po’ attardati a esaminare questi 
due documenti d?l 954 e del 1177 essenzialissimi per ri- 
storia dei C.“ di Yentimiglia e del Monastero di S. Michele, 
e crediamo di avere a sufficienza provato che il primo . di 
essi- esisteva già nel 1177 e se il tenore poteva esserne 
alquanto diverso e forse avere confini meno favorevoli ai mo- 
naci e mancare chi sa anche della clausola di subingresso 
pei monaci di Montemajor, pare esso doveva averne le me- 
desime essenziali disposizioni e per lo meno contenere il nome 
del €. to Guido come donatore del monastero; cosicché si. può 
ora stabilire, senza timore di essere reputati temerari, re- 
sistenza formale del C. u Guido e quella probabile dei suoi 
figli Ottone I, Corrado I e Rolando. 

Osserveremo qui come questo Rolando, a cui nel suo te- 
stamento il C. u Guido assegna i beni di Garfagnana, fu forse 

10 stipite di una Simiglia possente di Garfegnana che il 
Ciancili CO ne dice aver avuto per stipite un Rolandus o 
Rodilandus nel 939, il figlio di costui Giovanni viveva nel 
955 e fu padre di due figli Rolando e Alberto Azzo 994. 
Sarà puro caso, ma ecco ritrovarsi qui anche un nome par- 
ticolare dei M .* 1 di Toscana. 

Seguendo' l’ordine cronologico dei documenti relativi alla 
famiglia di Yentimiglia noi dobbiamo esaminare quello che 
ci arreca il Gioffredo nella Storia delle Alpi Marittime verso 

11 1002 e che ci fissa resistenza di due altri fratelli Ot- 


ti) Doc. per U Storie di Toscana. 

SS 


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u 


t. «MS DI PIEBLAS 


tone II e Corrado II 11 . È desso un atto di franchigia con- 
cesso -agli ' abitanti di Tenda, Briga e Saorgio dal M.“ Ar- 
doino, ehe non è certo il M. M d’Ivrea a quell’època re d’Italia, 
come lo suppone il Gioffiredo, ma bensì il M." Ardoino V, 
della famiglia di Susa, di cui già si fe' cenno ; il che si av- 
valora dal considerare che se i dominii dei C. u di Yentimi- 
glia sui lidi del Mediterraneo dipendevano dalla Marca di 
Toscana e di Liguria, quelli all’ interno dipendevano dalla 
Marca . di Yal Susa e Torino come successione dei C.“ d’Au- 
riato, di cui il seggio pare essere stato verso il centro della 
regione ove più tardi si innalzarono Saluzzo e Cuneo. Dif- 
fatti i C. u Ottone e Corrado intervengono a quell’atto, ma 
dal contesto appare chiaramente che per quella regione essi 
sono sotto la dipendenza del Marchese. Visi parla dell’in- 
vestitura accordata agli abitatori di questa regione: quae 
dedit et investiva ad omnes habitatores de omnibus rebus 
nostris et comitis que nos tenemus et de hic in antea la- 
boraverimus aut laborare fecerimus. Questa espressione di 
comitis indica bene che i C. u Ottone e Corrado presenti a 
quest’atto non intervengono solo a guisa di testimoni, ma 
bensì come conti di essi luoghi e forse anche quali delegati 
del padre loro Corrado I ancora in vita ; ce lo provano anche 
le altre espressioni di dominus huius terrae, comitis se- 
nioris nostri, de comite et de homines de sua masnata. 
Malgrado dunque l’alta signoria del Marchese e le franchigie 
e privilegi ad essi concessi, questi paesi dipendevano dai 
G. u di Yentimiglia e ne erano ancora al possesso intiero 
nel 1157, quando il C u Guido Guerra loro discendente 
facea cessione delle sue terre ai Genovesi , fra cui vediamo 
comprese quelle di Tenda, Briga e Limone ( 2) . Un’ampia 

(1) Doc. 2 . 

(2) Doc. 18. 

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I CONTI DI TENTIMIGLIA 


25 


conferma eziandio l’abbiamo nelle parole di placitum resi- 
dente semel in anno per tres dies dell’atto di franchigia, 
poiché circa tre secoli dopo noi ritroviamo questo diritto del 
placito in potere dei C. u di Ventimiglia, nell’epoca in cui 
la dipendenza di Tenda e Briga da questi Signori è fuori 
di dubbio. Una sentenza del C. u Pietro Balbo nel 1282, 
che esisteva negli Archivi di Tenda nel 1786 f 1 ), e da lui 
data circa i litigi esistenti fra Tenda e Briga per i pascoli 
di Yellega, Malaberga, Baccialona e Senechi, ci arreca le 
dichiare fatte dai testimoni, che interrogati quale specie di 
giurisdizione avessero in quei luoghi i C. w Pietro Balbo e 
Guglielmo Pietro suo fratello, risposero che essi erano si- 
gnori in solidum di detti borghi, che seoondo la vecchia 
costumanza erano soliti esigere 1 2 denari per ogni capo di 
casa in detti luoghi, e che nell’uno e nell’altro portavansi 
ogni anno per tre giorni a render giustizia ad ogni per- 
sona, che avevano il jus gladii in facinorosos, che il loro 
padre avea nome Guglielmo e l’avo Ottone. Questa sentenza 
era la conferma di un’altra data dal C. ta Gerbardo di Lus- 
semburgo legato dell’imperatore Federico in Italia sulla stessa 
vertenza nel 1162 a Triora e nel 1163 a S. Dalmazzo di 
Tenda, nella quale sentenza si fa menzione di Ottone e Guido 
C.' 1 di Ventimiglia senza che abbiano la qualifica di C.“ di 
Tenda e Briga, come appunto nell’atto del 1002. 

Dall’insieme però di questi documenti chiaro risulta aver 
essi avuto fin da quei tempi remotissimi una certa giurisdi- 
zione su questi borghi, poiché i loro abitatori benché si di- 
chiarino sciolti da altra prestazione di servizi, si riconoscono 
però astretti a sostenere oste publica i diritti di proprietà 
e quelli feodali (comitalis), qui sunt comitis senioris nostri 


(1) Me. Archi?. Pierlas. 
25 


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28 


t. CAI8 DI PI1RLA9 


tam infra comitatu quaminfra marca, e per 'Contro in loro 
fetore, spetterà la fecoltà di prendere la legna, di cacciare, 
di usar delle acque e dei pascoli Uno al mare, (dunque 
lungo il corso della Boia Uno a Ventiraiglia) sine contra- 
dictiom supradicti comitis vel eorum heredibus. 

Nè della famiglia dei Marchesi di Susa, questo marchese 
Ardoino fu il solo ad avere giurisdizione sovra quelle re- 
gioni, poiché eziandio del figlio di lui marchese Guido si 
rintracciarono documenti, che lo dimostrano possessore della 
stessa Marca. 

Non è da confondersi questo Guido ancora vivente nel 
1047 con altro marchese Guido già morto nel 1040, fra- 
tello o cugino di Olderico Manfredo 0), che ebbe per figlio 
un Olderico donatore al Monastero di San Silano di Roma- 
gnano il 20 ottobre 1040 W e stipite presunto, con va- 
lidissimi criteri!, dei Marchesi di Bomagnano. 

Del marchese Guido dianzi accennato sappiamo che ebbe 
per padre un marchese Ardoino, come dall’atto di conferma 
datogli nel 1026 ( 8 ) dall’imperatore Corrado per i suoi 
diritti e beni ereditari o di acquisto, che possedeva in un col 
fratello Bosone a Susa, a Torino, ecc.; e pochi anni dopo, 
nel 1086, lo troviamo menzionato con titolo di marchese 
nelle terre dell’antico contado d’Auriate, in documenti che 
dal Doglio, dotto raccoglitore di storia patria, furono ritro- 
vati nell’archivio dei Marchesi Morozzo. 

Il primo di tali documenti è dell’anno 1036. ; Anno. 
Domini MXXXVI, VII Kaì. Jun. ind. IV. Chartam 
donacionis fecit dompnus Wido Marchio ecclesie sancti 
Dalmacii de Pedona ad luminaria ipsius ecclesie, eorum 

(1) Tsr&anbo, Adelaide illustrata. 

(2) Mon. Hist. patr . Chartarum , T. II, ctii. 

(3) Mon . Etti. patr. Chart . T. I» colxtl 

2é 


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I 0ÓN31 DI TBNTftllOLlA 


zi 


que. possedei in hoc suo marehionatu in Rebullando in 
Aletrwwdo '$)■ et . in valle de Gecio et in Pedonai Adam 
m Rosa... W). 

Il, secondo documento è dell’anno 1047. 

Anno Domini MXL VII non. Jan. XV. Dompnus 
Wide Marchio fedi donadonem ecclesie sancii ddlm'adi 

de Pedona suo ad luminaria eorum que possidet in 

suo marehionatu terras aratoria» et ..... in Entraquie, 
Valderio , Bovisio, W Lemono, •(*> et en et Turpia ... ( 6 > 

Un terzo documento del 1151 ci dà il nome di un 
altro marchese Guido, figlio del marchese Guglielmo, nipote 
o pronipote certamente del primo. È desso un atto di con- 
ferma di quanto possedeva il Monastero di Pedona in 
Rapa W, Alvernandi, Robilandi, usque ad Limum et 
superius in pascherm montanarum usque ad locurn qui 
dicitur tana de renando f9 ) et in ea parte montium que vergit 
ad, oeddentem. 

L’osservare queste terre di Robilant, Alvernant, Boe- 
cavione, Limone, Boves, Entraque, Yaldieri, formare parte 
della Marca di un marchese Guido e congiungersi al ver- 
sante meridionale colle terre soggette ad un marchese Ar- 
duino manzo secolo prima ; il sapere dai documenti dei Mo- 
numenta ffistoriae patriae 1’esistenza all’istessissima epoca 


(1) Robilant. 

(2} Alvernaot. 

(3) Forse Roccavione, una delle sedi supposte del contado, d'Auriate. 

(4) Boves. 

{>) Limone. I 

(6) Turbia ? 

(7) Roccavione. 

(8) Limone. 

(9) Forse Tanarda (come da Podium Rainoldi , Perinaldo), colle ap- 
punto situato al punto probabile di confine fra i tre contadi di Ventimiglia, 
Bredulo ed Auriate. 

» 


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e. Càie di pieelas 


dei marchesi Ardoino e Guide, padre e figlio; il non tro- 
varsi allora marchesi di discendenza Aleramica di tal nome 
da potersi con questi confondere ; ci fanno credere esatto il 
nostro asserto nel ritrovar qui la discendenza della famiglia 
Arduinica. Essa però anche in questo ramo si estinse a 
quest'epoca e parte della Marca caduta in potere della 
Camera Imperiale, venne concessa ad Enrico ed Ugolino, 
Dipoti del marchese Teotone del Vasto, per diploma di Fe- 
derico del 1167 G\ Ne pervenne un’altra parte ai nostri 
Conti di Yentimiglia, poiché in una carta delli 21 agosto 
1279: Poeta tractata et confirmata, fra il nobile signore 
Pietro Balbo conte di Ventimiglia, ed il Comune di Cuneo, 
si. legge l’articolo seguente: Quod fuit et sit fraternitas 
inter predictum dominum Petrum Balbutii per se et per 
homines comitatus Vintimilii qui per se distinguantur, 
videlket per homines Tendae, Brigae , Saurgii, Brelii, 
Pignae, Bochettae, Castellani, Basarne, Limonis, Alver- 
nanti, ecc. '■ 2; . Esaminato così la dipendenza di una parte 
dei dominii dei Conti di Tenda dai Marchesi di Susa sol 
sorgere del secolo xi, passiamo ora a svolgerne la genea- 
logia colla scorta dei documenti che qui abbiamo radunati. 

Abbiamo supposto che questi due fratelli Corrado 11 ed 
Ottone II fossero figli di Corrado I, perchè nel diploma del 
954 il C. 1 * Guido qualifica il primogenito dei suoi figli di 
C. u di Ventimiglia; ma se ne ha una seconda prova dal- 
l’atto posteriore dell’Archivio di Genova dell’anno 1035 
III kal. feb. Desso è una confermai 4 ' fatta dal C. u Corrado 
figlio di altro C. u Corrado al Vescovo di Genova dei diritti 


(1) Moriondo, Monum. Aqu. 

(*/) Rolfi, M. S. 

(3) Liber tur. Reip, Jan. 

(4) Doc. 3. 

» 


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I CONTI DI TENTIMIGLIA 


29 


che alla propria famiglia competevano sulle terre e genti di 
S. Remo e vi si fissa che d’ora in avanti i confini del con- 
tado di Ventimiglia saranno all’Arma 11 ), al Monte Bugnonei (I) 2 * ) 
ed in diverse altre località che non sarebbe facile cosa rin- 
tracciare ai nostri giorni 3> . 11 C. 4 * Corrado riceve dal Ve- 
scovo a titolo di Launehild vestimentum unum. Non sarebbe 
forse questo Launehild una reminiscenza dell’origine Lon- 
gobarda e della discendenza dai Marchesi di Toscana? 

Un altro atto del 1041 1 4 / dato dal Gioffredo e facente 
parte del Cartulario di Lerino, ci fa quindi conoscere il nome 
di due altri fratelli, Ottone III e Corrado HI, della con- 
tessa Ermellina moglie secondo ogni apparenza di Corrado III 
e di Adelaide loro madre. Un atto del 1063 di cui par- 
leremo prova esser stata codesta Adelaide moglie di Cor- 
rado IL 

L’atto del 1041 ò una donazione fatta ad Adalberto ab- 
bate di Lerino dal Monastero di San Michele, cum omnibus 
ad se pertinentiis. Quello poi del 1063 , 13 kal. jan '- 5 ) che 
si conserva nell’Archivio di Stato in Torino nomina pure 
questi due fratelli e gli dice figli di Corrado IL 

Per quest’atto l’Abbazia di Lerino, ebbe una specie di 
conferma della donazione del 1041, sebbene non se ne fàccia 
verun cenno; vi si specificano le dipendenze della Chiesa 
di San Michele : Ecclesia Sancii Michaelis cum caseis, vi- 


(I) Taggia. 

(i) Bignone. 

(3j Di questa donazione parla Jacobo da Varagine nella sua Cronaca. 
Egli dice: « Isti Episcopo confirmatum fuit castrum Sancti Romuli et 
Cecilianae cum omnibus pertinentiis suis per nobilem virum Conradura 
comitem Vintimilii sicut patet per p. p. instrumentum quod in Archiepi- 
•copatus scrinio reservatur ®. 

(4) Doc. 4. • 

(5) Doc. 5. 

29 


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30 


E. CA1S DI P1KRLA8 


neis, cum areis suarum, terris coltis et incoltìs et jerbis et 
omnibus rebus ad eadem basilica pertmentibus. Se ne fis- 
sano i limiti che sono la Boia, il castello e la città di 
Ventimiglia, il Mente Apio e Auriàna. 

Nell’anno segnente 1064 e nel mese di giugno questi 
stessè fratelli fanno un’altra donazione quasi conferma 
delle precedenti, all’abbate di Lerino, Dalmatius ed al mo- 
naco Amicus; con essa anzi si estendono i domimi del Mo- 
nastero di S. Michele nelle località dette Vincedelo e In- 
canedelo, di cui i confini toccano al Monte Negro, a Valle 
Buona, a Dosepelago, alla Croce del Sepolcro (Seborga). 
Nell’anno 1077 noi abbiamo un quarto diploma di donazione 
degli stessi fratelli Ottone e Corrado e della moglie di que- 
st’ultimo Donella, figlia del marchese Alberto di Savona. I no- 
bili signori danno al Monastero un’isola (I Gorretti) sulle 
rive della Boia, unitamente ai mulini, acquedotti ecc.l 1 2 3 ). 

Trascorsi alcuni anni nel 1082, 16 marzo, si cita dal 
Giofflredo una nuova donazione fatta da un C. u Corrado IV, 
figlio di altro Corrado e dalla propria moglie Odila ( Odila 
jugalis filia Laugerii ) (3), della Chiesa di S. Martino di Car- 
nolese. Intervengono a quest’atto diversi cugini del donatore 
Ottone II, Mauro, Guglielmo, Giovanni, Alberto. 

Noi crediamo con questi diversi diplomi di aver stabilito 
in modo inappuntabile la genealogia dei C. u di Ventimiglia 
in questo primo secolo della loro istoria. Il Gioffredo, Mo- 
reri, l’Abbate Bobert, Tisserand specialmente, hanno com- 
messi moltissimi errori, di tutta evidenza e che sarebbe 
troppo lungo il voler qui discutere. 


(1) Doc. 6. 

(?) Doc. 8. 

(3) Lodegario Roatagno dei Conti di Nizxa. Cari. di Lerino. 

30 


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CONTI DI VBNTIHIOLIA 


31 


Y i à ora una notevole deficienza negli atti che ci venne 
fatto , di Ritrovare o che hanno tratto alla famiglia di Yen- 
timk lia. < 

11 Priorato di S. Michele non pertanto continuava ad 
es^er; beneficato con donazioni* 

. $iel 1072 15 luglio vi è una donazione 0) di Lanterio 
figlio di Berulfo di case, vigne ed altri beni nel contado 
di- Yentimigjia, nella valle di Nervia e nel territorio di Val- 
doasca e Camegna. 

Yerso . quest’epoca pure, Giovanni Cavarie (2) dona a 
8 f Michele, a Ponzio Giraldo e ad altri monaci la quarta 
parte di un mulino nel quale egli abita e l’ottava parte 
di altro mulino cell’obbligo di nutricare unum porcum per 
unwftquemque annum; egli fa promessa di non costrutte 
altro mulino sulla Boia, da S. u Maria di Yoraie sino alla 
foce e dopo, il proprio decesso lega ogni suo avere al 
Priorato. 

Un’altra donazione dei propri beni fa il monaco Ama- 
ricus> priore di S. Michele, coll’usufrutto a vita in favore 
di Alberto Buvericio( 8 ). 

dell’unno 1079 il C. u Spedaldo^), forse della famiglia di 
Yentimiglia, dona tutti i beni ch’egli possiede a Spbqlcaro 
(Geborga) ed al Gonio , donazione che fu causa di lunghis- 
simi fastidi ai monaci fino allo scorso secolo, per le usur- 
pazioni continue ohe ivi si praticavano dalla gente di S. Kemo, 
a quei possedimenti confinanti. L’atto originale di questa 
donazione andò smarrito, per colpa forse del monastero al 
principio del secolo scorso, come si dirà. Lo stesso anno un 


(1) Doc. 7. 

(2) Doc. 11. 

(3) Doc. 12. 

(4) Doc. 9. 


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E. CAIS DI PIER LAS 


certo Fondaldo- 1 2 3 * ) donò all’abbate Dalmazzo, priore di S. Mi- 
chele quanto possedera al Conio ed altrettanto fecero Ro- 
mualdo coi suoi fratelli, Mauro e la consorte, Guglielmo 
Razo e rari altri. Questo documento non ci pervenne che 
per un estratto da un libro coperto di pergamena esistente 
a Lerino e quella copia porta la firma dell’abbate Jordanis 
alti 7 luglio 1729. 

Noi citeremo ancora nna donazione delli 18 die. 1092 
di un certo Andrea, figlio di Martino, di tutto il proprio 
avere, un altro delli 10 marzo 1096 ( 8 ) di Leda, figlia di 
Genoardi, che donò una vigna con terra incolta in Val di 
Bevera. 

Queste considerevoli liberalità dei C.“ di Ventimiglia e 
dei privati in favore del Priorato di S. Michele eccitarono 
la gelosia degli abitanti di Ventimiglia e dei canonici della 
Cattedrale e furono fin da quei tempi occasione a continui 
dissapori ed a non mai finite vertenze fra di loro. Molte 
sentenze dei Sommi Pontefici e dei vescovi ci danno a co- 
noscere le cause di quelle discordie. 

Esse avevano avuto principio verso il 1188 fra il capitolo 
della Cattedrale ed i monaci. I canonici senza richiedere 
facoltà all’Abbate, celebravano le esequie nella chiesa del 
monastero escludendone i monaci e seppellivano i fedeli nel 
cimitero prossimo alla loro chiesa ; essi aveano anzi innal- 
zata ivi una chiesetta con grave pregiudizio dei monaci. Già 
da vari anni aveano la pretesa di aver diritto a certe decime 
sui beni del Priorato e nel giorno della festa di S. Michele, 
usando intervenire alla processione, esigevano che al ritorno 
fosse loro imbandita dai monaci una refezione, esigenza a 

(1) Doc. io. 

(2) Doc. 12. 

(3) Doc. 13. 

32 


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1 CONTI DI TENTIUIQUA 


33 


tal ponto, che era accaduto che questa refezione dai monaci 
negata, per violentiam extorsissent. Tali erano i rimbrotti 
dei monaci, a cui rispondevano i canonici, che il diritto alle 
esequie ma loro dovuto e dal buon diritto e dalla usanza, 
il cimitero essere comune e dipendere anzi dalla Cattedrale, 
perchè per mancanza di spazio entro le mura, altro non po- 
tevasi costrurre, le decime esser state fino allora esatte senza 
reclami, alla festa di S. Michele i canonici d’allora, non 
meno che i loro antecessori, esser stati sempre ricevuti al 
Priorato con tutte le onoranze che loro competevano. 

Papa Alessandro affidò l’esame della vertenza a tre car- 
dinali che, assentendo le parti, decisero in via di transa- 
zione, che il vescovo ed i canonici potrebbero celebrare le 
esequie ai defunti insieme ai monaci nella chiesa è nel Ci- 
mitero di S. Michele, che la chiesetta in quello innalzata 
verrebbe abbattuta, che quanto in essa era stato dai cano- 
nici collocato i medesimi avrebbero potuto esportare, che i 
canonici avrebbero diritto a macinare il grano nei mulini 
del monastero prossimiori alla città, ma solo quanto era ne- 
cessario al loro personale consumo ed a quello dei loro ser- 
vitori. Papa Eugenio con Bolla data in Sotri nel maggio 
1145, nella quale si espone lo stato della questione e la 
decisione dei delegati apostolici, ratificò la sentenza e la 
pace fu per qualche tempo ristabilita C 1 

Ma non passarono molti anni che nuove cause a dissensi 
insorsero fra capitolo e priorato. Nel 1177 le parti av- 
verse elessero ad arbitri il vescovo Stefano ed i consoli 
della Città. 

I canonici muovevano lamenti perchè i monaci entravano 
nella chiesa Cattedrale coll’ incenso , coll’acqua benedetta e 


(1) Doc. 15. 

Mi*. S. II, T. Vili. 9 


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34 


■. CAI8 DI PIBBLA8 


gli abiti sacerdotali, celebrandovi i funerali ai defunti. Ri- 
spondevano i monaci non altrimenti che i loro contraddittori 
aveano altra volta risposto, tale essere l’usanza quando i 
fedeli ne esprimevano il desiderio. Ma il vescovo Stefano ed 
i consoli Arnaldos de la Porta, Altionus, Quii. Trentamoia, 
Rainaldus Amedeus, Guil. Locar decisero che al Priore di 
S. Michele non spettava tale diritto per i religiosi defunti 
che però sarebbe stato loro concesso purché in presenza del 
vescovo o del suo vicario e secondo i riti dei benedettini e 
dei Santi Padri : per gli altri parocchiani i funebri sarebbero 
celebrati col concorso dei canonici e dei preti ; che qualora il 
decano del capitolo, un canonico od alcun loro cappellano 
fossero stati invitati a celebrare la messa , questi l’avrebbero 
cantata all’altare di S. Giovanni ed il Priore coi suoi monaci 
a quello di Santa Maddalena, in guisa tale che nè gli uni nè 
gli altri la cantassero all’altare di S. Michele o di S. Pietro; 
se però i soli monaci erano invitati a celebrare questi fune- 
rali, era lor diritto di celebrare la messa all’altare di loro 
scelta. 

Avrebbero pure avuto per lecito di fare sepolture nel 
loro monastero senza l’intervento dei canonici, purché in pre- 
senza del vescovo o del suo vicario. 

Cosi fu sentenziato dagli arbitri, come dall’atto redatto 
dal notaio Gelonio nel giugno 1177 Ma tre anni non 
erano ancora trascorsi che si venne a nuove contestazioni. 
L’abbate Raimondo ed i canonici comparvero innanzi al Car- 
dinal Manfredo, vescovo di Preneste, Legato in Lombardia e 
costui, assunto consiglio da Guidone vescovo di Savona, 
dichiarò che era venuto a sua conoscenza che i monaci can- 
tavano talvolta messe funebri nel medesimo tempo che il 


(1) Doc. 22. 

34 


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1 CONTI DI VXNTIMIQLM 


35 


vescovo «d i canonici, eoo molto scandalo , rumore e divisione 
dei fedeli, diceva inoltre ciò succedere a solo fine di pun- 
tiglio fin dal tempo in eui i dissensi erano cominciati. 

I monaci appoggiavano il loro dire presentando testimo- 
nianze che provavano l’antica usanza ; i canonici muovevano 
pei speciale lagnanza del ricevere die facevano i monaci, i 
fedeli nella loro chiesa a Natale, a Pasqua, a Pentecoste, mal- 
grado fossero tutti parrochiani della Cattedrale. 11 vescovo 
a sua volta muoveva rimprovero ai monaci perchè quando 
egli si recava nella loro chiesa per la benedizione delle 
Palme, essi non lo ricevevano in processione. 

II Legato del Papa decise che quando il vescovo od il 
suo vicario cantavano, i monaci non principierebbero la messa 
che dopo l’oblazione; che quando sarebbe un canonico, essi 
potrebbero cantare contemporaneamente, colla condizione però 
che i canonici fossero all’ aitar maggiore ed i monaci agli 
altri, ma a bassa voce in modo da non recar disturbo ai ca- 
nonici ; quanto alla domenica delle Palme i monaci dovevano 
ricevere il vescovo processionalmente, col suono delle cam- 
pane, offrendogli l’incenso e l’acqua benedetta e preparan- 
dogli l’ostia da consacrare e gli abiti pontificali. I fedeli 
avrebbero avuto facoltà di far le proprie devozioni alla chiesa 
di S. Michele, ma a condizione che con ciò non si derogasse 
ai diritti parocchiali. Il 15 gennaio 1181 papa Ludo pub- 
blicò una bolla O ratificando la deliberazione suddetta. 

È questo l’ultimo atto di tal genere che possediamo e 
con esso pare fossero terminati i dissapori fra i canonici ed 
il Priorato di S. Michele. 

Di assai maggior mole furono le querele insorte col Co- 
mune di Yentimiglia. 


(1) Doc.24. 

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B. CAIA DI HBRLA8 


I Confini stabiliti dalle diverse carte di donazione per la 
signoria di Seborga e per gli altri possedimenti del monastero 
nelle vicinanze di Ventimiglia eran così lungi dall’esser chiari, 
che le difficoltà cominciarono fin da quella remota età e si 
può dire non ebbero fine se non quando la Repubblica di 
Genova e la città di Ventimiglia si trovarono riunite agli Stati 
dei Re di Sardegna. 

Noi troviamo fin dall'anno 1152 0) una sentenza in 
favore del Priorato, data dai Consoli di Ventimiglia, in cui si 
fissano i limiti dei beni di esso all’ isola dei Gorretti. 

Nel 1156 ( 1 2 ) un’altra sentenza dello stesso genere contro 
certi abitanti di Ventimiglia che possedevano beni in pros- 
simità di qnell’isola. 

Finalmente nell’anno 1177 i Sindaci e gli abitanti, forse 
resi più audaci da occulta assistenza della Repubblica Ge- 
novese, pretendevano che il paese ed i particolari di Seborga 
facessero parte integrale del loro territorio e ohe in tal qua- 
lità fossero soggetti alla loro giurisdizione e dovessero con- 
tribuere in obsequiis et avariis dictm universitaMs. 

Gli abbati di Lerino non volevano riconoscere tale pre- 
tesa e sostenevano invece che il castello di Seborga, Pan- 
nesso territorio ed i suoi abitatori dipendevano unicamente 
dall’Abbazia di Lerino, sicut dicto monasterio donatum et 
terminatum fuerat per dominimi Guidonem quondam co- 
tnitem et dominimi Vintiiniliense et dicti castri de sepul- 
chro; essi dicevano ancora che tutte le terre, case, mulini, 
giardini che stendevansi dalla porta del lago di Ventimiglia 
fino al Podio, Apio, Cogalono e la Roya, come pure i canali 
dalla porta del lago alla Bevera, erano dipendenza dell’Ab- 


(1) Doc. 16. 

{i) Doc 17. 

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1 CONTI 01 TVmMiaUA 


3 1 


b&zia.di Lerino e dovevano essere unicamente alla sua giu- 
risdizione sottomessi. I Sindaci negavano che l’Abbazia avesse 
il menomo diritto di giurisdizione ed anche in parte quello 
£ proprietà. Dalle qni formolate pretese delle parti avver- 
sarie facilmente s’intenderà l’importanza vitale della que- 
stione insorta. Dopo vari litigi fu concordato un arbitrato. 
11 vescovo ed i consoli riuniti a pubblico parlamento, uditi 
vari testimoni, ed esaminati gli atti e titoli dai monaci pro- 
dotti, emanarono sentenza scritta per mano di Guglielmo di 
Sarzana assistito da quattro altri notai. Questa fu favorevole 
all’Abbazia. Si stabiliva che i possessi del castello di Seborga 
celle soe dipendenze aveano principio al sommo del Monte 
Negro e nel sito detto Elesebella e che seguivano indi il 
vallone del monte fino al passo del Gargo, poi per Bocca - 
scura, il passo di Lalona, il vallone di Batalho fino al ter- 
ritorio di Junco. Quanto era fra questi limiti compreso, era 
dominio e giurisdizione dell’Abbazia di Lerino e per nulla 
aveano da dipendere dal Comune di Ventimiglia; il possesso 
di Massatorta era pure dell’Abbazia, toltone il diritto al pa- 
scolo a favore di quei di Yentimiglia nei siti incolti ; in 
quinto alle terre ehe l’abbate diceva estendersi fino al Podio, 
Apio, Cogalono, e la Boia, coi molini, prati, giardini, terre 
colte od incolte che stavano fra la porta del lago e le rocche 
di Paramara e lungo la via che esisteva al disopra della 
chiusa dei molini di S. Michele e sotto S. Stefano e verso 
Belino, come pure tutte le case, campi, orti dell’Oliveto di 
S. Michele alle mura di Yentimiglia erano di appartenenza 
dell’Abbazia, all’eccezione sola dei fondi di Santa Maria e 
di S. Stefano. L’Abbazia aveva poi il diritto di prendere 
l’acqua d’irrigazione a mezzo di acquedotti ove meglio le 
tornava conveniente, dalla porta del lago alla Severa. In 
quanto agli altri possedimenti dell’Abbazia indicati a dieta 
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3 


B. CAT3 DI PItRLAS 


via et supra versus montem la sentenza diceva essere di 
coloro che in allora ne erano al possesso, quas kabueruht 
in cambium prò Massatorta, nisi dbbas de illis aliud prò- 
baverit 0). 

Ci è parso utile cosa il render conto particolareggiato 
di questa sentenza, perchè essa ci dà una idea della grande 
distesa che aveano i possedimenti del Priorato di S. Michele 
e perchè èssa fu di una grande importanza per accertare i 
suoi vari diritti. 

Noi abbiamo ancora sn tali questioni nna sentenza del 
1248 ed una convenzione del 1460. 

Altri contrasti pochi anni prima, nel 1174, erano anche 
stati fra i monaci -e un certo Merlo di S. Perno per beni 
siti in territorio di Yallebuona ed i Consoli di Yentimiglia 
avean sentenziato in favore dei primi, rappresentati dal 
priore Gioflredo di Scrocs^. Cosi pure nel 1192 il priore 
Alberto area ottenuto un favorevole giudicato contro Corrado 
Nonclar per una vigna sita in territorio d’Aurignana e per 
l’usurpazione di una strada alle chiuse dei mulini e del- 
l’acqua della Roya alla chiusa dell’isola dei Gorretti 

Si fu in questo tempo che il conte Ottone di Yentimi- 
glia e Laugiero, abbate di Lerino, fecero una permuta di 
beni : 1 2 3 4 ), che paiono esser stati di un certo rilievo. L’abbate 
cedeva al conto e rinvestiva di quanto dal Priorato di S. Mi- 
chele possedevasi de comptile ( 5 6 ) nel contado d’Albenga, dal 
Rio Armena (®) fino alla Prea e dai gioghi al mare, posse- 
dimenti che il priorato teneva dalla liberalità (heìemosmam) 


(1) Doc 23. 

(2) Doc. 20. 

(3) Doc. 26. 

(4) Doc. 21. 

(5) Giurisdizione feudale. 

(6) Arma. 


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I CONTI DI VHffnHISLU 


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degli antenati del conte Ottone. Questi a sua Tolta rilasciava 
loro.il possedimento compreso fra la Chiusa e il Caravan, e 
la metà dei prati siti presso alla Boia al di là del ponte. 
Questo atto è scritto dal notaio Celonio nel marzo dell’anno 
1177. 

Per un lungo intervallo di anni non si hanno orjnai altre 
largizioni da annoverare. I nostri documenti ci danno però 
un testamento fatto nell’anno 1264 (*) da certa Gnglielmina 
Vixdomina e sebbene i lasciti in esso enunciati non sem- 
brino cospicui, pure l’atto è abbastanza curioso come studio 
degli usi del tempo. Gioverà notare fra gli altri legati quello 
all’opera del ponte di Ventimiglia, di cui del resto già ci 
era nota l’ esistenza fino dal 1177. 

Altre atto d’importanza pare non fosse fatto in quel- 
l’epoca all’infuori di alcune permute o vendite di poco ri- 
guardo e di moltissimi contratti enfiteutici di case e poderi 
in Ventimiglia e nei dintorni : contratti però che per l’incuria 
dei monaci riuscivano il più spesso di danno anziché di be- 
nefizio ai medesimi. Cosicché il pontefice Urbano III cer- 
cando a togliere simili sconcerti nell’anno 1187 mandò ai 
monaci di Lerino una bolla ( 1 2 ) che concedeva potere al priore 
di prendere ad esame le vendite e le concessioni enfìteutiche 
di ogni specie che si eran fatte dai predecessori, con facoltà 
di annullarle se alcuna disposizione fosse trovata contraria ai 
diritti dell’Abbazia. 

Anzi più tardi, nel 1278, l’abbate di Lerino Pietro e il 
Capitolo < 3 > proibirono formalmente a tutti i monaci di vendere 
o di prender parte a vendita o permute di beni del Priorato 


(1) Doc. 29. 

(2) Doc. 26. 

(3) Doc. 31. 


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M. CUI 91 nifeLAS 


di S. Michele, cunt permutati o ipeius ecclesiae in grom- 
mine importabile nostro monasterio ver ter «tur. E la gravità 
dei fatti che doreano saccedere a tale proposito ci si addi- 
mostra da qaella delle penalità minacciate dal Capitolo in 
caso di disubbidienza dei monaci ; questi se riconosciuti col- 
pevoli saranno scomunicati , privi delle cariche e vantaggi 
monastici ed anzi saranno eiiciendos nulla spe reversioni 
aliqua reservata. 

Infetti sebbene questi atti inconsulti dei monaci non 
presentino interesse ad esame per noi, pure cagionarono 
per quelli interminate usurpazioni e confusioni di proprietà. 
I concessionari poco a poco cessarono di pagare le annnalità; 
i monaci tralasciarono prima di fer valere i loro diritti e 
finirono poi nell’ignorarne la massima parte. E ciò non solo 
a Yentimiglia, ma eziandio a Seborga, ove gli abitatori di 
Vallebona andarono man mano impossessandosi di molte 
terre ai limiti del territorio di Seborga e del Cuneo e i 
monaci dovettero iniziare allora inutili rivendicazioni, come 
fra poco si vedrà. 

Tali furono le cause che condussero poco alla volta i 
monaci di S. Michele a perdere la maggior parte dei beni 
del Priorato. 

Ma è tempo che la nostra relazione ritorni di vari anni 
indietro specialmente per Ventimiglia; poiché mentre i monaci 
litigavano coi canonici del Duomo per le cerimonie del culto, 
e contro il Comune e gli abitanti per proteggere diritti e 
beni dai vecchi Conti loro concessi , questi medesimi e la loro 
città si vedeano addensare intorno quella procella che in 
breve rovesciava la potenza quasi sovrana dei Conti di Ven- 
timiglia, imponeva alla loro città il giogo genovese, l’umilia- 
zione della sconfitta, il sorgere delle due fazioni. 

Si svegliava in quest’epoca l’ambizione della ftepub- 

*o 


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1 dOMTf DI VlNTIMtQLU 


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Mica Genovese. Essa rivolgeva avido lo sguardo su tutta la 
Rivista e fino ai lidi di Provenza, dappoiché il prestigio della 
marittima possanza era divenuta la meta d’ogni sua impresa. 
Guerre, alleanze, trattati di pace, tutto per lei era tappa 
alla via dm si era tracciata. Yeatimiglia per la prima dovea 
diventare avanposto alle conqniste cui agognava e i pretesti 
erano facili a trovarsi. Le cronache Genovesi narrano come 
nel 1130 là Repubblica cominciasse ad innalzare una torre 
al di là di S. Remo, come in luogo di sua giurisdizione, per 
la dipendenza di quella regione dalla chiesa di S. Siro di 
Genova. 1 Conti di Yentimiglia pretendevano alla lor volta 
una specie di vassallaggio sulle terre di S. Remo, malgrado 
le antiche loro donazioni. Abbiamo già citato diplomi del 
362 e del 1038 che dimostrano quella antica dipendenza. 
Aggiungeremo qui die nel 1100 essendo nati contrasti per 
le decime fra il Priore di S. Lorenzo di S. Remo e gli 
aiutanti i Consoli di Genova presentarono al conte Oberto di 
Yentimiglia le querele degli abitanti e questi emanò la sua 
sentenza in proposito, nella città di Yentimiglia, in Curie 
corniti 8 Roberti, alla presenza di Umberto di Magro suo 
giudice, del Priore di S. Lorenzo e dei Consoli di Genova. 
Egli fu di nuovo arbitro nel 1124 insieme al vescovo di 
Genova, Sigelfredo, fra le medesime parti e pronunciò la sua 
sentenza in S. Remo presso alla Chiesa di S. Siro W. 

Ma ora i conti Raimondo e Filippo, di quel ramo che 
avea principalmente i suoi dominii verso quei confini, videro 
nella costruzione di quella torre una minaccia alla loro indi- 
pendenza, ed armati i vassalli cercarono di viva forza oppor- 
vi». Nulla bramava più la Repubblica che m «imil letto. 
I due fratelli sorpresi a tradimento e fatti prigioni vennero 


( 1 ) Lib. tur. Reip. Jan . 

tl 


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B. 04*8 SI Ptntut 


condotti a Genova. Furono trattati con ogni riguardo, ma 
si dichiarò loro che non avrebbero ricuperata la libertà, se 
prima non giuravano fedeltà alla Repubblica. E furono co- 
stretti questi fieri e possenti signori a piegar per la' prima 
volta l'orgoglio loro e a sottomettersi alle pretese dei Ge- 
novesi. I loro vassalli di Baiardo , Poypino furono ancor essi 
costretti a recarsi a Genova ed a giurare eguale fedeltà. Sdo 
allora i Conti . di Yentimiglia furono liberi di far ritorno ai 
propri Stati. Ma ridottisi appena al sicuro nei loro castelli, 
rialzarono il capo e protestando non esser tenuti a mante- 
nere quanto per violenza avean promesso, presero ad affor- 
zarsi, sbarrando i loro castelli, armando i vassalli e cercando 
a tirar dalla loro gli altri Conti di Yentimiglia loro cugini, 
ai quali l’atto arbitrario dei Genovesi era al tempo stesso 
insulto e minaccia. Ma sventuratamente malgrado l’estesa 
dei loro dominii e la lontananza della città di Genova su 
cui facevano a fidanza, i Conti di Yentimiglia non erano di 
forza a sostener lotta colla potente Repubblica. Questa d’al- 
tronde ebbe cura di cerearsi alleati sul suo passaggio onde 
non correre pericolo di vedersi tagliata la ritirata in caso 
d’insuccesso. Fe’ alleanza coi Marchesi di Savona. Hec est 
concordia inter marchiones filios Bonifacii scilicet Man- 
fredum et Ugonem et Anseìmum et Henricum et Ottonem 
et populum Januensem . quod marchio Mayfredus ad pre- 
sene débet esse in exercitu cum Januensibus cum centum 
militibus et cum mille pedestribus . siue Saonensibus . Na- 
bolensibus . C) et Albinganensibus ad acquirendum Vinti- 
milium et comitatum eius ubicunque pertineat ad comi- 
tatum cum proprietate comitis ab armedano in iussum . et 
quod pertìnet de Bucano, ad comitatum tali modo ut de 


(1) Noli, 


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i COSTI AI TlNTWrOLU 


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predibfo rebus débet esse medietas consulum januemmm 
et medietas marchionum etc. Alla città di Ventimiglia fu 
poste assedio dal lato di mare e da terra. I suoi abitatori 
si difesero con energico valore ed a lungo, ma nel mese 
d’agosto (1140) si videro astretti a schiudere le porte ai 
vincitori. Questi, occupata la città, spogliarono i conti d’ogni 
autorità e cominciarono immantinente a costruire un forte 
castello che tenesse in briglia la città e li rendesse padroni 
al posto degli antichi suoi conti. 

La loro sovranità sui lidi del Mediterraneo è da que- 
st’ora al tutto terminata, non rimane loro che a sottomet- 
tersi ai Genovesi e prestando ad essi omaggio , provarsi a 
ritenere un ombra di essa. Sul fine di questo mese Oberto, 
conte di Yentimiglia G), sottomette alla Repubblica a titolo 
di donazione e di transazione quanto egli possedera nella 
città e nel contado il giorno in cui Yentimiglia si è arresa 
airarmi della Repubblica. I Genovesi vogliono anzi umiliare 
e sottoporre pienamente quei potenti signori e li costringono 
a iurare habitaculum J anime et compagnam secundum con- 
suetudinem comitum et marchionum . fitti eius debent in 
J arnia uxores accipere et filiae eius virutn . si convenien- 
ter secundum illarum honestatem facere poterint. 

Nel 1146 i Genovesi profittano della loro posizione 
e quei di Yentimiglia sono obbligati a partire sulle loro 
galee per combattere i Saraceni sulle coste di Spagna. I Ven- 
timigliesi si comportarono da prodi e Genova per render- 
seli più ligi li rimunerò di vari privilegi, fra cui potestatem 
emendi et vendendi in civitate Januae . hanc vero tandem 
fecerunt quia honorifice in exercitu Almarie et Tortuose 
se hdbuerant. Nel 1157 Guido Guerra, conte di Venti- 


ti) Doc. 14. 
>43 


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4i 


*. <u» W Pt»w*w 


miglia (1 >, donò ai Genovesi i paesi di Roccabrana, Oerhje, 
la Penna'» Castiglione, Sospetto, Broglio, Saorgio, Tenda ed 
altri; al tempo medesimo, con altro atto < 2 ', preste gira- 
mento di fedeltà e vassallagio e tal giuramento si obbliga 
pure a far prestare dagli uomini tutti da sé dipendenti,, 
mentre la Bepubbliea a sua volta gli concede rinvestitura 
di questi feudi fino allora patrimonio di sua casa. 

Questo medesimo Guido Guerra (di cui il nome prove- 
niva da sua madre Armellina, figlia del eoute Guido Guerna, 
dell’illustre famiglia dei Guidi di Toscana) era forse stato 
costretto dalla Bepubbliea a sposare una genovese, poiché 
troviamo aver egli avuto in isposa Ferraris, figlia di Gnelfo 
d’AIbizzola marchese di Sezzè, discendente dal marchese An- 
seimo, figlio d’ Aleramo. Era questa la seconda alleanza ma- 
trimoniale fra le due famiglie, poiché già il conte Ottone, suo 
antenato, avea sposato Bonella, nipote detto stesso marchese* 
Anselmo. Ferrarla pure era stata vittima del despotismo 
genovese. 

Bimasta orfana iu giovine età avea dovuto sottoporre 
i suoi averi alla città di Savona onde sottrarli airamfriwflpe 
dei Genovesi, cope ce lo dice quest’atto del 1136. Ego 
Tederada , filia q. domini Coste, et Ferrarla, fitta q. Welfi 
marehionis , promitto et dono vebis Saonensibus maioribus 
et minoribus castelliti n Albisole . Et Ferrarla non accipiet 
maritata sine voluntate consulti m qui lune erunt siue Con- 
silio honorum hominjtm Saone in bona fide sine malo in- 
genio, Et hdbeant duos homines in turri si voluerint et 
uni victualia tribuam , quos sopra legitur iuravi et filia 
ma Ferreria ìi» ciò malgrado dopo tre anni essa dovette 


(1) Doc. 18. 

(2) Doc. 19. 

(3) Lib. jur. Retp. Jan. 

a 


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I CONTI DI VKNTIMIGLU 


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sottomettere ai Genovesi questo Castello d’Albizzola, obbli- 
gandosi a non alienarlo per vendita o dono e di recarsi ad 
abitare nella città di (Genova. 

Di questo Guido Guerra rimane ancora un altro docu- 
ménto conservatoci dal GioSredo nella Nicea Civitas. In esso 
egli rimette al vescovo di Nizza il diritto d’albergo del 
castello di Drappo che era in suo potere per pégno di 500 
scudi' dovutigli da Raimondo d’Arles. Egli promette di tenere 
quel vescovo sotto la sua protezione, non che i suoi vassalli. 
Ti si fa menzione della moglie Ferraria che dà il suo con- 
senso. Ciò nell’anno 1164. 

Venti anni erano trascorsi dacché Guido eràsi sottomesso 
ai Genovesi, e noi vediamo Ottone di lui fratello dover forno 
altrettanto. Alli 5 sett. dell’anno 1177 egli cede loro Roc- 
eabruna, Gorbio, Poipino (*>. Egli diede loro rinvestitura 
nomine feudi, per baculum quem manu teneo protestando 
del suo buon volere verso la Repubblica come verax et fidèlis 
vassaUus salva fidelitate Friderici Romani Imperatorie. Dal 
canto loro i consoli dicevano : Reddimus in feudmi titn et 
herediìms tuis castra omnia que prò nos ipsis dedisti in 
feudum e promettevano di essere per lui boni domini P). 

A tali miserande condizioni eran dunque in quella età 
ridotti i Coirti sovrani di Ventimiglia, a tale era cresciuta 
la possa della Repubblica Genovese! I monaci di Lerino, 


()) Sito nella valletta di Carey presso Montone e menzionato negli 
statuti di Montone del J 516, di cui l’originale in codice membranaceo 
esiste nella Bibl. del Re in Torino. Forse nn altro castello collo stesso 
nome esisteva nel sito detto Capo Fino fra S. Remo e Boréighera presso 
Baiardo e Ceriana. Su questo monte esistono rovine che paiono essere 
state di notevole importanza. Questa rocca fu distrutta nel t3H>, i suoi 
abitatori dispersi costrussero un nuovo paese detto la Colla verso il 1400 
e nel 1491 vi si innalzarono la parrocchia e tolti cfr difete*. 

I?) Lib 'r ivr. Reip . Jan, 

& 


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E. CAIE DI PIBRLAS 


essi pare, sia per mettersi nelle loro grazie, sia per avere 
una salvaguardia oontro i Saraceni donavano nel 1181 &i 
Consoli di Genova, nomine feudi medietatem msuiae sanctae 
Margaritae (prossima a quella di S. Onorato) prò castro 
edificando et burgo in ea videlicet parte in qua competen- 
tius construi poesit ad habendam et tuendam quiete prò 
Com.jan. in perpetuum; tali modo videlicet quod tota in- 
sula, excepto territorio in quo castrum et burgum construi 
debeat, per comunes amicos dividatur ' l) 2 . 1 Genovesi pren- 
devano cosi sotto loro protezione l’Abbazia di Lerino contro 
tutti , ma specialmente contro i Saraceni. 

Anche dall’Abbazia di San Ponzio presso Nizza essi 
ottennero nel 1197 consimili favori Si è una notevole 
parte del territorio di Monaco di spettanza di quell’ Abbazia: 
quartam partem prò indiviso in qua parte voluerit totius 
podii de Monacho : i Genovesi doveano garantire e difendere 
totum aliud ius quod predietum monasterium ibi habeat e 
la chiesa, che ivi col tempo si fosse costrutta, sarebbe stata 
sotto la giurisdizione dell’Abbate di S. Ponzio. 

Perfino dal comune di Peglia essi ottengono quel po’ 
che posseggono in monte Monaci, sive in podio faciendttm, 
tabulai quinquaginta. 

Cosi con quella tenacità di propositi propria del loro 
carattere essi Genovesi allargavano le loro dipendenze e sta- 
vano per prendere intiero possesso di quella posizione stra- 
tegica formata da quello scoglio, su cui dovea poi edificarsi 
la città di Monaco, punto d’attacco e di difesa per Venti- 
miglia già loro e per Nizza che miravano a conquistare. Su 
quella rocca aveano anzi alcuni anni prima, nel 1174, otte- 


(1) Liber tur. Reip. Jan . 

(2) Doc. 27. 

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I CONTI DI T1NT1MISLU 


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nato facoltà di porre un castello stringendo alleanza col 
Conte di Tolosa ohe area patteggiato fra altro: Item do 
voèts similiter nomine communi» Januae Salina» de Bacco 
Podium quoque et montem Monachi cum sui» pertinentiis 
ad meastellandum et quidquid volueritis precario nomine 
facienduvt etc. Similiter vobis dono et nominatim cum ca- 
stro 'Burine et eia» territorio. Item simili modo do vobis 
medietatem Nido» W, salvo et excepto posse Guglielmi Bi- 
cherii et nepotum quod eis in integrum excipiemus per 
omnia et conservamus Questa alleanza rimase priva di 
conseguenze, ma l’anno 1191 l’imperatore Enrico 11 smezzo 
di legato imperiale fe’ loro concessione intera di Monaco: 
possessionem corporalem podii et montis Monaci et portus 
etusdetn et terrae adiacenti» territorii ad castrum et burgum 
Deo propilèo aedificandum et perpetuo habendum et in feu- 
dum tenendum ad honorem imperii et profitum et utilitatem 
Gom. Januae. Ne fa preso possesso. Per podium illum Mo- 
nachi deambulaverunt circumquaque superius et infra in- 
sieme ai legati imperiali e ne furono investiti a feudo del- 
l’Impero per ratnos olivarum. Ma i Conti di Provenza riu- 
scirono per lungo tempo ad impedir loro il costruirvi borgo 
o castello, specialmente per la dipendenza di Monaco dalla 
Turbia i di coi signori eran vassalli loro. 

Questo punto ci è provato da atto del 26 luglio 1245 
che qui abbiamo creduto opportuno il rapportare < 1 2 3) per 
essere il medesimo, solo indicato dal Gioffredo nella storia 
delle Alpi Mar. Per questo atto passato innanzi ai delegati 
degli abitanti di Monaco, agli ambasciatori di Genova, al 


(1) Non sarebbe forse Hixia, Isia, Eza, feudo in appunto allora tenuto 
anche dai Richieri. 

(2) De Turris. Chirologia. 

(3) Doc. 33. 


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E. CAIS DI PIER LAS 


Castellano della Tnrbia e di Salomone, giudice di Nizza per 
i Conti di Provenza, quei di Monaco riconobbero la loro di- 
pendenza da Eostagno e Forando d’Eza, signore della Turbia, 
per i diritti di pascolo , di banno di far la legna, ed altri. 
Finalmente nel 1215 i Genovesi cominciarono a fabbricare 
il loro castello , come ce lo narra il cronista Oggero Pane : 
in mense junio serto die Fulco de Castello cum pluribus 
nobilibus civibus ivit cum galeis tribus et aliis lignis por- 
tantibus lignamen et calcinam et ferramenta multa ad 
podium Monachi et decimo die junii castrtm edificare ce- 
perunt et antequam redirent ad proprium aedificarunt 
turres quatuor et murum in circuita altitudine palmo- 
rum XXXIII. Essi ottennero poi nel 1220 dall’impera- 
tore Federico la conferma di Monaco e della facoltà di co- 
struirvi una fortezza ; concedimus eidem comuni ut liceat eis 
edificare et edificatum tenere et habere castrum videlicet 
super portum Monachi ad honorem Imperii et utilitatem 
Comunis Januae. 

Anche colla stessa città di Nizza la Repubblica di Genova 
avea stretti patti obbligando quella ad hostem et cavalcatam 
faciendam et collectam morie dandam et januensem com- 
pagnam. 

Che potevano fere in siffatte condizioni di cose i Conti 
di Yentiraiglia e la loro antica città ? Erasi questa rivolta 
verso i Conti di Provenza quando gli affari dei Genovesi 
pàrean meno favorevoli, ma con poco buon frutto. 

I Conti essi pure abbandonavano poco alla volta i loro 
possessi presso la città e l’ombra di giurisdizione che si era 
loro lasciata. 

Cosi li 8 settembre 1185 il conte Ottone fratello di 
Guido cedeva e confermava al Comune di Ventimiglia i di- 
ritti e privilegi che già gli erano stati concessi dal fratello 

49 


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I CONTI DI VBNTJMtOUA 


49 

tifo presenza dell’Imperatore e «he ora si riconosceva im- 
potente a proteggere. 

I suoi figli fogliamo ed Emanuele furono bersagliati da 
sventura, in guerra coi Genovesi, assediati in Yentimiglia; 
poi in discordia fra loro , e perciò or l’uno or l’altro, ora 
alleato or nemico dei Genovesi. Guglielmo nel 1217 cede 
la metà di Pigna e del Maro, tutta Roccabruna e in parte 
Pieve, Aurigo e Val di Oneglia dal Monte Arasio sino al 
Rio di Taggia. 

Nel 1220 fa alleanza con Albenga, nel 1220 di nuovo 
eoi Genovesi. Inaomma una vera dissoluzione. Nel 1257 suq 
figlio Guglielmo proscritto dai Genovesi cedeva a Carlo d’An- 
giò i suoi dritti tutti sopra Tenda, Briga, Gorbio, Casti- 
glione, Castellare, oltre quanto era suo in Val di Lantosca 
e le sue pretese sul contado di Yentimiglia e specialmente 
su Roccabruna, Monaco, S. Remo e Ceriana. Questo trattato 
fa origine di lunghe contestazioni fra Genova e il Conte di 
Provenza. Si venne a transazione in Aix nel 1262. 

II figlioli Emanuele , Bonifazio, vendette la sua metà 
di Dolceacqua e si ritirò in Provenza. Emanuele, figlio di 
lai, sposò Sibilla d’Evénas di Signa e fu lo stipite dei Yen- 
timiglia di Provenza. 

Nell’altro ramo di Yentimiglia, Filippo, figlio di Enrico 
signore del Maro, Prelà, Lezinasco , Carrù ecc. fu anch’ esso 
in preda a molti sfortunii, alle scomuniche papali, all’ab- 
bandono dei suoi sudditi, alla necessità dell’ esilio. Ei passò 
in Napoli e Sicilia e ivi la famiglia dei nostri conti rifulse 
di nuova gloria. Suo figlio Enrico sposò Isabella, figlia di 
Ardoino signore di Gerace e d’isola Maggiore, e fondò la fa- 
miglia che al nome suo aggiunse questi titoli siciliani e fu 
tra le primarie del Regno. 

Un altro ramo ancora, quello di Pietro Balbo stabilitosi 
,49 

MI*. S. U, T. Vili. 4 


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60 


K. CAI8 DI PICRLA8 


a Tenda, quasi fra quelle montagne e fra fedeli vassalli fosse 
più al riparo della tracotante insolenza dei Genovesi , fu lo 
stipite della famiglia che oltre Tenda ebbe Briga, Limone, 
Alvernante e Castellar ; suo figlio Guglielmo Pietro impalmò 
Eudossia Lascaris della famiglia imperiale d'Oriente e un) al 
vecchio nome Ligure quello Greco col quale altamente s’il- 
lustrò la famiglia di Yentimiglia. Col nuovo nome di La- 
scaris essa fiori in varie parti delle Alpi marittime ed in 
Nizza specialmente, trasmise il feudo sovrano di Tenda alla 
discendenza di Renato di Savoia G), feudo passato poi per 
permute ai Duchi di Savoia: trasmise finalmente l’illustre 
sangue nella famiglia del grande statista italiano il Conte 
di Cavour. 


(1) Figlio del Conte Filippo di Bressa e di Libera Portoneri, detto il 
Gran Bastardo, sebbene dal Duca Emanuele Filiberto abilitato a succedere 
al trono. 


50 


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1 CONTI DI TONT1MIQLIA 


51 


CAPO IL 

Noi rivolgeremo ora i nostri sguardi a quella piccola terra 
di Seborga assai più tardi decorata dai monaci del titolo di 
principato e divenuto il dominio più cospicuo dell’Abbazia 
di Lerino in queste contrade. 

La guerra accanita contro i Conti di Ventimiglia mossa 
dai Genovesi or sordamente e per intringhi ed or coH’armi a 
riso aperto, come da noi si è già brevemente esposto, avea fi- 
nito col ghermire a quella famiglia l’avito potere sulla città e 
diminuirlo d’assai nel contado: ma al tempo stesso avea pure 
impedito il progredire prosperoso del Monastero di S. Michele. 
Ha come l’incuria dei monaci li avea danneggiati a Venti- 
miglia , così altre cause e di difficile riparo arrecavano danni 
assai maggiori ai loro poderi a Seborga. Erano usurpazioni dei 
possessori confinanti che occupavano terreni, che svellevano 
i boschi, che saccheggiavano i campi e ne derubavano i frutti, 
mentre l’autorità monastica, perchè lontana e perchè mona- 
stica, già fin d’allora provava difficoltà ad ottenere giustizia. 

Era però ovvio il ravvisare in quei fatti l’opera dei Ge- 
novesi che ogni altro potere in quelle contrade vedeano di 
mal occhio e mettevano ogni arte e usavano mezzi anche 
meschini pur di riuscire a scemarlo alquanto. Già varie volte 
aveano cercato di sottoporre i terrazzani di Seborga a tri- 
buto di denaro e di persona, come le altre terre vicine di 
loro dipendenza già pagavano. 11 monastero resisteva e noi 
troviamo nel 1272 una dichiara dal medesimo promossa W, 


(i; Doc. 30. 

a 


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B. 4AIS DI PfBRLAS 


52 

di sette testi che individualmente affermano con giuramento 
innanzi Simone Panzani, podestà di Yentimiglia, quod ca- 
strum sebuìcaris et territorium ipstus sunt ecclesiae sancti 
Mich. de Vintimilio pertinentis ad monasteriutn sancti hono- 
rati Lirinensis et quod omnis iurisdicio et omne dominitim 
ipstus castri expectant et pertinent ad ecclesiatn sancti 
Mich. iam dicti ed iuoltre dichiarano quod Com. Jan. et 
Com. Vìnci, sunt sine eo quod habeant aìiquam iurisdictio - 
netti in dicto castro subulcaris vel m eius territorio et quod 
hotnines dicti castri sunt et fuerunt Uberi et immunes ab 
omni mandato et banniniento Com. Jan. et Vinci, et sentper 
fuerunt inrequisiti ire in exercitu eorutn. 

Pare che Genova e Yentimiglia dovessero rinunziare a 
queste loro pretese poiché alcun altro atto su tale proposito 
più non s’incontra. 

Fu verso quest’epoca, nel 1288, che i monaci a meglio 
teneri le possessioni già loro in Seborga, comprarono ivi per 
il prezzo di 28 lire genovesi un podere detto La Braia < l) , 
e questo colla casa abbaziale conservò tal nome lino ad 
oggi e servì di residenza al podestà e ai monaci e fu 
anzi il palazzo della Zecca quando questa vi fu più tardi 
stabilita. 

Ma la decadenza dei religiosi era allora principiata e la 
situazione finanziaria di essi non dovea esser troppo florida, 
da quanto ne risulta dai documenti. Essi avean dovuto con- 
trarre un imprestito e dare anzi a pegno la loro signoria di 
Seborga ad un certo signor Tedisio Tana , probabilmente di 
Ghieri. Per pagare alla scadenza questo debito di 6 lire 
genovesi e per svincolare Seborga avean avuto ricorso al 
sacerdote Yivaldo Grassino, cappellano della Chiesa di S. An- 


(I) Doc. 32. 


52 


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I OONTI DI TXNTMIOLU 


63 


tomo m Genova, che avea dato tale somma ad imprestito con 
obbligo verbale dei monaci; nel 1298 il priore Sycard lo 
rimborsava O). 

Xa non passarono molti anni senea che di nuovo fossore 
costretti di indebitarsi. Si rivolsero ai marchesi Doria per 
messo del priore Ugo Baymondo nel 1817 t 1 2) . Questo fatto 
è giunto fino a noi per la cessione di questo credito di 
190 lire genovesi fotta nel 1345 dal marchese Monello 
Doria di Doleeaqua al proprio fratello Oliviero, marchese 
Apricele. 

Ma i debiti del monastero in quel frattempo non facevano 
che aumentare e la miseria degli abituiti di Seborga erari 
fotta tale che era necessità il provvedervi a qualunque costo. 
Cori nell’anno 1584 i buoni religiosi per venire in aiuto ai 
loro vassalli e poter sopperire alle proprie strettezze risolsero 
di contrarre nuovamente un oneroso imprestito. Lo contrai* 
tarano colla Repubblica stessa di Genova, veri, insti ac finiti 
pretti scutorum mille auri in auro Italiae boni auri iuxti 
penderà ac stamparum. 11 reverendo D. Benedietus de Te* 
netys, abbate della Congregazione di monte Cassino e An- 
tonio da Nizza, decano celerario di quel monastero, per gli 
uni e Giac. de Franchis e Battista Negroni per gli altri, fe- 
cero questo contratto. 

Il monastero dichiarava, quod incUget aliquibus pecu - 
niarum summis prò subventione urgentium necessitatavi 
eerundem nec non et prò suffragio subditorum dicti Ab* 
batis conventus et monasteri * dicti loci Sebolci. Esso pro- 
metteva alla Repubblica un censo annuo di 50 scndi d’oro 
e, a garanzia, ipotecavano la terra di Seborga con ogni suo 


(1) Doc. 33. 
(2; Doc. 35. 

(3 


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54 


t. CAli Dt PICRLAS 


diritto: Locum subulci seu sepulchri cum eiue territorio et 
districhi, eiusdemque dirictum dominium, tam in spiritua- 
libus quam in temporalibus, nec non et fortalitia, villas, 
terras, territorio et pertinendas quascumque, cum homi- 
nibus, vassailis, omagHs, vassalorumqu* redditibus, angarijs, 
perangarjfs, fructibus, introitibus, censibus, dedmis , alber- 
garne, domibus, edifici js, terris, pratis, hortis, montibus, 
planis, nemoribus, molendinis tam a grano quam afa àteo, 
communalibus, gabellis, dacitis, pedagijs, passibus, pascuis, 
franchtcijs, immunitatibus , privilegijs regalibus, acquis 
acquar umque decursibus, fluminibus, venationibus, pescodio- 
nibus et cum banco imtitiae civilis et critninalis ac mieto 
meroque imperio, gladij potestate. Nel caso in coi il mo- 
nastero non avesse soddisfatto al censo, la Repubblica avea 
diritto di pagarsi da sè, esigendo direttamente i redditi di 
qualunque specie da Seborga e infine di far sna l’intiera si- 
gnoria, beni e giurisdizione. Tali erano le condizioni del con- 
tratto , ma si trattava di soccorrere all’indigenza della po- 
polazione; ed infatti i monaci con atti del 29 luglio e 9 sett. 
di quell’anno imprestavano, patema pastorali ac patronorum 
duchi affectione, la maggior parte di quella somma indivi- 
dualmente a quasi ognuno dei terrazzani di Seborga, onde po- 
tessero alla lor volta pagare i propri debiti, quorum nexibus 
calde stringantur. Non fu poi che all’epoca della vendita di 
Seborga a Casa Savoia che questo debito fu estinto anzi 
perdonato a quel popolo sempre maggiormente impoveritosi. 

(Gioverà ora sapere quali erano i diritti che al monastero 
competevano sui loro vassalli. Si hanno su tale oggetto varie 
pergamene, ma ci contenteremo di arrecare un solo docu- 
mento come esempio, poiché sebbene le piccole differenze 
nell’esercizio delle decime che gli abitanti dovean soddisfare 
fossero questione di gran momento per loro e pel monastero, 

54 


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1 CONTI DI TENTI Mi OLIA 55 

l’enunciato dì esse nelle sentenze e transazioni non varia 
abbastanza, perchè noi di quelle differenze ci occupiamo con 
profitto. Ci siamo dunque contentati di trascrivere l’atto del 
3 dicembre 1894 (O. 

li Capitolo di Lerino riunito nella chiesa di S. Onorato 
ratifica quanto fu fatto dal priore di San Michele, Giovanni 
di Yentimiglia. Gli abitanti di Seborga si riconoscono ho- 
mòte dicti monasterii e si dichiarano tenuti a certe pre- 
stazioni, cioè alla decima del grano, orzo, fave e segala. Ri- 
conoscono il detto priore di S. Michele, finché sarà inve- 
stito di tale dignità, come loro signore, promettendo di nulla 
fere o lasciar fere contro di lui, e di difenderlo anzi con 
ogni loro potere. Il priore prometteva al tempo stesso di 
proteggerli, di non muover contro loro querele o giudizi , di 
non pretendere cosa alcuna oltre il pattuito, che per gli altri 
cereali, per i fichi, il vino, l’uva et aliis leguminibus, avreb- 
bero la più completa libertà nel disporne. Giuravano sul 
Yangelo di osservare questo patto. Tali erano le prestazioni 
ed obbligazioni del contratto, ma frequenti discussioni sor- 
gevano su di esse e il più delle volte a mezzo di transa- 
zioni anche temporarie si finivano, il priore fecondo sempre 
riserva dei vari diritti del monastero. Nel 1325 gli abitanti 
si obbligano a pagare la nona parte di ogni grano e frutta. 
Nel 1425 il priore e gli abitanti transigono per la de- 
cima sebbene il monastero pretendesse la nona. Nel 1439 
si fe altra transazione. Gli abitanti saranno tenuti, oltre la 
decima, a lavorare pel podere La Braia a ragione di due 
giornate per paio di buoi e per uomo al disopra dei 20 
anni. Nel 1475 altra transazione. Oltre questi concordati 
per le decime citeremo qui un atto del 1427 di prestazione 


(1) Doc. 36. 

55 


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66 


£. CAtS DI PIKRLAS 


d’omaggio e fedeltà da an tal Oberto Semeria di Prelà, ehe 
Orasi stabilito nel paese di Seborga, per sè e per i beni che 
ivi possiede; egli promette debitam et puram fidelitatem 
et homagiumi 1 '; poi l’atto di omaggio che gli abitanti pre- 
stano nel 1469 al ven. Fr. Nicolao di Yentimiglia d'Au- 
rigo, priore di S. Michele ( 2 3 . Giurano sul Vangelo di essergli 
fedeli e leali, promettono che non saranno causa che per loro 
fatto il detto priore perda la vita o un membro, impedi- 
ranno ogni atto che possa essergli pregiudizievole, denun- 
cieranno qualunque simil fatto che potrà da essi sapersi, 
manterranno i segreti che loro si affidassero dal medesimo, 
gli daranno buoni consigli e lo aiuteranno a conservare tutti 
i diritti ed onori che gli sono dovuti. 11 priore dal canto 
suo, dietro loro domanda, prometteva, ponendo tnanus stms 
super pectum suum per modum soìemni iuramenti, di non 
pretender da essi più della decima parte dei cereali, secondo 
la vecchia usanza. 

Oltre a queste rendite il priorato avea anche quelle pro- 
venienti dall’affittamento dei beni particolari del priorato in 
questa terra. Noi abbiamo trascritti due atti di locazione 
di quest’epoca 1405 e 1441. 11 primo si fa dal priore 
Pellizono( 8 \ 

Si espone in esso che non potondo il priore per cause 
giuste o ragionevoli e specialmente per la lontananza di quei 
beni sorvegliarli a dovere e di presenza, egli affitta a Giovanni 
di Ventimiglia, monaco di S.‘ Onorato, priore di S. u Maria 
di Virgys, tutti i beni e redditi del Priorato di S. Michele 
nella città e nella diocesi di Yentimiglia, per la durata di 


(1) Doc. 38. 

(2) Doc. 40. 

(3) Doc. 37. 


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CONTI DI YBNTtlIKJLlA 




nove anni, per il prezzo di 10 fiorini in ragione di 25 soldi 
per fiorino di Genova. 

Gol secondo atto Giorgio di Yen timi glia, priore di S. Mi* 
chele! 1 ), affitta a diversi particolari di Yallebuona e a Gio- 
vanni di Yentimiglia le terre, case e proventi specificati e 
siti in Seborga, fra i quali il podere della Braia, nonché 
le decime che gli abitanti devono al monastero ed il diritto 
alla metà delle bandite e pascoli di detto luogo e le pre- 
stazioni in natura con buoi e personalmente pel lavoro dei 
grani e delle viti ; così pure i diritti e proventi del podere 
di Massatorta e vari diritti di bassa giustizia. Erano eccet- 
tuati quelli di alta giustizia e quelli di podestarla. Il prezzo 
della locazione era fissato a 105 lire. 

Noi vedremo in documenti posteriori riprodotti con mag- 
giori particolari la specificazione dei redditi tutti del prio- 
rato a Seborga. 

I documenti ora presi ad esaminare ci hanno condotto 
alla metà del secolo xvi. 

Cominciò allora l’età dei dubbi, delle usurpazioni, delle 
rivendicazioni. 

È l’anno 1588. L’abbate ed il Capitolo di Lerino di- 
rigono alla Republica di Genova una rimostranza contro 
le genti di Yallebona che continuamente commettono usur- 
pazioni e guasti sui beni della Seborga, poiché oltre l’atter- 
rare alberi, si sono perfino permessi d’ imprigionare sudditi 
del monastero perchè questi scacciavano dalle proprie terre 
il bestiame di quei di Yallebona che vi pascolavano e pro- 
dncevano gravi guasti. 11 Capitano di Yentimiglia, una specie 
di Governatore per la Repubblica, non pareva prendersi gran 
fastidio di questi reclami, e si pregava il Senato di mandar 


(1) Doc. 99. 
(7 


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58 


I. 04M DI PinLiLS 


ordini al detto capitano perchò di conserva cogli agenti del 
monastero si facessero cessare i guai lamentati e si dessero 
le indennità a chi di ragione. 

Nel 1585 , 7 maggio, abbiamo la stessa querela. L’ab- 
bate si dirige al Doge e alla Republica perchè questa 
nomini commissari che si rechino alla Seborga e sul posto 
prendano in esame le usurpazioni di cui sono vittima i beni 
del monastero, specialmente alla regione del Cuneo, dacché 
gli abitanti di S. Remo e Vallebona , sadditi genovesi , 
poco a poco s’impadroniscono di quei beni che con i loro 
confinano. 

Per contrario noi leggiamo che quello stesso anno ai 
2 di novembre il Comune di S. Remo muoveva lagnanze 
al Podestà della Seborga in nome dei canonici di quella 
città contro vari sudditi del monastero che possedono beni 
al Cuneo sul territorio genovese e rifiutano di pagare le 
decime ai canonici. Due anni trascorrono ed ai 19 feb- 
braio 1587 i monaci rinnovano alla Repubblica la loro 
domanda di mandare commissari per verificare le usurpa- 
zioni commesse. Indi non è più solo contro quei di S. Remo 
ma ben anche contro quei di Ventimiglia che muovono 
querela e specialmente per 1’ usurpazione dei Mulini dei 
Corretti. 

Nel 1614 noi vediamo la stesso podestà di Ventimiglia 
rivolgersi al Capitano della città, perchè quei di Vallebona 
distruggono i boschi della Seborga. 

Insomma il monastero di Lerino vede in tutto usurpazioni. 
Persino nel 1624 il Vescovo di Ventimiglia vuol visitare 
la chiesa di Seborga e di S. Michele. I monaci vi si op- 
pongono e ne appellauo al Pontefice. È una lunga contesa 
e solo nel 1725 si ottiene una transazioue. 11 vescovo potrà 
ogni tre anni visitare quelle chiese, ma s’egli giudicherà ne- 

58 


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i conti di tcntihiqua 


SO 


eessari& alcuna riparazione, non ne darà l'ordine direttamente, 
ma per via del parroco del luogo ne sarà dato avviso al- 
l’economo del monastero, che vi prowederà. 

Frattanto tntti qnei molti reclami contro i luoghi confi- 
nanti alla Seborga non avevano arrecato alcun effetto e l’ab- 
bate di Lerino nel 1625 iniziò un processo formale contro 
il Comune di S. Remo per la montagna del Cuneo ed il 
braccio secolare essendo impotente a metter freno ai danni 
che commettevansi contro gli uomini e terre del monastero, 
il Capitolo provò finalmente di ricorrere alle armi religiose 
e al medesimo tempo si rivolse direttamente alla Santa 
Sede. Urbano Vili, volendo render ragione alle querele dei 
monaci, delegò i Vescovi di Nizza, Albenga e Girasse perchè 
giudicassero sui dissensi insorti per i beni del Cuneo. 

Per ultimo verso il 1678 il monastero fece perfino un 
ricorso al Governo di Francia rivolgendosi al Ghevalier de 
Bouitte, conte de Meshay , conseiller du Boi de Franco, 
mastre dee Requétes , intendant de la Justice, Polke et 
Finance en Provence. Tali sono i suoi titoli. 11 monastero 
richiedeva che il Re di Francia facesse rispettare i diritti 
spirituali e temporali della Signoria di Seborga dipendenti 
dall’isola di sant’Onorato, specialmente per ciò che spettava 
alla Montagna di Cuneo, contro gli abitanti di Ventimiglia, 
S. Remo e Vaibona. 

Neppnr con ciò i poveri monaci riuscivano ad ottenere 
giustizia in favore dei vassalli del loro principato di Seborga. 

Vediamo ora dalle carte dei tempi in che cosa consistesse 
questo loro fendo. 

Il suo territorio dai confini di Rocca Scura a Colla Croce 
avea in lunghezza una distesa di circa 4 miglia, ma buona 
parte di esso era stato invaso nel modo che abbiamo ve- 
duta Metà del territorio era occupato da boschi di pino, di 
so 


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00 


t . Oais di pkdlas 


castagni e di fàggi- Dell’altra meta la maggior parte rima- 
neva quasi incolta per difetto di braccia per coltivarla a 
cereali, ed anche per la miseria e lo scoraggiamento dei 
snoi abitatori che da molti anni eran divenuti così infin- 
gardi ed inoperosi, che invece di applicarsi colla necessaria 
costanza a dissodare e coltivare le loro terre, le abbando- 
navano incolte e preferivano emigrare nn sei mesi deU’anno 
in altri paesi ove il guadagno fosse più facile e sicuro e 
quiudi ritornavano a casa a consumare in gozzoviglie quanto 
aveano potuto avanzare lavorando all’estero. Tali sono i la- 
menti che sulla condotta dei loro vassalli si fanno dai mo- 
naci : e disfatti così stando le cose facilmente si capisce che 
non potessero farsi pagare le decime dovute. Queste in que- 
st’epoca consistevano per gli abitatori oriundi di Seborga 
nel tredicesimo dei raccolti, per quei di Vallebona che pos- 
sedevano terre a Seborga nel novesimo. 11 diritto del ma- 
cinato era del sedicesimo, quello del forno del 32, quello 
del torchio del 4. I diritti di laudemio per vendita o per- 
muta erano del 8 % . 

La popolazione dividevasi in 40 fuochi e si componeva 
di 190 individui, oltre le famiglie di Vallebona. 11 paese 
era circondato da mura, ma molte delle case erano pressoché 
inabitabili. Un rapporto del Podestà dell’anno 1640 dice 
che la maggior parte di esse eran costrutte con fango al 
posto della calce. 11 solo edilizio che avesse apparenza si- 
gnorile era il palazzo abbaziale ricostrutto pochi anni prima 
con una spesa di 3200 lire. Era aggregato al palazzo un 
piccolo podere detto la Braia che dava il reddito di circa 
200 lire. Non lungi era la chiesa parrocchiale dedicata a 
S. Martino, da poco costrutta e la casa parrocchiale. Lì presso 
stavano il forno, il molino ad olio, il torchio per le ove. 
Fuori le mura erano il molino a grani di recente costru- 

60 


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I CONTI DI VKNTIMIQLU 


61 


ritmo e non lungi (à une tnousquetade , dice un rapporto 
£ quel tempo) l’antica chiesa del paese e la cappella di 
S. Bernardo. 

Il territorio coltivato rendeva all incirca 350 cariche di 
cereali, 600 rubbi di olio, 800 cariche di vino, 50 cariche 
di fichi e 25 di castagne. Gli abitanti, oltre il legno da 
ardere e le foglie dei boschi per strame alle mandrie, aveano 
diritto a cogliere nei boschi per più di 400 lire di foglie 
e ghiande che si recavano poi a vendere nei vicini paesi. 
Il monastero nominava il podestà, cni gli abitanti dovean 
pagare un boccale di grano per famiglia; avea diritto di 
alta e bassa giustizia pel territorio di Seborga e quello solo 
di bassa giustizia sui possedimenti di Vallebona detti Mas- 
satorta e Geirin; percepiva le molte pei processi criminali; 
avea poi facoltà, quando faceva fabbricare, riparare i caseg- 
giati, mulini e forni, di fare condurre i materiali senz’altra 
mercede che il vitto (de quoi vivre honnestemmt) ; erano 
saoi i pascoli che in estate servivano a mantenere sei greggi 
di pecore o di capre di 300 capi. 

Aggiungeremo qui che i possedimenti del priorato a Ven- 
thniglia comprendevano ancora a quest’epoca due poderi alle 
mura della città ; uno all’interno e l’altro fetori. Errasi dati ad 
enfiteusi sino alla terza generazione per 60 lire di Genova. 
Oltre a questa vi erano ancora all’ incirca 120 enfiteusi in 
case, mulini, campi, prati ecc. per alcune delle quali si pa- 
gavano 6 denari, per altre 8, per tali altre un soldo, e 
perfino solo poche fave a titolo di riconoscimento. 

Al Gapo Martino poi esisteva una cappella alla quale 
tutte le terre del Gapo avrebbero dovuto pagare il nono dei 
raccolti. 

Così pure a Massatorta e Geirin altrettanto si sarebbe 
dovuto pagare, ma la maggior parte vi si rifiutava. 

« 


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62 


B. CAIS DI PIUU.A3 


Eeco quale si trovava in quell’epoca (1680), diminuito 
ed assai miserando, il reddito del Priorato di S. Michele, a 
Seborga e a Ventimiglia. Eppure questo stato non fece ehe 
peggiorare, talché circa un secolo dopo (1729) gli abitanti 
di Seborga eran ridotti a 34 capi di casa, tutti miserabili, 
ed in questo territorio di una lega e mezzo di circonferenza 
ehe facilmente avrebbe potuto dare di che vivere a 60 fa- 
miglie (Rapporto al Governo Piemontese), la superficie colti- 
vata andava ogni anno scemando. La miglior risorsa degli 
abitanti era divenuta quella di portar legna e carbone alla 
città di S. Remo. 

Non è da stupire che Seborga fosse divenuta un peso più 
che altro per l’Abbazia. Questa decaduta dal suo antico 
splendore, stava ormai per fare d’ogni erba fascio. 

Non d fa dato di scoprire in che anno i monaci di Le- 
rino cominciassero a far battere moneta. Non risulta da 
vernn documento che questa concessione lor venisse da qualche 
principe sovrano, ma forse considerandosi tali, essi stabili- 
rono a Seborga una zecca e la diedero in affitto ad abili 
ma poco onesti speculatori. Il primo atto di questo genere 
che ci sia conservato risale all’anno 1666. Papon ci dice 
che il signor Duval bibliotecario dell’Imperatore d’Austria 
comunicò due monete di Seborga all’abbate Barthélemi die 
interrogò il priore dell’Abbazia per avere qualche raggua- 
glio in proposito. 

Si è dalla risposta fatta nel 1760 da questo priore che 
sappiamo, che nel 1666 si fece dall’Abbazia concessione 
della zecca del Principato di Seborga a certo Bernardino 
Baraste di Mougins per il canone annuo di 700 lire. Le 
monete dovean essere battute coll’ impronta ed arma del mo- 
nastero. Era in quell’anno abbate di Lerino D- Onorato 
Clary ed abbate commendatore il Cardinale di Venderne. 

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1 CONTI DI VENTIMMrLIA 


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Quelle monete sono preziosissime. All’epoca della vendita 
di Seborga l’avvocato Lea, commissario del Re, ne aveva 
spedito diverse a Torino, come egli stesso lo dice, ma quando 
il Re per la rivoluzione in Piemonte dovette rifugiarsi in 
Sardegna quelle medaglie andarono disperse. 

11 C. u S. Quintino ha illustrato tre di quelle medaglie. 
Ei ne possedeva una dell’anno 1669 del valore di una lira 
e portava da un lato l’effigie di S. Benedetto con intorno 
la leggenda Dectts . et . ornam . Ucci, ae . Al rovescio uno 
scudo sormontato da corona fiorita ed aperta contenente cioè 
tra due palme lo stemma dell’Abbazia, una mitra abbaziale, 
al di sopra della quale sorge il baston pastorale : due rami 
di alloro si stendono in giro e intorno la leggenda Monast . 
Lerin . Prin . Sepul . C . Gas . e tra la corona e la leggenda 
la data. Ne esistono due altre al Museo di Vienna acqui- 
state già dall’imperatore Francesco 1. La prima del 1667, 
del valore di una lira, colla stessa iscrizione meno le parole 
con§regationis Cassinensis, la seconda del 1671, del valore 
di mezza lira, che intorno del busto ha la leggenda Monast . 
Lerin . P . Sepul . e intorno dello stemma Sub umbra Sedi. 

Quattro monete di Seborga arricchiscono pure il Meda- 
gliere del Re a Torino, di cui tre sono simili a quelle di 
Vienna e la quarta è dell’anno 1668 colla leggenda, diversa 
dalle precedenti, Monast . Lerinense . P . Stp . da una parte e 
da quella delle armi abbaziali, Monast . Lerin . Prin . Sepul . 
Quest’ultima moneta fu illustrata dal cav. Domenico Promis, 
illustre scienziato, padre del cav. Vincenzo Promis , insigne 
numismatico e storico, bibliotecario di S. M. a Torino. 

Sebbene la concessione di 1666 parli di monete d’oro e 
d’argento, pare che solo si battessero di quest’ultimo me- 
tallo. 11 peso delle tre piccole ponete di cui si disse b di 
grani 39,43. 

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*4 


B. CA1S DI PIER LAB 


Era questa moneta presso a poco quella che chiamatasi 
Luigino e nell’Alta Italia imitatasi nella zecca dei Fer- 
reri, dei Tizzoni, dei Cibo Malaspina, dei Doria, degli Spi» 
noia, ecc. Questo genere di moneta per causa delle sue fai' 
sificazioni fu tosto messa al bando ed il Duca* di Savoja nel 
1667 e 1669 le proibì in Piemonte e specialmente nel con- 
tado di Nizza ove eransi sparse in gran numero. Il vescovo 
di Nizza nel suo rapporto per l’approvazione della vendita 
di Seborga nel 1672 parla degli abusi e delle frodi che 
si verificavano con queste monete. Pare che il contratto di 
affitto precedente dorasse fino al 1671, poiché le medaglie, 
sebbene con qualche leggera variante, pure hanno nna grande 
uniformità d’ incisione. 11 C. to S. Quintino crede che non fosse 
a Seborga die si coniassero le monete, aibbene all’isola di 
S. Onorato, mettendovi il nome di quella signoria per isviare 
le osservazioni della Corte di Francia; ma tale opinione è 
contradetta dalle parole stesse della proibizione dalla zecca 
fatta nel 1686 ed anche da un rapporto indirizzato a re 
Tittorio Amedeo nel 1729, in cui si dice che a Seborga 
ancora esistevano tutte le macchine ed attrezzi per coniare 
le medaglie, anzi se ne fissa il valore approssimativo in mille 
scudi. Si potrebbe però anche supporre che solo nel 1686 
si stabilisse a Seborga la zecca. In quell’anno i monaci fe- 
cero una nuova concessione per 1500 lice a certo d’Abry, 
malgrado ch’egli fosse di religione riformata. Pare che costui 
oltre al falsificare il valore delle monete di Seborga, fab- 
bricasse ancora false monete che imitavano la lira di Savoia. 

Quello die si conosce con certezza si è che i monaci di 
Lerino ricevettero tosto dalla Corte di Frauda una proibi- 
zione per la loro zecca che qui vogliamo riferire. 

< Le Gonseil cCÉtat sur ce qui a été representé au Boi 
en son Conseil que le notnmé d’Ubry marchand de la 

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I CONTI DI VENTIMIGLIA. 


65 


ville de Nimes de la religion protestante réformée c ’ est 
retiré depais quelques temps au Sabourg et y fait battre 
rnonmye en conséquence d' un hall qu’il lui a été passe 
pour 3 ans par T econome de la dite Abbaye à raison de 
1500 livrea par an et que par le móne bail il est permis 
au dit <f Ubrió de la part des dits religieux de vivre dans 
sa religion et cTavoir avec lui un tei nombre d'amis et 
<f omriers que bon lui semblera, à quoi S. M. voulant 
remédier, le Boy étant en son conseil, a casse et annullò 
le dit bail cotnme aussi touts les autres faits à des fcr- 
miers de la B. P. B. par les abbés et religieux de la dite 
Abbaye de Lérins, auxquels S. M. a fait très expresses 
inhibitions et défenses de plus affermer les dits domaines 
à autres que des catlioliques, de donner retraite à des re- 
ligionnaires ni de plus entreprendre de faire battre monnaie 
au dit lieu de Sabourg sous prétexte que ce puisse ótre 
et en cas de contravention ordonne S. M. qu’il en sera 
incessamment informe par le sieur Morant , intendant de 
justice, police et finance en Provence auquel elle enjoint de 
tenir la main à l’exécution du prcscnt, envers non obstant 
oppositions ou appellations quclcoìiques pour les quelles ne 
sera différé. Fait au Conseil d’État du Boi, S. M. y étant , 
tenu à Versailles le 1" juillet 1686 — Colbert. 

Lo si Tede il decadimento anche morale dell’Abbazia era 
un fatto compiuto. Si era assai lontani dalla santità dei 
primi secoli della sua esistenza che l’abbato Pierrugues pro- 
venzale ha così ben descritta nella sua opera intitolata La 
fin de Lérins. Sì Lerino questa volta era proprio sul suo 
finire. Del resto il rev.” Dom. Ballom, abbate di Lerino, in 
nna sua lettera diretta al P. Gamache, abbate di Montmajor 
d’Àrles , dei 2 ottobre 1728, nel sollecitarlo a dare per 
parte sua il consenso alla vendita di Seborga ed esponen- 
65 

VUc. S. il, T. V1U. e 


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E. CAIS DI PIERLA9 


dogli la critica posizione finanziaria di Lerino e l’estrema 
diminuzione dei redditi, gli dice : ce monastère, que des ceti- 
taines de religie u.r faisaient fleurir autrefois, c'est trouvc 
dans la suite des temps déclui de son ancienne splendetti' ... 
il est difficile qu’on puisse // voir perpétuer la ménte ardeur 
et le ménte zète qu’animaient ces saints et illustres pèni- 
tents qui dans des siècles plus heurcux venaietit en fonie 
se confiner dans cette isle. 

Ed infatti nel rapporto fatto li 20 aprile 1697 alla 
Santa Sede dal vescovo di Nizza, Enrico Provana, egli dice 
che i monaci non hanno altro modo di assestare i loro af- 
fari che vendendo Seborga. Il monastero gode di un annuo 
reddito di 3351 pezze (di 8 reali); convien dedurne per 
interessi di un debito 447 pezze, per pensioni, tributi ecc. 
1934 p.; rimangono 970 p. insufficienti al mantenimento 
di 17 Monaci, 3 fratelli laici e 14 servitori necessari alla 
coltivazione dell’ isola stessa e delle terre di Vallauris, non 
che al servizio della barca che arreca giornalmente all’isola 
le derrate e provvigioni e a quello di due muli per il loro 
trasporto. Da Seborga non si ritiravano da vari anni non 
più di 500 lire di Genova e causa lo stato di deperimento 
delle terre queste più non poteansi dare a fitto cosicché se 
ne ritirava a mala pena quanto potesse bastare al mante- 
nimento d’un monaco col suo servo. Oltre a ciò si aveva 
un debito di 20 doppie verso diversi particolari di Seborga. 

Epperò troviamo che molti anni dopo ai 9 agosto 1724 
essi affittarono a Luca Guglielmo di Yallebona il diritto di 
esigere le decime, il palazzo e tenimento della Braia, i mu- 
lini ad olio e quelli a farina, il forno, il torchio, la segheria, 
la bandita, il censo del Comune di Yasio per 325 lire ge- 
novesi coll’obbligo di pagare al podestà tre lire per ciascuna 
delle tre volte ch’egli teneva i suoi giudizi, dovea ancora 

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I CONTI DI YENTIMIQLIA 


67 


il fittavolo mantenere il podestà, i monaci, i loro ufficiali, 
servitori e bestie da soma ogni qualvolta avessero dovuto 
venire al paese di Seborga per affari. 

A tali tristi frangenti i monaci di Lerino e il loro Prin- 
cipato di Seborga erano ridotti, quando la vendita ne venne 
decisa. 

Era questo territorio di molta convenienza per il Duca 
di Savoia, poiché si confinava da più parti coi suoi domimi 
e le sua posizione rendeva assai facile il contrabbando, cosa 
gravissima a quei tempi, passandosi dai Genovesi il sale da 
Seborga per portarlo a Baiardo, d’onde facilmente s’intro- 
dnceva negli Stati del Duca. Yi era anche l’idea di eri- 
gervi un castello che sarebbe stato in posizione più forte 
di quello di Dolceacqua, poiché la vicina montagna essendo 
assai scoscesa non vi si poteva condurre il cannone. Era 
insamma vivissimo desiderato del Duca il potere aggiungere 
ai propri Stati il microscopico Principato. 

Si entrò in trattativa e il P. Marchesan nizzardo, del- 
l’ordine Domenicano, personaggio intrigante, più che furbo, 
interessatissimo ed in relazione particolare coll’Abbazia ebbe 
l’incarico di continuare le pratiche per diversi mesi e col 
più gran segreto. 

Finalmente tutte le difficoltà vennero appianate ed alti 
31 gennaio 1697 il duca di Savoia Vittorio Amedeo, ed il 
P. Abbate de Meyronnet firmarono il contratto nel palazzo 
ducale di Nizza. Erano presenti il Marchese di S. Tom- 
maso cav. dell’ Annunziata, ministro e primo segretario di 
Stato, il conte primo Presidente Bergera, il P. Domenico 
Marchesan , superiore dell’ordine dei Predicatori. L’atto fu 
rogato dal Conte di Buttigliera ministro di Stato. L’Ab- 
bazia vendeva al Duca il castello, giurisdizione beni e red- 
diti della Seborga per 25 mila scudi di Savoia; questa 


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E. CAIE DI PIBRLA8 


08 

somma però non verrebbe pagata se non quando il Duca en- 
trerebbe al possesso, poiché frattanto i monaci s’ impegna- 
vano di addivenire a tutte le pratiche necessarie per otte- 
nere dalle diverse giurisdizioni ecclesiastiche l’autorizzazione 
a tale vendita e le ratifiche indispensabili. Ai primi giorni 
di febbraio il Capitolo di Lerino ratificò la vendita con un 
verbale di cui l’abbate Meyronnet diè conoscenza al Mini- 
stro piemontese con lettera delli S febbraio 1697 ed all’in- 
domani i monaci spedivano un ricorso a Roma ed all’Ab- 
bazia di Montmajor d’Arles. 

Tutto pareva adunquo procedere a seconda del comune 
desiderio, ma i Genovesi che troppo tardi avoano avuto sen- 
tore di tale acquisto per riuscire a troncarne in qualche 
modo le trattative, ora si fecero vivi e con nascosti intrighi 
ed artifìci cercarono impedire lo si potesse mandare ad effetto. 
Il P. Marchesati che aveva già condotto a buon porto le trat- 
tative e che godeva di ottime relazioni coi- monaci a Lerino 
vi si recò iramantinenti. Vi seppe che il P. Gastaud, agente 
dell'Abbazia a Seborga, avea di soppiatto tenute conferenze 
col Vescovo di Ventimiglia onde tentare di far rompere il con- 
tratto e sostituirvi la Repubblica di Genova. Gli si erano 
promesse ove riuscisse nell’intento 300 doppie, oltre a un 
donativo particolare all’Abbate ed uno al monastero. L’atto 
di vendita al Duca di Savoia, si diceva, non era ancora mu- 
nito delle necessarie ratifiche epperciò non ancora valido, 
l’Abbazia dovea trarre di ciò il miglior partito, poiché la 
Repubblica avrebbe sborsate 40 mila lire in più o poi si di- 
ceva il Duca se ferait tirer l’oreille all’epoca dei pagamenti. 

Il padre Gastaud, che nella riuscita di tale macchina- 
zione avea il suo bravo interesse, nutriva fiducia di spuntarla 
e si era perfino rifiutato a firmare l’atto di ratifica, per non 
far doppia faccia, scriveva il Marchesan. 

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1 CONTI DI VBNTIMIOLIA 


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In mezzo a tali intrighi i Padri di Montmajor, che in sulle 
prime si erano addimostrati dispostissimi a cedere i loro 
diritti per 6 mila lire, come ai 20 febbraio il padre Ballom 
lo scriveva al Marchesan , ora cominciavano a farsi restii. 
Era opera dei Genovesi. 

Dalla Corte Romana eziandio nou si mandava risposta. 
Una parte dei monaci cominciava a dimostrarsi apertamente 
contraria, anzi ostile al Duca di Savoia. Fra poco dovea farsi 
l’elezione del nuovo abbate che poteva riuscirgli meno favo- 
revole. Era necessario guadagnar tempo. 

Come ciò non bastasse alli 30 agosto il padre Ballom 
scriveva al padre Marchesan che M r Lebret , intendente gene- 
rale in Provenza, per mezzo del luogotenente M r de Gordon 
veniva di comunicare un ordine del Re che inibiva loro la 
vendita delle terre di Seborga senza il Reale permesso. I mo- 
naci avean risposto , la vendita già esser stata conchiusa , 
ma col patto espresso di ottenere il gradimento dal Re di 
Francia e le altre necessarie facoltà; che nel frattempo il 
Duca pagava già sulla somma contratta gl’interessi al 5 %. 
Si giudicava dai monaci questa mossa del Re opera dei Ge- 
novesi e si consigliava la Corte di Savoia procurasse per 
parte sua di effettuar il contratto facendo i pagamenti : si 
proponeva a tal uopo di scegliere Nizza, ove il padre abbate 
poteva facilmente recarsi per ritirare i denari e darne rice- 
vuta. Nuovamente ai 20 novembre 1698 il padre Ballom 
scriveva: les Pères de Lérin n'ont vendu que poussés par 
le besoin et Fembarras de leurs affaires, il va y avoir deux 
ans que Taete de vente a été passe et sauf les petites sommes 
regues ai i contrat, on n’a plus rien regu. Nous n'avons 
pas osé toucher les revenus de Sebourg , de manière que 
tout là reste dans les mains des terriers et cependant nous 
n’osons rien fair e sans Y autor isation de 8. A. » In altra 
e» 


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io 


E. CAI3 DI PIEBLAS 


lettera egli aggiungeva che vi andava di mezzo l’interesse 
del Duca, giacché pensava essere i Genovesi che facean sor- 
gere tutte quelle difficoltà. Si era perfino cercato di com- 
promettere la buona fede dei monaci. Un signor Terrazzani 
di Monaco avea offerto un alto prezzo d’affitto per la zecca 
di Seborga ; si trattava di mille lire e si era rifiutato. Fi- 
nalmente il 5 marzo 1699 il padre Marchesan scriveva al 
M’* di S. Tommaso che egli aveva ottenuto, grazie a molta 
destrezza, il Breve d’ Avignone che autorizzava la vendita. 

Ma Montmajor non dava ancora il suo pieno consenso 
e non mandava che vaghe parole; anzi l’Abbate di quel 
monastero scriveva al 1" settembre ch'egli stava trattando in 
quel momento altri affari di molto rilievo e che non poteva 
lasciarli per recarsi a Nizza e trattare la cessione del loro 
dritto di sostituzione, che d’altronde voleva trattare verbal- 
mente tale quistione. 

Queste pratiche destramente prolungate durarono cosi 
più d’un anno ancora. Nel febbraio 1702 un monaco di 
Lerino, il padre Authier, si reca a Montmajor ed ha nna lunga 
conferenza col padre Priore. Questi gli lascia capire una 
parte del vero, de grands obstacles, des pressione renard de 
puissantes gens les empéchent de donner leur consentement 

et de se procurer un bien considérable ils ne préte- 

raient jamais la tnain à toutes ces intrigues étrangères, 
mais il y avait une grande puissance qui paralisait leur 

volonté Non licet loqui, avea detto il padre Priore in 

guisa di perorazione. 

11 padre Marchesan era tenuto al corrente di quelle 
disposizioni dei monaci di Montmajor da un suo amico de 
Lérins, il padre Félix, che pochi giorni dopo gli scriveva 
ancora. Nous nous étions flattés jusqu’ à présent que les 
pères de Montmajor ne ménageaient le terrain uvee nous 

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1 CONTI DI VENTIMIGLIA 


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que pour avoir de plus grosses sommes, mais nous dé- 
couvrons bien des choses. On volt que la République de 
Gènes est le seul mobile de cette opposition. 

Da altra lettera di quest’anno ci si manifesta che una 
delle principali ragioni che faceva temere ai Genovesi che 
Seborga passasse in mano al Duca di Savoia, si è che di- 
pendenza del Monastero di S. Michele erano pure molti po- 
deri a Yentimiglia e specialmente l’Oliveto, e temevano che 
malgrado la negligenza dei monaci e le usurpazioni a loro 
danno commesse, un governo potente come quello del Duca 
avrebbe potuto rivendicare quei possedimenti e ottenere nella 
stessa loro città di Yentimiglia dei beni in posizioni peri- 
colose per la loro sicurezza. 

Grazie a tutti questi ritardi che la scaltrezza genovese 
avea saputo ottenere, i negoziati non facevano strada e giunse 
il momento in cui gli sconvolgimenti nella politica europea, 
le nuove alleanze del Duca di Savoia, la guerra accanita 
impedirono a tutti di pensar più oltre all’esecuzione di quel 
contratto e non fu che trent’ anni più tardi che dopo mille 
peripezie esso potè essere terminato. 

I trattati di Utrecht a di Rastadt aveano notevolmente 
aumentati i domimi di Casa Savoia e il trattato di Londra 
del 1720 che dava la Sardegna in cambio della Sicilia a 
re Vittorio Amedeo avea finalmente assicurata la pace all’Eu- 
ropa e specialmente al disgraziato Piemonte che ne era di- 
ventato il principal campo di battaglia. La guerra avea rotte 
le trattative per la ratifica del contratto di vendita del 
Principato di Seborga dell’anno 1697: la pace ricondusse 
il pensiero di riprendere quelle negoziazioni. 

I monaci di Lerino di cui la posizione finanziaria come 
abbiamo visto era tutt’ altro che florida si decisero infatti 
essi medesimi a muovere i primi passi per assicurare l’ese- 
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72 fe. cais di pierLa£ 

cuzione dell’antico contratto. L’Abbate di Lerino nel 1723 
indirizzò al Ministro del Re di Sardegna la lettera che segue : 
Ecc. fai Vhonneur de vous représenter que Vannée 1697 
le 3 1 janvier Ics abbés et religieux de St-Honoré de Lé- 
rins en Provence passèrent venie de la terre, souveraineté 
et jurisdiction de Sébourg dependante du monastère pour 
la somme de 20 mille écus de Savoie; S. M. s'obligea 
d’obtenir à ses frais la permission du S. Siége et toutes 
celles qui seraient d'autre part necessaires. Depuis ce tempi 
là jusqu' à aujourd’hui , aucune des conditions exprimées 
dans Tacte nont cté exécutees, ce qui nous oblige, Mon- 
sieur, deprésenter un placet à S. M. que nous avons l'hon- 
neur de vous adresser, afin qu'il soit informé de nos sou- 
missions et de notre juste demande, en ce qu'il lui plaise 
de vouloir ejfectuer le contenu du contrat ou de rescinder 
le dit acle pour nous mettre en liberté de pouvoir la vendre 
ou la donner en emphyteose pour trois générations à des 
personnes qui se présentent et qui nous offrent un avan- 
tage considérable. Gomme etc. Ballom. 

Come lo si vede da questa richiesta, i religiosi di Lerino 
ammettevano la validità del primo contratto e si riconosce- 
vano ancora stretti da vincolo legale. 11 Re di Sardegna non 
era da meno nel desiderarlo. Egli incaricò il signor Fran- 
cesco Lea 0) , avvocato dei poveri nel Senato di Nizza, di 


(1) Furono di questa famiglia oriunda di Contea presso Nizza i se- 
guenti : 

1484. Guglielmo, avvocato fiscale della Vicaria di Sospello. 

1670. Annibaie, capitano di milizia. Nel 1661 comprò dalla famiglia 
Blancardi il contado di Cigala. 

1695. Furono figli del precedente il conte Giovanni Battista, Pietro 
Antonio e Gio. Maria. Kbbero contestazioni coi Blancardi per il feudo 
che fu aggiudicato ai Blancardi nel 1697. 

1697. Francesco Lea trattò la compera di Seborga. Fu quindi Se- 
natore e R. Archivista in Torino. La figlia Anna Maria sposò Giuseppe 

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I CON+I DI VBNTIBl(OÙA 


13 


trattare nuovamente quest’affare dandogli le opportune istru- 
zioni <*>. Il Ministro gli raccomanda la maggior attività onde 
condurre prestamente a fine quest’acquisto, a cui il Ee poneva 
il pjù vivo interesse, ed una gran segretezza, perchè si teneva 
i Genovesi potessero di bel nuovo intralciare quella pratica. 

Si rispose infatti alle aperture latte dall’Abbate che si 
era pienamente disposti a rispettare il contratto e a met- 
terlo ad esecuzione ; si opinava anzi che si sarebbe potuto 
fare a meno di ottenere la licenza da Boma, perchè secondo 
la costumanza di Francia non era dessa necessaria, trat- 
tandosi di beni ecclesiastici posti aH’infuori della dipendenza 
immediata della Santa Sede, poiché soggetti ad un abbate 
avente giurisdizione quasi episcopale. Non si erano difatti 
in Francia accettate le costituzioni di Paolo II che aveano 
introdotto per quei contratti la forma del consenso della 
Santa Sede, che il diritto comune non esigeva. Si aveano 
particolari ragioni per non richiedere a Roma la ratifica di 
qnel contratto, che per altra via si sperava ottenere, evitando 
cosi il pericolo di qualche obbiezione. Si proponeva di ri- 
volgersi al Vescovo di Grasse, superiore diocesano dell’Ab- 
bazia di Lerino. Si sperava che dal canto loro i religiosi 
avrebbero fatto il possibile per giungere al fine desiderato, 
facendo senza la ratifica della Santa Sede, cosa in sè inutile 
e d’altronde non consentanea alla libertà della Chiesa gal- 
licana. Il mezzo proposto esser più semplice e poter dare 
più pronta soluzione al desiderio delle parti di dare pieno 
effetto al contratto stipulato alcuni anni in addietro. 


Francesco Scaliero dei Signori di Castelnuovo. Essendo morta senza prole 
lasciò eredità e feudo ai Lea che ne furono investiti nel 1735. 

1772. Qio. Battista Claudio fu investito della sua parte di Castel- 
nuovo e ricevette il titolo comitale. 

La famiglia è ora estinta. 

(!)27ag. 1727. 

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74 


E. CAIS 01 PIERLA8 


Tale era il senso dalle istruzioni date al sno agente dal 
Re di Sardegna. Quella Corte trattava infatti in qnel tempo 
con papa Benedetto Vili un concordato a mezzo del sno 
ministro, il Marchese d’Ormea. Un progetto fu firmato a Roma 
ma il concordato definitivo, per le lentezze della Santa Sede 
non potè finirsi che 14 anni dopo. Ecco la principale ragione 
che faceva desiderare al Re di far senza la Corte Romana. 

Intanto però le pratiche intavolate eran venute a giorno 
nuovamente e la Repubblica di Genova nuovamente si mise 
in campo per creare imbarazzi all’acquisto agognato. 

I monaci di Lerino cominciarono poi ad accorgersi che 
il loro piccolo principato acquistava una certa importanza 
per i due Stati vicini, ed allora cangiando pensiero e tattica 
giudicarono opportuno di trarre profitto di questa rivalità 
a favore del loro monastero, giovandosi degli ostacoli già 
sviluppatisi ed aumentando ogni giorno con nuovi pretesti 
le loro antiche pretese, ma colla maggiore abilità. Si di- 
ressero dapprima ai monaci di Montmajor chiedendo il loro 
consenso alli 9 maggio 1727. L’economo del monastero ri- 
spose a nome dei religiosi, che non solo essi non si oppo- 
nevano a codesta vendita, ma che aveano anzi già chiesto 
ed ottenuta la facoltà dal generale dell'Ordine, sotto condi- 
zione però di ottenere primieramente quella della Corte di 
Francia. Ecco dunque tolta una difficoltà, ma se ne crearono 
altre a Lerino, cambiando le basi finanziarie del contratto: si 
chiedeva lo sborso immediato di 20 mila lire. Il Re con- 
sentiva. Allora si pretendeva la somma totale onde potere 
intieramente liberarsi dai debiti e coll'avanzo riacquistare 
certi beni di Provenza anticamente propri del monastero. 
L’avvocato Lea ne riferiva al suo governo. Allo stesso modo 
i monaci di Montmajor che da prima contentavansi di 10 
mila lire per la rinuncia dei loro diritti, ora cangiando metro 

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I CONTI DI VBNT1MIGUA 


15 

chiedono 12 mila lire. Essi parlamentano sa tale oggetto 
coi religiosi di Lerino, che alla loro Tolta parlamentano con 
Lea, che spedisce corriere su corriere a Torino e non sa più 
quando si fermeranno le pretese di tutti, poiché ad ogni con- 
gresso col plenipotenziario Sardo si aumentano le domande 
dei religiosi. I/awocato Lea avea loro enunciato il desiderio 
del Re di combinare per il maggior ntile del monastero il 
modo di pagamento, dando anzi subito nna discreta somma, e 
pagando il rimanente con un assegno sul credito d’un milione 
che la città di Parigi dovea al Re per le ragioni dotali di 
Madama Reale sua madre. Si parlò a lungo di questo assegno, 
poi li 20 dicembre 1727 ad istigazione del Vescovo di Orasse 
contrario alla vendita, rifiutarono questo reddito su Parigi. 
L’avvocato Lea ne riferisce subito al Re che si mostra stu- 
pito del rifiuto di una proposta ch’egli credeva sarebbe 
stata accettabilissima, ma gli si risponde di aggiustare tutto 
a seconda del desiderio dei monaci e di offrire di pagare in 
contanti una somma di molto superiore. Ma questi frattanto 
un bel giorno dichiarano al Lea che esigono anzi tutto 
l’approvazione della Santa Sede, per essere il possedimento 
in questione aU’infnori della giurisdizione della Chiesa Gal- 
licana. 

Ecco dunque questo disgraziato contratto cui son neces- 
sarie le approvazioni di mezzo mondo per potersi eseguire, 
e già il Governo Sardo cominciava a disperare alquanto della 
riuscita finale. Come le sue relazioni colla Corte di Francia 
erano ottime, il Re diede incarico al suo ambasciatore, conte 
Maffey, di sollecitare per quest’affare l’appoggio del Re di 
Francia. La domanda dell’ambasciatore avea esito prospero 
ed al 7 maggio il guardasigilli rispondeva che se i monaci 
continuavano in quel modo a tentennare nel condurre a ter- 
mine quell’affare , ne sarebbe stato loro spedito un ordine 


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76 


K. CA19 DI PIBRIAS 


preciso ed assolato del Governo Francese. Si mandava copia 
di tal lettera a Lea onde rassicurarlo, ma costai non vi si 
affidava pienamente e diveniva di giorno in giorno più in- 
quieto sull'esito dell'incarico ricevuto. Egli è che i Genovesi 
anch’essi mandavano offerte di riguardo al monastero. Ciò 
noi sappiamo anche per lettera del marchese G. B u Doria 
dei 10 luglio, che scrive all’ Abbate di Lerino a nome del 
Governo Genovese, facendo l’offerta di 92 mila lire per Lerino 
e 12 mila per Montmajor. 

Lo stesso Principe di Monaco anche lui intrigava contro 
l’acquisto del Re di Sardegna e se ne partiva nascostamente 
per Genova a congiurarvi, mandando emissari a Lerino, a 
Ventimiglia, al Vescovo di Grasse. 

Poi è un Lercari di Taggia che ambizionando il titolo 
di principe per essere inscritto fra le famiglie nobili geno- 
vesi, avea mandato proporre 25 mila pezze. 

Indi è lo stesso Vescovo di Grasse (aprile 1728), che 
manda l’ordine al P. Celeriere di Lerino di venire di notte 
tempo e di nascosto a parlargli. All’indomani ei parte per 
Aix e si fa correr voce che ne ripartirà per Parigi per 
procurare d’impedire la vendita. È lo stesso Celeriere che 
ne rende informato il Lea. 

Perfino il podestà di Seborga, l’abbate Biancberi di Bor- 
dighera, creatura dei Genovesi, e due deputati di Seborga si 
recano a Lerino a fare tutte le istanze possibili perchè si 
receda dalla vendita. Era insomma un assalto da ogni lato. 

La Corte di Sardegna, tenuta quasi giornalmente al cor- 
rente con corrieri e staffette, cominciò ad impensierirsene e 
si scrisse al Lea di cambiar politica. Egli doveva dimostrarsi 
ormai più alieno dall’acquisto, facendo serie rimostranze per 
tutti gl’intoppi che intorno a queU’afiare si facean nascere. 

L’abbate in risposta scrisse allora al ministro di Sar- 

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I CONTI DI TCNTIMIOLIA 


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degna nel modo seguente: La lettre que jè me dotimi 
Thonneur d’écrire au Boi de Sardaigne en 1723 est une 
preuve que moti chapitre et mot ne refusòns pas d’effectuer 
Vacte qui avait été passe il y a aujourd’hui plus de SO 
ans entre ce princc' et Vabbé et religieux d’alors. Toule 
la difficulté consiste dans Tobtention des consentements dont 
ttous avotis besoin pour rendre cette aliénation valable • 
Ecco quanto egli scriveva alla Corte di Sardegna mentre 
d’altra parte egli informava il guardasigilli francese che i 
Genovesi aveano, sopra Seborga un credito di mille scudi 
d’oro e che avendo saputo l’offerta della Sardegna, avean 
fotta un’offerta maggiore. 11 monastero non avea accettato 
e non cercava altro che finire col Re di Sardegna, ma i 
Genovesi offesi del rifiuto fatto alla loro proposta ne avean 
scritto lamentandosene al loro procurator generale a Roma, 
che invece di ottenere il consenso della Corte di Roma aveva 
loro ingiunto, de ne pas dédaigner Voffre des Gémis. In 
altra lettera egli dice esplicitamente ; je puis tailleur s at- 
tester que sur les difficultés que fai fait mitre, il m’a été 
encore propose de plus grands avantages, desquels de méme 
que des précédents tnessieurs de Génes ont instruit notre 
congrégation qui m’en a fait écrire par le procureur ge- 
nerai de VOrdre. 

Chiaro appare da queste citazioni che malgrado il loro 
protestare, essi cercavano di vendere al miglior offerente o 
per lo meno coll’offerta genovese intimorire la Sardegna e 
costringerla ad aumentare di molto il prezzo pattuito. Del 
resto con assai scaltrezza il P. Celerieré non faceva mi- 
stero al Lea delle mene genovesi e gli diceva che se l’affare 
si fosse rotto col Re, essi avrebbero guadagnato il doppio, 
forse il triplo. Queste confidenze diplomatiche allarmarono 
ben a ragione il plenipotenziario Sardo e la sua Corte e si 
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E. CAIS DI PIERLAS 


tentò da essi un riavvicinamento proponendo di pagare l’in- 
tiera somma in contratto. 1 monaci malgrado quest’ offerta, 
chiesero alcuni giorni per rispondere, onde intendersi col 
Vescovo di Orasse ed i monaci di Montmajor ; ma tre giorni 
dopo dichiararono non potersi procedere oltre, se dal car- 
dinale di Fleury non aveano risposta in proposito. 11 nostro 
plenipotenziario, che avea le sue istruzioni, a questa dichiara 
rispose semplicemente coll’offerta di un aumento sul prezzo 
convenuto di 5 mila lire per Montmajor e di 40 mila per 
Lerino. L’abbate non si commosse, non si arrese, parla- 
mentò, parlò di cessione dell’Abbazia di S. Ponzio presso 
Nizza e finì per chiedere nuovamente alcuni giorni per riflet- 
tervi. Si era giunti ad un punto decisivo. 11 Re di Sardegna 
dal suo ambasciatore a Parigi cercò di usar pressione col 
Governo di Francia. Il 4 agosto (1728) il Re scrive al 
conte Maffey che egli sa l’offerta dei Genovesi, che gli è 
però nota la risoluzione dei monaci a non far altro che non 
sia indicato loro dal Cardinal di Fleury. Egli lo incarica 
di dire a costui, che è deciso di dare 32 mila lire di più 
di quanto offrono i Genovesi e 12 mila a Montmajor; che 
se il cardinale lo giudicherà a proposito, egli aumenterà tale 
somma e l’aumenterà di quanto il medesimo lo creda. Si 
lamenta che i Genovesi si son presi ad urtarli in tutto e a 
provocare una specie d’incanto colla loro concorrenza. Dovrà 
dire al cardinale che d’après l’assurance qu’il lui a fatte 
de tàcher de la finir et d’en faire sa propre affaire, il 
dèstre de sa part la finir attesi à Favantage des religieux ... 
La confiance qu’il a en lui on fati rejeter ce que disaient 
les moines de Lérins, que le Cardinal n’agissait que mol- 
lement et par formalité. Il conte Maffey scrive al Re: J’ai 
beaucoup parlé de l’acquistiion de la Seborga avec le Car- 
dinal de Fleury qui tn’a fati des protestations du désir 

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I CONTI DI VBNTIMIOLIA 


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quii aurati que V. M. l'eùt acquile avant que Tenchère 
y etti ité mise par Ics Gèneris et me dit de lui mander 
de nouveau que le Roy ne donnerati son consentement aux 
rdigieux que pour le vendre à V. M. (ce qu'ti le priati 
cependant de ne jamais le dire ); mais qu’ti était à propos 
qu’elle s’accommoda tout d!un coup avec les dits réligieux, 
dune manière qu’ils ne pussent avoir ancun reproche de 
leur super ieur à Home et qui les liassent à ne pouvoir 
plus écouter dautre propostiion. L’ambasciatore manda al 
Re copia delle lettere del marchese Dona, del guardasigilli, 
dell’abbate di Lerino ecc., moyennant la promesse que fai 
fati aux ministres que V. M. ne laissera jamais connaitre 
que ces copies lui onl été remises. 

Le sollecitazioni del Maffey finirono per avere nn buon 
resultato, poiché il guardasigilli scrisse nei termini seguenti 
all’abbate di Lerino : tPai donne connaissance à M r le car- 
dimi de Fleury de la lettre que vous uvee écrit le 2 de 
ce tnois. Monsieur, il n’ ovati pas lieu de s’attendre aux 
difficultés qui arrestent la conclusion de la vente de la 
Seborga au Boy de Sardaigne ; quoique le Roy ne ventile 
potiti préjudicier aux intéressements de TÉglise, il amitparu 
que d était une affaire si non concine absolument , à quoi 
il ne manquait du moins que les dernières formaltiés. 
8. M. ovati donné avec dautant plus de plaistir son con- 
sentement à ce qui paraissait étre convenable aux intéres- 
sements et aux désirs du Roy de Sardaigne, qu’élle sera 
toujours très aise des preuves qu’ elle pourra lui donnei- 
des sentimento qu’elle a pour lui. Je suis, Monsieur, véri- 
tablement tout à vous. Ghauvelin. 

Una simile lettera avrebbe dovuto pienamente assicurare 
l’eietto ai desiderii del Re, poiché il buon volere della Corte 
di Francia vi era cosi chiaramente enunciato da non dar 

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B. CMS DI PIBRLA8 


luogo, ad incertezza. Essa infatti fece pressoché abbandonare 
le trattative coi Genovesi, ma non fece sì che ancora in 
lungo non si menassero i negoziati per ottenere un aumento 
nelle offerte del Re di Sardegna. 11 plenipotenziario Lea 
nulla tralasciava per spingerle con maggior alacrità; anzi 
ad ultimo ripiego scrisse alla Corte (17 sett. 1728) che il 
solo mezzo per progredire con miglior sicurezza, sarebbe 
quello di guadagnar al loro partito con qualche donativo 
alcuno dei monaci più influenti e specialmente l’avvocato 
Albanelly, consigliere dell’Abbazia, persona abilissima ed 
autorevole. 

La Corte rispose che era dispostissima a destinarvi cinque 
o seicento doppie, che a sua cnra verrebbero distribuite fra 
le persone indicate o ad una sola di esse, se questo miglior 
partito gli sembrasse, ma a contratto firmato, ben inteso. 
Oltre a ciò gli si dava facoltà di spingere a 60 o 70 mila lire 
l’offerta da farsi al monastero. 

11 nostro ambasciatore agisce in conseguenza, ed offre 
40 mila lire. I monaci paiono abbastanza soddisfatti, ma 
osano ancora rispondere che non credono di poter conchiu- 
dere senza averne prima resa avvertita la Repubblica di 
Genova, e di più essi pretendono di riceverne ordine formale 
dalle Corte di Francia. Era questo solo un pretesto per 
guadagnar tempo e moneta , poiché il 2 ottobre l’abbate 
scrìvendo a M r di Gamache, abbate di Montmajor, gli dice 
esplicitamente: Je traile avec les dettx souverams ed ag 
giunge : Je suis rèsola de livrer la Seborga à celai des 
deux qui fera meilleure la condition de mon monastère. 
L’avvocato Lea dinanzi a tanto tergiversare e a tanta dop- 
piezza si sdegna; e n’ha ben donde! 

1 monaci allora ai 7 di ottobre consentono ad abbando- 
nare il primo punto. Forse i Genovesi si eran ritirati, poiché 

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I CONTI DI VENTIMIGL1A 


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Tediamo che ai 13 ottobre l’abbate scrive così al Re: Les 
propositions que vieti t de ine (aire M r Lea sont beaucoup 
plus avantageuses que celles qui m’ont été faites par la 
Républiqtie de Génes, dont j’amis eu la précaution d’en 
informer le ministre de France, de mime que des raisons 
qui me mettaient dans l’indispensable necessiti de ne pas 
les rebuter. Però essi vogliono ancora che il guardasigilli 
scriva loro con termini imperativi e precisi di fare il con- 
tratto col Re di Sardegna. Allora Lea ha nn convegno col 
P. Celeriere e coll’avvocato Albanelly ed offre loro oltre la 
parte di 500 scudi di donativo, altri 100 scudi ad ognuno, 
che loro darà brevi manu. Poi scrive al Vassallo di S. Laurent 
a Nizza per avere subito tale somma a sua disposizione ed 
appena spedita la staffetta, va a trovare l’abbate e getta 
ancora le ultime 20 mila lire nella bilancia, dichiarando 
che se fra dne giorni egli non ha risposta esplicita e defi- 
nitiva, partirà. 

Questa volta la fermezza e gli sforzi diplomatici del 
nostro avvocato nizzardo sono finalmente coronati dal suc- 
cesso. 11 plenipotenziario del Re di Sardegna ha vinto. 
1 monaci di Lerino cedono il loro principato. 

Essi spediscono alla Santa Sede nn ricorso in cui chie- 
dono formalmente le facoltà per addivenire all'atto di vendita 
di Seborga. Li 18 novembre il Papa dà il suo consenso 
delegando l’arcivescovo di Embrun per firmare quell’atto. 
Ài 12 dello stesso mese i monaci di Montmajor danno la 
loro procura e così pure quei di Lerino al P. Celeriere ed 
all’Avvocato Albanelly. 

Dalla Corte di Torino, al ricevere la fausta notizia, si 
scriveva al Lea di non perdere tempo, di andar in traccia 
di monsignore di Embrun e di firmare quanto prima avesse 
potuto il nuovo contratto. 

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Mise. S 11, T. Vili. 0 


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E. CAIS DI PIER LAS 


Sgraziatamente l’arcivescovo, da quanto avea saputo il 
Lea, avea lasciata la sua città per Lione. 

Lea promise di correre dietro a lui nulla risparmiando 
per raggiungerlo. Infatti da bel principio, come scrive, gli 
tocca di traversare il Varo ingrossato, nella sua vettura por- 
tata quasi a nuoto da una scorta di 18 nomini. Eccolo 
quindi sulla via di Embrun in compagnia del rev. padre 
Bénolt de Bónolt, economo Celerario del monastero e dell’av- 
vocato Gian Giuseppe Albanelly, avvocato al Parlamento di 
Provenza e giudice generale delle terre dell’Abbazia, alla 
ricerca di monsignor Pietro Guérin de Tencin , arcivescovo 
principe d’Eiubrun, principe e gran ciamberlano del S. Im- 
pero, assistente al Trono Pontificio, consigliere del Re in 
tutti i suoi consigli. 

Essi giungono a Cannes e ne ripartono per Aix con due 
lettighe, un mulo per i loro bagagli e un mulo da sella 
per i due servitori. 11 tempo era divenuto spaventevole. 
Temporali succedevansi l’uno all’altro. Giunti alle montagne, 
la neve di fresco caduta è cosi alta da impedir loro l’an- 
dare innanzi. Sono costretti ed aspettare che si apra loro 
un passaggio in mezzo alla neve. Le loro lettighe sono a 
più riprese rovesciate sulla neve e sul ghiaccio; uno dei loro 
muli ne resta ucciso sul colpo ed essi medesimi ne hanno 
contusioni e graffiature. Finalmente dopo inanditi sforzi e 
sofferenze , essi giungono ad Embrun, ove si conferma loro 
l’Arcivescovo essere già in viaggio per Lione. In questa 
città sono obbligati a prendersi alcuni giorni di riposo. Lea 
scriveva al Re : Io in particolare ho avuto una forzatura 
al pojnetto destro talmente gonfiato che a mala pena posso 
stroppiare questi caratteri. 

Egli ora si trovava incertissimo quale strada gli fosse 
più conveniente il scegliere, poiché la neve rendeva quasi 

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1 CONTI DI VENTIMIGLIA 


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impraticabile questo paese. Finalmente dopo un gran con- 
sultami scrìve al Ee che si decide di passare per Gap e 
da ivi invece di prendere la gran rotta d? Avignone per 
scartar strada passo per Grenoble per le montagne del 
Delfinato coperte di neve e ghiaccio. Essi sono costretti due 
volte a distaccare i muli dalle lettighe e di farle portare 
a braccio. La lettiga del P. Bénolt si rovescia e si sfascia 
ed il povero vecchio è trasportato a braccia d'uomini. Giùn- 
gono finalmente a Lione e vanno subito alla ricerca dell’ar- 
civescovo, ma con loro grave disappunto vien loro riferito che 
il medesimo già si è rimesso in viaggio alla volta di Pa- 
rigi. Eccoli dunque nuovamente in istrada verso quella città 
e dopo lunghissimo viaggio, come Dio volle, vi giunsero ai 
17 di gennaio. 

All'indomani l’avvocato Lea si recò dall’ambasciatore di 
Sardegna, conte Maffey, per combinare seco lui sul da farsi. 
Si derìse che Lea sarebbe andato da solo a riverire l’ar- 
civescovo. Questi lo ricevette colla massima cortesia, dicen- 
dogli esser dispostissimo a tutto fare per agevolare la con- 
clusione della vendita , ma trattarsi di ordini dati dalla 
Santa Sede, e perciò essere necessario il conferirne prima 
col ministro del Re. 

Il conte Maffey a sua volta ne parlò col cardinale di 
Plenry e con Mr. Chauvelin che il 23 gennaio scriveva al- 
l’arcivescovo il biglietto che segue: t Pai renda compie, 
Monsieur, de la requéte présentée an Pape par les reli- 
gieux de Lérins et de ce que 8. S. a mis au dos de cette 
ménte requéte. Le Boy avait en effet donne son consente - 
ment à la venie de la Seborga, le Pape vous a choisi pour 
y mettre la dernière main. Le Boy ne peut qu’approuver 
ce choix etc. Chauvelin. 

Ecco dunque finalmente tolte tutte le difficoltà per 

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E. CAIS DI PIBRLAS 


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questa vendita che era stata sì a lungo contestata e si era 
vinta con tanto accanimento. 

Gl’ incaricati delle due parti si riunirono per tre giorni 
in casa dell’arcivescovo, si scambiarono le credenziali e le 
autorizzazioni necessarie e se ne fecero processi verbali. Noi 
impariamo da questi in modo preciso quale fosse in quell'e- 
poca lo stato finanziario dell’Abbazia di Lerino. II suo pas- 
sivo erano: 1° Il debito verso la Repubblica di Genova di 
mille scudi d'oro eguali a $ mila lire all’ incirca, oltre a 
quasi cgual somma per arretrati (che la Repubblica avea 
scaltramente lasciati accumulare per impossessarsi un giorno 
di Seborga); 2° 11 debito a mademoiselle de Fregin di Grasse 
di circa 730 lire; 3° 11 debito Jean Theau di 18 mila lire; 
4° 11 debito Tardivi, consigliere del Re di 3 mila lire; 
5° 11 debito Bermond, sieur de Tonrreviste, di 830 lire; 
6° 1 pesi ordinari dell'Abbazia : decime , imposte , doni gra- 
tuiti ecc. ascendenti a 4 mila lire annue. 1 redditi di essa, 
dallo stato presentatone all’assemblea generale del Clero, 
erano di 11585 lire. 

Si esponeva pure in quei processi verbali che la Seborga 
malgrado il suo titolo fastueux di principato avea visto i 
suoi proventi notevolmente scemati, specialmente dopo la 
proibizione di battere moneta e che s’eran ridotte da 700 
a 300 lire. 

Il giorno 20 gennaio 1729 si firmò il secondo contratto 
di vendita de la Seborga, terre, seigneurie et principauté 
souveraine, sans amane chose exceptée, retenue ou réservée 
par le dit monastère, appartenances et dépendances, droits 
réels et honorifiques, tels qu’ils appartiennent à la dite 
terre, seigneurie et principauté de Seborga, sans aucune 
restriction ni réserve de ce qui a appartenu et appartieni 
à la dite terre, quoique non exprimé; déclarent les susdits 

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t CONTI DI TCNTIMIQLU 


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procureurs du monastère que la chapellenie de SJ Michel 
m «ntiotmée au procès verbal et les biens qui en dépmdent 
mi dee annexes de la dite principauté , au sujet de la 
quelle chapellenie les dits procureurs cèdent et transportent 
musi en la meilleure forme que faùre se peut en tant que 
de besom au dit seigneur Boy , à sa famille Royale tous 
les droits sans exception que le dit monastère a sur la 
dite chapellenie et doni il a joui ou du jouùr jusqu'à 
ce jour. 11 prezzo di vendita era fissato a 176 mila lire, 
più 15 mila lire pel monastero di Montmajor d’ Arles. 

La presa di possesso ebbe luogo poco tempo dopo e fu 
iacarieato dal Re l'avvocato Lea di concertare questa spe- 
dizione nel modo più opportuno e colla maggior prudenza, 
perchè si temeva il malvolere degli abitanti di Seborga ec- 
citati dai Genovesi e specialmente dal podestà Biancheri, 
anima dannata di essi, come diceva una memoria di quel 
tempo. L’avvocato Lea inviò ordine al capitano Al la vena di 
Perinaldo, di cui conosceva il carattere risoluto, si recasse 
a Seborga e vi disponesse quanto poteva occorrere pel ri- 
cevimento dei commissari; essendogli ben noto che neppure 
un sol letto vi si sarebbe potuto trovare da offrire ad un 
forestiere, tanta era la povertà di quegl’infelici terrazzani. 

Da Perinaldo egli spedi un distaccamento di 20 soldati 
sotto gli ordini di un ufficiale e quindi egli medesimo per 
evitare di esser visto traversando il territorio di Ventimiglia, 
s’avviò verso Saorgio colla scorta di due arcieri in compagnia 
del padre Celerario di Lerino, del procuratore Ghiglionda, 
suo segretario, e del vassallo Scalieri di Castelnuovo suo 
genero. *Quivi toltosi seco l’avvocato Toesca, che dovea poi 
fùngere da giudice provvisorio a Seborga , con molti stenti 
traversò il colle di Giove ingombro dalle nevi, sebbene dai 
addati passati dianzi., già: si fosse aperto il varco in mézzo 


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K. CMS 01 FIML&S 


ad essa e fece tappa al paese di Pigna. All’ indomani s'awiò 
per Perinaldo e giunto a Dolceacqua mandò innanzi emissari 
che lo ragguagliassero sullo stato degli animi a Seborga. 
Intanto aggiunse al suo seguito l’avvocato Novaro per luo- 
gotenente del giudice e il capitano Mauro per procuratore 
fiscale. Verso sera ei ricevette la visita di due delegati dì 
Seborga che venivano a lui per complimentarlo e fargli noto 
che quei di Seborga stavano aspettando colla massima im- 
pazienza il suo arrivo ed erano nella più sincera allegrezza 
sapendo che stavano per diventare sudditi del re di Sardegna. 
Questi bravi ambasciatori non badarono punto alla presenza 
del delegato del monastero per esprimere con eloquenza quei 
loro, sentimenti, talché il P. Celerario ne restò stupido, come 
scriveva il Lei. All’indomani di buon mattino il commissario 
del Governo Regio accompagnato dal padre Celerario e dal 
suo seguito s’ incamminò verso Seborga ed appena ebbe tocchi 
i confini di quel territorio vi fu accolto da una mano di 
Seborghesi che, schierati in ordinanza militare, appena lo 
videro proruppero in festose acclamazioni colle grida ripe- 
tute di Viva il nostro Re di Sardegna. Poi, gli resero gli 
onori con triplice salve di moschetterà e precedendolo con- 
tinuarono salve ed acclamazioni. Giunti alla cappella di San 
Bernardo fu accolto nuovamente collo sparo di 15 mortai e 
con una banda di musici fatti venire da S. Remo; quindi 
si fecero innanzi il Sindaco ed il Parroco ed al Regio Com- 
missario presentarono i loro ossequii e quelli dell’intera po- 
polazione, che frattanto intorno a lui con aria festosa si ser- 
rava. Dopo breve sosta si riprese il cammino e Lea con tutta 
la comitiva si diresse . alla chiesa parrocchiale, ove venne in- 
tuonato un solenne Tedeum. 

Finita questa funzione il P. Celerario annunziò ufficial- 
mente agli abitanti che l’Abbazia di Lerino area fatto ces- 
se 


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! CONTI DI VENTIMIGMA 


8T 


sione dèi principato al Re di Sardegna. Si fu allora che 
nna buona vecchia punto intimidita dalla solennità della cir- 
costanza, uscendo dal mezzo del popolo adunato prese ad 
esclamare: Oh, fosse pur questo successo cento anni fa! 

Si procedette quindi alla cerimonia del giuramento. L'av- : 
vocato Lea teneva nelle sue mani un messale e tutti i po- 
polani ad uno ad uno e per primo i consoli Bernardino 
Bonzo , e Bernardino Gazano vennero inginocchiarsi a testa 
scoperta, e con ambe le mani sul Vangelo giurarono e pro- 
misero a S. M. il Re di Sardegna, da quel giorno fino al- 
l’altimo della loro vita, per essi e per i loro discendenti di 
rimanere buoni, veri, leali e fedeli sudditi ed uomini ligi ecc. 

Finita questa funzione il Municipio offrì dei rinfreschi e il 
commissario del Re di Sardegna pubblicò il suo manifesta. Fe' 
quindi annunziare che ogni persona che credesse per la sua 
indigenza di meritare alcun soccorso passasse da lui e ch’egli 
avrebbe fatto il possibile per soddisfarli. Appena questa lieta 
promessa fu risaputa, non. vi fu fra quei popolani ombra di 
esitanza, ma tutti come un sol uomo, all’eccezione dei due con- 
soli, se ne vennero dal Lea. Questi fe’ loro ottima accoglienza 
ed incaricò il suo segretario di distribuire 200 lire di Savoia 
fra i 34 capi famiglia del principato. Rimborsò quindi ai con- 
soli le spese incontrate per il suo ricevimento e trovò modo 
di far accettare al parroco stesso un piccol donativo, incari- 
candolo di dire all’indomani una messa a sua intenzione. 

. Il paese intiero fu nella gioia e ad alta voce si esprimeva 
da tatti la contentezza di essere passati sotto il dominio di 
quei principi, còsi popolari ira i vicini paesi. E certo quei 
miseri abitatori di Seborga avena tutto da guadagnare a quél 
cambiamento, lontani cóme etano e pressoché óbbliati dal- 
l’Abbazia ; e da quell’epoca infatti essi ripresero coraggio e 
la prosperità cominciò a rinascere fra loro. 

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K. CAI3 DI PIEKLA3 


I commissari della cessione lasciarono Seborga. Lea vi 
area insediati i vari ufficiali incaricati di ordinarvi la nuova 
amministrazione e principalmente di attendere a raggua- 
gliarsi di tutti i diritti che ai padri di Lerino per quelle 
terre e pel Priorato di San Michele potessero spettare. Egli 
se ne tornò incontanente all’isola di Sant’Onorato per pren- 
der nell’archivio dell’Abbazia i titoli e documenti relativi a 
Seborga che gli eran stati promessi e di cui già avea spe- 
dito un inventario al Governo. Ma come ei lo dichiara in 
una sua lettera , trovò l’archivio dei padri nel massimo di- 
sordine ; polvere e ragnatele ricoprivano ogni cosa. Le ri- 
cerche furono difficilissime, e non si venne a capo di tro- 
vare il diploma di donazione del conte Spedaldo del 1070, 
uno dei documenti più importanti pel territorio del Cuneo, 
oggetto di si spesse contese con quei di S. Remo. A Lea 
ciò rincresceva, tanto più che gli era stato promosso e ne 
risenti si vivo il dispiacere che non nascose il suo risenti- 
mento ai monaci. Io feci loro, egli scrive, la mia parlata 
così viva e penetrante , che rese quei monaci inquieti e 
mezza stupidi; perchè dessi temevano di esser sospetti di 
aver usata poca delicatezza o forse trafugato quel titolo, 
che altra volta avea egli avuto in mano. Non li credeva 
però capaci di simile cattiva azione e ue dava solo colpa 
alla loro indolenza e goffaggine, poiché anche di titoli più mo- 
derni, dei contratti di locazione, d’enfiteosi ed altri spettanti 
ai beni di Yentimiglia non si rinveniva più traccia, di molti 
atti di gran momento i Monaci non conoscevano neppur la 
esistenza; insomiua egli scrivea, più che un'archivio è un 
capa di confusione, L’abbate; fm Jaritp, sul vivo dalle osser- 
vazioni di; Léa al riguardo; egli s’offeriva a prestare qua- 
lunquo'giuramento, s’adirava, lo minacciava della scomunica, 
se ne affliggeva a tal punto che ne ammalò gravemente. Il 

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I CONTI DI VENTIMIOLU 


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padre abbate, dice Lea, è ara m latto con febbre e de- 
lirio e con tre cavate di sangue e risica di morire di dis- 
gusto. In breve però risanò e incontanente ai 5 luglio ra- 
dunò a capitolo i padri che firmarono una dichiarazione colla 
quale affermano con giuramento ad pectus che, ayant fati 
toutes tee reoherches pour retrouver les titres et actes qui 
manquent ancore sana avoir le bonheur de les retrouver 
on les croit égarés, cor ils existaient autrefbis. Ih ont été 
petti étre perda» à Voccarion de leur présentatùm d l‘é- 
véque de Nice délégué da Pape pour le proci s qu’ils ont 
tu à soutenir, ou lorsque dernièrement on a eu à implorar 
la protection du Boi de Franco et pour ce qui est de Vacte 
de donation du Conio surtout, il est tris probable qu’ on 
Vede perda d Génes par les agente de la République laqueUe 
ne se contenta pas de simples copies, mais demanda vision 

des actes primordiaux lorsque le Boi de Sardaigne passa 

en Provence aver son armée les religieux mirent leurs ti- 
tres de possession dans un tombeau de V ancienne Èglise, 
mais quand on les retira quelques mois après on les retira 
moms et gàtés et plusieurs devenus méconnaissables. Peut- 
étre aussi sont ils restés chea le C. u du Lue de la maison 
de Vintimille à qui le P. Mayronnet les avuti prétés. Le 
P. Abbé en son particulier déclare avoir découvert il y a 
quelques années casuellement dans un endroit presque uban- 
domi la pièce originale et primordiale de la donation de 
Sebarga. Ou bien encore peuvent-ils avoir été égarés ou 
ménte soustratis franduleusement lors du contrai de vento 
1698 par le rev* pére Gastaud qui avuti toujours té- 
moigné de beaucoup de partialtié pour les Génois. Ih 
s’obligent à rechercher ces chartes et d remettre au Boi 
de Sardaigne toute pièce en question qu’ ih aurout pu re- 
trouver. Tale era la dichiara dei P. Benedettini di Lerino, 
a» 


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tì. ÒAI8 Ì>I PIBRLAS 


Od. 

che se ci dà prova della loro buona fede, non ci dà un’idea 
molto favorevole dell’ordine di quell’archivio da cui furono 
allora tolti i documenti che formarono l’oggetto di questo 
stadio. 

. Tale è la storia di quelle pergamene da noi trascritte, 
tale è la storia del Priorato di S. Michele e del Principato'. 
di-Seborga. Che se quelle pergamene, non hanno in sè una 
vera importanza isterica per la regione della Liguria cui si, 
riferiscono, pure la relazione che esse hanno con l’origine dei 
Conti di , Ventiinjglia e le notevoli deduzioni che se ne trasr 
sero, saranno io credo per quella antichissima famiglia un 
nuovo e non indegno monumento. 


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I CONTI DI VtptllfcOLU 


91 


APPENDICE 


• Crediamo fare cosa utile il dar qu; la seguènte descri- 
zione della chiesa del Priorato di san Michele fatta neì- 
l’anno 1878 dai signori René de Lespinasse ed Henri de' 
Piamare, membri di una Società di scienze naturali e storiche 
a Nizza Alpi Marittime. 

L’église Saint-Mkhel est sìtuée à 1 extrémité nord de 
la ville ; le porche , sans aucun caractère , ouvre sur une- 
petite place et 1 abside est fiérement assise sur un rocker 
qui domine presqu’à pie le torrent de la Roga. Une tour' 
flanquée carrée sur le coté droit s’élève environ du doublé 
de la hauteur de l'abside, ce qui donne au monument vu 
den bas un aspect très-pittoresque. 

Saint-Michel était un prkuré dépendant de Tabbaye 
de Lérins. Gomme dans beaucoup de chapelles monasti- 
ques Véglise avait deux bas-còtés s'arrètant carrément à la 
tigne de V abside. Ges bas-còtés , aujoùrdhui en ruines , 
conservent encore lappar enee des pilkrs, des colonnés et 
des cintres des baies: on voit aussi quelques vestiges des 
arceaux indiquant la hauteur de la voùte, mais cette vodte 
ainsi que sa couverture ont disparu et laissent cette partie 
de Véglise à del ouvert. 

La construction des bas-còtés a dii étre beaucoup plus 
négligée que célie du reste de Véglise; le gros oeuvre est 
en moellon, et, chose ossee bizzarre, tandis que les pilìers 

91 


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9i 


m. CAI8 DI PIERLA8 


sont à colonne et en appareil régulier en dedans de la 
nef principale , ils sont informe s et en groe moellons en 
dedans des bas-cótés. 

Depuis, on a muré les entrecolonnements, et Téglise n’a 
plus que la nef principale ; elle est d’ailleurs presqm’aban - 
donnée et dans un ossee triste état de conservation; ce qui 
est préférdble à l'édat florissant de la cathédrale. 

Nous entrons dans l’église : la votile est en cintre brisé , 
sane nervures, supportée setdement por des arcs-dmMeatux, 
cesi le cotnmencement du XII' mède. Le chceur ed devi d’un 
tnètre 10 centimètres, au dessus du pavage de la ne/; à l’entrée 
du chceur se trouvent deux escaliers de dix marcltes par ks- 
quels on y accède et, au milieu, un troisième cscalier en setis 
contraire par lequel on descend dans une crypte. La disimi- 
tion est semMahle à celle de Nolre-dame dn Pori à Clermont. 

La longueur de la crypte est de 9 mètres 40 centimètres, 
sur 5 mètres de largeur. Elle se divise en troie nefs égales, 
votitées d’arrét; (rune hauteur de 2 mètres 88 centimètres 
sous clef de voute. Les colon nes sont au mnihre de huit, par- 
tageant la longueur Mede en cituj travées inégales d’un mitre 
06 centimètres et un tnètre 35 centimètres. EUes sont rondes, 
mondithes , de modules varice , et de différentes sortes de 
pierres. L'architecte a utUisé des colonnes ayant ér ide m inetti 
servi a un autre usage et les a égalisées entre éttes à T còde 
de hases arrondies qui noni aucun motif de décoration ; l’une 
$ éttes est une borne miliaire sur laqueUe on Iti eneore une 
inscriptio». 

Une soli de ressaut, à la naissance de la votite, simute un 
grossier chapiteau. Les colonnes ont une hauteur de 1 mitre 
80 centimètres. 

L'égUse souterraine ne prendjour que par une ouverture 
protiquée dans le soubaisement de l'abside du sud-est ; à Texli- 

93 


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I CONTI DI TENTI JÉIOLIA 


93 


rieur elle paraU visiblement perde après coup et ne s accordo 
en attenne facon uvee Tappaceli. 

Une autre ouverture, élroite meurtrière perde dans Vare 
de Tédifice et masquée à Tintérieur par un mauvais tableau, 
a dà Hre pendant longtemps Tunique ouverture édairant la 
crypte. 

Passone à la nef de Téglise supérieure. Les piliers qui 
supportent la poussée des arce doubleaux ont 1 mètre IO cen- 
timètres de large. Leur ornementation consiste en me colonne 
appUquée doni le fàt s’élève sans inter ruption jusqu’à la nais- 
sance de la miete où se trorne un petit chapifeau, au point 
dintersection de TentaHement. 

Les travées au nombre de trois, pour la nef' seulement, 
ont 3 mètres 61 centimètres de large, et soni voàtées en plein 
cintre. Les piliers ont sur la coupé laterale une doucine for - 
mant chapiteau piade à 4 inètres 10 centimètres de haut , 
coupée net, sans retour sur le coté longitudinal. Cet ensemble, 
bien que dime extrème sobriété , brille surtout par les pro- 
portions. 

La partie des ouvertures a dà ótre négligée; on se de- 
monde ménte comment on pouvait y voir dair lorsque Téglise 
avait ses trois nefs. Les bas còtés ne paraissent pas avoir 
regu de fenétres régulières. La fenétre de Tabside et la rosace 
du porche, toutes deux de médiocre dimension, sont à 23 mè- 
tres de distance. D' autre pari il n'y avait pas place pour 
des fenétres entre les arceaux et la voùte; on s’est borné à 
percer à coté de chaque are doubleau une ouverture qui àia 
forme diodi de bceuf intérieur, et de fenétre d plein cintre en 
dehors: ce détail est à signaler parce qu’il se rencontre ra- 
rement. 

La voùte de Tabside est en cui de four, plus basse que la 
nef; elle mesure 3 mètres 25 centimètres de rayon sur 5 irte- 
li 


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04 


E. CAIS DI PIEBLAS 


tres de large. Le raccord avec la votile de la nef ria pu étre 
obtenu qu’à Vaide de trois ressauts inégaux qui divisemi ossee 
gracieusement la différence de niveau. Ce point est encore à 
noter; on y voit l'effort de l'architede pour faire disparattre 
à cet endroit le plein de mur qui se voit dans la plupart de 
nos petites églises romanes. 

A Vextérieur l’àbside présente un caradère qui exige la 
plus minutieuse attention. Le contour forme une demi-cir- 
conférence exade, contine dans les basiliques. La fondation, 
posée directement sur le rocker , ed en moeUon de conglomérat 
de gàlets d'environ 0 mètres 50 centimètres de haut; puis 
viennent les assises de pierre de taille en moyen appareil, 
toutes égales à peu pr'es, inagnifiquement échantUlonnées et 
jointoyées, offrami une surface parfaitement piane. Attenne 
décoration murale ne vient compier les belles lignes de Vap- 
pareti , camme nous l'avons vu à la cathédrale et à Campo- 
rosso. L'àbside n’a qu'une fenétre de l'époque de la construc- 
tion primitive et au-dessous, également dans l'axe de l'édifice, 
une étroite meurtrière dont nous avons parie plus haut; elle 
est située au milieu. (Nous avons dii ci-dessus qu'il en avait 
été ouvert me troisième après coup). Celie fenétre ouvre sans 
évasement au dehors; Vencadrement se compose d'une simple 
bande , formarti tableau, dessinée sur les pierres de l'appardl; 
on ny retrouve pas l’idée decorative qui se manifede dans 
le roman. L'enUMement, très simple et très gracieux, se com- 
pose d’une sèrie de demi-cintres entrelaccs, dont les extrémités 
reposent sur une petite console. Les arceaux orti une saidie 
de qudques centimètres; ils ne font point corps avec l' appo- 
rmi; on a dù les poser cCabord, puis continuer le pian de 
V appareil dans les interdices. 

Une ornementation de ce genre nous parali sortir des 
traditions du roman. Elle offre une certame analogie avec la 

94 


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I CONTI DI VCNTIMIGLU. 


95 


frise du monument de la Turine composée d'un doublé cor don 
d'arceaux simples. 

Probablement, par mesure de solidité, on a établi un sou- 
bassement de 4 centimètres de saittie et, à chaque extrémité 
de la circonférence, deux montante qui prennent naissance 
sur le soubassement et soni de ménte saittie. Lappar ett s'y 
continue sane aucune espèce de décoration. 

A la suite de ces observations, qu'tt est difficile d'exposer 
avec la netteté désirable, nous avons été amenés à nous croire 
en face d'un vestige de tempie romain (!) ou plutòt d’une ba- 
silique gatto-romaine. L'abside est restée setde intacte ; l'édifice 
dont elle était appelée à fair e partie a-t-il été démoli ou ménte 
construìt? c'est ce que nous ne savons pas. Elle a été utUisée 
pour l'église romane à la fin de l'onzième siede, et l'on voit 
très-distinctement les murs de mortier et de galets englóbant 
les quartiers de piene de taitte qui s'arrétent brusquement. 
Si l'idée que nous émettons ici avec urte profonde conviction 
peut ótre partagée par les archédogues , la pawre église de 
Saint-Michel se trouverait ètre un des rares monuments ro- 
mains ayant regu jusqu'à nosjours me attribution rdigieuse 
qui lui a assuré sa conservation : 

( Bulletin de la Société Nipoise des Sciences 
naturelles et historiquesj. 


(1) M. le chevalier Koesi (Description de Vintimille , page 21}, prétend 
que ce soni les restes d’un tempie dédié à Castor et Pollux. Cotte opinion 
merito confirmation ; nous ne l’avons connue qu’après notre visite au 
monument. 


95 


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GENEAL 


829 T5 
o Ui 

r enza 


Ottone f 


Ottoni II 


834 Bonifacio 


baud Ctc d’Arles 


054 Guido Ctr» c n ^ 

i 


930 Guido 


954 CobbIdo r 


1002- 1038 


.DALBEBTO 


| — ~ . ecc. 

Ottone III 1041-1077 
1077 con Doxella dei Marchesi di Savona 

i 


1082 Orrov* IV Guglielmo Obkbto Giovanni Mauro 

1 I 


1140 Omento Guglielmo Raimondo Ottone Kb*. ® 

cessione ai Genovesi con sorella di con ** 

RostaGno Rambai.Do Glglielminbtta 

dei Conti di Nizza I 


ino Gii eb ha 
>i di Toscana 


Guglielmo 


Obkbto Ottone 

Sig. di Dolcearqua Baiardo Sig. del Maro 
Buzzano, Badalucco ecc. 


Enbico 

i 


Raimondo 


Filippo 
Sig. di Prelà 
Tunio, Aurigi», _ 
Lczinasco, Carav- 

I 

Enbico 

in 

Sicilia 


1 


1 |“7 Ottone 
1 1 89 conf. privilegi 

i 


OgIO 


I 


Ehakosm 

I 

Bonifacio 

in 

Provenz 


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GENEAL 


829 B 
o Bc 

>venza 


I 

884 Bonifacio mtV>aud Ctc d’Arles 


954 Guido O di 


030 Guido 


Ottone I 954 Corrado l 


Ottone II 1002-1038 Adalbkbto 


Ottone III I0IM077 
1077 con Bonella dei Marchesi di Savona 


1082 O itone IV Guglielmo 


Orerto 

I 


I 


I 


Giovanni Magro 


I 


IMOOHerto Guglielmo Bai mondo 

cessione ai Genovesi con sorella di 

Rostagno Rambai.Do 

dei Conti di Nizza 


I 


Ottone 

con 

Giglielminbtta 


Kiu 




u*no Guerra 

* kmi di Toscana 


Guglielmo 


i 


i 


Enrico 

I 


I 


1177 Ottone 
1 1 89 conf. privilegi 


0 BERTO 

Sig. di Dolcearqua Baiarci o 
B uzzano, Badalucco ecc. 


Ottone 

Sig. del Maro 


Raimondo 


Filippo 

Sig. di Prelà, ^ 

Cunio, Auriga, 

Lczinasco, Caravi^-^V* 

i *is 

I \ngiò 

Fnbico 


in 

Sicilia 


i 


Esumi ili 

I 

Bonifacio 

in 

Provenz 


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DOCUMENTI 


Mise. S. li 


» vui. 


7 


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I. 


954. — In xpi nomine Amen. Ego Guido Imperiali Comes 
vigintimilij et Susanae et Marchio Alpinae Maritimae profi- 
ciscens contra perfidos Sarracenos in subsidium illustris do- 
mini idelphonsi regis hispaniarum avunculi mei cum Antonio 
fratre meo preside honoris imperialis in pedemontium . et 
Alpium marchione . et bomasio comite sabaudiae fratre helio- 
noris uxoris meae . et buaymunde marchione montisferrati . et 
brenquerio comite valentino nepotibus meis . et conrado pri- 
mogenito meo futuro comite vintimilii et odone secundo nato 
meo futuro marchione Alpinae Maritimae et Rolando postremo 
nato meo futuro comite in Lusana et montibus carfanbanae 
et vivaudo de castello cum bonabella et odone de cravezana 
et curio targa nigra domino sepelegi et Eyrolae et iudice 
balbo domino de banco et Saysone commilitibus meis . divinum 
iudicium timens et mortis incertitudinem expavescens de Con- 
silio 8iipradictorum ordino . dispono . et eligo prò me et meis 
liberis ubicumque me et illos mori contingat sepulturam in 
espella sancti Michaelis . quam pater meus construi fecit in 
oliveto suo apud vintimilium . quam capellam cum hospitio 
et oliveto iuxta posito et cunctis terris cultis et incultis . 
ortis et molendinis et domibus quae sunt a porta burgi lacus 
subtus vigintimillium usque ad podium sopradictum olivetum 
et sequendo altiera colla dicti podii usque Apium et descen- 
dendo ab apio ad cogalono et vittes merlo et Circuit flumen 
rodoiae versus prata roulinij et ad dictam portam lacus ae- 
quatur cum omnibus aqueductilibus dicti fluminis rodoie a 
dieta porta lacus usque beveram . et castrum de sepulchro 
eum mero et libero imperio cum eius habitatoribus et terri* 
» 


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100 


E. CAIS DI PIERLA3 


torio . sicut incipit a cola crucis . et descendit per vallonum 
vallis organae et malazini et progreditur infima convallium 
usque ad passum de Iona et de dicto passu ascenditur ad 
rocham scuram supra sepelegium et ex alia parte sicut a 
dieta cola crucis progreditur per altiora loca moncium medio 
existentium usque ad montem nigrum . et decendit per vallo- 
num dicti montis usque ad passum de gargo et iungitur 
ad dictam rocham scuram . quae supradicta sunt propria 
iuris mei . dono . lego . prò sepultura mea et anima mea et 
parentum meorum et ex nunc ofifero Deo et Beato Honorato 
et Alberto abbati et fratribus monasterii sancti honorati in- 
sulse lirinensis . sub expressa conditione quod dictam ca- 
pellam . neque dictum castrum de sepulchro possint vendere . 
cambiare . vel aliquo modo alienare a capella et fratribus 
Lirinensis habitantibus ibidem . quod si fecerint comittant 
predicta et ad fratres monasterii sancti petri montis maioris 
peuitus devolvantur . retinens liberis meis et eorum legitimis 
successoribus . ut possint quamdiu in vigintimilio si fuerint 
et hospicium non construxerint cum dictis fratribus hospi- 
tari ibidem . ligna . salem . aquam et mapas cum utensilibus 
ad coquinam tantum ab ipsis fratribus accipiendo . iniungens 
colrado primogenito meo et suis successoribus si hoc nequi- 
verit adimplere ut ante sepulchrum meum in dieta capella 
construi faciat altare beati antonii et iuxta dictam capellam 
hospitale prò infìrmis sancti Antonii quibus ipsi fratres ser- 
viant . et de predictis rogo et iniungo per henricum meum 
iudicem notarium et cancellarium chartam conscribi et pre- 
nominatis testibus signari et bulla mea sigillari ad perpe- 
tuasi memoriam. 

Ego Guido qui supra comes imperialis vigintimilii etLu- 
sanae et marchio Alpinae Maritimae . predicta omnia per me 
supra donata approbo 

Ego Antonius Marchio Alpium 

Ego conradus . ego odo . ego rolandus . Ego thomasius 
comes sabaudiae . ego buyamundus marchio montisferrati . ego 
trenquerius comes valentinis . ego vivandus de castello . ego 
bonabella . ego odo de cravezana . ego curio targa nigra . ego 
iudex balbus . ego sayso. 

Actum in municipio varigoti et scriptum per me henricum 
iudicem et notarium cancellarium praedicti domini Guidonis 
Opm. vigintimilii et Lusanae et marchio alpium maritimarum 

100 


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I CÓNTI DI VINTIMIGUA 


lai 


precepto . et meo signo signatura . illustri domino ludovico 
romauorum imperatore feliciter imperante . anno dominicae 
incarnationis nongentesimo quinquagesimo quarto tertio ka- 
lendas aprili» indicione duodecima datum et attestatura. 

(Arch. di Stato. Torino. Cai. II). 


> 


H. 

1002. — In nomine Domini . Breve memoracionis de usu et 
de consuetudo huius terrae quae dedit et investivit domnus 
Ardoinus Marchiso ad omnes homines habitatores de loco qui 
dicitur Tenda et de Saurgio et qui dicitur Brica ad nos vel 

nostris filiis fìliabus vel heredibus de omnibus rebus nostris 

et comitis que nos tenemus et de bic in antea laboraverimus aut 
laborare fecerimus . Ad quale usum dominus huius terrae de- 
derit , ad tale teneat . Et de ista proprietate , que nos hodie 
tenemus , vel aquistare potuerimus , vel de adanno buius ter- 
rae , in adiutorio siamus ad tenendum , et non consenciamus 
devestire , nisi per consuetudo huius terrae . Et si homo ve- 
nerit fora isto comitatu , qui nos contrapellaverit de nostra 
proprietate , unde investiti sumus , per duodecim annis batalia 
non faciamus , nisi ad seniores nostros , nisi per quiuque ho* 
mines sacramentales , quos infra isto comitatu hereditatera 
habeant . Et si avenerit ,quod seniores nostros mittent super 
nos crimen de vita , aut de membra , aut de castro , vel de 
tradicione , et ipse pida nobis dederit qui ad illum intendere 
fecit ,'per legem nos defendamus . Alia ocasio , que super nos 
miserit , cum tres homines sacramentales defendamus , si re- 
cipere vult . Alia batalia non faciamus , et nec a comite , 
neque ad homines de sua masnata non consenciamus saximento 
facere sine ratione de persona , nec de mobilia , vel de caais . 

Ita tam homines habitatores de istis locis placitum non cu- 
stodiant , nisi placitum residente semel in anno per tres dies . 
Bt de nostro manente non consenciamus nulla virtute' , neque 
potestate facere servi tio , nisi oste publica , sicut supra legi- 
tur de suprascriptis proprietariis , et comitalis , que est co- 
mitis senioris nostri , tam infra comitatu quam infra marca 
in adiutorio siamus ad tenendum . Et de hic in antea supra* 
scriptis hominis licentiam habeamus tignare et caciare et 
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102 


£. OATS DI PIERLAS 


aquare et pasquare usque in mare sine contraditione supra - 
scripti Comitis , vel eorum heredibus et omnes homines , qui 
de nostro usu sunt , et de bic in antea cum noe affirm^verint . 
qui infra isto comitatu habituri fuerint , in adiutorio siamus 
ad tenendum cum Deo adiutorio . Otto et Conradus Comites 
manu sua firmaverunt. 

(Gioffrbdo, Stor. Alp. Mar.). 


m. 

1038. — In nomine Domini Dei et Salvatoris nostri iesu 
cristi Conradus gratia Dei imperator augustus anno imperii 
eius deo propicio duodecimo . tercio kalendas februarias . in- 
dicione septima . vobis domnus Conradus episcopus sancte 
ianuensis ecclesie ego Conradus Comes filius quondam bone 
memorie con radi itemqne comes qui professo suoi ex nacione 
mea lege vivere romana presens presentibus dixi . promitto 
et spondeo me ego qui supra conradus comes una oum mela 
filiis filiabus vel heredibus vobis qui supra domnus Conradus 
episcopus vestrisque omnibus successoribus aut cui vos de- 
deritis ut amodo nullo unquam in tempore non habeamus li- 
centiam nec potestatem per nullumvis ingenium nullamque 
occasionem quod fieri potest agere . nec causare nominative . 
omnibus casis castris plebis et capellis sediminas seu pisca- 
tionibus et omnibus rebus iuris sancti Syri ianuensis ec- 
clesie . et sancti romuli que sunt positas in comitatu vigin- 
timiliensi in locis et fundas ipsius Sancti romuli dicitur . 
fines vero ab ipsis omnibus rebus aqua que dicitur armedana 
et usque in colla de gumbenio et usque in preda aguda di- 
citur et usque in monte qui dicitur Bugnoni et usque in 
mensa domnica descendente per buolario usque in Monte qui 
dicitur pusegio et usque in litus mari omnia et ex omnibus 
infra istas coherencias una cum boscomalo in integrum . si- 
milique spondeo me ego qui supra conradus comes meisque 
filiis . filiabus . vel heredibus . vobis qui supra domnu3 Con- 
radus episcopus vestrisque omnesque successoribus prò ac 
carta promissionis et prò suscepto launechilt nominative om- 
nibus placitum et omnem foderum . seu pregaria . vel 
scitaticum . vel alplatticum quod omnis hominibus et fe- 
minibus qui in infrascriptis casis castris et rebus modo 

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I CONTI DI VENTI MIGLIA 


103 


habitant aut deinceps in antea habitaturi fuerint vel om- 
nibus ripaticum quod hominibus seu feminibus de ine in 
antea dederunt in ripa de suprascripto loco omnia et ex 
omnibus quod superius legitur in integrum dicendum . quod 
michi exinde aliquit pertinere debet set omni tempore de 
omnia quod supra legitur taciti et contenti permaneamus . 
quod si amodo aliquando tempore ego quo supra Conradus 
cornea meisque filiis filiabus vel eredes atversus vos qui su- 
pra domnus conradus episcopus vestrisque omnibus succes- 
soribus aut cui vos dederitis de suprascriptis omnibus . quod 
suprascriptnm est . agere vel causare . vel removere presum- 
pserimus per nos aut nostras suini tantes personas . vel si 
apparuerit ullum datura aut factum . vel colibet scriptum 
quod ego exinde in aliara partem fecissem aut emixissem . 
vel deinceps in antea mittamus . et claruerit . et omni tem- 
pore taciti et contenti de hoc quod supra legitur non per- 
manserimus . tunc spondeo me ego qui supra Conradus comes 
unacum meis filiis filiabus vel heredibus prestare vobis qui 
supra domnus Conradus Episc. vestrisque omnibus successo- 
ribus aut cui vos dederitis . pena auro optimo libras centum 
quidem . et ad banc confirmandam promissionis cartam accepi 
ego Conradus comes at te iam dictus Domnus Conradus Episc. 
exinde launechil vestimenta una . et nec mihi liceat ullo tem- 
pore nolle quod volui . sed quod a me semel factum vel quod 
scriptum est sub iusiuraudum inviolabiliter conservare pro- 
mitto . cum stipulacione subnixa . manente hanc cartam pro- 
missionis omni tempore in sua maneat roborem . 

Àctum infra Castro civitate ianue feliciter. 

Signum manus suprascripto Conradus comes qui hanc car- 
tam promissionis fieri rogavi et suprascripto launechil accepi . 

Signa manibus rodulpho fillio q. fulconi . et adalberto ca- 
briolo . et castellano filio q. gariberno . omnes lege viventes 
romana . 

Signa manibus gandulphi vicecomes . vel iterii . seu goto- 
fredi rogati testes . 

Signa manibus Wuinu visi filii q. iohannis iudex . et auberto 
filii ’q. amelii . et ugo filii q. ioh. testes rogati . 

Anselmo rogatus subscripsi . ego amico notarius et iudex 
scriptor huius cartule post tradita compievi et dedi . 

{Liber iur. Reip. Jan. — copia. 1256). 


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lOi 


E. CAIS DI PIESLA3 


IV. 


1041. — Legitur institucionibus patrum veterum ut qui- 
cumque aliquid causa augmentandi monasteriis conferre vo- 
luerit . per scripturarum seriem commendare studeat memorie 
posterorum , ne deinceps , quod absit , ulliua impedir! valeat 
contradictionibus . Quapropter nos germani fratres et comites 
Vintimiliensis , videlicet Otto et Conradus . una cum inatte 
nostra Àdalais et comitessa Armilina donamus monasterium 
Sancti Michaelis cum omnibus ad se pertinentiis abbati Alde- 
berto eiusque successoribus , seu omnibus monachis in mo- 
nasterio lirinepsi servientibus ut habeant et possidéant per- 
petualiter et quicquid facere voluerint in eorum velie sit et 
arbitrium . 

Factum est igitur hoc donum milesimo quadragesimo 
primo , indicione quarta in civitate Vintimiliensi in presentia 
multorum hominum ipsius loci . 

Sane si quis , nos aut aliqua persona donationis buius car- 
tule coutradictor existere voluerit , ab Adam subjaceat omni- 
bus mundi usque ad finem maledictionibus . 

( Cart. r *> dell'Abb* di Lerino — copia di Flamaré). 


V. 

1063. — Anno ab incarnatione domini nostri ihu xpi mille- 
simo sexagesimo tertio duodecimo kal. ianuarii . indictione 
secunda . Monasterio sancti bonorati constructus in insula de 
lirino . Nos Otbo et Chonradus germani comites vintimiliensis 
filii quondam item Cbonradis comitis qui professi sumus ex 
natione nostra lege vivere romana . offertores et donatola 
ipsius monasterii propterea diximus . Quisquis in sacris ac 
memorabilibus locis ex suis aliquid contulerit rebus iux£a 
auctoris vocem in boc seculo centuplum accipiet insuper quo$, 
melius est vitam possidebit eternam . Ideoque nos qui supra 
Otho et Cbonradus germani comites vintimiliensis dpqapjq^. 
cedimus tradimus et offerimus in eodem monasterio sancti 
bonorati a presenti die per animarum nostrarum et parentum 

1°*, 


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I CONTI 01 VENTI MIGLIA 


lofe 

nostrorum mercede . hoc est mooasterium idest ecclesia Spoeti 
Michaelis que est edificata iuxta castrum vintimilieose quoerqt 
ei ab oriente flumen rodoge a meridie ipsius castrum et burgum 
vintimiliense ab occidente Monte Àpio a septentrione auriane 
et flumen supradictum redoge cum cassia vineis cum arreis 
suarnin terris coltis et ierbis et omnibus rebus ad eadem ba- 
silica pertinentibus . Que autem superius scripta ecclesia sancti 
Michaelis edificata in predicto loco cum iam dictis casis et 
vineis cum areis suarum terris cultis et ierbis et omnibus 
rebus ad eadem basilica pertinentibus iuris nostri superius 
dictum una cum accessionibus et ingressibus earum seu cum 
superioribus et inferioribus suis qualiter superius legitur in 
integrum . ab hac die in eodem monasterio sancti honorati 
nos Otho et Conradus germani donamus cedimus tradimus 
couferimus et per presentem cartulam offersionis ibidem aben- 
dum confirmamus faciendum ex inde a presenti die pars ipsius 
monasteri! ad usum et suptum mouachorum et clericorum qui 
ibi propter Deo servierint quicquid voluerint prò animarum 
nostrarum seu parentorum nostrorum mercede . Et nec nobis 
lioeat ullo tempore nolle quod volumus sed quod a nobis semel 
factum vel conscriptum est inviolabiliter conservare promit- 
timus cum stipulacione subnixa . Hanc enim carta offersionis 
pagine Amici notarii et iudex sacri palacii tradidi et scribere 
rogavi in qua etiam subtus confi r man s testibus qui attulit 
roborandum . Actum in supra dictum castrum vintimiliense 
predicti comitis de castro vintimilie feliciter . 

Signum man. suprascriptorum germanorum qui hanc car- 
tulam offersionis fieri rogaverunt et ipsi Otho et Conradus. 

Signum man. Oberti boni senioris . boni -filli . gapdulphi 
omnium lege viventium romana testium . 

Signum u>an. bonifanti et bovi test. 

Égo qui supra Amicus notarius et iudex sacri paloni acrjU 
ptor huius cartule offersionis post traditam compievi et dedi . 

(Arch. di Stato — Catt. Seborga^. 


VI. 

1064. — Anni ab incamacione domini nostri jeep chriqU 
m||!esiq»o sq^g^imo quarto mense iunius indicione, pc^rq^ 

106 


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106 ■. CAI8 DI PUEBLAS 

monaaterio sancii micaelis arcangeli quod est constructum 
sita prope castro vintimiliense super fluvio Rodoia. Nos Oton 
et Cunradi comitis jermanis filiis bone raemoriae Cunradi item- 
que corniti qui professi sumus ex nacione nostra lege vivere 
romana donatores et offertores ipsius monasterii propterea 
diximus . quisquis in sanctis ac venerabilibus locis de suis 
aliquid contulerit rebus juxta auctoris domini vocem in oc 
seculo centuplum accipietis (sic) et eternam posideatis . et 
ideo nos qui supra Oton et Cunradi comes donatores et offfer- 
tores ipsius monasterii et vobis domno Dalmatio Abas et Ami- 
cusDei fldelis et per presentem cartam offersionis in susidium 
vestrum et suntum ipsius monasterio in vos abendum confir- 
mamus. Oc sunt omnibus rebus illis iuris nostrisquas habere 
visi sumus in comitatu vintimiliense qui positi sunt in loco 
ubi dicitur Vincedelo et Incanedelo ut eorum territoriis coerit 
ei de una parte Tosato quod dicitur Montenecro . ex alia parte 
fosato quod dicitur de vallebona, de tercia parte fines Dose- 
pelago . de quarta vero parte de superiore capite tìnes de Se- 
pulcri usque ad crucem si eis ubique sunt ac omni coerentes 
infra iam dictas coerencias omnia in integrum plenum ac va- 
cuum una cum exitus earum ut sunt ipsis rebus omnibus 
campis costis et jerbis silvis et pascuis ripis rupinia coltis et 
incoltis et usibus aquarum aquarumque ductilibus cum omni 
iure adiacenciis et pertinenciis ad ipsis rebus pertinentibus . 
qualiter superius legitur fines vel coerencias decernitur ad 
super totum omnia in integrum in remedium animae nostrae 
et parentis nostris mercedem . quibus autem supra scriptis 

rebus in loco supradicto . una cum accessionibus et in- 

gressorias earum . seu cum superioribus et inferioribus earum 
rerum qualiter superius legitur in integrum . ab ac die in 
easdem monasterio vel eorum supra abas et amicus monacus 
eiusque successoribus qui odie die ordinatis sunt et de ic in 
antea fuerint a Deo servitio facendum donamus et offerimus . 
et per presentem cartulam offersionis in eundem monesterio 
confirmamus et ad vos suprascriptos abas et amicus monacus 
eiusque successoribus vestris in susidium . usum . et suntum 
ipsius monesterii . prò remedium animae nostrae et parentis 
mercedem quidem et spondimus adque promittimus nos qui 
supra comitis una cum nostris beredibus vobis qui supra 
Abas et amicus monacus vestrisque successoribus suprascri- 
ptis rebus omnibus qualiter supra legitur in integrum . ab 

106 


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! CONTI DI TINTIMIOLIÀ 


107 


omni ornine defensare quia si defendere aut in eodem 

monesterio vel abas eiusque succéssores exinde aliquid per 
covis ingeniura subtraere quesierimus tunc in duplum eandem 
offersionem ut supra legitur vobis restituamus sicut prò tem- 
pore fuerit tunc melioratas aut valuerint . tunc sub extima- 
cione in consimili loco et nec nobis liceat ullo tempore nolle 
qnod ad nobis semel factum vel conscriptum est sub iusiu- 
randum inviolabiliter conservare promittamus que constipu- 
lacione subnixaanc enim cartam offersionis paginam Johannes 
notarius tradidit et scribere rogavit in qua supra confirmans 
testibusque obtulit roborandam. Actum in vintimilio feliciter. 

Signum man. suprascriptis comitum qui anc cartam offer- 
sionis fieri rogaverunt et eorumque relecta est. 

Signum Arnaldi et Ingilrame et wiljelmo . adque Alberto 
lege viventes romana rogatis testes. 

Ego Job. notarius suprascriptus scriptor ujus cartae offer- 
sionis post tradita compievi et dedi. 

(Arch. di Stato). 


VII. 

è 

1072. — Anno ab incarnacione Domini nostri jesu xpi. mil- 
leximo septuageximo secundo quintodecimo die iulii . indictione 
decima . monasterio sci. michaelli quod est constructum in 
vale rodoia . in burgo de castro vintimilio . vel in eo territorio . 
ego lanterius filius quondam Berulfi qui professo sum ex na- 
cione mea lege vivere romana . offertor et donator in ipsius 
monasterio praesens praesentibus dixi . quisquis in sanctis ac 
in venerabilibu8 locis ex suis aliquid contulerit rebus iusta 
octori vocem in o seculo centuplum acipiet insuper quod 
melius est vita poxidebit eterna . ed ideo ego qui supra Lan- 
terius dono et offero in eodem monasterio prò anima mea adque 
uxoria mea mercede . hoc sunt casis et vineis et omnibus 
rebus illis cum areis suarum iuris mei que mihi ovenerunt ex 
parte Pipinus presbiter et abere viso sum infra comitatu viti- 
miliense . in vale nerviense in locas et fundas camegna et 
waldoasca . vel in eorum territori^ . coerit ei ex una parte 
fluvio predicta nervia . de alia parte fosato de Lozano . de 
107 


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108 


E. CA1S DI PIERLA3 


tercia parte fosato de Vuado.de quarta parte sed ad munte 
si ibique alii suut coerentes et infra iam dictas coerencias 
omnia in integrum . que autem suprascriptis caseis et vineis 
et omnibus rebus in easdem locas et fundas camegnaet val- 
doasca una cum acesionibus et ingressoras earum seu cum 
superioribus et inferioribus earum rerum qualiter superius 
coerencias legitur omnia in integrum . ab ac die in eodem 
monasterio Sancti Michaelli dono et offero et per presentem 
anc cartulam offer3ionis ibidem abendum confirmo . faciendum 
exinde in eadem monasterio Abbas et monachi qui ibidem 
ordinatis fuerint et cotidie Deo deservierint ad eorum usum et 
sumptu a presenti die iure proprietario nomine quitquit vo- 
luerit sine omni mea vel eredum meorum.contradicione . qui- 
dem et spondeo adque promitto me ego qui supra Lauterio 
una cum meos eredes in eadem monasterio Sancti Michaelli 
suprascriptis caseis et vineis et omnibus rebus qualiter su- 
perius decernitur in integrum . ab omni ornine defensare . 
quod si defendere non potuerimus aut si in eadem monasterio 
exinde aliquit prò covix ingenium subtraere quexierimus . 
tuncin dublum eadem offersionis ut supra legitur restituamus 
in eadem monasterio sicut prò tempore fuerit melioratis aut 
valuerunt sub extimacione in consimile locas . et nec mihi 
licead ullo tempore nolle quod voluit, sed quod a me semel 
factum vel conscriptum est inviolabiliter conservare profitto 
constipulacione subnixa . Actum in castro ubi ture dicitur 
felici ter. 

Signum manui suprascripto lanterio qui an carta offersionis 
fieri rogavi ei qui relecta est ut supra. 

Signum manuum Johannis. vuilielmi . marani lege viventes 
romana testes. 

Signum man. item Joh. item Maranus testes. 

Ego Albertus not. soriptor ujus carte offersionis post tra- 
dita; compievi et dedi. 

(Arcìi. distato). 


Vili. 

1077. — Anno ab incarnacione domini nostri jesu christi . 
millesimo septuagesimo septimo quarto die mensis . augusti 
indicione prima. Monasterio Sancti Michaelis quod est con- 

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I CONTI DI VENTIMIGLIÀ 


109 

structam iuxta castrum et burgum vintimilii super .fluvium 
Rodogie nos Otto et Conradus iermani comites filii quon- 
dam item Conradi comitis et donella iugalis infrascripti 
Ottonis comitis et filia alberti marchionis nos omnes ex na- 
cione nostra lege viventes romana offertores et offeritrix do- 
natores et donatrix ipsius monasterii propterea diximus . quis- 
quis in sanctis ac venerabilibus locis e suis aliquid contulerit 
rebus iuxta auctoris vocem in hoc seculo centuplum accipiet 
et insuper quod melius est vitam possidebit eternam . et ideo 
nòs qui supra germani et iugales donamus et offeriinus in 
eodem mònasterio saucti michaelis prò animabus nostris et 
genitorum nostrorum mercede . hoc est insula in parte mo- 
lendinos et alveis cura aquaductili ibidem habendum adipsos 
molendinos pertinente iuris nostri . quae posita est iuxta flu- 
vium Rodogiae prope ipsum monasterium . fines vero ad istam 
insulam de una parte vites merlo et guilielmo . et capellano . 

* et bone . de subteriore capite roca usque ad mansionem gui- 
lielmo presbiter . de tercio vero parte fluvio Rodogia . infra 
iam dictos fines vel coherentias quantum nobispertinèt totum 
in integrimi plenum et vacuum. sibique aliis ad omnia cohe- 
rentes quae autera ista insula cum edificio de molendinis et 
aquaductili ad eos pertinente iuris nostri qui supra iermanos 
èt iugales supradicti . una cum accessione et ingressione sua 
qualitqr supra legitur est comprehensa in infinitum . ab hac 
die in eodem monasterio sancti michaelis vel ad eos abbates 
vel monachos qui hodie ordinati sunt . vel deinceps in antea 
ordinati esse debent ad eorum usum et sumptum quicquid 
voluerint donamus et offerimus et per presentem carta offer- 
sionis ibidem habendum confirmamus . faciat exinde abbas vel 
monachi aut pars ipsius monasterii a presenti die iure pro- 
prietario nomine quicquid voluerint sine omni nostra qui supra 
germani et iugales et heredum nostrorum contradicione . qui- 
dem et spondimus atque promittimus Otto et Corrado iermani 
et donella iugales predicti Ottoni comitis una cum nostris 
heredibus ad contra infrascripto monasterio vel ipse abbas 
Vel monachos istam offersionem qualiter supra legitur et est 
comprehensa in infinitum . ab omni homine defensare . quod 
ri defensare non potuerimus aut si vobis ex inde aliquid per 
quod vis ingenium subtrahere quesierimus . tunc in duplum 
eandem istam insulam ad istud monasterium restituimus , et 
nec nobis qui supra iermano3 et iugales liceat ullo tempore 
109 


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110 


X. GtfS W PBEU8 


nolle quod volnmus . sei quod a oobis semel factum vel coli- 
se riptum est sub iusiurando in violabili ter conservare promit- 
timos stipalacione subnixa. Hanc enim cartulam offersionis 
mese paginam amico notano tra didi et scribere rogavi qoam 
subtus confi rmans testibus obtuli roborandum. Àctum in ca- 
stro vintimilio dicitar feliciter. 

Signam manuam infrascriptoram iermani et iugales qui 
hanc cartulam offersionis fieri roga ver un t Ottone coniuge meo 
mibi consentente ut supra eique relieta est. 

Signum man. Bonvisinus . et ugo . et guilelmo . et bon- 
seniori . atque bonfilio. 

Amie notarius fuit scriptor illius cartule offersionis ad 
cujus exemplum haec scripta est ut relegant certe gandulfus 
scripsit a parte. 


(Arch. di Stalo). 


IX. 

1079. — Anno ab incarnatone Domini nostri Jesu Christi 
millesimo septuagesimo nono . sexto die mensis octobris in- 
dictione quarta. Ecclesia Sancii Michaelis quae est constructa 
in loco et fundo vintimilio. Ego Spedaldus fìlius q. domini 
comitis qui professione xpiana . qui mea lege vivere romana 
promisi ut quidquid in sanctis ac venerabilibus locis de suis 
aliquid contulerit rebus iuxta creatoris vocem in hoc seculo 
centuplum accipiam, insuper quod melius est vitam possi- 
debit ae ternana, ideo ego Spedaldus dono et conferò in eadem 
ecclesia monasterio Sancti Michaelis et prò anima mea et 
filiis meis qui deffuncti sunt mercedem , hoc est omnia, mea 
per qua divisionis de omnibus rebus iuris mei proprietariis 
quam habere visus sum in comitatu Ventimiliense in loco et 
fundo Sobolcaro, vel eius territorio, hoc est ipsa mea, quae 
ordine divisionis de ipsis rebus iuris meis proprietarijs, qui— 
bus sunt positis in predicto loco et fundo Subolcaro, vel in 
eius territorio loco qui dicitur Cunio, colieret eis de duas 
partes fossatis et de tertia parte cacumen montis salvia alijs 
sunt coherens, quae autem istis rebus iuris meis proprieta- 
riis jacet in pred. loco Cunio supradictis una cum ascensio- 
ne 


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I CONTI DI VENTIMIGUA 


111 


Dibus et ingressis suis, et infra istas coherentias omnia mea 
per quae divisionis mihi obvenit ex parte quidem genitoris 
et genitricis et per acquisitimi, aut per qualecumque inge- 
nium, omnia sicut supra dictum est ab hac die in eadem Ec- 
clesia Sancti Michaelis dono et conferro, et prò presente carta 
offersionis ibidem habendum confirmo, faciendum exinde parte 
ipsius Ecclesiae a presenti die iuris proprietario nomine quid- 
quid volueritis sine omni mea vel baeredum meorum contra- 
dictione, quiquidem expondeo atque promitto me ego Spedaldus 
una cum mea uxore debeo componere ista iuris mei quale 
supra, quae ibi habere videor prò ipsius ecclesiae omnia sicut 
supra dictum est ab omni homine deffendere, qui si deffendere 
non potueritis, aut si vobis ex inde aliquid per quodvis in* 
genium subtrahere quaesierit, tunc in duplum eadem offersio 
a parte ipsius Ecclesiae restituemus sicut prò tempore melio- 
ratae auvalueritis sub estimatione, quae in consimilibus locis; 
hanc enim carta offersionis meae paginam me Egesse nota- 
rius traddidit et scribere rogavit, in qua supra confirmavit 
testibus et obtulit roborandum . Actum in castro Sancti Ro- 
muli. 

Signum manus Jstofredusqui et Spedaldus qui hanc cartam 
offersionis fieri rogavit ut supra. 

Signum man. Comparadus et Bonfilius et Marinus omnes 
rogati sunt testes. 

Signum m. Martinus et Johannes Romana rogati sunt testes, 
eaque rogata est. 

Ego quoque me Egesse Not. scriptor cartam offersionis 
post tradditam complevit et dedit. 

(Arcli. di Stato) 
copia. 


X. 

Quoniam creavit Deus cuncta visibilia et invisibilia illius 
ante oculos omnia munda et aperta sunt ad cuius metum 
omnia subsistunt eo imperante et ordinante non nulli in domo 
Dei et coenobio Sancti Michaelis Arcangeli quod est situm prope 
castro Vintimilii de iure vel rebus suis ordinate cunctis prò 
redemptione animarum suarum vel parentum suorum secun- 
111 


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m 


E. CÀIS DI P1BRLAS 


dum quod dominus ait, qui hoc fecerit centuplum accipiet et 
insuper possidebit vitam aeternam, ex quorum numero prae- 
sens adfuit dominus Fondaldus donator et offertor extitit cum 
flliis suis omnia quae in Conio quod est situm iuxta villam 
quae nominatur Sepulcrum quantum Rie habet vel possidere 
videtur omnia in iutegrum ; deinde Romualdus cum fratribus 
suis ; Maurus cum uxore sua prò se suis filiabus et Qulielmo 
Razo et Gulielmus cum fratribus fecerunt cartam offersionis 
in manibus domini Dalmatii Abbatis in suprannominato Cae- 
nobio prò mercede animarum suarum. Et post hos Fredus 
nepos Fredonis cum patruo presbitero vel aliis fratribus ve! 
sororibus suis ; item Martinus et Joannes Barella et Morotus 
et Joannes Vuttorax a Yallaure Cabra , Martinus de Callo- 
bonus fillus Tobaldi, Gandolfus de Gorisa de Keufrant , Ri- 
baldus et Marinus Villanus cum uxore sua donationem fe- 
cerunt de omnibus quae habent in Cuneo in monasterio Sancti 
Micfaaelis Arcangeli in manu domini Dalmatii Abbatis. Wil- 
lielmus et Ricot et Raynaldus dederunt id quod habebant in 
Cuneo. 

( Arch . di Stato. — cop.). 


XI. 


Breve recordationis quod iohannis Cavarie dedit dono et 
sancti michaelis . et pontio giraldo et ceteris monachis ibidem 
manentibus . tam presentibus et futuris . hoc est quartonum 
integrum molendini in quo habitat et medietatem quartoui 
alii molendini . qui situm est iuxta eiusdem molenjlinum in quo 
habitat . In quibus molendinis debet nutricare unum porcum 
per unumquemque annum totum integrum sancti michae- 
lis . Dedit etiamquod in flumine redoiae a sancta maria de 
varaie usque in mare nullum molendinum nec ullum editi cium 
faciat nisi per sanctum michaelem et monachis presentibus 
et futuris ibidem manentibus dedit etiam quaecumque abet et 
abiturus est post mortem suam . Willelmus de libro test. Petrus 
manzo test. Gandulfu3 guisqua test, peregrinus test, petrus 
bolla testes . Joh. molendarius test, martinus pigas testes. 

Breve recordationis de donatione quam fecit amaricus prior 
sancti michaelis . Albelto ruvericio videlioet de una terra quae 

112 


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I CONTI DI VCNTIMIOLIA 


113 


insala de Gami dicitur et est insula in valle torrentis bevere . 
qoam donationem tali tenore cum consilio fratrum suorum 
tirmavit * ut in vita sua posideret et haberet post mortem 
vero ruverici ad ecclesiam sancti michaelis . terra ipsa deberet 
reverti . Testes Banus . Aiegri us de presbitero . 

Inguil bort . Guiran . Isona . Petrus serairinus . 

(Arch. di Stato). 


XII. 


1092. — Anno ab incarnacionis domini nostri ihu xpi mille- 
simo nonagesimo secundo quinto decimo kal. de genoani . indie, 
prima monasterio sancti michaeli constructo in loco Vintimilio 
de subregimine monasterio lirinensium . ego andreas filius q. 
martini qui professo sum ex nacione mea leg. vivere romana . of- 
fertor et donator ipsius monasterii praesens praesentibus dixi . 
quisquis in sanctis ac venerabilibus locis ex suis aliquid con- 
tullerit rebus iusta auctoris vocem in hoc secolo centuplum 
accipiet insuper quod melius est vitam possidebit eternam . 
ideoque ego qui supra Andrea dono et offero a presenti die 
in eodem monasterio prò anima mea mercede . eo ordine ut 
subtus legitur . id sunt omnibus rebus mobilibus et immobi- 
libus iuris mei terra quod nunc habeo aut in antea adquirere 
vel laborare potuero . ubicumque inventum fuerit per sortem 
aut per porcionem vel per adquixicionem aut per subeessio- 
nem . seu per colibet modo vel ingenio omnia et ex omnibus 
plenum et vacuum quicquit mihi pertinet vel pertinere vi- 
detur . per hanc carta offersionis in eodem monasterio persi- 
stat po testa tem quem admodum mihi antea pertinuit vel per- 
tinere videtur in integrum . quem autem suprascriptis omnibu B 
rebus mobilibus et immobilibus iuris mei tam quod nunc 
habeo aut in antea adquirere vel laborare potuero . supra 
dictum una cum accessionibus et ingressoras eorum seu cum 
superioribus et inferioribus earum rerum qualiter superius 
legitur in integrum . ab hac die in eodem monasterio dono . 
cedo . conferò et per presente hanc carta offersionis ibidem 
habendum confirmo . et faciant prior et monachi . qui nunc 
et prò tempore in eodem monasterio constituti vel ordinati 
113 

tfisc, S 11, T. VII!. $ 


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Ì14 


E. CAI 8 DI P1ERLAS 


fuerint quicquit voluerint eo tamen ordine si comutare vo- 
laerint . habeant licentiam et potestatem commutare . tamen 
secundum rectitudinem . prò anime raeae mercede sine omni 
mea et heredum meorum contradicione . Equidem espondeo 
atque promitto me ego qui supra Andrea una cum meos he- 
redes parti ipsius monasterii aut cui pars ipsius monasterii 
dederit ista offersionis qualiter superius legitur in integrum 
ab omni omines defensare quod si defendere non potuerimus 
aut pars ipsius monasterii exinde aliquis per covis ingenium 
subtrahere quexierimus tunc in duplum eadera offersio parti 
ipsius monasterio aut sui parti ipsius monasterio dederit resti- 
tuamus sicut prò tempore fuerit meliorata aut valuerit sub 
estimacione . hanc enim carta offersionis paginam danielius 
notarius tradidi et scribere rogavi in qua eciam subter con- 
firmavi testibusque adtuli roborandam . Actum in eodem mo- 
nasterio feliciter. 

Signum manus suprascripti Andrea qui hanc cartulam of- 
fersionis fieri rogavit eique relecta est ut supra . 

Signum man. riculfo et riperto seu tornado lege viventes 
romana testes . 

Signum man. Gandulfo et Piligrino testium . 

Ego qui supra danielius notarius scriptor uius carte offer- 
sionis post tradita compievi et dedi . 

(Arch. di Stato). 


xin. 

1096. — Anno ab incarnacione domini nostri Jes. xpi mil- 
lesimo nonageximo sexto . decimo die mensis madii indicione 
tercia decima . monasterio sancti michaelis constructum foris 
et prope burgo vintimilii ego leda filia q. genoardi quae pro- 
fessa sum ex nacione mea lege vivere romana offertrix et 
donatrix predictis monasterii presens presentibus dixi . quis- 
quis in sacris ac venerabilibus locis ex suis aliquid contule- 
rit rebus iuxta auctoris vocem in hoc seculo centuplum ac- 
cipiat insuper et quod melius est vitam possidebit eternam . 
ideoque ego qui supra leda dono et offero a presenti die in 
eodem monasterio prò anime meae mercede . id est pecciam 

U4 


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1 CONTI DI VENTIMIGLIA 


115 


de vinea cuna terra gerba simul tenente mea secundum usum 
et consuetudinem uius terrae que habere visa sum in valle 
bevera et in loco ubi dicitur bevera . coeret ei tamen ad pre- 
dicta pecia de vinea cum area ubi extat quaroque ad terra 
gerba simultenente ad super totum de duabus partibus via 
publica . de tercia parte vinea et terra de eredes altruda infra 
iam dictas fines et coerencias omnia in integrum plenum et 
vacuum . quia ante ista pecia de vinea cum terra gerba simul 
tenente supradicta una cum accessione et ingressu seu cum 
superioribus et inferioribus suis qualiter superius legitur in 
integrum . ab ac die in eodera monasterio sancti Michaelis 
donoetoffero et per presentem raee cartam offersionis ibidem 
abendum confirmo . ita ut faciant exinde monachi et clerici 
qui ibidem cotidie deo deservierint ad eorura usum et sum- 
ptum quicquid voluerit sine omni mea et eredum meorum 
contradicione prò anime mee mercede . et nec mihi liceat ullo 
tempore nolle quod volili et quod a me semel factum vel quod 
scriptum est inviolabiliter conservare promitto cum stipula- 
cione subnixa. anc enira cartulam offersionis pagine ioannis 
notarii sacri palacii qui vocatur ardoinus tradidi et scribere 
rogavi in qua subter confirmavi testibusque optuli roboran- 
dam . actum in burgo vintimiliensi feliciter . 

Signum manus Leda qui anc cartam offersionis fieri rogavit 
ut supra eique relecta est . 

Signa man. Guillélmi et Gandolfi et Gairaldi test. 

Signa man. martini et ugonis omnium lege vivencium ro- 
mana test. 

Ego qui supra ioannis not. sacri palacii qui vocatur ardoi- 
nus scriptor uius cartulae offersionis post traditam compievi 
et dedi. 

(Arch. di Stato). 


XIV. 

1140. — Cartulam donationis et finis et transactionis et re- 
futationis facio ego Obertus Vigint. comes . nominative de 
hoc quod habebam in vigintìmilio et in comitatu die illa qua 
civitas com. januae fuit reddita . ab hac die coro. jan. dono . 
refuto et transaggo et per presentem hanc cartulam dona- 
tionis et refutationis habendam com. jara. confirmo faciendum 
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116 


E. CAI8 m PIERLAB 


a presenti die quidquid voluerit sine omni mea qui supra 
Obertus et heredes meorum contradicione et promitto me ego 
qui supra Obertus comes una cum meis heredibus com. jau. 
istam donationem et transactionem ab omni homine defendere 
quod si defendere non potuerimus in duplum promittimus 
emendare . Actum in capitulo sexto mensis Augusti indictione 
nona . Anno mcxl , 


(Liber iurium. — Reip. Jan . 


XV. 

1145. — Eugenius episcopus servus servorum Dei . dilectis 
filiis Hugoni Liryneusi abbati eiusque fratribus salutem et 
apostolicam benedictionem. Quoniam per nos omnia ecclesia- 
stica negotia exercere non possumus . fratribus nostris de quo- 
rum discretione . confidimus . quedam prò loco et tempore ter- 
minanda comraittimus. Qnaliter itaque controversia que inter 
Vigintimiliensem ecclesiam et Lirinense monasterium diutius 
agitata est . per fratres nostros videlicet Guidonem presby- 
terum cardinalem Sancti Laurentii et Damasi . Guidonem 
Sanctorum Cosme et Damiani . et Johannem Sanctae Mariae 
Novae diacono» cardinale» . ex mandato nostro terminata sit 
litterarum memorie duximus commendandum. Conquerebaris 
siquidem . fili abbas et fratres tui . quod canonici Vigintimi- 
liensis ecclesie in ecclesia Sancti Michaelis extra muros civi- 
tatis . contra voluntatem tuam et fratrum tuorum . defunctis 
fidelibus in missis et aliis obsequiis divinis vobis exclusis 
exequias exhiberent . et in eiusdem ecclesie cimiterio eosdem 
sepelirent . et quod in eodem cimiterio quandam ecclesiam 
iniuriam vestre ecclesie reedificassent . et quod de propriis 
laboribus vestris quasdam deci mas a vobis exigerent . et quod 
in festivitate Sancti Michaelis eo quod ad eandem ecclesiam 
processionem faciebantet sollempniter ibi divina celebrabant. 
refectionem quererent quam aliquando per violentiam extor- 
sissent. E contra episcopus cum canonicis hec omnia sibi 
competere de iure et consuetudine multis rationibus asse- 
rebant . dicebant enim . cimiterium Sancti Michaelis commune 
esse et ad ecclesiam maiorem pertinere ideo quod infra civi- 
tatem propter loci angustia» esse non potuisset . et ecclesiam 

116 


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CONTI DI VENTIMIQLIÀ 


ni 


suam hanc consuetudinem in ecclesia Sancti Michaelis et eius 
cymiterio semper habuisse decimas usque ad hanc contro- 
versiam sine contradictione recepisse et in festivitate Sancti 
Michaelis et se aliquando . et maiores suos sepe numero in 
offici is et beneficio honorifice receptos esse. Predicti itaque 
fratres . auditis hinc inde questionibus et responsionibus et 
diligenter inquisitis . communi utriusque partis assensu . ex 
mandato nostro ut diximus . per concordiam statuerunt quod 
de cetero Vigintimiliensis episcopus et canonici in ecclesia 
sancti michaelis et eius cimiterio fidelibus defuuctis exequias 
simul cum monachis secundum antiquam consuetudinem exhi- 
behant . ecclesia que in ipso cimiterio noviter erecta est de- 
struatur . et quod a canonicis ibi additum fuerat ab eisdem 
asportetur . lapidea vero antiqui parietis inter utrosque divi- 
dantur. Pro refectione quoque eiusdem sollempnitatis et prò 
decimis propriorum laborum in molendinis predicti monasterii 
qui iuxta eandem civitatem sunt . perpetuo gratis moliatur 
omne granum quod ad opus canonicorum et sibi assidue ser- 
ventium necessarium est . excepto consueto beneficio molen- 
dinarii. Quia igitur nostri offici i est fratrum nostrorum bene 
gesta firmare atque paci ecclesiarum et ecclesiasticarum per- 
sonarum paterna soilicitudiue providere . eandem concordiam 
Sedis Apostolice firmamus et ratam manere censemus. Si quis 
autem contra huius nostrae confirmationis paginam temere 
venire temptaverit . indignationem Omnipotentis Dei et Bea- 
torum Petri et Pauli Apostolorum eius incurrat. 

Data Sutrii, tertio idus Maii. 

(Arch. di Stato). 


XVI. 


1152. — Anno ab incarnacione domini nostri iesu xpi mille- 
simo centesimo quinquagesimo secundo . mense decembris . 

x die indictione bonorum hominum presencia quorum 

nomina subtus leguntur . visa lite et discordia de peticione 
quam aldebertus prior monasterii sancti michaelis de vintimil- 
lio faciebat adversus comune de vintimilio de insula de gorretis . 
sopra vintimilium que est diete ecclesie sancti michaelis et de 
coherenciis eius consules vintirailii . robertus trigintamogia . 
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118 


E. CAI 3 DI PIERtAS 


et anselmus balbus . et ugo nera . et fulcus saxo qui posses- 
siones habebant iuxta dictam insulam de voluntate comunis 
vintimilii suo sacramento diffinierunt dictam insulam . et 
dixerunt quod dieta insula sicut incipit versus septentrionem 
ad vites merlo subtus cagalono et guillelmo et capellano . et 
venit decendendo ad ripam sancti Stephani et de dieta ripa 
iuxta possessiones dictorum consulum sicut vadit via que est 
inter dictas possessiones et bedale molendinorum diete eccle- 
siae sancti michaelis et vadit ad rupem dicti fulconi saxi que 
est super portam paramuri et clauditur ad portam lacus . et 

ex alio latere versus sicut claudit aqua redoie versus 

roolinum et iungitur subtus dictam portam lacus esse mo- 
nasterìi sancti michaelis cum omnibus que in ea sunt sive 
culta . sive inculta preter possessiones Beatae Mariae que sunt 
subtus sauctum stephanum . et hoc ideo dicti consules ita iu- 
dicaverunt . diffinierunt et sententiaverunt quia sciebant per 
privilegium comitum dorainorum de vintimilio et per posses- 
sionem quod monasterii sancti Michaelis erat . quam senten- 
tiam et diffinitionem dictus aldabertus et comune vintimilii 
laudaverunt ut dictum est in ipsos consules . Acta in civitate 
vintimilii feliciter ante ecclesiam in parlamento . propterea 
huius rei testes sunt W. Saxo . W. Bonabella . W. Barba- 
soura . Bonus Segnoretus et rebufael . Ugo Curio . ramundus 
prior . Otto barista . Fulco Rozi et conradus aroza. 

Ego petrus index mandato dictorum consulum interfui et 
scripsi . 

( Arcìi . di Staio). 


XVII. 

1156. — Anno ab incarnacione domini nostri jesu xpi . 
m . c lvi die mi mensis martii , indie, xun [V indizione si vede 
alterata ) . Bonorum hominum presencia quorum nomina sub- 
tus leguntur . visa litte et bene contestata de insula de gt>r- 
retis quae est sancti michaelis in qua obertus montapone a 
propetate sobrinorum et parentum ciliane usque flumen ro- 
doie . et iohannes nata . et iohannes valentie . et ardoinius 
boccafessa . et ramundus viro . et ramundus arnaudus - et pa- 
ganus . et willielmus sax. et conradus aroza . et anfossus 

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1 CONTI DI ▼SNTIMIOL1A 


119 


condemal . se h&bere aliquid ius dicebantur . consules . scili- 
cet Obertus terginta modia . Otto balbus . Wilielmus bursa . 
Ugo curlus . et Ramundus prior de vintimilio dixerunt et 
indicaverunt quod omne quod est in insula de gorretis . sicut 
est a porta lacus usque ad cagalono . et a bedali molendinio- 
rum ex parte podii de Api usque ad flumen rodoie versus 
roolinum preter possessiones beatae mariae et sancti ste- 
phani est et esse debet monasterli et ecclesiae sancti mi- 
chaelis de vintimilio . et ad dimittendum quod petebatur 
mooasterio sancti michaelis ipsos obertus montapone et omnes 
alios superius nominatos condempnaverunt . et omnia quod 
predicti petebant et quae sunt infra dictam insulam termi- 
natam ut supra cum acqueductibus monasterio sancti mi- 
chaelis iudicaverunt . Àcta in civitate Vintimilii feliciter 
in curia dictorum consulum . huius rei testes sunt . Arnaldus 
de porta . Alcionus . W. trigintamodia . Ranaldus amedeus . 
W. Lecar . elionus bonabella . Ramundus prior . et bertramus 
curio . 

Sgo petrus iudex . mandato dictorum consulum interfui et 
scripsi . 

(Arch. di Stato). 


xvm. 

1157. — Ego Guido Guerra Comes Vintimilliensis dono co- 
muni Januae Roccambrunam . golbi . poipini . pennam . ca- 
steglonum . brochu . gespeel . lameor . brelh . lapennetam . 
saurcium . labrigam et tendam cum pertinenciis suis et pro- 
mitto per me meosque heredes supra dictam dpnationem 
omni tempore firmam habere nec impedire comuni vel ei 
aut eia qui prò comuni ea tenuerint vel habuerint posses- 
sionem . inde me tradidisse confiteor Oberto Spinule prò 
comuni hoc tamen salvo quod post meum decessum fer- 
rarla habeat in usufructu Penne donationem quam ei feci . 
Actum in capitulo Sancti Laurentis MCLVII tercio kal. sept. 
indictione quarta . consilii convocato et inde testibus appel- 
lata etc. 

• (Liber iur reip . jan .) . 

11* 


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120 


E. CAIS DI PIE&LAS 


XIX. 


1157. — Ab hac die in antea ego Guido Guerra Comes Vin- 
timilliensis ero fìdelis comuni januae sicut legai is vassallus 
suo domino . nec ero in consilio vel in facto quod comune 
januae perdat aliquam terram quam nunc habet vel de cetero 
habuerit et si acciderit quod inde aliquid perdat . bona fide 
cum meo posse adiuvabo comune recuperare id in laude con- 
sulum comunis januae qui tunc fuerint et salvabo universos 
homines districtus januae et res eorum in toto posse meo et 
homines omnes raeos faciam iurare fidelitatem comuni januae 
in laude consulum comunitatis et tenebor sacramento buius 
nove compagne et aliarum compagnarum januae sicut in brevi 
ipsarum continebitur . Actum est hoc in pieno parlamento 
ubi nominatus comes predicta die hoc sacramentum iur&vit 
de nominata donatione a predictis consulibus feudi nomine 
investitur per se et per suos heredes insigne rubra ei propte- 
rea tradita . ab ipsis consulibus . postmodum prefatus comes 
presentia consulum comunis . rogeronis et boiamondi de odone 
consulum placitorum . ansaldi quoque de Nigrone . iuraverunt 
fidelitatem comuni in perpetuo omnes inferius scripta . et quod 
non erunt in facto vel consilio quod comune januae perdat 
aliquod castrum vel aliquam terram . et si cognoverint quod 
comunis januae debeat perdere aliquod castrum vel terram . 
quam cito poterint manifestabunt id consulum com. jan. vel 
castellano vigint. et quod salvabunt omnes homines districtus 
jan. et res eorum in toto suo posse . quodque non facient sa- 
cramentum nec pactum quod sit contra comune januense. 

De poipino iuraverunt etc. 

De penna iuraverunt etc. 

De cespeel iur. etc. 

De Roccabruna iur. etc. 

(Liber iur. Reip. Jan.). 


XX. 

1174. — Anno dominice incarnacionis mclxxiiu indie, in, 
sexto kal. septembris . Visa lite et querimonia quae verteban- 

120 


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I CONTI DI VBNTIMIOLIA 


121 


tur Inter meri ani sancti romuli . et priorem sancti michaelis 
vintimilii Joffredum de scrocs de dricto unius pecie de terra 
laboratori quam tenere visus est predictus merlo in valle- 
bona . cui coheret ex una parte versus mare terra sancti 
ampelij . ex -alia terra de passerinis . ex alio latere terra he- 
redum Ouillelmi ogerii . de qua terra quae est in ter hos fines 
et coherentias predictus merlo temere denegabat drictum iam 
dictae ecclesiae sancti mich. Unde consules . Oto curio . Gu- 
lielmus aperon . Obertus alfarda . Gandulfus caisol . Guillel- 
mus torteli •. visis alligacionibus et examinatis ante eos . et 
per bonos testes et idoneos qui bene sciebant huius rei ve- 
ritatem quos predictus prior cum fratribus suis ostendit ante 
eos et per plures raciones cognoverunt esse de iure . et lau- 
daverunt predictum drictum ecclesiae sancti micaeliset mi- 
nistri eius in perpetuum . et iam dictum merlum ab ipso 
dricto penitus condempnaverunt . ita ut nec ipse nec heredes 
eius nec ullus alius masculus nec femina de dricto predictae 
terrae ammodo contra ecclesiam sancti michaelis nec contra 
ministros eius tam monachos quam laicos fratres ullam pos- 
sint facere requisitionem . nec contrarietatem . Testes Vgue- 
zum . Oto . constantius Obertus nata . Kobaldus assalii . 
Rustigo . Guillelmo sismundi . Gotifredus de penna . Fulco 
ingilberga . Olricus eius filius . 

Ego Celonius notarius et scriptor rogatus a consulibus 
scribere scripsi . 

(Arch. di Stato). 


XXL 


1177. — Anno dominice incarnacionis millesimo centesimo 
septuagesimo septimo indictione decima . sexta kal. marcii . 
Oommutatio bone fidei noscitur esse et contractum ut vice 
emptionis obtineat firmitatera . eoderoque nexu obliget con- 
trahentes . Placuit itaque et bonam voluntatem inter domi- 
num Otónem commitem vintimilii . nec non et dominum lauge- 
rium abbatem sancti honorati et dederunt unus alteri de suis 
rebus vicissim causa commutationis ideo in primis dominus 
abb&s voluntate et auctoritate tocius sancte congregationis 
sui cenobij lirinensi et monacorum secum degencium . vide- 
121 


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122 


B. CMS DI PIKBLAS 


licet Joffredi de scrocs priorie de monasterio sancti micaelis 
vintimilii et auctoritate Gulielmi bertrami prioria saurgii . 
Beraldi prioria carnolensii . Raimundi rai sacristi lirini . 
Salomon is . Ugonis gilii . augerii et oeterorum monachorum 
et laicorum fratrum . dedit et investivit domino Otoni Com- 
mi ti totum quod habebat de comptile in tota marca albingane 
ecclesia sancti micaelis vintimilii . ab aqua Armene usque ad 
Pream . et a coliibus iugum usque in mare . {ter helemosi- 
nam commitum predecessorum . equidem et ad invicem re- 
cepit ipse dominus laugerius lirinensis Abbas -causa commu- 
tacionis ab eodem domino Otone comraite ad partem ipsins 
monasterii similiter braidam totem de Clusa ad Garravanum 
cum toto hoc quod poterit abbas et prior invenire per cir- 
cuitimi quod fuisset unquam de ipsa braida . et quod per- 
tineat ei . et medietatem de prato vintimilii ultra pontem 
scilicet totani porcionem predicti domini Otonis commitis . 
Has denique res supra nominatas et commutatas una cum 
accessionibus et ingressoribus earum . qualiter superius legitur 
in integrum sibi unus alteri parti per hanc paginam com- 
mu tacionis tradiderunt . facientes ex inde Abbas et successores 
eius cornea et heredes eius . aut cui daret quicquid voluerint. 
absque omnium contradictionem hominum . et nec eia liceat 
ullo tempore nolle quod voluerunt aed quod ab eis semel 
factum vel quod scriptum est in violabili ter conservare pro- 
miserunt . Actum est hoc in Vintimilio . in domo et claustro 
sancti michaelis feliciter. 

Signun manuum commutancium videlicet domini laugerii 
Abbatis supra nominati cum supradictis prioribus et monachis 
suis et domini Otonis commitis qui hanc cartam commuta- 
cionis fieri rogaverunt . ut supra . 

Signa man . testium Otonis curii . filii eius ugonis . prioris 
uteri . filiorum eius Raimundi et Fulconis . Guilielmi saonensis. 
Viviani de Oberto nobiles omnes lege romana viventes . 

Ego Celonius Not . scriptor huius cartule commutacionis 
post traditam compievi et dedi . 

(Arch. di Stalo). 


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1 CONTI DI" VBNTIMtGMA. 


1?3 


XXII. 

1177 . In christi nomine Amen . Noverint tam presentes 
quatn fotari in perpetuam quia causa quae iuter caoonicos 
Sanctae Mariae Vintimilii et monachos Li rini super exequias 
monacorum sive devotorum infra parrochiam moriencium et 
non infra claustrum . vertebatur diu ventilata ex consensu 
utriusque partis . in presencia domini stephani vintimilii epi- 
scopi et eiusdem oivitatis consulum noscitur . et hoc fine per 
transactionem terminatae . Causa siquidem talis erat . predicti 
quidem canonici conquerebantur quod predicti monachi qui 
in ecclesia beati micbaelis et iuxta muros oivitatis vintimilii 
sita morautes possessionem parrochiae suae sub ocasione 
monachorum in eodem parrochia moriencium turbarent et 
contra ius cum incenso et aqua benedicta et sacris vestibus 
revestiti ad exequias exercendas intrarent . G contra prefati 
monachi ex consuetudine et de iure sibi licere asserebant . eo 
quia consueverant . et quia ex quo parrochiani vintimiliensis 
ecclesiae monachi sive monache devoti sive devote efficie- 
bantur . a iure parrochialis ecclesiae liberabantur . et iuri 
monasteri predicti sive predicte subiciebantur . et sic horum 
mortuorum exequias eis competere dicebant . Predictus vero 
episcopus Stephanus et consules scilicet Arnaldus de la porta . 
Altiouus . Guillelmus trentamoia . Rainaldus Amedeus . Guil- 
lelmus lecar . ex consensu utriusque partis stare eorum ar- 
bitrio permittentis . prò bono pacis laudaverunt ne monachi 
prefati infra parrochiam ecclesiae vintimilii ammodo cum in- 
censo et aqua benedicta . et sacris vestibus revestiti sub oca- 
sione monachorum mortuorum intrent . sed ad monachum 
suum secundura regulam beati benedicti et statuta sanctorum 
patrum in presencia episcopi vel eius vicarii factum ut ad 
altum parrochianum laicum soliti sunt venire cum canonicis 
vel clericis veniant . canonici de domo et parrochia sua exer- 
cendo exequias predictum monachum extrahant . et ad ecole- 
siam cum monachis eum deferant . et ibi more solito vigiliam 
cum monachis celebrent . Et si invitatus fuerit prepositus 
vel canonicus vel eorum capellanus ad missam celebrandam 
eantent ad altare beati ioliannis . prior vel monachus ad al- 
tare beatae mariae magdalenae in confessione . ita quod neuter 
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124 


E. CHS DI PIXRLA8 


cantet in altare beati miehaelis vel beati petri . finita missa 
prior cum monaehis suis ad sepeliendum monachum suum 
exequias expleat . si vero prepositus vel canonicus vel eorum 
capellanus invitatus non fuerit prior vel monachus ubi vult 
cantet . et monachico more monachum suum vel monacham 
devotum vel devotam sepeliat. Vivum autem monachum et 
secundum regulara beati benedioti et secundum canonem et 
statuta sanctorum patruum in presentia episcopi vel eius vi- 
carii factum monachi liberam habeant potestatem extrahendi 
et portàndi ad monasterium suum sine canon icis . Ut autem 
huiuscemodi transactionis pactum firmum in perpetuum ma- 
neat . huiusmodi paginam predictus venerabili S . et preno- 
minati illustres viri consules suis sigillis comuniri iusserunt . 
Penam siquidem centum librarum in transgressorem . idest 
qui scienter prndenterque huius licite trausactionis fìdem ru- 
perit statuentes . Quae siquidem paena illi parti quae placito 
non resultaverit omnino prestabit rato nihilominus pacto pre- 
scripte transactionis. 

Ego Celonius Not . precepto domini episcopi et illustrorum 
virorum consulum hanc paginam huius pactionis scripsi. Anno 
dominice incarnacionis MCLXXVIl Indie . X in mense Junio . 

(Arci u di Stato). 


xxni. 

1305 . 1177 . In nomine domini Amen. Frater Sieardus prior 
Ecclesiae sancti miehaelis constitutus in presencia Domini 
Guillelmo de Baraditis iudicis Comunis Vintimilii sedentis prò 
tribunali etc. coram testibus infrascriptis presentavit et exi- 
buit instrumentum infrascriptum dicto domino Judici et petit 
et requisivit ab eo quod sibi placeret prò me Guillelmo de 
Stagnano Not . infrascriptum facere exemplar in publicam for- 
masi redegi ut solemniter publicatum sit in perpetuum va- 
liturum non obstante si iam fortunato casu dominium nostrum 
devastaretur vel aliquo modo perderetur . hoc ideo requisivit 
publicari et in formam publicam reddegi quoniam lungissimus 
tempus est quod fuit factum dictum instrumentum et dubi- 
tatur si amitteretur quod postea non posset reperiri Cartula- 

.124 


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1 CONTI DI 7BNTIHIQLIA 


125 


rius sive protocólus Notarij qui ipsum scripsit et propter ve - 
tustatem instrumenti sive ipsius instrumenti obscure facte 
sunt et cotidie fiunt et videantur corrumpi detrui et deieri . 
Ita quod infra praesentem tempus comodo et de facili non 

possent legi Ego Guillelmo de Sarzana Not . Sacri 

Imperii et scriba Comunis Yintimilii dictum instrumentum 
scriptum manu Celonij Not . Anno dom . ab . incarn . mille- 
simo centesimo septuagesimo septimo munitus duobus sigillis 
cere albe ac corrigis nigris pendentibus unus quorum erat 
domini Episcopi Vintimilii in quo erat sculpta quaedam imago 
episcopalis tenens pastoralem in manu sinistra et litere dicti 
sigilli sunt S. Stephani Epi . Vint . aliud vero sigillum erat 
consulum vintimilii in quo est sculptus quodam Leo et lit- 
terae dicti sigilli sunt S . Consulum Vint mcccv . x sept. 

Seguono le firme di 7 notai. 

1177. — In Xpi nomine Amen. Noverint tam presentes quam 
futuri quia cause quae vertebantur inter Dominum Augerium 
Monasterii Sancti Honorati de Lirino et Obertum Entraversat 
et Odonem Balbum Sindicos et actore3 civitatis Vintimilii co- 
ram Domino Stephano Episcopo et Arnaudo de Porta . Alcione . 
Guillelmo Trentamoia . Rainaldo Amedeo . et Guillelmo Lecar 
Consulibus Vintimilii . ab ipsis partibus advocatis et receptis 
communibus iudicibus terminate fuerunt ut inferius contine- 
tur . Causae siquidem tales erant de territorio et iuridicione 
Vintimilii et debebant sicut ceteri homines de Vintimilio con- 
tribuere in obsequiis et avariis dictae universitatis . quod do- 
minus Abbas negabat et dicebat quod dictum castrum et eius 
homines et territorium erant proprii iuris et dominii Mona- 
sterii Lirinensis . et nullus habebat iuridicionem aliquam in 
dicto castro et eius territorio aut hominibus nisi monasterium 
Lerinense . et territorium dicti castri erat divisum et termi- 
natum a territorio Vintimilii . sicut dicto monasterio donatum 
et terminatum fueratperdominumGuidonemquondamcomitem 
et dominum Vintimilii et dicti Castri de Sepulcro quod per 
privilegium bullatum bulla dicti comitis comprobabat . item 
dicebat et petebat dictus Abbas ab ipsis sindicis quod omnes 
possessiones cultae et incultae quae sunt in terra seu braida 
quae massatorta dicitur et omnes possessiones et terrae cultae 
et incultae . domus . molendina et orta quae sunt a porta lacus 
125 


A 

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E. CAI3 DI PIERLAS 


m 

vintimilii usque ad podium et usque Apium«et Cagalono et 
flumen Rodoie et clauditur ad dictam portam Laccus et omnes 
aqueductus fluminis Rodoie a dieta porta Laccus usque ad 
Beveram 3unt propriae iurisdictionis et dominii Monasterii Li- 
rinensis et predicta per dictos domiuos Episcopi! m et consules 
sibi nomine Lirinensis monasterii adiudicari petebat . quod 
dicti sindici quantum ad iurisdictionem penitus et in presenti 
quantum ad totam proprietatem negabant . dicti vero Dorainus 
Episcopus et Consules auditis petitionibus et responsionibus 
utriusque partis et receptis testimoniis Ugonis Curii . Otonis 
Bonabella - Fulconis Belaverij . R . Bolferii . Wilielmi Saisi . 
Colradi Castella . Petri Rostagni . R . Prioria . R . Saonesii . 
Petri Paerii . Oberti Cape . et Petri Envio . quorum testimoniis 
utraque pars contenta erat et eis stare promiserant . dictas 
questiones sentenciaverunt et sentenciando dixeruut . quod 
castrum de Sepulcro et eius territori ura sicut incipit iu capite 
montis Nigri ad locum qui dici tur Elesebella et descendit per 
vallonum dicti montis ad passum del Gargo et inde ad roc- 
cam scuram . et de dieta rocca decendit ad passum de lalona 
et progrediens in sursum per vallonum de Batalho usque ad 
territorium Castri de Junco est proprie iurisdictionis et do- 
minio Monasterii Lirinensis et homines dicti castri non te- 
nentur ex aliqua iurisdictione prestatione seu avaria parere 
neo respondere Comuni Vintimilii nisi delinquissent in ter- 
ritorio vintimilii . De terris et possessionibus Massetorte di- 
xerunt et sententiaverunt quod sunt et sint monasterii Liri- 
nensis . sed homines Vintimilii in locis non cultis agregatis 
de vitibus . vel ficubus . vel biado possint pascere cum suo 
averi. De terris vero quod dictus Abbas petebat a Vintimilio 
usque ad Podium et Apium et Cagallono et Flumen Rodoie 
dixerunt et sententiaverunt quod molendina prata . orti et 
terrae cultae et incultae quae sunt a Porta Laccus et itur 
insursum subtus rupem Paramuri et per viam quae est super 
bedale molendinorum Ecclesiae Sancti Michaelis et subtus 
Sanctum Stefanum et ex alia parte versus Rolinium sicut sunt 
arbores pepli positae in ripis pratorum iuxta dictum flumen 
et descenditur ad equalitatem dictae portae . cum domibus . 
terris et ortis oli veti sancti Mich . sunt et sint monasterii Li- 
rinensis exceptis possessionibus Beatae Mariae et Sancti Ste- 
phani quae sunt ante sanctum Stephanum . Aliae autem pos- 
aessiones petitae a dieta via et supra versus montes per 

1*6 


A 


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1 CONTI DI VBNT1MIGLIA 


127 


dictum Abbatem . sint illorum qui eas possident . quae ha- 
buerunt ab ipso monasterio in carabi um prò Massatorta . nisi 
dictus Abbas aliud probaverit de ipsis . De aqueductu aquae 
Rodoiae sentenciaverunt quod dictuin monasterium possit li- 
bere de Flamine Rodoiae a dieta Porta Laccus usque Beveram 
prò suis raolendinis et ortis aquara accipere quantumeumque 
et ubicumque voluerit et adducere eas per terras medio po- 
sitas ad sua raolendinia et ortos et ex hoc de aqueductu Ro- 
doie sit dictum monasterium contentum . Omnes alias que- 
stiones quas ipsae partes habebant ad in vicem remissionem 
inter partes fecerunt . Actum est hoc in civitate Vintimilii in 
publico parlamento convocato ante fores Ecclesiae Beatae Ma- 
riae. Testes adfuerunt Berardus prepositus et Ugo CurlusCa- 
nonicus Vintimilii . Obertus Trentamoia . B . Curlus . R . Prior . 
Johannes Judex . Elionus Bonabella . G . Saisus . R . Bolfiat et 
R . Saones . omnes lege romana viventes. 

Ego Ceionius Not . precepto Domini Episcopi et illustrum 
virorum Consulum predictorum hanc cartam eorum sententiae 
scripsi. 

Anno Dominicae Incarn . MCLXXVII . ind . X . tercio idus 
Julii et eorum sigillo sigillavi et dedi. 


( Arch . di Stato). 


XXIV. 

1181. — Lucius episcopus servus servorum Dei dilectis 
filiis abbati et monachis Lerinensis saluterai et apostolicam 
benedictionem. Vidimus scriptum auctenticum bone memorie. 
Manfredi quondam Prenestiny episcopi ex tenore cuius nobis 
innotuit . quod cum causa que inter vos et episcopum et ca- 
nonicos vigintimiliensis emerserat ed eius audientiam cum in 
Lumb&rdia legationis fungeretur officio pervenisset . tandem 
vos et pars adversa compromisistis in eum . Ipse vero de con- 
stilo venerabilis fratris nostri . Saonensis episcopi et aliorum 
clericorum qui assistebant illi . litem compositione sopivit et 
compositionem scripto curavit et sigillo proprio confirmare . 
unde quoniam ea que per legatos Romanae Ecclesiae con- 
cordia vel iudicio ratione previa statuuntur in sua debent fir- 

va 


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128 1. CAIS DI PI1RLAS 

mitate consistere . nos vestris postulationibus inclinati com- 
positionem prescriptara sicut in auctentico scripto legati ha- 
betur . auctoritate apostolica confirinamus et presentis scripti 
patrocinio communimus. Tenor autem scripti talis est . Man- 
fredus Dei gratia Sanctae Romanae Ecclesiae diaconus Car- 
dinalis apostolicae sedis legatus . suis venerabilibus fratribus . 
Stephano Vigintimiliense Episcopo et eiusdem ecclesiae ca- 
nonici . atque Raimundo Abbati Lirinense ac eiusdem ec- 
clesiae capitulo . Salutem in perpetuum . cum . ex mandato 
domini pape Alexandri tam in Lombardia quam in Provincia 
legacione fungeremur . vos fratres canonici apud Vigintimilii 
in presentia nostra conquesti estis de monachi Lirinensis qui 
morantur in ecclesia beati michaelis de hoc videlicet quod 
monachi invitati a laicis presumebant cantare missam prò 
defunctis dum epicopus vel canonici cantarent missas in 
exequijs mortuorum . et inde fiebat immoderatus clamor 
vocum . et populi divisio . Perduxistis autem plures testes qui- 
bus probavistis quod hoc inceperat a discordia prepositi et 
canonicorum et occasione illius discordie . E con tra abbas et 
fratres qui cum eo erant . multi testibus probaverunt quod 
hoc de longa consuetudine habebant . Item conquesti estis 
apud dominum papa quod eiusdem ecclesiae monachi reci- 
piebant parrochianos vestros in nati vitate Domini . parasceve . 
pasca et pentecostes . sed cum ex confessione utriusque parti . 
et ex vulgari fama acceperimus . quod omnes cives Viginti- 
milii essent parrochiaui vestri . tamen abbas multi testibus 
probavit . quod frequenter in illis solemnitatibus aliqui illis 
parrocchiani vestri missas audiebant et ibi comunicabant sine 
contradicione episcopi vel vestra . Videntes itaque tantam va- 
rietatem testium . et quia pax inter vos melius per concor* 
diam quam per sententiam potest servari utrique parti con- 
sulumus ut se arbitrio nostro supponent . Ipsum etiam episco- 
pum rogavimus ut tam prò se quam prò canonicis arbitrio 
nostro staret . qui se in causa non constituerat auctorem . Con- 
querebatur tamen nobis extra iudicium quod dum illue iret ad 
benedicendum ramos palmarum non recipiebatur a monachi 
in processione . Vos vero habito consilio advocatorum et alio» 
rum compromisisti frater episcope et canonici stare arbitrio 
nostro. Nos itaque habito consilio venerabilis fratria nostri 
Guidonis Saonensis Episcopi et aliorum proborum clericorum 
qui assistebant nobis . consideratis depositionibus et non pu- 
lsa 


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I CONTI OI V1NTIM10LIA 


ISO 


blicatis . prò bono paci» arbitrati sumus . ut quaDdo episeopus 
ibi cantat missam in exequiis mortuorum . si invitatur mo- 
li achus cantare missam non incipiat eam nisi post oblationem 
populi episcopo factam . hoc idem sit cum prepositus cantat . 
Cum vero aliquis canonicorum cantaverit . tunc similiter po- 
terit cantare . ita quod canonicus cantet in maiori altari et 
monachus in alio . ita piane quod vox eius non impediat epi- 
scopum vel canonicum . hoc idem et de capellanis canonicorum 
dicimus . cum vice canonicorum missas cantaverunt . si autem 
episeopus . prepositus vel canonicus ante missam expleverit 
expectetur prior vel monachus . ut similiter reliquum offlcium 
exequiarum celebrent . Episcopum vero in ramis palmarum 
monachi honorifice pulsati» campanis in processione reoipiant . 
aquam . vinum . incensum . hostiam in missa et ornamenta 
preparabunt ut houore se vicissim preveniant . Et quamvis 
Vigintimilienses parroohiani vestri sint . tamen si ex neces- 
sitate aut aliqua devotione aliqui parrochiani vestri aliquando 
in predictis festivitatibus . illue ire voluerint . monachi pos- 
sent eia missas celebrare . et comunionem dare . nisi essent 
excomunicati vel interdici . Nec hoc in huiusmodi casibuS 
parrochianis vestris inhibebitis nisi esset talis qui hoc ex usu 
vellet sibi usurpare .et ita parrochiale ius vobis auferre. Cum 
autem episeopus . prepositus . et canonici . seu eorum capei- 
lani prò defunctis cantaverint comunità» populi eorum missas 
audiat. Si vero aliquis de populo missas abbatis . vel prioria 
seu monachorum audire ut ibidem offerant voluerint audiant . 
Ut autem huius scripti nostri pagina in posterum observetur . 
eam sigillo nostro duximus muniendam . Nulli ergo omnino 
hominum liceat hanc paginam nostre confirmationis infrin- 
gere vel ei ausu temerario contraire . Si quia autem hoc at- 
tentare presumpserit . indignationem omnipotentis Dei et bea- 
torum Petri et Pauli apostolorum eius . se noverit incursurum . 
Dai . Velletri XV kal . Feb . 

(Arch. di Stato). 


XXV. 

1187. — Urbanus episeopus servus servorum Dei. Dilecto 
Alio . proposito Ecclesie vigintimiliense salutem et apostolicam 
benedictionem. Ad audientiam nostram pervenit quod tam 
18 » 

HI*. S 11, T. vili. 9 


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130 


E. CAIS DI PIERLA8 


dilecti filii Abbas et conventus monasterii sancii honorati Li- 
rinensis grassensis diocesis quia predecessores eorum Castra . 
grangias . decimas . terras . prata . nemora . vineas et quedam 
alia bona eiusdem monasterij datis super hoc litteris factis 
renunciationibus et prestitis iuramentis . nec non et penis 
adiectis in enormem lesionem ipsius monasterii . nonnullis eie- 
ricis et laicis aliquibus eorum ad vitam . quibusdam vero ad 
non modicum tempus et alijs perpetuo . ad futuram . vel sub 
censu annuo concesserunt . quorum aliqui super hijs litteras 
confirmationis in forma communi a sede apostolica impetrasse 
dicuntur. Quia vero nostra interest lesis monasterijs subvenire, 
discretioni tuae per apostolica scripta mandamus quatenus ea 
que de bonis eiusdem monasterij per concessiones huiusmodi 
alienata inveneris illicite vel distracta non obstantibus iura- 
mentis . litteris . penis . renuntiationibus . seu confirmationibus 
supradictis ad ius et propnetatem ipsius monasterii studeas 
legitime revocare . contradictores per censuram ecclesiasticam 
appellatone postposita compescendo. Testes autem qui fuerunt 
nominati . si se gratia . odio . vel timore subtraxerint . censura 
slmili appellatone cessante compellas veritati testimonium 
perhibere. 

Datum, apud urbem veterem vm Id. dee. Pontificatus 
nostri anno secundo. 

(Ardi, di Stato). 


XX VI. 

1192. — In nomine Xpi. Anno a nativitate eius mclxxxxii 
ind. x die vero xn dee. In curia consulum Victimilii. Yidelicet 
obertini triginta raodia . Mauri . anseimi balbi . et W. Bursa . 
Visa lite et discordia de peticione quara faciebat Aidebertus 
prior sancti michaelis de Victimillio adversus Conradum Non- 
ciar de quartono vineae de Auringuana et de occupacione 
quam fecerat in via iuxta bedale molendinorum sancti mi- 
chaelis et ultra bedale in insula de Gorretis . et qui acci- 
piebat aquam de dicto bedale sancti michaelis sine voluntate 
dicti prioris ad ortum quem habebat in sua terra . predicti 
consules Obertinus . Maurus . Anselmus et Willelmus senten- 
ciaverunt et iudicaverunt omnia predicta esse ecclesie sancti 

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1 CONTI DI TENTIMIGUA 


131 


michaelis et condempnaverunt ad dimittendum predicta dictae 
ecclesiae sancti michaelis ipsum Conradum Naucler. et dixe- 
runfc et sententiaverunt quod nullus potest rumpere nec mi- 
nuere viam quae est inter bedale molendinorum sancii mi- 
chaelis et terris quae sunt versus podium de Api . nec ultra 
bedale predictum in dieta insula de gorretis aliquid possidere . 
nec ab aliqua parte dicti bedalis aquam de dicto bedale acci- 
pere sine licentia prioris sancti michaelis. Actum in curia 
dictorum consulum apud victimilium feliciter. Aldebertus 
durbeo . Ugo Curio . Raimundus prior . petrus Curio . Otto 
barista. W. Sax . Fulco Rai.Conradus Aroza et Raimundus 
paganus sunt testes. Ego Albertus Mazuchus cancellarius et 
not. precepto supradictorura consulum scripsi. 

(Arch. di Stato). 


XXVIL 

1197. — In nomine Dom. Amen. Ego Guillelmus Monacus 
Sancti Poncii Abbas consensu et voluntate Faraudi eiusdem 
monasterii atque Sanctae Reparatae prioris, confiteor me de- 
disse tibi Guilelmo Ficui notario recipienti nomine Com. Ja- 
nuae. quartana partem prò indiviso in qua parte voluerit to- 
tius podii de Monacho et com. Jan. deinceps habeat et teneat 
et quicquid voluerit faciat . ita tamen quod com. jan. teneatur 
mihi et meis successoribus salvare et mantenere totum aliud 
ius quod predictum monasterium ibi habeat . possessionem 
tibi nomine com. jan. tradidisse confiteor et te investisse cum 
quodam ligno palme et profi teor me fecisse meum procura- 
torera Zenoardum filium tuum ad tradendum possessionem 
predicte quarte partis quam a comuni jan. precario teneo 
donec oastrum ibi fuerit constructum tali tamen condicione . 
ut si ecclesia vel alia domus in qua divinum officiura cele- 
bretur aliquo tempore ibi fuerit edificata totum ius ecclesia- 
sticum ad monasterium beati Pontii pertineat et sub eius 
diocesi sit subposita et hec omnia conventus voluntate et 
consensu fecisse confiteor. Actum nicie iuxta ecclesiam Sancte 
reparate, testes thomas draperius et Guil. calafatus . mille- 
simo centesimo nonagesimo septimo. Septimo indicione . tercia 
die decembris. Ego Salmo Not. rogatus scripsi. 

(Lib. iur. reip. ian .) . 

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S. CA* 8 DI PIERLAS 


xxvm. 

1245. — Notum fiat quod Petrus Quinsanus et Fulcherius 
et Gubertus Cottalonus homines de Monaco nomine et vice 
totius universitatis Castri de Monaco in presentia ac aucto- 
ritate Hugonis Archarij et Simonis Tartarini Ambasciatorum 
civitatis Januae et in presentia castellanorum de Monaco et 
universitatis vel raaioris partis dicti castri et in presentia 
domini Salomonis judicis Nicie prò perillustri Domino Karolo 
dei gratia Comite et Marcinone Provinciae confessi fuerunt 
et veram recognitionem fecerunt Rostanho de Ysia et Feraudo 
de Ysia dominis Castri de Turbia presentibus quod ipsi do- 
mini et sui habeant et habere debeant omnia pascua banna 
et lenhairia totius castri de Turbia et castri de Monaco et 
si aliquis vel aliqui homines castri de Monacho pascerent 
cum suis animalibus in pascuis dictorum castrorum contra 
voluntatem dictorum dominorum de Turbia quod ipsi domini 
habeant et possint habere bannum, seu banna ab ipsis dominis 
statutum seu statuta dictis averiis castri de Monaco. Item 
cognoverunt nomine dictae universitatis Castri de Monaco 
dictis dominis de Turbia quod ipsi habent et habere debent ban- 
num seu banna de horainibus Castri de Monaco, si ipsum vel ipsa 
frangerent vel in ipsis incurrerent in vineis vel in figaireti 
vel edam in terris cultis vel etiam in omnibus aliis ante* 
factis. Item etiam recognoverunt ipsis dominis de Turbia quod 
homines Castri de Monaco non habent nec habere debent 
lenhaire nec aliqua linha face re in eorum territorio castri de 
Turbia. Et si contra hoc facerent dicti domini possint ho- 
mines castri de Monaco predicta linha facientes contra ipso- 
rum voluntatem pignorari et inde banna habere. Item con- 
fessi fuerunt et recognoverunt predictis dominis castri de 
Turbia quod si homines castri de Monaco predicta linha fa- 
cientes contra ipsorum voluntatem pignorari et inde banna 
habere. Item confessi fuerunt et recognoverunt predictis do- 
minis castri de Turbia quod si homines Castri de Monaco aliquo 
tempore in predictis pascuis vel bannis vel linhisaliquidaccepe- 
runt vel habuerunt quod illud habere nec accipere debeant et 
ipsis dominis de Turbia totum illud dimittebunt et desampara- 
bunt tamquam ipsis dominis vel suis propriis pertinenti bus. 

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t CONTI DI VXNTI MIGLIA 


isà 


Actam in dioto castro de Monaco ante Castelluro et fuerunt te- 
9 tes . . . Ego magister Pascali» not. domini Berengarii Comites 
Provincia© quod mandato dicti domini Salomonis Judicis Niciae 
hsec predio ta confeci. 

(Arch. di Stato m. s. Ftghiera). 


XXIX. 

1264. — In nomine Domini Amen. Anno domini millesimo 
ducentesimo sexagesimo quarto. Indictione vn die prima 
Aprilis circa compretorium. Ego Guillielma vixdomina in 
mea sana mente et bona memoria constituta . timens divinum 
iudicium res meas sic dispono . in primis iudico prò remedio 
et salutis anime meae operi ecclesiae sanctae mariae de Vin- 
timillio solidos decem januenses . item iudico ecclesiae sancti 
mich&elis de Vintimillio vineam meam cum omnibus super 
positis quam visa sum habere in territorio vigintimillii . loco 
ubi dicitur armeta . cui coheret superius via publica . inferius 
et ab una parte terra Nicholai Amidei . et ab alia terra Wilel- 
mi rubie . item bisatium unum . linteamentum unum . cos- 
sinum unum . flasatam unam . item mastram unam . item so- 
lidos quinque jan. item eccl. beatae mariae vallis viridae so- 
lidos quinque . item iudico dalfine uxori nouelli gastaldi de 
monacho solidos decem jan. item iudico Riche filiae q. petri 
vixdomini omne ius quod habeo in terris sive in partibus 
terrarum de fontanis . item terram quam habeo in valle lactis 
cui coheret superius terra Wilielmi rubie. inferius terra 
diete Riche et ab una parte terra Jacobi mania porci . item 
catenam unam et lebetem unum et quarterios duos mesture . 
item operi pontis Yiutimiiii solidum unum, item iudico filio 
iohannis spalate quarterium unum mesture . item confiteor me 
dare deberet domina Aldixie travache solidos sex denarium 
unum . item iudico Brunecha ancelle quarterium mesture . 
item iudico seguine quarterium mesture. In omnibus aliis 
bonis meis mobilibus et immobilibus instituo in heredem ec- 
clesiam sancti michaelis de Vintimillio et haec est mea ul- 
tima voluntas . quam valere volo nomine testamenti vel iure 
codiciliorum . Tel saltem nomine aiicuius alterius voluntatis 
ani quocumque modo melius valere possit . omne vero aliud 
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J34 


B. CAI3 DI PIEBLAB 


testamentum et ordinamentum et codicillum seu codicillo» vel 
alquiam aliara ultimam voluntatem quem vel quam vel quos 
hinc retro feci ssem vel inveniri posent casso et irrito et vacuo 
orani iuris sollempnitate. Actum in Vintimillio in domo eccle- 
siae sancti michaelis de vintimillio qua habitat dieta Guil- 
lielma. Testes rogati . Johannes Astorinus . W. de maivena . 
W. tumbarelly . Ansermus sicardus.W. molinarius . petrus 
de briga et jac. Serra de Sebulcari. 

Ugo Vivaldus Speronus not. Sacri palacii rogatus scripsi. 

{Ardi, di Stato). 


XXX. 

1272. — Intendunt probare Guil. Gandalinus et Albertus 
Renoverius habitatores Briguae et Sabulcaris ut infra ad suam 
defensionem videlicet quod castrum Sebulcaris et territorium 
ipsius sunt ecclesiae sancti michaelis de Vinctimilio perti- 
nentis ad monasterium Sancti honorati Lirinensis et quod 
omnis iurisdicio et omne dominium ipsius Castri expectant 
et pertinent ad ecclesiam sancti michaelis iam dicti. ltem 
etiam quod cornmune jan. et com. Yinctimilii sunt sine eo 
quod habeant aliquara iurisdictionem in dicto Castri Sebul- 
caris vel in eius territorio et quod homines dicti castri sunt 
et fuerunt liberi et immunes ab omni mandato et bannimento 
commuuis jan. et communis Vinctimilii et semper fuerunt 
inrequisiti ire in exercitu eorum . die vigesima millesimo 
ducentesimo septuagesimo secundo Obertus Genzana iuratus 
dicere veritatem super predictis et interrogatila dixit de primo 
titulo . bene audivi dici quod comites vintimilii dederint ca- 
strum Sebulcaris cum suo territorio et iurisdicione ecclesiae 
saucti michaelis de Vinctimilio et bene recordor quinquaginta 
sive quadraginta quinque annis citra quod priores ecclesiae 
sancti michaelis predictae tenuerunt vel possiderunt dictum 
castrum Sebulcaris cum omni suo dominio territorio et iu- 
risdicione et quod in ipso castro posuerunt et ponunt dicti 
priores potestates et consules quos volunt ad eorum volun- 
tatem. De secundo titulo dixit . de meo recordatu citro nun- 
quam vidi nec audivi dici quod homines Sebulcaris facerent 

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1 CONTI DI VBNTIMIGLIA 


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aliquas avarias in ipso castro prò com. januae si ve com. Vin. 
ctimilii nec vidi vel audivi quod irent in exercitu prò eis. 

Raimundus Rebufatus iuratus dicere veritatem etc 

Iacobus Valloneus iuratus etc Giribaldus Bosus iu- 
ratus etc Conradus Audebertus iuratus dicere etc 

Raymundus Cattaneus iuratus dicere etc Actum Vin- 

ctimilii in domo heredum Vivaldi Murri millesimo ducente- 
simo septuagesimo secundo. ind. decima quarta die vigesima 
Junii circa nonam . presentibus testibus Aldizimo Vaca . W. 
Vaverio . et Faverius Unia. — Ego Lambertus de Calaro Not. 
Sacri imperii hos testes recepì et mandato domini Simonis 
panzani potestatis vinctimilii in publicam cartam redegi ad 
requisitionem dictorum W. Gandalini et Alberti novery. 

(Arch. di Stato). 


XXXI. 

1278. — Noverint universi lecturi seriem huius scripti et 
etiam audituri quod nos frater Petrus divina paciencia facto 
Sancti monasterii Lyrinensis Abbas et totus conventus eiusdem 
loci ad hoc specialiter in capitulo congregati de consilio et 
speciali consensu fratrum nostrorum districte quantum pos- 
sumus prohibemus et precipimus monachis dicti monasterii 
universis tam presentibus quam absentibus ubicumque sint de 
nostra licentia aut obediencia commorantes . quod per se aut 
per aliquam personam non promittant neque tradent nec con- 
senciant fratribus minoribus nec aliquibus personis nec ali- 
cuj prò eis aut eorum nomine in facto quod de nostra ec- 
clesia sancti michaelis de Vigintimilio tractant vel tractare 
desiderant et intendunt . videlicet de permutacione seu ven- 
dicione vel aliquo genere alienationis de dieta faciendo vel 
etiam facienda . cum permutalo ipsius ecclesiae in gravamine 
importabile nostro monasterio verteretur . Quare cunctis mo- 
nachis superius dictis et singulis in virtute obediencie quanto 
districtius possumus precipimus ac iubemus ne aliquis ilio- 
rum vel aliqui atemptet vel atemptent aut presumat vel pre- 
sumant aliquid de predictis consentire . prefatis fratribus aut 
alicuj persone illorum nomine ullo modo . Si quis autem vel 
aliqui venire presumpserit vel presumpserint dictorum mona* 
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E. CAI8 DI PIERLAS 


chorum aut facere ullo modo contra dictum preceptum seu 
prohibicionem premissam ipsum vel ipsas contra predicta ve- 
nientes aut aliquid facientes verbo vel dicto vel facto vel 
aliquo modo tanquam inobedientes et contumaces ex nunc ut 
ex tunc presentj scripto seu pagina excomunicamus et exco- 
municationis vinculo innodamus et ornai beneficio et mona- 
chatu dicti monasterij et prioratu si habet vel haberet expo- 
liamus irrevocabiliter et privamus et decernimbs eiciendum 
vel eiciendos de monasterio nulla spe reversionis aliqua re- 
servata . Et in predictorum fidem maiorem roborem et firmi- 
tatem iussimus presens scriptum duobus sigillis nostro vide- 
licet et dicti conventus pendentibus roborarj . Actum in capitulo 
lyrinensis in presencia et cum assensu prefati conventus . 
Anno dominj mcclxxvu decimo sexto die aprilis . 

(Arch. di Stato). 


xxx n. 

1288. — In nomine domini Amen . Anno eiusdem mcclxxx 
vm indie, prima . xvii junii post nonam . Ouillelmus Dnia de 
Sepulcro dedit vendidit cessit et tradidit in perpetuum domino 
Raymundo Claro priori ecclesiae sancti mich. de Vint. reci- 
piente vice et nomine ipsius ecclesiae peciam unam terree 
campive posite in territorio Sepulcri iusta castrum loco ubi 
dicitur Braje . Cui coheret superius terra dictae ecclesiae 
sancti mieb. inferius terra Antony donati ab uno latereetab 
alio terra dictae eccl. ad babendum tenendum possidendum 
et quicquid sibi et suis successoribus deinceps placuerit per- 
petuo faciendum cum omnibus et singulis quae infra prae- 
dictos continentur confines vel alios si qui forent accessibus 
et agressibus suis usque in via publica et cum omnibus et 
singulis quae babet super se vel infra seu intra se in integrum. 
omnique iure et accione usu seu requisitone sibi et ea re aut 
ipsi rei modo aliquo pertinenti . pretio librarum viginti octo 
jau. de quibus vocavit se bene quietum et solutum esse exce- 
ptioni ei non dati . non solati . non numerati pretii omnino 
renuncians . quam rem item venditor se ipsius emptoris no- 
mine possidere usquequo ipsius rei possessionem aceeperit 
corporaliter quod accipiendi sua auctoritate et retinendi delti- 

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t CONTI DI TINTIMI OLIA 


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oeps ei licentiam omnimodara dedit promittens per se et suos 
heredes dicto emptori prò se et suis suecessoribus stipulanti 
ipsam terram ei non inferre nec in ferreo ti consentire . sed 
ipsam tam in proprietate quam in possessione ei et suis bere- 
dibus suecessoribus ab omni persona et universitate legitime 
defendere . auctorisare disbrigare et non contrafacere vel ve- 
nire per se vel alios aliqua ratione causa vel ingenio de iure 
rei de facto sub pena dupli valimenti nunc diete terrae vel 
prò tempore valuerit stipulacione premissa quae soluta vel 
non rata maneant omnia et singula suprascripta . Item refi- 
cere et restituere sibi omnia et singula dampna expensas ac 
interesse litis et extra prò quibus omnibus et singulis firmi- 
ter observandis obligavit sibi pignori omnia sua bona . Actum 
Vintimilii in ecclesia sancti michaelis . Testes Baybaldus de 
Sancto Paulo . Guillielmus Clarus . Jofredus de poieto . Bgo 
Ouilielmus barba rubea not. rogatus scripsi. 

(Arck. di Stato). 


XXXIIT. 


1298. — In nomine Domini nostri Jesu Christi Amen . Bgo 
Presbiter Vivaldus Grassinus Capellanus ecclesiae Sancti An- 
thoni Januae confiteor et recognosco vobis domino Sycardo 
prioris ecclesiae sancti mich. Vintimilii me habuisse et rece- 
pisse a vobis libras sex Jan. causa prestiti fratri Jacobo Be- 
lengario monaco Sancti Honorati Lirinensis tunc prior clau- 
stralis dicti monasterii nomine eccl. predictae sancti mich. et 
quas libras sex Jan. prestiti dicto fratri Jac. de bonis meis 
causa redemptionis Castri Sepolcri dictae ecclesiae sancti mich. 
Vintimilii . seu instrumentorum equitaoionis domini Tedisii 
Tanae qui dictum castrum tenebat in pignore . renuncians 
exceptioni non numeratarum et non receptarum et solutarum 
nou habitae et non receptae et omni alii iuri . promittens tibi 
quod de cetero per me nec per heredes meos et per aliquam 
personam prò me vel habentem causam a me nullam de dictis 
denarìis nec prò aliqna parte ipsorum requisitio . petitio . 
questi© . nec lis seu querimonia aliqua fiet in iudicio nec extra 
centra vos nec contra succe ssores vestros nec con tra bona 
dictae ecclesiae sub pena dupli solemniter stipulata et pro- 
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K. CAIS DI PIEBLA8 


missa de quanto et quoties requisitum 6eu iniunctum fieret 
et obligacione bonorum meorum liberane et absolvens vos et 
successores vestros et bona dictae ecclesiae per anc stipula- 
cionem deductum in aquilianam stipulationem solempniter 
interpositam . testes ad hoc vocati et rogati . Johannes Mar- 
chisius . Martinus testor . et Giudetus de Talia de Sancto Ro- 
raulo . Actnm Januae in ecclesia beati Sancti Anthoni Januae . 
Anno domini a nativitate mcclxxxxviii ind. prima die nona 
iulii post nonam . Johannes de Salario notarius rogatus 
scripsi . 

(Arch. di Stato). 


XXXIV. 

1299. — In nomine domini amen. Anno eiusdem mcc 
L xxxxvmi ind. xn . die xii Julii post nonam . Jacobus de 
Albingauna constitutus in presentia domini Sicardi de Cauzolis 
prioris Ecclesiae sancti mich. de Vintimilio dedicavit se et 
sua in Ecclesiae sancti mich. de Vint. et promisit in manibus 
dicti domini priori qui nunc est vel prò tempore fuerit et sal- 
vare et custodire bona et res ipsius monasterii et dictus prior 
ipsum recepit de consilio fratris Salvagni de Sancto Benedicto 
et fratris Guilhelmi de Moreno monachi in diete monasterio 
residentes et de predictis rogavit me notarius infrascriptum 
dictus Jacobus ut sibi deberem publicum conficere instru- 
mentum . 

Actum Vintimilio in ecclesia Sancti Michaelis . Testes Otto 
Basus et Filiponus Molinarius . 

Ego Guillielmus Barba Rubea not. rogatus scripsi . 

(Arch. di Stato). 


XXXV. 

1345. — In nomine domini amen . mcccxxxv ind. xm die vii 
Agusti . Nobilis vir dominus Morvellus de Auria civis Januae 
condominus Dulcisaquae . ex causa vendicionis dedit cessit 
traustulit et mandavit nobili viro domino Oliverio de Auria 

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I CONTI DI VRNTIMIGLIÀ 139 

civi Jan. condomino Apricalis fratri suo presenti prò se et 
suis heredibus recipienti et ementi omnia iura et acciones 
reales et personales utiles et directas quae et quas habebat vel 
habere poterat contra et adversus dominum fratrem Ugonem 
Raymundum priorem ecclesiae sancti mich. de Vintimillio et 
successores suos . Simonem Curlum . Guill. Bonabellam . Ful- 
chinum Curlum . Berthonum Ferrarium de Vintimillio et Jac. 
de Linguilia habitatorera Mentoni et quoslibet eorum in so- 
lidum et eorum heredes et in ipsorum nomine et occasione 
debiti librarum centum nonaginta Januensium quas dictus 
frater Ugo Baymundus . Simon Curlus . Guill. Bonabella . 
Fulchiìius Curlus . Berthonus Ferrarius et Jac. de Linguilia 
predicto domino Morvello prò quarta parte una cum dominis 
Alexandrio et Aimerico de Auria fratribus suis et ipso domino 
Oliverio prò rata ex causa mutui dare et solvere tenebantur 
ut patet instrumento publico scripto mauu Gabriellis Verdoni 
Notarii mcccxvii ind. xv die xm julii . quod instrumentum 
prefattus dominus Morvellus eidem domino Oliverio tradidit 
et dedit ibidem et in presenti constituendo eura procuratorem 
tanquam in rem suam et ponens ipse in locum suum . Ita est 
quod amodo suo nomine actibus utilibus et directis possit 
adversus predictum dominum fratrem Ugonem et successores . 
Simonem Curlum . Guil. Bonabellam . Berthonum Ferrarium . 
Fulehinum Curlum . Jac. de Linguilia et quemlibet eorum in 
solidum et eorum heredes et in ipsorum bonis nomine et oc- 
casione dicti debiti prò dieta quarta parte vendicionis agente . 
experiri . excipere . replicare . consequi et se tueri et petere 
dictum debitum prò dieta quarta parte . sortem . penas . 
dampna . expensas et interesse . et bona obligata . et omnia 
et singula facere quemadmodum ipse dominus Moroellus fa- 
cere poterat . et paciscens atque conveniens quemlibet quod 
nulli alio cessit iura predicta . et quod tempore buius con- 
tractus vero creditor erat debiti prefati . Nec non promittimus 
solempni stipulacione prefato domino Oliverio predictam ces- 
sionem et omnia et singule suprascripta firma et rata habere . et 
tenere . et non contrafacere . vel venire per se vel per alium de 
iure vel de facto . et predicta iura et actiones sibi legiptime de- 
fendere . auctorixare et disbrigare . Si vero aparuerit ipsum al- 
teri ipsa iura actenus cessisse aut creditorem dicti debiti uius 
contractus tempore non fuisse vel si non defenderet ut dictum 
est . et omnia et singula in hoc contractum contenta non 
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140 


K. CAtS DI PIKRLAS 


observaverit aut in aliquo contravenerit . protnissit eidem per- 
solvere atque dare duplum ipsius quantitatis pecuniae penae 
nomine in singulis articulis huius contractus in solidum pro- 
messe qua solata vel non . omnia et singula suprascripta firma 
perdnrent . item reficere et restituere sibi omnia et singula 
dampna et expensas ac interesse litis et cetera prò quibus 
omnibus et singulis firmiter observandis . obligavit eidem 
omnia sua bona . predo quoque et nomine precii eiusdem ces- 
sioni ipsis iuribus et accionibus prima cessis confessus et 
contentus fuit idem dominus Moroellus se ab ipso domino 
Oliverio habuisse et recepisse libras octoginta et solidos decem 
Januae . exceptione sibi non dati et non soluti precii doli aine 
causa et in factum actioni et omni alii auxilio omnino re- 
nunciando . Actum in Dulceaqua ante domum Laureaci Bonis 
Anfossi . Testes Henricus Grafionus de Vinctimilio et Jacobus 
Bardi dictus Marardus de Podio Raynaldo . 

Bgo Petrus Capucius diGtus Deladono Imperiali auctori- 
tate notarius et rogatus scripsi . 


(Arch. di Stato). 


XXXVI. 

1394. — In nomine domini Amen . Anno domini millesimo 
tricentesimo nonagesimo quarto . indictione seconda . die ter- 
tio decembri . Nobilis dominus frater Johannes ex comitibus 
Vigintimillij ex ordine beati Sancti Honorati insulae lirinensi 
dira constitutus prior Ecclesie Sancti Michaelis Vintimilij 

per civitatis Vigintimilij et omnium alioram 

fratrum dicti monastero Sancti Honorati congregati more so- 
lito in dieta ecclesia Sancti Honorati posita in dieta insula 
sono tubulae ut moris est et de voluntate dicti domini Johao- 
nis administratorum dicti monastery ac etiam cum consenso 
omnium dictorum fratrum de quo electione et constitutione 
dicti priorati ipsius nobilis domini fratris Johannis constai 
publico instrumento scripto et signato marni Antony Alvardi 
Notary publici millesimo tricentesimo octuagesimo septimo die 
undecima mensis Madij ex una parte, Jacobus Gattaneus, An- 
tooius Gattaneus , Johannes Cattaneus , Philippus Gattaneus , 

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1 CONTI DI TlNTIMIGLlÀ 141 

Lazar Amious , Johanne3 Rubeus , Antonius Raimundus , Lo- 
dili uà Rubens omnes castri Seburco congregati in dicto Castro 
Seburco more solito in domo die ti Jacobi Cattanei ubi habitat 
ad presene , ex alia parte et una voluntate et nemine ipsorum 
discrepante , scientes et cognoscentes predicti homines ut 
supra de dieta universitate se ipsi esse homines dicti mona- 
steri! et teneri reddere de certis rebus infrascriptis quas re- 
colunt et habent in comproprys possessionibus dicto domino 
priori dictae ecclesiae Sancti Michaelis et volentes uti veri- 
tatem et facere quidquid debent versus dictum dominum no- 
bilem fratrem Johannem priorem, venerunt ad pacta infra- 
scripta , videlicet quia praedicti homines dictae univesitatis 
promiserunt ut moris est ipsi domino Johanni priori reddere 
rationem omni anno aut eius certo nuncio de omnibus rebus 
infrascriptis quas habuerunt et recolvierunt in suis terris 
proprijs quas habent seu in futurum habuerunt in dicto ter- 
ritorio seburco videlicet de grano , ordeo , fabis et sege , et 
de ipsis rebus tantum quas recolvierunt et habuerunt redere 
et rationem facere videlicet de decem quartinum unum ad 
illam rationem de quanto plus vel minus recolvierint seu ha- 
buerint de dictis rebus ut supra et sic promiserunt legaliter 
rationem facere ipsi domino Johanni vel habente causam 
ab eo et ipse dominus Johannes habere et tenere in do- 
mino et prò domino durante suo priorato et contra ipsum non 
venire Beerete vel palam seu quae dici vel meditari possent 
contra dictum dominum Johannem , ymo ipsum defendere 
insta eorum posse , versa vice dictus Nobilis dominus frater 
Johannes ex Comitibus Vintimilii promisit et convenit homi- 
nibus dictae universitatis ut supra non petere nec requirere 
nec aliqua lis movebit seu moveri faciet contra homines su- 
pradictos dictae universitatis de alijs fruotibus seu in terris 
quas habuerint seu recoliverint in proprijs possessionibus nisi 
de illis superius nominatis , imo voluit quod sint ab alys 
granis , fiquibus , vino , sive uva et alijs leguminibus seu in. 
troitibus liberi et expediti ab omni vinculo servituti , ac etiam 
promisit hominibus dictae universitatis eos tractare et eos 
habere prò hominibus dicti monasterij , eos deffendere et sal- 
vare iuxta eorum posse prout faciunt alios homines dicti mo- 
nasterij , quae quidem omnia predictae partes promiserunt 
vicissim una pars alteri et altera alteri predicta omnia et 
singula attendere et observare et nullo contrafacere vel ve- 
Mi 


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142 


B. CA!3 DI PIBRLA>I 


nire aliqua ratione vel causa ingenio de iure vel de facto sub 
pena librarum quinquaginta Januae tassata et stipulata inter 
ipsas partes de voluntate partium predictarum renunciantes 
ambae partes quibuscumque iuribus , capitulis , conventio- 
nibus quibus se tueri possent , item reficere et restituere una 
pars alteri et alterius alteri omnia et singula dampna , expen- 
sas et interesse litis et extra, prò quibus omnibus etsingulis 
una pars alteri et altera alteri obligaverunt omnia eorum 
bona tam presentia quam futura et ad cautelam predicti ho- 
mines dictae universitatis ut supra iuraverunt corporaliter ad 
sancta evangelia tactis sacris scripturis predicta omnia et 
singula attendere , compiere et observare et rata et firma ha- 
bere et tenere et contra non facere . Actum in castro Sepul- 
chro in domo dicti Jacobi Cataneij ubi habitat ad presens , 
presentibus testibus vocatis et rogati s domino preposi to An- 
tonio Favery rectore ecclesiae Castri Castellary , Petro Àlla- 
vena de Podio Raynaldo. 

Ego Johannes Sacherius Imperiali auctoritate notarius hoc 
instr. rog. scripsi . 

(Arch. di Stato). 


XXXVII. 

1405. — In xpi nomine Amen. Anno a nati vitate eiusdem 
millesimo quadringentesimo quinto indict. XIII mensis de- 
cembris die decima pontificatus sanctissimi in xpo patris et 
domini nostri domini Benedicti divina providentia Pape XIII 
Anno XII. In mei notarii et testium infrascriptorum ad haec 
specialiter vocatorum et rogatorum presentia personaliter con- 
stitutus venerabilis et religiosus vir frater Johan. Pellizonus 
prior prioratus Sancti Michaellis Vintimiliensis ordinis Sancti 
Benedicti . non valens ex certis rationabilibus et iustis causis 
in prioratu predicto personaliter residere et cupiens ne ex 
absentia sua prioratus predictus tam in spiritualibus quam 
in temporalibus detrimentnm aliquod patiatur . omni modo 
via iure et forma quibus melius validius et efficacius potuit 
et potest sponte et ex certa scientia nullo ductus errore, suo 
et dicti prioratus nomine locavit et titulo locationis concessit 
ac locat et titulo locationis concedit venerabili et religioso 

142 


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! CONTI DI VENTIMIGLIA. 


149 


viro fratri Johanne ex comitibus Vintimilii monaco monasteri! 
Sancti honorati Insule Lirinensis Grassensis Diocesis ordini? 
predicti ad priori prioratus Sanctae Mariae de Vergijs Vinti- 
miliensis diocesis ibidem presenti et sponte recipienti omnia 
et singula possessiones et bona ac fructus, redditus, pro- 
venti, iura et obventiones prioratus predicti consistentia in 
civitate et diocesi Vintimiliensis duntaxat, bine ad novem 
annos proxime venturos et immediate secuturo3 promittens 
per se et successores suos dicto fratri Johanni ex comitibus 
Vintimilii possessiones et bona, ac fructus, redditus, proven- 
ti, iura et obventiones predicta eidem bine ad dictum ter- 
minum novem annorum per se vel peralium que voluerit, te- 
nere et eis uti et frui valeat ac etiam illa possidere, occa- 
sione predicta. Et hoc ideo, quia e converso frater Johannes 
ex comitibus Vintimilii predictus sponte promisit et convenit 
prelibato fratri Johanni Pellizono priori dicti prioratus Sancti 
Michaelis prò se et eius successoribus stipulanti possessiones 
et bona ac iura huiusmodi diligenter coli et laborari facere, 
ipsaque meliorare et bonificare ac meliorata ac bonificata in 
fine dicti termini restituere, atque durante dicto tempore no- 
vem annorum solvere et dare predicto fratri Joh . Pellizono 
priori dicti prioratus Sancti Michaelis et eius successoribus pre- 
dictis prò pensione et pensionis nomine annuatim in quolibet 
festo Sancti Michaelis florenos decem ad rationem florenorum 
vigintiquinque januinorumpro quolibet floreno, nec non eidem 
prioratui in divinis debito facere de subnixi, ne debitis frau- 

detur obsequiis que de consuetudine dicti prioratus 

venient supportanda , ita quod nec in spiritualibus ledatur 
nec in temporalibus patiatur detriraenta . Que omnia et sin- 
gula supradicta promiserunt vicissim , frater Johannes Pelli- 
zonus Prior et frater Johannes ex comitibus Vintimilii pre- 
dicti sibi unus alteri et alter alteri ad invicem solemnibus 
stipulacionibus hinc inde intervenientibus, et uterque ipso- 
rum ad sancta Dei evangelia corporaliter tactis scripturis iu- 
ravit per se et successores suos firma et rata habere vel 
tenere , et non contrafacere vel venire aliqua ratione vel causa 
de iure vel de facto, nec non reficere et restituere unus al- 
teri ad invicem omnia et singula damna et expensas ac in- 
teresse qui vel quos unus occasione sive culpa alterius fa- 
centis contra predicta fecerit , nisi sustinuerit in iudicio sive 
extra . Pro quibus omnibus et singulis firmiter actendendis 
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144 


B. CAIA DI PIE&LAS 


et observandis obligravi t una para alteri et altera alteri omnia 
bona sua presentia et futura, que uterque ipsorum contra- 
heutium mihi notario infrascripto tamque publice persone et 

publico officio stipulanti et recipienti ipsorum ac 

omnium et singulorum quorum interest aut interesse poterit 
quoslibet in futurum ypoteca et pignori solemniter obligavit. 
Et inde de predictis omnibus et singulis, tam dictus frater 
Johannes Pellizonus quam dictus frater Johannes ex comi- 
tibus Vintimilii rogaverunt me notarium predictum et infra- 
scriptum ut unum et plura eiusdem tenoris seu substantiae 
conficerem publicum seu publica instrumentum vel instru- 
menta ad laudem etiam et dictamen unius vel plurium si 
expedierit sapientis vel sapientum, substantia non mutata. 
Acta fuerunt haec in civitate Saonae in domo nobilis et sa- 
pientis viri domini Adriani sacrosanctae Romanae Ecclesia® 
diaconus Cardiualis de Flisco vulgariter nuncupatus, anno, 
indictione et die supradictis , presentibus reverendo patre do- 
mino fratre Johanne de Currentibus Abbate monasterii Sancti 
Martiani Terdonensis, nec non venerabili et egregio viro do- 
mino Bartholomeo de Judicibus de Vintimillio preposito et 
vicario per sedem apostolicam deputato ecclesiae Vintimi- 
liensis , testibus idoneis ad premissa vocatis speoialiter et 
rogratis. 

Ego Bartholomeus de Monte filius q . Petri Cleriouy Terdo- 
nensis publicus imperiali auctoritate notarius predictis omni- 
bus cum prenominatis testibus interfui et ea publica vi , soripsi 
et in hanc publicam formam redegi , meque subscripsi cum 
appositione soliti signi mei rogatus et requisitus in fidsm et 
testimonium omnium et singulorum premissorum. 

(Arch. Ai Stato). 


XXXYHI. 

1427. — In nomine Domini Amen . Universis et singulis 
tam presentibus quam futuris tenor huius veri et publici in- 
strumenti elucescat et sit notum quod Obertus Semeria quon- 
dam Nicolai de Petralata habitator Castri Seburche nullo 
errore ductus sed eius propria et spontanea voluntate consti- 
tutus speoialiter in presentia venerabili et honesti viri do- 

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I CONTI DI TENTI MI OLI* 


145 


mini fratria Georgij ex comitibus Vintimilij ordinis Sancti 
Benedicti Prioria eccleaiae Sancti Michaelia de Vintimilio in 
danatra prefatae eccleaiae . promissit et iuravit ad Sancta 
Dei evangelia corporaliter tactis scriptum manibus propriis 
prefacto domino Georgio priori antedictae ecclesiae Sancti 
Michaelia preaenti stipulanti et recipienti prò se et succes- 
soribus suis, prioribus ecclesiae predictae debitam et puram 
fidelitatem et homagium , ita quod semper et quandocumque 
sciverit vel ad eius notitiam pervenerit aliquid eventurum 
contra personam rea et bona dicti domini prioris incontinenti 
citiusque poterit revelabit , personamque , rea et bona dicti 
domini prioris toto posse et viribus custodiet, tuebitur et sal- 
vabit et omnia et singula faciet quae quisque verus et fidelis 
homo domino suo facere tenetur secundum consuetudinem 
antiquarum et novarum consti tutionum , quam fidelitatem et 
omnia et singula suprascripta promisit attendere et observare 
et in nullo contrafacere vel venire per se vel per alium sub 
pena et penis contentis in dictis antiquis constitutionibus et 
sub hipoteca et obligatione omnium bonorum suorum pre- 
sentium et futurorum , insuper predictus Obertus promisit 
et convenit prefato domino priori singulis annis dare , tra- 
dere et assignare ac solvere nonam partem quorumcumque 
fructuum grani et generum seminum et aliorura fructuum 
percipiendorum in territorio Seburche per ipsum Obertum 
vel alius eius nomine et ultra solvere fogagium prout alii de 
8eburcha solvunt et soliti sunt solvere sub dieta ypotecha 
et obligatione bonorum suorum . De quibus omnibus et sin- 
gulia prefatus dominus prior petiit fieri publicum instru- 
mentum per me notarium infrascriptum. Actum vintimily in 
claustro ecclesiae Sancti Michaelis anno domini MCCCCXXVII 
indict . V die Vili Aprilis praesentibus testibus . Rovoretto 
Nigro de vintimilio . Dominico de Apriato de Recho , Johanne 
Bubeo . Bartholomeo Rubeo fratribus de Seburca vocatis et 
rogatia. 

Johannes Rubeus de Vintimilio Imperialis auctoritate 
notarius prediotia omnibus et singulis interfui et rogatus 
scripsi. 

(Arch. di Stato). 


145 

MÌK.S.n, T. Vili. 


IO 


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146 


X. CÀIS DI PIXRLAS 


XXXIX. 

1441. — In nomine domini amen . Nobilis et religiosus vir 
Dominus frater Georgius ex comitibus Vintimilii prior ec- 
clesiae Sancti Michaelis de Vintimilio per se et successores 
suosetdictae ecclesiae titulo loca tionis et arrendationis dedit 
et concessit Antonio , Gulielmo,Oberto Allavene , Oberto Conte, 
Christoforo Rancherio , Joanni Palanche quondam Philippi , 
Francisco Palanche q . Automi , omnibus de Villabona di- 
strictus Vintimilii et Joanni Priori de Vintimilio ibidem 
presentibus et recipientibus prò se et suis heredibus videlicet 
domum casale et terras et possessiones , iura , obventiones et 
redditus infrascriptos et infrascriptas , videlicet domum unam 
sitam in loco Seburche apud Antonium Ramundum alias Ma- 
cagnanum , item casale unum in dicto loco apud Barth . Ru- 
beum in quo fit Leamerium, item petiam unam terrae sitam 
apud dictum locum vocatum La braya aggregatam vitibus 
item omnia et quascumque iura, actiones et redditus ac ob- 
ventiones quae, quas et quem homines dicti loci Seburchae 
et habitantes in dicto loco tenentur annuatim dare et reddere 
prefato domino priori de granis infrascriptis per eos recolli- 
gendis in terris et de terris existentibus in et super terri- 
torio dicti loci Suburchae quae grana sunt ista, videlicet de- 
cimai» partem, sive de decem unum scilicet furmenti, speltae 
furmentosae, ordei, et avenae et nonam partem quorumcumque 
aliorura fructuum, granorum et seminorum super dicto ter- 
ritorio recolligendorura per alios quascumque et quoscumque 
personas et homines qui et quae non essent de dicto loco Sebur- 
cae, et quae illic non habitarent, item iura et actiones eidem 
domino priori spectantia et spectantes de medietate et prò me- 
ditate banditae sive herbatiei dicti territorii Seburcae, item 
iura et obventiones infrascriptas ad quas eidem domino priori 
annuatim tenentur homines dicti loci videlicet quod quaelibet 
persona dicti loci seu illic habitans habens unum par bobiim 
tenetur reddere jornatas duas bobum et qui habet unum bo- 
vem , tenetur reddere jornatam unam bobum et quaelibet 
persona dicti loci seu illic habitans quae non habuerit boves 
seu bovem, quae persona excedat aetatem annorum viginti 
tenetur reddere jornatas duas personales aut in vineis , aut 

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I CONTI DI VENTI MIGLIA 147 

metendo aut aliter negotiando , datis sibi aut eis expensis 
victus ut fit laboratoribus , item iura et actiones quarum- 
cumque accusationum , bannorum fiendorum in dictis terris 
et territorio dicti loci , item omnia iura et redditus ipsi pre- 
fato domino priori spectantes de carapis seu terris Masse- 
tortae et delli jairini et de Than de la greppa et campi Petrae 
Brunae ac etiam quascumque alia iura actiones et rationes , 
redditus et obventiones quoraodocumque et qualitercumque 
ipsi domino priori spec.tantibus de dictis hominibus et terri- 
torio dicti loci , quae et qui hic prò inclusis esse intelligun- 
tur, salvo et specialiter reservato in ipso prefato domino 
priori quocumque iure delictorum et criminum per dictos 
homines dicti loci seu per alias quasvis persona^ committen- 
dorum in dicto loco et territorio quos et quas condemnare et 
absolvere possit et condemnationes exigere prò ut voluerit 
reservata etiam specialiter potestaria dicti loci in ipso domino 
priore et dominio dictorum hominum et treseno et laudimium 
quamcumque domorumet possessionum alienandarum in dicto 
loco et territorio Seburchae ad tenendura , gaudendum , la- 
borandum , recolligeudum , habendum et recipiendum dicto 
titulo locationis et arrendationis videlicet a festo nativitatis 
Domini proxime venturo usquè ad annos novem inclusive pro- 
xime secuturos prò pensione et arrendanone seu nomine pen- 
sionis et arrendationis singulo et prò singulo anno librarum 
centum quinque monete currentis solvendarum, tradendarum 
et numerandarum per supradictos conductores ipsi domino 
priori in festivitatibus nativitatis domini iu dieta civitate 
vintimilii, quos , quas , et quae redditus , domus , casale, ter- 
ras et possessiones , iura , actiones et obventiones, prefatus 
dominus prior per se et suos suecessores et dictae ecclesiae 
promisit et convenit supradictis conductoribus stipulantibus 
prò se et eorum heredibus usque ad dictum terapus ut supra 
dimittere et non auferre , nec pensionem , seu arrendationem 
seu pacta mutare vel crescere sed potius ipsos , ipsas et ipsa 
usquè ad dictum terapus ut premittitur legitime defendere, au- 
ctorisare et disbrigare ab omni persona , corpore , collegio et 
universitate expensis propriis dicti domini prioris et suorum 
dictae ecclesiae successorum appellandi dictis conductoribus 
necessitate remissa , versa via dicti prenominati conductores 
acceptantes dictam locationem seu arrendationem et omnia 
et singula supradicta promiserunt et convenerunt per se et 
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148 


s. CAIS DI PITOLàS 


suos heredes prefato domino priori stipulanti prò se et suis 
et dictae ecctesiae successoribus annuatim et singulo anno 
in festivitatibus nativi tatis domini dare , reddere , solvere et 
numerare ipsi domino Priori in civitati Vintimilii prò dieta 
annua pensione seu arrendanone libras centum quinque mo- 
netae currentis in pecunia numerata , et in fine dictorum 
novem annorum dictas et dictos et seu dieta terras domos 
possessiones , iura , redditus et obventiones reddere et dimit- 
tere in pace et sine molestia . Quae omnia et singula supra 
dieta dictae partes, videlicet una alteri sibi ad invieem per 
solemnem stipulationem hinc inde interveuientem promise- 
runt et convenerunt usque ad dictum teinpus habere et te- 
nere rata, grata et firma, attendere, observare et adimplere 
et in nullo contrafacere vel tenire aliqua ratione, occasione 
vei causa quae modo aliquo vel ingenio dici vel exeogitari 
posset sub pena librarum viginti quinque monetae currentis 
apposita iuter dictas partes de accordio prò damno et inte- 
resse partis observautis et quam penam solvere debeat pars 
contrafaciens parti observanti, quae quoties committatur, to- 
ties exigi possit in quocumque capitulo presentis contraqtus 
inter dictas partes solemniter stipulata et promissa cum ref- 
fectione omnium damnorum, interesse et expensarum litis et 
extra, quae propterea fierent , ratis semper manentibus supra 
dictis, pena soluta vel non soluta, et prò inde et ad sic obser- 
vandum una pars versus alteram et altera versus aliam sti- 
pulantes et recipientes pignori obbligaverunt , videlicet dictus 
dominus prior omnia bona sua et dictorum suorum succes- 
sorum et dictae ecclesiae et prenominati conductores versus 
dictum dominum Priorem et suos et dictae ecclesiae succes- 
sores bona sua babita et habenda , renunciantes dictae partes 
exceptioni dictarum locationis et promissionum non factarum , 
rei ut supra , et infra sic non esse et sic non se habentis, 
doli mali in factum actioni, condictioni sine causa et omni 
alii juri et legum auxilio . Actum Vintimilii in platea exi- 
stente retro edifieia dictae ecclesiae supra possessionem dictae 
ecclesiae. 

Anno domini millesimo quadringentesimo quadragesimo 
primo indictione quarta secundum cursum Vintimilii die vi- 
gesima quarta Augusti praesentibus testibus Baptista Judice 
de Vintimilio , Martino Rondello de Camporubeo , Francisco et 
Jacobo Jancherii de Vallebona fratribus ad haec specialiter 

148 


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I CONTI DI TSNTf MIGLIA 


14t> 

vocatis et rogati» . Ego Ant . Giraudus quondam Joannis de 
Yintimilio Imperiali auctoritate not . interfui et rogatus 
scripsi. 


(Ardi, di Stato). 


XL. 

1469. — In nomine Domini amen . Anno domini millesimo 
quatercentesimo sexagesimo nono indictione secunda die vero 
nona iulii cum eodem anno sumpta . Universis et singulis hoc 
presens publicum instrumentum visuris et lecturis pateat et 
notum sit quod in exequtione bullarum apostolicarum et pro- 
cessa super eisdem confecti per reverendum dominum Ste- 
phanum Pecole Judicem et delegatum a Sede Apostolica de- 
putatala ut de eo processu et bullis fit mentio sumpto manu 
mei Notarii iufrascripti horaines de Castro Sepulcri subditi 
ecclesiae Sancti Michaelis de Vintimilio volente» recognoscere 
Venerabilem dominum fratrem Nicolaum ex comitibus Viuti- 
milii de Aurigo priorem dictae ecclesiae et prioratus congre- 
gati in ecclesia Sancti Martini de dieta loco omnes et singuli 
per se et suos heredes proraiserunt et convenerunt dieta ve- 
nerabili domino priori antedicto nomine dictae ecclesiae et 
prioratus stipulanti et recipienti et corporaliter iuraverunt 
ad sancfca Dei evangelia tactis scripturis predicto domino 
priori stipulanti ut supra quod de cetero tandiu quandiu in 
ipso prioratu remanserit iuste et canonice erunt fideles et 
legales eiusdem domini priori antedicto et quod nunquam 
erunt in dieta vel in facto aut consilio quod ipse dominu? per- 
dat vitam vel membrum vel recipiat in personam aliquam 
lesionem et si scirent vel audirent aliquid tractari in eius 
preiudicia vel damnum , illud tato posse impedient et si im- 
pedire non poterunt quam primum eidem poterunt nunciabunt 
et omne consilium quod eis aut alicui eorum sub secreto com- 
mitetur secretum habebunt et nemini pandent absque volun- 
tatedicti domini prioris eorum domini et requisiti ipsi domino 
priori dabunt iustum consilium et prestabunt et cum tato 
posse iuvabunt ad defferendum recuperandum et mantenen- 
dum eius honores regalia et iurisdictiones contra quameum- 
140 


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150 


1. CA1S DI PISA LAS 


que personam et universitatem at omnia f&cient quae conti- 
netur vel contineri videbitur in quacumque fidelitatis forma 
alias per ipsos prestita ceteris prioribus et antecessoribus 
suis . Quorum hominum iuratorum nomina eunt haec et primo 
Dominicus Gataneus , Michael Andracus Consuies dicti loci , 
Lucas Rubeus . Franciscus Rubeus , Guglielmus Carbonus , 
Petrus Cataneus , Antonius Cataneus , Pellegrus Cattaneus , 
Cristophorus Cattaneus , Joannes Rubeus , Constantius Andra- 
cus , Baptista Toscanus , Dominicus Rubeus , omnes de dicto 
loco , ceteris absentibus in presenti , de quibus omnibus pre- 
dictus dominus prior et ipsi petierunt per me notarium in- 
frascriptum confici debere publicura instrumentum . Actum 
in ecclesia Sancti Martini extra locum Castri Sepulcri pre- 
sentibus testibus Hyeronimo Albanello de Sancto Romulo , 
Michaele Pallanca , Georgii et Antonio Civrano habitatore 
Vintimilii . Ea die incontinenti et presentibus testibus ante- 
dictis Venerabilis dominus prior antedictus habita fideli- 
tà te dictorum hominum et audita requisitione ipsorum sic 
requirentium quod ipse non possit cogere eosdem ad persol- 
vendum nisi decimam partem quator maneriorum videlicet 
grani , frumenti , speltae frumentosae , ordei et avenae , 
prout soliti sunt persolvere antecessoribus suis promisit 
eisdem ponendo manus suas super pectum suum , per modum 
solerani iuramenti omnia attendere et quae de iure teneretur 
et non aliter nec alio modo . De quibus omnibus ego An- 
saldus Giribaldus Antonii de Vintimilio publico auctoritate 
notarius his omnibus interfui videlicet dictae fidelitati et sin- 
dici promissioni rogatus scribere scripsi signumque mei 
tabellionatus consuetum apposui in fidem vim robur et testi- 
monium premissorum . 


(Arch. di Stalo). 


150 


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VINCENZO PROMIS 


BREVI CENNI 

SULLA VITA E SUGLI SCRITTI 

DEL 

P. GIUSEPPE COLOMBO Barnabita 

MEMBRO 

della R. Deputazione di Storia Patria 


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Giuseppe Colombo nacque a Monza li 26 dicembre 1838 
da Giuseppe e da Angela Tressoldi. Terminati i primi studi 
nel patrio Ginnasio , non ancora diciasettenne entrò in set- 
tembre 1854 nella Congregazione dei Barnabiti; li 18 suc- 
cessivo ottobre vestì l'abito religioso, e fece la solenne profes- 
sione nella chiesa di Carobbiolo li 4 dicembre 1856. Compì 
il corso liceale nel Collegio di Santa Maria degli Angeli, e 
nel settembre 1857 sostenne a Milano gli esami di Matu- 
rità. Nel 1859 fu incaricato dell’insegnamento ginnasiale nel 
Collegio di Lodi, e li 6 gennaio 1862 riceYeva dal Vescoyo 
di quella Diocesi l’ordinazione sacerdotale. Stabilitesi le 
scuole liceali in quel collegio, il Colombo fu destinato ad in- 
segnarvi la storia, ed in seguito anche la letteratura italiana. 
Nel 1865 sostenne gli esami di professore ginnasiale nel- 
l’Accademia scientifico-letteraria di Milano, e nel 1872 
quelli di professore di letteratura nei Licei all’Università di 
Napoli. Tre anni dopo dal P. Albini, Generale dell’Ordine, ve- 
niva il nostro Collega mandato al R. Collegio Carlo Alberto 
in Moncalieri, dove insegnò letteratura e storia nel liceo, 
nonché il greco e la storia nella quinta classe ginnasiale. 

Dal 1864, quando insegnava nel Collegio di Lodi, co- 
minciò la serie delle sue pubblicazioni, che continuava ap- 

3 

MÌW.S.U, T.VUL U 


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154 


VINCENZO PBOMIS 


ponto per vent’ anni, e dì cui posso dare on ìndice esatto 
raercò la cortesia del Rev. F. 0. Salesio Canobbio, rettore 
del detto Collegio di Moncalieri. Delle principali fra esse 
discorrerò brevemente, ed in modo speciale di varie fra quelle 
che videro la luce dopo la sua venuta in Piemonte. 

Fra i più rimarchevoli suoi scritti accennerò ai Punti 
di Storia delVEvo Medio e delVEvo Moderno che, stam- 
pati a Lodila prima volta nel 1874 in due volami, meri- 
tarono l’onore di tre altre successive ristampe, all’ ultima 
delle quali attendeva appunto negli estremi suoi giorni. 

Primo in data dei lavori fatti tra noi, cioè dopo il 1875, 
sono le Notieie storiche intorno la città di Moncalieri. 
Giovandosi delle varie notizie che trovò nelle Memorie cro- 
nologiche delle cose memorabili di Testone e Moncalieri , 
cominciata dal Beaumont e continuate da altri sino ai tempi 
nostri, e negli archivi comunali, gli fu possibile tessere la 
storia di quella città dalla sua origine sino alla ristaura- 
zione dei Beali di Savoia, considerandola sotto tutti i soci 
aspetti ; parlando del suo reggime primitivo, delle sue leggi, 
dei Principi che la dominarono, e degli eventi che in essa 
ebbero luogo sino al secolo xviii; trattando in un capitolo 
a parte dell’epoca della Rivoluzione francese. Vi fece seguire 
la storia del R. Collegio Carlo Alberto, ed un cenno sulle 
persone più distinte cui fu patria Moncalieri. 

Nel 1877 pubblicava il Coloxbo una Memoria intitolata 
I PP. Isidoro Pentorio e Tobia Corona , Barnabiti, e 
Carlo Emanuele I duca di Savoia. Questi due religiosi 
servirono il nostro Principe in varie faccende di Stato , e 
la loro corrispondenza col medesimo si trova nel torinese 
Archivio Centrale. Il compianto Collega tesseva di amendue 
una breve ma esatta biografia, cui faceva seguire una scelta 
di quindici lettere. Le prime dieci del Pentorio sono rela- 

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CENNI SULLA VITA E SUGLI SCfUTTI DEL P. G. COLOMBO J55 

tire alle controversie pella successione del Monferrato, le 
altre cinqne del Corona si riferiscono ad un tentativo por 
ricuperare Ginevra. 

Nello stesso anno videro la luce i suoi Cenni biografici e 
lettere di quattro distinti barnabiti, Giusto Guerin vescovo di 
Ginevra, Ottavio Asinari vescovo d’Ivrea , Francesco di Gatti- 
nara vescovo di Alessandria, poi arcivescovo di Torino, e Gio- 
vanni Mercurino di Gattinara vescovo pure di Alessandria. Di 
questi prelati scrisse brevi biografìe seguite da una serie di 
lettere dai medesimi dirette in varie circostanze ai Principi di 
Gasa Savoia, che si conservano nel nostro Archivio di Stato. 

Il giusto e lodevole sentimento che aveva indotto il 
Colokbo a tessere le lodi dei sovrammenzionati suoi confra- 
telli, lo spinse a ricerche sn un altro dotto barnabita, il 
P. Redento Baranzano, di Serravalle- Sesia, il quale nato 
nel 1590, non ancor ventenne cominciava a pubblicare la 
sua Uranoscopia, emotiva nel 1622 lasciando memoria di 
sè come di distinto filosofo e matematico. Ne diede una mi- 
nuta notizia, menzionando la sua carriera, i suoi viaggi, le 
cariche da lui coperte, i vari scritti per cui più si distinse. 
Accennò pure alla corrispondenza che secondo i suoi biografi 
ebbe coi più celebri scienziati della sna epoca, fra i quali 
Francesco Bacone da Yerulamio, Galileo Galilei e Keplero. 
Del primo riportò una assai lunga ed interessante lettera. 

Colla stessa data abbiamo alcune Notizie biografiche e 
lettere di papa Innocenzo XI. Molte furono le ricerche cui 
attese per degnamente illustrare la vita di questo pontefice, 
al secolo Benedetto Odescalchi, ma ne fu compensato dalla 
buona riescita del lavoro, che fu accolto con assai favore, 
eome lo erano state le Lettere scelte inedite del B. Ales- 
sandro Bauli scritte a S. Carlo Borromeo, che aveva poco 
prima dato alla luce. 

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IS6 


VINCENZO PR0UI8 


Nell'anno medesimo il Colombo si sobbarcava ad altra 
impresa sottentrando al P. Camillo Bracco nel curare la 
ristampa del Sono, e questo lungo e faticoso lavoro condn- 
ceva a termine attendendo nello stesso tempo ad altre e 
svariate occupazioni. 

Come attestato di stima pe’ suoi lavori storici , nell’anno 
suddetto veniva chiamato da monsignor Gastaldi, arcivescovo 
di Torino, a far parte dell’Accademia di Storia Ecclesiastica 
Subalpina da lui istituita allo scopo precipuo di far rifio- 
rire nella sua diocesi gli studi, da cui la Società prese la 
sua denominazione. 

Cambiando soggetto nel 1879 ci diede una interessante 
memoria su Giacomo Quarenghi, bergamasco, architetto 
alla Corte Imperiale di Pietroburgo. Nella biografia di 
questo personaggio, nato nel 1744 e morto a Pietroburgo 
nel 1817, inserì un dettagliato elenco dei progetti da lui 
eseguiti non solo in Russia, ma anche in Italia e per l’In- 
ghilterra in diverse epoche, e fece conoscere la filma di cui 
godeva in vita e che non venne meno dopo il suo decesso. 
Come appendice riportò un albero genealogico del casato 
dei Quarenghi a datare dal 1082, un diploma dell’impera- 
tore Paolo I con cui gli conferiva la croce di Malta, alcuni 
biglietti autografi dell’imperatrice Caterina li, e finalmente 
diciotto lettere del Quarenghi a vari, tutte relative a coso 
della sua arte. 

La Miscellanea di Storia Italiana contiene un solo 
scritto del nostro Colombo. Sono le Notizie e documenti inediti 
sulla vita di M. Giovanni Francesco Bonomi, vescovo di 
Vercelli e nunzio pontificio in Isvizzera ed in Germania. 
In questo lavoro egli ebbe eampo di spaziare assai più che 
negli altri consimili sia per la posizione elevata del prelato 
in questione, sia per le molte ed importanti incombenze 

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crani sulla vita e sugli scritti del p. g. colombo 157 

ehe gli furono affidate. Compagno all’Università di Pavia di 
quel grande che fu S. Carlo Borromeo, e da lui in seguito 
chiamato a Roma nel 1560 al disimpegno di gravi funzioni, 
si trovò in relazione coi Sommi Pontefici Pio IV, Pio V, 
Gregorio XIII e Sisto V. Nominato nel 1573 vescovo di 
Vercelli per la rinunzia del cardinale Guido Ferrerò , fu 
poscia mandato nunzio in Isvizzera nel 1579 ed in Ger- 
mania nel 1581, 15S3 e 1584, senza che mai trascurasse 
gli interessi della sua Chiesa. Morto a Liegi nel 1587, la 
sna salma fu trasportata a Vercelli, e deposta nel sepolcro 
che egli stesso aveva fatto costrurre per sè e per i suoi 
successori. Il nostro autore trattò con giusto criterio dei 
gravi incarichi affidati in varie epoche al Bonomi, e del 
modo soddisfacente in cui sempre li disimpegnò. Riferito 
quanto operò a Roma prima di essere vescovo, accennò alle 
relazioni che dopo la sua assunzione alla Cattedra Eusebiana 
ebbe coi Reali di Savoia. A chiari tratti dimostrò l’amicizia 
che sempre si mantenne viva tra lui e S. Carlo, e le re- 
lazioni sue con molti distinti personaggi di quell’epoca. Diede 
l’indice delle opere di monsignor Bonomi, quale potè rica- 
varlo da vari scrittori, e finalmente riportò diciasette lettere 
del medesimo ai duchi Emanuele Filiberto e Carlo Ema- 
nuele I, e tre a lui dirette dal cardinale Decio Azzolino 
segretario di Stato di papa Sisto V. 

Dotato di non comune attività, il P. Colombo afferrava 
qualunque occasione onde tenerla viva, e le stesse ferie au- 
tunnali che i convittori del Collegio Carlo Alberto passano 
nel castello di Montaldo, a lui furono propizie per redigere 
alcune notizie su quel paese. Ben poco adatto era il soggetto, 
trattandosi di piccolo comune che mai ebbe storia propria; 
con diligenti e minute ricerche riesci però a raggranellare 
quanto potesse interessare questa località, di cui trovò il 
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▼moxNto rettala 


1» 

primo cenno in diploma di Federico Barbarossa del 26 gen- 
naio 1159. Queste notizie qua e là raccolte negli Archivi 
parrocchiale e comunale di Montaldo, in quello di Chieri , 
nei nostri di Stato, Camerale ed Arcivescovile, ed in alcune 
opere a stampa pubblicò, unendovi in appendice otto docu- 
menti fra il 1187 ed il 1661, dopo fattane lettura in oc- 
casione della distribuzione dei premi agli alunni del Collegio 
nello stesso anno 1879, come già aveva in identiche circo- 
stanze tre anni prima praticato compilando la storia di 
Moncalieri. 

Di un altro scritto del nostro autore piacemi ora far 
menzione, che, piccolo di mole, lascia però travedere chiara- 
mente il sno affettuoso carattere, voglio dire de’ suoi Cenni 
biografici di monsignor Luigi Biraghi, morto a Milano in 
agosto 1879, dottore dell’ Ambrosiana e riputato scrittore. 
In poche pagine ma dettate dal cuore ci presenta l’illustre 
estinto, facendo spiccare quanto operò nella sua quasi ottan- 
tenne esistenza come sacerdote e come scienziato, e dandoci 
esatta nota de’ suoi reputati scritti. 

Attendeva in questi tempi il Colombo a due altri nuovi 
lavori. Il primo è un Compendio di Storia Italiana dal 
1815 al 1881 per uso delle scuole. 11 secondo è quello 
che più alto levò il nome del dotto Barnabita, cioè La vita 
e le opere di Gaudenzio Ferrari pittore, con documenti 
inediti. Quest’opera è fetta, come leggesi nella prefazione, 

< coi materiali adunati con somma fatica e diligenza, già 

< parecchi anni sono, dal M. Rev. P. D. Luigi Bruzza » 
il quale aveva cominciato a raccoglierli sin da quando risie- 
deva a Yercelli nella qualità di Direttore degli studi nel 
Collegio di S. Cristoforo. Trasferitosi egli nel 1869 a Roma, 
e riconoscendo la difficoltà di poter ivi continuare e condarre 
a fine i suoi studi su Gaadenzio, consegnò tutte le note e 

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CBN NI SOLLA VITA R SOGLI SCRITTI DRL P. G. COLOMBO 1S9 

memorie ohe già aveva a questo scopo messe assieme al suo 
amico, il quale non tralasciò alcuna cura onde la notizia 
sul grande nostro artista riescisse a maggior sua gloria, ed 
incontrasse al tempo stesso l’approvazione di colui che lo 
aveva posto in condizione di eseguire si bella ed inte- 
ressante opera. Basta scorrere l’indice del volume per accer- 
tarsi dell’importanza dei punti da lui trattati, con felice 
scioglimento di vari dubbi. Yi aggiunse in fine, ostruendoli 
dadiversi archivi, ventotto documenti, tutti di molta im- 
portanza per la storia dell’arte in generale e specialmente 
della nostra scuola pittorica, di cui il Gaudenzio fu al certo 
il più grande luminare. 

Questa pubblicazione valse al Colombo la nomina a 
Membro effettivo della R. Deputazione di Storia Patria 
(9 maggio 1882), alla quale già era stato ascritto come 
corrispondente li 10 maggio 1880. 

Nel 1882 quasi nulla pubblicò, ma vari lavori aveva 
in corso, ai quali attendeva colla consueta sua energia. E 
difetti nell’anno susseguente per sua cura vide la luce un 
volume della Storia generale della Chiesa in continuazione 
& quella dell’ Ab. G. S. Darras. In pari tempo usciva per 
le stampe l’ultima memoria che Iddio gli concedeva di con- 
durre a termine. 

Nella prefazione alla vita di G. Ferrari il nostro Col- 
lega diceva riservarsi di parlare in altro scritto di coloro 
die seguirono le orme del grande caposcuola, valendosi pure 
allora dei materiali e documenti favoritigli dal P. Bruzza. 
Questa promessa tenne egli due anni dopo coi Documenti 
e notizie intorno gli artisti vercellesi. Variò tuttavia al- 
quanto il suo primitivo progetto per le molte difficoltà che 
tosto gli si affacciarono; e, facendoli precedere a modo di 
introduzione da un compendio della storia dell’arte vercellese 
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180 


VINCENZO PROMIS 


dai suoi prìmordii sino a Gaudenzio Ferrari, si decise a 
pubblicare un gran numero di documenti relativi a pittori 
di quella scuola, che puossi dire la vera Piemontese. Come 
appendice poi vi ristampo le importanti notizie sul distinto 
pittore vercellese, Giovanni Battista Bazzi, detto il Soddoma, 
già anteriormente dal Bruzza inserte nel volume I della 
Miscellanea di Storia Italiana. 

Questo volume, che l’Istituto Vercellese di Belle Arti 
volle si pubblicasse a sue spese, fu l’ultimo lavoro che compì 
il Colombo e l’ultimo omaggio che egli rese al dotto suo 
maestro e confratello Luigi Bruzza, il quale in novembre 
dello scorso 1883 passava agli eterni riposi. Gli procura- 
rono questo ed il precedente scritto sul pittore di Valduggia 
la nomina a Socio onorario perpetuo dell’ Istituto suddetto 
di Belle Arti di Vercelli, e nello stesso anno quella a 
Membro onorario del Comitato pel centenario di Gaudenzio 
Ferrari. 

Un ultimo onore toccava or sono pochi mesi al nostro 
Collega quando dal Sommo Pontefice Leone XTTT venne in- 
caricato di scrivere la vita di papa Alessandro III. Con 
intenso amore attendeva a trattare di questo grande ponte- 
fice e grande italiano, non tralasciando nè ricerche nè cure, 
ed a me che soventissimo lo vedevo, sempre parlava con 
intima soddisfazione di questo lavoro che si augurava con 
tutto l'animo di condurre a termine a seconda delle vaste 
e grandiose intenzioni dell’augusto committente. Senonchè 
una malattia di pochi giorni troncava il filo della sua vita 
mortale, e rassegnato ai voleri del Creatore egli spirava nel 
suo Convento di Moncalieri il mattino delti 13 maggio del 
corrente 1884. 

Fornito di carattere socievole ed affettuoso, nonché di 
belle doti di mente e di cuore, osservatore scrupoloso di 

io 


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Orni sulla vita i suoli scritti dkl p. o. colombo Idi 

ogni dovere religioso e sociale, appassionato per gli stndi 
storici coi consacrò la breve sua esistenza, la morte di 
Giuseppe Colombo è vivamente sentita dai suoi colleghi 
ed amici, la sua memoria si conserverà onorata e pura 
fra quanti lo conobbero , i suoi scritti rimarranno monu- 
mento del suo passaggio su questa terra e saggio di quanto 
avrebbe potuto Sire se Iddio gli avesse concesso una vita 
più lunga. 


Il 


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163 


ELENCO 

DEGLI 

SCRITTI A STAMPA DEL P. D. GIUSEPPE COLOMBO 


1. Cenno biografico dell' Ill. mo Re »."• Monsignor Michele 

Galli , teologo della Metropolitana e Provicario Gene- 
rale della Diocesi di Milano. Lodi, 1864, in 8°. 

2. Sul progresso della guerra in Europa. Discorso storico 

letto nella occasione della distribuzione dei premii nel 
Collegio dei PP. Barnabiti in Lodi il 23 agosto 1865. 
Lodi, in 8°, pp. 68. 

3. Profili biografici di insigni Barnabiti effigiati sotto i 

portici del Collegio di 8. Francesco. Crema, 1870, in 8°, 
pp. 94. 

4. Profili biografici di insigni Barnabiti (diversi dai prece- 

denti). Lodi, 1871, in 8°, pp. 309. 

5. Gli esami di licenza e V istruzione privata. Lettera di 

Lucilio Costante (G. Colombo). Milano, 1871. 

6. Elogio funebre della signora Carolina Galli , morta il 

25 luglio 1873. Lodi, 1873. 

T Elogio funebre del signor Giovanni Galli , morto il 
19 agosto 1873. Lodi, 1873. 

8. Sunti di storia del Medio Evo secondo i recenti pro- 

grammi scolastici del Regno. Lodi, 1874, in 8°, pp. 237. 

9. Sunti di storia dell'Evo Moderno. Piacenza, 1874, in 8°, 

pp. 357. 

» 


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16* VINCENZO PR0M1S 

10. Discorso funebre pronunciato il 10 giugno 1874 sulla 

salma di Giuseppe Bignami convittore del Collegio 
S. Francesco in Lodi. Ivi, Tip. Wilmant. 

11. Discorso letto nell'occasione della distribuzione dei 

premii agli alunni del Collegio S. Francesco li 8 ot- 
tobre 1874. Crema, 1874, in 8 n , pp. 11. 

12. Discorso funebre pronunciato sul feretro del P. D . Gio- 

vanni M. Cavalieri , Barnabita , li 3 dicembre 1874. 
Lodi, Tip. Wilmant. 

13. Sunti di storia dell'Evo Medio e dell' Evo Moderno ad 

uso dei Licei. Seconda edizione corretta e notevolmente 
accresciuta. Piacenza, 1875, in 8°, pp. 527. 

14. Notizie storiche intorno alla città di Moncalieri. To- 

rino, 1876, in 8", pp. 99. 

15. I PP. Isidoro Pentorio e Tobia Corona , Barnabili, e 

Carlo Emanuele I duca di Savoia. Piacenza. 1877, 
in 8\ pp. 39. 

16. Cenni biografici e lettere dei Monsignori Giusto Guerin , 

Ottavio Asinari, Francesco e Giovanni Mercurino Ar- 
borio di Gatlinara , vescovi Barnabiti. Torino, 1877, 
in 8\ pp. 56. 

17. Intorno alla vita ed alle opere del P. Redento Baran- 

zano. Torino, 1878, in 8 J , pp. 61 e ritratto. 

18. Lettere scelte inedite del B. Alessandro Sauli scritte a 

S. Carlo Borromeo. Torino, 1878, in 8°, pp. 43. 

19. Notizie biografiche e lettere di Papa Innocenzo XI. To- 

rino, 1878, in 8°, pp. 67. 

20. Notizie e documenti inediti sulla vita di M. Giovanni 

Francesco Bonomi vescovo di Vercelli e Nunzio Pon- 
tificio in Isvizzera ed in Germania. Torino, 1879, in-8°, 
pp. 103 (Estratto dal voi. XVIII della Miscellanea di 
Storia Italiana). 

21. Giacomo Quarenghi Bergamasco, Architetto alla Corte 

Imperiale di Pietroburgo. Torino, 1879, in 8°, pp. 74 
e ritratto. 

14 


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CENNI SULLA VITA E SUOLI SCRITTI DEL P. G. COLOUBO 105 

22. Montaldo Torinese. Notìzie storiche. Torino, 1879, in 8°, 

pp. 53. 

23. Biografia di Mons. Luigi Biraghi. Torino, 1879, in 12°, 

pp. 16 e ritratto (Petratto [dall’ Ateneo Religioso del 
23 novembre 1879). 

24. La città d' Industria ed una lettera inedita di Ludovico 

Muratori (Nel Corriere di Torino dell! 2 gennaio 1880, 
e nell’ Ateneo Religioso dell! 11 stesso mese). 

25. Surio — Vite dei Santi. Gli ultimi quattro volumi ; la- 

voro fatto tra il marzo 1879 ed il marzo 1880. 

26. L'imperatore Napoleone I ritratto dal Principe di Mei- 

ternich (Nel Corriere di Torino 19 marzo 1880, e negli 
Studi di Roma). 

27. Intorno al villaggio lacustre di Lagozza presso Bc - 

snate sul Milanese (Nel Corriere di Torino 30 aprile 
1880). 

28. Memorie storico-religiose di Chieri del Can. Tedi. An- 

tonio Bosio. Articolo bibliografico inserto nell’ Ateneo 
Religioso del 12 settembre 1880. 

29. La Società Palatina di Milano (Nell’ Ateneo Religioso 

17 ottobre 1880). 

30. Dell' allegoria principale della Divina Commedia , del 

Prof. Fenaroli. Articolo bibliografico inserito nella 
Sapienza di Torino, novembre 1880 

31. La vita e le opere di Gaudenzio Ferrari pittore con 

documenti inediti. Torino, 1881, in 8’, pp. 382 e ri- 
tratto. 

32. Gli scavi a Tirinto ed a Micene di Enrico Schliemann 

(Nel V Ateneo Religioso 6 febbraio 1881). 

33. Compendio dì Storia contemporanea (1815 1881) Torino, 

1881, in 8 a . 

34. Sunti di storia ad uso dei Licei. 3’ Edizione. Piacenza, 

1881, in 18°. 

15 


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186 VINCENZO PROMI8 

35. Gli affreschi della Cappella del Rosario nella Basilica di 

Monza. Torino, 1881, in 8’, pp. 23. 

36. Intorno la Rivoluzione francese del secolo passato. Di- 

scorso letto in occasione della distribuzione dei Premi, 
al Collegio C. Alberto di Moncalieri. Torino, 1881, in 8°, 

pp. 26. 

37. Tavola descrittiva degli affreschi che adomano le pa- 

reti della cappella del Rosario nella Basilica di Monta. 
Torino, 1882, in 8\ pp. 7. 

38. La schiavitù ed il Cristianesimo. Articolo 9torico-critieo 

nel Corriere di Torino 25 dicembre 1882, e nell* Ateneo 
Religioso dello stesso giorno. 

39. La Bibbia volgare ripubblicata dal Comm. Carlo Ne- 

groni. Appunto bibliografico, nell’ Unità Cattolica delli 
14 gennaio 1883. 

40. La prima ascensione in Italia del pallone areoslalico. 

(Nel Corriere di Torino 19 febbraio 1883). 

41. La scoperta di un nuovo sepolcro di Faraoni in Egitto 

(Nel Corriere di Torino 5 marzo 1883). 

42 Documenti e notizie intorno gli artisti vercellesi. Ver- 
celli, 1883, in 8’, pp. 501. 

43. Continuazione della Storta della Chiesa del Dart'as dal 

1846 fino al 1883. Torino, 1883, pp. 105. 

44. Tre distinti elogi del P. Villoresi , nel Corriere di To- 

rino 22 giugno 1833 , nell’ Unità Cattolica 24 stesso 
mese, e nell’ Ateneo dello stesso giorno. 

45. Due recensioni diverse dei Sermoni di S. Zenone pubbli- 

cati dal Canonico Giullari , ne\V Ateneo 1° luglio 1883, 
e nell'f/nf/d Cattolica 7 stesso mese. 

46. Documenti intorno la colonia dei Greci stabilitasi nel- 

l'Isola di Corsica l'anno 1676. Nel Giornale Ligustico , 
anno X, Genova, 1883, pp. 359-370. 

47. Archeologia. Nuovi scavi in Grecia. (Nell’ateneo 18 no- 

vembre 1883, e nel Giornale dello Studente 1884 N. 1). 

16 


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CHINI SULLA VITA I SUOLI SCRITTI DSL P. 0. COLOMBO 


107 


48. Del luogo ove fu relegato 11 poeta Ovidio. (Nell' Ateneo 

del 27 gennaio 1884 , e nel Giornale dello Studente 
1884, N. 3). 

49. n Cardinale Luigi M. Billio. ( Nell’ Ateneo 23 marzo 

1884). 

50. Evo medio ed evo moderno , conforme agli ultimi pro- 

grammi governativi. 4‘ Edizione in corso di stampa. 


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TRATTATO 


FBÀ 

BARNABÒ VISCONTI 

Il Coti ANTONIO DI H0NTGFF.LTR0 

LA REPUBBLICA DI FIRENZE 

E 

LE COMUNITÀ D’ URBINO E CAGLI 

i° febbraio 1375 (v. s.) 


Mbc.S. U.'T.^IIL 


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L’antica scrittura che segue, e che vede oggi la 
prima volta la luce, è un trattato fra Barnabò Visconti, 
il Conte Antonio di Montefeltro, i Fiorentini e le Co- 
munità d’Urbino e Cagli. È deplorabile che questo 
documento sia mancante nel fine, poiché della sua 
importanza non parmi abbiasi a dubitare, tanto più 
che nessuno storico, io credo, conobbe questo trattato, 
che in copia (sincrona o quasi) si conserva nella 
Oliveriana di Pesaro (Cod. N" 374). L’eruditissimo 
Annibaie Degli Abati Olivieri, che gran parte dei ci- 
meli di quella biblioteca raccolse e ordinò, a molte 
delle più importanti scritture usò apporre notizie sulla 
loro provenienza e sul loro pregio; ma intorno a questa 
nessuna illustrazione rinvenni. Siccome però sta fra le 
Carte che egli intitolò Monumenti. Rovereschi, credo 
che molto probabilmente provenga dall’Archivio stesso 
dei Duchi d’Urbino, del quale parecchi documenti pas- 
sarono nell’ Oliveriana. 

Olmeneta, 3 settembre 1883. 

G. Sommi Picenardi. 


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Googl 


In Christi nomine . Amen . — Anno incarnationis ejusdem 
icocixxv, indictione xiv (sic) . die prima mensis februarii . 

Ad honorem et reverentiam omnipotentis Dei , beatae 
Virginis Mariae , beati Johannis Baptistae , beatorum apo- 
stolorum Petrì et Pauli , beati Ambroxii W sanctae matris 
Ecclesiae catholicae doctoris , ac sancti Grescentini ( 1 2 > mar- 
tiri gloriosi et totius celestis Curiae , ad honorem et re- 
verentiam totius hortodossae fidei christianae et ad statnm 
pacificnm et tranqnillam totius Italiae , et prosperitatem 
provinciarom Lombardiae et Tussiae ac etiam Marchae anco- 
nitanae et omnium terrarum que regentur , tenentur et pos- 
sidente vel quasi per magni ficum et excelsum dominum domi- 
num Bernabovem vicecomitem Mediolani etc. imperiale Yicarium 
generalem , et per magniflcum comune Fiorentine et snos 
officiales et per magniflcum dominum dominum Antoni um olim 
bonae memorine domini Federici comitis Montis Feretri et per 
comune et populos civitatum Urbini et Callii , sive Sancti 
Angeli papalis ( 3 ) , et ad resistendo pravis conatibus omnium 
et singulorum molestare et turbare voleutium quoslibet pre- 


(1) Protettore di Milano. 

f2) Protettore d'Urbino. 

(3) Cagli, rifabbricata da Niccolò IV sulla fine dei secolo xut, ai chiamò 
S. Angelo Papale. 

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174 


G. SOMMI PÌOENARDI 


sentes statos prefatornm magnìfici domini domini Bernabò vii 
et comraanis Florentiae ac etiam prefitti magnifici comitis 
Montisferetri et commnnis et popoli civitatum Urbini et Cal- 
iti , sire sancti Angeli Papalis , et omninm et singnlornm 
terrarnm et locornm qui per dictnm dominum Bernabovem 
et coinmune Florentiae et comitem Antoninm et comune et 
popnlum Urbini et Caliti sire sancti Angeli Papalis regnntar , 
tenentar , possidente vel quasi et ad defensionem et con- 
serrationem ipsorum presentium statnnm et ad offensam se- 
candum formam inferius describendam. 

Cum hoc anno mccclxxv die xxiv mensis julii fuerit so- 
lemniter celebrata liga , nnio et societas prò quinquennali 
tempore duratura inter magnificum et excelsnm dominum 
dominum Bernabovem vicecomitem Mediolani etc. imperialem 
vicarium generalem et magnificum commane Florentiae et 
in pactis et capitulis diete lige inter cetera contineatur quod 
si et in quantum durante tempore dictae ligae post tempora 
tunc cujusdam treguae factae die ix junti proximi preteriti 
inter Ssmum in Xto Patrem et dominum dominun Urego- 
rium papamXI' 1 ) vice et nomine Ecclesiae romanae ejusdem- 
que oficiales partem adherentes colligatos et sequaces ex parte 
una et prefatum magnificum dominum dominum Bernabovem 
et magnificum dominum dominum Galeaz vicecomites Medio- 
lani imperiales vicarios generales eorum et . . . eorum partem 
adherentes et sequaces ex parte altera , aut etiam durante 
tempore dictae treguae non obligando tamen dictum dominum 
Bernabovem ulterius quam sit expressum in capitulis dictae 
ligae , per dictos colligatos vel alterum eorum contigerit ali- 
quam civitatem castrum vel locurn vel provinciam eristen- 
tem vel existens in provincia Tussiae vel alibi recepi aqmri 


(1) Pietro Rogerio, già papa dal 1370. 


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TRATTATO FRA BARNABÒ VISCONTI ICC. 


175 


occopari yel talem civitatem castroni Tei locum terram forti- 
tilitiom Tel proTinciam reduci Tel reponi Tel vendicari in 
libertatem soam Tel in alium statom quam esset tempore 
dictae ligae seu a nexibus sive subiectionis Tel submissionis 
de &cto et iam liberari Tel eximi quomodocumque Yel per quos- 
camqne remanere et persistere debeat in libertatem et intelli- 
gatnr esse et si colligatio Tel colligatnm nna cum dictis colliga- 
tis et ad ipsins ligae benefìcium admissa ut piene recipiantur et 
adionctantnr et admissae et admissa sint et esse intelligantor 
ut libere et libera cnm illis conditionibus , paetis , modis , 
distributione et taxatione talliae Tel alterins oneris quae et 
qnod Tidebontur et declarabuntur per dictos dominum Ber- 
naboTem et dominos priores artium et vexilliferum justitiae 
popoli et commnnis Florentiae et ad defensionem sui et alio- 
rum colligatorum et ad offensam cujuscumque dictos colli- 
gatos sen alterum ipsorum offendentium Tel offendere volen- 
tinm pront sic Tel aliter latine continetor in capitulis dictae 
ligae et apparet manu ser Petri de Leriffi ser Colntii Pierii 
et ser Bartolomei ser Bonajoti pnb. not. Florent. cumque 
predictos magnificns dominns Comes Montisferetri propter 
plares terras et loca in partibos Montisferetri et Massetra- 
barine W et in aliis locis et partibus Italiae et proTinciae 
Marchine rebellaTerit et in alium statum quam tempore dictae 
ligae fnerint reduxerit nec non dieta communia Urbini et 
Callii , sire sancii Angeli Papalis , a nexibus subiectionis 
et submissionis quibus tenebantur tempore dictae ligae in alium 
statum quam essent tempore dictae ligae divino auxilio se re- 
duxerint et liberaverint et libertatem suam vendicaverint et 
relint venire et admicti ad ligam predictam et ipsius ligae 
beneficium et declaravit ad ipsam ligam venire posse admit- 


(1 Fra Cagli • Urbino, 

1 


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170 


O. SOMMI PICCNÀRDl 


tique debere cum pactis modis conditionibus et t&xatione 
per dictam dominam Berna boTem atque dominos prìores ar- 
tium et yexilliferum jostitiae popoli et commanis Florentiae 
declarandis idcirco. 

Discretus Tir ser Franciscus domini Panluchi de Urbino 
sindicua et procurator prefati magnifici domini domini An- 
tonii comitis Montisferetri constitotus ad haec per prefatom 
dominam Antoniam prò se ipso et yice et nomine commanis 
et popoli civitatis Calli! si?e sancti Angeli Papalis prout 
de dicto mandato continetnr de mano Paoli qoondam ser 
Guidonis de Urbino notarii pob. sub anno a nativitate do- 
mini mccclxxti indictione ix , die xix mensis januarii pro- 
curatorio nomine per dicto domino comite nec non proco- 
ratorio nomine ejosdem et vice et nomine dicti commanis et 
popoli Collii sive sancti Angeli Papalis procuratorio nomine 
prefati domini comitis An tonii de rati habitione promisi! so- 
lemni stipnlatione conveniens michi Paolo et aliis notariis 
infrascriptis stipulantibus et recipientibos vice et nomine 
popoli et communis Florentiae ac prefìtti magnifici Berna- 
bovis et omnium eorom quorum interest intererit vel potoe- 
rit qoomodolibet interesse principaliter vel secondario tacite 
vel expresse mediate vel immediate directe Tel per obliquasi 
prefatom dominom comitem Antoniam factnrum et cnrata- 
ram ita et taliter omni exceptione et gaTillatione remotis 
qood prefatum commane Calli! sire sancii Angeli Papalis 
ratificabit approbabit et omologabit omnia et singola sopra- 
scripta et infrascripta et de huiosmodi ratificatione fieri fa- 
cere poblicom docomentum , eaque presentabit et presentati 
feciet prefatis dominis prioribus et Texillifero iostitiae hinc 
ad cal. aprilis proximi ad penam et sub pena infrascripta 
ac etiam sindicus et procurator dicti communis et popoli 
cmtatis Urbini ad haec omnia et singola plenum et sufifi- 

8 


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TRATTATO FRA BARNARÒ VISCONTI KOC. 


m 


cwos se habere mandata rn nt pablice coatìaeri de mane pre- 
dati PauM quondam ser Guidonis de Urbino per instramen- 
tnro exinde confectum per eam anno a nati vitate domini 
iooolxxvi indictione xrv die xvir mensis janoarii constitos 
eoram magnifici et potentibus dominis 


Nicolao Neri de Soderinis 
Azzolino ser Vivaris (?) 

Johanne Arrighetti 
Bartolomeo Bellini (?) 

Jacopo Bernardi ritagliatore 
Bartolo Johanius Simonetti 
Andrea domini Hugonis absque tamen 
Ambaldo Bentii Canutii eorum collega 
Prioribns artium. 


I prò qnarterio 
i S. Spiritus 
| prò quarterio 
I S.*** Crucis 
| prò quarterio 
(S.^Mariae Novellae 
prò quarterio 
S. Johannis 


Lapo Dutii de Bugellis prò dicto quarterio Sanctae Crucis 
vexillifero justitiae populi et communis Florentiae ad pre- 
sella in dicto officio presidentibus nec non coram nobilibus 
viris 

Alexandro domini Riccardi de Bardis. 

Johanne Dini operario. 

Johanne Franeisci de Magalottis. 

Andrea domini Franeisci de Salviatis. 

Cuccio Dini Gutii. 

Mattheo Federighi Baldi et 

Johanne Azzoli absque tamen. 

Thommassio Marchi de Strozsis civihos honorabilibas flo- 
rentinis octo officialibus Bayliae communis Florentiae ad in- 
frascripta omnia et singola Balia et auctoritate a dicto cem- 
nnni Florentiae habentibns prò communi et popola Florentiae 
andicarie et procaratorio nomine prefitti magnifici domini 
Antonii cemitis Montisferetri nomine quo sopra- a & otiam 
o 


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m 


a. sommi «cenarci 


dicti comutanis et popoli eivitatis Urbini et commonis et 
popoli civitatis Collii sive saneti Angeli Papalis dixit et 
petiit prefatore eomitem Antoninm et dictam civitatem Collii 
sire sancti Angeli Papalis et dictam commune Urbini cium 
omnibus terris et locis qai per eos vel aliqaem eornm te- 
neatnr vel possidentur vel quasi vel in qnibns aliqnam prehe- 
rainentiam vel dignitatem sive custodiam habent ad dictam 
ligam et ipsins beneficiami venire velie recipi admictiqae 
debere juxta capitalo dictae ligae. 

Quo poeto prefati domini priores artinm , vexillifer ju- 
stitiae ac officiales Bayliae omnes simnl eornm et dicti corn- 
ili a nis et populi civitatis Florentiae vice et nomine et vice 
et nomine dicti magnifici domini domini ' Bernabovis prò 
qno promisernnt dicto ser Francisco sindico et procnratorì 
predicto stipulanti et recipienti sindacano et procnratorio 
nomine dicti coinitis Antonii ac commonis et popoli Ur- 
bini et vice et nomine dicti commonis et pòpoli civitatis 
Callii sive sancti Angeli Papalis qnibns sopra se factnros 
et enratoros sic et taliter com effectu qnod idem dominns 
Barnabas ratificabit approbabit et omologabit omnia et sin- 
gola snprascripta et infrascripta ad petitionem et reqoisi- 
tionem prefati comitis Antonii et dicti commonis et po- 
poli Urbini et civitatis Callii ita tamen qnod si predietns 
idem dominns Bernabos non ratificaret approbaret et omo- 
logaret nt dictam est predicti domini priores vexillifer ju- 
stitiae et officiales Bayliae predicti commonis Florentiae 
sen ipsum commane Florentiae ad penam infrascriptam 
minimo teneantnr non obligando tamen se nec dictam Corn- 
atane Florentiae nec dictam dominata Bemabovem ad 
infrascripta contro intentionem poeta ac capitala dictae 
ligae prefatam. dominato eomitem Antoninm et dictam ci- 
Titatem Callii sive sancti Angeli Papalis cnm omnibus eios 

io 


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TRATTATO FRA BARNABÒ VI3CONTI BCC. 


179 


terris et locis prefatis ac dictum commane et popalam ci- 
Titatis Urbini cum toto eorum comitatu fortia et distrìctu 
ad dictam ligam et ipsius ligae beneficiano et colligatos et 
socios admicti debere et venire posse declaravernnt etc. 
et ad ipsam ligam , unionem societatem et confederationem 
adiunxerunt receperont et acceptaverant ornai via jnre modo 
et forma qnibas melias potaerant cum omnibus eorum terris 
locis et fortilitiis quas et que habent , tenent jwssident 
et que et vel quas babebuot tenebunt et possidebunt vel 
quasi etiam de cetero prout inferius dicetur et cum predicto 
ser Francisco sindico et procuratore predicto sindacano et 
procuratorio nomine quibus supra et ipse idem sindicus et 
procurator nominibus quibus supra cum predictis dominis 
prioribus artium vexillifero justitiae et offieialibus Bayliae 
nominibus quibus saprà ligam societatem fedus et unionem 
ornai jare , via modo et forma quibus melius potuerunt ad 
consenrationem presentium statuum atque diffensionem a 
quibuscumque invadentibus seu invadere volenti bus dictos 
colligatos aut eorum vel alicujus eorum loca terras for- 
tilitia subditos censuarios vel subieetos et etiam ad of- 
fensam si expedierit contra quoscumque dominos principes 
gentes loca et universitates cuiuscumque status condictionis 
preheminentiae vel gradus existant solemni stipulatione bine 
inde intervenientibus iniverunt fecerunt atque contraxeruut 
duraturam toto tempore quo vigere debeat liga olim con- 
tenta per magnificum dominum dominum Bernabovem et 
commune Florentiae supradictum et cum pactis modis capi- 
tulis exceptionibus atque conventionibus et contractibus 
et instrumentis dictae ligae contentis et latius annotatis 
qnae omnia et singola in hoc presens contractum prò re- 
petitis expressis et declaratis habeantur sint et esse in- 
telligantur cum pactis tamen talia taxatione modificatio- 
u 


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180 


O. SOMMI PICBNARDI 


nibus condictionibus adiectionibns et decretis infrascriptis 
videlicet. 

In primis qnidem declaraverunt quod prefatas Comes 
Antonins et civitas Calli i sire sancti Angeli Papalis ac 
dictnm commnne ac populus civitatis Urbini cnm omnibus 
coroni terris et locis prefatis habeant et habere teneantur 
et debeant toto tempore dictae ligae lanceas yiginti eiusdem 
qualitatis cnins esse debent aliae lanceae quo teneri debent 
per prefatos dominum Bernabovem et communem Fiorentine 
itèm b&listarios quinqnaginta bene munitos et suffitientes 
quam gentem dicti eomes Antonius et dieta civitas Calili 
sive sancti Angeli Papalis ac commune et populus Urbini 
teneantur et debeant habere conducere seu ex aliis jam con- 
ductis per ipsos vel alterius eorum retinere cum effectu hinc 
ad calendas aprii is proximi futuri et quod dieta gens ex 
nunc deputata esse intelligatur et sit ad custodiam et prò 
custodia terrarum et locorum dicti coraitis Antonii ac civi- 
tatum Urbini et Callii predictarum eoruinque territorii et 
districtus ad aliud non teneantur prefatae gentes armorum 
equestres nec eas mittere teneantur nisi majore imminente 
periculo colligatis predictis si tamen tunc bona fi.de et non 
quesito colore per dominos priores artium et vexilliferum 
justitiae populi et comraunis Florentiae qui prò tempore pre- 
siderent declararentur non esse necessarium dictas gentes ad 
dictam custodiam retinere et snffitiat ad declarationem pre- 
dictam quod dictus Comes Antonius aut dictum commune 
Urbini vel commune Callii requiratur per litteras dictorum 
dominorum priorum et vexilliferi justitiae predicti de mietendo 
gentem suam totani vel partem ad loca necessaria et ad 
qae mietere tenerentur vigore dictae ligae balistarios ante* 
dictos ad servitium ligae et colligatorum in omnem casnm 
mietere teneantur secundum capitulo dictae ligae. 

12 


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TRATTATO FRA BARNABÒ VISCONTI TOC. 


tai 

Item quod prefatos dominus Comes Antonina ac etiam 
dictum commune et populas Urbinì et popalus ac commune 
civitatis Gallìi seti sancti Angeli Papalis vel aliquis eorum 
non possit aliquo modo directe vel per obliqnnm prjpcipa- 
lrter vel per conseqnentiam prohibere vel quomodolibèt im- 
pedire quia cuilibet liceat emere apportare conducere adve- 
here et conduci tacere ad civitatem comitatum et districtnm 
Florentiae granum seu frumentoni ordinm et omne genus 
frugum atque legnminum de extra comitatum et districtum 
Urbini et terrarum preiati domini comitis Antonii per co- 
mitatum districtum atque territorium Urbini et alias terras 
dicti domini comitis Antonii aliquo statuto provvisione vel 
ordinamento per dictum commune Urbini aut alia communia 
vel dictum dominum comitem Antonium facto vel faciendo in 
aliquo non obstante libere et sine alicuius soluptione datii 
passagii vel gabellae. 

Item quod nullum decretum vel prohibitio fieri possit 
aut esse inter dictum commune Florentiae et dictum comi- 
tem Antoninm seu terras et loca dicti domini comitis seu 
commune Urbini et Calli! sive sancti Angeli Papalis pre- 
dici! ita quod cuilibet liceat emere apportare et extrahere 
granum bladum et omne frugum genus de terris et locis 
prefati comitis Antonii et de terris comitatus et districti 
Urbini et Callii predicti ad civitatem comitatum et distri- 
ctum Florentiae libere licite et impune solvendo consuetum 
datium passagiura et gabellam salvo quod commune Flo- 
rentiae aut aliqui cives vel comitati fiorentini non possint 
aliquam quantitatem grani ordei vel aliarum generis fru- 
gum acquirere vel emere aut quomodolibèt mercari in terras 
prefitti comitis Antonii aut in civitate comitato et di- 
strictu Urbini et Callii sive sancti Angeli Papalis sine 
expressa licentia priorum civitatis Urbini aut dicti comitis 
13 


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182 G. SOMMI PICRNARDI - TRATTATO FRA BARNABÒ TI SCONTI BCC. 

Antonii presentibas loto tempore dictae ligae daratnris et 
non nlterins. 

Itera quod prefatas dominus cornea Antoni us et prelatura 
commane ci vitato Urbini et Callii toto tempore diete lige 
et per ipsum teneantur et debeant hostes seu inimicos dic- 
torum colligatornm sea alioram eoram habere 


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CARTULAIRE 


DE 

L'ÉVÉCHÉ D' AOSTE 

(XII? SIÈCLE) 

PUBLIÉ 

par Mgr. JOSEPH-AUGUSTE DUG 


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PRÉFACE 


Les archives de l’Évéché d’Aoste possèdent un Car- 
tulaire, qui contient cent trente-quatre chartes du xn* 
et du xm* siécles. Ce Cartulaire, d’après les caractères 
graphiques qui le distinguent, a été compilé dans la 
seconde moitié du XIII* siècle. L. Cibrario et le prieur 
A. Gal l’ont eu à leur disposition ; Cibrario surtout l’a 
exploité largement, et en a publié les chartes les plus 
importantes dans l’ouvrage Hisloriae patriae Monu- 
menta. Ces documents jettent un jour bien précieux 
sur le passé si obscur de l’Église valdótaine. 11 est 
toutefois à regretter qu’ils n’aient pas été reproduits 
avec une scrupuleuse exactitude. 

Il nous a paru qu’il ne serait pas sans intérèt pour 
l’histoire du pays de faire connaitre d’une manière 
plus complète ce monument du moyen àge. Aujourd’hui 
que l’étude de ces temps lointains est poussée avec 
une vigueur si remarquable, et que tout ce qui s’y 
rattache est tiré de la poussière et mis en lumière, 
nous croyons faire oeuvre utile d’exhumer ce Cartulaire, 
pour le présenter aux amis de Vhistoire, qui savent 
priser les moindres détails matériels. 

3 

MUc S.U, T. Vili. 18 


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186 


joseph-àuguste duc 


Ce recueil n’abonde pas sans doute en chartos 
d’une très grande valeur. Leur intérèt est nécessaire- 
ment restreint et locai; elles se rapportent toutes à 
la Cité et au diocèse d’ Aoste. Ce soni, en général, des 
actes de donation, de cession, de venie, de reconnais- 
sance faits en faveur de la mense épiscopale. On y 
remarque aussi des bulles pontifìcales et des diplómes 
des Comtes de Savoie, dont plusieurs sont inédits. 

Toutefois, qnelque limilé qne paraisse le champ 
d’observations que peut fournir ce Cartulaire, plus 
d’une idée lumineuse et plus d'une lecon salutarne jail- 
lissent de la considération des faits en apparence in- 
signifiants qui y sont consignés. En voyant se dérouler 
ces pages d’un passé déjà bien loin, le coeur est dou- 
cement ému et l’esprit demeure frappé. On admire la 
bonté et la munificence de nos souverains envers 
l’Église valdòtaine. On bénit la paternelle sollicitude, 
avec laquelle les papes daignaient défendre les droits 
spirituels et temporels de cette petite portion de la 
Chrétienté. Les actes de donation faits par des parti- 
culiers à nos évéques , et surtout au bienheureux 
Boniface de Valpergue, nous révèlent le pieux désin- 
téressement des fidèles de cette époque, et le bon 
usage qui se faisait des biens ecclésiastiques: car on 
ne donne à TÉglise qu’autant quelle dépense utile- 
ment. Les actes de reconnaissance en faveur de la 
mense nous montrent 1 etendue des domaines de l’é- 
véché, et en mème temps le peu de profit quelle en 
retirait , les terres étant inféodées, en général, aux 
seigneurs du pays pour de minces redevànces. Le droit 
ci vii nous appara ìt dans ces actes sous un aspect 
partipulier, qui porte Tempi-cinte sensible de la loi 
lombarde, du droit canon et des usages locaux. Ce 

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CARTULÀlR* DB L*ÉTÌCHÌ d’àOSTB 


187 


Cartulaire nous fait faire aussi connaissance avec une 
foule de familles nobles qui peuplaient la Vallèe dans 
ces siècles de féodalité; hélas! elles ont presque toutes 
dispara, après avoir rendu de glorieux Services à la 
patrie. Les noms de localités encore usités aujourd’hui 
se retrouvent exactement les mèmes dans ces vieilles 
chartes, et accusent évidemment une origine franoaise; 
tels sont ceux de Toles, de Montillon, de Cignay, de 
Javio, de Grauson, de Bocuel, de Rivayvier, etc. Nous 
voyons enfin les coutumes et les clauses, qui s’obser- 
vent de nos jours dans les contrats, déjà mises en 
vigueur dans ces temps reculés; par exemple, la livraison 
des denrées se faisait le plus souvent « à la Sainl- 
Martin ; » la description distincte des biens « de la 
montagne et la piaine » était nettement accentuée. 
Tant il est vrai que les habitudes forment la vie sé- 
culaire des peuples! 

Ces considérations suffisent pour faire apprécier la 
valeur du Cartulaire que nous offrons au public. Notre 
but n’a pas été de faire une étude approfondie de 
chacune des chartes insérées dans ce recueil. Ce tra- 
vail nous aurait entralné trop loin. Nous nous sommes 
contentés de reproduire fidèlement chaque pièce, et 
d’accompagner le texte de notes historiques et géo- 
graphiques propres à en facili ter l’ intelligence. Il 
nous a paru mème superflu de publier les chartes 
qui ont été imprimées dans les Hist. patr. Mon. Nous 
avons cependant jugé à propos de corriger les erreurs 
assez nombreuses que nous remarquons dans la par- 
tie de cet ouvrage qui nous concerne. Nous devons 
aussi faire observer que plusieurs de ces chartes sont 
sans date; heureusement, il nous a été donné d’en 
préciser l’année, pour le plus grand nombre, à l'aide 
5 


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188 


J03EPH-AUGUiTB DUO 


des originaux ou des copies synchrones, que possèdent 
les archives de l’évèché. 

Le Cartulaire est coraposé de trente-cinq feuillets, 
dont quelques-uns ont été. laissés en blanc. Chaque 
page est divisée en deux colonnes, et chaque charte 
est précédée du titre en caractères rouges. La rubrique 
manque cependant à quelques-unes. Il est regrettable 
que le compilateur ne se soit soucié ni de l’ordre 
chronologique ni de l’ordre des matières. La charte 
la plus ancienne remonte à l’année 1147, et la plus 
récente est de 1256, selon le style de l’Incarnation. 
Cette dernière date est très importante pour nous; 
elle nous a induit à attribuer à l’évèque Pierre d’É- 
troubles, et non à son successeur immédiat Pierre du 
Pallais, toutes les chartes qui portent le nom tout 
court de l’évèque Pierre. En efl'ot, Pierre d’Étroubles 
a rempli le siége d’Aoste de 1246 à 1259, et Pierre 
du Pallais de 1259 à 1266. Or, comme nous ne trou- 
vons pas dans le Cartulaire un document postérieur 
à 1256, il faut nécessairement attribuer à Pierre d’É- 
troubles toutes les chartes, où figure le nom de l’é- 
vèque Pierre, et notamment celle qui contient les 
statuts octroyés à la commane d’Issogne. 

Un index des matières est en tète du Cartulaire. Il 
est écrit, non sur parehemin comme le reste, mais sur 
papier ordinarne , et a été ajouté postérieurement. 
L’écriture de cet index accuse le xvi* siècle. Nous 
avons trouvé bon de le reproduire, afin de faciliter 
les recherches des chartes. 

Enfin, nous avons clos la sèrie des cent trente- 
quatre chartes contenues dans le Cartulaire par la 
transcription d’un document très précieux qui est en 
notre possession C esi l’acte originai, co nous semble, 

6 


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CARTULAIRE DE i/ÉVÉCHÉ d’;.OSTE 


189 


de permutation de biens faite en 1032 entre le comte 
de Savoie Humbert aux blanches mains et le monas- 
tèro de Saint-Bénigne à Aoste. Cette charte a été 
publiró, il est vrai, dans le tom. I. Ch. col. 498, Hist. 
patr. Mon., par les soins de L. Cibrario, mais il s’est 
glissé dans l’impression de cette pièce importante des 
inexactitudes qui méritaient un amendement; nous 
avons aussi comblé les lacunes qu’on remarque dans 
le texte publié. Un grand fait ressort de ce document. 
C’est qu’en 1032 la Vallèe d’Aoste faisait déjà partie 
du Comté du prince Humbert. Ce petit coin de Pltalie 
est donc le fleuron le plus ancien de la couronne de 
Savoie en deca des Alpes. Car le comté de Turin, 
qui s’étendait du Montferrat, au Mont Cenis, ne passa 
aux comtes de Savoie que vers 1045 par le mariage 
de la comtesse Adélalde avec le prince Odon, fils 
d’Humbert aux blanches mains. 

Aoste, le 4 novembre 1883. 

t Joseph-Auguste Due. 


1 


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Jhesus 

Registrala huius libri pergameni. 


Graczan et Sancti Pbtri W. Composito inter dominum 
episcopum et domum sancti Ursi super ecclesiis 
de Graczano et de Sancto Petro Castri Ar- 
gentei Pag. 203 

Confirmatio domini Pape .... » 205 

Revocatio papalis de rebus ecclesie alienatis » 206 
Littera papalis super revocatone decimarum » 207 
Issoontk. Carta Àngustana de Yssogny .... » 208 

non sunt confines ( 1 2 3 >. 

» Carta de eodem loco » 209 

sunt confines. 

» Carta augustana de Yssogny . . . . >210 

sunt confines. 

> Idem de eodem 211 

non 3unt fines. 


(1) Lea noms qui figarent à la marge sont lea noma dea paroiasea aux- 
quelles se rapportali t les droits et les biens mentionnós dans lea chartea. 

(2) L’index originai n’a paa auivi toujours rigoureuaement l’ordre qui 
se trouve dans le Cartulaire ; nous avona cru devoir rétablir cet ordre, pour 
facilitar lea recherches au lecteur. 

(3) C’eat-à-dire qua la charte n'indique pas les limitea dee biens. 

9 


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19*2 


JOSEPH- AUGUSTE DUO 


Sancii Laurent» 0). Carta augustana de Espara 


very Pag. 212 

non snnt lìnea. 

» Carta decime de Esparavery . . . . » 213 

non sunt fines. 

» Carta de Plovy . . » 214 

non sant fines. 


> Carta decime de Esparaveria qaam tenebat 

Ansermus de Arenczo miles . . . . >215 

non snnt fines. 

> Carta rerum de Boessea et de Pariot . » 216 

non sunt fines. 

Sancti Stkphani Auguste ( 1 2 >. Carta terre de Rannerano » 217 
non sunt fines. 

> Carta medietatis vini de Cignay . . . » 218 

non sunt fines. 

Sancti Johannis < 3 ). Carta de Augusta . . . . >219 

non sunt fines. 

Carta donationis domai episcopali . . > 220 

non sunt fines. 

( 4 ) Carta molendini de Coppet . . . . > 221 

non sunt fines. 

Dotie. Carta augustana de Dovia >222 

non sunt fines 

> Carta augustana de Dovia . . . . > 223 

non sunt fines. 

(1) La paro issa de Saint-Laurent à Aoste comprend le bourg de Saint- 
Oura et toat le torri toire qui en dépend. 

(2) La paroisse de Saint-Etienne fait partie de la commune d ‘Aoste. 

(3) C*est la paroisse de la cathédrale d’ Aoste. 

(4) Il manque le nom de la paroisse; ce doit étrs ranci enne pareiMs 
de Chevrot. 

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CARTULA1R6 DB l/évÉCHÉ D* AOSTE 


193 


Carta decime de Fael et de Herf. . Pag. 224 


_ non 9 nnt fines. 

Vallispillini. Carta de Buil • 225 

sant fines. 

» Carta de Byul O) » 226 

non sant fines. 


Quarti. Carta decime de Crestella . • 227 

non snnt fines. 

> Carta decime de Gencea > ibid. 

non sunt fines. 

Carta de Riogni ( 1 2 ) > 22S 

Chabyinczo. Carta de Lanvy < 3 4 > > 229 

sunt fines. 

Sancti Laurintii. Carta de Boessea . . . . » 230 

non snnt fines. 

Sancti Johannis. Carta terre iuxta turrim Beatricis W» 231 
snnt fines. 

Carta pacis ab illis de Graczano . . . » 232 

non sunt fines. 

Finis Chartinozo. Carta de Bondona . . . . » 233 

sunt fines. 

Coonin et Sancti Liodioarii. Carta de Cognia et de 

masso Spinelli et terre de Yiay , et sunt fines > ibid. 

Issoonin. Carta de Yssogny , et sunt fines . . » 235 

Sali. Carta de Sala , de Condamina de Excharlo , 

sunt fines > 236 


(1) C’est le mdme nom qoe le prdcddent, c. a. d. la montagne de Bjr, 
ddpMidante aatrefbis du ressort de Valpelliae. 

(2) L’indication de la charte de Riogni a été omise dans l'index ; nous 
y avona auppléé. 

(3) Il y a deux chartes relatives à Lanvy. 

(4) Le nom de St~Jean indique dans catte charte et les antres qui 
suivent, de mene titre, la paroisse de la Cathédrale. 

11 


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■194 


JOSEPH -AUGUSTI DUC 


SWczo W. Carta de Torà , de rebus de Chesery et de 

Batendery , et sunt fines .... Pag. 237 

» Carta de decima de Thora » 238 

dou sunt fines. 

Sancti Johannis. Carta rerum Gunterii Borbot quas 

vendidit dominus Comes » ibid. 

non sunt fines. 

Sancti Johannis. Carta rerum quondam Aymonis Fa- 

cema » 239 

non sunt fines. 

Sancti Johannis Auguste. Carta de territorio Auguste , 
de uno casamento , vinea et arboribus infra 

Augustam » 240 

sunt fines. 

Sancti Laurentii. Carta de rebus de Pariot . . * ibid. 

sunt fines. 

Sanct. Christophori et Laurentii. Carta de Ueysacta et 


de Perron » 241 

sunt fines. 

Dot». Carta rerum de Javio in Dovia ...» 242 

sunt fines. 

» Carta rerum de Dovia » 243 

sunt fines. 

» Carta de Dovia » 244 

non sunt fines. 

Vallispellinb. Carta de Byl * 245 

non sunt fines. 


Sancti Bartholombi. Carta decime de Riegny . . » ibid. 

non sunt fines. 

(1) Sarre. 

1S 


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CARTULA1BE DB Latenti d’àOSTE 


196 


Chiyeos 0). Carta molendinì de Copet . . . Pag. 246 

non sant fines. 

Amatola et Coshia. Carta reram de Amarilla et de 

Cognia » 247 

non sant fines. 

» Carta angnstana de Cognia et de aliis locis > 248 
non 3unt fines 

Chtvros i 1 2 ). Carta angnstana de Palln . • ibid. 

non sant confines. 

Cognia. Carta angnstana de Cognia .... » ibid. 

non sant fines. 

Intko. Carta angnstana de Intro » 249 

sant confines. 

Siu. Carta angnstana de Sala de rebus de Excharlo > 250 
sant fines. 

Sìncti Joeannis. Carta angustana de Augusta . >251 

non sant fines. 

> Scriptum de Aagusta > 252 

non snnt fines. 

Sancti Johannis. Carta augnstana de donatione . > ibid. 
non sunt fines. 

Charyinczo. Carta augustana decime de Charrenczo » 253 
non sant fines. 

Sincri Johannis. Carta angnstana de rebus fendi quon- 
dam Tollerali Yisin > 254 

non snnt fines. 

Cosini. Carta angnstana de Cognia de rebus de Croce » 255 
snnt confines. 

(1) Parome supprimée en 1784, et réanie poar ane portioa A tolte 

to Charveasod, et poar l’aatre à celle de Greiaan. 

(2) Greeaan. 

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190 


JOSEPH-AOOUSTE DOC 


Sraczo. Carta augustana de Villa saper Casaletam Pag. 256 
sant confines. 

Sancti Johannis Augusti. Carta de Augusta . . » 257 

sant confines. 

Litro. Carta de Castro Argenteo de rebus de Pugnon > 258 
sant confines. 

Sancti Strphani Auguste. Carta de Montecenisio . » 259 
sant confines. 

Sali. Carta sancti Petri de Castro Argenteo, de fendo 

Johannis Petri de Lescaney de Valle digna > 260 
non sant confines. 

Sancti Pbtri Castri Arobntei. Carta de Casaleto , de 
rebus de Tan et de Letzana , non sant con- 
fines » 261 

Casaliti. Carta de Casaleto , de insella et de rip- 

pagio » 262 

sant confines. 

Sancti Bartholokei. Carta decime de Riegnia quam te- 

nebat Eurardas Grassi , non sant confines » 263 

Charvrnczo. Carta de Riyeyryher 0) .... » 264 

» Carta de Combay et de Boyssea ...» 265 
sant confines. 

Va». Omnes carte suprascripte sunt augnatane . * ibid. 

Graczani. Carta feadorum de Graczano ...» 266 
non sunt fines. 

» Carte inferius scripte sant notarii (*> . . * ibid. 

Sancti Laurnntu. Carta de molendino de Lestanchi > ibid. 
non sant fines. 


(1) Gatte indication manque dans l’index originai. 

(2) Les chartea salvante® ont été écrites dans l’originai de main de 
notaire, tandis qne les prócddentes ne portent aucan nom de notaire. 

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C4BTULAIRK DI L’EVKCHÉ d’aOSTI 


107 


Sancti Johannis. Scriptum publicum et finis fumi de 

Augusta Pag. 267 

sunt fines. 

> Instrumentum publicum de terra iacente ad 
portam Beatricis que fuit de feudo de Gra- 

czano » 268 

non sunt fines. 

Charvenczo. Scriptum publicum de Lanvy . . » 270 

sunt fines. 

Sancii Lbodbgarii et Cognie. Carta de Allian et de 

Cognia » 271 

sunt fines. 

Sancti Laurentii. Carta de feudo Johannis Casei . » ibid. 

non sunt fines. 

Bardi. Carta usagii feudi Bardi » 272 

Declaratio. 

» Qnedam manifestalo de placito feudi de Bardo » 273 

Bardi et One. Scriptum de Ona , de v . solidis annua- 

libus » ibid. 

sunt fines. 

Sale. Carta de feudo de Lesquaney . . . . » 274 

non sunt fines. 

Charvenczo et Sancii Stbphant vel Corliaxi 0>. Carta 
donationis domini Girodi de Rivo de i modio 
siliginis super rebus de Chalvenczo et de i 
pecia terre iacente ad Chanferrer . . » 277 

non sunt fines. 

» Carte quondam Girodii de Rivo . . . » 279 

non sunt fines. 


(I) Saint-Martin de Corléan , paroisae supprimée en 1788 et réunie à 
celie de Saiat-Étienne, pour une partie, et pour l’autre à la paroisse de 
Cheialet 
lo 


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108 J09EPH-AUGUST1 DUC 

Chirvenczo et Siseri Stephani sei Gorliani. Item de eo- 

dem bis M de rebus de Chanferrer . Pag. 280 
sunt confines. 

Casalbti <®. Conftrmatio sedis apostolico vel Eugenii 
pape II1I ( :1 >, ubi sunt descripte res domus epi- 
scopalis et maxime quidquid iuris habet in loco 
de Ovellian suis cum finibus .... » ibid. 

Privilegium domini Comitis . . . . * 281 

Idem de eodem * ibid. 

Scriptum remissionis facte a domino Comite » 282 
Scriptum domini Comitis de feudo Bardi » 2S3 
Scriptum de libertate Civitatis Auguste . » ibid. 

Sancti Laurent». Scriptum de rippagio molendini facti 


Alestanchy , non sunt confines ...» 2S5 
Cookie. Scriptum de ponte de Chevry .... » 2S7 

non sunt confines. 

Sancti Johannis Auguste. Scriptum super candelis sa- 

cristie » ibid. 


Scriptum de hiis qui debent servire nomine 

vacantium prebendarum » 288 

Sanct. Johannis et Laurent». Permutatio facta iuter 

dominum episcopum et doinum sancti Ursi super 

quibusdam rebus * ibid. 

Sancti Johannis. Collatio hospitalis de Columpnis facta 

domui episcopali » 290 

Charvenczo. Scriptum permutationis ecclesie sancte Co- 

lumbe de Charvenczo * 292 


(1) C’est-à-dire qu'il v a deux autres chartea relativea à Girod du Rù. 

(2) Ce diplòma pontificai défiait surtout le» posaessions de i’évècbé Bisea 
à Cbes&let. 

(3) Erreur: c’est Eumène III, comma le porte le texte de la ch&rte. 

IO 


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C ART UH IR* DI l’ÉvÉCHÉ D* AOSTE 


199 


Sancti Johannis et Yikrrbtii. Fermutatio inter doni- 
nani episcopum et domimi sancti Egidii de 
quadam pecunia Pag. 296 

Sancti Laurbntii. Scriptum de inter Portas . . » 298 

non snnt fines. 

Charybxczo. Scriptum de Lanyy et de Peceyneir » 299 
non sunt fines. 

Pollbni. Scriptum de ecclesia sancti Georgii . . » 800 

Guozani. Scriptum feudi de Graczano . . . . » 301 

Sascti Laurrntii. Scriptum de Vachayry ...» 304 
non sunt fines. 

Grìczani. Scriptum facte fidelitatis ab illis de Gra- 
czano » 307 

non sunt fines. 

Joybnczan. Scriptum decime de Turrilly ...» 308 
non sunt fines. 

Siseri Martini Amavillb et Graczani. Scriptum Petri 

Audemar de rebus de Ossayn . . . . » 309 

non sunt fines. 

Sancti Lbooroarii. Scriptum manifestationis feudi de 

Alliano » 310 

sunt confines. 

» Scriptum de feudo de Alliano . . . . » 312 

non sunt confines. 

» Item de rebus dicti loci de Alliano . . » 314 

non sunt fines. 

» Scriptum de fidelitate illorum de Animila » 315 
non sunt fines. 

Sinczo. Scriptum de decima de Thora . . . . » 316 

non sunt fines. 

* Scriptum de decima de Thora . . . . » 317 

non sunt fines. 

17 


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800 


JOSEPH- A UGU8TE DUC 


Sinczo. Item de decima de Thora <*> ... Pag. 818 

Cognii. Scriptum de Alpe de Undeczana in Cognia » 319 
non sunt fines. 

Sìnoti Liubintii Augdstb. Scriptum casarie de Tor- 
rente » 321 

non sunt fines. 

Sancti Stbphani. Scriptum vinee de Kossery . . * 322 

non sunt fines. 

Sancti Laubbntii. Item de casaria de Torrente . » 323 

non sunt fines. 

Sancti Johannis. Scriptum de feudo quondam Petri Vi- 
cini * 325 

non sunt fines. 

Sinczo. Scriptum ecclesie de Sinczo . . . . » 326 

non sunt fines. 

* Scriptum de Furmyery * ibid. 

non sunt fines. 

Salb. Scriptum de feudo domini Jacobi < 1 2 ' de Castel- 
larlo * 327 

non sunt fines. 

» Scriptum de placito illorum de Crest . . * 328 

non sunt fines feudi. 

Sancti Johannis. Quedam ordinatio ecclesie Auguste » ibid. 

Babdi. Scriptum de fidelitate Bardi .... * 329 

Vallispbllinb. Scriptum casarie de Vallepellina . * ibid. 

sunt fines. 

Sinczo. Scriptum inquisitionis rerum de Furmery . » 330 

non sunt fines. 

(1) L'indication de cette troiai è me eh arte relative au village de Thora 

a éié omise dans l’index. 

(?) Il n’est pas question daus la charte de Jacques, mais do Vuillenne 

da Chatelar. 

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CARTULAIRE DE l’ÉVÉCBÉ D* AOSTE 


201 


Sascti Johannis. Scriptum de Augusta de domo Martini 

Vachi et Marie eius uxoris . . . Pag. 331 

sunt fines. 

Pririlegium seu coufìrmatio domini Alexandri 
pape; ubi sunt nominate plures ecclesie et de- 
cime , non sunt fines » 332 

Tssoanir. Statutum de Yssognia » ibid. 

non sunt fines. 

Sancti Johannis. De hospitali de Golumpnis . . » 334 

non sunt fines. 

Varate. De Alpe de Curtot , pratis et pascuis , item 
et de media villa de Olian que fuit Ansarmi 

filii Amedei de Armando » 335 

» De decima Falconis de Glauso . . . » 336 

non sunt fines. 


19 

Mite MI, T. Vili. 


14 


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I. 


Aocord concia par les some d’Aymon, archevèque de Tarentaise, 
entro Guigo, évéque d’ Aoste, et la Gollégiale de S. Ours, 
aa sajet de quelques églises du diocèse. 

Compositio inter Dominum Episcopum et domum sancti 
Ursi super Ecclesiis de Granano et de Castro Ar- 
genteo W. 

1183 environ (2). 

In nomine sancte et individue Trinitatis, ego A. ( 8 ) Ta- 
rentasiensis Ecclesie minister hninilis , audiens litem que 


(1) Cette charte a été publiée par Cibrario dans l’ouvrage Documenti, 
SigiUi , etc., ielle qu’il Ta trouvée dans les archives de l’insigne collegiale 
de Saint-Ours. Celle qui a été insérée dans le Cartulaire de l’évèché ren- 
ferme quelques variante®, 

(2) Cesi à tort que Cibrario assigne à cette pièce la date de 1189 
oa 1190. A cette époque, Valbert, qui figure comme témoin dans cet acte, 
n’était plus prévòt de Saint* Gilles de Verrès. De plus, le pape Lucius 111, 
qui approuva l’accord dont il est question dans cette charte (V. Hist. patr . 
Mon. Ch. t. I, c. 936), avait, dàs 1185, un successeur dans Urbain III* 
Cette charte peut ètre rapportée à 1183 cette année, vivaient les per- 
sonnages ci tea comme témoins à la fin de Tacte, Girard archidiacre d’ Aoste, 
Valbert prévOt de Saint-Gilles, Rodolphe prieur de Saint-Ours. 

(3) Aymon II, archevèque de Tarentaise de 1178 à 1211 , d’après les 
Mémoires pour servir à VHistoire ecclésiastique des Diocèses de Genève , 
Tarentaise , Aoste, etc., de Besson. 

21 


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204 


JOSEPH- A CQU8TE DUC 


inter venerabilem fratrem nostrum G. (U Augustensem epi- 
scopum et ecclesiam sancti Ursi versabatur super ecclesia 
sancte Marie , et sancti Fetri de Castro Argenteo , et ec- 
clesia sancti Stephani de Grazano, ecclesia quoque sancti 
Salvatoris de Yalesia ( 1 2 ', et casaria quadam in qna none 
yiridarium plantatum est, consilio religiosorum ac sapientoni 
virorum, utraqne parte consenciente, sicut infra scriptnm est, 
transegi atque composui. Yisum itaqne fuit mihi ut ecclesia 
sancti Ursi de ecclesia sancti Petri x. solidos annnatim per- 
ciperet in festo sancti Ursi, et hiis contempta esset ; ecclesia 
vero de Yalesia in eodem festo xn. solidos annnatim epi- 
scopo persolveret; de casaria autem ecclesia sancti Ursi in. 
solidos et unum caponem anuuatim episcopo redderet, et sic 
omnia supradicta deinceps in pace possideret ; facta est tran- 
sactio hec, presentibus et laudantibus G. augostensi episcopo, 
G. ( 3 > arcidiacono , Valberto proposito sancti Egidii, Gon- 
terio et Petro presbiteris , Ricardo , Gonterio , Guidone et 
Petro sub [diaconis], Rodulpho priore sancti Ursi, Uldrico, 
Henrico, Raymundo, Yullielmo, Bernardo, Anseimo; et omnes 
isti pariter promiserunt, quod illi qui de utroque capitalo pre- 
sentes non aderant, facerent laudare et firmare. Ego quoque 
sub anathematis rinculo precipio ita teneri et in perpetuam 
inviolabìliter conservar^ 


(1) Cette initiale ddsigne l'évèque d’Aosta Guigo ou Huguea, qui siégea 
de 1179 jusque vera 1185. L’évèque Germain , dont parlent Beaaon et 
Cibrario, n’a jamais existé. 

(2) Les quatre églises mentionnéea ici sont les églises actuelles de Vii- 
leneuve, de Saint- Pierre, de Gressan et de Perlo. 

(3) Girard archidiacro. 


22 


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CARTDLAIRE DE l’ÉYÈCHÉ d’ AOSTE 


205 


II. 


Le pape Célestin 111 confirme les possessione et les droits que Val* 
beri, évèque d’ Aoste, avait recouvrés du comte de Savoie. 


Confirmatio Domini Pape . 

1193. 

Celestinus G) episcopns servus servorum Dei venerabili 
fratri Walberto Augustensi episcopo W salutem et apostoli- 
cam benedictionem. Justis petencium desideriis dignum est 
nos facilem prebere consensnm et vota que a rationis tra- 
mite non discordant effectu proseqnente compiere. Ea pro- 
pter, venerabilis in X po frater episcopo, tuis iustis postu- 
lationibus grato concurrentes assenso, possessiones et alia 
iura que dilectus filius noster nobilis vir Maurianensis Co- 
mes < 1 2 3 ) ecclesie tue restituit et que tu eciam rationabiliter 
acquisi[visti] . . . domus episcopalis et . . . terciam partem 
tallearum sive . . . seu quocumque alio nomine censeantur 
in civitate et subur[bio] , et censuin unum in burgo cum 
talliis sive exactionibus super domum que fuit Gonterii . . . 
in valle Cognie et marescalciam tam in grano quam in feno, 
carne ... et predium quod Aymericus de Amavilla tenebat 
[a fendo] domini Gonterii de Grazano. sicut ea iuste et sine 
controversia possides, tibi et [ecclesie tue auctori]tate apo- 
stolica confirmamus et presentis scripti patrocinio comma- 


(1) Le pape Célestia III a été élu en 1191, et est mort en 1198. 

(2) L’évèque Valbert vivait à une epoque de troubles et de guerres. 
Zélé défenseur du temporei de soa óvèché, apres avoir recouvré du comte 
de Savoie les biens qui avaient été usurpós, il recourut au Souverain Pon- 
tife pour ea obtenir la coufirmatiou de ses droits. C’était se mettre sous 
l’égide de la plus haute protectiou. 

(3) Thomas I. 

23 


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206 


JOSEPH -AUGUSTI DUO 


ni m us , statuentes [ut nulli omnijno hominum liceat htnc 
paginam [nostre confirmatio]nis incingere Tel ei ausa [teme- 
rario contraire]. Si quis autem hoc attemptare [presumpserit , 
indig]nationem omnipotentis [Dei et beatonxm Petri et Pauli 
aposto] or um eius se noverit incnrsurum]. Datum Lateran . . . 
pontificatus nostri anno tercio G'. 


in. 

Sur les instances de l’ évèque Amulphe, le pape Eugène III annulle 
certaines aliénations de biens eccléeiastiquee. 


Revocati*) papalis de rebus Ecclesie aUenaUs. 

1150 environ. 

Eugenius episcopus servus servorum Dei yenerabili fratri 
Arnulpho ( 2 ) Augnstensi episcopo salntem et apostolicam be- 
nedictionem . Sicut que bene gesta sant stabilem debent 
obtinere vigorem, ita que [irrationabiliter presumuntur] ratio 
postulat in irritum [reyocanda] . Ea propter quum bone 
memorie Arinannum , Bosonem de Porta sancti Ursi ^ 


(1) On trouve (lana catte charte plusieurs lacune*. C’est que ces passages 
eont illisibles, à cause de l’oblitération des caractères. Nous ne pouvons 
garantir la parfaite exactitude de cette copie. Eo certains endroits, c est 
le sena naturai do la phrase qui nous a guidò dans le travail. 

(2) L’évèque Arnulphe, de l’ancienne et noble famille d’Avise, monta 
sur le siége d’ Aoste vere 1148, et ménta par ses vertue le titra de biea- 
heureux. 11 fut, avant son élévation à l’épiscopat, le premier pneur re- 


guUer da monastèro de Saint-Ours. 

(3) Armami occupait le siége d* Aoste en 


1141 (Hist. patr. Moti., Ch. t U, 


C ° 1 ' (ì) Nous avons, au sujet de cet évèque encore inconnu, un document 
inédit porUnt la date du 19 janvier 1147. C’est la wnonciation du conte 
Amédée II le Croisé à la dépouille des chanoines de la Cathédrale d Aon». 
Boson fut présent à cet acte. Cet évèque ne saurait ètra confondu arac 
Téveque Boson qui vivait en 1113.11 a dft succèder à l’éfeque Armami, 


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CARTULA1RB DE l’^VÌCUÉ d’aOSTE 


207 


antecessores tuos , [Stephanum?] quondam archidiaconum ( r 
et , Bosonem ecclesie tue prepositum ( 2 ) , sine consensu ca- 
pitoli quedam de bonis ipsius ecclesie donavisse , quedam 
Toro in feudum citra fonnam super alienatione rerum ec- 
clesiasticarum a sacris canonibus constitutam aceepimus con- 
cessisse , quedam eciam vendidisse . Tales eorum concessiones 
m irritum revocamus , et nullas vires ulterius decernimus 
obtinere , auctoritate apostolica statuentes ut nullus omnino 
prepositorum , archidiaconorum seu quorumlibet ecclesie tue 
canonicorum bona eiusdem ecclesie quomodolibet alienare sine 
tuo et capitoli consensu presumat , vel si fecerit , nullam 
penitus obtineat firmitatem . Si quis igitur huic nostre con- 
stitutioni temere presumpserit obviare , indignationem omni- 
potentis Dei , et beatorum Petri et Pauli , se noverit in cur- 
surum . Datum Signie xrai . kalendas februarii. 


IV. 

Lettre du pape Honorius HI à l’évéque d’ Aoste au sujet des dimee. 

Littera papalis super revocatione decimarum. 

1224 . 

Honorius episcopus servus servorum Dei venerabili fratri 


eut lui-meme pour successeur, dao» le conte de 1147, l’évèque Hugues (tìist. 
patr. Mon Ch. t. V, col. 794). Il dtait issu de l’illustre maison de la Porte- 
Sai ot-Ours, nom changé plus tard en celui de Quart. C’est à cette famille 
qu’appartenait le bienheureux Emeric 1 de Quart, mort évèque d’Aoste, 
le 1 eeptembre 1313, dont le colte public a été reconnu par le Saint-Siége, 
le 12 joiUet 1881. 

(1) L’archidiacre Etienne figure dans l’acte de cession de l’église de 
Greeaan, qne l’éveqne Armann fìt aux chanoines réguliers de Saiut-Ours 
▼era 1141. 

(2) Boeon fut prévòt de la Cathédrale d’Aoste, au moine de 1138 à 
1 151 , année où none le voyons professor la vie régulière à Saint-Ours. 

25 


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206 


JOSSPB-AUaUBTB ODO 


Episcopo Augustensid) salatola et apostoli cam benedictionem. 
Tua nobis fraternitas intimavit quod , detinentibus mnltis 
laycis decimas in diocesi Aogostensi , qaedam ad manos taas 
devenisse noscuntur qne a te nomine feudi ab eorum paren- 
tibas repetuntur . Nos igitur tais sapplicationibns inclinati , 
presentium tibi auctoritate concedimus nt hninsmodi decimas 
ad manos taas hactenns devolutas voi in posterom devol- 
vendas ad opus illarom ecclesiarum ad quas spectat , aneto- 
ritate nostra valeas retinere . Datum Lateran . xv . kalendas 
ianuarii , Pontificatos nostri Anno Nono . 


Y. 

Le comte Thomas I donne à l’église de S'-Marie d’ Aoste tona 
les biens qne lee hommes d’Amad tenaient de lai à Insogno. 

Carta augustana de Essyogni ( 2 ). 

1227 environ. 

Thomas : 3 ) Comes Maurianensis , marchio in Utalia , do- 
nationem facit in ecclesiam sancte Marie W et in servitores 


(1) Leveque, à qui cotte lettre du pape Honoriua III eetadreaaée, est 
le bienheureux Boniface de Valpergue qui gouverna le diocòae d’ Aoste 
depuis 1219 juaqu'à 1243. Ce prélat noua a laiasé un grand nombre de 
chartes qui tèraoignent de aa vive aollicitude à aoutenir le temporei de 
aon Egliae. Il eat honoré comnfte bienheureux dane la Cathódrale, où eon 
corp8 repoae. 

(2) Iaaogne. 

(3) Thotnaa I, comte de Savoie, vint en 1227 dana la valide d' Aoste, 
et y fit dea largeaaea à l’èvèque Boniface de Valpergue, aux égliaes de 
Verrès et de Chambave. Le 13 septembre, il donna un diplóme en faveur 
du couvent de Saint-Gillea. C'eat probablement le moia d’aoilt de cotte 
méme année qu'il fit la donation ici mentionnée, 

(4) Cotte église de Sainte-Marie eat la Cathédrale d‘ Aoste, dèdita de 
tempa immèmorial à Motre-Dame de l'Asaomption. Ce ne peut étre l’égliae 
paroiasiale d’Iaaogne, p Iacèe auaai aoua le vocable de Notre-Dame. Car il 

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CARTULAlRfl DB L*Évfcca£ D’aOSTE 


209 


eros ; hoc est quod ipse donat eis totum illud qnod homines 
do ArnaM d) tenent ab eo in Syonia ^ 2 ) ultra Duriam , ubi- 
cunquo sit in monte , in plano , cultum et incultum , ter- 
ram , vineas , domos , arborea , qnicqnid sit prò remedio 
anime sue et antecessornm et successorum snornm . Fona 
est . c . libre puri argenti . Testes sunt Villermus , Eyme- 
ricns , Aymo, Petrus , Guillencus , Yillelmus , Bermondus , sunt 
fideiussores de carta guarendi , feria tercia mensis augusti . 

VI. 

Odon donne à l’église de S e -Marie d’ Aoste tona les droits qu’il 
tenait du comte de Savoie à Issogne. 

Item de eodem loco. 

1238 environ. 

Odo ( 3 ) iuratus < 4 ) finem et refutationem facit in ec- 


n’est pas à croire que le comte de Savoie ait voulu enrichir de ses bien- 
fkits une humble óglise rurale. Du reste, les chartea, qui suivent et qui 
ont aussi trait à Issogne, renferraent des donations en faveur de 1'évèché. 

(1) Arnad. 

( 2 ) Issogne. Il ne faut pas trop rechercher dans le latin de l’époque 
l’identitò da terme pour designer le meme non propre. Essyogni , syonia 
cornine plus loia ysionia 1 essyhoguhy , signifient toujours Issogne. 

La mense Episcopale avait, dès le douzième siècle au moins, des terres 
dans cotte paroisse. Le évèques y agrandi rent peu à peu leur domaine, et 
l’infeodèrent aux seigneurs de Challant. C’est là que s’élève le magnifique 
chftteau du moyen àge bàti par la munificence de Georges de Challant et 
restaurò avec tant de goùt de nos jours par M. le chev. Avondo. 

(3) Selon toute vraisem bianco, Odon, dont il est ici question , est le 
meme que le seigneur Odon de Verrès mentionné dans la charte suivante. 
Noua avons de ce pieux seigneur deux documenta de l’année 1238 , qui 
nouB révèlent sa générositó à l’égard de la collegiale de Saint-Ours et du 
couvent de Verrès. 

(4) Ce mot iuratus revient très-souvent dans les chartes de Tòpoque 
relative* à des actes de cession, de donation, de venta. Les chrétiens du 
moyen àge aimaient à mettre leurs actes publics sous les auspices de la 
diviniti et la foi du serment. 

V 


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SIO 


J08EPH-AUGU8TK DUC 


clesiam sancte Marie et in servitores eios ; hoc est qnod 
ipee finit et refutat eis totem illud ics , qnod ipse habet 
in parrochia de Syonia ab Comite Sabandie v' 1 ) ; fines hnius 
fendi et harum possessionnm sant de prima 2 ) terra episcopi , 
de n . terra de Florenciano 3 , de m . terra de Bardo ( 4 * , 
Pena est . c . libre puri argenti . Testes sant Guillencus , 
Hago , Gonterias , Oldricus , Petras , Manfredus, David snnt 
Meinssores de carta ganrendi . Hunc finem laudaverunt et 
fecerunt caia eo nepotes eias , Guillencus et Rufinus , et filii 
Ratini , Yillelmus et Guillencus , Thebaudus , Petrus , An- 
selmus , Iohannes , feria ni*, mensis aprilis . 


VII. 

Le seigneur Odon de VerrèB vend à Boniface , évéqae d’ Aoste , 
une pièce de terre et de pré qu’il posséd&it à Issogne. 

Carta augustana de Essyogni. 

1238 environ. 

Dominus Odo de Verectio iuratus vendi tionem facit in 
dominum B . ( 5 ) episcopum Augustensem et in domum epi- 
scopalem ; hoc est qnod ipse vendit eis unam peciam terre 
et prati cum fondamento et arboribns que iacet in parrò- 


(1) Le comte de Savoie exer^ait dono dea droits féodaux dans la pa- 
roisse à* Issogne. 

(2) Sous-entendu parte. 

(3) 11 y a à Issogne deux ragiona appelées l’une Fleuran et l’autre 
Florian. Dana la première se trouve l’ancienne chapelle de saint Solutor* 
Dana la seconde, sur )es limites d’Issogne et de Champdepraz, existaìt autre- 
fois le village Florian , lequel fut détruit par les inondations du torrent 
qui divise les deux paroisses. 

(4) Bard. 

(5) Boniface de Valpergue. 

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CARTUL.H RE DE L’ÉVÈCHé d’aOSTE 


211 


cbìa de Ysionia . Fines sant de prima parte Dnria , de n 
et in . res emptoris, de mi . munnerecia' 1 '. Precium est xim 
libre . Pena est xxx u libre puri argenti . Testes sunt Wller- 
mus , Jacobus , Wllermus , Albertus , Thomas , Wllermus , 
Jacobus sunt fideiussores guarendi cartam . Hoc laudayerunt 
Aliesinus , Odoninus , Wllermus , Johannes , Henricus filii 
Tendi toris ' 2 ) , et Johannes qui dicitur Cavalay , et Jordanus 
de Yssionia , feria quarta mensis septembris. 


YIH. 

Nicolas de Chatillon fait ceesion à l’évéque Bonifaoe de see droits 
à Issogne. 


Idem de eodem loco. 

1231. 

Nicholàus de Castellionem ( 3 ) iuratus finem et donatio- 
nem facit in Bonefacium episcopum Angustensem et in sue- 
cessores eius ; hoc est quod ipse finit et donat eis totum 
illud ius , quod habet vel poterat habere in rebus illis que 
iacent ad Essyhoguhy ( 4 ) quecumque sint et ubicumque sint , 
et nominatim illud ius totum quod habet in nna pecia vinee 
que iacet in loco qui dicitur Chouchery . Quas res ipse Ni- 
cholaus dicit se debere tenere ab ipso episcopo . Pena est 
Tingenti libre puri argenti . Testes sunt Johannes , Mar- 


(1) Murasse? 

(2) Ces cinq flls du seigneur Odon de Verres figurent aussi daus Un 
sete du 3 juillet 1238, par lequel leur pére concèda certaines dtmes au 
couvent de Saint-Gilles. 

(3) Chatillon* 

(4) Issogne. 


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212 


JOSEPH- AUGUSTE DUC 


tÌDQ8 , Johannes , Cono , Johannes , Petrns et Petros sant 
fideiassores gaarendì cartam , feria u* . mensìs decembris , 
regnante Frederico Rogerio imperatore , anno dominine in- 
carnationis u° . cc° . xxx° . primo . 


IX. 

Sevin de Villa cède à l’évèque Boniface les droits qn’il a sor la 
dime de Paravère. 


Carta de terris adiacentibus circa Augustam. 

1232. 

Notum sit omnibus qnod Sevinus de Villa W iuratns 
donavit et finivit in perpetuum B . (2 > episcopo Angnstensi 
et snccessoribus eius totum illud ins qnod habebat yel ha- 
bere poterat in decima illa , quam ipse Sevinns solebat te- 
nere ab ipso episcopo in Hesparavery ( 3I yel alibi ; de quo 
iure ipsi habeant amodo potestatem et domininm faciendi 
quicquid yoluerint , donare , vendere , commutare . Itaque hec 
donatio et hic finis factus firmi et stabiles in perpetuum 
valeant permanere ; et si forte contingat qnod aliquis amodo 
sive homo sive femina hunc finem factum et hanc donatio- 
nem infringat aut removeat , prò pena remotionis xx . li- 
brarum puri argenti rens sit et cnlpabilis . Johannes gerens 


(1) Le mot Villa signifie, en général, agglomération de maisons. Anx 
environs d* Aoste, plusieurs villages portent ce nom: Villa en Gressan, Villa 
sur Chesalet, Villa sur Sarre. 11 j avait ausai à Aoste une famille noble 
de Villa y qui tenait en fìef de la maison de Chaliant la Tour Neuve située 
au nord -ouest de la cité. 

(2) B. Boniface de Valpergue. 

(3) Hesparavery , Paravère, locai ite située au sud-sud-est du bourg de 
§ajnt Ours. 

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cartulairi db l’évèchì d* a osti 


213 


Tieem Guidonis cancellarti scripsit et subscripsit in Augusta 
civitate rogatus coram pluribus , loco publìco ante ecclesiam 
sancte Marie et saneti Johannis C 1 ) , feria mi* . mensis maii , 
regnante Fredericó Rogerio imperatore , anno dominice in- 
camationis n° . oo° . xxx° . n* . 


X. 

Vnillerme cède à Févéque Boniface ses droits sur la dime de 
Paravère qu'il tenait de la mense épiscopale. 

Carta decime de Espar averia. 

1224. 

Notnra sit omnibus quod Willermus iuratus finirti; et 
donarit in perpetuum B ( 2 3 ) . episcopo Augustensi et suc- 
cessoribus eius et domui episcopali Augustensi totum illud 
ius quod habebat in decima , quam ipse Willermus tenebat 
per feudum ab ipso episcopo et iacet in Hespararery ; 
prò hoc itaque fine facto et prò hac donatione habeant 
amodo ipsi potestatem et dominium faciendi quicquid ro- 
luerint de hoc iure , donare , rendere , commutare , una cum 
perviis, exitibus , aquariciis , et aliis usibus huius iuris ; ita- 
que hic finis factus et hec donatio firma et stabilis in per- 
petuum valeant permanere . Et si forte contingat quod aliquis 


(1) Oh sait qQ’autreiòis les actes de donation et de venta se fai saie nt 
dans un lieu pablic, atìn qu’ils re$ussent toute la publicité possible. Avant 
le seizième siècle, l’église de Sainte-Marie, c’est-à-dire la Cattedrale for- 
mait un édifioe tout à fait séparé de l’église paroissiale de Saint-Jean. La 
place publiqae, servant de cimetière, était entro les deux. C’est là qne les 
notaires rédigeaient la plnpart dee actes pnblics. 

(2) Boniface de Valpergne. 

(3) Paravère, dans la paroisse de Saint-Laurent d’ Aoste. 

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214 JOSBPH-AUGUSTS DUO 

amodo sive homo sive femina hunc flnem factum et haae 
donationem infringat aut removeat , prò pena remotionis xl , 
librarum pori argenti reus sit et cnlpabilis . Johannes ge- 
rens vioem Guidonis cancellarti soripsit et sabsorìpait in 
Angusta civitate , rogatns coram plnribns , loco pnhlico , ante 
ecclesiam sancte Marie et sancti Johannis , feria ti* mensis 
febrnarìi f 11 , regnante Frederico Rogerio imperatore , anno 
dominice incarnationis a® . oo® . xx® . mi® ; hoc landant Johanna 
uxor eius Willermi , et Willermus , et Willerma in fantee 
eornm. 


XI. 

Gonrat donne à l’église de S*-Marie d’ Aoste et à la mense épisco* 
pale le oens de 12 deniers sur une vigne sitaée à Plonvo. 

Carta de Pluvy ( 2 \ 

1217. 

Notum sit omnibus quod Gonratns iuratus donavit in 
perpetuum ecclesie sancte Marie Angustensis et ad opus 
domus episcopalis xu . denarios annuatim capitalis monete 
super unam peciam viuee cum fundamento , quam habet in 
loco qui dicitur Plovy; de quibus ipsa domus habeant et 


(1) La plupart dea chartea de cotte époque aont datées d’aprèa le atyle 
de l’Incarnation, qui com mence le 25 mare. Par conséquent, celte charte 
devrait , rigoureuseraent parlant, otre rapportée à l’année 1225 da style 
actuel. 

(2) La rue de Ploave existe eneo re à Aoate; elle eat sitaée sa midi 
de la Porte Prétorienne; dea jardina avec treilles la bordent da cóté da 
couchant. 

(3) Le Bilenco , qui eat gardé ici sur le nom de l’éveque d’ Aoste, ne 
saarait indiquer la vacance du siége; il était alora occupò par l’évéque 
Jacques de Portia. 

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CARTULARI DI L’ÉvfeCHÉ d’ AOSTE 


215 


semtores eius potestatem et dominiam faciendi quicquid vo- 
luerint donare , retinere , commutare . Itaque hoc donatio 
firma et stabilis yaleat permanere . Et si forte contingat 
qnod aliqnis amodo aive homo sive femina donationem istam 
infringat ant removeat , prò pena remotionis xx . librari» 
pori argenti rens sit et cnlpabilis . Johannes gerens yicem 
Guidonis cancellarti scripsit et snbscripsit in Augnata ali- 
tate , rogatus coram ploribns , loco pnblico ante ecclesiam 
sancte Marie et sancti Johannis , feria i‘ mensis ianuarii , 
regnante Frederico rege , anno dominice incamationis h° cc* 
ira* d) . 


xn. 

Aymon cède à l’évéque Bonifaoe la dime de Paravère qu’il tenait 

en fief da prélat. 

Carta decime de Esparavery. 

1227. 

Notam sit omnibus quod Aymo iuratus finivit et refu- 
tayit in perpetuum B . episcopo Augustensi et successo- 
ribus eius totam illam decimam qnam ipse Aymo tenebat 
ab ipso B. episcopo et iacet in Esparavery ; quam decimam 
quondam tenebat per feudum ab ipso Aymone Anselmus de 
Arenzo $) miles ; prò hoc itaque fine facto et prò hac re- 
fdtatìone habeant amodo ipsi potestatem et dominium fa- 
ciendi quicquid voluerint de hac decima , donare , vendere , 

(1) Ce serait le Ir janvier 1218, d’après le style moderne; car, cotte 
année, le l r janvier tombait prócisdment un lundi. 

(2) Boniface. 

(3) Le village d’Arensod est situo à Sarre, à dix minutes de Téglise 
paroissiale. La famille noble, qui y avait ét&bli son manoir, avait ausai dea 
poMoaaions dans le village de Thora, et eet connue indiatinctement aoua le 
nom d’Arenaod ou de Thora. 

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216 


JOSEPH* A0GU8TE DUO 


ra tinar e , commutare . Itaque hec refatatio et hic finis fectus 
firmi et stabiles in perpetuum valeant permanere . Et si 
forte contingat quod aliqnis amodo sive homo sive femina 
hnnc finem factum et hanc refutationem infringat ant re- 
moveat , prò pena remotionis c. librarnm puri argenti reus 
sit et calpabilis . Johannes gerens vicem Guidonis cancellarli 
scripsit et snbscripsit in Augusta civitate , rogatus coram 
pluribus , loco publico ante ecclesiam sancte Marie et sancti 
Johannis , feria mi mensis februarii , regnante Frederico 
Bogerio imperatore , anno dominice incarnationis m® . co® . 
xxvn G) . Hoc laudaverunt et finierunt Willermus Petrus 
et Aymo , filii predicti Aymonis ex parte sua. 


XIII. 

Boson cède à l’évéqae Boniface ses droits sur des possessione sises 
à Pario et à Busséya. 

Carta rerum de Buysea et de Paria. 

mi. 

Notum sit omnibus quod Boso iuratus finivit et donavit 
in perpetuum B. ( 1 2 3 > . episcopo Augustensi et successoribns 
eius totum illud ius quod habebat in una pecia terre qnam 
emit a Bertholomeo , que iacet in Pario , et totum illud ius 
quod habebat in aliis tribus petiis terre quas emit a Petro 
que iacent in Bussea ® seu in Pario , et insuper totum 
illud ius quod habebat in possessionibus illis que iacent inter 


(1) C’est ! 228, d’après le style actuel. 

(2) Boniface. 

(3) C’est une ragion ressortissante de la paroisse de Saint-Laurent 
d’ Aoste. CW là qae se trouye la maison de plaisance habitée par la noble 
famille Crotti de Costigliole. 

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CARTOLAMI DE l’ÉVÉCHÉ d’ AOSTE 


217 


ràm qne dirigitur apnd Porrezan (1 > et viam que dirigitnr 
apnd Segnys < 2 ) ; prò hoc itaque fine facto et prò hac do- 
natione habeant amodo ipsi potestatem et domìnium faciendi 
qnicquid voluerint de hoc iure , donare , Tendere , commu- 
tare , nna cara perviis , esiti bus , aqaariciis et aliis nsibns 
hnius inris . Itaque hic finis factus et hec donatio firmi et 
atabiles in perpetunm valeant permanere . Et si forte contin- 
gat quod aliqnis amodo sire homo sire femina hunc finem factum 
et hanc donationem infringat aut removeat , prò pena remo- 
tioms xl . librarnm pari argenti reus sit et cnlpabilis . 
Johannes gerens yicem Gluidonis cancellarii scripsit et sub- 
scripsit in Angosta civitate , rogatus coram pluribus , loco 
pablico ante ecclesiam sancte Marie et sancti Johannis , 
foia v . mense aprilis , regnante Frederico Eogerio im- 
peratore , anno dominice incamationis m° . cc° . xx® . vii® . 


XIV. 


Ardaoion de l’Archet donne à l’évèqne Bonifaco nne pièce de 
terre sitnée près da Bùmeyr&n. 

Carta terre de Bomerano ( 3 ) . 

1236. 

Notam sit omnibas qaod Ardacio de Arcalo ( 4 ) iuratus 


(1) Porrossan comprend pluaieurs hameaux de la paroisse de Saint- 
Laarent. 

(V) Le village de Senili appartient à la commune de Saint-Christophe, 
et est peu distant de Porrossan. 

(3) Romerano ; le Rumeran est un ruisseau d’irrigation , qui dérive 
du torrent da Buthier, et qui se dirigeant vers l’ouest, baigne le pied de 
la colline d’ Aoste. Sur ses borda, c. à. d. sur l’emplacement actuel du cime- 
tiàre public de la Ville, existait autrefoia un hópital appartenant à l’Ordre 
militaire de Saint-Jean de Jdrusalem. 

(1) La noble famille de l'Archet est très-ancienne dana le pays. Elle 
35 

Mise 8. H, T. Vili. IO 


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218 


JOSEPH-AUQUSTE DDC 


donavit episcopo Augustensi B ( J ) . et domai episcopali imam 
peciam terre que iacet sub rivo et iuxta rivum de Bomey- 
rano ; prò hac itaque donatione habeant amodo ipsi potesta- 
tem et dominium faciendi quicquid voluerint de hac re , 
donare , vendere , commutare , retinere , una cum perviis , 
exitibus , aquariciis et aliis usibus huius rei . Itaque hec 
donatio firma et stabilis in perpetuum valeat permanere . 
Et si forte contingat quod aliquis amodo sive homo sive 
femina donationem istam infringat aut removeat , prò pena 
remotionis lx . librarum puri argenti reus sit culpabilis . 
Bartholomeus gerens vicem Guidonis cancellarii scripsit et 
subscripsit in Augusta civitate , rogatus coram pluribus , 
loco publico ante ecclesiam sancte Marie et sancti Johan- 
nis , feria in* , mense iulii , regnante Frederico Bogerio im- 
peratore , anno dominice incarnationis m® . cc® . xxx® . vi® . 


XV. 


Mathieu de Bignayes donne à l’évèque Boniface une certame 
quantité de vin à récolter sur une vigne & Signayee. 

Carta medietatis vini de Cygnay ( 2 >. 

1232. 

Notum sit omnibus quod Matheus de Cygnay iuratus 
finivit et donavit in perpetuum B < 8 ) . episcopo Augustensi 


avait sa maison forte dans la bourgade de Morgex. Le meme Arducion 
de l'Archet intervint à la concession que le comte de Savoie, Amédée IV, 
fit, le 25 avril 1236, à la Chartreuse d’Aillon. 

(1) Boniface. 

(2) Cygnay, Signayes est un village de la banlieue d* Aoste. 

(3) Boniface. 

ae 


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CARTOLA IRE DE l’ÉYÈCHE d'aOSTE 


219 


et saccessorìbos eius illam quartam partem puri et pusce (*) 
quod ipse Matheus et consortes sui solebant capere ultra 
medietatem suam in una pecia vince que iacet ad Cygnay ; 
de qua quarta parte puri et pusce dictus episcopus et sue* 
cessores eius habeant amodo potestatem et dominium faciendi 
quicquid voluerint , donare , vendere , commutare . Itaque 
Me finis factus et hec donatio firmi et stabiles in perpe- 
tnum valeant permanere . Et si forte contingat quod aliquis 
amodo sive homo sive femina hunc finem factum et hanc 
don&tionem infringat aut removeat , prò pena remotionis xx . 
librarum puri argenti reus sit et culpabilis . Johannes ge- 
rens vicem Quidonis cancellarii scripsit et subscripsit in 
Augusta civitate rogatus coram pluribus , loco publico ante 
eeelesiam sancte Marie et sancti Johannis , feria vii* . 
mense maii , regnante Frederico Rogerio imperatore , anno 
dominice incarnationis m® . cc° . xxx® . n® . Hoc laudant dicti 
consortes eiusdem Mathei Petrus et Aymo fratres eius , Giro- 
dus , Eymericus de Prailli < 2 > , Jacobus , Aymo et Johannes. 


XYI. 

Donation da oens de doaze deaiers faite à la mense épisoopale 
par Jacques de Derby. 

Carta de Augusta. 

1237. 

Notum sit omnibus quod Jacobus de Delbya < 3 ) iuratus 


(1) Le mot pusca paratt signifier la piquette (Du Cange, Glos .), comma 
le mot purum signifie le vin pur. 

(2) Prailli , hameaa de la paroiase de Saint-Etienne d' Aoste. 

(3) Delbia, paroisse de Derby qui fait parti© de la commane de la Salle. 


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220 


JOSEPH -AUGUSTE DUC 


donavit domui episcopali Augustensi xn . denarìos amraales 
de illis ira" solidis annualibus quos ipse Ja. habebat 
saper domam illam in qua manebat Petrus de Delbya pater 
eius ; et iacet hec domus in Augusta civitate iu loco qui 
dicitur Bicharia ( J > ; et hos donavit ipsi domui episcopali in 
recompensationem illorum xu . denariorum quos predietus 
Petrus concesserat et donaverat annua les prò anima sua diete 
domui episcopali ; de quibus ipsa habeat amodo potestatem 
et dominium faciendi quicquid voi neri t , donare , vendere , 
commutare , retinere . Itaque hec donatio firma et stabilis in 
perpetuum valeat permanere . Et si forte contingat quod ali- 
quis amodo sive homo sive femina donationem istam infringat 
aut removeat , prò pena remotionis x . librarum puri argenti 
reus sit et culpabilis . Bartholomeus gerens vicem Guidonis 
cancellarii scripsit et subscripsit in Augusta civitate , rogatus 
coram pluribus , loco publico ante ecclesiam sancte Marie et 
sancti Johannis , feria n* mense maii , regnante Frederico 
Bogerio imperatore , anno dominice incarnationis m° . cc° . 
xxx 4 .vii 4 . 


XVII. 

Gibert et André donnent à l’église de S'-Marie et de 8. -Jean et 
à l’évéque Valbert leur allea da Bdmeyran en haat. 

Donationis Carta facte domui episcopali. 

1186. 

Notum sit omnibus quod Gibertus et Andreas donaverunt 
. prò animabus suis , et prò animabus suorum antecessorum , 
ecclesie sancte Marie et sancti Johannis et domui episcopali to- 


(1) Bicharia , quartier de la Cité qui s’dtendait de la place auiourd’hui 
Charles- Albert jusqu’à la Porte Vaudaue soit le Plot. 

38 


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CARTULAIRE DE l’ÉVÈCHÉ d’àOSTE 


221 


tuoi fllad alodium cultura et iucultum quod habebant vel alius 
per eos a rivo de Romeyrano G' insursum ; de hoc enim dono 
concesserunt isti duo Gl. et A. domino Yalperto episcopo ( 1 2 ) , 
qui hoc donum recepit , habere potestatem et dominium fa- 
condi quicquid ipse inde rationabiliter tacere voluerit , una 
eom perviis et exitibus et aquariciis et aliis omnibus usibus 
ipsius terre . Itaque hoc donnm firmura et stabile et sine impe- 
dimento in perpetuum valeat permanere . Et si forte con- 
tingat quod aliquis amodo si ve homo sive femina hoc donum 
aliqoa fraudo infringat vel removeat , prò pena remotionis 
l . librarum reus et culpabilis sit . Stephanus dictus Augu- 
ste cancellarius scripsit et subscripsit in Augusta civitate , 
rogatus coram pluribus , ante ecclesiam sancte Marie et 
sancti Johannis , feria i . mense decembri , regnante Fre- 
derico imperatore , anno Domini m° . c° . lxxx 0 . vi 0 . 


xyih. 

Martin et sa temine Wilbnrge vendent à l’évéque Guillaume tonfi 

lente droits sur le moulin de Coppet. 

Carta molendini de Copet < 3 ). 

1167. 

Notura sit omnibus quod Martinus et Wilburga uxor 
eins vendunt in perpetuum Guillelino episcopo Augustensi ( 4 ) 
et successoribus eius episcopis totum illud quod ipsi habent 

(1) Ruraeran . 

(2) Valbert siegea de 1 185 à 1214. Il fut un des plus grands òvèquea 
qui gouvernèrsnt le diocèse d’ Aoste. G' est surtout gràce à sa puissante 
influence que le comte de Savoie Thomas I. octroya à la Citò la célèbre 
charte de franchises de 1191. 

(3) Copet, dans l’ancienne paroisse de Chevrot près d’Aoste, supprimòe 
en 1784. 

(4) Guillaume de la Palud occupa le siege d’Aoste de 1159 à lltO, 


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282 


JO8IPH-AU0USTI DUC 


et alias per eos in moleadinam de Copet fundamentnm , 
edificium cam aliis appendiciis a via publica insarsum , et 
saper viam cursum aque cum ripis ; boius autem venditio- 
nis est preciam xx . ti . solidi , precium adpreciatam sicut 
bene conventi atque complacuit inter vendentes et ementem . 
Pro hoc itaque precio habeat amodo W W episcopos et sue- 
cessores eius episcopi potestatem et dominiam faciendi quic- 
quid voluerint de hac venditione , una cam perviis , exi- 
tibns et aqnarnm cursibus et aliis appendiciis hnins molen- 
dini . Itaque hec venditio cnm stipulatione prò omni firmitate 
sabnixa et corroborata firma et stabilis et absqae allo im- 
pedimento in perpetua m valeat permanere . Et si forte 
contingerit quod aliquis hanc venditionem sive homo sire 
femina aliqaa fraudo removeat , prò pena remotionis x . li- 
brarum pori argenti culpabilis existat , et sapradictam ven- 
ditionem Willelmo episcopo aut successoribus eius episcopis 
in dnplum et in consimili loco componat . Stephanus dietns 
Auguste cancellarius scripsit et subscripsit in Augusta ci- 
vitate , rogatus in loco publico , ante ecclesiam sancte 
Marie et sancti Johannis , feria iti mense septembri , re- 
gnante Frederico , anno ab incarnatione Domini • ti . 
lx # . viti . 


XIX. 

Donation fai te à l’évèque Bonifaoe par Yibert de tona aes droito , 
gru d 66 biens situés à Doue. 


Carta Augustana de Devia <9 . 

1224 . 

Notum sit omnibus quod Tiberina iuratus finirit et do- 

(1) lei Tóveque est appelé Willelme; ce nom se confond aree celai 
de Oaillaame. 

(?) Dotta , paroisae de Doue 4 

40 


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CARTULAtRB DB L*ÉvfcCHÉ d'aOSTE 


223 


navit in perpetnnm B M . episcopo Angustensi et succes- 
soribus eins totum illud ius quod habebat in una pecia terre 
et in duabus sesteriatis terre salvo iure feudarii < 2 ) , que iacet 
in Dovy , in loco qui dicitur Coste . Pro hoc itaque (3 > facto 
et prò hac donatione habeant amodo ipsi potestatem et do- 
minium faciendi quicquid voluerint de hoc iure , donare , 
vendere , commutare , una cum perviis , exitibus et aliis 
nsibus huins iuris et aquariciis . Itaque hic finis factus et 
hec donatio firmi et stabiles in perpetuum valeant perma- 
nere . Et si forte contingat quod aliquis amodo sive homo 
sive femina hnnc finem factum et hanc donationem infringat 
aut removeat , prò pena remotionis xl . librarum puri ar- 
genti reus sit et culpabilis . Johannes gerens vicem Gui- 
doni cancellarti scripsit et subscripsit in Augusta ci vitate , 
rogatus coram pluribus , loco publico ante ecclesiam sancte 
Marie et sancti Johannis , feria vii® . mense octobris , re- 
gnante Frederico Rogerio imperatore , anno dominice mcar- 
nationis a® . cc # . xx° . mi® . 

XX. 

Pierre de Braille cède à l’évéque Boniface see droits sur dee biens 
eie à Doue. 


Carta Augustana de Dovia. 

1232. 

Notnm sit omnibus quod Petrus de Praylli W iuratus 


(1) Boniface. 

(2) Feudarii , erreur du copiate pour « feudatarii ». 

(3) Le copiate a omis ici le mot « fine ». 

(4) PrayUi , hameau probablement de Valpelline. 

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224 


JOSEPH- AUGU8TE DOC 


finiyit et donavit in perpetaum B (D episcopo Augusteusi 
et snccessoribus eius totam illud ias qnod ipse habebat in 
rebus dicti episcopi que iacent in parrochia de Dovia , que- 
cunque sint et quicumqne teneat sire ipse Petrus sive alias 
per ipsum Petrura . De quo iure ipsi habeant smodo pote- 
statem et dominium faciendi quicquid voluerint , donare /re- 
tinere , commutare . Itaque hic finis factus et hec donatio 
firmi et stabiles in perpetuum valeant permanere . Et si 
forte contingat quod aliquis amodo sive homo sire femina 
hunc finem et hanc donationem infringat aut removeat , 
prò pena remotionis xx . librarum puri argenti reus sit et 
cnlpabilis . Johannes gerens vicem Guidonis cancellarli seri- 
psit et subscripsit in Augusta civitate , rogatus coram più* 
ribus , loco publico ante ecclesiam sancte Marie et sancti 
Johannis , feria vii* . mense februarii , regnante Frederico 
Rogerio imperatore , anno dominice incarnationis *® . co* . 
xxx # . nM 2 ) . 


XXI. 

Gession de dlmes fai tee par Àymon à l’évéque Bonifaee. 

Carta decime de Poker et de Helf ®). 

1228 (4). 

Aymo vetus de Gigno ( 5 ) finem et refntationem facit in 


(1) Bonifaee. 

(2) 1223, d’aprèa le style actuel. 

(3) Ces lieux sont probablement ciana la paroiase de Verace. 

(4) L’originai de ce document existe aux archivea de l’éréché d’Aoete# 
et donne la date de 1228, 7® fèrie d'avril. 

(5) Probablement Aymon le vieux était de la noble fa mille de Gi- 
gnod, qui avait son cbàteau sur i’emplacement de Pégliae paroiaaiale ac- 
tuelle. 

42 


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CARTOLAI RI DI L’É?ftCHÌ d'aOSTI 285 

B C 1 ) . episcopam Augustensem et in successorea eius , hoc 
est quod ipse finii eis totnm illud ius quod h&bet in illa 
decimatione sive decima que est a Nuns ( 2 > inferius ubicum- 
que sit in Paher et in Helf , et alibi , et totum illud ius 
quod habet in illa decimatione sive decima quam Willel- 
mus de Grazano vicedomnus Augnstensis ( 3 ) tenet per feu- 
dum ab ipso Aymone vel a filiis eius ubicumqne sit in 
Pompio, et alibi , salvo lare Johannis et Petri fratrum de 
Amavilla ( 4 5 * 7 ) . Pena est il . libre pori argenti . Testes sant 
Andreas , Petrus , Umbertus , Petrus, Jacobus, Petrus sunt 
fideiussores garendi cartam. 


XXII. 


Vuillenne donne à l’évéqne Boniface le cene de cinquanta faix 
de foin sur la montagne de By. 


Carta de Byul (*) . 

1224 ( 6 ). 

Willelmns iuratus donationem facit in B . episco- 
pum Augustensem et in domum episcopalem Augustensem 
et in successores eius , hoc est qnod ipse donat eis l . ho- 


(1) Boniface. 

(2) Nuns, paroisae de Nns. 

(3) Le vidomne d’ Aoste était chargé da maintien de la police et de 
l'adminìatvation de la jnatice. 

(4) Amavilla , Aymaville. 

(5) Byul, montagne de By sor le territoire de la commane d’Ollo- 
mont. 

(5) L’originai retrouvó danB lea archives de l’évàehé donne la date 
de i‘J24, G* férie de novembre. 

(7) Boniface. 


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*26 


J08BPH- AUGUSTE DUO 


nera feni legalia et annualia et annnatim reddenda saper 
pratum illud totam quod ipse Willelmus tenet in Byul R). 
Cuius prati fines sunt de i . parte torrens , de h , lo Crest 
de Vareri , de in . et mi . pascua ; hoc donai eis ita 
quod ipse episcopus vel successores eius non possint amodo 
repetere deciraam eiusdem prati ab ipso Willelmo rei a 
successoribus eius. Pena est cc . libre puri argenti. Te- 
stes sunt Aymo , Willelmus , Guichardus , Johannes , Tu- 
rumbertns , Andreas , Cristinus , sunt fideiussores garendi 
cartam. 


XXIII. 


Raymond de Tolles cède à l'évèque Bonifaoe les droits qu’il me* 
sare sur la montagne de By. 


Item Carta de Byul. 

1229 (2). 

Raymundus de Toles ( 1 2 3 4 > iuratus finem et donationem facit 
in B W . episcopum Augustensem et in successores eius , 
hoc est quod ipse finit et donat eis totum illud ius quod 
habet in rebus que iacent in loco qui dicitur Biul ( 5 ) , et 
omnem querelam et actionein quam habet yel habere poterat 
erga ipsum episcopum , nomine ipsarum , et cuiusdam rivi 


(1) C’ftst-à-dirò que la ten&ncier Vuillarme dote la mante Episcopale 
d’une prestati od annuelle de cinquanta faix da foin à récolter tur le pré 
qu’il exploite à By. 

(2) C’eat, d’&prèe la documant originai, la 2* férie da janrier 1229 ou 
plutdt 1230. 

(3) Toles, hameau de la paroiase da Valpelline» 

(4) Boni face. 

(5) Biul, montagne de By, comma dans la charte précédente. 

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CARTULAIRI DI L*Ì¥ÌCmÌ b’ AOSTE 


227 


qui est apud dictum loeom . Paia est xx . libre pori ar- 
genti . Testes snnt Petrus , Benedictus , Ugo , Michael , 
Aymo , Petrus et Petrus suut fideiussores garendi cartam. 


XXIV. 


Renonoi&tion à une dime faite en faveur de l’évéque Boniface 
par Gontier Oasens de la Porte S. Ours. 

Carta de Crestela 0). 

1235 (2). 

Gunterius Gaseus de Porta sancti Ursi ( 3 ) iuratus finem 
et refutationem facit in B. episcopum Augustensem et in 
domum episcopalem , hoc est quod ipse finit et refutat ei 
totum illud ius quod habet vel habere potest in illa decima 
quam Pelerinus pater eius tenebat vel alius per eum Pe- 
lerinum in loco qui dicitur Crestaia vel alibi. 

Pena est xxx . libre puri argenti . Testes sunt Uldricus , 
Iaoobus , Wllencus , Lodicus ( 4 ) , Guido , Evardus , Enricus , 
sunt fideiussores garendi cartam , feria iv‘ . mensis madii. 

XXV. 

Cession de la dime de Grestalla faite par Aymon lombard à l’é- 
véque Boniface. 

1235 environ (5). 

Aymo lonbardus iuratus finem et donationem facit in 

(1) Il y a nne località de ce nom à Qoart et à Saint-Pierre. 

(2) D’apròs l’originai. 

0) La noble fami Ile Caseus ou Fromage avait sa maison d’habitation 
au nord de la Porte Prétorienne , et était fendataire de l'illustre maison 
de Qoart 

(4) Lodicus, liaez « Lndovicus t. 

(5) Cotte charte ne porte aucon ti tre dans le Cartulaire. Elle a le 
mime objet que la précédente, et on peut lai assigner la meme époqae. 

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J06KFH-AUGUSTS DCJC 


Bonefecium episcopum Augustensem et io successores eius, 
hoc est quod ipse finit et donat et refutat eis totum illud 
ius quod hahet in illa decima quam Petrus de Genceha ( J ) 
tenet ab ipso Aymone , et iacet in loco qui dicitur Crestella, 
salvo iure feudatarii prenominati . Pena est xl . libre puri 
argenti. Testes sunt Umbertus, Petrus, Eaimondus,Lodoicus, 
Petrus, Aymo , sunt fideiussoresgarendi cartam , feria i . mensis 
decembris, non est f. 


XXVI. 

Les chevaliers Aymon et Jacques de la Porte 'remettent à l’évé- 
que Boniface tous leurs droits sur la dime de Biogni. 

Carta de Biogni ( 1 2 3 ). 

1236 (3). 

Dominus Aymo miles de Porta < 4 ) iuratus finem et dona- 
cionem faoit in Bonefacium episcopum Augustensem , et in 
domum episcopalem, hoc est quod ipse finit et donat eis 
totum illud ius quod ipse habet vel habere potest vel habere 
* videtur in decima de Biogni , et in fructibus ipsius decime , et 
in rebus ad ipsam decimam pertinentibus , ubicumque sint 
in monte et in plano. Similiter Jacobus miles de Porta finit 
et donat eisdem domino episcopo et domai episcopali totum 


(1) Genceha ou Genese est un ha meati de la paroisae de Quart. 

(2) Riogni ; une ragion de ce nom existe sur le territoire de la paroisae 
de Saint- Etienne d 'Aoste. 

(3) C’est la date qu’on lit dans la charte originale conservée dans les 
archives de l’évèché, et radigée par Barthélemy, substitut du chancelier 
Qui 

(4) La famille noble de la Porte avait sa tour au nord de la Cité, près 
de la Rive de Saint- Etienne, sur l’emplacement de la caserne actuelle. 

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cartulaìrx de l’évèch» d’aoste 


229 

illud ius quod habet ipse Tei habere potest Tei habere tì- 
detur in dieta decima et in fructibus eius et in rebus ad 
ipsam pertinentibus , et hoc salTO iure feudatarioram ab 
ipsis militibus hoc tenentibus . Pena est c . libre pari argenti . 
Testes sunt Ugo , Petrus , Eaymondus , Jacobus , Stepbanus , 
Aymo , Thomas , sunt fideiussores garendi cartam ; feria u* 
mensis augusti . 


xxvii. 


Nicolas Boschayz cède à l’évéque Bouifaoe ses droits sur une 
possession à Lanvy. 


Carta de Lanvy 
1231 (2). 

Nicholaus qui cognomiuatur Boschayz iuratus finem et 
donationem facit in Bonefacium episcopum Augustensem et in 
successores eius, hoc est quod ipse finit et donat eis totum 
illud ius quod habet in una possessione que iacet super 
Lanyy . Fines sunt de i . parte torrens , de ii . lapis grossus 
et summitates de Beriaz , de m . lo chantel , de un . res 
episcopi , et finit et donat eis adhuc totum illud ius quod 
habet in rebus illis que iacent in LanTy, quecunque sint 
culte vel inculte . Pena est xl . libre puri argenti . Testes 
sunt Udricus, Petrus, Anselmus, Petrus, Gonterius, Johannes, 
Boso , sunt fideiussores garendi cartam , feria ti . mensis 
iunii; non est f. 


(J) Lanvy est un chàlet situò au pied de l’Hermitage de Saint-Grat, 
près Aoste, lequel a dépendu constamment de la mense episcopale jus- 
qu*à 1868. 

(2) Le document originai donne la date de la 6* férie de juin 1231. 

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290 


JOSEPH -AUGUSTE DOC 


xxvrn. 

Nicolas fiochaz oède à l’évéque Boniface tona ses droits sor dee 
biens à Lanvy. 

Carta de Lanvy. 

1230 (1). 

Nicolaus qui cognomiuatur Bochaz iuratus finem facit 
in Bonefacium episcopum Augustensem et in snccessores 
eius, hoc est quod ipse finit eis totuin illud ius quod habet 
in rebus omnibus que iacent in loco qui dicitur Lamvy a 
rivo inferius . Pena est xx . libre puri argenti . Testes sunt 
Boso , Petrus , Wllelmus , Gonterius , Robaldus , Johannes , 
Wllelmus , sunt fideiussores garendi cartoni., feria v . mensis 
aprilis . 

XXIX. 

Pierre renonce en faveur de l’ óve quo Boniface aux droits qu’il a 
sur une terre à Busséya. 

Carta de Buysea. 

1231 ( 2 ). 

Petrus iuratus finem et donationem facit in Bonelacium 
episcopum Augustensem et in domum episcopalem Augu- 
stensem et in snccessores eius , hoc est quod ipse finit et 

(1) Cette date est certame, d'apràs l’originai des archiree del’rfvfahd. 

(2) C’est ce qni consta de l’oiiginal. 

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CARTULAIRB DB L’ÉVÉCIìÌ D’àOSTE 


231 


donat eis omne illud ias quod habet in terra quam tenet 
Oddo Polet ab Aymone de Porta , et iacet in loco qui di- 
citar Buisseya , et nbicumqne sit ; hoc idem finit et donat 
Aymo pater eius Petri ex parte sua et landat . Pena est xl . 
libre puri argenti . Testes sunt Martinus , Wllelmus , Johan- 
nes , Petrus , Wllelmus , Arencho , Petrus , sunt fideiussores 
garendi cartam , feria n . mensis augusti . 


XXX. 

Jean de Greesan donne à la mense épiseopale una pièce de terre 
sitnée près de la Porte Béatrix. 

Carta terre iuxta turrim Biatricem O). 

1243 environ (2). 

Johannes de Grecano ( 3 ) iuratus donacionem facit et finem 
in domum episcopalem , hoc est quod ipse donat et finit ei 
imam pedam terre que iacet iusta portam que dicitur Beatris ; 
fines sunt de i . parte via publica , de n . res domini Gon- 
tefredi W , de ni . res sancti Jacobi ( 5 ) , de im . res Davidis . 
Pena est xxx . libre puri argenti. Testes sunt Aymo , Jo- 
hannes , David , Johannes , Wllelmus , Johannes , Wllelmus , 
sunt fideiussores garendi cartam , feria vii . mensis septembris . 


(1) C’est la porte près la tour de Bramatati, appelée jadis Béatrix, par 
suite de rentrée solennelle que fit par cette porte le vicomte Godefroy de 
Challant, avec son épouae Béatrix, fille du comte A mede e de Genève. 

(2) Le document originai n’existant plus, on ne peut qu’approxima- 
tivement fixer la date de cet acte à 1243. 

(3) Jean de Gressan était probablement fìls de Gontier de Gressan, ci té 
dans la charte suivante. 

(4) Le seigneur Godefroy de Challant vivait en 1242. 

(5; Sancti Jacobi , c’eat le prieuré de SaintJacquème devenu aujourd'hui 
le Grand Séminaire. Il relevait de Thospice du Grand Sai nt- Bernard. 

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232 


J03EPH-AUGUSTE DUC 


XXXI. 

Lee frères Pierre et Oontier de Gressan et Jean et Gontier, fila 
da dit Gontier, se désistent de tonte aotion à l’encontre de la 
mense épiscopale. 

Carta pacis ab illis de Graxano. 

1235 environ (I). 

Petrus et Gonterius fratres de Gracano ( 1 2 > finem et re- 
futationem faciuut in Bonefacium episcopnm Augustensem 
et in successores eius , hoc est quod ipsi finiunt et refii- 
tant eis omnem illam qnerelam et accionem quas habent 
rei habere poterant usque in hanc diem erga ipsnm episco- 
pum Tel domam episcopalem sire nomine rei feadalis sive 
nomine alterius rei . Hec similiter finiunt et refatant ex 
parte sna Johannes et Gonterius filli supradicti Gonterii 
dicto episcopo et successoribus eius . Pena est xl . libre 
puri argenti . Testes sunt Nathalis , Bodulphus , Johannes , 
SeTinus , Petrus , Giroldus , Wllelmus , sunt fideiussores ga- 
rendi cartam , feria n . mensis noTembris . 


(1) Ce qui nona amène k cotte date, c’eat une charte, qu’on rerra piu* 
loin, du 3 mare 1234 ou 1235, selon le style actuel, relative à une recon- 
naisaance de droita féodaux dea mèmea f rè rea Pierre et Gontier vis-à-vis 
de l’évèque Boniface. 

(2) Ha ótaient aeigneura de Gressan et tenanciera d’un grand n ombre 
de fiefa mouvant de la mense. 


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CARTULA1RB DB l/ÉVÈCHÉ D* A 08TB 


233 


XXXII. 

Vuillerme vend à l’évéque Jacques un pré à Bondona. 

Carta de Bondona W. 

1218 ( 2 ). 

Vullermus iuratus vendicionem facit in Jacobum episcopum 
Augustensera W et in successores eias , hoc est qnod ipse ven- 
dit ei anam peciaui prati cum fundamento que iacet in Bon- 
dona ; fines sant de i . parte via publica , de ii . lo chablo W , 
de in . rivos de vai , de mi . terra eiusdem episcopi , de v . 
lo beryayz . . . Precium est xi . libre puri argenti . Testes 
sunt Petrus , Jacobus , Johannes , Aymo , Falco , Albertus , 
Vullelmus , sunt fideiussores ga rendi cartam , feria v . mense 
novembri . 


XXXIII. 

Oberi, évéque d’Ivrée, vend à l’église d’ Aoste et à Boniface son 
évèque les teires, que les seigneurs d’Allian tenaient en fief 
de l’église d’Ivrée à Cogne et autres lieux. 

Carta de Conta seu de massa Spinelli < 5 >. 

1220 ( 6 ). 

Obertus Dei gratia Yporiensis episcopus ( 7 > iuratus ven- 

(1) Località de la paroisse de Charvensod. 

(2) Date certame d’après rorigina). 

(3) L’évèqne Jacques de Portia siégea de 1215 à 1219, année où il fut 
tranaféré à Asti. 

(4) On appella, en patois du pays, lo chablo, une sorte de couloir de la 
montagne ou de la colline, par où l'on fait d’ordinaire rouler les pièces 
de boia. 

(5) Spinelli , Epinel, village de Cogne. 

(6) C'est la date exprimée dans Toriginal conservi aux archives de 
l’évèché; mais il faut lire 1221, d’après le style actuel. 

(7) Cet évèque était de la noble famille de Bard. 

51 

Mite S II, T. Vili. 16 


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234 


J0SEPH-AL'I1U3TE DL’C 


dicionem facit in ecclesiam sancte Marie Auguste et in Bo- 
nefacium Dei gratia episcopum Augustensera et in succes- 
sores eius , hoc est quod ipse vendi t eis totam illam terram 
quam illi de Alano <*> tenent in Conia ab ipso episcopo 
Yporiensi , scilicet massum Spinelli ab utraque ripa fluminis , 
cui masso ab omni parte coheret terra sancte Marie , et 
totam illam terram quam habet in Yiaia < 1 2 3 4 > , cui coheret 
ab omni parte terra sancte Marie Auguste , et totum illud 
quod habet in villa Amate Ville pertinens ad reitantem 
(reitatem) illorum de Alino (Aliano) , et totum illud quod 
illi de Aliano habent vel habuerunt , quicunque teneat in 
valle Augustensi de reitate pertinente ad ecclesiam Ypo- 
riensein , salvis illis xn . denariis veterum secusinorum quos 
bone memorie dominus Gaymarus Yporiensis episcopus prò 
ista terra dedit annuatim ecclesie sancti Egidii de Ver- 
rez W . Precium est xii . libre veterum secusinorum . 
Pena est xr. . libre puri argenti . Testes sunt Emericus , 
Augerius , Johannes , Anselmus , Allodus , Wllelmus , Yil- 
lencus , sunt fideiussores garendi cartam , feria vii . mensis 
februarii . 


(1) Les seigneura d’Allian avaienfc leur residence à Aymaville. Leur 
maison forte était situóe au pied de la colline, au levant des fabriquea ac- 
tuelles. 

(2) Viaia, Viéye, village d’Aymaville-Saint-Léger. 

(3) Amate Ville , Aymaville. 

(4) Le couvent de Saint-Gilles à Verròs a été fonde, vera l’an 925, par 
la munificence deB marquis de Montferrat et a toujours professe la rAgle 
de Saint-Augustin. 


5i! 


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CARTULAIRE DE l’ÉvÈCHÉ d’aOSTE 


235 


XXXLY. 

Girard d’Iesogne cède à l’évéque Boniface tous ses droits sur une 

posseB8Ìon à IflBogne. 

Carta de Essyogny. 

1238 environ (1). 

Girardus de Exionia filius Bosonis iuratus flnem et do- 
nationem facit in Bonefacium episcopnm Augustensem et 
in domnm episcopalem, hoc est quod finit et donat eia to- 
tum illud ius quod habet in quadam possessione que iacet 
in Essionia in loco ubi constituta est nova Villa ( 1 2 > , et sunt 
fines huius rei de i . parte et de n . parte via publica , de 
m . res quas tenet Thomas , de mi . res quas tenet Petrus . 
Hoc laudant et similiter finiunt et donant eidem episcopo 
et domui episcopali pater ipsius Girardi Boso et filii ipsius 
Bosonis , Amedeus , Petru3 et Jordanu3 , et Jacobus , totum 
illud ius quod habent ex parte sua in dieta possessione . 
Pena est lx . libre puri argenti . Testes sunt Baudinus , 
Amedeus , Giroldus , Martinus , Jaquinus , Robaldns , Jo- 
hannes , suut fideiussore3 garendi cartam , feria carta (quarta) 
mensis maii. 

(1) L’originai raanque pour fixer Tannée. 

(2) Nova Villa . Catte expression indique que jadis, c’est-à-dire, avant 
le treizième siècie, le chefiieu de la paroiaae d’Issoguo était situò dans uu 
autre endroit. Le cbef*lìeu actuel porte encore le nom de Ville. 


53 


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236 


JOSEPH* AUGUSTE DUC 


XXXY. 

Thomas renonce en faveur de l’évéqne Jacques aax droits qu’il a 
sur une pièce de terre sise à Écharlod. 

Carta de Sala (*). 

1213 (2). 

Thomas iuratus finem et donationem et refixtationein 
facit in Jacobum opiseopum Augustensem ( 1 2 3 ) et in succes- 
sores eias , hoc est quod ipse finit et donat et refntat eis 
omne illud ius quod habet in unam contaminam terre ( 4 ) que 
iacet in Heschado , quam ipse Thomas tenet ab ipso 
episcopo ad medietatem reddendam . Cuius ftnes sant de i‘ . 
parto massus des Peveleis , de n* . massus des Yenithyers , 
de ni* . terra quam tenent li Follays et li Peveleys ab ipso 
Thome (Thoma) , de mi* . Sigismondi et Guidonis , et terra 
alterios Guidonis , de v* terra quam tenet Petrus et Aymo 
ab ipso Thome . Pena est c . libre puri argenti . Testes sunt 
Petrus , Beiboldus , Petrus , Martinus , Amedeus , Jordanus , 
Riferius , sunt fideiussores garendi cartam , feria m . men- 
sis aprilis. 


(1) Sala, paroisse de la Salle. 

(2) Date raarquée dans le document originai existant aux archive» 
l'óvéché. 

(3) Leveque Jacques de Portia. 

(4) Contaminam terre , Condémine est une terre exempte de toute charge 
agraire (Du Cange, Gloss.\ 

\5) Heschado , Kcharlod, haraeau de la Salle 


54 


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CARTUl.AIRE DE L’évÉCHÉ D'aOSTE 


237 


XXXVI. 


Jordan de Thora donne à l’évèque Pierre deux préa situés à 
Cheaère. 


Carta de Torà (*). 

1250 environ. 


Jordanus de Torà iuratus donationem facit et finem in 
Petrom episcopum Augustensem M et in domum episcopalem 
et cui dare voluerit , hoc est quod ipse donat et finit ei 
uuam peciam prati cum fondamento que iacet in Formeri , 
in loco qui dicitur Cheseri . Fines sunt de i‘ . parte lovio , 
de ii . aqua de Valmeyana , de in . rivus herbalis et la Ba- 
tenderi , de mi . res illoruin de Sarro , et de sancto Petro , 
et de Amavilla . Item donat et finit ei totum illud ius quod 
ipse habet in nna pecia prati , que dicitur Batenderi , que 
iacet in eodem loco . Pena est xx . libre puri argenti . 
Testes sunt Petrus , Turumbertus , Johannes , Jacobns , 
Guido , Jacobns , Stephanus , sunt fideiussores garendi car- 
tam . Hoc laudant Boreta uxsor eius donatoris et P«trns , 
et alins Petrus , quidam Poncius , et Galiana , et Sibilla 
infantes eorum , feria un . mensis octobris. 


(1) Torà dtait un bourg distant de deux lieues et demie de l’dglise 
paroissiale de Sarre. Il fut anéanti , le 6 juillet 1564, par la chute de la 
montagne qui le dominait, appello Becca-France. Le village actuel de Thora 
a été bàti au levant de Tancien bourg de ce nom. 

(2) Pierre, de la noble maison d’Étroubles ou de Bosses, a occupi le 
siége d'Aoste de 1246 à 1259. Il a laissé bon nombre de cbartes de aon 
épiscopat. 

(3) Frumieree et OheBère sont deux chàlets aitués au h&ut du vallon 
de Sarre. 


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P3S 


J03EPH- AUGUSTE DUC 


XXXYII. 

Le chevalier Villencus d’Aymaville fait cession à l’évèque Boni- 
face d’un cene à Thora. 

Carta de decima de Toura. 

)2 >9 environ. 

Dognus (Doniinus) Yillencus miles , qui cognominatur 
presbiter de Amavilla , iuratus finem et donationem facit in 
Bonefacium episcopum Augustensem et in successores eius , 
hoc est quod ipse finit et donat eis totum illud ius quod 
ipse habet in xv . sextariis siliginis annuales (sic) quas ipse 
ltabet in deciinatione de Torà , quain decimationem ipse Vul- 
lencus tenet ab ipso episcopo , et finit totum illud ius quod 
habet in dieta deciinatione xv . sestariorum , et istos xv . 
sestarios siliginis faciuut filii quondam Aymonis de Sinzo < 2) . 
Pena est l . libre puri argenti . Testes sunt Deuslofit , Johan- 
nes , Martinus , Johannes , Martinus , Wllelmus , Jacobus , 
sunt fideiussores garendi cartam , feria vii . mensis decémbris . 

XXXVIII. 

Le oomte Thomas I cède à l’évèque Boniface tout ce que Gontiei 
Borbot tenait en fief du comte. 

Carta rerum quondam Gonterii Borbot quas vendidit 
dominus Comes. 

1277 (3). 

Tomas Comes Sabaudie et marchio iu Ethalia (Italia) iu- 

(1) Nous avons des Charles de ce seigneur d’Avruaville, datèesdel237 
et de 1239. 11 fit beaucoup de largesses à la mense. 

(2) Sinzo , Sarre 

(3) Les archives de l’éveché possèdont l’originai de catte charte, ea date 
de 1227. 

50 


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CABTULAIRE DE l’ÉvÈCHÉ D’aOSIE 


280 


ratas finera et donationem facit in Bonefacium episcopnm 
Augustensem et in successores eius, hoc est quod ipse finit 
et donat eis totum illud quoi Gonterius Barbot tenet per 
feudum ab eo Comite , quicquid sit illud et ubicumque sit 
prò xxv . libris novorum secusinoruin , quas dictus episco- 
pus donavit et in quibus computate sunt x . libre , et xnu . 
solidos (sic) , quas dictus Comes debet episcopo . Pena est c . 
libre puri argenti , Testes sunt Wllermus , Bermondus , Pe- 
trus , Aymo , Anselmus , Aymo , Petrus , sunt fideius- 
sores garendi cartam , feria mi . raensis septembris. 


XXXIX. 


Aymon Facoma remel à l’évéque Boniface tona ses droits sor lea 
biens qu’il tenait de l’évéque. 


Carta rerum quondam Aymonis Facema. 

1238 (1). 

Aymo Facema iuratus finem facit in Bonefacium epi- 
scopnm Augustensem et in domum episcopalem , hoc est 
quod ipse finit eis totum illud ius quod ipse habebat in 
omnibus illis rebus quas ipse tenet ab ipso episcopo , ubi- 
cumque ipse res sint in monte et in plano , culte et in- 
culte . Pena est xx . libre puri argenti . Testes sunt Pe- 
trus et Petrus , Sevynus , Petrus et Petrus , Guichardus , 
Anselmus , sunt fideiussores garendi cartam , feria i . mensis 
ianu&rii. 


(1) Cetto date nous est acquise par Poriginal, seuloment il f&ut compter 
1239, seloa le style moderne. 

W 


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*40 


josvpb-aoousti doc 


XL. 

Pierre vend à l’évéque Jacques des immeubles située dans l’enceinte 
de la ci té. 

Itera carte de territorio Augustensi. 

1218 environ (1). 

Petrus inratus vendicionem facit in Jacobum episcopum 
Augustensem et in successores eius , hoc est quod ipse ven- 
dit eis nnum casamentum cum {andamento et edificio et 
vinea et arboribus simul tenentibns , sai vis ti . sestariis vini 
puri , et sai vis 11 . solidis annuatim sancti Ursi , que iacet 
infra Augustam , iusta domum episcopi ; fines sunt de i . parte 
via puplica , de n . res episcopales , de hi . res de Vachayri® , 
de mi . res archidiaconi Davidis , de v , res de Archulo . 
Precium est xxxvi . libre . Pena est c . libre puri argenti . 
Testes sunt Gonterius , Petrus , Johannes , Allodus , Aymo , 
sunt fideiussores garendi cartam , feria v . mensis maii . non 
est sol. 


XLI. 

Aymon vend à l’évéque Boniface tona ses droits sor dee biene sii 
à Pario. 


Carta de rebus de Pario (•*) . 

1226 (5). 

Aymo iuratus vendicionem facit et finem in Bonefecram 


(1) Nous avons assigné cette date approximative, parca que nona avons 
de l’évéque Jacques de Portia ici citò d’autres chartes de la raéme année. 

(2) La famille Vachayri résida d’abord à Aoste et acquit plus fard la 
tour d'Étroubles. L’évéque Pierre d’Étroubles appartieni à cette fiunille. 

(3) De Archulo , de l’Archet. 

(4) Localité aux environs de Busséya. 

(5) C’est ce qui couste du document originai. 

68 


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CàRTUL\IRE OR L’^rèCH^ d’aoste 


241 


episcopum Augnstensem et in domnm episcopalem et in suc- 
cessoros eins , hoc est qnod ipse finit et vendit eis totnm 
illnd ins qnod habet vel habere poterat super unam pedani 
terre qne iacet in Pario , et insuper vendit et finit eis totnm 
illnd ins qnod habet vel habere poterat in illis rebus quas 
tenet Boso de Arcu , qne iacet in loco qui dicitur Pano, qne 
snnt de fendo eiusdem episcopi . Hoc laudat et ex parte sna 
finierat totum illnd ius qnod habent vel habere poterant 
super ipsis rebus et super dieta pecia terre Wllelmus , Pe- 
trus et Aymo filii supra dicti Aymonis . Hoc vendit et finit , 
salva feudataria et vageria Bosonis eiusdem . Fines istius 
pecie terre sunt de i a parte via puplica , de n* res Valterii , 
de aliis partibns terra quam tenet dictus Boso . Hoc landat 
Jacobus nepos supra dicti Aymonis et finit ex parte sna . 
Precium vi . libre et x . solidi . Pena est xv . libre puri ar- 
genti . Testes sunt Petrus , Yibertus , Johannes , Petrus , 
Johannes , Petrus , Johannes sunt fideiussores garendi car- 
taio . Hoc laudant Anselmus , Jacobus , et Girardus filii Ay- 
monis iuvenis , feria v . mensis martii . 

XLII. 

Piene de Villa cède à l’évéque Boniface ses droits sur dea im- 
meublee eia à Meysata et à Perron. 

Carta de Meysata et de Perrurn. 

1242 ( 1 ). 

Petrus de Villa iuratus donationem facit in Bonefacium 
episcopum Augnstensem et in successores eius , hoc est quod 
ipee vendit eis tres partes unius pecie terre que iacet ad 

(1) D’après la charte originale écrite par Turumbert, substitut du 
chancelier Gai. 

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242 


JOSEPH- AUGUSTE DUC 


Mesatam M et tres partes duorum casalium que iacent infra 
civitatem Augustam in loco qui dicitur Perrum (2) . Fines 
tocius pecie terre sunt de i . parte via puplica , de n . res 
Petri et Richalmi , de in . res eorumdem Petri et Richalmi , 
et res hospitalis , de un . res Lanberti . Fines totornm 
casalium sunt de i . parte ria puplica , de n . res quam (4i 
Gaufredus sacerdos , de ni , res quam tenet Nicholaus , de 
un . res Johannis et dicti Gaufredi . Precium est lxxv . so- 
lidi . Pena est vii . libre puri argenti . Testes sunt Petrus , 
Armant , David , Petrus , Anselmus , Bovo , Jacobus , sunt 
fideiussores garendi cartarn . Hoc laudant Bonefacius frater 
venditoris , et Margarita uxor eius , et Vilencus , et Ancelina 
infantes ipsorum , et Jacoba uxor Petri venditoris , feria i • 
mensis maii. 


XLIII. 

Lea frèrea Pierre et Louia vendent à l’évéque Aymon des biens à 
Javio. 

Carta rerum de Javio in Dovia < 6) . 

1174 ( 6 ). 

Yenditionem faciunt Petrus et Lodovicus fratri (frater) 

(1) Mesatam , hameau proche de 1 ogliae de Saint-Christophe. 

(2) Perrum , ce sont les demières maisons du bourg de Saint-Oura 
qui aYoisinent la place aujourd’hui Charles-Albert, Le ruisseau, qui seri 
de ligne divisoire entra les paroissas da Suint-Jean et de Saint-Laurent, 
a’appelle de nos jours encore Ru-Perron. 

(3) Il est probablement queation ici de Tliòpital de la Maladière, exis- 
tant jadia dans la piaine de Saint-Christophe, où étaient recouvrés lea 
ìépreux si nombreux dans le raoyen àge. 

(4) Le copista a orais le mot « tenet ». 

(5) L’acte de cette vente a été publié dans le tom. I, Ch. col. 878, 
Hist, patr. Mon. t d’aprèa le docament criginal. La copie, qae noas awns 
transente sur le Cartulaire et que nous donnona ici, est plus exacte et 
renferme ausai lea noma dea confina dea biens fonda en question. 

v 6) Date exprimée dana l’originai. 

60 


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CARTULAIRE DE l/ÉVÈCHÉ d’aOSTE 


243 


eira in Ayinonem episcopum Augustensem (D et in succes- 
sore eius episcopos , hoc est qnod Petrus et Lodovicus ven- 
dunt eis illud casamentum quod ipsi habent in loco qui di- 
citar Javio < 2 > cum ediflciis et ortis et curia et terra et prato , 
sicut ipsi sunt inde investiti per alodium et alius per eos . 
Fines casamenti sunt de 1* parte via puplica (publica) , de 11* 
terra de Porta sancti Ursi ( 3 > , de ni* Aymo Galiana , de 
un terra Montis Jovis i 4 ) . Fines terre et prati sunt de 1* parte 
terra illorum de Volta , de u* infantes Petri Alaman , de 
m* , Bernardus Calvus et fratres eius , de mi* terra eccle- 
siarum . Premunì est vi . libre . Pena est xn . libre puri ar- 
genti . Testes sunt Guillelmus , Boso , Ugo , Sulpianus , Gi- 
roldus , Ebrardus et Arenzo , sunt fideiussores garendi car- 
tata . Agnes uxor Petri , et infantes eorum Guillelmus , Ja- 
cobus , Gunterius , Biatrix , Ysabella , Escalona et sorores 
Maria , Mabilia, laudant et contirmant per manum eiusdem 
Petri eorum advocati , feria ii.‘ mensis decembris . 


XLIV. 


Albert vend à l’évéque Boniface tous ses droits sur dea biens si- 
tués à Doue. 


Carta rerum de Dovia. 

12 -'6 (5). 

Albertus iuratus vendicionem facit in Bonefacium episco- 


(1) Ayraon, iasu de la noble raaison de la Porte Saint Ours, siégea 
de 1170 à. 1179. 

(2) Javio , haroeaa près l’église paroissiale de Doue. 

(3) Lea seigneura de la Porte Saint*Ours ou de Quart avaient dea poa- 
aeaaiooa à Doue. 

(4) Montis Jovis , le Mont-Joux n’est autre que le Grand-Saint-Bernard. 

(5) La charte originale ródigée par Jean, aubatitut du chancelier Gui, 
donne la date de 1226. 

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244 


JOSEPH -AUGUSTE DUO 


pum Aagustensem , et in saccessores eius , et in domnm epi- 
scopalem Aagustensem , hoc est qnod ipse vendit eis omne 
illud ius qnod habet in una pecia terre et in domi bus et in 
arboribus simul tenentibus que iacent in Dovi W . Fines snnt 
de i* . parte terra de Porta sancti Ursi , de n‘ . terra eiusdem 
domus , de in* . terra quam tenent Yullelmns et Johannes , 
de mi* . via puplica . Precium est c . solidi . Pena est x . 
libre puri argenti . Testes sunt Abbo , Petrus , Laurenrins , 
Johannes , Yibertus , Yllelmus , Martinus sunt fideiussores 
garendi cartam . Hoc laudant Johanna uxor eius , et Abbo et 
Petrus filii eorum , feria n* . mensis septembris. 


XLY. 

Jacques de la Porte vend à l’évèque Boniface le cene de 12 sola 
que lui doivent les hommes de l’évéque à Doue. 

Carta de JDovia. 

1232 (2). 

Jaeohus de Porta < 1 2 3 ) iuratns vendicionem facit in Beae- 
facium episcopum Augustensem et in successores eius , hoc 
est quod ipse vendit eis xii . solidos veterum secussinm 
annuales quos homines dicti episcopi qui morantur in Dovia 
faciunt et solent facere ipsi Jacobo annuatim . Precium est 
vm libre. Pena est xx . libre puri argenti . Testes sunt Ja- 
cobus , Aymo , Bartholomeus , Wllelmus , Girardus , Volber- 
tus , Yillencus , sunt fideiussores garendi cartam , feria u* . 
mensis septembris. 


(1) Dovi, Doue. 

(2) L’originai assigne pour date la 6* ferie de mare 1232. 

(3) De Porta, seigneur de la Porte Saint-Etienne. 


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CARTOLA IBS DB L’ÉVÈCUÉ d’a 08 TE 


245 


XLVI. 

Piene vend à l’évèque Guillaume ses biens patrimoniaux aia à By. 

Carta de Biol (*> . 

1168 ;2;. 

Yendicionem facit Petrus in Guillelmum episcopum Au- 
gustensem et in alios snccessores eius episcopos , hoc est 
quod ipse Petrus vendit eis sedimen < 3 > unius alpis et quic- 
quid ipse habet et ei accidit in Bioyl , ex parte Petri pa- 
tria sui , et in alpe et in pascuis et in sortibus et in cultis 
et non cultis . Precium est xxtm #r . solidi . Pena est x . li- 
bre puri argenti . Te3tes sunt Ebrardus et alter Ebrardus , 
Ghiillermus , Stephanus , Boso , Petru3 et Gilius , sunt fide- 
iossores de carta garendi . Brida uxor Petri et infantes eorum 
Arinilfas , Bodulfus , Erardus , Matildis , Maria , Guillerma 
laudaverunt et firmayerunt per manum Petri adyocati sui. 

XLY11. 

Anseime donne à l’évéque Boniface 6 livrea sur la dime de Biogni. 

Carta decime de Biogny . 

1223 (5). 

Anselmus iuratus donationem facit in Bonefacium episco- 


(1) Biol , chàlet de By à Ollomont. 

(2) Un inventaire des bieos et avoirs de la mense episcopale, dressd 
dans le siècle dernier et cotte n° 2*2 ! 7, fait mention de cet acte à la date 
da 3 octobre 1 1 68. Nous avons aussi en cette année d’autres chartes de 
l’drèque Ouillaume de la Palud. 

(3) Sedimen, emplacement (Du Cange, Gloss.). 

(4) L’index place cette région à Saint-Barthéìemy. Ce mème nom se 
retrouve dans la paroisse de Saint-Étienne d’Aoste. 

(5) Date consignée dans l’originai écrit par Jean, substitut du chan- 
oelier Qui. 

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216 


J0SKPH-AUGU3T* DUC 


pum Augustensem et in successores eius et in domum epi- 
scopalem , hoc est quod ipse donat eis vi . libras novorura 
seeussinoruni super totam decimam quam Evardns Grassus 
tenebat ab ipso episcopo , et iacet in Rogni , et donat eis 
fructus diete decime . Pena est xx . libre puri argenti . Testes 
sunt Petrus , Wllelmus , Petrus , Wllelmus , Petrus , Johan- 
nes , sunt fideiussores garendi gartam (sic) . Hoc laudat Ja- 
cobus filius eius , feria mi* . mensis martii W . 


XLVIII. 

Martin vend à l’évèque Guillaume la quatrième partie du mouliu 
de Goppet et de ses dépendances. 

Carta molendini de Copet. 

1167 environ (2). 

Vendicionem facit Martinus' in Guillermum episcopum 
Augustensem < 1 * 3 4 > , hoc est quod Martinus vendit Guillerrao 
episcopo quartam partem molendini de Coppet , sicuti ipse 
est investitila inde per aiodio (sic) et decursu aque et ripa 
et pascuis . Precium est xui . solidi . Pena est v . libre puri 
argenti . Testes sunt Boso de Porta sancii Urei , Guite- 


(1) Nous voyons souvent la femme et les enfants des bienfaiteurs ra- 
tifier les actes de donations et de cessione faites à la mense. Cotte inter- 
vention des roembres de la mòrae famille térnoigne de leur esprit commun 
de charitó, et était exigée pour donnei* une plus grande valeur aux actes. 

(V) Nous assignons cotte année à la présente charte, parco que la 
charte 18* a trait cornine celle-ci au moulin de Copet, et est datée de 1167. 

(3) L’éveque Guillaume de la Palud vivait en ce temps. 

(4) De Tillier (Chron. hist. des famiUis nobles) ne fait pas mention do 
ce seigneur de la Porte Saint- Ours. 

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CARTULAlRE DE L’ÉvÈCHrf D’AOSTE 


247 


rins , Guibertus , Bernardus , Guillencus , Guillermus et 
Petrus sunt fideiussores garendi cartam . Agatha uxor Mar- 
tini d) et Andemarus filius eorum laudaverunt et firinaverunt 
per manain Martini advocati sui de rebus emptis . 


XLIX. 

Émerio vend à l’égliae de S'-Mario et de S.-Jean et à l’évéque 
Valbert tous lea biens et tous les droits qui lui compètent 
à Gogne. 

Carta rerum de Amavilla et de Quonia. 

1192. 


Nous ne transcrivons pas cette charte , parco quelle 
a déjà para dans le tom . i . Chart . Hist . Patr . Mon . 
col . 995 . On relève cependant dans le texte pnblié quel- 
ques inexactitudes . Ainsi , au lieu de Gonia, c’est « Co- 
« nia » ; au lieu de tamque sit monte , il faut lire « ubi- 
* cnmque sit in monte ». La fin de l’acte doit étre rectifiée 
comma suit :«.... confirmaverunt omnes fratres sui 
* Ebrardus , Aimo , Petrus , Arducio , Guillencus , Ugo et 
« filii Ebrardi , Rodulfus et Aimo . » C’est ce qui consto de 
« la charte originale écrite par le chancelier Pierre d’ Aoste , 
la 4*. férie de mars 1192 , et conservée aux archives de 
l’Évéchó. 


(1) Dana la charte 18* citóe, Martin vend à l'évèque Guillaume tous 
les droits qu’il mesurait sur le moulin de Copet; dans la présente charte, 
c’est aussi un nommé Martin qui vend au memo prélat la quatrième partie 
de ce mème moulin. Ge deux pièces ne sauraient cependant ètre confon* 
dues: cardane la première, la femme de Martin s’appelait Wilburgaj dans 
ia seconde, elle est appelée Agathe. 

05 


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248 


JOSEPH- AUQU8TE DOC 


L. 

« 

Lea fròrea Ébrard , Arducion et Émerio oèdent à l’égliae da 
S*-Marie , k l’évèque Valbert et aa chapitre de la Cathédrale 
tout ce qu’ila exigeaient à ti tre de maréchaussée à Cogne et 
aillears. 

Carla augustana de Conia et aliis locis. 

1190. 

Gotte charte a été insérée dans le tom . i . Ch . col . 968 , 
Hist . Patr . Mon . avec la date de mai 1190 . C’est la 
date du mois d’avril qu’elle porte daqs le Cartulaire . 11 y 
a aussi les erreurs suivantes : per pastum au lieu de « prò 
pasta » , iure pour « iuris » , laudarus pour « laudayerunt » . 


LI. 

L’évèque Valbert renonoe à la prestation de maréchaussée due 
par les frères Guillaume et autres. 

Carta augustana de Palu f 1 2 '. 

1191 (2). 

Donationem et finem facit Vualbertus episcopos in Guil- 
lermum de Palade et in Guillelmum fratrem eins et in Ande* 
marnm et Johannem et in Vibertum et in Durandnin et in 
infantes eorum , hoc est quod Valbertns episcopos donat et 
finii predictis hominibus totam illam exaccionem et illarn 


(1) Paluy hameuu de la paroisae do Gressan, où la mense avait un fUf. 

(2) Noua avons le document originai écrit par le chancelier Pierre, 
la £• férie de janvier 1191. 

dfi 


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CARTULAIRB DE l/ÉVÈCHE D’AOSTE 


249 


pessìmam consuetadinem que dicitur mareschalcia quam ipse 
Walbertus episcopus aquisivit de illisde Amavilla . Pena est c . 
libre puri argenti . Testes sunt Audemarus , Guillelmus , 
Johannes , Guillelmus , Oddo , Berno et Giroldus , sunt fi- 
deinssores garendi cartam. 


L1I. 

Jean de Gressan vend à Bodolphe, procurenr de la mense épis* 
oopale , dea biens sitaés à la Villette. 

Carta de Intra W. 

1244 environ. 

Johannes , filius Gonterii de Gracano , iuratus vendicio- 
nem facit in Rodulphum Augustensis ecclesie procuratorem ® 
ad opus domus episcopali , hoc est quod ipse vendit ei me- 
ditatemi uniu3 pecie terre et vinee et prati cum fundamento 
et arboribus et medietatem quatuor pecie (sic) terre cum 
arboribus que iacent ad Vileta ( 3 ) . Fines tocius pecie terre 
et vinee et prati sunt de prima parte Gontardorum et 
illorum de ultraaqua et res de Sarro ( 5 ) , de n . res Aymonis 


. (1) Ijnmédiatement avant cotto charte, le Cartulaire reprodait au bas 
de la page uno charte tout à fait identique à celle que noua avons trans- 
ente so us le n° XLIX. 

(2) Rodolphe Grossi du Chàtelar de la Salle, prévòt de la catbódralo 
d* Aoste, fut ad minia trateur da diocèse, après la mort de Boniface de Val- 
pergae. La vacance du siége dura jusqu’en 1246, où nous voyons appa- 
rattre l’évéque Pierre d’Etroubles. Nous avons de Rodolphe, qualifié de 
procureur de l’église d’ Aoste, une charte du 13 avril 1244. En mars 1248 
Rodolphe signait un acte corame archevèque ólu de Tarentaise. 

(3) Vileta, c’eat probablement le village d* Introd qu’on appello Ville 
dessous. 

(4) La tour des Gontar est située sur la route qui tend de Saint-Pierre 
à Villeneuve. 

(5) Les seigneurs de Sarre avaient des possessions à Introd. 

67 

Mise S II, T. Vili. 


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250 


JOSKPH-ADQUSTE DUC 


et Petri , de in . lesberiais , de mi , res illornm sancti Petri 11 ) 
et sancte Marie (9 et Comitis (9) et Agnetis . Fines tocius 
pecie terre sunt de i . parte res de Sarro , de n . res Petri , 
de m . res sancte Marie quas tenet Nepos , de nn . res 
Wllelmi . Fines tocius secunde pecie terre sunt de i . parte et n . 
via publica , de ni . res de Bardo < 5 ) et res de fonte Yiberti 
et Jordani , de mi . res Yolbertorum et Petri . Fines tocius 
terre sunt de i . parte et n . via publica , de ni . res Petri , de 
mi. res de Sarro , de v .res Petri . Fines tocius quarte W sant 
de i . res Tiebaldi , de n . res de Sarro , de m . res Amedei , 
de nn , aqua de Intro . Precium est xvn . libre . Pena est xl . 
libre puri argenti . Testes sunt Gauterius , Johannes , Wllel- 
mus , Guido , Rumeus , David , Petrus , sunt fideiussores ga- 
rantii cartata . Hoc vendit , salvo iure feud&tariorum , feria ui 
mensis iulii. 


LUI. 


Thibaud de Morgex donne à Pévéque Pierre une pièce de tene à 
Echarlod. 

Carta de Sala. 

1250 environ (8). 

Tiebaldus de Moriacio iuratus donacionem facit in Pe 


(1) Sancii Petri , paroisse de Saint-Pierre. 

(2) Sancte Marie , Villeneuve. 

(3) Comitis , le comte de Savoie avait beaucoup de terrea dans là Vallee 

(4) Le copiate a omis ici le mot « prime ». 

(5) Probablement , il s'agit de Marc, seigneur d’Introd, fila alno de 
Hugues, seigneur de Bard. 

(6) Ajoutez le mot « tertie ». 

(7) Sous-entendu « terre ». 

(8) Nou 8 n’avons aucune donnée pour établir l’année precise de celle 
charte. Nous savons seulement que Pierre d’Etroubles, à qui se rapporto 
ce document, fut évèque d’ Aoste de 1246 k 1259. 

(9) Moriacio , paroiaae de Morgex. 

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CARTULA1RE DE L'evÈCHÉ d’ A OSTI 


251 


tram episcopam Augustensem et in successores eias et coi 
dare voluerit , hoc est quod ipse donat eis unam peciam 
terre que iacet in loco qui dicitar Eschalo ( 1 2 ). Fines sant 
de i . parte et n . et ni . et mi . res episcopi . Pena est l . 
libre pari argenti . Hoc donat eis , salvo iare feudatariorum . 
Testes sunt Petrus , Jacobas , Petrus , Aymo , Petrus , 
Johannes , Thomas , sant fideiussores garendi cartam , feria 
nu . mensis novembris . 


L1V. 

Arman et André donnent à l’église de S«-Marie et de B.-Jean et 
à la mense épisoopale tona leu» biens allodianx. 

Carta augustana de Augusta. 

Sana date (2). 

Donationem faciunt Armanus et Andreas in ecclesiam 
sancte Marie et sancti Johannis et in domum episcopalem , 
hoc est quod isti duo donant predicte ecclesie et domui epi- 
scopali totum illud adlodium quod ipsi habent et alius per 
eos , ubicumque sit cultum et incultum , in monte et in 
plano . Pena est x . libre puri argenti . Testes sunt Wm- 
bertus , Petrus , Unbertus , Guillelmus , Boso , Aymo et 
Ebrardus , sunt fideiussores garendi cartam , feria ni . mense 
ianuario . 


(1) Eschalo , Echarlod, hameau de la Salle. 

(2) L’absence de toni indice ne nous permei de rien affirmer au sujet 
de ce document 


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25S 


J03EPH-A0G03TB DUC 


LY. 

Échange de biena aia ciana la oité entre l’évèque Guillaume et Al- 
bério. 

Scriptum de Augusta. 

1167 environ (1). 

Breve recordationis quam Albricus vendit imperpetuum 
Guillelmo episcopo et successoribi eius episcopis totani illud 
edificium , et vineam , et topicas ( 2 >, et claosuras et omnes usua, 
quos ipse babet et alius per eam in casali qaod ipsemet Al- 
bricus tenet ab episcopo infra civitatem Augitam ; et episco- 
pi dimittit idem casale cum edificio , et vinea , et topicis et 
aliis usibus ipsius casalis eidem Albrico et Odierne uxori eius 
quamdiu vixerint , prò tribus solidis de servido , quos debent 
reddere singulis annis episcopo aut successoribus eius episco- 
pis ad festum sancti Stephani . Albricus vero et uxor eius 
debent manutenere domum predicti casalis , et topicas , et 
clausuras , quod non peiorent in vita eornra, et si peioraverint 
et infra mensem non redificaverint , episcopi accipiat totum 
in marni sua , et faciat inde quod sibi placuerit . Precium est 
xxxv . solidi . 


LYI. 

Yiutbold et sa femme Angusta donnent à l’églìse de S* -Marie et 
de S.-Jean et à l’évéque Arnulphe certains biens allodiaux. 

Carta augustana de donatione. 

1150 enyiron. 

Donationem faciunt Yuitboldi et Augusta uxor eius per 


(1) L’évèché possedè l’originai de cette charte. Parmi les téraoins de 
l’acte, figure Guillaume, prieur de Saint-Ours. Or, celui-ci vivait en f 167. 

(2) Topicas , treillesj le mot patois correspondant est topica. 

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CA RTD LA IRC DB L ? ÉvÌJCtiÉ d’aOSTE 


253 

manum ipsias Yuitboldi mariti et advocati sui insanctara 
Mariani et sanctam Jobanneui W et in Arnulfum episcopum < 1 2 3 > 
et successores eius , hoc est Augusta donat per manum 
Yuitboldi mariti et advocati sui sancte Marie et sancto Jo- 
hanni et Arnulfo episcopo et successorìbus eius omne illud 
alodium quodcumque ei accidit vel acciderit ex parte patris 
et matris et quocumque adquisivit Tel aquisierit. 

Pena est xxx . libre puri et optimi argenti . Testes 
sunt Yido , Laurentius , Boso , Petrus , alter Petrus , Giroldus 
et Petrus , sunt fideiussores garendi cartam . Infantes Yuitboldi 
et Auguste laudaverunt et confirmaverunt per (3) quorum 
nomina sunt hec : Petrus , Alburga , Agnes , Augusta , Sarra , 
Martina , Giberga < 4 > manum Yuitboldi eorum advocati . Ite- 
rum Beatrix Alia Yuitboldi et Auguste laudavit et conflrmavit 
per manum Constabilis et < 5 6 > mariti advocati sui. 


LYII. 


Eorard d’Aymaville cède à l’évèque Boniface ses droits sur la dime 
de Charrensod. 


Carta augustana de Chalveneo (®). 

1232. 

Euràrdus de Amavilla iuratus finem et refutationem facit 
in episcopum Augustensem Bonefacium et in successores eius , 
hoc est quod ipse 'finii et refutat eis totum illud ius quod 


ri 


(1) Églises de la Cathédrale et de Saint-Jean voisines l’uae de Tautre* 

(2) Leveque Àrnulphe siégeait en HcO. 

(3) P«r, ce mot est ici hors de place. 

(4) Manque la préposition a per ». 

(5) Et est transposd; il faut lire • Constabilis mariti et advocati sui » 

(6) Chahmto, Charvensod près d’Aoste. , . 


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254 


JOSEPH- AUGUSTE DUO 


habet Tei habere potest in decima de Chalyenzo et in ap- 
pendiciis istins decime , salvo iure fendatarii . Pena est xl . 
libre pari argenti . Testes sunt Girardus , David , Petrus , 
Girardus , Uguo , Otho , Johannes , sunt fideiussores garendi 
cartam , anno domini n* . cc° . xxx° secando . W 


LVIII. 

Hugues de S. -Maurice se désiste de toute action féodale contre 
l’évéque Boniface et lui fait don de 60 marce d’&rgent. 

Carta augustana de rebus feudi quondam J. Wllermi Visini. 

1254. 

Ugo de sancto Mauricio de Clablays ( 1 2 ) , qui dicitar Yisin , 
Alias quondam Thome , iuratus donationem facit finem in domi- 
num Petrum episcopum Augustensem et in successores eius et 
cui dare voluerint , hoc est quod ipse donat et finit eis totum 
illud ius et totam illam querelam sive actionem quod et 
quam ipse habet vel habere dehet vel potest in ilio feudo , 
quod ipse Ugo tenet vel tenere debet ab ipso episcopo , quod 
feudom tenuit quondam Wllermus Yisin de Porta sancti 
Ursi < 3 > , ubicumque sit dictum feudum in monte et in plano , 
cultum et incultum . Item donat eis dictus Ugo lx . marcas 
argenti super dictum feudum . Hanc eandém donationem 
et finem faciunt Jacobus psalterius < 4 > de sancto Mauricio et 


(1) L’acte originai, écrit par Jean substitut du chancelier Qui, ajoute 
la date de la 5* ferie d’avril. 

(2) Autrefois le Chablais comprenait le Bas-Vallats, dcmt fait partie la 
bourgade de Saint-Maurice. 

(3) C’est-à-dire que Guillaume Visin avait sa demeure près de la Porte 
prétorienne. 

(4) Psalterius , ce nona paralt designer Fofficier chargé de recueiliir lea 
doni era publics. 

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CARTU L'AIRE DE L*ÉVÉCHÉ d’aOSTE 


255 


Morisetus frater eius et Udricus frater eios donatoris , Ro- 
dulphus , Jacobas qui dicitur Flamey , Johannes et Guido 
filii eins Jacobi psalterii , et Petrus nepos eins Jaeobi filius 
quondam Rodulphi salterii. 

Pena est c . libre puri argenti . Testes sunt Yarinus . 
Anselmus , Villelmus, Gaufredus , Wllelmus , Anselmus , Pon- 
cins , sunt fideiussores garendi cartam , anno dominice Incar- 
natiouis m° . cc® . uni 0 . feria vn* mense octobris. 


LIX. 

Pierre de Chesalet donne à l’évéque Pierre dee immenbles à Gogne. 

Carta augustana de Conia. 

1248. 

Petrus filius quondam Falconis de Gasaleto iuratus do- 
nacionem facit in Petrum episcopum Augnstensem et in 
suceessores eius , et cui dare voluerint et in domum episco- 
palem , hoc est quod ipse donat eis medietatem unius do* 
mas que iacet in Conia in loco qui dicitur Crns . Fines 
tocius domus sunt de prima parte via publica , de secunda 
res donatoris , de tercia res Tiebaldi et sororis eius . Item 
donat eis medietatem duarum Crestes , que iacent in Cognia , 
quarum prima iacet in loeo qui dicitur Mom ; secunda iacet 
in loco qui dicitur Rafor (ri. Fines tocius prime creste sunt 
de prima parte torrens de Tarenber W , de secunda res do- 
natoris , de tercia res Tiebaldi et sororis eius . Fines tocius 
secunde sunt de prima parte et secunda et tercia et quarta 


73 


(1) Rafbr, hameau des Moulina. 

(2) Tarenber, torrent qui coule près du village de Crét&z. 


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2T?6 J03EPH-AUGU8TI DUC 

res Tiebaldi et sororis eius et donatoris . Pena est ccc . libre 
puri argenti . Testes sant Wllelmas , Aymo , Michael , Egidius, 
Boso , David , Jacobns , sunt fideiussores garendi cartam , 
feria v* . mensis iulii , anno dominice incarnationis ■* . cC . 
xl° . octavo . 


LX. 

Le seigneor Pierre de Oressan donne à la mense épisoopale dee 
biens et une dime à Ville-Bur-Ohesalet. 

Carta augustana de Villa super Casale tum d). 

1245 ( 2 ). 

Dominus Petrns de Grecano inratus donationem facit in 
domam episcopalem Augustensem et in senritores eins < 1 2 3 4 5 > , hoc 
est quod ipse donai eis quatnor pecias terre qne iacent in 
Villa saper Casaletum . Fines prime pecie sant de prima 
parte via publica , de seconda lo chablo , de torcia et quarta 
res filiorum Petri et Volberti et Girodi de Villa . Fines se- 
conde sant de prima parte res de Casaleto , de seconda res 
Johannis , de torcia rivus herbalis . Fines tercie sant de 
omnibus partibus res Petri et Aymonis de Villa . Fines 
quarte sant de prima parte herbalis , de seconda res Petri 
et Aymonis , de torcia lo chablo , de quarta les laviost , de 
quinta res de Ovelano (») ; et insuper donai eis totum illnd 


(1) Village au-de85U3 de Péglise paroissiale de Chesalet. 

(2) Cette date consta d’après Toriginal conserve anx archi ves de l'é- 
vèché, et écrit par Turumbert, substitnt da chancelier Gai. 

(3) li n’est pas fait mention du nom de Téveque, parca qua le siége 
était vacant. 

(4) Est omis ici le mot a rivus ». 

(5) 0 odiano, Ovellan, autre hameau de Cheaalet 

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CARTOf.AlRE DE l/ÉYBCHlS D* AOSTE 


857 


fendimi et illam decimam totam quarn quondam Egidius de 
Villa super Casaletum tenuit ab ipso domino Petro , ubicumque 
sit in monte et in plano . Hoc donat eis , salvo iure feudata- 
riorum , et salva marescalcia . Pena est l . libre puri argenti. 
Testes sunt Ugno , Arducio , Gonterius , Johannes , Aymo , 
Johannes , Girardus , sunt fideiussores garendi cartam . 

Hoc laudat Petrus filins donatoris et Johannes et Gon- 
terius et Petrus filius quondam Gonterii de Gracano , feria v . 
mensis octobris- . 


LXI. 

Pierre elerc cède à l’évéque ses droits sur une maison sitnée 
dans l’enceinte de la cité. 

Carla de Augusta. 

1248 ( 1 ). 

Petrns clericus filius quondam Brocardi de Vast iuratns 
donationem facit et finem per mannm Gueno advocati sui in 
dominum Petrnm episcopum Augustensem et in sucCessores 
eins et cni dare volnerint , hoc est quod ipse donat et finit 
eis totum illud ius quod ipse habet in una domo cnm fon- 
damento et edificio que iacet infra civitatem Augustam. Fine3 
sunt de prima parte via publica , de secunda res uxoria 
quondam Bovonis et infantnm eius , de tertia et quarta res 
Johannis et uxoria eius . Pena est xxx . libre puri argenti . 
Testes sunt Johannes , Martinus , Bauduinus , Jacobus , 
Tiebadns , Martinus , Johannes , sunt fideiussores garendi 
eartam , feria i* . mensis marcii . 


(1) L’originai marque catte date. 
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*58 


JMBPH-AC0U8TE DCC 


LXII. 

Lo chev&lier Villeneus de B. -Pierre donne à l’évéque Pierre dee 
bi<w» aie 4 Punirai. 

Carta de Castro Argenteo. 

sani date. 


Dominus Yillencos miles de s&ncto Fetro de Castro Ar- 
genteo W iur&tus donationem et finem facit in dominano Pe- 
trum episcopam Augustensem et in saccessores eias et coi 
dare voluerint , hoc est quod ipse donat et finit eis dnas 
pecias terre cum domibus et cum alpe et cnm pascnis ipsius 
alpis et cum fondamento qne iacent in loco qui dicitur Pu- 
nirai f 1 2 3 4 ) . Fines prime pecie cum alpe sunt de prima parte 
res sancte Marie < 8 ) quam tenent illi de Cirinan , de seconda 
res Johannis et fratrnm eius , de tercia res sancte Marie {A \ 
de quarta res quas tenent illi de Cherrayri ( 5 6 7 ) , de v* res 
quam tenent illi de Peramolera . Fines seconde sunt de 
prima parte res sancte Marie , de seconda res illorum de 
Chevrayri , de tercia res Johannis , de quarta res sancte 
Marie quam tenent illi de Fenil M , de v* res donatoris . 


(1) Vuillerme de Saint-Pierre vivait en 1287; maison ne sait si c'est 
le raéme seigneur qui figure dans la presente charte. 

(2) Ptmum, località de Valsavarenche ? Cotte paroisse a été déraembrde 
en 1485 de celle d’Introd. 

(3) Cirinan, probablement hameau d’Aymaville. 

(4) Sancte Marie; nous croyons que cotte dénomination se rapporto 
ici plutót à 1 eglise de Villeneuve dódiée à Notre-Dame, qu’à l'église Ca- 
th odiale. 

(5) Chevrayri , Chevrères, hameau d’Introd sur la route de Valsava- 
renche. 

(6) Peramolera; il y a à Valsavarenche un hameau appelé Motóre. 

(7) Fenil , autre village de la meme paroisse. 

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CARTUL11RK DI l'ÉVÈCHÌ d'aOSTE 


258 


Pena est txx . libre pari argenti . Testes sant Petras , Ar- 
dano , Jacobus , Raymundus , Petras , Johannes , Amedeus , 
sunt fideiussores garendi cartara . Hoc donat et finit salvo 
iure fendatariornm , videlicet Johannis qui dicitar Branas 
dol Pondel d) et consortam eias , feria, v* mensis deeembris. 


LXHI. 

Piene donne à l’évéqne Bonifaoe des immetlbles sis à MontCenifl, 
anx OC tea et dana la eité. 

Carta de Montedmsio ( (l) 2 3 >. 

sana date. 

Petras iuratas donationem facit per manam Johannis 
adrocati sai in Bonefacium episcopum Aagastensem et in sue* 
cessores eias ad opus domus episcopalis , hoc est quod ipse 
donat eis tres pecias terre et vinee cum domibus et arbo- 
ribus , salvia xn. denariis anuualibas sancte Marie Augusten- 
sis ® qne iacent in Montecenis , et salva via qae dirigitur 
per has res ; fines prime pecie sant de prima parte et n*. 
via pnblica , de ni' res quas tenet Augustus , de un* res 
Hontisiovis ; fines seconde sant de prima parte et 
seconda et terda res Montisiovis , de mi a via pnblica ; 
fines terde sant de i* parte et n* res Montisiovis , de m‘ 
res quas tenet Augustus et res Ugonis , de un* res sancte 


(l) Pondel , village d'Aymaville, où Poh admire le celebre aqueditc 
romain. 

(?) Montecinisio , Montcenis, hameau dépend&nt de la paroisse de Saint- 
Etienne d 'Aoste. 

(3) Cathédrale d’ Aoste. 

(4 \ Hospice da Grand Saint-Bernard. On voit que cotte maison avait 
beauconp de possessione dans la Vallee. 

71 


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260 


JOSrTH- AUGUSTI ove 


Mafie et fes Bernardi et rea des duee et via Dessinayz (*> , 
et aliàm peciam terre et vinee , salvie m . sestariis et emina 
vini puri anuuatim Wllermi , que iacet in Costis ; fines snnt 
de prima parte res episcopi , de u* et m* via , de nn* res 
quas tenent illi de Estra < 2> et res Villermi , et Anseimi et 
alterius Villermi, et res Yalterii ; et unam domani eum fun- 
damento que iacet infra civitatem Augustam ; fines sunt de 
i* parte res Anseimi , de n* via , de m* res Villermi , de 
un* murus civitatis . Hoc donat salvo iure feudatariorum . 
Hoc laudat Jacobus frater illius Petri et Yillencus miles . 

Pena est cc . libre puri argenti . Testes sunt Jacobus , 
Wllermus , Petrus , Johannes , Honradas , Wllermus et al- 
ter Wllermus , sunt fideiussores garendi cartam , feria m‘ . 
mensis ianuarii . 


LXIV. 

Ardncion de S.-Pierre vend des propriétés à l’évéque Pierre. 

Carta saneti Petri de Castro Argenteo. 

1255 environ (3). 

Ardutio de sancto Petro de Castro Argenteo Augustensi 
iuratus venditionem facit in dominum Petra m episcopum Au- 
gustensem et in successores eius et cui dare voluarint , hoc 
est quod ipse vendit eis totem illud feudum et omnas illas 
res , quod et quas Johannes , filius quondam Petri de Les- 
queuuey < 4> de Valle digna , et consortes eius tenent vel te- 


(1) Eicenex. 

(2) Hameau de Saint-Edenne. 

(3) Nous avoca du donzel Arducioa de Saint-Pierre ciìé dans laprd- 
seate charte un document du moia de février 1255. 

(4) La famille noble de Lesqueney avait sa maison d’habitation dans 
la bourgade de la Salle. 

78 


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CARTULA1RB DB L’ÉfÉCBé D’ AOSTE 


201 


nere debent ab ipso Ardacione , ubicumque sint in monte et 
in plano , caltnm et inenltnm quod feudum et qne res snnt 
de fendo dicti episcopi , et de residuo fendi dictus Arducio 
tenetar facere totum nsagiuui qnod de toto fendo ante fa- 
debat . Preeinm est lx . v . libre . Pena est c . lx . libre 
pori argenti . Testes snnt Jacobns , Ugno , Jacobns , Gon- 
terins , Jacobns , Petrus , Jacobns , snnt fideiussores garendi 
cartam . Hoc laudat Marcus filius eius venditori , feria y* 
mense febrnarii . 


LXV. 

Henri de Gbesalet donne à l’évèque Pierre divera immeubles qu’il 
possédait à Léchana et à Tan. 

Carte de Cosatelo. 

1250(1). 

Notum sit omnibus qnod Henricus de Gasaleto iuratus 
donayit in perpetuum Petro episcopo Augustensi et domui 
episcopali et servitoribus eius x . pecias terre et qnatuor pe- 
das prati com fondamento qne iacent in Tarn et medie- 
tatem unius pecie prati cnm medietate alpis et cum pascnis 
ipsius alpis qne iacet in Lechana 0) et dnas pecias prati 
qne iacent in Tarn , qnarnm prima iacet in Praporet , se- 
conda dicitur Pradedones , et tres pecias terre qne iacent in 
Tarn . Pro hac itaque donatione habeant ipsi amodo potesta- 
tem et domininm faciendi quicquid voluerint de hiis rebus , 


(1) G’est 1251 idlon le style actael. 

(2) Tarn , vii lag© de Saint*Pierre aujoard'hui appelé communément 
Veten. 

(3) Lechana , montagne de Saint-Nicolas appelee Etnia? 

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JOSEPH -AUGUSTE DUC 


donare , tendere , commutare , retinere , una cum perriis , 
exitibus , aquariciis et aliis usibus harum rerum . Itaque hec 
donatio firma et stabilis valeat permanere . Et si forte con- 
tingat quod aliquis amodo site homo sive femina donationem 
istam infringat aut removeat , prò pena remotionis cc . libra- 
rum puri argenti reus sit et culpabilis . Turumbertus gerens 
vicem Guidonis cancellarti scripsit et subscripsit in Augusta 
civitate rogatus corara plnribus loco publico ante ecclesùm 
sancte Marie et sancti Johannis , feria vii* mense ianuarii , 
regnante Frederico Eogerio imperatore , anno dominice in- 
carnationis «° . oc 0 . l . 

Testes sunt Johannes , Willermus , Richalmus , Johan- 
nes , Petrus , Nicholaus , Johannes , sunt fideiussores ga- 
rantii cartam . Hoc donat eis , salvo iure feudatariorum , 
videlicet Girodi et Falconis de Tarn et heredum eorum , et 
prò residuo feudi dictus Henricus debet facere totum usa- 
gium dicto episcopo (*> . 


LXYI. 

Oirod de Chesalet donne à l’évéque Pierre tute He et le* rive» 
relati ves de la Doire. 

Carta de Casaleto. 

1247 environ (2). 

Girodus de Casaleto filius quondam domni Ugonis Gi- 


(1) Dana l’origin&l se trouvent ausai décrits tous les confina despieces 
de terre signalées dans le Cartnlaire. 

(2) Kous avons un document sur GHrod de Chesalet, qui remonte à 1257; 
cornine il eet queetion ici de l'éveque Pierre d'Etroublea , qui siégea do 
1246 à 1259, nous croyons pouvoir assigner à la présente charte Tépoqne 
approximative de f ?47. 

80 


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CARTULARI DE L'ÉvftCHé d’aOSTB 


203 


rodi (’) iaratas donationem facit et finem in dominum Petratti 
episcopam Aagustensem et in successore» eia» , hoc est qaod 
ipse donat et finit eis totam illam insalata et totum illud 
ripagiam , qaod est a loco qui dicitar Glos no ® asqae ad 
aqnam qoe dicitar Claysala et a loco qui dicitar Colon* 
ber P») asqae ad torrentem de Villa < 6 > , ab otraqae parte 
Dune . Peaa est triginta libre puri argenti. 

Testes sant Johannes , Jacobus , Villelmas , Michael , 
Tiebaldas , Enrioas , Petras , sant fideiussore» garendi car- 
tam . Hoc donat et finit eis salve iure feudatariorom , vide- 
licet illoram de Gasaleto et de Grecano , feda ni* mense 
septembris. 


LXVU. 

Anselmo fait oeesion à I’évéque Boniface de 6 livree sur la dime 
de Biogni. 


Carta de Ruegnia (7) . 

1 223. 

Anselmns iuratus donationem facit in Bonefaciam episco- 
pam Aagustensem et in saccessores eias et in domam epi* 

(1) li y avait autrefois à Chesalet ano famille noble de ce nom ; la tour 
de Chesalet est mentionnée dana dea charter. 

(2) Insula ; ce mot ne signifie paa ici une tle proprement dite, maia 
une étendue de terrain baignée et coupée en di vera sena par Jes eaux de 
la Doire. 

(3) Clos no, Glos neuf, sur lea limitea d’ Aoste et de Chesalet. 

(4) Guysala , torrent qui coule tout près de Tégliae de Sarre. 

(5) Colunber , località de Gressan où s'élèvent l'dglise et le prasbytère. 
M. le ebanoine C. Teppex croit que le nom de Colombier don né à ce mas 
provient d’un ancien colombier construit en ce lieu par lea seigneura de 
Gressan, et qui n’eat autre que le clocher actuel de l’égliae* 

(6) Villa en Greaaan ou la Madeleine, paroiase aty oard'hui aupprimée, 
dont le dernier curò mourut en 1812. 

(7) Cette charte n’est que la répétition de la charte 47. 

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204 


joskpb-auoostb duc 


scopatela hoc est quod ipse donat eis vi . libras novoram 
secusinorum super totam decimam quam Eurardus Grassns 
tenebat ab ipso episcopo et iacet in Riogni , et donat eis 
fruetus diete decime . Pena xx . libre pori argenti . Teetes 
snnt Petrus , Yillermu3 , Petrus , Yillelmns , David , Pe- 
trus , Johannes , sunt fideiussores garendi cartam ; hoc lao- 
dat Jacobus Alias eius , feria ni* . mense martii W. 


LXYIII 

Bernard de Fertnis oède à l’évèque Boniface uno pièce de tene a 
Beverrier (2). 

1234. 

Bernardus de Pertuys iuratus venditionem facit in Bo- 
nefacium episcopum Augustensera et in snccessores eius , hoc 
est qnod ipse vendit eis onam peciam terre cum plantis , 
arbustis et arboribus , que iacet in loco qui dicitur Ri- 
veyviher . Cuius fines sunt de i* parte res Guidonis , de 
u* res illorum de Curiis , de in* res Ugpnis , de un* rivns 
vetus . Precium est vii . libre . Pena est xx libre pyn ar- 
genti . Testes sunt Aymo , Petrus , Jacobus , David , Gi- 
roldus , Julianus , Johannes , sunt fideiussores garendi car- 
tam . Anno Domini m # . cc° . xxx® . un® < 5 > . 


(1) A cet endroit, le Cartulaire offre la lacune d’une colonne, et la page 
suivante débute par quatre lignee dont le teste eet tout à fait conforme 
à la fin de la charte 57. 

(2) Getto charte ne porte dans le Cartulaire aucun ti tre. 

(3; Pertuys eet la maison aujourd’hui de TAeile, habitée autrefoia par 
les eeigneurs de PertuiB, puie par lee chanoinee réguliers de Verrèa. 

(4) Riveyviher , Reverier, région de la commune de Charvensod. 

(5) L’acte originai , dressd , la 7' ferie de mai, par Jean substitut do 
chancelier Gui , ajoute que le seigneur Jacques de Quart donna eoo ap- 
probation à cette vento. 

e 


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CARTULA1BE DB L’ÉvÈCBÉ D* AOSTE 


JOB 


LXIX. 

Gay Polet éohange aveo l’évéque Bonifaoe une partie de l’alpe de 
Gomboé con tre ime pièce de terre à Buaséya. 

Carta de Cumboey et de Buysea M . 

1?83 

Guido Polet iuratus commutationem facit in B. (3) epi- 
scopum Angustensem et in successores eius , hoc est quod 
ipse commntat eis terciam partem tocius alpis cum appen- 
diciis et pascuis ipsius alpis qne iacet in Gombohy , excepta 
nona parte tocins ipsius alpis ; hoc commntat eis prò una 
pecia terre que iacet in Bosseya quam ipse Guido tenet per 
feudum ab ipso episcopo . Fines tocius alpis et appendilo- 
rum et pascuorum sunt de i* parte chantellum de Glarieti < 3 >, 
de u* Berryo W Chamosser , de. in* res dicti episcopi . Pena 
est xx . libre puri argenti . Testes sunt Thomas , Marti- 
nus , Boso , Yillencus , Martinus , Johannes , Petrus , sunt 
fideiussores garendi cartam . Anno Domini m° . cc° . xxx° . 
ili» (5). 


(1) li s’agit ici de l’alpe de Comboé sur Gharvensod et de U locali té 
de Bosséya da db la paroisse de Saint-Laurent d’ Aoste. 

(?) Boniface. 

(3) Glarieti, ce nom dans le langage des habitants de Charvensod In- 
dìqne le pie Carrel soit la Becca de Nona. 

(4) Berryo sigoifie rocher dans le patois valddtain. 

(5) L’originai ajoute la dpte de la 4 fl ferie de novembre. 

On lit dans le Cartulaire, au bas de cet acte: 

« Omnea carte suprascripte sunt augustane ». 


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Mise S U, T. Vili. 


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266 


J08EPH-AUGU8T* DUO 


LXX. 

Gontier de Gressan cède dee fiefs à l’église de B*-Marie et à 
l’évéque Yalbert , sous oertainea oonditìons. 

Carta feudorum de Graz ano. 

1190. 

Getto charte a paru dans le tom. i et n. Ch. col. 968 
et 1146, Hist. patr. Moti. 


LXXI. 

Le oomte de Savoie aeoorde à l’évéque Boniface l’aatorisation 

de oonstruire un moulin sur les borda du Buthier. 

Carta de Augusta. 

1242. 

En tòte de cotte charte , on lit cotte remarque : « Carte 
inferias scripte sunt notarii » . En effet , les chartes qni pré- 
cèdent ne font qne rósumer les actes faits en fitveur de la 
mense épiscopale ; les chartes qui snivent reproduisent in- 
extensum l’acte du notaire. 

La présente charte contient l’acte de concession d’une 
prise d’eau du Buthier fatte par le comte de Savoie Amé* 
dèe 1Y à l’évèque Boniface, en vue de l’alimentation d’nn 
moulin que le prélat se proposait de constrnire sur la rive 
du Buthier. 

Gettò charte a été publiée par les soins de Cibrario 
dans le tom. i, Gh. col. 1356, Hist. patr. Moti. Mais elle 

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CARTULA1RE DE h'iltCHÉ D’aOSTB 


267 


renferme quelques inexactitudes qu’il est focile de corriger 
à l’aide da Cartulaire. Ainsi , ce n’est pas tam de nostro 
ripagio que porte le Cartulaire, mais «tantum de nostro 
rìpagio » . On y lit « parat > , et non sperai. — Le passage : 
omnes itti ad ipsum molendinum ut sive venire vohterint, 
doit étre rectifié comme suit: « omnes illi (qui) ad ipsum 
molendinum ire sire venire voluerint». Le pronom «qui» 
a été omis dans le Cartulaire. — Cibrario a laissé une 
petite lacune à la fin de l’acte ; le mot peu lisible omis doit 
étre l’adjectif « hec » . — Il y a aussi une erreur de co- 
piste dans le Cartulaire : asveum pour « alveum » . 


LXXII. 


Le seigneur Aymon de Chesalet donne à l’évèque Bonifaoe, sous 
certame réserve , un locai pour y oonstruìre un four. 


Scriptum publicum situs fumi de Augusta. 


1222. 

1*T i 

Anno domini millesimo cc . xx . n . die dominico , quinto 
intrante iunio , indicione decima , presentibus infra scriptis 
testibus , dominus Aymo de Casaleto (*) donat episcopo Au- 
gostensi , scilicet Bonefocio et successoribus eius , locum 
nnum ad edistìcandum < 1 2 ) furnum , de quo investivi Guil- 
lelmum scriptorem ad opus episcopi per librum , infra ci- 
vitatem Augustensem prope domum episcopalem , scilicet 
ca8amentum illud quod olim tenebat Constancius Bufevere ; 


(1) Aymon de Chesalet était chanoine de la cathddrale d 'Aoste et de 
esile de Sion. 

(2) Edistìcandum, pour • edific&ndum ». 

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868 


JOSCPB-AUOUSTE DUO 


in qno tane temporis e rat fumus , ab oriente via pnbliea , 
a meridole et ab aquilone possidet dictos donator , ab oc- 
cidente Andreas de Tara W , vel si qui alii sunt confines ; 
tali condicione facit predictam donationem quod dictos donator 
habeat usum coquendi panem suum in dicto fumo , et qui- 
cumque babuerit prebendam snam et hoc sine sumptu . Pre- 
nominatus donator seribere rogavit hanc donationem . Et 
interfnerunt huic donationi Andreas et octo canonici sancii 
Urei et Lodoycus canonicus Sedunensis et Aymo de Castri- 
lione , et G-uillelmus scriptor , et Jacobus de Large , et 
Bosius de Varie , et Petrus de Corvalon , et Guillelmus 
Quarter , testes sunt ad hoc rogati et vocati . Facta fuit 
bec donatio in civitate Bononie in vignatio sancti Proculi , 
in quadam domo sancti Proculi posita insta aspeccatum . 
Ego Johannes filius quondam anglici Peccarii , imperiali au- 
ctoritate notarius , ad hanc donationem interfbi et ut sopra 
legitur scripsi 


LXXHI. 


Jean de Gressan concède à l’évèque Pierre nne pièce de terre si- 
tuée près de la Porte Béatrix , pour qu’il en investisse Jean 
Oaseos. 

Instrumentum, publicum de terra tacente 
ad portam Byatricem que fuit de feudo de Granano. 

1250. 

Anno Domini . cc° . l® . indicione vrn* , mense septem- 


(1) Tura, Thora, village de Sarre. 

(2) li est difficile d’expliquer le motif qui a fait stipular cet acte dans 
la ville de Bologne, ainsi que la présence en ce lieu de huit chanoiost. 
Peut-etre tous cos parsonnages se rendaient-ils à Rome? 

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CARTULAIRE DE L’ivfcCHé D*A03TE 


269 


bris , feria n* ante festoni nativitatis beate Mario , io caria 
domini episcopi Augustensis , coraro testibns infra scriptis , 
Johannes frater domini Guidoni (sic) vicedonmi de Gracan (G 
sna propria yolontate et sine violencia aliqua diraisit et re- 
liqnit imperpetuum , prout melius potuit , domino Fetro Au- 
gustensi episcopo et successoribus ipsius unam pedani terre 
que iacet estra civitatem Auguste iusta portam Beatricem ; 
que pecia terre erat de ilio feudo qnod predictus Johannes 
de Gracan tenebat vel tenere debebat ab ipso domino epi- 
scopo Augustensi ; et ad hoc predictus Johannes de Gracan 
dimisit et reliquit domino episcopo predictam pedani terre 
ut ipse dominus episcopus et successores eius retinerent de 
dieta pecia terre Johannem Caseum feudatarium et heredem 
ipsius Iohannis , prò duabus perdricibus de seryicio singulis 
annis reddendis domino episcopo et prò n . solidis de placito 
quando acciderit . Eennnciando omnibus exceptionibus diete 
permi8sionis < 1 2 > non facte . Preterea predictus Johannes de 
Gracan laudavit et concessit domino episcopo et successoribus 
ipsius , super totum aliud feudum , quod eidem Johanni de 
Gracan ab ipso episcopo remanebat , facere tale usagium 
quale ipse Johannes prò toto feudo faciebat vel facere de- 
bebat sive hominium sive quicumque (sic) aliud usagium sit , 
ita quod in dictam peciam terre non diminuatur usagium 
domini episcopi . Eennnciando omnibus exceptionibus diete 
l&udationis et concessionis non facte . Item predictus Johan- 
nes de Gracan promisit per stipulationem et pepigit domino 
episcopo quod de cetero ipsum super predictis non inquie- 
tabit nec molestabit nec successores eius nec conveniet co- 
ram aliquo indice . Abrenuncians omnibus exceptionibus 


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(1) Oratati, Gresaan. 

(2) Permissioni * , on doit plutdt lire « promissioni® », 


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270 


JOSEPH- AUGUSTI DUC 


diete promissionis non facte et pacti non babiti et omnibus 
allegationibos et constitutionibus et privilegio et legum au- 
xiliis et omnibus literis super biis impetrando et omni li- 
bello snper predictis daturo et petitoro et omni iuri tam 
canonico quam civili . Ad hec omnia faernnt testes vocati 
et rogati drminns prior sancti Ursi 0) et dominos Ugo ca- 
nonicns eiusdem ecclesie , et Aymo de Palatio augostensis 
cannonicns , et Felipus clericas de domo domini episcopi , 
et ego Wllelmus de G-enese de Quart sacri palatii et do- 
mini Comitis Sabaudie pnblicus Notarius banc cartam fide- 
liter scripsi. 


LXX1Y. 

Obert , éyéque d’Ivrée , vend à l’éveque d* Aoste dea terrea stérilea 
à Jjanvy. 


Scriptum publicum de Lanvy. 

1228 . 

Cette charte a été reproduite dans le tom . i . col . 1804 , 
Hist . patr . Moti . Elle rapporto la vento d’un pré et 
d’autres possessione faite par Obert , évèqne d’ivrée , à Bo- 
niface , évéque d’ Aoste . La localité , qui y est désignée sous 
le nom de Sanvi , est < Lanvy » sur le territoire de Char- 
vensod . 


(1) fin cette année, la dignità de prieur de la Collegiale était rampile 
par Pierre de la noble maieoa da Pallata, qui devint vera 1259 évdque 
d’Aosta. 


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CARTULAIRS DB l'^TÌORR d'aOSTE 


871 


LXXV. 

Obert, évèque èia d’Ivrée, confesse avoir re 9 U de Valbert, évéque 
d’ Aoste, 12 livrea pour la vento de biens sia à Gogne et ailleurs. 

Carta de Aylla et de Cogny. 

1211. 

Il est questura ici de la vente de biens sis à Gogne et 
autres lieux que fit l’évéque Obert à Valbert , évéque 
d' Aoste . V . Vouvr. cité, col . 1176 . Le Cartulaire porte 
cependant ces mots : « cum additibus , » et non et reddi- 
tibus . 

La présente charte ne doit pas ètre confondue avec la 
carte 33* . L’une et l’autre traitent , il est Trai , de la 
vente de biens situés à Gogne , à Aymaville et ailleurs , 
au prix de 12 livres . Mais dans la charte 33* c’est l’é- 
véque Boniface qui figure ; dans celle-ci , nous Toyons ap- 
paraltre le nom de Févéque Valbert . La charte 33* , étant 
postérieure en date , doit étre considórée comme la confir- 
mation de la présente charte . 


LXXVI. 

Le aeigneur de Quart Jacques autorise Jean Oaseus de la Porte* 
S.-Ours à préter fidélité à l’ évéque d’ Aoste. 


Carta de feudo Johannis Casei. 

1253. 

Dans ce document publié he . ctt . col . 1418 , Jac- 
ques , seigneur de Quart ou de la Porte Saint-Ours , au- 
se 


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278 


J0MPH-A0SU8T* DOC 


torise sod feudataire Jean Gaseos à préter serment de fidé- 
lité à l’óvéque d’ Aoste prò tempore . Parrai les témoins de 
l’acte est cité « Raymundus de Pondello , * hameau d’Ay- 
maville , et non de Fondetto , corame 11 est dit dans le 
teste imprimé. 


LXXYII 

Pierre d’Introd déclare devo ir mille sola de platt à l’évéqae 
d’ Aoste poar le fief de Bard. 


Carte usagii de feudo Bardi. 

1254. 


V . toc . cit . col . 1426 . Il est bon de rappeler pour 
l’intelligence de cette charte qne Hugues , seigneor de Bard , 
ayant été dépossédé de son chàteau , en 1242 , par le corate 
de Savoie , son fils Marc , qui avait des domaines à Ch&tel- 
Argent et notararaent à Jntrod , fut inaintennen possession 
de ces biens . Pierre , fils de Marc , succèda à son pére dans 
la seigneurie d’Introd , d’où le nom de Pierre d’Introd . 
Telle est l’origine de la noble famille Sarriod d’Introd au- 
jonrd’hui encore existante. 

Dans la charte présente , Pierre d’Introd déclare étre 
tenu à 1000 sols de plalt vers l’évéqne d’ Aoste. 

Nous remarqnons quelques fautes dans le teste publió 
par L. Cibrario d’après le Cartulaire . On y lit darei , au 
lieu de < dieeret > canonicus augustensts , au lien de « ca- 
nonici Angnstenses : > tons les qnatre premierà témoins cités 
dans cet acte , et non seulement le derider , Aymon de 
Oheselet , étaient chanoines de la Cathédrale. 

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CARTULA1RB DI L,'ÉV&CHÉ d’aOSTB 


273 


LXXVM. 

Examen de témoina aa aujet da plaìt dù à l’évéqae d’ Aoste par 

les seigneurs de Bard. 

Quedam manifestano de placito feudi de Bardo. 

1253. 

Cotte charte a le méme objet que la précédente . Elle offre 
nn intérét special , parce qu’elle nons révèle la procédure 
suivie en ce temps pour arriver à établir l’obligation d’une 
redevance . La preave par témoignage était péremptoire . 

La copie , qni a para loc . cit . col . 1425 , est émaillée 
de fautes qa’il importe de corriger . Ainsi il faat lire : 
« Bovonis » et non Bocconis , — « canonici » et non cano- 
nicità , — < Isoniam (Issogne) quod » et non Isomam quando , 
— « ex parte sua ei m . solidos et illi de Amavilla k . so- 
lidos cum consortibus » et non ex parte sua x . solidos cum 
consortibus } — « in estate in quodam die » et non inc- 
elare ... die , — « sicut credit » et non sic credit , — 
« Bart » et non bare . 


LXXIX. 

Pierre, euré d’Hdne, conoède à l’évèque Pierre le cena de 5 sola 
à percevoir Bar ane poaaeBsion acquiae da eomte de Savoie. 

Scriptum de Ona < 1 >. 

1253. 

Anno dominice nativitatis x° . oo° . lui , inditione x . 
die septima ante kl . maii , corara testibus infrascriptis , 

(1) Paroiiae d’Hdne près de Bard, 

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87 * 


JOSBPH-AUOU8TB bOC 


dominus Petrus rector et minister ecclesie de Ona (*) dedit , 
concessi!, et ordiuavit domino Petro divina gratia Augustensi 
episcopo et successoribns eins v . solidos secnsinornm qoo- 
libet anno in festo sancti Martini reddendos saper aqaisi- 
tione quam ipse dominns Petrus rector et minister fedt a 
domino Comite in territorio de Ona , sicut continetur in 
carta per me Guillelmum notarium facta , cuins incar . . . ® 
talis est m® . oc® . xl . vi® . inditione mi : que aquisitio est 
qnedam pecia terre , cnius fines sant a prima parte terra 
quondam Costabli de Ona , a seconda terra Laurencii Begis 
de Ona , a tercia pratnm diete ecclesie de Ona , a nn* 
Duria , et saper omnes aquisitiones qnas ipse fecit . Actum 
in Ona . Testes faernnt dominns Yivencias et dominus Gail- 
lelmus canonici sancti Egidii de Yerredo ( 1 2 3 * ) et dominns Ja- 
cobns sacerdos de Donayz et alii , et ego Yllelmus notarin3 
hanc cartam feci . 


LXXX. 

Le comte Àrdueion de 8. -Pierre et son file Mare donnent à l’évé- 
que Pierre le cene de cent marca d’ argon t sur lefief de Leequenay. 

Carta de feudo de Leschane W. 


1255. 


Anno dominice incamationis u® oc . lv® . ( 5 ) indictione xni. 
mense februario , feria ii* . proxima post carnisprevium re- 

(1) Pierre ét&it curò d’Hdne* 

(2) Incar. ; le mot est abrégé; peat-étre est» ce « ineartamentam ? ». 

(3) Lee religieux de Saint-Gilles à Verrà* étaient chanoine» régaliert 
de Satot-AugUstin, comme ile le sont ancore de noe joure 

(4} Leschane , Leaqueney, fami Ile noble de la Salle. 

(5) Ce eerait 1256, eelon le style actuel. 

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CARTULAIRB DB l/ÉVÉCHÉ d'aCSTE 


275 


tus < x > , in cimiterio sanete Marie Anguste , in presenti» te- 
stinm infrascriptorum et plurium aliorum , Arducio de sancto 
Petro de Castro Argenteo domicellus (?) et Marchet eius 
àlias donaverunt et concessernnt mere et simpliciter , secon- 
dasi qnod melius et liberi us potuerunt et inter tìtos , do- 
mino Petro venerabili episcopo Augustensi et omnibus suc- 
cessoribus eius c . marehas boni argenti et puri super feudum 
quoddam quod Johannes de Lesqueney solebat tenere vel 
habere nomine feudi ab ipso Arducione de sancto Petro iam 
supra dicto , et iliud idem feudum Arducio de sancto Petro 
predictns habebat vel tenebat a domo episcopi Augustensis . 
Abrenunciantes omnibus exceptionibus donationis et con- 
cessionis non facte . Preterea prelibatus Ardueio et Marque- 
tus eius fllius investiverunt dorainum Aymonem de Curiis 
canonicum Augustensem et officialem domini episcopi Au- 
gustensis ( 1 2 3 ) , recipientem vice et nomine episcopi Augustensis 
et successorum eius , de c . marchis argenti supradictis super 
feudum superius nominatum , et promiserunt per stipulatio- 
nem domino Petro episcopo Augustensi et successoribus eius 
dictas c . marehas super predictum feudum vel ipsum feu- 
dum manutenere , garentire et defensare eis legitime , ab- 
renunciantes omnibus exceptionibus investiture et promissio- 
nis non facte et pacti non habiti . Item dictus Arducio de 
sancto Petro et Marquetu3 eius filius voluerunt et lauda- 
verunt et concesserunt domino Petro episcopo Augustensi et 
omnibus successoribus eius quod ipse dominus Petrus epi- 
scopus Augustensis et omnes successores eius dictas c . 


(1) Camisprevium vetus, carnaval. 

(2) Domicellus , donzel ou page; cétait le premier degré de la che* 
valerle. 

(3) Offidalem , c’est pour la première fola que noos votone la chargé 
d’Offici al espresse ment mentionnée dans les documenta du moyen à(jo. 


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27(3 JOSCPH-AUOUSTB DUC 

marchas argenti habeant , teneant et possideant sopra di- 
etimi feudum rei ipsnra fondura pacifico et sine contradictione 
aliqoa , abrenunciaptes omni exceptioni laudationis et con- 
cessionis non facte . Item dictns Arducio de sancto Petro 
et Marquetus filius eins promisernnt per stipulationem do- 
mino episcopo Augnstensi et successoribns eins et pepige- 
runt eis qnod ipsi in perpetnnm contro dictam donationem 
et concessionem factam domino Petro episcopo Angnstensi 
et successoribns eins non venient per se nec per aliquos 
alios , nec aliqnid contra ipsam donationem factam de o . mar- 
chia argenti domino Petro episcopo Augnstensi et sucees- 
soribus eins aliqnid facere attentabunt , nec aliquem epi- 
scopum Augustensem nomine feudi supradicti quonsque o . 
marchas persolverit inquietabunt , nec ullatenns molestabunt; 
abrenunciantes omni exceptioni promissionis non facte et 
omnibus allegationibus et probationibus et constitutionibus 
et omnibus prmlegiis et omnibus legurn auxiliis que dictam 
donationem possent impedire et omni iuri tam canonico quam 
civili . Ad hec interfuerunt testes dominus Guido de Grecano 
vicedomnus Augustensis , Anselmus de Guriis domicellus , 
Gonterius de Esqueney et plures alii ; et tf) Amedeus cle- 
ricus Augustensis dictus de Donatio < 1 2 > , sacri palacii et do- 
mini Comitis Sabandie publicus notarius , rogatus a dicto 
Arducione de sancto Petro et Marqueto filio eius hanc car- 
tam fideliter scripsi. 

(1) Manqoe le mot « Ego », qui se trouve dana l'originai. 

(2) Donatio , Donnas. 


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CARTULAIRE DB L’Bvicai D AOSTE 


m 


LXXXL 


Le chanoine Gir od donne à la mense épia copale le cena d’un mnid 
de seigle à peroevoir sor ses possessione de Charvensod et nne 
pièce de terre sise à .Cbampferré. 


Carta donationis qmm fecit domìnus Girodus de Rivo 
domui episcopali. 

1256. 


Anno domini *° . co'’ . lvi° . indictione xmi* . mense 
marcii , feda vi* . proxima ante Annnntiationem beate Mane 
Yirginis , in domo donni Girodi de Rivo ( J ) canonici Augu- 
stensis , in presencia testium infrascriptorum et plnrium 
aliornm , donnos Girodus de Rivo canonicus Augustensis 
bene compos mentis , considerans et adtendens helemosinas 
et alia bona plurima qne fiunt in domo episcopi Augustensis 
volensque fieri particeps bonorum que in dieta domo fiunt ® , 
donavit et concessit mere et simpliciter , secundum quod 
melius et liberius potuit , et inter vivos , domui si ve mense 
domini episcopi Augustensis , in - remissionem suorum pec- 
caminum , unum modium sigali de censu annuatim perci- 
piendum super omnes possessiones illas quas dictus donnus 
Girodus habebat in parochia de Ghalvenzo a ponte Suavi < 1 2 3 > 
usque ad montem accutum . Item predictus donnus Girodus 
de Rivo canonicus Augustensis donavit et concessit diete 
domui episcopi Augustensis quamdam peciam terre que iacet 


(1) De Rivo 9 da Ra; cette famille noble avait sa maison forte à Gressan. 

(2) Ges parole» sont un bel éloge de la charité qu ’exeryaient les évé- 
qaes d* Aoste. 

(3) Pome Suavi , Pont-Suaz 


05 


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878 


J03SPH-AUOUSTI DUC 


apud Campam Ferrer (D ; abrenuncians omnibus exceptio- 
nibus donationis et concessionis non facte . Preterea iam 
dictns donnns Girodus de Rivo canonicas Angustensis inve- 
stivit Anselmam de Avisio canonicam Aagastensem de modio 
sigali de censu annnatim percipiendo super dictas posses- 
siones et de pecia terre supradicta recipientem vice et nomine 
domini episcopi Angustensis ; abrenuncians omni exceptioni 
investiture non facte . Item donnus Girodus superius merno- 
ratus voluit et laudavit et concessit quod qnicumque prò 
tempore erit episcopus Angustensis dictum modium sigali de 
censu annuatim percipiendo super dictas possessiones cum 
pecia terre supradicta habeat , teneat et possideat pacifico 
et quiete et sine contradictione aliqua et hoc in perpetuum 
et sine fine ; abrenuncians omni exceptioni laudationis et 
concessionis et omnibus breviter que dictam donationem pos- 
sent aliquo modo impedire. 

Ad hoc interfuerunt testes vocati donnus Johannes rector 
ecclesie sancti Joannis Auguste ® , donnus Gaufredus ca- 
pellanus altaris sancti Petri Auguste , donnus Martinus de 
Varaya capellanus altaris sancte Crucis Auguste W , Aymo 
de Curiis , Aymo de Palatio canonici Augustense3 , et ego 
Amedeus cleriòus Augusfensis , dictus de Donatio , domini 
Comitis Sabauiie publicus notarius , rogatu3 a dicto donno 
Girodo de Rivo canonico Augustensi hanc cartam fideliter 
scripsi et tradidi. 


(1) Campum Ferrer , Champferré, à un kilomètre de la cité d’ Aoste, 
pres de Montfleuri. 

(2) L’église de Saint-Jean dtait a atre Ibis aa édifice séparé de la Cathé- 
drale; c’était r égli se paroissiale. 

(3) Ces deux dernières chapellee de Saint-Pierre et de Saiote-Croix 
éUient érigées daas la Cathédrale. 


16 


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CARTULA1RR DB l’ÉvÈCBÉ d’aOSTB 


279 


LXXX 1 I 

Piena de 8. -Jacques vend au ohanoine Girod une pièoe de terre à 
Ohampferré. 

Carte quedam Girodi de B ivo . Carte Augustane de dona- 
tionibus quas fecit predictas donnus Girodus de Rivo 
domai episcopali Augustensi. 

Itera de eodem 
1244. 

Petrus , qui dicitur de sancto Jacobo , iaratus , vendi* 
tionem fecit in donnum Girodum de Rivo canonicnm Augu- 
stensem et cni dare volnerit , hoc est qnod ipse vendit ei 
imam pedani terre que iacet ad Gampam Ferrér . Fines 
sant de prima parte res sancte Marie W , de 11 . res Davidis , 
de m . res quas tenet Girodus , de nu , res sancti Jacobi < 1 2 3 >. 
Precium est o . solidi . Pena est x . libre puri argenti . 
Testes sunt Bernardus , Petrus , Johannes , Beruardus , Ugo , 
Vivencius , Bemigius , sunt fideiussores garendi cartam . Hoc 
laudai Johannes de Granges de Castollione (*) et Jacobus 
dominus de Quarto . Anno Domini u° . cc° . xliiii 0 . feria vi* . 
mense octobris . 


(1) Sancte Marte, la Cathédrale. 

(2) Sancti Jacobi , prieuré de Saint-Jacqueme, a^ourd’ hui le Grand 
Séminaire. 

(3) De Oranges de Castellione , la tour de Grange* existe encore de 
&os joura à Chatillon. 

97 


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290 


JOSEPH- AUOU8TE DUO 


Lxxxni. 

Eurard vend à Girod une pièce de terre à Champferré. 

Item de eodem. 

1217. 

Eurardus O inratos venditionem facit in Girodum et eoi 
dare voluerit et coi acciderit , hoc est quod ipse vendit ei 
nnam peciam terre quam habet in Campo Ferrer . Fines 
sunt de i* . parte via publica , de n* . et in* . terra sancte 
Marie , de un* . terra Willelmi . Precium est xxxv . solidi . 
Pena est c . solidi puri argenti . Testes sunt Johannes , Bi- 
ehalmus , Ansai mus , Petrus , Willelmus , Arducio , Michael 
sunt fideinssores garendi eartam. 

Anno Domini n° . co 0 . x?u # . feria m* . messe octobris . 
Hoc laudai Cristina uxor «ius et Ylina Alia eorum. 


LXXXIV. 


Lettre du pape Eagène HI è l’évéqae Arnulphe , qui oonfirae 
les droits et les possessione de la mense épisoopale. 


Confirmatio Sedie Apostolice. 

1151. 


Dana cotte bulle , le pape Eagène ni confirme les droits 
de l’évéque Arnulphe . Ce document important a été trans- 
crit sur l’originai par L. Cibrario et imprimé assez exac- 


(1) Eurardus, Eurard de Gressan mentionnd préeédem ment. 

08 


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cartula'RB d* l Svèche d’aostb 


m 


tement dans le tom. i . Ch. col. 795 , Hist. patr. Moti. , 
sauf le nom propre de Prociona pour « de Isiona (Issogne) » . 
Il y a ansai dans la pnblication de Cibrario une inversion des 
noms des eardinaux signataires de la bulle qn’on ne saorait 
justifier. 


lxxxv. 

Sor la prière de l’évéque Hugues , le comte Amédée HI, son file 
Hombert et son frère Benaad renoncent & la dépouille dea 
évéques défubts d’ Aoste. 

PrivUegium domini Gomiti 8. 

1147. 

F. loc. cit. col. 794 . Dans ce diplomo , Amédée , comte 
de Savoie , interdit à ses officierà et à tout antro la spo- 
liation de 1’évdché an décès des évéques . Nous relevons dans 
le texte publié deux errenrs: potius , an lieu de € prò viri- 
bus », et Glearsinus , an lieu de « Elearsinus . » 


LXXXVI. 

Le oomte Thomas I , à l’instar de son aleni le comte Amédée IH , 
prohibe la spoliation de l’évéohé , à la mort de l’évique. 

Idem de eodem. 
noi. 

Dans cotte eharte , le comte Thomas I . de Savoie con- 
firme les dispositions précédentes de son aleni . À l’aide dn 
Cartulaire , nous ponvons corriger plusieurs fautes , qui se sont 

» 

Mite S. Il, T. VIIL 10 


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J0SKPH-AUGU3TE DUC 


glissées dans l’impression de ce document ìoc. cit. col. 978 . 
On doit lire : « avi mei » et non avi nostri , — « Guilermi 
Casei » et non OuUlermi Cassei , — « precipio quatenus * 
et non precipio quoque , — « Wllermo de Nana et fratri- 
bus suis » et non Vuillelmo de Nuns fratribus gius . 


LXXXVII. 

Ló oomte Thomas I rétablit l’ évéque Valbert dans ses droits 
temporels ; les évéqnes Boniface et Pierre prennent oonnais- 
sanoe de oe diplòma. 

Scriptum Bemissionis facte a domino Comite. 

1191. 

Le comte Thomas I . fait dans cotte charte des conces- 
sions et des restitutions à l’évéque Valbert . L. Cibrario , 
qui a emprunté ce document intéressant an Gartulaire , est 
tombé en différentes errours dans la publication quìi en a faite 
loc. cit. col. 980 . Il faut les redresser cornine suit : « in- 
ventario habebam » , — « Valperto Angustensi episcopo , » 

— « liberi sint , » — « qui vocatur elusala , » — « Mau- 
rianensis episcopi , » < An. archidiaconi , » — « Aymonis , > 

— « P. de Delbia , » — « GL de Casaleto . * 

La première partie de cotte charte remonte & 1191 . 
La deuxième partie est postérieure et appartient & l’épisco- 
pat du B. Boniface de Valpergue , qui déclare à cet endroit , 
avec d’autres personnages , avoir pris Vision du diplomo oc- 
trojó en 1191 à l’óvèque Valbert par le còmte de Savoie . 
Les dernières lignes paraissent avoir été ajoutées par l’e- 
véque Pierre d’Étroubles. 

100 


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CARTULAlRE DE L*évÈCHÉ d’aOSTB 


283 


LXXXVHL 

Le oomte Thomas I renonce en favenr de l’évéque Valbert & tons 
ses droits sor le fief de Bard. 

Scriptum domini Comitis de fetido Bardi. 

1212. 

H est ici question de la renonciation en faveur de l’é- 
véque Yalbert des droits que le comte Thomas I . mesurait 
sur le fief teuu par Hugues de Bard , dépendamment de 
l’óvéque et de l’église d’Aoste. 

Trois mots doivent ètre recti fiés dans cette charte , telle 
qu’elle a été imprimée he. cit. col. 1191 .Ce sont : Au- 
gertus lu fautiveinent pour « Augerius , » — causare pour 
« causari , » — non fecit pactum pour • non faciet pactum * . 


LXXX1X. 

Règiamente de j astice donnés à la ville d’Aoste par le comte 
Thomas I. 


Scriptum de liberiate Civitatis W. 

1206 environ (2). 


Cum inter vassallos et dominnm concertatio sit honestis* 
sima beneficiis vincere beneficia , ne de cetero status civi- 


(1) 11 est regTettable que noas n’ayons plus Toriginal de cette pièce 
interessante. Elle doit ètre attribaòe au oomte Thomas I. 

(2) Cette charte est inedite et ne porte aucane date. Mais comma le 
comte Thomas I, vint à Aoste en 1191 , en 1206 et en 1212, on ne peut 

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284 


J03BPH-&UGUSTK Ol'O 


tatis Anguste revocetur in dubium . Ea propter ego Thomas 
Comes et marchio in Italia , consilio baronum meorum , ad 
petitionem militum et aliorum proborum Tirorum qui se ho- 
minibus nostris civibus Augustensibus sub iuramento se socia- 
verunt , ea que subter inserta sunt scripto olim iacto < 11 
addicio ( 2 ) : videlicet forinsecos milites , clientes et rusticos 
qui iuraverunt cum hominibus civibus Augustensibus , sicut 
predictos cives nostros , iu eadem protectione et delusione 
recipimus et sub banno nostro auctentico subter scriptum 
est omnes qni eos offende rent ponimus . Hoc idem facimus 
de eis qui in posterum civibus nostris se sociaverint . Cle- 
ricos vero regulares et seculares sub eadem protectione 
recipimus . Si quis alicui de iuratis nostris menbrum ma- 
tilaverit vel debilitaverit , eadem pena multetur qua condem- 
pnatur ille qui hominem interfìcit . Si quis clava vel malo 
baculo vel gladio ferreo sanguinem fuderit , in lx . solidis 
teneatur Corniti et in lx . solidis communitati . Si quis contro 
episcopatum , nos vel iura commitatus leserit , precedente 
Comite vel eius honesto nuntio , iurati cum expeussis propriis 
et prò viribus suis recu[pe]rabunt et vindicabunt ; hoc di- 
cimus de effusione sanguinis que fuerit pugno vel palma vel 
digito . Si quis vero clericum vel militem vel probum hominem 
verbis turpibus vel conviciis provocaverit et convictus fuerit , 
in xxv . solidis condempnetur . Si vero non habet , ligatis 
manibus post tergum per civitatem nudus ducatur et fla- 
gelletur . Postremo quocumque modo sanguis fundatur malo 


lui attribuir qtTune de ces troia années. Nous inclinoni à ero ire quii fitti 
lui assigner la date de parce qu’elle est comme le développement de 

la celàbre ebarte des francbises octroyée ea 1191 à la cité cTAoste par le 
corate Thomas lui-rudme ou plutOt par sou tuteur Boniface. Il est à pre- 
sumer que l’une et l’autre se soot suiriee de prèe. 

(1) 11 e'agit ici de la charte de 1191. 

(2) Addicio soit « adiicio ». 

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CARTOLAIRE DE L’ÉVÉCHÉ D’a03TB 


285 


animo infra bannnm , Comes propter hoc habeat lx . sòlidos 
et commnnitas lx . solidos ; hoc totum dicimus sub iuramento 
quod fecimus et promisimus . Comes vero eodem iure eadem 
ratione inratis tenetur iura sua defendere per totum comita- 
tnm prò viribus suis , et sciendum est quod omnibus lesis 
dapna sua prius emendali debent , postea offenssores dampno 
et pena dieta multali ; de xxv . solidis , x . sunt Comitis , x . 
lesi , v . consnlum 0) . Si quis vero iuratos vel res eorum of- 
fenderit , securus ad civitatem non veniat ; si vero ibi inventns 
fuerit , per consules vel per officiales vel ad ultimum per 
cives detineatur , ut qui stultus fuit in culpa sapiens sit in 
pena . Quicumque miles contra iuraraentum istud venerit , in 
qoingentis solidis condempnetur. 


XC. 

Conoeaeion faite par le oomte Amédée IV à l’évéque Bonifaoe 
touchant la construotion d’un moulin à Es tanche. 


Scriptum de Ripagio molendini facti ad Lestanchy ( 1 2 ). 

1242. 

Noverint universi quod nos Amedeus Comes Sabandie et 
Marchio in Italia , terrena prò celestibus et prò eternis tran- 


(1) Consulum. A catte epoque, la ville d 'Aoste éfcait diviste en troia 
quartiere : celai de Bich&ria, qui a’ótendait de la Porte Vaudane à la Pon- 
teille-Perron , celili de Malconseil qui coraprenait toutea lea maisona, de 
la Porte Saint-Étienne juaqu'à Croix de Ville, enfia celai de la Porte Saint- 
Oura, qui embraaaait tout le bourg de Saint-Oura. Chacun de cea quartiere 
forra ai t une communautó et était adminietree par deux consula ou ajndics. 

(2) Cotte charte eat la reproduction de la charte 71*. Cependant, comma 
elle ofTre de3 variante», aurtout à la fin, nona avons jugé à propo» de la 
tran acri re intigraleraent. 

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288 


J08KPB-AU0U8TC WJC 


sitoria dare et commutare cupientes et volentes , concedimns 
et dooamas in perpetunm venerabili in x*° patri B . Dei grati» 
episcopo Augustensi eiusque successoribns tantum de nostro 
ripagio Bantegii quantujn necesse fuerit ad molendinnm 
illnd qnod idem episcopus vult et parat tacere in predio 
domns sue episcopalis apud locum ubi dicitur Estanchi . 
Item concedimns eis et donamus auctoritatem et licenti&m 
atque potestatem plenariam faciendi alveum per ipsum ri- 
pagium prò sua voi untate , et ducendi aquam de Bantegio 
ad ipsum molendinum quotiescumque et quantumeumque 
ducere voiuerint , et etiam plantandi per ipsum rìpagiom 
prò sue arbitrio voluntatis . Concedimus edam et donamus 
ut omnes illi qui ad ipsum molendinum ire sire venire vo- 
luerint , nec W et animalia quecumque ducere voiuerint , in- 
gressum habeant et regressum liberumque transitum per totum 
ripagium et per locum ibidem adiacentem , non obstante ali- 
cuius contradictione . Si quis autem hanc nostram concessio. 
nem sive donationem infringere vel contra venire presumpserit , 
indignationem nostram nec non et penam lx . librarum se 
noverit incursurum . Testes autem interfuerunt dominus 
Wllelmu3 Bonivardi , dominus Hugo de Meysino < 1 2 3 > , magister 
Petrus ( : b canonicus Augustensis et Petrus de Cognia subdia- 
conus . Actum est hoc anno dominice incarnationis u° . co* 
xl® . ii® , feria v* que fuit xv . kalendas ianuarii . 


(1) Nec, ajoutez ici « non, » pour completar le sene de la phrase. 

(V) Me y sino , probablement • Masino » dans le Canavais. 

(3) Magister Petrus, c’eat le docteur Pierre de Derby ehanoiaé, doni 
le nom eat tres-souvent ci té dans les documenta de l'époque. 


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CARTULARI DE L’ÉV»OHS d’aOSTB 


287 


xci. 

Le corate Àmédée IY prend sous sa proteotion le poni 'de Ohevtry. 

Scriptum de ponte de Chevry. 

1239. ' 

Ce diplomo a pani dans le tom. i . Cb. col. 1844 , 
Sist. patr. Mon. Le pont de Chevry , dont il est ici qtìes- 
tion , est le pont qui se tròuve sur la routè d’Aymaville 
à Cogne . En prenant ee pont sons sa protection , lé comte 
Amédée IV . de Savoie témoignait de sa vive sollicitude pour 
la sùreté pnblique. 


XCII. 

Controverse entre l’évéque Bonifaoe et le chanoine sacristain de 
la Cathédrale saivie du jugement arbitrai. 

Scriptum super candeìis sacristie. 

1234 . 

Cotte ckarte est relative à ano controverse qui existait 
entre l’évéque Boniface et Gui , chanoine sacristain de la 
Cathédrale , touchant les cierges qne la Sacristie devait 
fournir tons les joors à l’évéqne pour la célébration de la 
Messe. 

Ce document , fidèlement transcrit sor le Cartolarne par 
L. Cibeario , a été imprimé loc . cit . col . 1828 . Noos n’y 
avons remarqné qu’nne légère errenr : au lieu de eidem in 
dvitate existenti , il faut lire < sibi ìq (jivitate esistenti . » 

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968 


J04BPH-AUGU8TB DUO 


xcm. 

Bentenoe arbitrale rendile par Herluin, archevéque de Tarentaise, 
et autres juges, dans nne cause agitée entre Pévéque Boniface 
et son ohapitre oathédral. 

Scriptum de hiis qui debent servire nomine vacanHum 
prebendarum. 

1 * 21 . 

t 

Cotte charte est relative à un règlement fait par Herluin , 
archevéque de Tareataise et d’autres arbitres , au sujet du 
Service de l’autel à la grand’messe de la Cathédrale. 

Nona retrouvons ce document loc . cit . col . 1286 . Mais 
on doit lire < Aymone archidiacono » et non Aymo ar- 
chidiaconus , puis < canonicorum Augustensium » et non 
canonici augustenm,. 


XCIY. 

Permutation de preetations féodales entre l’évèque Boniface et le 
ohapitre de S.-Oura. 

Scriptum facte permutationis inter cfomum episcopalem 
et domtm sancti Urei super quibusdam rebus. 

sana date. 


Notum sit omnibus quod cum domus episcopali» et de* 
mus sancti TJrsi sibi olim facerent ad invicem annua et 
certa usagia super quibusdam possessiouibus in feria» nota- 
ti» , tandem eis placuit mutaam facere commntatkraem saper 
ipsis usagiis , et eam feoerunt prout inferius est notatosi . 

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CARTULAIRK DB L’ÉvfcCHÉ d’aOSTI 


Prior siquidem et oonventos sancti Urei nomine commnta- 
tìonis remisernnt et concesserant atque donaverant in per- 
petaam domai episcopali illos ti . solidos et illos ti. sesta- 
rios Tini quos ipsa domus episcopalis tenébatur annuatim 
lacere domai sancti Ursi ; faciebat cairn aimnatim ipsi domai 
sancti Ursi ini" . solidos qai iacebant saper domam in qua 
montar DaTid de Bolsa cìtì» Auguste nsis , et u . solidos 
qui iacebant saper domam qae dicitar domas de Bagnes , 
et ti . sestarios Tini qui iacebant saper illam peciam terre 
qae iacet post dictam domam de Bagnes . Pro hac autem 
concessione et remissione doitìinus Àugustensis episcopos 
nomine domus episcopalis remisit , concessit et contulit diete 
domai sancti IJrsi' et in perpetaum illos ni . solidos et illam 
caponem quos ipsa domus sancti Ursi faciebat annnales do- 
mai episcopali prò qaadam portione Tiridarii sai ; qae portio 
Tirìdarii quondam fait causarla diete domas episcopalis . Item 
remisit domai sancti Ursi illos xii . denarios quos Gonradus , 
qui quondam fuit pedagiarius episcopi , dedit prò salate anime 
sae annnales , et iacebant saper illam domain qaam dictus 
Gonrados habebat in PloTia . Item donaTit ipsi domai saneti 
Ursi in perpetaum , salvo tfimen iure feudatario hospitalis 
saneti Ursi , illos in . solidos quos ipsum hospitale faciebat 
domai episcopali de servitio , et illos ti . solidos qnos dictum 
hospitale debet tacerò de placito quaodocomqae acoiderit ; et 
iacent isti hi . solidi de servitio et isti ti . solidi de placito 
saper causale illud quod est contiguum dicto hospitali ; et 
solet tenere istud causale quidam qui Tocabatur Vercellinus . 
Item donaTit in perpetaum sepe diete domui sancti Ursi 
xvni . denarios annnales super illud causale quod Guido Polet 
tenet a domo episcopali , quod causale aiheret supradieto cau- 
sali , -quod qdoftdam tennit dictos Vercellinus . Vernmtamen 
in placito Uliu3 causalis , quod tenet dictus Guido Polet , 

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290 


J03EPH-ÀUGUSTE WJC 


noll&m penitas debet exigere portionem Tei h&bere aliqao 
tempore domas sancti Urei , sed est et debet esse totam pis- 
ci tam , qa&ndocumqne aoeiderit , domas episcopali . Ad ma* 
iorem autem haius commatationis firmitatem Tolaeront dictas 
dominus episoopas B . et sepe dieta domas sancti Urei 
preseotem paginam sigillorum saoram manierine nec non et 
sigillo Aagastensis Capitali roborari , de coios Aagastensis 
Capitali consensa istad fedi f&ctam (C . 


XCV. 

Fondstion de l’hòpiUl dee Odonnee et see statate. 

Scriptum quo collatum fuit hospitaìe de Golumpnis 
domui episcopali. 

N 1227 environ (2). 


Notam sit omnibus tam presentibas quam fdtaris qaod 
Wllelmas Boisson et uxar eias Ermenbarga et Petrus eo- 
rum filios et Aymo sacerdos de Cogoia donayerant et con- 
cesserant in perpetaam domino B . Augastensi episcopo 


(1) L’originai de cotte charto, qui date de l’ipiaeopat da B. Bonifica 
de Valpergtte eet contarvi aux archivee de revochi. Il est ancoro roveto 
dei sceaux, quoique un peu dltlrioréa, de riveqne Boniface , du chapitre 
de la Cathldrale et de celai de la Colllgiale. La llgende du premier porte 
eoo moti: Sanctus Gratus Epjscopus AuqustensiS} la llgende du deuxième 
et du troiiiòme est congue en ces termea: Siqillum Capitoli Augustknsis, 
Sioillum Capituli Sci Ursi. 

(2) Cotte charto, dont l’originai oziato auz archivea de rèvoche, n’eat 
autre que la fondation de rhfipital de Nabuiaaon, qui a aubsistl, avec dea 
péri pi ti ea divoraos, juaqu’à la Rlvolutlou frangile. Noua fi zona l'époque 
do cotte fondation à 1227, parco qu’un document du 3 dicembre de catte 
annle mentionne dljà cet h <5 pi tal. 

(3) Boniface. 

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CART0L11RI DI l’ÉVSChI d' AOSTE 


801 


et eias saceessoribas hospitale illod coni omnibus perimen- 
ti» quod ipsi fundaverunt et edificaverant infra ciyitatem 
Anguste in loco qui dicitur Columpnes W , tali conditone 
apposita qnod episcopns , qui prò tempore fuerit , non possit 
bona ipsius hospitalis sibi appropriare , et in signum sub- 
iectionis et donationis dictum hospitale teneatur fecero et 
reddere annuatim domui episcopali in yigilia Natiritatis 
Domini unam libram cere . Dominus vero B . qui tune erat 
episcopns Augustensis , concessit et contulit prenominata 
nn or . ut ipsi , suscepto religionis abito ® , habeaut*|lam- 
diu yixerint amministrationem et regimen hospitalis et om- 
nium bonornm ad ipsum hospitale spectancium , et ipsi 
teneantur fideliter intendere ipsius hospitalis comodo et aug- 
mento . Post decessum autem mi" . prenominatorum , epi- 
scopi , qui prò tempore fuerit , habeat potestatem instituendi 
rectorem in dicto hospitali oom consilio fratrum ipsius ho* 
spitalis , et de eorumdem fratrum collegio , si inventi fuerit 
ibi dignus ; ipse cum fuerit instituti claves recipiat de 
menu episcopi , nec possit alienare , obligare , commutare , 
neque rendere possessionem aliquam vel aliquem censum 
annunm dicti hospitalis absque consenso domini episcopi et 
fratrum ipsii hospitalis . Item ipse rector sic linstituti 
non possit neque debeat aliquid de bonis mobilibi ipsius 
hospitalis distrahere ultra summam c . solidorum sine fra- 
trum dicti hospitalis consilio et consenso ; et teneatur com- 
putationem sire rationem reddere semel rei bis in anno sine 


(1) L'bCpital de Nabuisaon fut d'abord appeld hòpital dea Colonne*, 
p4PC6 qtt'il fut bàti sur lea ruines d’un édifiee romaio oroé de belles co- 
lon nes de marbré. Il était eitué dans la rue aujourd’hui Enamanuel-Phi- 
libert 

(2) Cea expressi on» laissent entendre que lea deaservants d$ l’hòpital 
form&ient une communauté religieuse* 

109 


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292 


JOSEPH* AUGUSTE DUC 


(saper M) rebus et negociis ipsius hospitalis episcopo et fra- 
tribus eiusdera hospitalis ; et si bonam rationera aramini- 
stratioms sne rediderit , ipsius amministrationis regimine 
gaudeat et fruatur . Si rero res aliter se habnerit , ab ipm 
regimine per episcopnm removeatur , et in qnibos delin- 
qnerit satisfacere compellatur . Si antem predictos P . W 
filium Tel filiam haberet qui vellet habitum religionis assu- 
mere , et in fratrem et sororem ipsius hospitalis redpi , 
benigne recipiatur ; et qnicamque vero in fratrem et sororem 
ipsia* hospitalis recipietur , de voluntate , consenso et eon- 
siKo domini episcopi et fratrum ipsius hospitalis recipiatur , 
de manu domini episcopi assumat habitum religionis et in 
mann eiusdem episcopi prestet obedientiam et fociat pro- 
fessionem . Episcopus vero neque successores ipsius dictum 
hospitale a domo episcopali alienare non possint . Huic au- 
tem donationi interfuerunt magister P . ® de Delbia , ma- 
gister W . W , Aymo de Curiis , canonici Augustenses. 

XCYI. 

Àymon , prévòt du conventi de Verrès , et sés religieux échangent 

avec l'évéque Pierre la paroisse de Charvensod contro Iqb 

paroisses d’Antey et de B. -Martin de Corléan. 

Scriptum de permutatione Ecclesie sancte Golumbe W. 

1249. 

Notnm sit omnibus quod ego Aymo prepositos ecclesie 

(1) Le copiate a écrit, sana doufce par mégarde le mot «na, mala Po- 
ri gin al porte le mot « super », comma l’exige le aeus de la phraae. 

(2) Pierre. 

(3) Pierre. 

(4) Vuillerme. 

(5) Il s’agit ici de l’échange de la paroisse de Charvensod qu’Aymon, 
prévdt de Verrès, fit avec Tóveque Pierre d'Btroubles pour lea denx pa- 
roisses d’Antey et de Saint- Martin de Corléan. 

110 


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CARTULAtRB DB l/ÉVÉCHÓ d’aostb 


m 


sancti Egidii de Yerrez Augustensis diocesi et fratres et 
eumcanonici eiusdem ecclesie , pensata utilitate domus no- 
stre ad quam tenemnr modis omnibus quibns possumus , de 
communi consilio et voluntate omnium nostrorum qui dio 
viderunt et noYerunt fecultates domus diete ecclesie sancti 
Egidii de Yerrez , dedimus et concessimus per commutatio- 
nem in perpetuum venerabili in X.° patri nostro P . (ri Dei 
gratin Augustensi episcopo et successoribus eius ecclesiam 
sanete Oolumbe de Chalvenso cum omnibus possessionibus 
et pertinenciis suis et iure suo , ita tamen quod domus epi- 
seopalis Augustensis ini" solidos et mi" denarios censuales 
capitalo Augustensi singulis annis solvere teneatur , quos 
hactenus dieta ecclesia sanete Colombe pacifico reddere iam 
dicto capitulo consuevit . De aliis vero disponat et ordinet 
dominus episcopus Augustensis quicumque prò tempore fiierit 
secundum quod sibi viderit expedire . Et hoc ego Aymo 
prepositus iam diete ecclesie sancti Egidii de Yerrez , et fra- 
tres et cumcanonici eiusdem ecclesie , dedimus et concessimus 
dicto venerabili in X.° patri nostro P . Dei gratin Augu- 
stensi episcopo et successoribus eius per commutationem in 
perpetnum prò ecclesia sancti Andree de Antey < (I) 2 > , cum 
omnibus possessionibus et pertinenciis suis et iure suo , et 
prò ecclesia sancti Martini de Corlian < 3 > et censu quem 
habebat domus episcopali Augustensis in ipsa ecclesia sancti 
Martini de Corliam , videlicet n . solidos cum omnibus suis 


(I) Pierre. 

-, (£)Ai\jourd’hui ancore, réglise d* Antey Saint- André relève de la Pré- 
▼Gté de Saint-Gilles de Verrèa. Mai» à l’époque qui nous occupo, cette 
paroiaae comprenait troia autres paroisses celles de Valtornenche, de Cha- 
moia et de la Madeieine, qui en out été depuia déraembréea et placées sona 
l*&atorité immédiate de l’évèque. 

(3) La paroiaae de Saint-Martin de Corléan prèa Aoste a été aupprimée 
ea 1788. * * 

111 


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294 J081PB-AUGU8TE DUO 

pertineneiis et iure suo , ut prepositus sancti Egidii de Yerrez 
et fratres eiusdem ecclesie habeant et possideant de estero li- 
bere . quiete et pacifico dictas ecelesias perpetuo et- sino 
aliquo censsu , exceptès xii . deuarìis , quod saoerdos sancti 
Martini . de Oorliam quioumque processu teuiporis fuerit sub 
annuo censau tenetnr solvere capitolo Augustensi , et lioeat 
proposito - diete «calesse sancti Egidii quicumque prò tempo» 
fuerit et fratribus ponere et instituere canonie» regolane 
vel etiaJK olericos seculares , si preposito et fratribua pla- 
ccarti in i ipsis ecciesiis ; tamen dictus prepositus et fratres 
teneantur presentare unum de canonie» sancti Egidii vel 
etiam clericum secularem , si placuerit dicto preposito et 
fratribus , in ipsis ecciesiis , qui a dicto episcopo Augustensi 
et sttceeesoribus eius euram recipiat animarmi , et illi et 
successoribus eius teneantur in episcopalibus respondere ; de 
aliis vero disponant et ordinent prepositus et fratres sancti 
Egidii secqndum quod sibi viderint expedire . Yerumt&men 
quia dieta ecclesia sancti Martini de Corliam ad presens 
non vacat , quare dictus dominus episcopi» prepositum et 
fratres sancti Egidii non potuit in corporalem possessionem 
mittere ; ipsi preposito et fratribus sancti Egidii dedit po- 
testatem et auctoritatem intrandi in possessionem diete ec- 
clesie sancti Martini de Corliam et ponendi ibi canonia» 
vel atios olericos , prout superius dictum est , quam dtius 
dictam ecolesiam vacare contingerit ; et sacerdoti , qui nunc 
est in ipsa ecclesia sancti Martini , precepit ut preposito et 
fratribus sancti Egidii in omnibus , exceptis episcopalibus , 
teneatur de cetero obedire et rispondere . Et ut presens 
scriptum robur firmitatis obtineat , sigilli mei et capitali 
ecclesie sancti Egidii et sigillorum domini episcopi Augu- 
stensis et capitoli Augustensis volumus et rogamus , ego 
et fratres sancti Egidii , munimmo robor&ri . Actum est hoc 

112 


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CARTOLAI*! D! L *Ìt£ob4 D'AOST! 


295 


apnd Augnstam in capitalo sancte Mane <*) , anno Domini 
k* . oc* . xl . ix° . y . kalendas mali , presentibns canonicis 
ecclesie sancti Egidii de Verro , donno P . © rectore ecclesie 
de Arreno © et donno Hngone de Fenili t 4) et donno Ber- 
nardo de TaelHa < 5 ) et donno Johanne de Belintro (8) , et me 
Aymóne proposito ecclesie sancti Ubidii yet canonicis An- 
gvstenàs ecclesie, donno Johanne archidiaceno , donno Ja- 
cobo de Monte alto © , donno P . © de Delbia , Ay . de Cu- 
riis, 6- ,*(®> de Ohosalet , Wllelmo de Palato) , Anseimo de 
Atìsìo , G . < l 2 3 4 5 * * * * 10 11 °) de Biro , Aymone de Palatio et mnltis aliis. 


XCVII. 

Bodolphe, archevéque èia de Tuentaise, approave la penuatation 
de la .paroieee de Oharvensod oontre oelles d’Aotey et de 
S.-Martin de Corléan. 

Scriptum de permutatione Ecclesie sancte Golumbe < n ). 

1249. 

Universis presentes litteras inspecturis Rodnlphus , mi- 
seratione divina sancte Tarentasiensis ecclesie electns , licei 


(1) Chapitre de la Cathedra le. 

(2) Pierre. 

(3) Arverio, Arvier. 

(4) Fenili, Fénis. 

(5) Turili*, la Thatìe* 

(6; Belintro , Bellentre en Tarentaiee; catte paroisse, corame les pré- 
cèdente*, était souraise à la juridiction du próvdt de Verrès. 

(TJ'JfoiM* etto, Montato) prò* Ivrée. 

(81 Pierre. 

(vj Gui. 

(10) Girod. 

(11) Catte charte donnea par Tarcheveque élu de Tarentaise, Rodolphe 
Grossi du Chatelar, renferme Pacte d’approbation de réchange dea paroissos 
stipulè dans le document p ree èden t, 

113 


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JOftSPtl-iOaiKTV DUC 


296 

imineritus , salatem m Domino . Perautationem footam a 
venerabili patro P . (l) Dei gratta episcopo Aogustensi de 
roluhtate eit assensu tocius capitali Atìgnstensis et una 
parte ,et Aymone proposito sanati Egidii de Terrea de vo- 
tavate èt assensu capitali eiasdem lod et altera -, de ee- 
oletìis videlicet sancti Andree de Antey et «aneti Martini 
de Corìiam cam omnibus pertinenciis saia , quas qoidem ee- 
olesias dietns P . episcopas Aagastensis dedit et cencesMt 
per commatationem in perpetuasi dieto Ayisoni proposto et 
fratribus «aneti Egidii de Verrez prò ecclesia sancte Cohimbe 
de Chalvenzo cum omnibus pertinenciis suis , utrarumque 
paroium utilitate pensata , volumus et confirmamus . In cuius 
rei testimonium presentes litteras sigilli nostri mammine 
dut hnus robOrandas . Datimi anno Domini . cc® . xl® . it® . 
niènse inaio , dominica prima post Ascensionom Domini. 


XCVIII. 

fonifaoe , évftque d’ Aoste, et Aymon, prévót de Verrès, se font 
remise réciproque de certains cene. 

Scriptum permutationis facte inter dominum Episcopum 
et domum sancti Egidii de quadam pecunià, 

1225. 

Notum sii omnibus tam futuri» quam presentita* quod 
B . W Augustonsis episcopus ex una parte > et Ayme prepo- 
situs sancti Egidii et conventus eiusdem loci ex altera , 
commutationem inter se fecerunt talem videlicet quod dictus 


, , . . . ■ ^ t - ' r 

(1) Pierre. 

(2) Bonifaoe. 

114 


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CARTULÀIRR. DB l’jSTBCHJÉ D* AOSTE 


297 


episcopns concessit et contulit in perpetualo domai sancti 
Egidii et servi toribus eiusdem domus sii . denarios annuales 
de illis xx . solidis annaalibus , quos ecclesia sancti Victoris 
de Chalant O) faciehat dicto episcopo annuatim . Djictus vero 
prepOsitus , d« oonsensu et volantate capitoli saneti Egidii, 
concessit et contalit in perpetuarci dicto Augustensi episcopo 
et saccessoribas eias illos xn . denarios annuales , quos illi 
de Ayllan < 1 2 > faciebant annuatim diete domai sancti Egidii 
nomine illarnm rernm qnas Yporiensis ecclesia solet habere 
in diocesi Angnstensi qnas illi de Ayllan tenent . Pretecea 
donavit in perpetnnm dicto episcopo Angnstensi et succes- 
soribns eins idem Aymo prepositus , de consenso et volnntate 
capitoli sancti Egidii , totum illud ius quod domns sancti 
Egidii babebat in ipsis rebus , si ibi aliquod ius habebat 
ipsa domus ; ipsam tamen ias , si posset legitime per scripta 
vel alio modo comperiri quod dieta domus ias aliqaod aliud 
preterqaam xn . denarios annaales et illis rebus haberet , 
donavit eidem episcopo et saccessoribas eius , sub tali forma 
quod sepe dictus episcopus , considerata qaantitate et qua* 
litate ipsias iuris ad existimationem bonorum virorum , cum 
dieta domo super ipso iare debeat convenire . Actdm est 
hoc anno dominion incarnationis m° . cc° . xx° . v° . in festo 
sancti Yalentini ( 3 > ; et hoc totnm factum est de consenso 
et volantate capitali Angus te nsis . Ut autem presens scrip- 
tum robar maias habeat , dictas episcopns dictasque pro- 
posito , rcecnon et capitatimi Aagustense , voluerant pre- 
ssatela paginam mgillorum suorom patrociniis roborari. 


(1) L’égliae de Saint-Victor de Challant dépeodait alors déjà de la 
prdvòtó de Verròa. 

(2) Les aeigneura d’AUian étaient feudatairee de l’Eglise d’Ivrée et pa- 
yaient dea redevancea au couvent de Verrès, comma nous l’avona yr. 

(3) Ce serait le 14 février 1226, d’après le atyle moderne. 

H5 

Mlac S. II, T. Vili. 20 


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298 


JOSEPH-AUGUST* DDC 


XC1X. 

Jugement arbitrai renda en faveur de l’évéque Jacques à l’en- 

contro des frères Odon , Godefroy ut Vuillerme de la Portò 

Si-Ours, au sa jet d’une maison située sous Paro de la Porte 

Prétorienne. 

Scriptum de inter Portas W. 

1215 environ. 

* 

Cam orta esset discordia inter dominum Ja . Augusteu- 
sem episeopum ex una parte ( 2 > et dominum Oddonem , 
Gotafredum , Wllelmam fratres de Porta sancti Urèi $•' 
ex alia , super illa parte domus anteriori que est sub arca 
porte :. disoordiam ad concordiam volentes revocare ab 
utraque parte , promiserunt in Uldricum conversano sancti 
Urei , olim ministerialem domus de Porta sancti Ursi ( 5 > , et 
Gonradum, theutonicum , et Nocherium de civitate et Pe- 
trum foruarium , promittentes se stare dictis illorum et pre- 
cipiendo eis sub excommunìcatione et sub fldelitate ut di- 
cerent rei veritatem secundum conscientiam suam . Unde 
isti tam (Jistrictum recipientes mandatum dixerùnt quoil 

( 1 ) 11 s'adii iét de la Porte Prétorienne. 
r ( 2 )>L,’ 4 tècpiSi Jacques 4 e Por Uà mentionné dani oa docuraeat w mégtf 
à Aoste que de 1215 à 1219 . 

( 3 ) te Beigneur Odon de la Porte Saint-Ours est cité par dó TilHèr 
(Ghr<m*> M4. des fam&et 'nobles du Duehéi fldaporte, Saint+Ours}; lem deux 
autrea frères GodeGroy et Vuillerme lui sout iaooanua. 

( 4 ) Lee selgaeurs de Quart avaient autrefois leur manoir à la Porte 
Prétorienne, et doanaient en fief à dea particuliers lee maison* qu’iU 
posrédaient en ce lieu. 

( 5 ) A cette époque, il y avait des lalques qui renon$aient au monde 
pour se consacrer au Service de la Collegiale de Saint-Ours, sana entrer 
dani leò OWtres eadréé j dé là té no m de convers qui leur fòt don né. 

( 6 ) Theutonicum, allemand. 

116 


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CARTULAIRB DB l’BVECBÉ d’aOSTR 


a xl . annis citra non viderunt aliquem dominura de Porta 
s&ncti Urei habentem vel reclamantem Tei pensionem an- 
noam recipientem de anteriori parte predicte domns . Ad 
hoc, interfuerunt B . .0) prior sancti Urei , Aymo capellanus 
de òuna (%., Rifqrius minister episcopi , Boso de Arca et 
alii quamplures . 


C. 

^ierró V próvòt du Mont-Joux , rcnonce en faveur de l’évéque 
' fkrtriface àtotts ses 'droits sòr dea possessione à Lanry et'l 
iPecejiisyu 

1 ; Scriptum rerum de Lanvy et de Pezeyney. 

1229 . 

t , ■ 

' détte charte a été publiée par les soins de L . Cibra- 
riodans le tom li. col . 1306 , Hist . patr . Mon . , et 
se rapporto à ane cession que le prévòt de l’hospice du 
Mont-Joux fit à l’évéque Boniface de tous ses droits sur des 
bieiis situés à Lanvy et à Peceyney , territoire de Charven- 
sod . Le texte de Gibrario a quelques feutes que nous nous 
pennettoBS de corriger . On y lit possessionibus iilius , au 
lieti . de « possessionibus illis » , — sigillo prepositi , au 
lieu Ae « sigillo prefati prepositi . > Panni les témoias de 
ra$e> a , été omis le nom du chanoine « Petrus de Olgina 
(Ugine) . » 


(j) BpnUace de Valpergue, avant d’etre éveque, flit rev&u do la di- 
gnità de prieor de la Collegiale. 

(2) Ouna 9 Hóne. 

117 


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300 


JOSBPH-AUGOSTI T>OC 


CI. .. . 

Jugement arbitrai du prévòt de la Gathédrale sòr un tLiflérend 
antro l’évéque d’ Aoste et le prévòt da Mont-fon*. 11 1 

•: ..'i; > 

Scriptum de Ecclesia sancii Georgii. <*> 

San* date. ' 

Cum in pluribas articulis inter dominum W . ® Atgu- 
stenaem episcopnm et P . W Montisiovis prepoatam orta foértt 
discordia , ego S . W Àngnstensrs prepositns , ex consenso 
utrinsque partis , prestito inratnefito sitìat setytferitis déeh- 
rabant, firmiter inter eos transsegi . Cam etenim prepositns 
asseret < 1 2 3 4 5 > episcopnm in lx . libris et eo ampline albi teneri , 
et episcopns versa vice prepositum in xv . modiis annone et 
eo amplins sibi teneri allegaret , ita in pace ipsis consen- 
tientibns questionem istam redegi . Domino ondai' episcopo 
precepi nt decem libras infra terminum sibi prefixmh pro- 
posito persolveret , necnon et prepositus de iam dieta annona 
qnod ipsam domino episcopo reddiderat per legittimos testes , 
vel per personas illas si idonee essent qui eam reddiderant , 
probaret ; residua m vero quod probare non posset domino 
episcopo sine difficultate persolveret . Preterea super quadam 


(1) Il est question ici de i'eglise de Saint- Georges de Pollein y qui ap- 
partenait jadis à la preste du Grand Satnt-Bernard. 

(2) Le Cartulaire n’exprime que la lettre iaitiale W, Nona crowas 
qu’elle déaigne l’éveque Valbert, parco que celui-ci était contemporaìn de 
Pierre, prévdt du Mont-Joux, meatiouné dans la présente chaHfe. * 

(3) Pierre. _ t , Mr 

(4) L’initiale S ne nous laisse pas soup9onner le nom <Ìu prévòt qui 
figure ici. Lea documenta du 12* et da 13* siòcles ne citent a oc a a prévòt 
de la Gathédrale, dont le nom commence par & Serait-ce David de Sotor? 

(5) Il faut lire « assereret ». 

118 


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CARTUL41B$ DB L’j&V&Bà D A03TI £01 

ecclesia sancti Qeorgii quam prepositus Montisioyis possidet , 
dominas episcopus legem diocesanara sicut in aliis ecclesiis 
religiosorom de episcopata suo affirmabat se habere , quod 
totuip ( prepositus ei denegabat , proponens quod ecclesiam 
iilam exetjaqttwn. a. iuridictione episcopi, Augusten^is ab ar- 
chiepiscopo Tareutasieusi eam possidebat . Ego vero questio- 
nem istam sopivi , quod. si archiepiscopus infra terminata , 
quem prefixi eis , iastis et rationabilibus causis posset ipsam 
sibi defendere , qnod episcopus iam dictam ecclesiam prepo- 
ste in pace rqlinqueret , Si Toro prepositus in dofensione 
,-Ìsta macero t , episcopus idem/ ius , qnod in, , ceteris ecclesiis 
iceligipeprum de ; episcopato, eoo baierei, in. istauri elapep ter- 
mino qin,iam eKpsus est habeat . 

ii \ f , - 

• ir <i\ ' .j i- .■» . . » < . ... 

■ Oli. 

4<oeoard Pév&yie l ’ Affittì et lea noMes Pierre $t,Gk> 9 tier frères 
j t jìft Q^eeea » f au sujet de droits féodaux. 

r. * .•* - - ... :#; . 

, , T ^ r v Scriptum feudi de Grazano. 

•hr-f. .* * iJ. -, •; - r - 1^34.' 

ri>v . t /. ■ . . . . 

< WBn ^ us Wl. cutn olim disicerdia din bjdàta 
fuerit inter domum episcopalem ex una parte et nobiles viros 
Petrum et Gonterium fratres de Gradano G) ex altera super 
qoibnsdam rebus feud&talibus , quas dicti nobiles, ab Augu- 
ate^r^pétebant episcopo , et super usagiis qnibusdam que 
episcopus Augustensis ab ipsis petebat nobilibus nomine diete 
domus episcopali , tandem inter dictas partes amicabilis 

r Ttr-1 — _ ■ 

(I) O radano, Gresaan. 


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30? 


JOUPH-AUOU8TB DDC 


interrenit compositio de consenso et voluntate utriusque parti* 
per manus benorum et prudentum viroram Jacobi de Cirino f 1 ) 
videlicet et Aymonis de Guriis canonicorum Augustensium , 
talis scilket quod Uoet dieti fratres habere dicerentur tria 
fenda de ipsa domo episcopali , tamen dicti composi tores bono 
pocis et concordie intendentes et omnem materia m discordie 
renioveri in perpetuimi cnpientes , quia super distinctione 
feudorum ipsorum certificare nequaquam poterant , voluerunt 
et ordinarerunt ut ipsa tria feuda prò unico feudo in po- 
sterum reputentur et habeantur , et prò ipso feudo fiaoi 
episcopo Angus tensi dno homagia sire hominia , quorum 
utrumqoe fiat ipaà episcopo melius quam adii domino , et 
preterea fiat ipsi episcopo prò hoc feudo homaginm a ire 
hominium melius quam alii domino , salvo uno, domino r 
Item prò hoc feudo debent ex pacte fieri et reddi »n- 
nuatim episcopo Augustensi dno equi seeuudum genecafem 
consuetudinem patrie a laici» et iuter laicos super equis 
obsemtam , qui prò feudis debentur et fiuut . Item prò hoc 
feudo debent fieri ipsi episcopo ccc . solidi de placito , quando 
placitum acciderit , ita tamen quod in morte cuiuslibet ra- 
sali i ipsorum trium vasallorum reddantur ipsi episcopo c . 
solidi . Item dicti nobiles nacaon et eorum successoros de- 
bent ex pacto esse contenti illis rebus quas iq die hnins 
compositionis habebant , nec aliquid ab ipso episcopo rei 
successoribus eius debent potere nomine huius fendi tanqoam 
ad se pertinens iure feudatario , neque in aliquo diminuere 
rei turbare ipsi episcopo osagium suum supradictum ob ali- 
quam sui feudi diminutionem quondam factam ; Pactnm 
etiam quod ipsi nobile3 et eorum successores debeant tenaum 
equum anuuatim fecero episcopo Augustensi secubdum su- 


(1) Omino, Cerini en Tareataite. 

1» 


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CARTULAIRE DB L'tvtCBi d’aOSTB 


393 


pradfctom modani, si aliquando massam de Tovacio W quod 
ad sfe ; credebant ipsi nobiles inre feftdatario pertrnere ad ma- 
nata eornm devolverete per manam episcopi Augustensis ; 
pto hòc adagio debet episcopns AugnStetasis manatenere eis 
hòc fèudam rationabiliter . Hes autem ipse sùrit Ibte : qriè- 
dam decimaia Neyran M , et illa portio decime qnam habent 
in Bmpailan , et medietas decime GFraciano , et fendum 
quod Bay mandus de Villa et fratre9 eius ténent'ab illìS , 
et feadam quod Qaido de Casaleto canonicns tenet ab eis , 
stoni febflò de Arzei , et salvo casamento de Vlleta qne est 
ta lnfto ( 1 2 * 4 * 6 7 > : , et feudam Wllelmi de Angusta, totem scllicet 
id quod Wìlelmus tenèt ab eis a Daria usqué ad Horitem- 
iovis , salva una pecia prati que'iacet insta ripam . Item 
fenduta Petti de Crista et ftudum illorum de Prato ét deéirna 
antìqaa quam Ja . (Jacobus) de Stipulis tenebat ab eis inter 
dnó Bdhtègia , et fenda que G-nigo de Gradano et GuWhaft 
Pribf ténent ab eis a torrente de Nnns nsque ad aquam 
de 'EfiesW , et decima quam illi de Onriis tement ab eis in 
Amavilla , et feudnrn quod tenet ab eis in Valledigna' The- 
baldus de Onriis miles , et feudum quod tenent ab eis illi 
de Etajuétìey , et alpis de Lendion cnm snis appendicite et 
alpis dè Rnines qnam tenet Petrus de Curiis miles . Actnm 
est hoc apud Angnstam , anno incarnationis dominice m* ; oc 4 . 
iti* . mf , torcia die intrantis marcii ^ . 

(1) Tovacio, mas de Toas à Qressan, près du chàlet da Chacar. 

(2) Néfran, bameau de Bristogne? 

, [ J$) i E$npallan ? rógion aa pied do la colline de Chanr$nsod. 

(4) C*est probablement le viltage de Villedessous. 

fi) Friot; la famillo noble de Frieur ayait sa maison d’habitation près 
de la porte Vendane. 

(6) lei sont dósignéa les torrente de Nus et de l’Hellex. 

(7) Ce sorait l’an 1235, d’après le style actuel. 

121 


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304 


J 08 ÉPH-AOQOSPTH DOC 


, * . , • ■ i . j 4 . i ' w n . 

' ' * “ ■’ ■' CHI. " ' ■ ' ' 

' I, < • ■ ■’ J • r r . ì T'jg 

GoAbrorena au sajefc ,d* dime» entra i’.óyéq^e . «t lea,,6Je 
de Jaoqsws de, Vacherà salvie de la senience arbitrato. 

■ ■■ ■ • - ■ >, • ■ ■ j;;- 

Scriptum de. Vach t a,yri , (1 - , , 

. < . - • ; ... 1237. - .... >•' ... • .u r •• 

< \ ' ■ • ’ il ■ t. » ‘ *, 1 1 * ’ ]? ’ ‘ f I . 1 . ’ 

- Universi tam. proseutjbus, qpam Jfyturis qpijws .prq^tìi^ 
scriptum, innotnerit Ja . (Jacobjus) de Civipq ,,Aymo de.Qurita 
CftMfiniflt Angwtftnses in saluti» austere salutoni ..Nojfcum sit 
omnibus qaod cum causa verteretur intor domina?» 
Apg ustensem episoopum ex una parte , et filios quondam 
Ja * (Jacobi) de Yacbaria ex altera , super decimis npvaliopa 
pratorum et agrorum existentium infcer duos fluyips,. Bau- 
tegii ^quorum nomina infra camdem pagiuam Cont in ental , 
et ipsi in ius et in causa dominum P. ( 4 ) militem de Gra- 
dano nominaasent , ipse P. miles promisit se stare prò eis 
in causa ; sed cura ipse causara ipsara coram episcopo pro- 
sequi non , curasse! nec iuri parere , dominus episcopus fqcit 
citali et conveniri eumdem P. militem per priorom sancii 


(1) Cotte charte a trait à un jugement arbitrai repdu en faveur de 
Tévèque Boniface et à i’encontre dea fila de Jacques de Vacheri, au sujet 
dea dtraeB dea terrea aituóes dans la ragion Entre-lea-deux-^Bothier. Ce fat 
un dea deacendants de la Camillo de Vacheri qui acquit lei droiU v de le 
maiaou noble de la Tour à Etroubles. 

(2) Boniface. 

(3) Ititer duos fluoios Baulegii. 11 faut aavoir que, dana lea tempe pe- 
culi, le Buthier coulait tout entier soua le pont romain du Pont de Pierre- 
line grande inòndation survenue, avant le 13* siècle, lui fit òhaùger de lit 
et prendre la direction qu’il a actuellement. Toute l’dtendue dee terrea 
aituéea entro le Buthier et la Rive du Pont de Pierre scappella encore 
mai atamani Batre-deux- Buthier. 

(4) Pierre. 


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CABTULAIBE DB l’ÌTÈCBÉ d’ AOSTE 


305 


Michaelis de Mnstier W per lìtteras sommi Pontificis ad 
priorem eumdem obtentas , et com ipse P. diebos sibi assi- 
gnatis noloerit comparere nee mittere responsalem , ipse 
ptfer utìetoritete litterarom Sommi Pootiflcis sepe diefcam 
P. proptór eius contomaciam rinculo excommoaicationis in- 
nodarit ; tandem a partibns ad nos scilicet Ja . de Girino 
et Ay . de Curiis canonicos Augustenses super illa causa 
tanquam in iudices precise ftrit compromissnm , prestito in 
mano nostra sufficienti ab utraque parte de parendo iuri 
caritione . Nos rero instanti negotio finem imponi cupientes 
et causttm compositione rei iudicio rolentes terminare , par- 
tìbus in nostra presentia crtatis , lite contestata -, testitms 
productis , attestationibus publicatis , rensntiatione &cta pu- 
Mrcationi cumtestium , nec ab adrersa parte aliquid obie- 
ctmn ftterit in dieta rei personas teetium , constitit nobis 
dominum episcopum legitime probasse intentionem sua* , 
ridelrcét qnod' possessiones ilio noralium , super quaruni de- 
cnnis causa agitata est , a xl . aunis citra ad cultura* et 
ad frutiflcandum sunt redacte . Auditis ergo trine inde ritie- 
ni bas , propositionibus propositis , nos cognosceutes quod laici 
taids decimas de iure iu feudum contro Constitudonem La- 
terinensis Concilii que incipit Prohibemus dare non possunt , 
nec decimas noralium occasione decimationis antique , quamris 
decime sint eis concesse contro Decretateci pape Innocente 
Tua usurpare , predictas decimas noralinm pratorum et 
agromm inter duos flurios Bautegii et circa loca adiacenza 
existentium ad eamdem decimationem pertinentium , sicnt 
per testes legitime probatnm est , domino B. Augnstensi 
episcopo eiusque successoribus per diffluitivam sententiam 


(l) Ity mv&H 2t Modtiefs, dami le sitale, un cotiveat de domi- 
nicains appeté le prieuré de Saint- Miebel. Il passa, dai» le quitwième 
«italo, aux Gordeliers. 

m 


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900 


joatra -Auaurrc t>vc 


adiodkaarus poesideodas , sep»' dicto Pv nfiiti . 
super predàetis deolmis tam existentibas qnam f*tur»qoo*ra~ 
li biu parpetmim silentium imponente» , non «bstuate iam 
aliquo quod diotum olim faerit in cwnposUioae- qfsmd&m -facta 
saper quibnsdam rebus feodataliboe et osagiis per manam 
nostrani' inter dietimi dominum episcopem ex osa parte et 
prenominatom - Petnun nitttem et' Gonterinm fratrem eios 
ex : altera . . Meminimus enrn et prò certo • habemas «i veri- 
tati peri» bentos testhnonìnm , condtemnrqaod inipeiuseoro- 
pemtionis traete to -de consensu et volante te ntrlasque pOrt» 
nonònatim et esprèsse reservata fuit donino Àugustensi 
episcopo potestas repetendi deci mas novalinm pratora* et 
agvoram iaeeutim intee duo» fluvios Bautegi* , si repetere 
veliet eas . Ad «uins rei perheniwm memoria»! presente» 
pagina» sigillerai» nostroram mnnimine tbcùans commnnìri . 
Actnm est hoc anno Domini a* . cc 9 . xxx 9 . vn° , xt 0 . . Ira- 
leadas italli in claustro ranote Marie- W. Testes fneraaft afa- 
gister Wlielmos , Guido de Oans&leto , Qiroidus de Biro , 
canonici Augustenses , Johannes de Stipalis «apéllana» y Ugo 
canonicus sancti Egidii et alii qnamplores . Nomina posses- 
sionnm sant hec : terra Jordani merciferi qnam tenet Ber- 
nardin Escbino , item pratum eiosdem Jordani , item terra 
Goidonis Polet qnam tenet Aboneius , item co»ba prati 
hospitalis ( 2 ) prò parte , item pratnm Wllelmi Balhiquod 
tenet de hospitali , item terra eiosdem Wllelmi Balbi , item 
pratnm Nicholay Fabri (®) quod fuit Wllelmi Caeeiet Stralli , 
item pratnm Poncii de Cor , item terra Petri de Gholan , 


(1) Il y avait dono déjà au 13 é siede un cloftre attenant à la Cathe- 
dra le. Le cloltre actuel date de 1460. 
f k \&/ Cét Mpitfcl tst laseri blàbtemorit ÌTtòpftal de la Porte^Sàldt-Oan. 
(3> J La (attillo do Fabry oceapaH, dès le quatorrième elètto, in poste 
d’honneur dans les rangs de la noblesse du duchó. 

1 « 


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CARTOLAI!»» DI l’ÉVÈCRK d'aOSTB 


8Òt 

ite» terra nepotis de Boxa quam emitab Almadrico Nacharin, 
ite» prato» Wllelmi de Venz W , item terra Am&ldrici Na» 
charin que est iuxta Bautegium , item pratom Nieholuy 
Fabri et prifigoonun eios , ite» terra eiuedem Nicholay et 
Siephaui privigai eios , item magamo pratum Poneii de Oer 
ave Almeimi , item pratom Baudaiai , itera pratom Wllelmi 
de Vena altra ripara , item pratum Aymonis , de Ripa et 
Johann» Betet de Porezaoo item soperior aoguh» terre 
Diderii , item peciola prati quod est Wllelmi MatheUe quod 
teneti’etimdit Petoas de Platea , item terra et pratom filli 
Johann» Symioo , item terra Nicholay Fabri , itemi pratum 
Boso«b Erif Fabri quod est a grossa potrà -citra Amaldrioi 
pratum « piscia dicitur ; quod totum pratom ipsius Bosoms 
est Dorate, item pratum Hugonis de Area quod tenet a Gri- 
done , Polet , item prata terre eiusdem Gnidonis Polet que 
tea#t Aymo de sancto Remigio , item due partes terre Ori* 
spòsi |«am emit a Rege de Montaguay item due: partes 
terre ei adderai; fiegis que iaeent insta eaodem tema ipsius 
Crràpioi iu Wontagny 

' •-* ' •* ’ . * * j . 

'M.ì -IV •,-_ • . 

: CIV. 

Hoi&taage cfó fidélité à I’évéque d’ Aoste per les seigneurs de 

itf 1 . . 1,(1 ■ ■ • ■ ' 

'^SériptttfH fàiìte fidelitatis àb illis de Chr ozono. 


La présente charte est relative à l’hommage de fidélité 

t*. , . 


(1) Vmz, Vene est un hameau dlevó de la partisse de S*int~Nicolas. 

(2) De noe jourt ancore, un mas de terrea situéos sur la paroisse de 
Saint-Laurent d'Aosta s'appella Montagna?. 

1*5 


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MB J 0 tpPSfc»A 0 O 9 ftT* WJC 

lea-seigMMSi de Gnesean Gontier ,,Jeeft sqii. JEUs ,,,et 
Pietre, so? frère.prètèren^ à Wt&W« Bontfacq ^t r ^n»- 
prittée 'dans le teak 4 . Ch. col. 4325 Hist. patr. Mpn. 
None y remarqaons l’étrange mot de calerti^; il feqt y ^o]^- 
tituer « de Orseriis . » 


Conoession , sona forme de compens&tion, à Févéque Bonifaee dee 
droits qae Vuillerme, vidomne d’ Aoste/ avait sor la dime de 
grain de Turrille. 

’ , ‘*’ r < i i»K >;*, t i !• ' i» ;f f» nv , ,.ftnS^ 

„ .. r&riptW decime de 

•' ' ' ':ì '• I2?t; * >(•.■'! i !- i -vl-n.i tir: 

'i ; 

: 1 Notato sit omnibus qood W.^lde fltr#ómi«!*i«edoM0s 
Àhgnstetids 'cOnèeMt et «tìignuvit i« perpetrimi ifotfMAagn- 
Stend episcopo et suece&oribos eius > tetpm iUmi iarliDod 
ipse W. habebat in decima grani de Tornii , hoc conoessit 
domai episcopali in perpetuata in reCompensationem dttonun 
sestariorum siliginis quos ipse W. et fratres stri - debebànt 
fecero annu&tim diete dottai episcopali poro elemosina' peto 
eorum , et in recompensa tùmein illornm xl . sofìdeeoim qws 
prefatas Boné&eius episcopo» accomodaTerat qnandam pre- 
dici» Wiielao . ÀoUm eet feto: anno dnmiiice 

. co* . xx° . vn° . mense marcio v Interfoerunt testes Gaigo 
de Gradano miles et frater W. et fra ter tfartinos conversi 


(1) TurriUy, TunrilU eat un h*ma*u da la paroU^e da Jotenstn. 

(t) Vuiljaroe,,,, 0 i 

(3) Boni face. 

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CARTULATRR DR L*ÉVÉCRé D*A08T* 


diete domtiS epfeeopalis <•> , et Robaldas et Gheìetas serrieotes 
dentini episcopi Ut fcutem boe ftrnnnn siti et stabile , veinit 
utraque pare nt preSens pagina sigillo sepedieti Wllelwivi- 
cedonni nrtniretur. ’ 1 * 3 r - > ■/* 

. -.il: . . • V'U 


CYI. 

Le chevalier Pierre Adhémar se reoonnait feudataire de révéqoe 

Bonifaoe pour des possessions à Osain et à Qreesan. 

’ In' <n ■[ Scrfotum de psaituj \ ^ 

1228. , . ! 

Notnm sit omnibns quod Petrus Aldemarius miles , anno 
dominice incarnationià n° . co 0 . xx* . vra® . feria seconda que 
fnit pridie kalendas febrnarii 0) , confessns fnit domino B. < 4 
Angnstensi episcopo coram testibns infra scriptis , in daustro 
Auguteosis anatra ecclesie, auto capitataci , quodi quicquid 
ipea/Petrim irei attua per eim habet nel tenet io lece qui 
dicita' i OsaiÉg i qnkqnid illad sit caltom rei ineultum cubi 
pasouis et nemoribus , et ubicumque sit in ilio loco in 
monte vel in plano , totum est de feudo episcopi Augustensis . 
Hoc autem totum cum omnibus appendiciis , videlicet cnm 
fidetttatibas ,.bompgiis , serrici» et omnibus atus proveodi^us 
et nsibus ipsarnm rernm , necnon et unum campnm quod 
ipse tenet per feadom ab eodem episcopo qui iacet ad Gra- 
dami* , qiem campum domina Bonjoy colere solet et tenere 
per eumdem Petrum , misit eidem episcopo et soccessoribus 

(1) Il paratt que Yuillerme et Martin ici mentionnés étaient des reli- 
gieux attachée au serrioe de l’drèque, puisqu’ils sont qualifiés da nom de 
fràree. 

(?) Osaing est un vilfage d'AymavilIe Saint- Martin. 

(3) D’aprèa le style actuel, ce serait le 31 janvier 1259. 

(4) Boniface. 

127 


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iostn-ivQwm noe 


de ipse Potare fa rectom convadimn prò xl . libris nove- 
rata secusmoruttl ; de placito antem si acciderit antequam 
hee gageria eeset redempta , distata et paetam inter eos qnod 
medietas ipsim placiti sit ipsins Petrì rei fili! eios , et alia 
medietas sit episcopi . Hoc totum factum est de consenso et 
voi untate Amedei din ipsins Petti. Item si fpée Petros decederci 
et dictus Amedeos Alias eros vellet hoc redimere , lioeret ei 
redimere . Teste» sant Johannes lunbardus d> , Anselmas de 
Perron , Jaoobos de Monte alto , Petrus de Delbia , Snido 
de Gaasaleto , Aymo de Oariis , Jacobas de CiTins sabdiaconi 
et canonici Aagnstenses , Wllenctìs de Àmavilla qui cogito- 
minatvr presbiter t Villencus de Bolsa et Ebrardos de Gradano 
conversi sancti Urei , frater 'WHelmua et freter Martini» 
conversi demos episcopali» et malti alti clerici et lattei ; et 
9olutionem diete < a > sibi factam fuisse oonfeesus est idem Po- 
trae coram pluribos et dioto loco soiHcet ante capitolato . 
Ad maiorem horum conflrmatìonem volait atraqae pars ut 
presene pagina necnon et similis ab bae per alphabetom 
divisa sigilli» dkti episcopi et capitali Aagustensis mam- 
rentur . 

CYH. 

Ante dereconnaissance de Biohard d’Allian vera l’évèqtle Bonifaoe. 

Scriptum manifestationis fèudi de Ailan 
rS25. 

Notum sit omnibus tam futuris qoam preseti tibus quod 

(I) Le ebanoine Jean fot anrnommé le lombard, parca qu’ii teit ori* 
ginaire de Cigliano , diocèae de Verceil ; il devint pina tard archidiacra de 
la Catbédrale d’ Aoste. 

(?) Diete, ajontez « gagerie » mot omis par le copiate. 

(3) Alton , Allian à Ajmaville. 

128 


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CARTULAIRE DE L’ÉTÈOHÌ D'àOSTE 


311 


Riehardusde Ayl&n anno dominice incarna tionia **i. oo° . xxT . 
T* ,.kaUada3 marcii <D confessila est in iudioie quod totum 
iUqd quod ipso Riobardus per se. rei per aliata hftbet a 
Pwtedel (2> soperias , qaiequid iliud sit euUuavel inoultam 
nt f et^st de reitate que quondam fherat ecclesie Ypori* 
gioirò > qqam Benefaoias episcopi» Augnatensis emit ab 
episcopo Yporiensi , salva tanaen con dein ini que 4ocet in 
ìfiaya^' inter fluvinm et meta», que est fisa bit domo , et 
de- lercia parte est finis huius condomino torretta , de mi* . 
raUis de.Beringavel , et salva condemina qnam teoet. ipsè 
Bichaldps ab illis de Causaleto ( 4 ) , que condemina iacet in 
Cogqia et dicitnr condemina de Ayllan . Hoc autem 4o- 
nayit dictus episcopus Angostenaia ad rectmn feudo» ipai 
Richardo et crani eius heredi tam fornellino qua» ma- 
scolino prò ut . selidis de placito quando acciderit et prò 
m.donariis de servitio annuatim reddendis in feste sanati 
Uartùp . Pro hoc antem feudo fedi ipso RicaJdus homi- 
uiuot diete episcopo Àugustensi melius qnam. alii domino , 
salvia, doobna dominis et salva amissione terre . Preterea 
sepe dictus episcopus Angustensis donavit et remisit ipsi 
Richardo in perpetuum et omni eius heredi quicquid idem 
Richardns h&bet per se vel per alium a dicto Ponte inferius 
quod ad ipsam reitatem pertineat . Verumtamen si ipse Ri- 
catìus per manum iam dicti episcopi recuperaret aliqnid de 
reitate illa quod sit a dicto Ponte inferius , illud debet ex 
pacto hahere et recipere in feudum de prefato episcopo Au- 
gustensi . Ut autem presens scriptum robur habeat in per- 
petuo» ; tfeiuertint ’ tato dictus' episcopus quàm dfctns feichar- 


129 


(iy Selon le atyle actuel 25 février 1226. 

(2) Pontedely Pondel, h&meatt d’Aymaville. 

(3) Kiaya, Vièyee, autre hameau d’Aymaville. 

(4} Lea seigneura de Chesalet possédaiaut des terrea fr. Cogne, 


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31* 


joufs-acoosts ove 


dite at presero pagina sigilli* eiosdem epìscopi et lordasi 
prìoris sancti Urei et capitoli sancti Urei et Wllelni vice- 
donoi de Ornano muniatur . Testes foerant dietns Jordanos 
prioT et Oonteriro et Michael canonici sancti Urei , Jaeotms 
de Villa saeerdos , Ajrmo de Cognia saoerdos , P. (*) de Delbù 
sacerdos et Baodoinro canonicos sancti Urei , prelati» "W. 
vicedonnos et P. filins eios , P. de Grazano miles , et En- 
rardos de Orazano miles , Bobaldns , Gillavoldro minister 
de Conia , Jacob ro filins ipsius Ricaldi et molti alii tam 
clerici qoam laici . 


cvm. 


Acte de reconnaissanoe du chevalier Voillerme d’AUian vere l’évé- 
que Boniface. 


Scriptum de feudo de AUan (' (I) 2 3 * > 

1*25. 

Notom sit omnibus qood Willelmro de Ayllan miles, 
anno dominice incamationis n° . cc° . xx° . t° .,xii° . k&lendu 
aprilis in festo scilicet sancti Benedirti < 8 ) , confessile est in 
iudicio eoram pluribus quorum nomina scripta sunt inferii» 
qood totem illod qood ipse Willelmro habet per se Tel 
per aliom a Pontedel superios quicqnid illnd sit coltom 
vel incnltum , est de reitate que fuit quondam ecclesie Ypo- 
rigiensis quam reita tem Bonefadro episcopro Augrotens» 
emit ab episcopo Yporiensi . Dietro vero B. episcopro Au* 


(I) Pierre. Ge mème nom repond ani deux initiales P, qui snirent. 

(8) Gotte charte réfléchit le m§me objet que la précédente. 

(3) 21 mare 1226, d’aprèa le stjle moderne. 

tl30 


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CARTOLA IBB DB L’BV&CBÉ d’aOSTB 


313 


gostensis donavit et renóait de consensi» et voluntate capi- 
tali Augustensis in perpetuum ipei WiUelmo et omni eios 
heredi feminino et mascolino totum illud qood idem Willelmos 
per se Tel per aliam habebat ipsa die a dicto Ponte inferios 
qood ad ipsam reitatem pertineat . Preterea prenommatos 
B. episcopus Aagustensis de eoimilio et consensu capitoli 
Augustensis donavit et concessit ad rectum feudora prefato 
WiUelmo militi et osmi eios heredi feminino et mascolino 
totani iUod ‘qood ipse Wfllehane per se vel per aliom ha- 
bebat a dicto Ponte superine ; et hoc prò v w solidis de 
placito qoando acciderit , et prò t . denariis de serritio in 
festo sancti Martini reddendis annoatim . Pro feudo hoc etiam 
fecit idem Willelmos hominium dicto episcopo Angostensi 
melios qoam alii domino , salvia dominis qoos ipse Willelmos 
habebat in ipsa die et salva amissione terre . Ut aotem hec 
iq perpetoom firma permaneant , voloit otraque pars ot 
presens pagina sigillis dicti episcopi Aogostensis et capitoli 
Aogostensis et Willelmi de Graczano vicedonni Aogostensis 
moniretor . Actom est hoc apud ecclesiam sancti Stephani 
de Graczano inter ipsam ecclesiam et domom sacerdote . In- 
terfherout testes Aymo de saneto Stephano et Bernardns 
Sàrioth canonici Aogostenses , Godterios et Michael sacerdotes 
et eanèmci sancti Ursi et P. W capellanas sancti Johannis 
Aogostensis , Earardus de Gtaeesno , Quigo et Baymondos 
milrtes nepotes dicti Eurardi , et dietus Willelmus vrcedonnos 
et Petros filios eios. - 


Jl) Ptorr» 


431 

MUe S. II, T. Vili. 


81 


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914 


joasra-iuausn duo 


CIX. 

Acte de reoonn&issance de Fierte et de Cécile ea /emme vera l’évé- 

que Boniface. 

Item de rebus eiusdem loci. 

1225 environ (1). 

Notura sit omnibus quod Petrus et Cecilia uxor eius con- 
fessi sunt in indicio totum illud quod ipsi per se ve! per 
alium h&bent vel tenent a Pontedel superius esse de rei- 
tate que fuit ecclesie Iporiensis , quam reitatem B. W epi- 
scopus Augustensis emit ab episcopo Yporiensi . Ipse vero 
B. episcopus Augustensis donavit eis et eorum heredibus 
tam in feminino quam in masculino genere ad rectum feudum » 
prò tribus solidia de placito quando àcciderit , et prò uno 
denario de servitio annuatim reddendo in festo sancti Martini , 
totum illud quod ipsi Petrus et Cecilia uxor sua per se vel 
per alium tenent de ip3a reitate , ubicumque illud sit in 
monte vel in plano, a dicto Ponte superius vel inferius . Pro 
hoc autem feudo fecit et debet dictus P. hominium episcopo 
Augustensi melius quam alii domino , salva amissione terre . 
Teste* sunt Bauduinus canonicus sancti Ursi , Aymo de Cognya 
sacerdos et Gonterius capellanus eius , Willelmus vicedonnus » 
Eurardus de Gradano miles , Gillavodus et Gaufredus mi- 
nistri , Johannes , P. (3) de Scalario et Aymo ministri de 
Cognya , et Willelmus de Bagnes , et Bicardus de Monte 
Buffo , et Falcho nepos eius , et Girodus de Casaletho. 

(1) L’objet de cette oharte, étant le meme qae celai det precèdiate*, 
en dètermine la date. 

(2) Bonifac*. 

(3) Pierre. 

13t 


% 


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CARTULAfRB DI L*É?ÌCHÌ d’aOSTE 


815 


ex. 


Aymon , prévòt de Yerrès , enjoint ad chevalier Vuillerme d’Allian 
et consorte de payer 12 deniers de cene à l’évéqae Bonifaee. 

1225 enyiron (1). 

Àymo prepositus sancti Egidii necnon et eiusdem loci 
conventus , nobilibus yiris Willelmo de Ayllan militi et con- 
sortibus eius in Domino salatem . Mandantes vobis precipi- 
mns in qnantnm possnmns quatenus domino B. < 2) Augustensi 
episcopo et saccessoribos eius episcopis Yidelicet Augusten- 
sibus de ceteró persolvatis pacifico illos xu . denarios an- 
nuale? , quos nobis debebatis facere nomine illarum rerum 
quas Yporiensis ecclesia quondam habuit in diocesi Augu- 
stensi , quas tos tenetis , et de ipsis xu . denariis annualibus 
dicto Augustensi episcopo et successoribus eius libere et 
absolute de cetero respondeatis, necnon et de omni ilio iure 
qood nos in ipsis rebus habebamus . 


OXI. 

Iia oheyalier Yilleneos d’Aymaville prète hommage de fidèlité à 
l’évéque Bonifaee. 

Scriptum de fidelitate illorum de Amavilla. 

1237. 

Il est question dans cotte charte de l’hommage de fidé- 


(1) lift présente charte ne porte aucun titre dans le Cartnlaire. Elle se 
réfòre à la eharte 98» ; celle-ci exprimant la date de (225 sert par con- 
séquent à fixer l’année de la présente charte. 

(2) Bonifaee. 

«3 


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310 


JOSBPH-AUOU8T* DUC 


lité dù à l’évéque par les seigneurs d’Aymaville . A cette 
époque , la faraille de Challant n’avait pas encore de ju- 
ridiction sur le territoire d’Aymaville . Le tom. i . Oh. 
col. 1386 , Histor. patr. Moti. , contient le présent docament 
transcrit fidèlement sur le Gartulaire , sauf un passage qui 
doit étre redressé cornine suit : « fecit hominium domino 
Bonefacio Augustensi episcopo melius quam alii domino , 
salva tamen fidelitate comitis Sabaudie . » 


crn 

Le chev&lier Yillenous d’Aymaville engagé à l’évéque Bonifico 
le eens de 15 setiers de seigle à peroevoir sur uno dime. 

Scriptum de decima de Toura ( x ). 

1237 environ (2). 

Notura sit omnibus quod Willencus de Amavilla miles , 
qui cognominata presbiter , misit in reetnm convadinm prò 
xm libris B. ( 1 2 3 ) Augustensi episcopo et domui episcopali illos 
xv sestarios sigali , quos Hugo de Sinzo < 4 ) quondam minister 
de Sarro solebat facere annnales ipsi Willenco nomine illins 
decime , quam dictus Hugo tenebat ab ipso Willenco , nbi- 
cumque ipsa decima iaceat sive in Thora sive alibi ; et has 
xui . libras, confessus est ipse Willencus se recepisse et Im- 
buisse . Preterea notum sit omnibus quod dietns Willencus , 


(1) Toura, Thora vill&ge de S&rre. 

(2) Cette eh arte est sana date précise ; mais corame elle est intercalò© 
entro deux chartes qui portent la date de 1237 et qu’elles regardent 
toutes les troia le mèrae persona ago, Villencua d’Aymaville, il est à pre- 
sumer qua la date de 1237 est commune à tous les troia documenta. 

(3) Boni face. 

(4) Sinzo, Sarre. 

134 


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CàRTULAIBB DI L’ifÉOtté D* A OSTI 


SI7 


salato anime sue non immemor , et recognoscens quia minns 
bene serrierat fendum quod ab ipso tenebat episcopo , con- 
cessi et contnlit prò anime sue remedio super predictam 
decimam xx . libras secusiensium novorum prenominato epi- 
scopo et domni episcopali . Interfiierunt Johannes archidia- 
eonus , magister Willelmus , Willelmus de Palacio , Girodus 
de Gasaletho , Jacobus de Girino et Ay. de Guriis canonici 
Angnstenses , et W. W de Yallepenigna < 1 2 3 > miles et frater 
W . conversus diete domus episcopato et qnidam alii. 


CXIII. 

Villanelle d’Aymeville engagé à l’évèque Bonifaoe, pour 6 livrea, 
la part qu’il a à la dime de Thora. 

Scriptum de decima de Toura. 

1237. 

Notum sit omnibus quod Willencus de Amarilla , qui 
eognominatur presbiter , confitens decimam de Torà esse de 
feudo episcopi Augustensis , rnittit in rectum convadium prò 
sex libris novorum secusinorum B. ^ episcopo Augustensi et 
successoribas eius et cui dare voluerit illam medietatem to- 
tam , quam diotus Willencus habet in dieta decima de Torà , 
et est fideiussor ipsi episcopo garendi rationabiliter hanc 
▼ageriam . Hoc totum factum est de consensu et voluntate 
Smardi , qui fuit filias Rodulphi nepotis dicti Willenci . 
Actum est hoc anno dominice incarnationis n° . co® . xxx® . yn® . 


(1) Vai Henne. 

(2) Vallepenigna , Valpelline, paroissa autrefoia tré» étandua, diviste 
aqjourd’hui en quatre paroissa». 

(3) Bonifaca» 


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3(8 


josara-Auaosn noe 


idra iannuarìi in domo dicti episcopi . Interfuerunt tertes 
Johannes Lumbardra , magister P. < 1 2 > de Delbia , Guido de 
Casaletho canonici Augratenses , W. ( 3 > eapellanra sancti Jo- 
hann» Angustensis , Johannes sacerdos < 4 5 > sancii Eugendi , 
magister Johannes de Ancon rector ecclesie de A visio , 
fra ter Hartinra et plures alii . Ad maiorem autem confir- 
mationem prenominatus Willencra presentono paginam sigilli 
sai mammine roboravit . Gonfessus est etiam idem Willencns 
se dictam pecuniam recepisse. 


OXIY. 

Villencus d’Ay ma ville renonce en faveur de l’évéque Bonifaoe \ 
tona ses droits sur la dime que Huguee de 8 arre teoait de lui* 
mime. 


Scriptum de decima de Toura. 

* (839. 

Notum sit omnibus quod dominus Willencra de AmavUla 
miles , qui dicitur presbiter , finem et donationem et resi* 
gnationem fecit in perpetunm domino B. Augustensi epi- 
scopo et domui eira episcopali de omni ilio inre quod ipse 
Willencra habebat vel habere poterat in decimatione ili* 
qnam Hugo quondam minister de Sarro tenuit quondam per 
ipsum Willencum , ubicumque ipsa decima sire decimato 
iaceat sive in Thora sire alibi . Actum est hoc mino dominice 


(1) 3 janvier 1238, selon le atyle moderne. 

(2) Pierre. 

(3) Vuillerme. 

(4) Sacerdos, curé. 

(5) AvisiOj paroisse d’Avise. 

(0) Boniface. 

135 


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CARTULAIRC BK iJiviCBÈ u’aOSTK 


31 » 


iflc&rnatioais n° . cc° . xxx° . ix° . mense aprili . Testes sunt 
Hugo capellanos dicti episcopi et canonicus sancti Egidii , 
magister P. G) canonicus Augustensis et frater W. < 2 ) con- 
rersos domos episcopalis . Ad maiorem huius rei confirma- 
tionem yoluit dictus dominus Willencas presentem paginam 
sigilli sai munimine roborari. 


CXV. 

L’évéque Yalbert donne en fief à ses hommes de Cogne l’alpe 
d’Ondezana, moyennant certainee preetations. 

Scriptum de alpe de Oudezana in Quonia < 3 >. 

1206. 

Brere recorda tionis quod Walpertus episcopus Augustensis 
concedit suis hominibus de Cognya ad rectum feudum alpem 
de Oudezana W cum appendiciis suis usque ad aquam de 
Lecony < 5 ) . Hoc donat ministris et Giberges et Oudebondes 


(1) Pierre. 

(2) Vuillerme. 

(3) Ce document a été transcri t par L. Cibrario sur l’originai appar- 

‘tenant aux archives de la Collegiale de Saiht-Ours, et a été imprimi dans 
l’ouvrage, Documenti , Sijiili, etc. Le document, qui a été inséré dans 4e 
Cartulaire, offre quelques variantes. Aussi nous avons jugé à propos de 
le reproduire intégralement. . . 

' (4) Oudezana , Ondezana ; cotte alpe n'est pas aituée dans la vallèe 
d’Aosta, mais dans celle de Locana (Ivrée),et a appartenu jusqu’au siècle 
dernier à la eommune de Cogne. Pour s’y rendre, il fallait s’engager dans 
le vallon de Valleille, et franchir le col de Telleccio situé entro la Todr 
du Grand Saint- Pierre et le pie d’Ondezana. Au bas de ce col, se trouvent 
• les chalet» d’Ondezana ou de Telleccio. Ce passage n’èst aujourd’ bui ac- 
cosaible qu’aux touristes, à cause de l’avancement dee glaciers. 

(5) Lecony , c’est le torrent qui descend de la montagne où se troùve 
la célèbre mine de fer de Cogne. 

117 


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et de Gronsum <*> , salvie bannis et percussionibus , sàlice! 
lx . solidi» , ad reddendum singalis annis in domo episcopi xxx. 
caseos in festo sancti Martini ad pondns alioram , tali pacto 
quod amodo episcopns alpem vestire non debet neqne per se 
neqne per alinm , et si ad diem certnm non persolverint , 
super casamenta eoram non super alpem recuperare debet pre- 
dictum eensnm . Si quis autem retinuerit quartam vel terciam 
vel quintana vel octavam vel mediana partem casei , integrum 
caseum persolvat . Si unum retinuerit tres reddat . Concessit 
eis qnod omnes iuraverunt ut si aliquo tempore ipse vel 
alius alpem vestire vellet sine consenso ipso rum , bestias 
expellerent , super quo eos appellare non possit ; placitum x . 
solidorum in mutatione episcopi et in morte hominum se- 
cundnm quod unicuique ipsorum acciderit . Testes Ebrardas 
de Grazan , Eodulphus , Jacobus canonici , Ay . (Aymo) sa- 
cerdos de Villa . Anno Domini m° . cc° . vi 0 . 


CXVI. 

L’évéque Bonifaoe accordo à sea bommea de Cogne nne penna- 
tatìon de preetatìons féodales. 

1233 (3). 

Motnm sit omnibus tam presentibns qnam posteris quod 
B. W Augustensis episcopus donat et concedit et commutat 
hominibus suis de Cognya x et vn . agnos debitales quos 


(1; Lea chàleta de Grauson dana la valide de Cogne aont trèa eooau 
enoore de noa jours. 

(2) Ds Villa, Villa en Groaaan. 

(3) L’originai de cet ante d’dchange entra l’óveqne Bonifaoe et sea tojete 
de Cogne exiate aux archi ves de l’évèché; il donne la data da moia da 
ma» 1233. 

(4) Boniface. 

Ut 


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CARTOLAR» DB l/éltCBÈ D* AOSTE 321 

dieti homines tenebantur ei solvere in festo Ascensionis Do- 
mini prò xx et vni . caseis quos dicti homines tenentar ei 
reddere et saccessoribns eius in festo beati Martini ad pondus 
aliorum in civitate Angusta in domo episcopali nane et in 
perpetonm . Ita tamen fit commntatio ista qnod predicti ho- 
mines resign&nt in mano episcopi nunc et in posternm pa- 
stoni alpinum , et commntationem facinnt inter se episcopns 
et homines de Cognya , ita qnod episcopns remittit predictis 
hominibus x . caseos de alpinis caseis prò isto pastn tempore 
suo , et predicti homines de Cognya resignant et remittnnt 
predietnm pastnm episcopo et snccessoribns eins prò xv . ca- 
seis in perpetnum . Istis resignationibns et commntationibns 
fnerunt isti (sic) Ay. W de Casaletho , Ay. sacerdos de Co- 
gnya , duo firatres scilioet Girodus et Falcho , Gillavodas et 
Ganfredns ministri , Riferius de Palude , Martinus de Osayng , 
Johannes Ubili , P. < 1 2 3 * * ) elericus , Ricardns de Monte Rnffo , 
P. albns , P. Sophia , Archingerius de Pivian et multi alii. 


cxvn. 

Aote da reeonnaùssnee d’ André da Torrent véra l’évéque Boniface. 
Scriptum casarie de Torrente. 

1241. 

Notum sit omnibus qnod Johannes , qui fuit filius Andree 
de Torrente W , confessus est anno dominice incarnationis 
n* . co* . xli® . in festo beatorum Prothi et Jacinti , quod 
fuit ni . idus septembris , quod ipse Johannes erat et est ca- 

(1) Aymon. 

(2) Pierre. Co méne nom rtfpond auz deuz initialeo P, qui suivent. 

(3) De Torrente ; cotte località oziate probablement dan# la paroisae 

do Saint-Lanrent d 9 Aoste. 

190 


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322 


JOura-AuawTE doc 


sarius domini episcopi Aagostensis , et qaod nomine terefe 
quam B . M episcopi» Aagostensis petebat ab ipso Johann 
de morte predicti Andree patria sai , proousit et pepigli 
dare diete episcopo Bonifacio o . solidos . Interfnerunt testa 
Rodulphus prepositas M , magister W . , magister P . 

da . (*) de Oivino y Ay . de Cariis , canonici Angustén- 
ses , dominas Hago eanonicas sancii Egidii et capeUsans 
(Ceti domini episcopi , et Petrus de Cognya sabdiaconns , 
et frater W . ( ? ) domus episcopali con versus , et Yolbèrtù 
de Boxa burgensis Aagostensis et Earardas de Neyva. 


CXV1U. 

L'évéque Bonifaee accordo ano déclaration d’osufnrit. 

Scriptum vince de Rossery (8). 

1242 . • ’ - - 

Notum sit omnibus quod cum oliai bone memorie Jo- 
hannes Ricardi in bona consistens memoria concessit et le- 
garti prò anime sue remedio domai episcopali Angostenà 
illam plantatam vinee quam habebat in loco qui dicitar 
Rosseria , et de ea vinca per pollicem magistrtim P . W cano- 
nicum Augustensem ad opus diete domus episcopali inve- 


(1) Bonifaee. 

(?) G’est le próvAt Rodolphe du ChAtelar de la Salle, qui demi, quei- 
ques anndes apràs, archetèque de Tarent&ise. 

; (3)Vuillerme. 

(4) Pierre. 

(5) Jacques. 

(6) Aymon. 

(7) Vuillerme. 

. (8) Rouety, Ròcheree* vignoblede là colline d’Aoete sur le territeir» 
ide Saint-Martin de Coridali. 

(9) Pierre. • ' r • ‘ 

t 4Q 


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CARTOLÀI»! DB l'ÌVÉCBÌ d'àOSTI 


323 


stferit , bob vero B . O) Dei gratia Augustensis episcopo» 
instrumentum illud publicum , quod carta dicitar , qaod di- 
ctus Jo . ex ipsa vinea confectum habuerat , post ipsios Jo . 
decessala postula vimus nobis reddi . Verum cum dieta Jacoba 
relieta dicti Jo . nec non et Jo . subdiaconus ex voluntate et 
erdinatione dicti Jo . testatori» in ipsa vino» usamfruotum 
Uberant quamdiu viverent , ipsa Ja . pacifiee et quiete , et 
dkstus Jo . sobdiacoDos xn . denarios annuatim fedendo iam 
diete domai episoopali , qaamdiu ipse virerei post ipsios do- 
mine Ja . decessam , voluerunt et petierant indempnitati . sue 
provateli, si ipsom redderetur instromentom . Nos igitar 
B . Dei gratia Aogostensis episcopus prenominatoram Ja . et 
Jo . indempnitati volentes providere pront decebat , confitemur 
tam dominam qoam ipsam Jo . sabdiaconum usamfrnctom 
Ubere in dieta vinea sicut supra dictum est , qaamdiu vi* 
xerint , et ad eorom petitionem presentem paginam exinde 
ftdmns fieri , et eam tam sigillo nostro qaam sigillo 
Aogostensis capitalo sigillai! . Actum est aano Domini 
■* . oc° xl* . n* . mense ionio . 


CX1X. 

Pierre , priéur de S.-Oars , et maitre Yuillerme , ebanoine de la 
Oatbédrale, condamaont Jean da Torrent à payer ano pres- 
tation à l’évéque Bonifaoe. 

Item de Cataria de Torrente * 

1241. 

Notum sit omnibus qaod nos P . prior saneti Ursi < 2 ) et 


(1) Boniface» 

(V) Ce prieur est connu sous le nom de Pierre de Saint»Alb&li. 
441 


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324 


JOaiPH-AUOMTl OVC 


magister W . (*) canonicus Augustensis , nomine curie episcopi 
Augustensis , cognoscentes de quadam torcia cninsdam ca- 
sarie super qua torcia causa vertebatur inter dominum B . ® 
episcopum Augustensem ex una parte et Johannem qui fuit 
filius Andree de Torrente ex altera ; quam terciam dictus 
B . episcopus dicebat se debere habere in obitn dicti An- 
dree ; ipse vero Johannes respondebat se vel aliquem de 
domo sua ad hanc terciam reddendam non teneri , eo scilicet 
quod aliquis de domo sna ipsam terciam nnmqnam sohe- 
rit , nec aliquis nomine casarie , et etiam ad maiorem as- 
sertionis sue firmitatem allegabat quod Petrus aTunenlus 
suus obiit et nihil inde solutum fuit nomine casarie rei 
tercie . Nos de causa eognoscentes ( 1 2 3 4 > , citato partibns , prò- 
ductis testibus et diligenter examinatis et attestationibus 
publicatis diebns et terminis debito partibns assegnato , 
quia constitit nobis per testes omni exceptione maiores quod 
bone memorie dominus Yalpertus episcopus Augustensis ter- 
ciam habuit pacifico et quiete nomine diete casarie in obito 
Thome qui fuit frater prenominatorum Andree et Petri de 
Torrente et in eius tercie posse93Ìonem fuisse domum epi- 
scopalem ; nos habito consilio prudentum virorum supradictum 
Johannem ad supradictam terciam persolvendam prenomi- 
nato B . episcopo condempnavimus per sententiam diffini- 
tivam . Actum est hoc anno gratie *® . co 0 . xl° . i* , fe- 
ria iii que fuit pridie kalendas maii in domo sancii Urei . 
Interfuerunt testes dominu3 Hugo sancti Egidii canonicus et 
episcopi capellanus , magister P . W canonicus Augastensis , et 


(1) Vuilleme 

(2) Boniface. 

(3) La procedure juridique rela tee dans cotte charte mèrito lattea tion 
par la sévérité dea forme» qa’on a suWiea dans la cause. 

(4) Pierre 

14 » 


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cartulàirb db Lavica i d’aoste 


325 


Uldricus diaconus nepos eius et P . de Cognya sùbdiaconns , 
et quidam alii . Ad maiorem aatem huius rei firmitatem 
fecimus presentem paginam sigilloram nostrorùm m animine 
roborari. 


cxx. 

L’évèque Valbert inféode dea terrea à Pierre , neveu de Pierre 
Voism. 


Scriptum de feudo quondam Petri Vicini. 

sana date. 


Breve recordationis qaod W . M episcopus donat ad re- 
ctom feadam Petro nepoti Petri Vicini , scilicet Alio Vil- 
lermi , ili ad feudum qaod Petrus Vicinus habebat a donno 
Ganterio de Graczano , et prò isto feado magia tenetar epi- 
scopo predictas P . qnam alii homini , tali interposita pas- 
tume qaod si forte Petras Alias Willermi antea decederet 
qnam Gaillermas pater eins , feudum istnd in manibus 
Guillermi devolveretar . Audientes et videntes fuerant A . W 
archidiaconus , David presbiter , Ricardus de Monte Poncio , 
G . de Vallepennina , R . canonicus , W . Branas , Ay . 
de Casaletho , donnas Alyaxinas , Aymo Ligaers , Petrus de 
Donaycz , Falco de Bolsa , Ugo , Giroldus . 


(1) Nona croyons devoir interpréter cotte lettre ioitiale par le nom de 
Valbert, parco que plusieurs personnagea, qui figurent dans ce diplOme, 
étaient contemporains de cet évéque. 

(2) Assoline. Noua avons une charte de 1190 qui mentionue cet ar- 
chidimcre. 

(3) Guillaume. 


143 


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326 


J03BPH-AC0U8T1 DOG 


CXXI. 


L’éyéque Bonif&oe, à la présentation da priear de 8*-Hélène t oonfère 
aa prètre Yuillerme la oharge d’àmee de la paroisee de Barre. 


Scriptum ecclesie de Sinao. 

1285. 


. Notum sit omnibus tam fntaris quam presentibos quod 
nos B . W divina permissione Augustensis episcopas , ad 
representationem Gi ( 2 > . prioris sancte Helene nec non et 
firatrum eiosdem domils sancte Helene $) , concessi inus et 
contulimus curam animarum in ecclesia sancti Mauridi de 
Sinzo Wllelmo sacerdoti eiusdem ecclesie capei lano W . 
Actam est hoc anno dominice incarnationis n° . co* . xx? . v® . 
vm° . kalendas decembris in consistono doraus episcopali . 
Interfuerunt Jordanns prior sancti Ursi Angùstensis , cuins 
sigilli munimmo voluerant et petierunt diete domus fratres nec 
non et dictus Wllelmus sacerdos presentem paginam nec non 
et sigilli nostri patrocinio roborari , et quidam alii tam clerici 
quam laici . 

CXXII. 


Concession de biens à Framières fai te par l’évéqae Boni face. 


Scriptum de Furmyeri. 

1233. 

L’objet de cette charte est la concession de prés et 


(1) Boniface. 

(2) Prieur Girod. 

(3) Le prieurd de Sainte-Helène était occupé par dea religioni bèné- 
dictins dépendants du prieurd de Saint* Victor de Genève. 

(4) Il risulte de cet ac te qne l’égliae de Sarre dtaitdedroit patrona! 
dea religieux de Sainte-Hélène, 

144 


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CARTUbAUtX DB L ’BviCfflfc d’àOSTB 


8*7 


d’ano alpe fiuto par l’évéqne Bonifico à Girod de Ghesalet 
et à Pierre son nevea . Ces chàlets étaient situés à Fra- 
mière , dans la commnne de Sarre . Ge document a été im- 
primé dans le tom . 1 . Ch . col . 1324 , Hist . patir . Mon , 
Dans le texte, qai a été publió, il faut lire « in personali 
beneficio » et non ih principali beneficio. 


CXX1II. 

L’évèque Pierre donne en fief an chevalier ,Vuillenne Grossi la 
tour de Ch&telar sous l’approbation de Rodolphe, archtìvéque 
èia de Tarentaise. 

^Scriptum de feudo domini Jacobi de Castellar io. , 

1248. 

Cette charte a para loc . cit . col . 1395 . Mais nous 
y relevons ane filate : nichil prodere possit , poar « nichil 
perdere possit . » 

Yoici le thème . L’évéqae Pierre d’Étroables donne rin- 
vestiture de la tour da Chàtelar avec ses dépendances à 
Guillaume Grossi da Yaldigne , et Bodolphe , nevea da feu- 
dataire et archevéque èia de Tarentaise , approuve cet 
acte . La rabrique ne mentionne qae Jacques da Chàtelar ; 
e’est qu’à l'époque où le Cartalaire a été compilé Jacques 
Grossi nevea de Guillaume , était seigneur de la. tour, da 
Qh&telar. 


145 


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328 


JOSEPH -AUGUSTI HOC 


CXXIV. 

Convention entro Pévèque Boniface et Thomas de Crest relative- 
ment à dee redevancee. 

Scriptum de placito illorum de Crest. 

1221. 

Cotte charte a été imprimée loc . cit . col 1265 . Il j 
est qaestion d’an accorci stipulò entro l’évèqne Boniftce et 
Thomas de Crest de la Salle , au sujet de prestations féo- 
dales qne celui-ci devait à la mense . Ce n’est pas deberet 
facere episcopo qu’il faut lire dans le docnment pnblié, 
mais < debet facere episcopo . » Le nom DD . s’interprète 
par < David . » 


CXXV. 


Sentenoe arbitrale an snjet de oens qne se devaient les chanoinei 
de la Cathédrale. 


Qttedam ordinatio ecclesie Augustensis. 
1231. 


Les chanoines de la Cathédrale se devaient dee cens 1« 
ons aux antres ; une sentence arbitrale règie les ponti 
controversés . Cibrario , qui a emprnnté au Cartulaire ce docn- 
ment comme les précédents , l’a pnblié loc .cit . col . 1316 . 
Mais il s’est mépris , en lisant sed si deberet bladum , an 
lieu de < scilicet si debet bladum , » — et del fine» , an 
lien de « det fidem . > 

146 


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CARTULAIRE DB L’ivÈCHlS d’àOSTB 


329 


CXXVI. 

Cause féodale entro l’évéque Bonifaee et Hugues de Bard terminée 
par une sentenee arbitrale. 

Scriptum de fidelitate Bardi. 

1225. 

Un tribunal d’arbitrage condamne Hugues , seigneur de 
Bard , à prèter personnellement hommage de fidélitó à l’é- 
véque . Le texte publié loc . cit . col . 1289 renferme quel- 
ques inexactitudes : Hugonus pour « Hugo , » — episcopus 
securitate piena pour « episcopus recepta securitate pjena , » 
— ullum videbant pour « nullum videbant . » Parmi les 
témoins , manque « Ayino de Amavilla . » 


CXXVII. 

Biens à Valpelline tenue en fief de l’évéque Bonifaee par Jean 
Ava. 


Scriptum Casarie de Vallepelina. 

1227. 

Jean Ava se reconnalt feudataire de l’éYéque pour des 
biens sis dans la vallèe de Valpelline . Nous remarquons 
dans la mème charte imprimée loc . cit . col . 1293 des 
fante? , qu’il est bon de redresser . Ainsi , dans la phrase 
fines et secunde pecie , le mot et est de trop ; — au nom 
cada il faut substituer le mot « eacia » (Oyace) ; — les 
confina de la quatrième pièce de terre située à Oyace sont , 
147 

Miw. s. n, t.viu. sa 


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330 


J0SEPH-ALGU3TE DUC 


d’après le Cartulaire , les suivants : « de i* • et ii* . via 
publica , de in* . terra Johannis de Grangia , de un* . terra 
Regum ; — le mot prioria a été mal la , c’est le mot 
« porta * que renferme le texte . 


cxxvrn. 

Biens et droits do la mense épisoopale à Thora et à Frumières. 

Scriptum inquisitionis rerum de Furmyeri. 

1228. 

Ce document rapporto nne ascension alpestre de l’évé- 
que Boniface et la reconnaissance de ses droits temporels 
dans la vallèe de Thora et de Frumières . La reproduction 
de cotte charte dans le tom . i . Ch . col . 1295 , loc . cit . 
n’a pas été heureuse , surtout au sujet des noms propres . 
On y lit : Beyraudus de villadege au lieu de « Reymundus 
de Villa , Ugo , » — mandano au lieu de « mendacio , * 

— ab esum au lieu de « a Belun , » hameau de Sarre , 
Varca ( sic prò archangelo) au lieu de « vel circa , — 
causarum au lieu de « caularum , » — commodamine au 
lieu de « cum moderammo , » — fredierius au lieu de 
* frediers , » — presumet au lieu de « presumeret , — 

pouizo au lieu de « Poinzo , » — ovellato au lieu de « Ovel- 
lan , » — ab esum superius episcopo au lieu de « a 
Belun superius episcopus , » — rollya au lieu de « Rossyn , » 

— airuzo au lieu de « Arenzo , » — nadelmus au lieu 
de « Nantelmus . » 


148 


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CARTULA1RE DE L’ÉvÉCHÉ d'àOSTE 


331 


CXXIX 

L’évèque Pierre donne en fief à Martin de Gogne nne maison si- 
ta ée à Marohévandan. 

Scriptum de Augusta. 

1255 environ (1). 

Notnm sit omnibus presentem paginam inspecturis quod 
dominus Petrus Augustensis episcopus ( 2 ) donat et concedit 
in perpetuano ad rectum feudiim Martino qui cognominatur 
Vachi de Cognia , et Marie uxori eius , et heredibus ab illis 
daobus progenitis et cui acciderit , quamdam domum cum 
fondamento et cnm orto qui adheret illi domui que iacet 
in «vitate Auguste , versus forum Youdanum , iuxta viam 
qne dirigitur versus portano Beatricem $) . Hoc donat eis 
prò duobus solidis de servicio annuatim in festo sancti Ste- 
phani , et prò quatuor solidis de placito quando acciderit . 
Fines illius domus et orti sunt de prima parte res quon- 
dam Bovonis merciferi , de secunda via publica , de m . et 
nn . res Johannis de Grangiis ci vis Augustensis . Hoc donat 
eis dominus episcopus prò dicto servicio et placito , excepto 
placito ministri , et prò bonis usibus et consuetudinibus terre 
Ad hec interfuerunt testes Aymo de Curiis et Aymo de 
Palatio canonici Augustenses . In cnius rei testimonium 
dominus episcopus presens scriptum sigilli sui dignum dixit 
robore confirmandum . 

{]) Cette date approximative nous est acqaise par les noms des témoins 
qui assistèrent au présent acte d’inféodation, et qui vivaient tous les deux 
à cette époque. 

(2) Dans cette charte, corame dans les chartes précédentes où est cité 
le nom de l’évèque Pierre, il est toujours questioa de Pierre d’Étroubles» 
qui siégea de 1246 à 1*259. 

(3) C’est aiyourd’hui la rue Challaut. 

149 


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332 


JOSEPH** AUGUSTE DUC 


cxxx. 

Le pape Alexandre III prend sons sa proteotion l’église d’ Aoste, 
et confirme les droits et Ics possessions de l’évéque Aymon. 

Privilegium set* Gonfirmatio domini Pape. 

1176. 

Getto balle remarquable , qui place sous la protection 
speciale du Saint-Siége les églises dépendantes immédiate- 
ment de l’autorité episcopale , a été transente sur le Car- 
tulaire par le prieur A . Gal et publiée dans le tom . u . 
Ch . col . 1048 , Hist .patr . Mon . 11 a aussi enrichi le 
texte de notes tròs-intéressantes . Une faute d’impression 
s’est glissée dans ce travail . Au iieu de ecclesiam de uxe , 
il faut lire « ecclesiam de Voce . » 


CXXXL 

Statuts accordés par l’évéque Pierre aux habi tanta d’Issogne. 

Statutum de Yssyognia 0). 

1255 environ. 

Quod maiorum auctoritas tenendum censuit obsemri 
debet a posteris illibatum . Hinc est quod nos P . < 2 ) , divina 


(1) La paroisse d’Issogne relevait de la seigneurie temporelle de Té- 
veque d’ Aoste. 

(2) Le noni de Leveque Pierre d’Étroubles, qui donna ces statuts, sert 
à fixer Pépoque où ils furent publiés. En 1253, le corate de Savoie, Thomasll, 
avait amplifió les statuts accordés dans le siècle précédent à la Citò d’Aoste. 
Il est naturai de penser que l’é veque Pierre se soit inspirò de l’exemple 
de son souverain, en dressant, peu de temps après, pour ses sujets d’Is- 
sogne dee règiamente de police et une sorte de code penai. Ces statuts 
sont dignes de toute attention. Malheureusement , nous n*en possédons pas 
l’originai. 

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CARTULAIRE DE l’ÉvÉCHE d’àOSTE 


333 


paciencia humilis episcopus Augustensis , communi utilitati 
hoininum et feudatariorum nostrorumde Yssyognia et alio- 
rum ibidem manencium invigilare cnpientes , et eosdem in 
stata pacifico et tranquillo vivere specialiter affectantes , ha- 
bito prudentum virornm consilio , ipsis hominibus et feuda- 
tariis nostris prò maiori parte presentibus et in hoc con- 
sencientibus quedam statuta in Yssyognia posuimus inferius 
adnotata . — In primis statuimus ut quicumque homicidium 
perpetraverit in lx . solidis condempnetur et ipse et omnia 
bona sua sint in miséricordia episcopi . 

Item de manifesta prodicione in lx . solidis , et persona 
et res in misericordia episcopi . 

Item de manifesto adulterio in lx . solidis . 

Item si quis commandiciam fecerit alicui , episcopo in- 
consulto , in lx . solidis condempnetur . 

Qui de fendo nostro aliquem de alieno dominio infeu- 
daret , feudum amittat et in lx . solidis condempnetur. 

Latro de nocte debet xx . solidos et latro de die x . solidos. 

Qui de quocumque gladio vel lapide percuxerit aliquem 
vel aliquo modo sanguinem ei excnsserit , persolvat prò 
banno lx . solidos . 

Si quis contra bannum nostrum edictum ire presumpxe- 
rit , reus erit v . solidorum . 

Qui de nucibus vel racemis aut castaheis C 1 ) vel aliis 
qnibuscumque frnctibus vel lignis contra voluntatem illius 
cuius sant qaicquam acceperit , x . solidos solvat et iniu- 
riam passo emendet . 

Item quicumque inciderit in nemore de Bocuel < 2 ) vel 


(1) Les noix, les raisins, les chàtaignea sont encore de nos jours les 
principale8 productions de cette commune. 

(2) La forèt de Bocuel a été, dans les derniers siècles, transformóe en 
vignoble. 

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334 


JOSEPH- A CG USTE DUC 


ignem apposuerit vel ad capras arborem inclinaverit W , reus 
sit t . solidorum et vi . denariorum . 

Item qui clamam fecerit de re ad dominum episcopum 
pertinente m alieno domino , lx . solidorum reus sit . 

Item quicumque ad defensionem alicuius rei vel ad pre- 
hendendam rem vel invadendam vel ad aliquem insidiando 
aut vulnerandum aut alias offendendum socium vel socios 
armatos infra iuridictionem domini episcopi aduxerit vel ve- 
nire fecerit aut consenserit , pena lx . solidorum reus sit. 

Item quicumque aquam venientem a hora vesperarum 
usque ad crastinum ad horam primam venire turbaverit ant 
aquam venientem diverterit , m . solidorum et vi . dena- 
riorum reus sit . 

Item quicumque in ripagio Durie a loco qui dicitnr 
Greperi usque ad Montillon < 3 > aliquam arborem aut dumum 
vel rubum vel ylam inciderit , v . solidorum et vi . dena- 
riorum reus sit . 


CXXXII. 

L’évéque Pierre donne en fief à l’hópital dea Golonnes la moitié 

de la terre de Beverier. 

1235 environ (4). 

Notum sit omnibus quod nos Bonefacius . permissione di- 

(1) On sait que les chèvres, en dèvorant les bontà tendres dea branche* 
dea arbres, arretent leur croissance; ausai aont-elies con sidèree® comme 
les pires ennemis des forèta. 

( 2 ) Il est question ici des eaux d’irrigation qui apporteut la fertilità 
dans les terrea ai légères de la commune d'Issogne comma en generai des 
autres corri munes de la Vallèe. 

(3) Montillon est la montagne qui séparé la commune d’Iasogne de 
celle d'Arnad. 

(4) Comme cette charte est postérieure, dans l'ordre chronologique, 
à celle qui figure aous le n° 68 de ce Recueil, et qui se rapporta à l'an 1234, 
elle doit otre placée en 1235 environ. 

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CARTULAIRE DE l’ÉvÈCHE d’aOSTE 


335 


Tina Augustensis episcopus . concessimus et contalimus , de 
consensa domini Herluini Tarentasiensis archiepiscopi , ad 
rectnra feudum hospitali de Golumpnes et rectoribus eins 
prò im" . denariis de placito quando aciderit , et prò una 
libra cere in vigilia Nativitatis Domini anuatim redenda , 
medietatem illius terre quam domus episcopalis habet in loco 
qui dicitur Rivayrier W , quam nos emimus a domino Ber- 
nardo de Pertuis milite . Pro altera vero medietate terre 
quam domus nostra episcopalis habet in dicto loco scilicet 
de Rivayrier , debet facere annuatim unum sestarium sili- 
ginis Martino nepoti Deus fecit , quamdiu ipse Martinus non 
teneret in manu sua ipsam medietatem diete terre . Post 
decessum dicti Martini , debet facere annuatim ipsum hospi- 
tale domui nostre episcopali alteram libram cere de servitio 
in Nativitate Domini prò hac medietate terre , et mi" . de- 
narios de placito quando acciderit . Preterea si dictus Mar- 
tinus aliquo tempore teneret et coleret ipsam medietatem 
terre huius , nichilominus prefatum hospitale haberet totam 
illam domum quam Emenburga rectrix ipsius hospitalis ibi 
fecit fieri . Testes magister P . ® de Delbia canonicus Au- 
gustensis , Aymo sacerdos cellerarius , frater Wllelraus et 
frater Yalfredus mistralis domus episcopalis . 


CXXXIH. 

Beconnaissance d’ Anseime vera l’évéque d’ Aoste ponr des biens 
sitnés à Yeraye et en d’autres lionx. 

sans date. 


Memorandum quod Anselmus pater Amedi de Ar 


(1) Rivayrier, région de Charvensod. 

(2) Pierre. 


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JOSEPH- UG USTE DUC 


336 

naudo (U dixit et manifestavit domino Anfredo de Eyaz ® 
et Jacobo fratri suo quod ipse tenebat a domino episcopo 
Augustensi alpem de Cttttor et prata et pascua diete alpis , 
et dimidiam villam de Ollian ( 1 2 3 4 5 6 7 ) sicut continet fossatum Dol- 
lian versus Varayam superius et inferi us ; prò quibus de- 
bentur quatuor fidelitates Amedeo et debebantur patri suo . 
qui vendidit tres fidelitates dominis de Castillione W scilicet 
fidelitatera Aymonis de Soraonz et aliam illorum de Ce- 
relian <«> et fidelitatem ipsius domini Affredi vel alberegi sui 
et tenet aliam quam vult vendere . Et dictus Amedeus , 
tam prò isto feudo quam prò alio quod tenet , debet fide- 
litatem domino episcopo melius quam alteri. 


CXXXIV. 

L’évèque Bonifaoe acoense tuie dime à Falco du Cloe. 

' 1243. 

Notum sit omnibus quod B. ( ? ) Dei gratia episcopns Au- 
gustensis, de consensu et voluntate capituli Augustensis, 
donat et concedit Falconi de Clauso ( 8 ) decimam quam Aymo 
Pascherius quondam tenebat ab ipso episcopo, ubicuraque sit, 
in monte et in plano, prò tribus modiis puri vini de censu 
annuatim de vino illius decime vel de eo simili, et prò duobus 
modiis sigali de censu annuatim reddendis tempore messium 


(1) Amando, Arnad? 

(2) Eyaz, Ayas. 

(3) OUian , village de Veraye. 

(4) Les seigneurs de Chatillon dtaient lei wigneurs mèmei de ChallaDt. 

(5) Somonz , hameau de la paroisse de Saint-Denie. 

(6) Cerelian, autre hameau de Saint-Denie. 

(7) Boniface. . . , 

(8) Clauso , localité de l’ancienne paroisse de Saint-Martin de Corlean. 


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CARTULAIRE DE l’ÈvÉCHÉ d'aOSTE 


337 


infra civitatem Augustam. Tamen dictus dominus episcopos 
debet recipere dictos tres modios vini in parochia sancti 
Martini de Corliano. Preterea dictus Falco tenetur fide data 
demostrare et significare per scripta dieta [deberi] domino 
episcopo vel eins nnneio. Illam vero decimam dedit et 
contulit dominus episcopus predicto Falconi [in] vita ipsius 
Falconis. Et ad maioris (sic) [rei] firmitatem dominus epi- 
scopus et capitulum Augustense presens scriptum sigillorum 
suorum fecerunt munimine roborari. Datum Auguste [anno] 
i°, cc°, xliii, feria ti, post dominicani qua [canta]tur Circum- 
dederunt me W. Hoc quidem [dedit] predictus episcopus dicto 
Falconi, salTO iure a[lterius] @h 


(1) Ce qui correspond au 13 février 1243. 

(2) Les mota ou les ayllabes entro parenthèses sont effaeda da ne le 
Cartulaire. Le sena naturel de la phrase les a remi a en place. 


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338 


JOSEPH-AUGOSTB DUC 


Échange de biens entre le conte Hnmbert 
et le monastère de Sainl-Bénìgne (1) . 

1032 (2). 

In Xpi nomine. Quoniam bonum pacis et stndinm kari- 
tatis utriusque id conplacnit adque convenit de conmutandis 
terris inter homines alicos his nominibus, videlicet inter 
domnum Uberti corniti < 3 ) et Bavo, qui est avocatus de vice 
corniti ( 4) , necnon hab alia parte ad monasterium sancte 
Benigne ut inter se terras aliquas conmutari deberint, 


(1) Dette charte précieuse contient un acte d’échange de biens entre 
le comte Hnmbert aux blanches maina et le monastère de Saint-Bénigne, 
passé à Aoste la 4t* année du regno de Rodolphe III, roi de la Bourgogne 
Transjurane. Nous tenone ce document du prieur A. Gal. Nona croyons 
que c’est l’originai délivré par le chancelier mème au supérieur du mo- 
nastère de Saint-Bénigne: c&r A. Gal avait pu se procurar pluaieura chartes 
concernant cet ancien monastère. L. Cibrario, qui a publié cotte pièce dans 
le tom. I. col. 498. Ch. Hist.patr. Monum ., ditl’avoir extraite dea archives 
de la collegiale de Saint-Ours. 

(2) Getta date se j usti fie par le fait de la mort de Rodolphe arrivée 
en 1032, au témoignage dea écrivains contemporains. Évidemment cet acte 
ae rapporta à la dernière année de aa vie. D’après catte charte, Rodolphe 
aurait au un règne de quaranta ans et quelques moia: ce qui fixe la com- 
mencement de aon regno à l’an 992. Una charte publiée dans la GaUia 
Christiana (tom. XII, col. 427) et dans le Trésor de l* Abbaye de Saint - 
Maurice par M. Aubert (pag. 213) nous montre Rodolphe roi de Bourgogne, 
le 31 maro 993, première année de aon règne. 

(3) liberti corniti , Humbert aux blanchea maina. 

(4) De vice corniti. La charge de vicomte ou de repréaentant du comte 
dans la Vallèe était donc déjà instituée à cotte époque. 11 ne conato paa 
que catte charge ait été exercée par d’autres personnagea que par les aei- 
gneura de Challant. A la fin du XI* siècle, nous voyona figurar le vicomte 
fìoaon de Challant (Hist. palr . Mon. Ch. tom. I, col. 730). 

(5) Sancte Benigne , au lieu de « Sancti Benigni ». Il faut fermar les 
yeux sur les fautes grammaticale® qui fourznillent dana ce document. C’est, 
du reste, le titre le plus ancien que nous ayona sur le monastèro de Saint- 

m 


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CARTOLAI RI DE l’ÉVECHÉ d’aOSTE 


339 


quod ita et fecerunt. Inprimis donat domnus Ubertns Comes 
de terra de suo comitatu (*) et de beneficio Costabile ® per 
manum Baroni, qui est advocatus de vice comitatu, a parte 
monasterium sancte Benigne campum unum, qui iacet infra 
civitate ad locum ubi dicitur Inprovia ( 3 >; habet finis de 
una parte terra sancti Johanni W, et de tres partes via; 
habet per insta mensuram mensuratam sogas < 5 > vii, et 
amplius; unaqueque soga habet pedes c. Similiter donat 
Bovo qui est avocatus sancte Benigne < 6) a parte illam terram, 
qui est de comitatu vel a beneficio Costabile campum unum 


Benigne. Cotte maison religieuse fut fondée à Aoste , dans le commence* 
ment da XI* siècle, et dépendait du monastèro de Fructuaire. Dès le siècle 
suivant, les bénédictins furent remplaces par les chanoines réguliers da 
Grand-Saint-Bernard, comme le témoigne une charte de H77 {Hist. patr. 
Mon. Gh. tom. II, col. 1056). Le monastèro de Saint-Bénigne fut ensuite 
converti en benefico et donne à titre de commende à differente personnages. 
Enfin, une balle du pape Clément Vili, en date du l r février 1596, l’érigea 
en college d’études. C’est eneo re sa desti nation actuelle. 

(I) De suo Comitatu . Ces espressione prouvent évidemment qu’à cotte 
époque la Vallèe d’Aoste faisait partie intégrante du Comté du prince Hum- 
bert, et qae colui- ci en était comme le souverain reconnu. 

(21 Cosiabile. Cotte expression paralt désigner par contraction la di- 
gnità de connétable, Conestabilis , Comes stabuli . Le corate, prepose à la 
garde dea chevaux du roi, dont parie l’historien S. Grégoire de Toura, 
devint , dans la suite des temps , le chef dea armées chez les Franca et 
autres peuples ( Du Canoe , Gloss. ). Le comte de Savoie , Humbert aux 
blanches maina, a ©té investi de ce commandement supérieur. Il avait dans 
la Vallee d’Aoste non seulement la charge de gouverneur plus ou moins 
indépendant, mais ausai la proprietà foncière d’un grand nombre de terrea. 
De là, l'échange de biens qu’il fit, comme particulier, avec le monastère 
de Saint-Bénigne. 

(3) Inprovia; c’est une località aujourd’hui inconnue comme celle de 
Inescmacio mentionnée quelques lignea plus loin. 

(4) Sancti Joanni , église paroissiale de Saint- Jean alors disti ncte de 
la Cathédrale. 

(5) Sogas , cordeau dont se servaient les habi tanta des Alpes pour me* 
snrer leurs terrea (Du Cange, Gloss.). 

(6) L’avocat de Saint-Bénigne s’appelle Bovo , tandis que le nom de 
l’avocat da vicomtà est Bavo. Ces deux noma ne doivent pas se confondre. 
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340 


JOSEPH -AUGUSTE DUC - CARTULA1RE DE l/ÉvÈCHÉ D* AOSTE 


in conmntacione , qui iacet in loco ubi (licitar Inescinacio ; 
habet finis de una parte Costabilis, de alia parte Albini, 
de tercia parte sub Agio, et de quarta parte Johanni ; habet 
per iustam mensuram mensuratam sogas xi ; unaqneque 
soga habet pedes c. Ea tenore faciunt hac conmutacione 
rectores sancte Benigne nt habeant potestatem tenendi adqne 
possidendi nsque ineternum. Quod si post hunc diem si alias 
homo est ulloqae tempore qai conmutacione ista infringere 
aut inquietare yel removere voluerit, conponat penam ar- 
gentum libras xx , et conmutacio ista ornai [tempore] 
firma et stabilis permaneat cum stipulacione prò ornai fir- 
mitate subnixa. 

Hactum in Augusta civitate loco publico. Signum Bavo 
[qui est avocatus de vice] comitatu, qui coumutado istam 
fecit per iussione domni Uberti corniti et maau sua firmavit 
Costantinus. [Isti sunt] estimatores Manno et Costantinas 
et laudatores. 

Ego Eyricus presbiter a vice Bavoni cancellarii in die 
veneris scripsi, regnante Rodolfo Rege annos xli, indicione 
xn W felicitar. 


(!) Lei moti entro parenthòiei sont toUlement effacds dam l’originai; 
noni y avon® mppléd d’aprés le contexte. 

(2) L’indiction XII est fanti ve; c’est l’indiction XV qu’aurait dù 
marquer le vice-chancelier. 


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L’ONOREVOLE 


QUINTINO SELLA 

NOTIZIA 

DI 

DOMENICO CARUTTI 


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Non ha molto, in non so quale operetta, precorrendo col 
desiderio l’evento, e già conducendomi col pensiero al giorno, 
nel quale la R. Accademia dei Lincei sarà per celebrare la sua 
traslazione nella sede assegnatale per legge, io diceva che 
gli Accademici avrebbero allora significato a Quintino Sella 
quanta riconoscenza gli fosse dovuta dal rinnovato sodalizio. 
Volti pochi mesi, l’Italia tutta lamentò una tomba apertasi 
anzi tempo, e la R. Deputazione sopra gli studi di storia 
patria per le antiche provincie e la Lombardia volle che con 
qualche parola fosse significato pubblicamente il comune cor- 
doglio dei colleghi. In questi ristretti e modesti confini fu 
assunto il mesto e onorevole ufficio da chi doveva compirlo, 
come quegli che poco valente a dir bene di una sola ma- 
teria, sarebbe del tutto inabile a discorrere di molte. E in 
molte ed alte il Sella esercitò la vita e l’ingegno, talché 
ad encomiarlo vorrebbesi, come Giuseppe Biamonti diman- 
dava per Tommaso Valperga di Caluso , l’accordo di vari 
intelletti, i quali pigliassero chi una parte e chi l’altra, a 
ragionar de’ suoi pregi ; e a imitazione degli oratori antichi 
e ancora degli avvocati odierni, che insieme trattavano e 
trattano la medesima causa, l’uno giudicasse il ministro 
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344 


DOMENICO CARUTTI 


delle Finanze, e chi chiamasse a pacata disamina gli scritti 
del matematico e del geologo, e chi discorresse del cultore 
delle scienze sociali poste in atto. Non potendo io toccare 
di queste parti, se non per ricordo, e dovendo registrare, 
non adornare il corso degli onori suoi, non istudierò di rap- 
presentare, ma starò contento ad affermare piuttosto le virtù 
deiranimo, che furono nobile corona dell’insigne operare di 
Quintino Sella. 

Nato a Mosso nel Biellese il 7 di luglio 1827 da Mau- 
rizio e da Uosa, anco essa dei Sella, donna forte, e grande 
esempio della madre di famiglia, fu l’ottavo dei venti loro 
figliuoli, e il quinto dei maschi, donde il nome suo di Quin- 
tino. Sposò nel 1853 Clotilde Rey, degna della suocera, e 
visse con lei unanime, amandola e rispettandola; morì in 
Biella il 14 marzo di quest’anno 1884 in età di cinquan- 
tasette anni non ancor tocchi, ricevendo i conforti della re- 
ligione in cui era nato, e la sua spoglia mortale fu com- 
posta nel cimitero del santuario di Oropa, mille ducente 
metri sopra il mare. 

I Sella sono casata antica nell’esercizio onesto e pa- 
ziente delle industrie, e le loro officine in _ Mosso, che in 
pria usarono alla macinazione dei grani, indi divennero car- 
tiera, poscia filatoio di seta, più tardi fabbrica di ferro e 
finalmente di lana, erano visitate nel 1561 da Emanuele 
Filiberto, come ai tempi nostri furono~visitate dal re Um- 
berto o da altri principi nostri. Quintino Sella, è pochi anni, 
amò perpetuare queste ricordanze con una lapide, e volle 
che io ne congegnassi le parole sovr’essa incise : 


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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA 


345 


HE1C • YBI OLIM * FRVMBNTIS * MOLENDIS 
MOX * CHARTAE ' TEXENDAE 
SERICIS • NENDIS DVCENDIS * FERRO * TVNDENDO 
NVNC * OPERIBVS * LANARIIS • FACIBNDIS 
INGENII * ACIES * AQVAE * VIM * MODERATA * OFFICINAS *• INSTITYIT 
REGALES * SABAVDICAE * DOMVS • PRINCIPES 
EMMANYEL * PHIL1BERTYS • DYX * ALLOBROGVM * AN * MDLXI 
ÀMADEYS ’ DYX * AVGVSTAE * PRAETORIAE * AN * MDCCCLXIY 
VMBERTVS ‘ REX * ITALIAE * AN # MDCCCLXXX 
YNA • CVM * AMADEO • FRATRE 
CLOTILDA * SOPORE • HIERONYMO • NAPOLEONE * LEVIRO 
YICTORIO * LYDOVICO * SORORIS • FILUS 
NAVOS * IN * PYBLICA * COMMODA * CONATVS 
PRAESENTIA * COMI “ ALLOQYIO • PROBARVNT. 


QVINTINYS ' SELLA 

CVM * FILIIS • SVIS ‘ ALEXANDRO * CONRADINO # ALPHONSO 
ET • FRATRIS * CAROLO * YICTORIO • GAYDENTIO * HERMINIO 
MEMORIAM ' PRINCIPVM * STYDII 
IN • PATRIO S • UTILIYM * ARTIVM * PROFKCTVS 
EXTARE ‘ VOLVERYNT. 

11 giovine Sella attese alle discipline classiche in Biella, 
di là venne nell’Università di Torino, udì Giovanni Plana 
e Carlo Ignazio Giulio, e, conseguita la laurea d’ingegnere 
nel 1847, si condusse a perfezionare gli studi in Parigi alla 
scuola delle Miniere^on sussidio del governo di Carlo Alberto; 
indi, studioso pellegrino, vide il Belgio, la Germania e l'In- 
ghilterra. Bitornato in patria, fu nel 1852 nominato pro- 
fessore straordinario di geometria applicata alle arti nel- 
l’Istituto Tecnico di Torino, nel 1853 professore sostituto 
di matematica nella R. Università, nel 1855 professore 
effettivo di geometria applicata; creato nel 1859 direttore 

5 

MUc.S.11, T.VIII. «3 


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346 


DOMENICO CARUTTl 


del museo mineralogico dell’Istituto tecnico, entrò nel Con- 
siglio superiore della Pubblica Istruzione, e nel 1860 in 
quello delle Miniere. Pria del quale anno il suo nome orasi 
fatto noto ai dotti per uno scritto Sulla Mineralogia 
Sarda (1855), quattro memorie, come oggi si chiamano, 
sulla Cristallografia, inserite nel Nuovo Cimento (1856), e 
una dissertazione Sulle forme cristalline di alcuni sali di 
platino e del boro adamantino (1856). Pei quali scritti 
egli che non avea varcato i trent’anni, fu eletto socio ef- 
fettivo della E. Accademia delle scienze di Torino, onore 
che ponevasi allora tra i primi (7 dicembre 1856); e per 
essi e per altri lavori successivi e le pubbliche lezioni, fu giu- 
dicato meritevole di sedere nella Commissione giudicatrice 
del sistema Sommeiller per la perforazione del Cenisio. 

Siffatta operosità scientifica fu interrotta, per non dir 
troncata a mezzo, verso l’età sua di trentasei anni. Nel 1S60 
fu eletto deputato del collegio di Cossato, che gli rimase 
fedele insino al fine della vita. Acceso di libertà fino dagli 
anni giovanili, nel nome di patria abbracciava coi migliori 
la penisola intera. La prima sua apparita nell’arringo po- 
litico, credo sia stata questa. Nel 1848, trovandosi in Mi- 
lano, fu a un Circolo, dove, mentre combattevasi sull’Adige 
per l’Indipendenza, predicavano contro ai re , contro a Carlo 
Alberto e contro all’unione della Lombardia col Piemonte. 
Non si contenne, chiese di parlare; ai primi detti, ripro- 
vatori di quel linguaggio e di quelli improntitudini, gli 
strepiti e i fischi gli mozzarono il discorso. In processo di 
tempo gridi e strapazzi tentarono e non poterono fargli ta- 
cere il vero. Nella camera dei Deputati parlò per la prima 
volta nella VII* Legislatura nell’anno 1860, e si manifestò 
oratore. Nel 1861 fu per pochi mesi segretario generale della 
Pubblica Istruzione, essendo ministro Francesco Desanctis; 

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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SBLLA 


347 


se non che il Sella era di quegli uomini, cui convengonsi 
solamente i primi luoghi, e li occupano a un tratto per 
cornane consenso. NeU’amministrazione Rattazzi governò il 
ministero delle Finanze dal 3 marzo all’8 dicembre 1862, 
e di nuovo nel ministero Lamarmora dal 28 settembre al 
31 dicembre 1864. 

Durante la guerra del 1866 andò in Udine col grado 
di Regio Commissario, e di quanto fece in quei giorni rende 
testimonianza la lapide commemorativa postagli in quella 
città, non è molto, la quale dice colle parole del senatore 
Marco Tabarrini: 


SAPPIANO I POSTERI 

COME SUL FINIRE DELLA GUERRA DEL MDCCCLXVI 
NON PER ANCO CONCHIUSA LA TREGUA 
ALLA CITTÀ GIÀ LIBERATA DAGLI AUSTRIACI 
SI MINACCIAVA NUOVA INVASIONE NEMICA 
MA QUINTINO SELLA 

NELLA MEMORABILE NOTTE DEL IX D’AGOSTO 
VENUTO A CONSIGLIO NELLA SALA DI QUEST’ALBERGO 
COI CAPI DELL’ESERCITO NAZIONALE 
TANTO SI ADOPERÒ 
CHE VALSE A SCONGIURARE 
I DANNI E L’ONTA DEL TEMUTO RITORNO 
L’ASSOCIAZIONE COSTITUZIONALE 
NON DIMENTICA DEL BENEFICIO 
FECE PORRE Q. M. NEL MDCCCLXXXIV. 

' Ritornò per la terza volta ministro delle Finanze e le 
amministrò dal 14 dicembre 1869 sino al 10 luglio 1873, 
durante il qual tempo resse temporaneamente per due mesi 
e mezzo (18 maggio, 5 agosto 1872) il ministero della Pub- 
blica Istruzione. In Parlamento fu oratore pieno, ordinato, 

7 

MIk. S. Il, T. VIU. 88* 


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DOMENICO CARUTrl 


34S 

autorevolissimo, e comechè non sempre ornato di quei pregi 
di stile, ond’egli avrebbe potuto abbellirsi, gli uditori pen- 
deano dal suo labbro, tanto riusciva efficace l’abbondanza dei 
concetti intorno alla materia di che disputava, tanto poteano 
la maestrevole disposizione degli argomenti, il convincimento 
che li spirava, la grazia e quasi direi la pensata bonomia dei 
motti festevoli e vivi, di che li rivestiva. Taluna volta toccò 
le cime della grande eloquenza, come quando parlò sì co- 
raggiosamente contro raffrettata abolizione del macinato 
(8 luglio 1878). Le sue relazioni parlamentari si consultano 
tuttora con frutto, e quella Sulla condizione mineraria 
dell’isola di Sardegna, rimarrà documento alla scienza pre- 
zioso (1868). Fu il Ministro del pareggio, ossia colui che 
volle e animosamente e perseverantemente conseguì che le 
spese e le entrato del bilancio battessero. L’Italia ricono- 
scente onora oggi l’opera sua, che a lui vivente procacciò 
soventi volte animavversione e mala voce. Salvò l’erario, che 
è principio della stabilità dei regni. 

Usò la lente dell’avaro (lo disse egli stesso) nel risecare 
le spese che non erano strettamente necessarie, austero spen- 
ditore del pubblico danaro anche nelle minime particelle del 
bilancio, egli che grandi e magnifiche opere vagheggiava 
nella mente, e alcuna ne pose poi in atto ; ma in quei giorni 
affannosi importava risparmiar l'obolo stesso, perchè il fal- 
limento dello Stato era alle porte. Nimicava, anzi, ed è 
meglio, non conosceva il fasto ministeriale, egli piuttosto 
ricco che agiato, e che però, lasciando il seggio, potea non 
ritornar pedestre tra la folla, dopo di . avere per alquanti 
mesi disdegnato di toccar colle piante l’umile selciato. Io 
l’ho sempre meco medesimo considerato come l’esempio più 
imitabile e sincero del ministro democratico, nome che egli 
non usurpò tuttavolta, e che, sebbene sia abusato e svisato 

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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA 


349 


nelle parole e nelle opere, ha pure in sè molto di nobiltà, 
chi non lo deformi colle affettature, e lo illustri con interiore 
modestia di cittadino. 

Nel 1881 il re Umberto con atto Tirile gli confidò il 
mandato di formare un nuovo Ministero, che non gli suc- 
cedette di comporre. Non credo ch’ei mancasse a sè stesso 
in quel giorno, ma che non avesse con operosa sagacia pre- 
vidente preparate le vie; il quale fatto ed altri che il pre- 
cedettero, diedero a dubitare che quest’uomo che noverò 
tanti e schietti amici personali, non conoscesse o disamasse 
l’arte, pur troppo necessaria all’uomo di Stato nei Governi 
parlamentari, di conquistare stabilmente amici politici e 
tenerli a sè congiunti. In lui forse la ragione consigliava 
i compromessi, ma la sua natura e la coscienza, a un 
tratto ribellandosi, gli disdicevano. Eppure, con intenzioni 
non punto benigne, gli davano voce di maestro in destrezza 
e furberia biellese! 

Per simile, schierandosi nelle file dell’Opposizione, ad- 
ditato primo dall’opinione pubblica, e chiamato duce dai 
colleghi, o non seppe o non volle essere primo nell’ operare 
longanime, indefesso e travaglioso; obbediva alle proprie idee, 
impazientiva nel girar gli ostacoli, e piacevagli ritrarsi nelle 
sue tende. Talché pende il dubbio, se lo scioglimento del- 
l’antico partito di Destra sia a lui imputabile, o all’indole 
del partito stesso, così come gli eventi aveanlo formato. 
Per fermò se la Destra era la parte del Sella, dovea te- 
nerla stretta a difesa dei confini, e pronta, quando che fosse, 
alla battaglia; e se più non consentiva con essa, meglio 
era abbandonarla risolutamente. A me pare che egli, capo 
della Sinistra costituzionale, avrebbe comandato il rispetto 
agli avversari e la fiducia parlamentare in tutti, e procu- 
rato alla macchina del Governo , ponderibtis librata, suis, 

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350 


DOMENICO CARUTTI 


quell’ assetto che da assai tempo vedesi perturbato. Ma 

10 mi sono fuorviato per sentieri non miei, e ne ritraggo 

11 piede, ammettendo e confessando di buon grado, senza 
cancellar le cose scritte, che probabilmente non vedo o 
travedo. 

Introdnsse come Ministro e promosse in qualità di De- 
putato buone leggi. La concessione del canale Cavour riuscì 
prospera all’industria agraria, e in segno di gratitudine fa 
dato al braccio di esso canale che da Novara porta nella 
Lomellina le acque del Po e della Dora, il nome di Quin- 
tino Sella. Le casse di risparmio postali, oggi numeranti 
quasi un milione di libretti, e più di cento milioni di ca- 
pitale, sono provvida istituzione di cui il popolo dovrebbe 
sapergli alto grado. La società presente agita nel suo seno 
terribili problemi, e le moltitudini, avvelenate da sofismi 
aspersi di benevolenza, indi condotte a feroci propositi, leg- 
germente pregiano quei rimedi che sono la religione, la 
sanità morale, il lavoro, il mutuo soccorso e il risparmio. 
Agli ultimi diede opera il Sella, e non so se portasse buon 
concetto delle medicine gagliarde che vennero in grido, e 
che estenuano la vita o la troncano. 

Nel vivere e nella trattazione dei negozi non disdegnava 
calare ai particolari minuti, e tal fiata forse vi s’indngiava 
di soverchio; di guisa che un amico suo nn di, pungendolo 
amorevolmente di non so quali piccole sne cure in Biella, gli 
scrisse che pareagli vedere in lui un cannone da cónto ado- 
perato ad atterrare il muricciuolo d’un giardino. Cui il Sella 
rispose: < Vivo in un mondo microscopico, ed è naturale 
che i cannoni da cento poco ci abbiano a fare. Bada però 
che di cosiffatti cannoni non ve ne ha qui. Quanto a me 
ho sempre trovato anche nel mondo microscopico un argo- 
mento non meno interessante ed istruttivo del mondo ma- 
io 


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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA 


351 


croscopico. Nè credo che al progresso della umanità abbia 
meno contribuito lo studio dell’infinitamente piccolo, che lo 
stadio dell’ infinitamente grande (1) . » 

Voleva una generazione d’uomini sana di corpo e sana 
di mente, e però la gioventù gagliarda di membra, eserci- 
tata in severi studi, che più giovino aH’essere che al parere. 
Dall'un de’ lati instituì il Club Alpino Italiano, dopo salita 
nel 1863 la vergine cima del Monviso, stimando quanto 
torni salutare al corpo e all’intelletto la fatica di superare 
con ardimentosi pericoli le vette dei monti intatte, beverne 
l’aria pura e ristoratrice, e da quelle altitudini ammirar la 
natura e sollevare i pensieri all’infinito. Da un altro lato 
vedemmo l’amore fecondo , onde con ogni maniera di aiuti fa- 
voreggiò l’incremento del sapere, e primamente col rispet- 
tarlo in chi per esso va lodato; qualità nei reggitori demo- 
cratici antichi e moderni non frequentemente commendata. 

A lui debbono il nascimento o notabili progressi alcune 
scuole e scientifiche istituzioni: ricorderò la scuola profes- 
sionale di Biella, la scuola d’applicazione degli Ingegneri 
in Torino, l’Istituto geologico e la R. Accademia dei Lincei. 
Quanto egli operò per questa ultima, di cui fu il secondo 
fondatore, ninno è che ignori, e lo disse in brevi e veraci 
parole il senatore Brioschi, che gli fu dato successore nel 
governo dello scientifico sodalizio. « Eletto nostro presidente 
il dì 1° marzo 1874, le sue prime cure furono rivolte ad 
ottenere un miglioramento nella scarsa dotazione dell’Acca- 
demia, e ad aggiungere alla Classe già esistente di scienze 
fisiche e matematiche, una nuova Classe di scienze morali, 
storiche e filologiche. La dotazione accademica limitavasi 
nell’anno 1873 a lire 6450; ebbene nell’anno 1874 essa 


(1) Gaspare Finali, Discorso in onore di Quintino Sella. Camerino, 1884. 

Il 


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352 


DOMENICO CASOTTI 


saliva già a lire 17,450, nel 1875 a lire 39,000; negli 
anni 1S76, 1877 a lire 65,000; nei due susseguenti a 
lire 85,000, e dall’anno 1880 in poi a lire centomila. Quale 
fu l'impiego di questo graduale aumento di mezzi? Non un 
centesimo fu fino ad ora speso nel procacciare all’Accademia 
alcun lustro esteriore; noi ci troviamo tuttora nella modesta 
sede dei nostri predecessori, le condizioni amministrative 
nostre, se in qualche parte subirono modificazioni, non lo fu- 
rono ancora in rapporto ai bisogni dell’ aumentato lavoro; 
eppure l'attività scientifica dell’Accademia assorbiva d’anno 
in anno le nuove somme di cui poteva disporre. » 

E così, lui vivente, l’Accademia pubblicò sedici volumi 
di Memorie della Classe di scienze fisiche, sedici di quella 
delle scienze morali, otto dei Trasunti, non tenendo in conto 
un volumetto della Storia dei Lincei, e il cominciato, seb- 
bene non ancora venuto fuori, supplemento al Corpus In- 
scriptionum della E. Accademia di Berlino. La Biblioteca 
linceana nel corso di nove anni triplicò -il numero de’ suoi 
volumi, ed in essa trovano luogo gli Atti di quasi tutti i 
corpi scientifici del mondo civile, sicché, per questo rispetto, 
sarà collezione unica in tutta Italia, con inestimabile van- 
taggio degli studiosi, cui è dato modo di consultare siffatte 
pubblicazioni, le quali con somma difficoltà si ponno avere 
alla mano, e alcune non sogliono rinvenirsi. L’ultimo suo 
intento era quello di procacciare ai Lincei una degna e 
propria sede: dopo di che (solea dire), intuonerò il Nunc 
dimittis. E lo conseguì mercè l’acquisto del palazzo Corsini, 
fatto dal Governo, e grazie alla munificenza del principe 
Tommaso Corsini che donò la Libreria Corsiniana e la in- 
signe collezione di stampe. Sarà fra pochi mesi colà tra- 
sferita l’Accademia, ma era scritto che a lui mancasse il 
conforto di vedere l’opera sua compiuta. 

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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA 


353 


Amò le ricerche storiche, ebbe culto alle memorie dei 
padri, e ne diede prove che vorrebbero essere emulate da 
chi può, ed io credo che poco o molto possono tutti, se il 
vogliono. Per prima cosa piacemi ricordare l’ordinamento 
dell’Archivio del Municipio di Biella da lui con propria fatica 
condotto : una di quelle appartenenze del mondo microscopico 
che il Sella non dispregiava. Vero è che non solamente sce- 
verò carte e pergamene scotendone la polvere , fugandone i 
tarli e compilandone grinventari , ma lo ampliò acquistando 
documenti, e di quelli che non erano sul mercato, procurò 
copie riempiendo in tal modo le lacune della storia munici- 
pale e risaldando gli anelli della catena del tempo. Imprese 
la illustrazione degli Statuti biellesi, lavoro che rimase inter- 
rotto e incompiuto, e nella nostra Miscellanea di Storia Ita- 
liana (voi. X, 1870) pubblicò la Pandetta delie gabelle e dei 
diritti della Curia di Messina , cavata da un codice della 
Biblioteca universitaria di Cagliari, da lui medesimo letto 
e copiato. La durevole sua benemerenza verso la soda eru- 
dizione fù la pubblicazione del Codex Astensis detto di 
Malabayla. Andato nel 1876 a Vienna con mandato del 
Governo, fece ricerca di questo prezioso codice migrato dal- 
l’Italia, non che dalla città cui apparteneva; il che venuto 
a notizia dell’imperatore Francesco Giuseppe, con regia cor- . 
tesia gli significò che la sede del Codice dovea essere in 
Asti e non a Vienna, e gliene fece dono. Nella tornata del 
19 marzo -dello stesso anno lo presentò ai Lincei, che ne 
decretarono la pubblicazione, dal Governo del Re convenien- 
temente sussidiata. L’edizione consta di due volumi di testo, 
uno di indici, e uno illustrativo. Questo che è il primo dei 
quattro, non potè essere dal Sella condotto a compimento. 
La stampa del testo è corretta più che non sogliasi in Italia , 
i documenti sono corroborati di sobrie note per lo più bi- 
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354 


DOMENICO CARDITI 


biografiche; gli indici esatti, minuti, utilissimi. Parte del 
primo volume è stampata e tirata, parte fu lasciata scritta 
dall’autore; di alcune porzioni rimane solamente il sommario. 
La R. Accademia dei Lincei statuì che se ne compisse la 
stampa e la compilazione, commettendone il carico all’egregio 
Pietro Vayra, archivista nell’Archivio di Stato di Torino e 
collaboratore assiduo nolla fatica del Sella, anzi colui che 
gli avea raccomandato di ricercare a Vienna il prezioso ma- 
noscritto. Il Codice Astense fu poc’anzi (11 settembre 1884) 
dai figli del Sella consegnato al comune di Asti, coll’in- 
tervento di alcuni amici dell’illustre estinto, cui da un’im- 
provvisa indisposizione fu vietato a chi scrive di assistere, 
secondochè ne aveva ricevuto grazioso invito. 

In Quintino Sella l’operosità fu rara, disposandosi in 
lui le forze fisiche mirabilmente alle intellettuali; per la 
qual cosa l’enumerare particolarmente le sue azioni sa- 
rebbe lungo, ed io mi accorgo di avere già varcati i ter- 
mini che mi era prefisso cominciando. Le primarie Acca- 
demie nazionali e molte straniere lo inscrissero fra i loro 
soci; ebbe gli Ordini cavallereschi italiani e parecchi fra 
gli esteri, e fu eletto cavaliere del Merito civile di Savoia il 
5 luglio 1869. 

. Pubblicati i tre volumi del Codice di Asti, la R. De- 
putazione nostra lo nominò socio effettivo, riconoscendo il se- 
gnalato servigio reso alla scienza storica. Ma già da qualche 
tempo la florida sua salute non era più quella, e la ferrea 
sua tempra scorgevasi alterata. Il 14 marzo di quest’anno, 
come ho detto, si spense una vita sì risplendente, cara agli 
amici, utile alla patria. Vorrei dire delle onoranze che a 
lui estinto furono tributate, se oggi non si vedessero appo 
di noi con certa soprabbondanza profuse. La Camera dei 
Deputati ordinò che i suoi discorsi parlamentari fossero rac- 

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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA 


355 


colti in una edizione particolare ; fece il medesimo la R. Ac- 
cademia dei Lincei, rispetto alle scritture scientifiche. 

Il cordoglio per la morte del Sella fu profondo, fu vero, 
ed avea alta radice. 

L’Italia ravvisava in lui un cuore intrepido, un braccio 
sicuro e un timoniere esperto, laddove mai venisse la bur- 
rasca politica. Il Re disse : Ho perduto un amico sincero. 
Tutti resero testimonianza all’interezza del suo carattere, 
ripetendo di lui con verità: 

Intemerata fulget honoribus, 4 

Nec sumit, aut ponit secures 
Arbitrio popularis aurae. 

Nella consuetudine non breve che ho avuto con lui, co- 
nobbi ogni sempre che il primo mobile de’ suoi disegni e 
delle sue azioni era il pubblico bene, non mai personale 
soddisfazione o proprio interesse. Le due generazioni che sce- 
sero o scendono nel sepolcro, porsero ai contemporanei e la- 
sciano ai posteri esempi di virtù, in coi l'animo si esalta. 
Lodandoli, non ci sarà fatto il rimprovero che leggiamo nel 
libro deU’Imitazione: Ricercasi quanto uno ha fatto, ma con 
quanta virtù abbia operato, non esaminiamo così sottil- 
mente A). 

Cumiana, settembre 1884. 

Dominico Caeutti. 

(I) Quantum quia fecerit, quaeritur; sed ex quanta virtute agat, non 
tam studiose pensatur. Lib. ni, Cap xxn. 


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APPENDICE 


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' . I 



il.»/ /o;i.i 


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INDICI SISTEMATICI 

DI DUE 

CRONACHE MURATORIANE 


COMPILATI DA 

GIOVANNI FILIPPI, CARLO MERKEL 
LUIGI VALMAGGI, GUSTAVO CANTI, GEROLAMO OCCOFERRI 
GIUSEPPE ROBERTI 

▲Ianni dalla Scuola di Magistero di Storia moderna presso la R. Università di Torino 


SOTTO LA DIREZIONE DEL LORO PROFESSORE 

CARLO CIPOLLA 

i m 

SEGRETARIO DELLA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA 

ANTONIO MANNO 


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PROPRIETÀ LETTERARIA 


/ ' * ■ I 



Stamperia Reale della Ditta G. B, Paravia e C, 


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AL 

TERZO CONGRESSO STORICO ITALIANO 

LA 

R. DEPUTAZIONE DI TORINO 

OFFRE 

SCIOGLIENDO I VOTI FATTI 

A 

MILANO 


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PREFAZIONE 


l. 


Nel secondo Congresso storico italiano, raccolto a Milano nel set- 
tembre ISSO, venne lungamente discusso un tema, messo innanzi dalla 
Società storica lombarda, per la compilazione di un indice sistema- 
tico di tutte le fonti della storia italiana. La proposta fu dottamente 
sostenuta dal eh. comm. prof. G. I. Ascoli, che la aveva ideata. L’il- 
lustre filologo trovò parole elevate, per difendere un concetto, certa- 
mente grandioso. Chi scrive queste righe fu uno di coloro, che, pure 
manifestando al grande scienziato, splendido decoro delle nostre lettere, 
tutta quella profonda venerazione che ognuno gli tributa, tuttavia non 
credevano che fosse da affrettarsi nel dare esecuzione alla ricordata 

i 

I proposta. 

Ciò non ostante, sul principio del volgente anno scolastico, nel 
mentre stavo per preparare le varie materie di studio agli alunni 
della Scuola di Magistero della Storia moderna, mi ricordai anche di 
pel tema; e mi ritornarono del pari alla mente altre parole del 
comm. Ascoli. Egli aveva additato gli Scriptores Rerum Italicarum, 
come l’opera fondamentale, dalla quale si avrebbe dovuto cominciare 
il lavoro. Perciò rivolsi il mio pensiero al Muratori. Il prof. Ascoli, 


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VII! 


INDICI SISTEMATICI 


nel ricordato Congresso, aveva accennato al profitto che per la com- 
pilazione di cotali indici potevasi trarre dalle Scuole di Magistero. 
Divisai quindi, per quanto era in me, di tentare in minima parte la 
realizzazione della proposta del prof. Ascoli; la quale, limitata pure 
come dissi alla raccolta muratoriana, rimane una impresa tale che 
mette spavento. 

Avendo manifestato questo mio pensiero al eh. comm. barone 
Antonio Manno, Segretario della R. Deputazione di Storia Patria, ne 
ebbi valido incoraggiamento. Egli aveva anzi incarico dalla Deputa- 
zione di preparare l’indice di una cronaca, a sua scelta , per presen- 
tarlo come saggio al prossimo Congresso storico torinese. Egli mi fece 
dunque l’onore di associarsi al lavoro. Si divisò di redigere l'indice 
di due Cronache, delle quali una fosse piemontese, e l’altra si legasse 
alla regione veneta , alla quale appartiene chi scrive queste linee. Il 
barone Manno scelse il gruppo delle Cronache astigiane (72. I. S., 
tomo XI); ed io scelsi la historia di Ferreto de’Ferreti vicentino 
(72. I. S., tomo IX). Non è questa peraltro una vera cronaca vicentina : 
perocché riguarda tutta l’Italia, ed anzi più che l’Italia. 

Proponendo questo lavoro agli alunni della Scuola di Magistero, 
non lo imposi loro in nessuna maniera. Desiderava che fosse un la- 
voro fatto bensì dalla Scuola, ma non nella Scuola di Magistero. Pa- 
recchi degli alunni si offersero volonterosamente, anzi dirò meglio con 
sincero entusiasmo.-Non ne accettai che sei solamente, i quali si divisero 
in due gruppi. Un gruppo attese alle cronache astigiane, e di esso 
fecero parte i signori : Carlo Merkrl (del lì anno), Gerolamo Occorrati 
(del II anno) , Giuseppe Roberti (del IV anno). L’altro gruppo , che 
si applicò allo studio del Ferreto, si compose dei signori: Gustavo 
Canti (del III anno), Giovanni Filippi (del III anno), Luigi Valmaggi 
(del III anno). 

È mio grato dovere quello di lodare la operosità e la diligenza 
di tutti; ma specialissime lodi si meritano i signori Filippi e Merul, 
i quali, con rara costanza, non abbandonarono un istante il loro posto, 
e non si stancarono giammai in un lavoro così arido, e, per i giovani 
specialmente, così noioso. 

Il barone A. Manno, con gentilezza squisita, dispose perchè i 


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PREFAZIONE 


IX 


giovati predetti avessero ogni agio di lavorare nelle sale della R. Ac- 
cademia' delle Scienze, e accordò che fossero loro dati tutti quei libri 
di cui essi avessero avuto bisogno. Da mia parte non posso che rin- 
graziare sommamente l’esimio uomo di un tanto favore, senza di cui 
il Gemane lavoro sarebbe riuscito impossibile. 


IL 

Sul metodo tenuto nella compilazione di questi indici, .basteranno 
poche parole. Venne applicato il sistema che il Manno aveva già posto 
in pratica in altri suoi lavori consimili, col fondere cioè in un sole 
indice i nomi di persona, di luogo, e di cosa; distinguendo peraltro 
gli uni dagli altri, mercè la differenza dei caratteri. Per i cognomi e 
per i nomi di luogo, adoperammo le forme italiane: e ciò facemmo 
tanto più volentieri che trattavasi di Cronache dei sec. XIV e XV, 
nelle quali cioè la forma latina è semplicemente la versione dell’ ita- 
liana. Abbondammo peraltro nei richiami. 

Registrammo, in serie, le persone per nome di battesimo; e poi 
sotto il cognome, ponemmo in fila i nomi delle varie persone di quella 
famiglia. Sotto il nome di una città, e talvolta anche sotto il cognome 
d’una famiglia, si troveranno notizie col verbo al singolare, insieme 
con altre che hanno il verbo al plurale; in quest’ultimo caso inten- 
dasi dei cittadini, o dei membri di dette famiglie presi insieme. Cosi, 
p. es., sotto il nome di « Padova », intendemmo anche « Padovani ». 

Sotto ogni città registrammo, alla fine dell’articolo, i nomi dei 
vescovi, magistrati, edifici ecc. che ad essa si riferiscono; ponemmo i 
puri Borni; chi ne voglia sapere alcuna cosa, ricerchi quei nomi, al 
loro rispettivo luogo nell’indice. Quanto sta fra ( ), è congettura, ov- 
vero costituzione dei compilatori. 

, Gli indici nostri sono alquanto diffusi; certo assai più diffusi di 
quanto si dovrebbero fare qualora si intendesse di estendere un simile 
lavoro a tutta la raccolta muratoriana. Noi volemmo dare unicamente 
un saggio. Ciò non pertanto, siamo lontani dal credere che i nostri 
indici siano tanto larghi da potersi sostituire ai testi delle Cronache. 


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X 


INDICI SISTEMATICI 


Per ottener questo, si avrebbe dovuto fare degli indici di moie molto 
maggiore delle Cronache stesse. Anzi cercammo di esser brevi per quanto 
ci sembrava lecito, avendo di mira non tanto di aumentare il numero 
delle nostre note, quanto di registrare notizie storicamente importanti. 
Nelle chiacchierate retoriche, e nelle divagazioni erudite, non abbiamo; 
avuto scrupolo di tagliar corto. L'indice delle cose, avrebbe potato 
riuscire molto più ampio ; ma giù temevamo della mole che ci si ve- 
niva accumulando sotto mano. 


IH. 

Non sarà ritenuta cosa sconveniente, se si aggiungono poche 
parole sulla condizione critica dei testi che furono oggetto agli studi 
comuni. Tale argomento si collega con altre discussioni avvenute nei 
Congressi di Napoli e di Milano. Esso vuole essere posto un po’ ih 
chiaro, perchè il lettore sappia che cosa sia ciò che gli offriamo, ed 
anche perchè, prima di procedere alla compilazione di altri indici, si 
abbia contezza della reale condizione delle cose, quale ci potè appa- 
rire nella breve cerchia, nella quale concordi lavorammo, il barone 
Manno, gli alunni universitari, ed io. 


IV. 


Comincio dal Ferreto. Fu scelta la historia 0) di questo scrittore, 
per la sua importanza, ed eziandio per dar un saggio della cronaca non 
strettamente locale. Se il Ferreto con preferenza indugiò a narrare la 
storia della sua Vicenza, tuttavia mirò ad uno scopo più largo : volle 
compilare una storia, non che italiana, quasi direi universale, per 
quanto gli era possibile. Infatti narrando la venuta di Enrico VII in 
Italia trovò opportunità per diffondersi a dire della storia germanica. 
Il dissidio fra Bonifacio Vili e Filippo il Bello, gli aperse la via a 


(1) Mcrat, R. 2. S., IX, 941 sogg. 


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PREFAZIONE 


Xfc 


parlare della Fr&acia, e quindi della Fiandra e dell’ Inghilterra; in 
canea della crociata di S. Lodovico IX di Francia, potè chiamare anche 
Tonisi e l'Africa a somministrare argomento alla sua storia. Il Ferreto 
mira senza dubbio a narrare la storia d’Italia, ma se accoglie tanto 
volentieri le occasioni per uscirne, ciò è prova della sua larga ma- 
nina di pensare, e della vastità relativa del suo orizzonte. Giovanni 
Villani, quantunque allargasse il proprio orizzonte ben oltre alla storia 
di Firenze, tuttavia non fu cosi comprensivo come il Ferreto, al quale 
d’altra parte si può considerare come posteriore. Il Ferreto ebbe am- 
mirazione illimitata per Albertino Mussato, uomo di stato, oratore, 
poeta, storico di Padova. Non è questo il luogo di ricercare in quale 
relazione stia la bistorta del Ferreto colla historia augusta del Mus- 
sato ; ma è bensì da notare che neanche quest’ultimo ebbe viste 
così larghe come il Ferreto, nò seppe raccogliere nei suoi scritti tanta 
Tastità di argomenti < 1 2 3 ). II Mussato, ben s’intende, supera di molto il 
Ferreto per altri pregi : egli è un vero statista, e la sua particolare 
maniera di scrivere è sufficiente a mostrarci in lui un uomo che ha trat- 
tato ed ha vissuto molto; mentre il Ferreto è soltanto un letterato. 
Anehe nei libri del Mussato c’è della retorica, ma in minor dose 
che non sia nel Ferreto 

Il Ferreto, del Collegio dei Notai vicentini, nacque verso il 1 297 < 4 ), 
e addì IO aprile 1337 è ricordato come morto da poco tempo! 5 ). Nella 
breve sua vita scrisse molto; ma non giunse a compiere, che in pie- 


(1) Cfr. W. Friedensburg , Zar Kritik d. Historia Augusta des Albertino Mussato, 
(in FotbcK #. d. GescK XXIII, 1-62). 

(2) Avea già dettato queste parole quando vidi che KOrting (Die Anfange d. Renai # - 
iancelitteratur in Italien I, 348-9; cfr. p. 351; Lpz. 1884) giudica il M. piuttosto quale uno 
scrittore di memorie che quale uno storico, e afferma che non è molto largo il suo orizzonte. 

(3) Cfr. le savissime osservazioni che fa in proposito il mio illustre maestro, Gia- 
como Zanella, Di Ferreto de'Ferreti storico e poeta vicentino (Scritti vari t Firenze 
1877, p. 99). 

(4) Dice egli stesso (col. 990) che al tempo della battaglia di Curzola, a. 1298, era in- 
fante o lattante. Il Muratori (prefaz. 939) ne deduce che il F. sia nato nel 1298. Lo segue 
il Kflrting, Die Anfange der Renaissancelitteratur in Italien , Lpz. 1884, p. 358. — Il 
KOrting mole che si pronunci : Férretus (!), appoggiato ad una licenza poetica del Ferreto 
presasi Al K. sono ignoti gli studi del Calvi, dello Zanella ecc. e quindi pochissimo sa 
deliavita del Ferreto. 

(5) Calvi, Scrittori di Vicema , I, 156 (Vicenza. 1772). 


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INDICI SISTEMATICI 




cola porzione, la sua grande historia. Questa comincia dalla esposi- 
zione della condizione della Germania alla morte di Federico II (1250); 
e, nel testo muratoriano, termina troncata a mezzo periodo, dote si parla 
delle contese sanguinose tra gli Spinola e i Doria (a. 1318). I rari fitti, 
come avverti giustamente lo Zanella 0), sono intrecciati l’uno con l'altro 
con somma maestria. Dove ogni vincolo interno gli fa difetto, lo sto- 
rico, come dichiara egli stesso (Murai., col. 938), segue il locorum 
ordinem ; passa cioè da luogo a luogo ordinatamente, portando sempre 
avanti lo svolgimento cronologico della sua storia. Notò il Muratori W 
che egli deve aver scritta la prefazione prima del 1330; giacché vi men- 
ziona come defunto il Mussato, che (secondo la comune opinione) mori 
in quell’anno ( 1 2 3 >. Nè al Muratori sfuggi anche il passo (col. 990) dove 
Ferrato afferma, che mentre scriveva non erano passati ancora 32 anni, 
dopo la battaglia di Curzola, a. 1298. 

Quanto precede al 1310, cioè alla calata di Enrico, viene riferito 
a modo di prefazione. 11 Ferrato dichiara (col. 1047 D) di aver stabi- 
lito exordium operis nostri sumere dal punto suddetto. Quando giunge 
a parlare di Enrico VII (col. 1051), « fino ad ora — egli dice — parlai 
di cose antiche, avvenute priusquam nati essemus, o donec puerilità 
ageremus, secondo che ci sembravano degne di memoria » . « Nunc ea, 
prosegue, quae pubescentibus nobis Fatorum lege apud Italos facta sunt, 
laboris summi studio percurramus » . E prosegue, protestando di voler 
scrivere il vero : non fictum quicquam , nec rogatum , aut favore 
conceptum, ut pìaceamus, scripsisse profìtemur. 

Gli eruditi non negarono al F. la lode di essersi astenuto dal- 
l’adulazione; ma lo accusarono invece d’essere una lingua' mordace. 
Da secoli questa accusa si pronuncia contro di lui, a partire cioè 
dal Vossio, e venendo giù fino allo Zanella, anzi fino ad Ugo Bal- 
zani, che la ripetè nel suo bellissimo libro sulle nostre Cronache me- 
dioevali < 4 ). Nè io voglio difenderlo; giacché è chiaro che il Ferrato, 


(1) Op. cit. p. 101. 

(2) Nella prefaz., 938. 

(3) Cortusi, ap. Muràt, XII, 813. Secondo il Gloria (cfr. Giom. st. ìett * it I, 859) 
mori nel 1329. 

(4) Le Cronache italiane del Medioevo, Milano 18S4, p. 251-2. 


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PREFAZIONE 


XIII 


innamorato (come il Mass&to) di Enrico VII, e sinceramente convinto 
delle ottime intenzioni del re di Germania al momento della sna ve- 
nata, è abbastanza ingiusto verso gli altri. Egli, senza essere ghibel- 
lino, si avvicina al ghibellinismo. Vorrebbe peraltro, come Dante, la 
estinzione delle fazioni, e la pace universale! 1 ). Ma i fatti lo sospingono. 
Non è adunque a meravigliare se si dimostra favorevole a Pietro da 
Aragona piuttosto che all’Angioino t 2 3 > ; e meno ancora troveremo strano, 
se, poco benevolo ai guelfi, egli riproduce l’opinione pubblica predo- 
minante nei suoi luoghi natiit e riferisce quei giudizi che egli aveva 
ascoltato discorrendo cogli esuli toscani, e forse in particolare con 
Uguccione della Faggiuola e con Dante. Il Muratori perdette proprio 
la pazienza, quando vide che il Ferreto parlava poco favorevolmente 
perfino di Benedetto XI, che è venerato qual santo; egli peraltro 
doveva avvertire che non sono dette unicamente per amor della frase 
(come risulta dal contesto) anche queste altre parole con eui il cro- 
nista annuncia la morte di quel pontefice, (col. 1013): « vita privatus 
eoelestem petivit sedem spiritu ». 

Non sempre è facile tuttavia distinguere, nei giudizi pronunciati 
dal F., ciò che viene detto sul serio, da quello che è unicamente frase 
retorica. Talvolta egli non esprime che un giudizio sopra un fatto parti- 
colare, quando sembra che voglia caratterizzare tutto intero un per- 
sonaggio. Dopo avere raccolto ogni romore volgare sulla morte di Bo- 
nifacio Vili, cenna la « viri tanti iacturam » (col. 1009): altrove 
Bonifacio vien detto « raagnanimus pontifex » (col. 976), e (col. 969). 
« magnanimus Petri successor » . Pieno dello spirito umanistico, il F. 
è disposto a lodare ogni opera notevole, senza preoccuparsi del suo 
valore morale. Da questo emerge un certo indirizzo civile e profano 
che colorisce tutto il libro. Il F. parla volentieri di cose politiche, 
di fatti guerreschi, delle paci, delle rivolte, ecc.; mentre tocca in 

(1) S’egli odia il nome di guelfo, non gli è accetto neanche quello di ghibellino (co- 
lonna 1131 E): egli riguarda ambedue i nomi come generalmente detestati. Dante, che 
tiene per discendenti « ex patre diabolo > quanti si oppongono all* impero {de Monarchia 
m, c. 3), poi flagella (Farad, VI, 103 segg) del pari come faziosi, tanto i ghibellini, 
quanto i guelfi. 

(2) Col. 954 C-D. 

(3) In nota alle col. 1011*2. 


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XIV 


INDICI SISTEMATICI 


breve dì cose sacre, di miracoli, ecc. Ma dove ne parla, lo fa <xm ri- 
spetto, come avviene a proposito del b. Enrico (col. 1165-6). Cultore 
dei classici, nella bistorta non riferisce le loro frasi eoo tanta frequenza 
come nel suo carme in onore di Cangrande. Tuttavia qualcuna se 
ne trova; ricordo p. es. (col. 975 C): « dulcis . . . amor patrtee ». 
Si compiace di espressioni paganizzanti; e parla sovente del Fato. 
Tuttavia non dimentica di introdurre nella narrazione, e non di Tado, 
alcune frasi ispirate a sentimenti cristiani. Appunto a proposito di 
Bonifacio Vili, scrive: « ecce potentibus, orbisque dominantibus me- 
morabile documentum: qui Deum non verentes, omnia sub pedibus, ut 
libidini serviant, projecere etc. (col. 1009). » 

Nella sua storia ha un punto fisso: lodare Enrico VII, almeno 
per ciò che intendeva fare allorché venne in Italia : voleva restituire 
gli esuli alle proprie città, e riformare le parti d’Italia. Dante 
trovò 0) nell’Empireo il seggio destinato all’ afro Arrigo, che a driz- 
zare Italia — Verrà in prima ch’ella sia disposta. E il Ferreto pure 
addossa agli Italiani la responsabilità del cattivo esito dell’impresa 
tentata da Enrico VII. 11 Ferreto vitupera i tiranni di Lombardia, 
e in generale gl’italiani, che sciuparono le oneste intenzioni del re di 
Germania. Ai tiranni non dà tregua, e parecchi detti curiosi si po- 
trebbero qui citare. In un luogo scrive (col. 1096): « hic tyranno- 
rum mos est, quibns nulla pietas, nulla fìdes, nulla virtus inest; 
omnia suspecta metuqne solioita; nihil stabile, aut perpetuum; semper 
est ansia sui status, ac vitae conditio ». Altrove (col. 982): < fru- 
stra enim cum principibus popnlares duces de fide conveniunt ». In 
questi giudizi ci è molto del fare Dantesco; quantunque Dante si mostri 
dominato da un sentimento piò aristocratico, che non avvenga nel Fer- 
reto. Questi apparisce d’animo popolano; e, sebbene nel carme abbia 
lodato Cangrande, qui senza alcuna titubanza, nell’eroe già morto egli 
saprà additar le macchie. Ha delle frasi di elogio per il suo valore; 
per lui Cangrande è « acer et strenuus adolescens * (col. 1127), ed 
è « heros Scaliger » (col. 1178); ma queste sono frasi che si riferi- 
scono al valore militare. Non sempre ha elogi per lui. Il F. pensa 


(1) Parad. XXX, 133 sogg. 


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PREFAZIONE 


XV 


all’età dei Comnai ; e vorrebbe che Vicenza, sua patria, non obbedisse 
■à ai; Padovani, nè allo Scaligero. Alterna la lode al biasimo; rife- 
rendo di na prigioniero ricevuto nella battaglia benignamente dallo 
Scaligero, osserva dio quest’ultimo non fu mai truce o avido di sangue (0. 

Se il Ferrato, per dar colorito alla sua narrazione, raccoglie la 
fama popolare, sa tuttavia distinguere sagacemente tra questa e le 
testimonianze attendibili. Ognon sa, come, giusta una dicerìa che do- 
veva essere bene accolta dai ghibellini, Enrico VII mori, avvelenato 
mila comunione. Il F. riferisce questa fama, ma solo (come ora direb- 
àesil per debito di cronista. Non vi presta fede, poiché sa che tale diceria 
può dirsi una « dolosa inter Germanos lingua, nobis prorsus ignota » 
(eoi. 1117). Di Bonifacio Vili, cita in un lnogo (col. 1010) B ciò 
che •« valgo accepimus ». Parlando di Filippo IV il Bello, di Cle- 
mente V e dei Templari, dice (col. 1018): * At non ideo postremo hoc 
hùtoriae prò rei veritate conscripsimus, ut auctoritate nostra posterìa 
eveageìizetur; sed velnt fama dictavit . . . Nam ea, quae a longe sunt, 
mente concipi, non oculis subjiei queant ». 

Dogli avvenimenti d’Italia ai suoi tempi, afferma nulla aver trovato 
scritto presso gli nomini dotti, « nisi quod recens memoria adhnc vnlgi 
sermonibus reservavit » (col. 1018). Talvolta cita alenni Armale» alimi; 
o col semplice titolo di Armale », e con quelli di Armale» sacri e di 
Amate» editi. Inferisce (col. 1052 0- 1058 A) le prime parole della 
ib. 1,. libro 1, della Hist. Aug. del Mussato; ed è questa una delle poche 
opere di 'Cui riporti nn brano testualmente, e col nome del suo autore. 
Più sovente si appella a testimoni viventi, dei quali peraltro tace il 
nome. Noi proemio, dopo un affettuoso ricordo del Mussato, parla di 
nn illastre Vicentino. Non lo nomina (secondo il suo solito), accennando 
a hù colla frase « Vicentinorum optime », di cui altri potrà tentare la 
decifratone. Aggiunge che quest’uomo autorevole, gli comunicò molte 
cosO (£%«« di memoria per i tempi susseguenti a Federico IV. L’epi- 
sodio della guerra combattuta dai Veneziani (a. 1809) per il possesso 
di Ferrara, dice d’avorio appreso « ab auctore non fleto * (col. 1047 D). 
Altrove (col 978): « a viris gravioribus auditu percepimus ». Nono- 

fi) Col. 1144 E. 


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XVI 


INDICI SISTEMÀTICI 


stante le molte confusioni di nomi e di date, è assai interessante dò 
che il F. ci narra intorno ai fatti di Firenze e in generale della To- 
scana. Egli era molto devoto a Dante , anzi lo Zanella (U non si pe- 
ritò di scrivere : « Ferreto è forse il primo letterato d’Italia, che stu- 
diasse la Divina Commedia e ne facesse onorevole menzione ne’ suoi 
scritti ». Di vero, non pago il F. di riferire qualche verso dell’In- 
ferno (forse non conosceva le altre due cantiche ( 1 2 >) loda Dante piò 
volte, e giunge sino a scrivere, a proposito dei Fiorentini condannati 
all’esiglio : « e quibus Dantes Aldigerius vir eruditissimus, odio, non 
cnlpa proscribitur > (col. 978). Il F. predilige anche un altro toscano, 
Uguccione della Faggiuola, che probabilmente conobbe nel soggiorno 
da quest’ultimo fatto in Vicenza. Egli si allarga nel darci notizia sopra 
questo .< Signore », che perduti i propri domimi, fu costretto a im- 
plorare l’assistenza altrui, e servire colle armi. La descrizione della 
battaglia di Montecatini (col. 1160 segg.) è tra i più bei brani della 
historia, che pure non difetta di quadri maestrevolmente disegnati. 
Loda Uguccione, è vero, solo per il suo valore ( « robur indomitum > , 
col. 1158), e per la sua accortezza (« prudentia », col. 1155); giac- 
ché anche il « vir probus » (col. 1158) non ha un valore troppo 
diverso. Ma ciò non impedisce che sia assai favorevole il concetto, che 
intorno a questo condottiero, egli vuol lasciare nel lettore. Quando ce 
lo pone sott occhio derelitto, cacciato da Pisa e da Lucca, che viene a 
chiedere l’oro dei Signori Lombardi, egli lo compassiona sinceramente. 
Soggiunge ivi (col. 1162): « cuius rei traditam nobis ab auctorenon 
fleto, sermone iam in seriem explicabimus » . Chi sia questo auctor non 
fictus non lo saprei dire. Potrebbesi pensare ad Uguccione istesso ? Non 
è probabile. Chi volesse ricercare più addentro in tale argomento, non 
dovrebbe dimenticare che anche il Mussato soggiornò alcun tempo in 
Firenze < 3 >. Comunque sia, di ciò, trattasi certo di un toscano, e pro- 
babilmente di persona, che prese parte alla pugna di Montecatini. 


(1) Op. dt., p. 92. 

(2) Parati cho se avesse conosciuto il luogo, Farad, TX, 46*8, riguardante le contro- 
versie tra Vicenza e Padova, non avrebbe mancato di fame ricordo. 

(3) Sicco Polentone, presso Muratori X, 2. Cfr. Wychgram, Alò, Muss. LpL 1880 
p. 40; KOrting, op. cit., p. 305. 


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PREFAZIONE 


XVII 


U P. si compiace quando può parlare in proprio nome, di cose ve- 
dute; locchè avviene per i fatti di Vicenza: « vidimus enim hoc et 
eertum conscribimus » (col. 1969 E); « vidimus namqne agricolas, etc. 
(col. 1125 B): « impios . . . mercenarios vidimus » (ivi). Da questo 
apparisce il suo amore schietto per la verità, ed anzi qualche cosa di 
più, cioè un po’ d’arte critica per la ricerca della verità. Ciò non vuol 
dire che il Ferreto non incappi, e anche di sovente in errori assai 
gravi. Non tutti forse quelli, che occorrono nella edizione che ora pos- 
sediamo, vanno attribuiti all’autore; ma, fatta anche una sottrazione, 
gliene resta a sufficienza. Negli indici non abbiamo avuto a scopo 
nostro, di correggere i suoi errori : ci accontentammo di dare quei pochi 
schiarimenti, che ci parevano affatto necessari. 

Come notammo, al F. non manca certa coloritura di stile, nono- 
stante molte fioriture retoriche, c nonostante anche l’affettazione della 
linguai 1 ). Opponendosi alla troppo indulgente opinione del Muratori, 
Ciac. Zanella riconobbe che il Mussato ò in ciò superiore al F. Questi 
sa in ogni modo ritrarre con arte spontanea ed attraente le cose da 
Ini vedute. Classicamente, chiama illirici i Veneziani: per lui Pistoia 
è Piceno, Firenze è Fiesole, e Padova è la città d’Antenore. A Vicenza 
dà il nome di Cimbria, e appella Ombrici i Vicentini, in grazia delle 
colonie tedesche abitanti sui monti di Vicenza e di Verona. Ciò s’in- 
tende, ma è curioso ch’egli poi non fa venir giù gli antichi Cimbri 
dalle montagne Trentine; narra invece che i Semoni ed i Cimbri 
batterono, nel calare in Italia, la stessa via seguita da* Enrico VII 
(col. 1057 B). Si sarebbero dunque trovati,' non nel Vicentino, ma 
nel Piemonte. Verona è detta città mormorino, nelle traduzioni me- 


(1) Donde Toscurità di certi suoi periodi. Talora il Ferreto cerca proprio di essere 
incomprensibile. È noto e interessantissimo il luogo in cui il Ferreto (col. 974 D) c’informa 
dei secondo matrimonio di Corso Donati, contratto con (Tessa) degli libertini. No parla 
anche Dino Compagni (lib. I, c. 201, ma 0011 qualche diversità. Corso sposò la donna a 
insaputa dei parenti di lei, « quamobrem indignati Proceres ( Ubertini 5, idque opprobriura 
»ni generis moleste ferentes, iara actum paene retrahi voluere litemque coram suo Praesule 
t Andrea Mozzi) moventes tamquam violatorem conjugii Curtium et sacrilega reum , in 
jndicio convenere *. Le parole del testo poste in corsivo non si potrebbero intendere se 
d’altra parte non si sapesse, che gli Ubertini riguardavano nullo il matrimonio, porchè Corso 
era parente in quarto grado della sua nuova donna Tessa Ubertini (Cfr. G. Levi, Boni- 
fazio Vili e Firenze , in Arch. soc. st. rom. V, 381). 

b — Indici Sii tem alici. 


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XVIII 


INDICI SISTEMATICI 


dioevali: del che si occuparono egregiamente Bart. Sorio, Francesco 
Novati, e ultimamente Pietro SgulmeroO. Ai passaggi citati da questi 
critici, va aggiunto anche il luogo del Ferrato (col. 1069 C): « urbs 
marmorea » . Non so perchè, dia egli a Verona, e ai Veronesi l’appellativo 
di Ibernia ed Iberni (1137 C, 1135 B). Dal lato storico si potrebbe 
mostrare che non sarebbe inutile il chiedere preziose c forse inaspettate 
notizie al Ferreto * 2 >. 


IV. 

Ognun sa che il testo muratoriano è lacunoso, e imperfetto ( 3 >. Lo 
Zanella ha ragione lamentando che « il testo sia scorrettissimo » < 4 ). 

Codici antichi non mancano, i quali potrebbero veuire utilizzati 
in una nuova edizione. Se ne hanno in Roma e in Vicenza. 

1) Bibl. Comunale di Vicenza, ms. G. 7. 9. 16, cart. della 
seconda metà del sec. XIV, di f. 158, modernamente numerati. Ini- 
ziali colorate non ineleganti : variano di grandezza, secondo che danno 
principio ad un libro, ovvero ad un capitolo : gli ultimi capi mancano 
di iniziale !5 >. La divisione per libri è diversa dall’edizione del Muratori. 
Qui abbiamo sette libri, mentre il ms. ne ha solamente cinque* 6 ). 11 


(1) Sulla corografìa del Filocolo , Milano, 1883. 

(2) Trovo che intorno alla morte di Cecco Ordelafd ha notizie (col 1 164 B), che rima- 
sero ignote al Passerini ( Fam . Ordelaffì , tiv. TI, nel Litta). 

(3) Felice Osio ebbe fra mano un ms. del Ferreto, come vedremo di qui » poco; ma 
non lo stampò, e non trovasi nella sua raccol'a dei Cronisti della Marca Trevigiana, uscita 
postuma, a. 1636, a Venezia « ex typogr. ducali Pinelliana ». Un esemplare di questo 
libro raro sta nel Museo Civico di Padova, e fu per me gentilmente consultato dal signor 
Vittorio Marchesini (studente del I anno di lettere nella R. Università di Padova), al quale 
godo di rendere qui le debite grazie. 

(4) Op. cit., p. 102. 

(5) Alla fine del codice, stanno due fogli, in uno (pergm.) dei quali si trovano di mano 
del sec. XIV, due celebri epitaffi scaligeri « Si Canis hic grandis » , € Scaligera de gente 
fui », che qui vengono attribuiti al maestro Rinaldo da Villafranca professore di gram- 
matica, noto anche per la sua amicizia col Petrarca. E inoltre: « Epitaphinm proeodem 

(? — Cangrande I) per prouidum vincentinura scribara gratiadeum de Hic decor et pro- 

(bitas, ) (hic) nobile corpus humatum { hic sunt magnanimi membra sepulta canis. | Iinpia 
quem multis patavi degente (peremtis?; | abstulit a su(mmo) mora sine cede loco | Àn(nis) 
tunc lapsis numerabat mile trecentis | tempora (sol) parens ter tria bisque decem » (** 1329). 

(6) (Prefaz.) f. 1 Si cito labimur (= Murat. 941 A) — f. 3, lib. I, Post Fedrici 
sccundi (=* 945 A) — f. 21, lib. II, Defuncto itaque (= 963 A) — f. 15, lib. HI, In- 


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PREFAZIONE 




solo confronto della col. muratoriana 1143, coi f. 132 r. - 134 v., 
m’assicnrò che la collazione del codice sarebbe giovevole. È il celebre 
lnogo dove si descrive Cangrande, che, avvertito del pericolo che cor- 
reva Yicenza, assediata dai Padovani, vi accorre cou rapidità meravi- 
gliosa. Il ms. (f. 133) ha: ferunt namque Uhm (l1 , Murat. : Constat 
itimi (il c. è una congettura, poiché il ms. Zorzi, ch’egli ebbe a mano, e 
che descriveremo al n. 2, ha qui una lacuna); continua il ms.: confestimque 
spretis (Murat.: dimissis; Zorzi: lacuna) epulis soìi andicoti frusto 
exiguique (Murat. : Andriotti . . . exiguique ; Zorzi : Andrioli . . . 
exiguique) meri Jiaustu. Al fine della citata colonna, dovo il nostro 
ms. reca : si quemque ex agnine lapsum, il Muratori, e il ms. Zorzi 
mutano il senso, sostituendo aggere ad agnine. 

Secondo il P. Calvi ® questo è forse il ms. che Felice Osio ebbe 
dal giureconsulto Francesco Calda gno, e ch’egli comunicò al Vossio 
(de hist. lat., 794). 

2) Bibl. Comunale di Yicenza, ms. F. 4. 3S, cari, colla data 
26 maggio 1721, di mano di Michelangelo Zorzi. Il Muratori ebbe 
appunto dal suddetto Zorzi la copia che gli servì per la stampa: e 
dev’essere questa medesima, quantunque qui la partizione per libri sia 
come nel ms. descritto al n. 1. Dal Calvi (l. c.) apparisce che questo 
ms. alla metà dello scorso secolo spettava alla famiglia Conti di Yicenza. 
È dedotto da antico ms., da non confondersi col precedentemente de- 
scritto; si conservarono nella copia assai di sovente le abbreviazioni 
ch’erano nell’ originale 

3) 4) 5) Sotto questi numeri pongo i tre ms., di cui ci diede 
conto G-. E. Pertz sino dal 1S24 < 4 >. Sono i mss. Vaticani 4921, 3929, 
3930. Il primo è del sec. X1Y, e dal Pertz viene giudicato come 
assai importante. Egli ne riferisce alcuni passaggi, che completano poche 

Urta Vicentinorum(=*» 1065 A) — f. 97, lib. IV, Digressi modicum (== 1085 A) — f. 125, 
lib. V, Refert nunc ut gesta (= 1119 A). 

(1) Cangrande. 

(2) Scrittori di Vicenza, I, 158. 

•(3) Nella stessa biblioteca conservasi una copia dell’ed. del Muratori, ms. G. 7. 9. 17, 
del sec. XVIII. 

(4) Archiv, V, 177-8. Quest* tre soli ms. ricorda anche il Potthast, Bibl hist . m. 
aevi I, 312), che dipende dal Pertz. 


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XX 


INDICI SISTEMATICI 


lacune esistenti nel testo muratoriano. I due altri codici (dei quali 
l’uÙimo è copia del precedente) spettano al sec. XVI. 

6) Al Calvi non isfuggl che Apostolo Zeno ( Lettere I, 53, 
n. 34) scrivendo nel 1701 al Muratori, lo avvertiva che un ms. della 
bistorta del F. trovavasi nell’Ottoboniaua. Mercè della squisita genti- 
lezza dell’illustre comm. GL B. De Rossi e del eh. E. Stevenson posso 
ricordare anche questo Codice, che è il Vatic. Ottob. n. 1877, in 4*, 
cart., di f. 186, del sec. XVII. Da uua nòta sull’antiporta emerge 
la sua antica appartenenza « ex codicibus ill.mi etexcell.mi dni Joannis 
Angeli ducis de Altaemps ». È diviso per capi, con proprie rubriche >')• 

V. 

Come dissi sul principio, la scelta del secondo aneddoto è dovuta al 
eh. barone Manno : l’aneddoto è composto di tre importanti cronache 
astigiane edite dal Muratori e quindi ripubblicate nel 1848 per cura 
di Celestino Combetti ( 1 2 3 >. La prima di esse vide la luce anche nel 1880, 
in testa al celebre codice Malabayla, edito per cura dell’illustre Quintino 
Sella, di cui è recente la morte lagrimata ( 4 ). 

Ad Ogerio Alfieri (discendente da illustre famiglia astese di parte 
ghibellina) è ascritta la prima cronaca (Murat. 139 = Comb. 673 = 
Sella 37), ed è brevissima; dalle origini di Asti giunge al 1294. 
L’Alfieri ebbe molta parte nelle cose della sua patria, e fu una delle 
più spiccate personalità del proprio comune. Lo stile è ruvido e disa- 
dorno, ma non spropositato ; la narrazione segue lacunosa e sgretolata, 
ma pur dimostra nell’autore caldo affetto per la patria. Come aveva 
osservato il Combetti, questa cronaca doveva essere unita ad una col- 
lezione di documenti fatta dall’autore stesso; ed adesso la cronaca del- 

(1) Mi è gratissimo debito di ringraziare il Comm. Cesare Guasti, il prof. ab. Bernardo 
Morsolin, e il cav. Francesco Molon, per gli aiuti da essi datimi, colla consueta loro cor- 
tesia, nelle verificazioni di molti nomi toscani e vicentini. 

(2) R. I. S . XI, 139 segg. 

(3' Moti, hist. patriae , Script., Ili, 673 segg. 

(4) Codex Astensis qui de Malabayla communiter huncupatur, II, 57 segg. (Roroae 
1880), negli Atti deirAcc. dei Lincei, ser. II, tomo 5. 


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PREFAZIONE 


XXI 


l’ Alfieri ci torna alla luce, mercè la splendida pubblicazione del Sella, 
appunto insieme con una collezione di documenti Astigiani, attribuita 
ad un Malabayla (e scritta verso la metà del secolo XIV ) ; ma che 
probabilmente, nella sua sostanza, non è altro che la collezione stessa 
dell’ Alfieri, che si lamentava perduta. £ così ha spiegazione la licinia 
(elenco di ville e castelli dell’Astigiano), mancante al Muratori, e data 
dal Combatti. 

Questo primo aneddoto, nel Muratori porta il titolo di chronicon, 
che il Combetti mutò in fragmenta de gestis Astensium, conservando 
il nome dell’ Alfieri. Nel codice Malabayla, non c’è nome di autore, ed 
il titolo è : aliguid de ystoria civitatis Astensium (ri. 

Segue il memoriale di Guglielmo Ventura (Murat. 153 = Com- 
betti 701), libro pieno di quella vita che ai suoi scritti può comu- 
nicare un uomo, il quale abbia in gran parte operato, ciò ch’egli im- 
prende a descrivere. La cronaca va dal 1260 al 1325. Come già ar- 
gutamente il Muratori dedusse della cronaca stessa, il Ventura nacque 
Terso il 1250, o poco prima (cfr. col. 192 A, 227 B); ebbe molta 
autorità negli affari della sua patria, dove coperse le principali cariche: 
si trovò involto nègli scompigli e nelle guerre del Piemonte : andò ora- 
tore in diverse terre d’Italia. Esigliato, come guelfo, nel 1303, subì 
poscia la prigionia. Acuto osservatore, e nelle sua spontaneità negletta 
non ingiocondo, potè imprimere ai propri scritti un carattere che li 
& interessanti. Fu a Roma in occasione del giubileo promulgato dal 
pontefice Bonifacio Vili, e descrive la folla dei pellegrini, addensantesi 
lungo le vie, così che il nostro pensiero ricorre involontariamente al- 
Yesercito molto rammemorato dall’ Alighieri ( Inf XVIII, 28). Guglielmo 
Ventura inserisce nella sua cronaca sermoni ed epistole, che afferma 
aver diretto a parecchi personaggi rivestiti di alta dignità, come a dire, 
a Filippo di Langosco, a Filippo di Savoia principe d’Acaja ecc. Co- 
tali epistole sono ridondanti di vacuità retoriche, ma servono benissimo 
a farci respirare l’aura di quel tempo fortunoso. Anch’esse ci traspor- 
tano nel mezzo degli avvenimenti. In lui non abbonda l’erudizione sacra; 
non gli è del tutto ignota la letteratura classica ; e neppure dimentica la 


(1) Codex , cit. I, 57. 


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XXII 


INDICI SISTEMATICI 


letteratura più recente, poiché nel testamento (inserto nel Memoriale) 
raccomanda ai Agli di non leggere « romanzi ». 

11 suo stile è in generale disadorno; ma non privo di efficacia, 

poiché esprime candidamente il vero. Così possiamo trovare in quelle 
pagine dei caratteri maestrevolmente ritratti. Cito ad es. quello di 
Guido da Montefeltro. Il Ferreto ne fa menzione per ricordarsi del 
consiglio frodolente di cui parlò Dante (Inf. XXVII, 116). Il Ven- 
tura invece ce lo rappresenta come un cavaliere onoratissimo, prode, 
liberale, savio, virtuoso; un tipo di cavaliere. 

La sua Cronaca non si restringe ad Asti; cominciando special- 
mente dalla discesa di Enrico VII, egli obbedisce alle esigenze dei 

tempi nuovi , e dilata molto il suo orizzonte. Dei grandi fatti d' I- 

talia, e della calata di Enrico VII, egli non 3i occupa, è vero, con 
soverchio interesse, ma ne parla, ed anche con certa diffusione; in 
generale osserva quegli avvenimenti un po’ freddamente, a meno che 
la sua città non vi sia interessata in via diretta. Quando gli accade 
(Murat., col. 239) di raccontare la morte di Enrico VII, lo fa da 
semplice cronista, e non dimostra di provarne piacere o dolore. Esprime 
simpatia per Valerano di Lussemburgo, fratello di Enrico, e per Mar- 
gherita, moglie di quest’ultimo, esaltando le loro qualità personali. 

Ultimo viene il memoriale di Secondino Ventura (Murat. 269 
= Comb. 821). Esso abbraccia un diverso periodo storico, poiché 
comincia dal 1420, e finisce al 1157, oltre ad una nota infine che 
spetta al 1386. L’aneddoto non è lungo, ed è di mediocre impor- 
tanza. Lo stile è curato, come vuole la nuova cultura umanistica. Ri- 
guarda naturalmente prima di tutto Asti, e poi la casa di Savoia e 
quella di Visconti, le quali ebbero tanto influsso sui fatti di quel pe- 
riodo storico nella regione dove visse Secondino. 

VI. 

Il Muratori, pubblicando tutti e tre gli aneddoti, li fa precedere 
da una delle sue solite, e così condite prefazioni; in essa dichiara di 
essersi giovato di due mss. alquanto mendosi, comunicati a lui dal 


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PREFAZIONE 


XXIII 


march. Giuseppe Malaspina, abate commendatario di S. Marzano di 
Tortona. Non dichiara maggiormente le sue fonti. 

Il Combetti non potè avere a mano nessun ms. molto antico. Per 
la cronichetta dell’ Alfieri l’editore si giovò, oltre che dell’edizione mu- 
ratoriana, anche di un ms. della fine del sec. XYI ch’egli trovò nel- 
l’arch. di Torino, e dal quale trasse la ricordata licinia: anzi pose 
questo ms. a fondamento della sua edizione. Consultò pure una copia 
del 1698. Q. Sella invece ebbe a sua disposizione il prezioso codice 
Malabayla, che muta essenzialmente la condizione critica del testo del- 
l’Alfieri. 

Per i due Ventura, il Combetti ebbe a sua disposizione due mss. 
del secolo XVI, da lui rinvenuti nell’archivio citato ; ed inoltre si giovò 
della copia eseguita nei 1698, e dell’edizione muratoriana. E a desi- 
derare che anche per questi due cronisti si possa rinvenire un codice 
migliore. Poiché sono molti i luoghi nei quali i vari testi diversificano 
tra loro. Il Combetti, com’egli stesso dichiara nella prefazione, registra 
parecchie, ma non tutte le discrepanze esistenti tra la sua edizione e 
la muratoriana. Specialmente nei nomi, si hanno delle mutazioni assai 
gravi. P. es. Murat. 201 D « ad ecclesiam sancti Michaelis quae 
est iuxta Moncalvum ». Nell’ediz. Comb. (747 A): « ad ecclesiam 
Suaneae quae est juxta Monchalerium »; dove poi l’editore vorrebbe 
mutare il Suaneae in S. Annae. In Murat. 248 B gli Astigiani vin- 
sero quei di Casale, mentre il luoA corrispondente nell’altra edizione 
attribuisce la vittoria agli Astigiana Nell’ediz. Combetti (col. 776 B), 
Clemente V è fatto erroneamente risiedere in Anagni ; mentre nel testo 
muratoriano (la variante è registrata dal Combetti) egli ha la sua 
sede in Avignone (col. 776 B). In parecchi casi rimane dubbiosa la 
scelta 0). 


(1) Libro ricco di pregi è quello di Giacomo Gorrini, Il Comune Astigiano e la sua 
storiografia (Fir. 1884); 1*A. s’intrattenne lungamente sopra Ogerio Alfieri, e sopra Gu- 
glielmo e Secondino Ventura, lumeggiando i meriti di ciascuno. Ma, quanto a codici, egli 
(p- 112, 147, 188) non ci dà nessuna notizia nuova, rimanendosene contento di ripetere 
ciò che sappiamo dal Muratori e dal Combetti. 


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XXIV 


INDICI SISTEMATICI 


VII. 

Noi compilare l’indice delle cronache Astigiane, fu usato natu- 
ralmente il testo rauratoriano ; nei luoghi nei quali l’edizione del Com- 
betti dava delle varianti che mutavano i nomi, o la natura di alcun 
fatto, fu apposta la indicazione chiusa tra [ ]. Dove non cerano va- 
rianti, si lasciò la sola citazione del testo muratoriano. 

Il segno [ ], nella Cronaca del Ferreto si adoperò soltanto due 
volte, per Benevento, e per Salerno, in un passo nel quale il testo 
muratoriano ha una lacuna , che è colmata dal ras. Vaticano 4921 
(Pertz, Archiv, V, 17S). 


Vili. 

Il barone A. Manno riferì alla R. Deputazione intorno a questi in- 
dici: e ne parlò calorosamente nelle sedute preparatorie di Genova, 
di Milano e di Torino, e poscia nella assemblea generale raccolta iu 
Torino il 14 aprile p. p. Egli espose e chiarì gli intendimenti comuni; 
ed a lui unicamente è dovuto se la R. Deputazione fece buon viso a 
questi indici. Nella nota ch’egli a {morrà agli indici delle Cronache Asti- 
giane, compilati sotto la sua dirpione, egli dichiarerà più dettaglia- 
tamente quali criteri abbiano guidato la R. Deputazione, in una de- 
liberazione per la quale io debbo verso della medesima i sensi della 
gratitudine più viva, e della più sincera riconoscenza. A me non tocca 
entrare in tale argomento : e chiudo ringraziando la Deputazione pre- 
detta , ed il suo esimio Segretario, che vollero patrocinare questa pub- 
blicazione. 

Torino, 15 giugno 1884. 

y 

Caui.o Cipoi.u. 


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INDICE SISTEMATICO 

DSLLA 

HISTORIA RERUM IN ITALIA GESTARUM 

(Muratori , E I. S., IX, 941-1182) 


FERRETO DE» FERRETI 

compiuto da 

FILIPPI CANTI VA LM AGGI 

Giovanni Giuseppe Lutar 

tolto la direzione di 

CARLO CIPOLLA 


4 — Indici titicmallci 


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INDICE SISTEMATICO 

DELLA 

CRONACA D’ITALIA 

DI 

FERRETO DE’ FERRETI 


A 


Abuo , terme ; vi si reca per salute 
Azzone VIH d’Este, 1087 E. 

— visi accampa Cangrande, 1183 E. 

— fortificazioni erettevi dai Padova- 

ni, 1140 A. 

— ivi gli esuli Vicentini e Veronesi 
preparano la rivolta di Vicenza 
a Cangrande, 1178 A. 

Aiate del popolo , magistratura ge- 
novese, 1038 B-O, 1039 0; cfr. 
(Boberto Benavia). 

Afcruxo, nei monti dell’A. campeggia 
re Manfredi, 949 A. 
letta v. Lacedemonia. 

Adelbita d’Ungheria f. di Andrea 
III, tutelata da Alberto d’ Au- 
stria, 1011 A. 

— sposa Carlo Uberto (d’Angiò) re 

di Ungheria, 1011 B. 

Adige cresciuto per le nevi, 1187 D; 
cfr. A! arte. 

Adolfo di Nassau eletto re di Germa- 
nia, 964 C-D. 

— emana un editto di accessione , 

965 C. 

— entra in oampagna contro Alberto 

d’Austria, 991 B. 

— battaglia e sua vittoria, 992 0 - 

992 E. 

— i suoi soldati si abbandonano al 

bottino. 998 B. 

— sorpreso e ucciso, 998 E. 

Adriaci porti, fino ad essi vuol spin- 
gersi Lampa Doria colla flotta 
genovese, 936 E. 

(Aerosa di Boemia) f. di Venceslao 


IV sposa Enrico conte delTirolo, 
1011 B. 

(Aichspalt) , (Pietro) 

Aimebico d’Austria m discordia con 
Alberto d’ Austria per la divi- 
sione del patrimonio, 1048 A. 
Aimebico di Fiandra prefetto nelle 
milizie regie segue Enrico VII 
in Italia ed entra in Milano, 
1058 0. 

Aimone vesc. di GiNEvra, segue En- 
rico VII in Italia, 1058 A. 

— conduce l’esercito mandato da En- 

rico VII contro Padova, 1069 A. 

— in Verona chiede sussidio agli Sca- 

ligeri, 1069 A. 

— presso Padova viene a colloquio 

coi Padovani, per indurli all’ob- 
bedienza d’Enrico, 1072 B-C.^ 

— promette di ricondurre il Baoohi- 

glione nel corso antico, 1072 E. 

— per tal motivo va a Vicenza, dove 

si sottrae a stento al furore della 
plebe, 1072 E. 

— ammalatosi sotto le mura di Bre- 

scia muore in viaggio ad Ivrea, 
mentre si faceva trasportare a 
Ginevra, 1079 0. 

Alarli (Adige?), scorre presso Castel - 
baldo, 1173 A. 

Albano, vescovi: Rodolfo, Leonardo 
Quercino. 

Albertino dei Maltravbrsi da CU- 
stelnuovo uno dei condottieri 
dei Padovani, 1180 B. 

— parente di Niccolò (Maltraverpd) 


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4 


INDICI SISTEMÀTICI 


perde la terra di Boccon (Col- 
tellà),ed è fatto prigione da Can- 
grande, 1185 E. 

Albertino Mussato origina dall* in- 
fima plebe padovana, per i suoi 
meriti ottiene onorevoli offici, ed 
è premiato dalla patria con pub- 
blico dono, 1145 E. 

— poeta e storico padovano scrive 

la storia di Enrico VII e i fatti 
d’ Italia, 943 B, 1052 C, 1145 
D-E. 

— sua legazione a Enrico VII, 1052 

C, 1058 A. 

— citate alcune parole del 1. I, rb. I 

della JET ist. Aug ., 1053 A. 

— sua legazione a Enrico VII in 

Milano , 1065 A. 

— invoca la protezione del conte di 

Savoia, 1065 A. 

— persuade ai suoi concittadini l'ob- 

bedienza all’imp. 1072 B. 

— va ambasciatore a Enrico VII pei 

suoi concittadini, 1078 A. 

— legato di Padova ad Enrico VII 

in Genova, 1090 B. 

— consiglia ai Padovani l’amicizia 

con Enrico VII, 1124 B. 

— ferito, fatto prigioniero, è da Can- 

grande fatto curare in Verona 
nel proprio palazzo, 1145 C-D. 

— incoronato poeta, 1065 A, 1090 B, 

1145 D. 

— muore a Chioggia, 944 A. 
Alberto d'Austria f. di Rodolfo a- 

spira al regno di Germania, 963 
C. (cfr. Alberto di Sassonia). 

— invidia contro Adolfo di Nassau 

eletto re di Germania, 965 A. 

— aneddoti di quest’invidia, 965 D. 

— eccitato alla guerra contro Adolfo 

di Nassau da Gerardo arcive- 
scovo di Magonza, 990 E. 

— entra in campagna ; si abbocca col- 

l'arcivescovo di Magonza, 991 B. 

— ne è tradito, 991 D. 

— tenta di fuggire, 991 E. 

— impegna battaglia, 992 0. 

— da prima volto in fuga, 992 E. 

— sorprende Adolfo di Nassau cou 

pochi compagni, 993 C. 

— sua vittoria finale, 994 B. 

— eletto imperatore a Vienna, 994 D. 

— manda ambasciatori a Bonifacio 


Vili per annunziargli la propria 
elezione, 994 E. 

— Bonifacio rifiuta di riconoscerlo, 

995 A. 

— suo carattere morale ; non scende 

mai in Italia, 995 A-B. 

— È invitato da Bonifazio Vili & 

venire in Italia, 1002 C. 

— conosciuta la morte del papa non 

si muove dal suo regno, 1002 D. 

— tiene presso di sè Adeleita figlia 

di Andreasio (Andrea III) di Un- 
gheria, 1011 A. 

— sua condotta a riguardo degli aspi- 

ranti al regno di Ungheria, 1011 

A. 

— quanto regno, 1047 E. 

— non scese in Italia perchè vi si 

opponevano i Papi, 1048 A. 

— per questione sorta nella divisione 

del patrimonio, gli si ribellano 
Giovanni ed Aimerico d’Austria, 
1148 B-D. 

— ucciso a tradimento sul Beno(!) 

da suo nipote Giovanni, 1048 D- 
-1050 A. 

— sepolto in un tempio, che è affi- 

dato ai Cistercensi, 1050 A. 

— risiedette in Vienna, 1050 B. 

— nella Germania, i principi 6Ì ral- 

legrano della sua morte, 1050 C. 

— le sue ceneri sono trasportate nel 

tempio imperiale di S. Dionigi 
(a Spira), 1053 B. 

Alberto di Colzate esule vicentino, 
è fatto prigioniero da Cangrande, 
H74 B. 

Alberto da Izza uno dei principali 
nella rivolta tentata da’ Vicen- 
tini contro Cangrande, 1171 D. 

— ingannato da Muzio de’ Germani 

custode della porta ; al quale ma- 
nifesta ogni cosa, 1172 A. 

— non conoscendo l'inganno, va in 

segreto a Padova ad annunziare 
essere ogni cosa preparata, 1172 

B. 

— consegna suo figlio in ostaggio ai 

Padovani, 1172 B. 

— impiccato in Vicenza per ordine 

di Cangrande, 1174 E. 
Alberto di Rovolone nominato da 
Enrico VII suo vicario a Brescia, 
1059 E. 


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CRONACA EtRRETO 


6 


— cacciato dai Bresciani ribellatisi, 

1063 A. 

— parteggia pei Padovani contro 

Cangrande, 1180 C. 

— nipote (per via illegittima) di Gu- 

glielmo di Castelbarco, 1130 C. 
Alberto di Sassonia (cfr. Alberto 
d'Austria), gli arcivescovi di Co- 
lonia (Sigfrido di Westenburg) 
e di Tre veri ( Boemondo di War- 
nesberg) desiderano di farlo eleg- 
gere re di Germania, 968 B. 
Alberto della Scala richiesto di 
aiuto da Botticella (Guido) Bo- 
naccolsi per ricuperare Mantova, 
posseduta dallo zio Bardilone , 
gli concede degli armati, 932 
C-D. 

— signore di Verona, inclinando a 

sevizia , muore dopo 31 anno di 
dominio , succedendogli il pri- 
mogenito Bartolomeo, 1022 C. 

— a sua insaputa Maffeo Visconti 

fa parentela con Azzone Vili 
d’ Este, 1022 E. 

— lascia la signoria di Verona ai 

figli Alboino e Cangrande, 1064 
E* 

Alberto Scotto signore di Piacenza, 
1019 B. 

— favorito da Filippone Langosco, 

da Antonio Fissiraga e da Cre 
mona, odiato da Maffeo Visconti, 
1019 D. 

— Beatrice d’Este proposta in moglie 

ad uno dei suoi figli, 1019 D-E. 

— imprudente , notifica a Maffeo 

Visconti l’offertogli parentado, 

1019 E, 1020 A. 

— si sdegna per il matrimonio con- 

tratto tra Galeazzo Visconti e 
Beatrice d’Este, 1020 C. 

— Induce Pietro Visconti a congiu- 

rare contro il nipote Maffeo , 

1020 D. 

— conosciuta la sorte di Pietro Vi- 

sconti, con 20 mila soldati muo- 
ve verso Milano, 1020 E. 

— con inganno si fa rilasciare da 

Maffeo Visconti il bastone della 
Signoria di Milano , 1020 E, 

1021 A-B. 

— conduce a Crema le sue coorti, 

1021 0 . 


— eccita a tumulto i Cremonesi , 

1021 C. 

— per suo volere, recasi a Piacenza 

Maffeo Visconti esule di Milano, 
1021 E. 

— chiesto di aiuto da Giberto da 

Correggio, 1032 C. 

— signore di Piacenza, 1054 B. 

— conviene a Lodi con altri signori 

per opporsi alla venuta di En- 
rico VII, 1054 E. 

— è tratto da Antonio di Fissiraga 

nella congiura ordita dai Tor- 
riani, 1061 A-B. 

— è privato da Enrico VII della si- 

gnoria di Piacenza, 1082 B. 

— segue Enrico fin presso Pavia, 

1032 C. 

— si rifugge in Arquà, di dove mo- 

lesta i Piacentini, 1082 0. 

— minacciato da Galeazzo Visconti 

nuovo governatore di Piacenza, 
1032 C. 

— ricorre per protezione a Maffeo 

Visconti, 1082 D. 

— si arrende a Galeazzo, 1082 E. 

— va a Milano coi figli e chiede a 

Maffeo che lo faccia rientrare in 
patria, 1038 B. 

— è tenuto a bada con promesse da 

Maffeo, 1083 C. 

— si rifugge in Cremona, quivi male 

accolto dai primati della città, 
miseramente muore, 1084, A-B. 

— temuto in Piacenza, 1092 B. 

— sue relazioni con Piacenza, 1120 

C. 

— ne è escluso e muore a Crema, 

1121 C. 

Alberto Soardi e Col leoni Federigo, 
ottimati di Bergamo, offrono sud- 
ditanza a Enrico VII, 1059 B. 
Alberto da Vivàro, vicentino, fatto 
prigione in battaglia dai Pado- 
vani, 1126 B. 

Alboino della Scala, f. di Alberto, 
non ancora adulto alla morte 
del padre, 1022 C. 

— sposa una figlia di Maffeo Vi- 

sconti, 1022 E, 1023 A. 

— succede al fratello Bartolomeo 

nel governo di Verona, 1028 A. 

— genero di Giberto da Correggio , 

1028 A. 


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INDICI SISTEMATICI 


— rimette in Parma Giberto da Cor- 

reggio, 1028 B. 

— aiuta Guido, detto Botticella Bo- 

nacoolsi a saccheggiare il Cre- 
monese, 1028 0. 

— difende Ostiglia da Azzone VLLL 

d’Este, 1028 D. 

— unito ai Mantovani assedia Ber- 

gen tino e lo prende, 1028 D-E, 
1024 A. 

— ritorna a Verona, 1024 A. 

— Muore e lascia il suo dominio al 

fratello Cangrande, 1024 B. 

— signor di Verona alleato a Botti- 

cella (Guido) Bonaccolsi contro 
Cremona, 1081 C. 

— va in soccorso di Brescia, 1082 C. 

— genero di Giberto da Correggio , 

è dal medesimo chiesto di aiuto, 
1082 0. 

— fa alleanza con Giberto da Cor- 

reggio, 1088 A. 

— signor di Verona, 1054, B. 

— manda legati ad Enrico VII , 

1059 A. 

— è fatto, mediante denaro, vicario 

regio in Verona, 1064 E. 

— promette sussidio alle truppe ce- 

saree contro Padova, 1069 A-B. 

— dà onorevole sepoltura a Vale- 

rano di Lussemburgo, 1075 C. 

— sua morte, 1089 D, 1122 D. 
Aldigerius, v. (Alighieri). 
Aldobrandino d’Este, esigliato da 

suo fratello Azzone Vili, 1081 
A, 1087 C. 

— si ritira a Bologna, 1087 C. 

— nemico al fratello Azzone, 1087 D. 

— si lascia persuadere dal fratello 

Francesco a tentar l’acquisto di 
Ferrara dopo la morte di Azzone 
Vili, 1088 B-O. 

— padre di Binaldo ed Obizzo, 1170 

D. 

Aldrigetto di Castelbarco, per otto 
mesi governa Vicenza, 1128 E. 

— va a Vicenza oollo zio Guglielmo 

in soccorso di Cangrande, 1 146 E. 
Alessandria, fondata da Alessandro III, 
1158 A. 

— - nel suo territorio è Bassignana, 
1158 A. 

Alessandro HI, fonda Alessandria, 
1158 A. 


Alessandro IV, avversario di Man- 
fredi re di Sicilia, 945 C. 

— tratta con Corrado IV, 945 D, 

946 A. 

(Alfonso III), re di Majorica, inter- 
viene per la liberazione dii Carlo 
II d'Angiò, 955 E. 

(Alfonso X) , re di Castiglia , aspira 
all’impero, 945 B. 

— fratello di Enrico senatore di 

Roma, 948 G-D. 

(Alighieri) Aldigerius, Dante. 
Alpoue, fiume attraversato dai Pado- 
vani, 1187 C. 

Altichino , Frassa , Pace , Pietro , 
Priore. 

Altigrado (dei Cattarsi da Len- 
dinara), vose, di Vicenza, invi- 
tato dal card. Am. Pelagrua a 
sostenere i diritti pontifica sopra 
Ferrara, 1044 C. 

— lodato, 1070 D. 

Altinerio degli Azzoni, offeso nel- 
l’onore della figlia da Rizzardo 
da Camino, ne procura la morte, 
1129 C, 1180 A. 

Altomanno, Nicola. 

Amadori dei Cancellieri, padre di 
Guglielmo, 972 A. 

Amato Sopramonte, inviato dai Cre- 
monesi a Enrico VII per offrirgli 
la signoria della città, 1059 C. 

— per la ribellione di Cremona è giu- 

stiziato da Enrico VII, 1082 A. 
Amedeo conte di Savoia, favorisce il 
matrimonio di Giovanni di Lus- 
semburgo figlio di Enrico VII con 
Elisabetta di Boemia , 1056 D. 

— segue nella discesa in Italia En- 

rico VII , di cui ha sposato la 
sorella, 1057 D. 

— Enrico VII ricorre a lui per sven- 

tare la congiura di Giudo Tor- 
nano e di altri signori Lombardi, 
1061 C. 

— batte i Torriani, 1061 D-E. 

— non lascia inseguire Guido fuggi- 

tivo, 1062 B. 

— difende la casa di lui dalla ra- 

pina, 1062 C. 

— consiglia a Enrico di mostrarsi 

feroce contro i Lombardi, 1068 
B. 

— gli ambasciatori padovani lo chi* 


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filmo 


f 


dona o patrocinatore dell* loro 
pausa presso Enrico* 1065 A. 

— intercede a favore dei Padovani 
prwo Timo., 1073 E. 

— conforta rabbattuto animo di En- 

rico, 1079 E. 

— rimp. fa disegno di affidargli il 

proseguimento d e U* a 3 sedio di Bre- 
scia, 1080 B. 

— entra in Brescia , dopo la resa , 

colle truppe tedesche , 1081 B. 

— deputato aa Enrico VII a deci- 

dere delle tenzoni fra le fazioni 
genovesi, 1089 B. 

— accompagna Enrico YH a Pisa, 

1095 A. 

— ha il comando di una parte del- 

l’esercito presso il fiume Om- 
brone, 1098, A. 

UafiL vi sta il cardinale Napoleone 
Orsini, 1002 E. 

— ha per prefetto Sigonfredo di 

Busso, armigero papale, 1008 C. 

— v’entrano i co ngiurati contro Bo- 

nifacio vm, 1008 D. 

— insulto fatto dai Colonna a Bo- 

nifacio Vili, 10Q# D, 1005 A. 

— edifici: Palazzo di Bonifacio 

mi. 

ìidilò, Eranealeone. 

Aknaaa pi Liazabio, cavaliere vicen- 
tino, impiccato a Vicenza per or- 
dine di Cangrande, come tradi- 
tore, 1174 E. 

Ahdbea Dandolo, comandante della 
fiotta Veneta 937 A. 

— muore 939 A. 


— onorevole sepoltura concessagli da 
Lampa Boria, 939 A* 

(Andrea Mozzi), vescovo di Firenze, 
974 P. 

Akdreasio (Andrea III) re d’ U nghe- 
bia, muore senza prole, 1010 E. 

Asftrana, villa vicentina abbruciata, 
1124 E, 1125 A. 

Anujulo Mopin, ritratto del pontefice 
da lui fatto per ingiuria, e attac- 
cato alla sua nave, 1047 E. 


— prigione , è fatto morire dal le- 
gato (card. Pelagrua), ivi. 

Carlo I, Carlo fi, Carlo (figlio 
ai Filippo principe di Talento), 
Carlo Mainilo QP Ungheria ) , 
Carlo Uberto (d'Ungheria), Fi- 


lippo principe di Tarlato * Fi- 
lippo d’Ungheria (?X Giovanni, 
Leonora, Pietro TeppiKWtfl» Bo- 
berto. 

Anglia, in essa & Bordeaux, 359 E. 

— v. Inghilterra* 

( Anna di Boeiiia ) , L 4i Qttftcarp 
(Wenceslao IV^ di pepato, sposa 
Enrico di Carwzia a Tirato, e 
muore, 1056 B* 

Annate * , citati a proposito della da ta 
della morte di Enrico VII, J11B 
E. 

Annate* editi , citati per la morte 
di Adolfo di Nassan, 993 E. 
Annate $ sacri, citati a proposito 
di Clemente V, 1189 Jy, 

— ricordati, 1161 C. 

Annibale Anni baldi, chiamato per 
lettera da Enrico vfi, ili ai 
presenta, 1100 A* 

— imprigionato 11QQ £• 

Annibaldi, famiglia j*otpnto difitagf, 

nemica degli Orsini C fa 1 Co- 
lonna, 1005 E. 

— Bonifacio VJIJ spera di cWfCTOC 
difeso, J005 È. 

— contraggono parentela coi Co- 

lonna , 1005 E. 

— Annibaie, Giovanni, ftizflN&d#- 
Anselmo Gua;rnjsu}nq, mewtoto am “ 

basciatoxe a Clemente V fai Pa- 
dovani. W65 B- 

Antenore, dipesi che costruisse Pa- 
dova e Venezia dopo V assedio di 
Troia, 1054 C. 

— Padova è detta città di Antenore, 

1172 B. 

Antonio da Cobtapolo, eccita Nic- 
colò de’ Maitraversi da Bozzo 
a farsi ribelle, onde la sua ef- 
figie è ritratto come segno di 
obbrobrio nel palazzo pubblico 
di Padova, 1184 E* 

Antonio da Fissibaqa, signore di 
Lodi è favorevole ad A^ er t° 
Scotto, 10J.9 D. 

— signore di Crema e Lodi, 1Q£4 C. 

— oonviene a Lodi con altri signori, 

per opporsi alla discesa di En- 
rico Y fi, 1054 E. 

— dissuade Guido ddla Tpyrp dal 

congiurare con Maffeo Yiappato 
contro Pimp^, 1061 


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6 


umici SISTEMATICI * 


— è tratto da Guido nella congiura, 

1061 A. 

— cerca aderenti, 1061 B. 

— caccia di Lodi i pretori regi e 

quelli che erau tornati d’esilio 
col favore d’Enrico VII, 1068 A. 

— costantemente ribelle all’impera- 

tore, 1066 D. 

— caduto in mano di Enrico VII 

per tradimento, è costretto a con- 
segnargli Lodi, 1067 A. 

•— nella dieta di Pavia prega En- 
rioo VII a non lasciare la Lom- 
bardia prima d’averla liberata 
dai tiranni, 1087 A. 

— - va a To rton a, ma non ottiene da 
Enrico VII ciò che spera, 1087 C. 

— catturato presso Voghera, da Man- 

fredo Beccaria, 1087 D. 

— consegnato a Maffeo Vipconti che 

10 tiene in carcere, 1087 D. 

— prigione a Milano, 1121 D, 1151 E. 
Antonio db Leo, padovano giurista, 

va ambasciatore a Enrico VII, 
1078 A. 

Antonio de Malitiis, padovano, posto 
alla difesa di Montegalda ; gli abi- 
tanti prèndono lui e consegnano 
la terra a Cangrande, 1189 B. 
Antonio Melioris (!) medico esule 
vicentino, è fatto prigioniero da 
Cangrande, 1174 C. 

Antonio Nogakola, suo fratello Bai- 
lardino, in propria assenza, gli 
affida la difesa ai Vicenza, 1140, 
D. 

— chiede aiuto a Cangrande contro 

i Padovani che hanno occupato 

11 borgo di S. Pietro, 1141 B, 
1148 B. 

— difende Vicenza, 1141 C. 
Antonio de Bove rio , trevigiano , 

tratta segretamente con Can- 
grande, 1180 A-B. 

— guadagna a sè Artico Tempesta, 

1180 B. 

Antonio Saltaginato, è impiccato, 
come traditore , in Vicenza per 
ordine di Cangrande, 1174 E. 
Antonio da Vigodarzbre, ambascia- 
tore a Enrico VII per i Pado- 
vani, 1065 A, 1078 A. 
Apicoltura , fiorente in Corsica, 1097 D. 
Apollinis c princeps » dei Templari, 


costruisce presso Parigi un ca- 
tinai mirabile » ( = Torre del 
Tempio), 1017 C. 

Apostoli Ss . , chiesa in Roma ; v. 8. 
Pietro. 

Apulia, principi, duchi: Roberto 
d’Angiò — cfr. Napoli. 

Aquila , insegna imperiale , 1091 E, 
1098 D. 

Aquile, insegne imperiali dipinte nel 
pretorio dai Padovani, 1018 D. 

— Enrico VII le fa porre sull’apice 

del tempio di 8. Salvi, 1111 C. 
Aqmileia, ivi gli esuli Torriani, 1020 G. 

— patriarchi: Pietro (Gena), 

Gastone (della Torre).. 
Aqulsgrana, ivi incoronato Enrico VII 
re di Germania, colla corona 
argentea, 1058 A. 

Aqultaula, in essa è Poitiers , 1015 D. 
Aragona , Pietro III ( — Pietro I, re di 
Sicilia), Giacomo (= Federico I), 
Federico II (re di Sicilia). 
Archivio del Vesc. di Padova ; ef. 

palazzo. 

Arco, Oderico. 

Arcole, villa della regione iberna (ve- 
ronese) assediata dai Padovani, 
1187 C. 

Ardolfo o Landolfo Brano acci, da 
Napoli, cardinale nel conclave 
per la elezione di Benedetto XI, 
1011 E. 

— mandato da Clemente V amba- 

sciatore ai Templari per sapere 
se sia vera l’acousa d’eresia loro 
fatta, 1017 A. 

Arazzo, favorevole ad Enrico VII, gli 
giura fedeltà, 1109 D. 

— ostile ai guelfi toscani, 1155 B. 

— aiuta Uguccione della Faggiuola, 

1158 B. 

— vescovi: (Bandino dei eonti 

Guidi). 

Arnaldo dei Frangeri, card. vesc. 
di Sabina , è mandato da papa 
Clemente V a Enrico VII per 
l’incoronazione, 1076 A. 

— entra in Brescia per indurre i 

cittadini alla dedizione, 1076 B. 

— parla alla cittadinanza raccolta, 

1076 C-D. 

— n’esce senza aver nulla ottenuto, 

1078 A. 


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CRONACA. FIBRBfO 


— m ritira in Cremona, aspettando 

l’esito dell'assedio, 1078 D. 
Akraldo Pelagrua, card., mandato 
da Clemente V in Italia a pre- 
dicare la crociata contro i Ve- 
neziani, 1044 A-D. 

— predica in Piacenza e Parma, 

1044 B. 

— predica in Modena, Reggio e Bo- 

logna, 1044 C. 

— sollecita i vescovi delle città con- 

tigne a Venezia in favore dei 
diritti pontifica, 1044 C. 

— anale i Veneziani, i quali ripor- 

tano vittoria, 1044 B-C. 

— affida a Frane. d’Este e al Salin- 

guerra l’incarico di impedire ai 
Veneziani il passo del Po, 1045 D. 

— il suo esercito riporta vittoria so- 

pra i Veneziani, 1045 E, 1046 D. 

— fa morire Angelo da Molin, 1047 

A. 

— mette sua sede in Castel Tedaldo, 

1047 B * 

— fa giustiziare alcuni partigiani 

dei Veneziani, 1047 B. 

— vuol ricuperare quanto avevano 

occupato i Veneziani nel Raven- 
nate, 1047 B-C. 

— riforma i magistrati di Ferrara 

e abbatte Castel Tedaldo , 1047 C. 

— ritorna presso Clemente V , il 

quale lo accoglie onorevolmente, 
1047 C-D. 

ino, fiume; lo passa Enrico VII 
coll’esercito, sciolto l’assedio di 
Firenze, 1118 C. 

Arnaldo abate Tdtelense ( — di 
Tulle), legato pontif. (insieme 
con Onofrio de Trebis) chiede il 
possesso di Ferrara, 1042 D-E. 

— essendogli stato ciò rifiutato da 

Vittore Michiel rappresentante 
Veneziano in Ferrara, va a Ve- 
nezia, 1048 A-B. 

— quivi è offeso da alcuni giovani 

mentre espone l’ ambasciata: va 
a Bologna, notifica ogni cosa a 
Clemente V, 1048 B-C. 
villa padov., vi si rifugia Ai- 
erto Scotto , privato della si- 
gnoria di Piacenza, 1082 C. 

— vi passa Cangrande coll’esercito, 

1175 E. 


d 


Arte poetica , sua determinazione ed 
importanza, 1018 E. 

Arti , v. Lanifici. 

Arti liberali , v. Studi. 

Artois, Roberto. 

Artico Tempesta degli Avogaro, 
è guadagnato da Antonio e Ni- 
colò de Boverio, che trattano se- 
gretamente con Cangrande, 1180 
B. 

— suo astio contro la plebe, 1180 C. 

— è in ciò sollecitato da Margherita 

di Morgano, sua moglie, 1180 0. 
c Arx militiarum » in Roma, vicina 
al Campidoglio, donde fuggirono 
Rizzardo (Orsini) e Giovanni 
(Annibaldi) durante i torbidi che 
accompagnarono l’incoronazione 
di Enrico VII, 1100 C. 
Arzignano, valle di, 1187 E. 
Arzignano, Sigonfredo di. 
Aspromonte, Giberto di. 

Assemblea , dei signori d’Italia a Lodi 
per opporsi alla discesa di En- 
rico VII, 1054 E. 

— vi convengono Guido della Torre, 

Filippone da Langosco, Alberto 
Scotto, Simone da Colubiano, 
Antonio da Fissiraga, 1054 E. 

— discussione ivi avvenuta, 1055 A. 

— di parecchi Signori Lombardi , 

raccolta da Enrioo VII per giu- 
dicare della congiura tentata da 
Guido della Torre, 1062 D-E. 

— dei principali commilitoni di En- 

rico VII per decidere sul modo 
da tenere coi pignori Lombardi 
rivoltosi, 1068 B. 

— ivi il conte di Savoia consiglia ado- 

perare il ferro ed il fuoco, 1068 B. 

— il vescovo (di Costanza?) consiglia 

di alternare la mitezza e la forza, 
1068 C. 

— di Pavia, raccolta da Enrico VII, 

1085 B sgg. 

— di parecchi Signori di Lombardia 

e rappresentanti di varie città 
presso Enrico VII in Genova , 
1089 D-1090 B. 

Assisi, villa di € Thuscia », dove si 
conserva il corpo di S. Fran- 
cesco, 1012 C. 

Asti, suoi legati alla Dieta raccolta 
da Enrico VII in Pavia, 1086 0. 



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10 


Hrwoi nsmutxex 


Atrium, t. Palezzou 
Ànreliamun > v. Orflut. 

Austria, Aimerioo, Alberto I, Fede* 
rico 1 1 Giovanni , Leopoldo , o 
Lipoldo, Rodolfo I. 

A Tentino, sotto ad esso sta la villa di 
Palestrina, 969 D. 

— colle, sa cui passa Enrico VII di 

Lussemburgo venuto a Roma per 
la incoronazione, 1104 B. 
Avignone, residenza di Clemente V, 
1048 E, 1075 E. 

— ti ritorna Clemente V, dopo il con- 

cilio generale di Vienna, 1169 B. 

— vescovi: Giacomo (Daèse) di 

Cahors. 

Atooapro da Colubiano , famiglia 
vercellese di parte guelfa, amica 
di Roberto d’Angiò, 1152 E. — 
Birnone. 

Avooaro, Artico Tempesta, Gueoello 
(Tempesta). 

Avvelenamento, Benedetto XI muore 
per aver mangiato fichi avvele- 
nati, 1018 B-C. 

Avvocati, v. Avogadro, Avogaro. 
Atnaldi Comes, v. (Guglielmo) co. 
di (Haynalt). 

Aszone (Vili) d’Este Duca di Fer- 
rara, succede al padre Obizzo, 
979 O. 

— suo governo tirannico, 979 C. 

— in guerra con Matteo da Correg- 

gio, 979 E. 

— in guerra coi Bolognesi , 980 E. 

— domanda e ottiene sussidi dai Pa- 

dovani e dai Gimbriei (= Vi- 
centini ) ; assolda mercenari, 931 
A-B. 

— scorrerie sul territorio Bolognese, 

931 D. 

— ritirata, 931 D. 

— cessa la sua guerra contro Parma 

e Bologna, 1019 0. 

— cerca con ogni studio V alleanza 

dei duchi delia Lombardia, 1019 
O. 

— offre sua sorella Beatrice in mo- 

glie ad uno dei figli di Alberto 
Scotto, 1019 D-E. 

— riceve ambasoiadori da Maffeo 
Visconti che gli domanda Bea- 
trice in isposa per suo figlio Ga- 
leazzo, 1090 A-B. 


— acconsente alle noase chieste da 

Maffeo Visconti 1020 , 1022 E. 

— fa impeto eontro il Mantovane, 

di cui è signore Boaeocolsi 
i (Guido) Botticella , 1028 B. 

{ — gli muova guerra Passerino (Ri- 
| naldo) Bonaccolsi, 1023 C. 

! — batte sul Po la fiotta Mantovana, 

• 1028 0. 

I — domina Ferrara, 1028 C. 

| — assedia Ostiglia, 1028 D. 

! — suo carattere cattivo, 102B E, 
1024 A. 

— gli si ribellano Modena e Seggio 

per il suo governo tirannico, 
1027 E, 1023 A. 

— indarno avea eretto un castello in 

Modena, 1028 A. 

— vita voluttuosa in Ferrara, 1028 

B. 

— si fida assai del suo condottiero 

e rappresentante in Modena , 
Manfredo da Sassuolo, 1028 E, 
1029 D. 

— odiato dai Reggiani, 1080 D- 

— perde Seggio e Modena, 1080 D-E. 

— opprime Ferrara, 1031 A. 

— miglia Aldobrandino e Francesco 

fratelli, 1081 A, 1087 0- 

— difende il Cremonese contro Bob* 

tieella (Guido) Bonacoolai, 1081 
D. 

— tiene in custodia Passerino (Ri- 

naldo) Bonaccolsi e se ne serve 
contro Botticella, ivi. 

— aiutato da Carlo D’Angiè, ivi. 

— assedia indarno Ostiglia, 1081 E. 

— combattuto da Albume della Sosia 

e Passerino Bonaccolsi, 1001 E, 
1082 A. 

— sue malvagità, 1087 B. 

— ottiene da Clemente V la legitti- 

mazione di un suo figlio illegit- 
timo perchè possa succedergli, 
1037 B. 

— combattuto dal fratello Francesco, 

1087, C. 

— malato, affida il governo al figlio 

Fresco, 1087 D. 

— va alle terme padovane (di A- 

bano), 1087 E. 

— muore in Està, ivi. Cfr. 1088 A. 

— suo cadavere trasportato a Per* 

rara, ivi. 


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CBQNàOA fXHBBtO 


11 


— malato in Este avea chiamato a 
•è il fratello Francesco, per far 
la pace; dicesi da lai strozzato, 

1088 C. 

— nave da lui presa ai Mantovani, 

1089 A. 

— da lui condannati parecchi Ferra- 

resi alFesiglio, 1040 A-B. 

— tiranno di Modena e Reggio del 


cui possesso è privato dal po- 
polo, 1059 B. 

— tiranno in Reggio, 1154 A. 
Azzoni, Altinerio. 

A. dei Rogati , padovano , plebeo ; 
mandato ambasciatore a Enrico 
VII, 1072 E. 

— impedito dal recarsi presso l’im- 

peratore, 1073 B. 


B 


BseeMgllone, ingrossato dalle pioggie, 
vi annegano i soldati Padovani 
messi in fuga dai Vicentini ri- 
belli, 1069 E. 

— ne è tramutato il corso dai Vicen- 

tini in danno dei Palov., 1072 D. 

— Aimone, vescovo di Ginevra pro- 

mette di ricondurlo nel suo antico 
corso, 1072 D. 

— un editto regio ordina ai Vicentini 

ohe sia rimesso nel suo pristino 
corso verso Padova, 1073 G. 

— la deviazione del suo corso è causa 

di discordie tra Vicenza e Pa- 
dova, 1094 E. 

— descritto, 1128 E. 

— presso Barbarano, i Padovani ne 

aprono 1* argine, 1188 A. 

— danno proveniente ai Padov. per 

la chiusura del fiume, 1139 D. 

— appellato Timavo, 1189 E. 

— lavori fatti dai Padovani, 1189 E. 

— passato da Gangrande , 1175 D. 
Bailabdino Nogarolà, veronese , e- 

sorta Maffeo Visconti a ritirarsi 
nel villaggio di Nogarola, nel 
Veronese, 1021 E. 

— ambasciatore degli Scaligeri presso 

Enrico VII, sostiene la causa di 
Passerino Bonaccolsi, 1064 B. 

— parente di Nicolò de* Mal tra versi 

da Lozzo, 1182 A, 1134 D. 

— persuada Nicolò de’ Maltraversi 

a darsi a Gangrande, 1134 D. 

— prefetto (di Vicenza), vince i Pa- 

dovani nel borgo di S. Pietro 
presso Vicenza, 1140 B. 

— mandato da Gafigrande ad Ottone 

di Catinzia, 1140 D. 

— fratello di Antonio N., 1140 D. 

— Gangrande monta un cavallo delle 

m stalle, 1148 0. 


— prefetto per Gangrande in Vicenza, 

è avvertito da Muzio de’ Ger- 
mani della rivolta tentata da al- 
cuni Vicentini, d’accordo cogli 
esuli e coi Padovani: per simu- 
lazione, lo conforta a proseguire 
nella congiura; avendo fiducia 
in lui i congiurati, egli consiglia 
Muzio de’ Germani a mandare a 
Padova, come ostaggio, il pro- 
prio primogenito : egualmente 
fanno Alberto da Izza ed altri 
congiurati, 1172 A-G. 

— viene a lui Cangrande, entrato di 

soppiatto in Vicenza, 1172 E. 

— venuto in odio a tutti in Vicenza 

per la sua tirannia, e Gangrande 
gli sostituisce, quale governatore 
di Vicenza, Uguccione della Fag- 
giuola, 1175 A-B. 

. — prende possesso di Montagnana a 
nome di Cangrande, 1177 A. 
Balduino (o Filippo?) (di Courte- 
nay), genero di Carlo I d’ Angiò, 
espulso dall’ impero Costantino- 
politano, sul quale il suocero in- 
tende riporlo, 952 D-E. 
Balduino (di Lussemburgo), arciv. 
di Treveri, fratello di Enrico VII, 
lo segue in Italia, 1057 D. 

— a lui si rivolgono gli inviati pado- 

vani, per impetrarne il favore, 
1078 B. 

— conforta il fratello Enrico fra la 

avverse vicende dell’ assedio di 
Brescia, 1079 E. 

— accompagna Enrico VII a Pisa a 

a Roma, 1095 A, 1099 B. 

— mandato ad espugnare la torre 

Tripizone, 1099 B. 

— la oooupa, 1099 C. 

— mandato dal fratello a prender la 


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12 


INDICI SI Sf ftUttCt 


figlia Beatrice e a levar uomini, 
1114 0. 

Baleario Brognachi, padovano, giu- 
rista, va ambasciatore a En- 
rico VII, 1078 A. 

Balzo, (Ugo) 

Bandino de’ co. Guidi, vescovo di 
Arezzo, si reca a Pisa presso En- 
rico VII e quivi muore, 1097 B. 
Banglino Bon accolsi, padre di Ber- 
tone, 1060 A. 

Baon, villa padov., scorreria dell’eser- 
cito scaligero, 1184 D. 

Bah, conte (Teobaldo). 

Barbarano, villa vicent., vi si accam- 
pano i Padovani, 1187 A. 

— sua antichità, 1188 A. 

— devastazioni ivi fatte dai Pado- 

vani, 1188 B. 

— assalito dai Padovani, 1138 A. 

— ivi Oangrande coll’esercito, 1175 

D. 

Bardelonk Bonaccolsi signore di 
Mantova, 982 B. 

— privato della signoria e mandato 

in esiglio da Botticella (Guido) 
Bonaccolsi, 988 A. 

— va a Chioggia, 988 B. 

— a Padova, 988 B. 

— male accolto dai nobili Padovani, 

988 0. 

— muore in Padova ed è sepolto nel 

Convento de’ Frati minori, 988 C. 

— signore di Mantova, è cacciato da 

Bartolomeo della Scala che sosti- 
tuisce a lui Botticella, 1022 D. 
Barici, v. Berica. 

Barnaba Doria, genovese, capo della 
sua parte, 1088 E. 

— richiama i guelfi in Genova, cac- 

ciandone Opizone Spinola, 1089 
A. 

— cacciato da Genova, 1089 A. 

— accusato di essersi approfittato 

del denaro pubblico, 1089 A-B. 
Barnaba dei Macaruffi, padovano 
guelfo : assunto al reggimento di 
Padova, 1127 C. 

— è ucciso, mentre combatte valoro- 

samente contro Cangrande, 1144 
D. 

Barrito di Lingua -di -Vacca, dai 
Padovani è mandato ambascia- 
tore a Clemente V, 1065 B. 


Bartolomeo ( da Deo ) de Digito , 
iustiziato in Vicenza per ordine 
i Cangrande, 1174 E. 
Bartolomeo della Scala, signore 
di Verona, sfavorevole a Maffeo 
Visconti, 1021 E. 

— succede al padre Alberto della 
Scala, 1022 C, 1028 A. 

— prende il governo di Verona, vivo 

ancora il padre, 1022 C. 

— fa Botticella (Guido) Bonaccolsi 

signore di Mantova, dopo di a> 
venie scacciato Bardilone e Ta- 
glino Bonaccolsi, 1022 D. 

— rifiuta soccorso a Maffeo Visconti, 
1022 E - 

— non permette che le sue genti si- 

mulino di andare in aiuto di 
Maffeo Visconti, anzi concede 
ai Torriani di venire a Verona, 
1022 D-E. 

— pare odiasse Maffeo Visconti, per- 

chè quest’ultimo s i era impa- 
rentato con Azzone Vili d’Este, 
1022 E. 

— da adolescente diventando giovane 

muore, lasciando due figli, uno 
legittimo , illegittimo V altro , 
1028 A. 

Barulus (= Filippo V), figlio di Fi- 
lippo il Bello; la moglie sua è 
la sola trovata innocente fra le 
tre nuore di Filippo il Bello, 
1183. 

Basilea, vescovo: (Pietro di Aichs- 
palt). 

| Bassano, mercenari padovani contro B, 
1124 D. 

— ne muovono i Padovani per as- 

salire Marostica, 1127 A. 

— contro di B. muovono i Padovani 

nel settembre (1318), 1188 E. 
— Padovani ivi rifuggiti, 1145 A. 

— fortificato dai Padovani , 1148 B. 
Bassignana, ivi combattimento tra Lu- 
chino Visconti ed Ugo del Balzo, 
1158 A. 

Baviera, Rodolfo, Lodovico IH. 
Bazzano, fortificato da Azzo VH1 
d’Este, 930 D. 

— in potere de’ Bolognesi, 980 E. 
Beatrice d’ Este , sorella di à*; 

zone VOI duca di Ferrara» v 
offerta da lui in isposa ad uno 


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CRONACA FERRETO 


18 


dei figli di Alberto Scotto, 1019 
D-E- 

— è richiesta in matrimonio da 

Maffeo Visconti per il suo figlio 
primogenito Galeazzo, 1020 D-E. 

— sue lodi, 1019 E, 1020 A-B. 

— sposa Galeazzo Visconti, 1020 C. 
Beatrice di Lussemburgo, figlia di 

Enrico VII, è promessa sposa a 
Pietro di Aragona figlio di Fe- 
derico re di Sicilia, 1105 A. 

— è mandata a prendere dal padre 
per essere condotta a marito, 
1114 C. 

Beccabia, Manfredo. 

Bellini, Benvenuto. 

Belluno, per denaro vi è fatto da En- 
rico VII pretore (vicario impe- 
riale) Rizzardo da Camino, 1072 
B. 

— monti, di : vi passa Enrico co. di 

Gorizia recandosi presso Can- 
grande, 1175 C. 

Beltrame, Guglielmo. 

Belzebù, invocato dal papa Bonifa- 
zio Vili morente, 1003 C. 
Benace , da questo lago Passerino 
(Rinaldo) Bonaccolsi invia la 
sua flotta sul Mincio, 1023 C. 
(Benavia), (Roberto). 

Benedetto XI (v. Niccolò Boccasini), 
per la sua giustizia odiato dai 
nobili Romani, 1011 E, 1012 A. 

— sue incertezze, 1012 B. 

— si astiene dallo scomunicare Fi- 

lippo il Bello, ma non impedisce 
altri mali, 1012 B. 

— determina di andare in Assisi, e 

pensa di trasportare la Sede Apo- 
stolica in Lombardia, 1012 Ò. 

— opposizione dei Cardinali, 1012 C. 

— va in Viterbo, in Orvieto e po- 

scia in Perugia, dove si ferma, 

1012 D. 

— scomunica Firenze perchè non 

volle richiamare dali’esiglio Vieri 
dei Cerchi, 1012 E, 1013 A. 

— prepara editti contro Filippo il 

Bello, 1013 A. 

— muore per aver mangiato fichi 

avvelenati, 5 luglio 1304: lodato, 

1013 B. 

— sfavorevole ad Alberto I d’Austria, 

1048 A. 


Benedetto Gaetani, suo carattere 
morale, 966 D. 

— dicono spaventasse Celestino V per 

indurlo a rifiutare il papato, 966 
D-E. 

— da bassi natali giunge al Cardi- 

nalato, 967 A. 

— come salisse al pontificato, 967 

D, 963 E. 

— v. Bonifacio Vili. 

[Bene vento j, presa da Carlo di Valois 
(Cod. Vat. 4941, in Pertz, Ar- 
chiti, V, 173). 

Benvenuto Bellini, da Cangrande è 
fatto impiccare in Vicenza, 1174 

E. 

Beraldo Bonaccolsi, è inviato da 
Passerino e Butirone Bonaccolsi 
a chiedere in loro nome la si- 
gnoria di Mantova, mediante de- 
naro, 1064 D. 

— la chiede ed ottiene, 1064 D. 

— i suoi congiunti non lo lasciano 

rientrare in patria, 1064 E. 
Berardo Maggi, vescovo di Brescia, 
lodato 1031 A-B. 

— governa Brescia col favore del 

popolo, e manda in esiglio al- 
cuni ottimati, fra cui i Brasati 
e i Confalonieri, 1031 A-B. 

— rinnova le mura di Brescia, 1081 

B. 

— ne costruisce le porte, 1081 C. 

— governa Brescia in pace e otti- 

mamente per 10 anni; muore, 
1031 C. 

Berengario (Stredelli) card., man- 
dato da Clemente V ambascia- 
tore ai Templari, per sapere se 
fosse vera V accusa di eresia loro 
fatta, 1017 A. 

Bergamo, tiranneggiata da Guido della 
Torre, 1054 B. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— ne parte Nicolò (Mal traversi) da 

Lozzo, 1146 E. 

— sottomessa a Maffeo Visconti, 

1151 E. 

— signori: Guido della Torre, 

Maffeo Visconti. 

(Bergantino) Brigantlnum, castello di 
Azzone Vili d’ Este , è espu- 
gnato da Alboino della Scala 


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14 


INDICI SISTEMATICI 


collegato coi Mantovani, 1023 
D-E, 1024 A. 

— taso al suolo, 1024 À. 

— oastello d’Azzo d’Este, disfatto 

da Alboino della Scala e Pas- 
serino ( Rinaldo ) Bonaccobi , 
1031 E, 1082 A. 

Serica, Barica, vi passano gli esuli 
Vicentini per avvicinarsi alla 
città di Vioenza, 1171 E. 

— Muzio dei Germani vi introduce 

gli esuli Vicentini e Veronesi, 
perchè possano quindi entrare in 
Vicenza, 1178 è. 

— sua posizione strategica : sua ori- 

gine antica, 1178 C. 

— sobborgo di Vicenza, 1174 B. 
Borici, monti, presso ad essi una pa- 
lude formata dal Tésina, 1129 A. 

— ivi i Padov. fanno prede, 1182 E. 
Bernabò Doria, capo in Genova della 

fazione avversa agli Spinola , 
1088 E. 

— accuse mossegli da Obizzino Spi-, 

noia e dai suoi aderenti, 1089 A. 
Beroaldo, nob. Vicentino, deside- 
rando la libertà della patria, di- 
venta odioso ai Padovani che 
reggono Vicenza, 984 A. 

— condannato al supplizio, 984 B-C. 
Berto (dei Cerchi), figlio di Rioupe- 

rio, fatto prigione al momento 
della cacciata di Vieri dei Cer- 
chi, a Firenze, 997 D. 
Bertoldo, zio materno di (Ricove- 
rino?), (Elisabetta figlia di Ven- 
ceslao IV, re di Boemia, e) sp. 
di Giovanni di Lussemburgo , 
1056 D. 

Bertoldo di S. Miniato, fatto pri- 
gioniero alla battaglia di Mon- 
tecatini, 1160 E. 

Bertone Bonaccolsi, figlio di Ban- 
glino, rientra in Mantova sua 
patria per mezzo di Enrico VII, 
1060 A. 

Bertrando del Goth, vescovo di 
Bordeaux, è eletto pontefioe, suc- 
cessore a Benedetto XI, e prende 
il nome di Clemente V, 1015 A. 
(cfr. anche 1166 C). 

— riceve lettere da Pietro e Giacomo 

Colonna, annunziantigli la sua 
elezione al Pontificato, 1015 B. 


— riceve ambasciatati che gli comu- 

nicano la sua elezione, 1015 B. 

— annunzia la sua elezione al re Fi- 

lippo IV, 1015 B. 

— v. Clemente V. 

Bexanus, v. Bisatto. 

Bianchi , la fazione dei, ha principio 
in Pistoia, 971 E-972 A, 078 D. 

— origine della denominazione, 972 

A. 

— tal divisione passa a Firenze e 

a Lucca, 068 B, 074 A. 

— esuli dalla patria stanno due anni 

in Lucca, 1024 B-C. 

— desiderano rientrare in Firenze , 

1024 C. 

— riprendono il dominio della città, 

dopo di averne oaooiati i Neri, 
1024 C. 

— loro capo è Tesoluto Ubarti, 1024 

D. 

Bisbrno, conte (Giovanni). 

(Bisatto), Bexanus, f. nel Vicentino , 
1125 A. 

Bissaro, Gaaldinello, Guido. 
Bitefredum, che cosa significhi, 1126 
A. 

Boccamàzzi, Giovanni. 

Boccampani, Giacomo. 

Boccasini, Niooolò. 

Boccone, villa padov. fortificata, te- 
nuta da Albertino dei Maltra- 
versi di Gasteinuovo, presa da 
Cangrande, 1185 E. 

Boemia, Agnese, Anna, Elisabetta, 
Giovanni, VenoeslaoIV (Ognenz- 
veslao, Ottooaro) , Venoeslao V 
(Ottocaro). 

— cfr. Enrico di Carinzia e Tirolo. 
(Boemondo di Warnesberg), arci- 
vescovo di Treveri, ha parte al- 
l’ elezione del re di Germania 
alla morte di Rodolfo I, 068 B. 

Bologna, fa lega con Parma contro 
Azzo VIII d’Este, 0*0 A. 

— si fortificano ai confini di Modena, 

980 C. 

— muovono guerra ad Azzo V1H, 

930 E. 

— occupano il castello di Bazzuto, 

980 E. 

occupano altri luoghi già devoti 
agli Estensi, 082 A. 

— i Bolognesi ed i Parmigiani cee- 


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OBOiifià marna o 


11 


-m&oUgmemùòmtrbAMÓBaVILL 
àsti* £ Eettaxà, 1(09 0. 
fiotti jflaim litri Bologneei ci uni- 
scqbov melPace adi o £ Pistoia, ni 
Fiorentini abbandonati da Ro- 
berto d’Àngiò, 1885 £>. 

— condannati da Clemente V per 
aver pecco parte àll’aasedio di 
Pistoia » dopo il ano divieto, 
1086 B. 

— • Centra il cardinale Napoleone Or- 
sini mandato da Otanente V ad 
Aggiustare là lotta tra i Fioren- 
. tini m Bokgneeà contro i Pisto- 
iesi, 1086 A. 

— t i Nàpoleoae Orsini dichiarano 

d’ essere confederati coi fioren- 
tini, 1026 B. 

~ minacciati di scomunica, 1026 £. 

— dispxeziano le minaccio del car- 

dinale Niccolò Orsini e continua 
Bèlla sua alleanza coi Fiorentini 
e nel proposito di espugnare Pi- 
stoia, 1026 2-0- 

— tacciano il cardinale e infieri- 

scono contro il suo seguito, 
1626 fl-D. 

— il papa e i cardinali determinano 

di punirli, 1026 E. 

— sedaci studi: scomunicata, 1027 A. 

— per via di legati chiede perdono 

Si papa e P ottiene, previa P im- 
pecialo» d’nna multa, 1027 A. 
• dameggiano Modena, 1080 D. 

— Benedetto XI la dà in governo a 

fluido (Capetto) veso. Ai Ferrara, 
10861). 

— hi Aldevr andino d* fiate, 1087 G. 

— iti due legati pontifici, 1042 D, 

12U 0. 

— 2 card. Arnaldo Pelagrua, legato 

di Clemente V, vi predica la ©ro- 
tiate centro i Veneziani , per 
Oberare Ferrara, 1044 0. 

— Abdfelkdcgnasi s’indirizzano ver- 

so Ferrara per combattervi i Ve- 
nesisai. 1045 B. 

— fugati dai Veneziani, 1045 G. 

— P*f vendetta assalgono la nave 

eoi prigioni fatti da Lamberto da 
Polenta, 1046 E. 

~~ seia città deU’ Emilia che non sof- 
fia signorìa, 1054 & 

— Vangano Brucia atta ribellione. 


— progettando aiuto , 1071 GL 

— vi passano con difficoltà gli am- 

bascia tori Padovani , svitando 
Vicenza, 1078 A- 

— inimica a Enrico VII, non manda 

legati alla dieta da lui raccolta 
in Pavia, 1036 G. 

— favorisce Guido Torriani, 1094 C. 

— manda aiuti a Firenze assediata 

da Enrico VII, 1112 C. 

— aiuta quei di Firenze e di Cre- 

mona, 1122 D. 

— aiuta Padova contro Cangiando, 

1188 E. 

— - mandano soccorsi a Padova, 1147 

B- 

— favorisse i nemici di Maffeo Vi- 

sconti in Lombardia, 1152 A. 

— assolda Bimone della Torre, 1158 

D. 

— nemica di Modena, 1154 B. 

— manda aiuti ai Guelfi di Monte- 

catini assediati da Uguccione 
della Fagiuola, 1157 B-E. 

— prefetto: Guido da (Capello) 

Vicentino vesc. di Ferrara, per 
Benedetto XI. 

Bohaccol8i , Bangimo , Bardelone , 
Botticella (Guido), Butiròne (Bo- 
naventura), Giovannino, Passe- 
rino (Rinaldo), Saraoeno, Ta- 
gino 0 Taglino. 

Boxacosa da Mahano, vioent., fatto 
giustiziare come traditore da 
Cangiando, 1126 D. 

Boxa ventura Bonaccolsi v. Bur- 
rone (Bonaventura) Bonaccolsi. 
Bonaventura Ravagnani, impiccato 
in Vicenza come ribelle per or- 
dine di Cangrande, 1174 E. 
Bonifacio Vili (v. Benedetto Gaetani). 

— elètto papa, 958 D. 

— ha notizia della sconfitta di Car- 

lo II d’Angiò, 958 D. 

— gli promette soccorso contro Fe- 

derico di Aragona, regnante in 
Sicilia, 958 D. 

— conosce l’invidia di Giaoomo di 

Aragona per i prosperi successi 
avuti in Sicilia del fratello Fe- 
derico, 959 A-C. 

— prepara due eserciti sotto la con- 

dotta di Giaoomo di Aragona, 
959 C. 


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10 


INDICI SISTEMATICI 


— si duole ohe Giaoomo non abbia 

ooQupata la Sicilia, 960 A. 

— incarica della guerra contro Fe- 

derico, Carlo di Yalois da lui 
ohiamato in Italia, 960 B. 

— rimprovera Carlo di Valois per la 

sua condotta partigiana in Fi- 
renze, 960 E. 

— domanda ed ottiene da Carlo di 

Valois, promessa di aiuto alla 
Santa Sede, 961 A. 

— dà notizia a Carlo di Yalois della 

contesa verificatasi in Sicilia fra 
Giacomo e Federico di Aragona e 
delle lotte sostenute per la Chiesa 
dai suoi maggiori, 961 B. 

— gli promette grandi doni, 961-B. 

— pone sotto, il comando di Carlo 

di Valois la sua flotta ed il suo 
esercito, 961 C. 

— consigliato da Carlo di Valois 

a riconciliarsi con Federico di 
Aragona, 962 A. 

— riceve ambasciatori da Federico 

di Aragona, 962 B-C. 

— concede a lui , sua vita du- 

rante , il regno di Sicilia , me- 
diante pagamento di un tributo, 
962 C. 

— stabilisce che, mancando la prole 

a Federico, il regno di Sicilia 
ritorni alla Chiesa, 962 C. 

— concede a Carlo di Valois il ti- 

tolo di re di Gerusalemme e di 
Sicilia, 962 C. 

— concede a Federico il titolo di 

duca di Trinacria e di governa- 
tore della Sicilia, 962 D. 

— rimprovera acerbamente del suo 

operato Carlo di Valois, 962 D. 

— eletto papa, 969 A. 

— chiesto l’aiuto di Carlo d’Angiò, 

viene a Roma, 969 B-C. 

— sua condotta verso Celestino V, 

969 C. 

— ostilità contro i Colonna, 969 D. 

— consiglio chiesto a Guido da Mon- 

tefeltro, 970 A.-C. 

— soccorsi dati a Carlo II re di Na- 

poli, 971 C. 

— concede a Corso Donati il prin- 

cipato di Massa, 975 C. 

— suo colloquio con Vieri dei Cerchi, 

975 C-D. 


— aspira a dominare sopra Firenze e 

quindi sulla Toscana, -975 "E. 

— offerte a Vieri de* Cerchi, 976 C. 

— aspira a rimettere la pace tra le 

fazioni di Toscana, 976 Dr 

— chiama in Italia Carlo di. Valois, 

976 E. 

— lo manda paciere in Toscana, 

976 E. 

— richiama Carlo di Valois da Fi- 

renze, e gli rimprovera ciò ohe 
egli fece colà, 977 E. 

— lo manda in Sicilia , 977 E. 

— Alberto d’Austria gli significala 

sua elezione ad Augusto, 994 £. 

— rifiuta di riconoscere Felezione di 

Alberto, 995 A-B. 

— sue ricchezze, 996 B. 

— moderatore dei principi della terra, 

favorisce i membri di sua fami- 
glia, 996 CD. 

— scomunica Filippo il Bello re di 

Francia, 997 A. 

— richiesto di aiuto dai suoi am- 

basciatori per la guerra di Fian- 
dra, 999 A-B. 

— convoca a questo scopo il consi- 

glio dei cardinali, 999 C. 

— sua avarizia, 999 E. 

— suoi timori ciroa al mandare da 

Roma dei soccorsi in denaro al 
re Filippo il Bello, 999 E. 

— gli concede finalmente le primizie 

dei prodotti del suo regno da re- 
stituirsi dopo tre anni, 1000 A. 

— gli manda ambasoiatori, 1000 A. 

— impensierito per la lotta tra Fe- 

derico re di Sicilia e i figli di 
Carlo II d'Angiò, 1000 C. 

— viene a lui Carlo di Valois, man- 

dato da Filippo il BeDo, 1000 D. 

— malcontento dell'operato di Carlo 

di Valois in Sicilia, 1000 E. 

— domanda a Filippo il Bello la 

restituzione del soccorso da lui 
avuto, 1001 À. 

— richiesto, per mezzo degli amba- 

sciatori del re, di una dilazione, 
1001 A. 

— gli conoede un anno di tempo, 

1001 A. 

— riceve freddamente Carlo di Va- 

lois, 1001 B. 

— rimbrotta Carlo di Valois, 1001 B. 


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CRONACA FEBEE TO 


ri 


— temendo della fede di Filippo il 

Bello gli manda ambasciatori, 

1001 B. 

— si adira per la superba risposta di 

questo re, 1001 E. 

— gii scrive lettere ricordandogli il 

suo dovere verso la Chiesa, 1002 
A. 

— lo scomunica con tutti i suoi com- 

plici, 1002 A. 

— interdice (Parigi) , 1002 A-B. 

— domanda aiuto a Carlo li d* Angiò 

contro Filippo il Bello, 1002 B. 

— indignato del rifiuto, gli domanda 

la restituzione dei tesori della 
Chiesa spesi in causa della sua 
guprra contro Federico di Ara- 
gona, 1002 C. 

— invita in Italia Alberto d’Au- 

stria, 1002 C. 

— secondo alcuni, invita anche Fe- 

derico di Sicilia, 1002 C. 

— esiglia i Colonna, fra cui Sciarra, 

1002 D. 

— rilega in Anagni il card. Napo- 

leone Orsini, 1002 E. 

— ha presentimento della congiura, 

1003 C. 

— sorpreso in Anagni da Guglielmo 

di Nog&ret e da altri congiurati, 
mentre sta pregando davanti al- 
l’altare, 1003 D-E. 

— prega Sciarra Colonna e Bainaldo 

Sopino perchè non lo uccidano 
colla spada, 1004 A. 

— lasciato in custodia ai figli di 

Matteo di Anagni, 1004 A. 

— ritorna a lui Sciarra Colonna, che 


gli si dimostra benigno e gli 
espone i motivi della congiura, 
1004 C. 

— gli è da lui offerta la libertà , 

1004 C. 

— gli concede perdono e promette 

amicizia ai Colonnesi, ove gli 
sveli il piano della congiura , 

1004 D. 

— parole rivolte da Sciarra Colonna 

a Bonifacio Vili, 1004 D-E. 

— soggetto a più attenta custodia , 

1005 A. 

— lasciato libero , poiché da un tu- 

multo popolare vennero cacciati 
dalla città i congiurati, 1005 A. 

2 — Indici sitUmanicl. 


— ritorna a Boma, 1005 A. 

— gli vanno incontro i cardinali Mat- 

teo e Giacomo Orsini, 1005 A. 

— sue parole ai cardinali radunati, 

nelle quali esprime il suo dolore 
per la violenza ricevuta, 1005 B- 

— assoggettato ad attenta corvè 

glianza da parte del cardinale 
Matteo Orsini, 1005 D. 

— dubitando del cardinale Matteo Or- 

sini passa al Laterano, 1005 D. 

— spera di essere favorito dagli An- 

nibaldi, 1005 E. 

— parole a lui indirizzate dal cardi- 

nale Matteo Orsini, per dissua- 
derlo di passare in Laterano, 

1006 A-B. 

— sua risposta al cardinale, 1006 

C-D. 

— indignato delle violenti parole del 

cardinale Napoleone Orsini si ri- 
tira nelle sue camere , 1006 E. 

— circondato da guardie perchè gli 

sia impedita la fuga, 1006 E. 

— si dispone ad andare in Laterano, 

1007 A. 

— ordina di ritirarsi ai cardinali Mat- 

teo e Napoleone Orsini, venuti 
a lui per sorvegliarlo, 1007 B. 

— gli è chiuso il passo dai due car- 

dinali, 1007 B. 

— dichiarato prigioniero dal car- 

dinale Giacomo Orsini, 1007 0. 

— rifiuta di riunirsi ai cardinali , 

1007 D. 

— confortato da Giovanni Campano, 

1007 D - 

— passa le notti insonni : tristissimo 

per vedersi da tutti abbandonato, 

1007 E, 1008 A. 

— sue dimostrazioni di furore , in- 

voca Belzebù, 1008 B-C. 

— si dà di propria mano la morte, 

1008 C. 

— ritrovato morto dai cardinali nella 

sua camera, 1008 E. 

— il popolo di Boma ha notizia della 

sua morte, 1009 A. 

— sue esequie fatte in S. Pietro da 

tutto il clero romano, 1009 B. 

— durata della sua vita e del suo 

pontificato, 1009 B. 

— giudizio sulla sua vita, 1009 

C-D. 


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18 


INDICI SISTEMATICI 


— della sua morte si duole Carlo II 

d’Angiò, 1010 B. 

— rifiutandosi Carlo II di combat- 

tere contro Filippo il bello, si 
unisce a suo danno con Fede- 
rico di Aragona re di Sicilia , 
1010 B. 

— manda pacieri tra i re di Francia 

e di Inghilterra Niccolò (Bocca- 
sini) di Trevigi, vescovo d’Ostia, 
e Giovanni di Murro, 1010 C. 

— li fa quindi cardinali, 1010 D. 

— sfavorevole ad Alberto I d’Au- 

stria, 1048 A. 

— innalza il castello di Capo di bue, 

1107 C. 

— fa Giacomo (Duèse) di Cahors ve- 

scovo di Fréjus, 1168 A. 

— Filippo Y di Francia vorrebbe che 

fossero cremate le ossa di lui, 1169 

A. 

— le sue ossa però sono conservate 

intatte per consiglio di Giacomo 
(Duèse) di Cahors, 1169 A-B. 
Bonmàssaro da Colle, esule vicen- 
tino , si unisce ai Padovani , 
1180 C. 

— prende parte con Macaruffo de’ 

Macaruffi alla rivolta di Vicenza 
contro Cangrande della Scala , 
1172 C. 

— muore annegato, dopo là rotta su- 

bita dagli esuli Vicentini, 1174 C. 
Bonmesio Paganoto, ambasciatore di 
Verona ad Enrico VII in Genova, 
1090 B. 

Bonsignori, Nicola. 

Bordeaux, ivi deve aver luogo un com- 
battimento duellum » ) fra cento 
cavalieri, per terminare la guerra 
di Pietro d* Aragona con Carlo 
d’Angiò, 938 E. 

— fa parte dell’Anglia, 958 E. 

— nella diocesi nasce Clemente V, 

1189 C ‘ 

— Napoleone Orsini card., nipote del 

vescovo di B., lo vorrebbe eletto 
papa (conclave a. 1814), 1166 C. 

— vescovo: Bertrando de Goth. 
Borgo, Sinibaldo. 

Borgogna, conte Teobaldo. 

Bosiolo, parmigiano, nunzio aposto- 
lico annuncia ad Enrico VII il 
giorno fissato dal papa per la 


sua incoronazione in Roma 1066 
D. 

— va spontaneamente ad intercedere 

presso Enrico VII in favore dei 
Cremonesi , 1068 A. 

— consiglia i Cremonesi ad uscire 

supplici incontro all’ imperatore, 
1068 A. 

Bosose da Dovara, cremonese, sua 
caduta, 1060 B. 

Bosso, Marzio. 

Botticella ( Guido ) Bonaccolsi , 
aspira alla signoria di Mantova, 
9ò2 B. 

— va a Verona, sue calunnie contro 

Bardelone Bonaccolsi, 982 B-C. 

— si procura fautori in Mantova, 

982 D. 

— suo moto contro Bardelone, 982 D. 

— padrone di Mantova, esiglia Bar- 

delone, 988 A-B. 

— tiene la signoria di Mantova per 

sette anni, 988 D. 

— muore, 938 D, 1031 E. 

— fatto signore di Mantova per opera 

di Bartolomeo della Scala, 1022 
C. 

— aiutato da Alboino della Scala, 

saccheggia il Cremonese, 1028 C. 

— signore di Mantova, 1028 B. 

— acconsente a che il fratello Ri- 

naldo muova guerra ad Azzone 
d’Este, 1028 C. 

— unito ad Alboino della Scala, de- 

vasta il Cremonese, rimanendo 
impedito di progredire da Az- 
zone d’Este , 1081 C-D. 

— morendo , lascia la signoria di 

Mantova a Passerino e Butirone 
Bonaccolsi, 1068 E. 

Bkabante , Giovanni, Margherita. 
Rodolfo. 

Braimonte, Pietro. 

Bkancacci, Ardolfo (o Landolfo). 
Brancaleone degli Andalò , esulo 
bolognese, ricorre a Enrico VII 
per rientrare in patria, 1059 C. 
Breganze, villa vicent. , disfatta dai 
Padovani, 1184 B. 

Brendola, villa vicent. , danneggiata 
dai Padovani, 1183 A. 

Brenta, f. nel Padovano, 1138 D. 

— Cangrande ne tenta il passaggio 

1133 E. 


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CRONACA FEBRETO 


19 


8mei% vi sla due mesi Maffeo Viscon- 
ti , presso il lago d’Iseo, 1021 E. 

— per dieoi anni sotto Berardo Maggi, 

1081 À-C. 

— sotto Maffeo Maggi, 1081 C. 

— accorre in suo aiuto Alboino della 
. Scala, 1082 C. 

— tenuta in signoria prima dal ve- 

scovo Berardo Maggi, e poi dal 
costui fratello Maffeo, 1054 B. 

— nominatovi vicario regio Alberto 

da Roviglione, 1059 E. 

— col favore di Enrico VII vi rien- 

tra Tebaldo de* Brusati, 1060 B. 

— si ribella all’impero, 1063 A. 

— sotto alle sue mura giunge Vale- 

rano di Lussemburgo, tentando 
invano di sedare la ribellione , 
1063 O. 

— sua condizione interna, 1063 D. 

— i bresciani stabiliscono di tener fer- 

mo contro Enrico VII, 1071 C. 

— vettovagliata la città , espulsi gli 

inabili alla guerra , si rinchiu- 
dono, 1071 D. 

— preparativi per l’assedio, 1071 
D-E. 

— varie vicende dell’assedio, 1074 E, 

1075 A-B. 

— morte di Valerano di Lussem- 

burgo, 1075 C. 

— vi entrano i cardinali Arnaldo dei 

Frangeri e Leonardo Quercino, 
per ridurre la città a più. mite 
consiglio, 1076 B. 

— risponde a nome dei Bresciani , 

Picco dei Vernari podestà, 1077 
B-D. 

— violenti attacchi delle truppe ce- 

saree, valentemente respinti, 1078 
C-D. 

— terribile epidemia nel campo asse- 

diante, 1079 A-C. 

— per intromissione di Luca del 

Fiesco, si arrende a Enrico VII, 
1080 D-E. 

— ne sono smantellate le mura, e 

varie sevizie sono commesse con- 
tro i patti, 1081 B-C. 

— Enrico VII vi nomina suo vi- 
cario Galeotto Malaspina, 1081 
D. 

— suoi legati alla dieta raccolta da : 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. | 


— sotto il campo di, si ammala Guido 

di Fiandra, 1087 E. 

— moti e sedizioni, 1092 A. 

— legati bresciani in Genova presso 

Enrico VII, successi nuovi moti 
in Brescia, ne partono alla volta, 
della loro città, 1094 A. 

— parti guelfa e ghibellina, 1122 E. 

— cacciati i ghibellini , guerreggia 

con Maffeo Visconti e Can- 
grande, 1123 A-B. 

— combattuta, ed il suo territorio 

devastato da Cangrande della 
Scala, 1171 B-C. 

— vescovo e signore: Berardo 

Maggi. 

— magistrati, pretore (pode- 

stà) : Pino dei Vernari. 

— edifici: palazzo pretorio. 

— signori, vicari imperiali: 

Maffeo Maggi, Alberto da Rovi- 
glione, Galeotto Malaspina. 
Brigantinum , v. Bergantino. 
Brognachi, Baleario. 

Brugges, vi pone il campo Filippo il 
Bello di Francia , in guerra 
colla Fiandra, 1001 B. 
Brugnolo, Vivaldo. 

Brusati, ottimati bresciani, mandati 
in esiglio dal vescovo Berardo 
Maggi, 1081 B. 

— Tebaldo. 

Bugamante de’ Proti, sua dispotica 
autorità in Vicenza, 1126 E. 

— chiama in Vicenza Sigonfredo 

Ganzerà suo suocero, 1065 D. 
Buondelmonti, famiglia di Firenze, 
prende parte alle lotte civili , 
979 A. 

Buonconvento, villa vicina a Siena, vi 
si accampa e muore Enrico VII, 
1115 D, 1116 B-E. 

Busso, Sigonfredo. 

BuTIKONE ( BONAVENTURA ) BONAC- 
colsi, tiene la signoria di Man- 
tova per anni 24 con il fratello 
Botticella (Guido), 983 D. 

— succede nella signoria di Mantova 

a Botticella (Guido), insieme col 
fratello Passerino ( Rinaldo ) , 

1063 E. 

— ottiene da Enrico VII il vicariato 

di Mantova, mediante denaro, 

1064 E. 


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INDICI SISTEMATICI 


— recasi in aiuto di Cangiando , | — affidategli Cremona, dopo Sèi meri 
che guerreggia contro Padova , j la lascia, 1152 C. 

1185 B. | Buzzacàrini, Pantaleonp. — 


G 


(Cahors) Cadurca, V. Giacomo Ducse 
da Cahors. 

Calcinenborch, v. Katzenellnbogen. 
Camignannm , nel Vico Lato (« Via 
Lata d ) in Roma, ivi le truppe , 
mandate dalla Toscana contro 1 
Enrico VII vengono a com- 
battimento con gli imperiali , 
che rimangono vincitori, 1100 i 
D-E. I 

Camino, Gerardo, Quecello, Rizzardo, 
Tolberto. 

Camisano, castello del vicentino, pos- 
seduto dai Padovani, che se ne 
giovano contro i Vicentini, 1125 
C. 

— assalito e preso da Cangiando, 

1135 C-D. 

— vien posto a sacco e bruciato, 

1135 D. 

— governatore: Martino Cane. 
Campania, verso di essa fugge Corra- 

dino di Svevia, 950 A. 

Campania (Campagna romana) , vi si 
prepara la congiura contro Bo- 
nifacio Vili, 1003 B. I 

Campano, Giovanni. ! 

Campidoglio, occupato con difficoltà i 
da Enrico VII, 1099 E-1100 D. , 

— popolo romano radunato ivi da I 

Enrico VII, 1105 D. I 

Càmpofiorito, Francesco. 

— Lorenzo. 

Camposampiero, Tisone. 

Cancellieri, famiglia pistoiese : in- 
terni dissidi, da cui hanno ori- 
gine le fazioni de’ Bianchi e ! 
dei Neri, 971 E. j 

— causa della discordia in questa j 

famiglia, 972 B. j 

Cancellieri, Amadori , Dori, Gio- 
vanni, Guglielmo, Meo, Schiatta, 
Simone, Vanni. 

Cane, Martino. Zambonetto. 

Can Grande della Scala , figlio 
di Alberto della Scala, 1022 C 

— ancora giovanetto alla morte del 

padre, 1022 C. 


— succede al fratello Alboino, 1020 

B. 

— signore di Verona, 1064 B. 

— mediante denaro, ottiene da En- 

rico VII d* esser nominato vi- 
cario regio in Verona, 1064 E. 

— promette sussidio ai Cesarei con- 

tro Padova, 1069 A-B. 

— si introduce in Vicenza colle 

truppe cesaree, 1069 C. 

— sue gesta sotto le mura di Bre- 

scia, 1079 E. 

— Enrico VII lo invita alla dieta 

di Genova, 1087 C. 

— «juvenis animosus et imperi xe- 

lator >, ivi. 

— va a Genova, 1089 C. 

— ritorna tosto a Verona, dove trova 

il fratello moribondo, 1089 D. 

— signore di Mantova, 1088 D. 

— in lotta coi Padovani, 1112 D. 

— li fa condannare come ribelli da 

Enrico VII, 1114 B. 

— ottiene il dominio di Verona . 

ambisce far conquiste, 1122 D. 

— guerreggia i Bresciani, 1123 A. 

— ottiene il dominio di Vicenza, 

1123 D. 

— accusato di vantarsi d* esser pre- 

fetto di Padova, 1129 A. 

— in guerra coi Padovani, ne de- 

vasta il territorio, 1125 A-C. 

— scoperta una trama in Vicenza, ne 

punisce i partecipi, 1126 Csgg. 

— adolescente tiranno, 1126 D. 

— vince i Padovani a Costoza, 112S 

A-B. 

— muove contro i Padovani accam- 

pati intorno a « Serula » ( r. Ser- 
raggio) 1129 B. 

— difende Castcnedolo, 1130 E. 

— inferiore per forze ai Padovani. 

1131 C. 

— devasta crudelmente alcune ville, 

e vessa il popolo (vicentino) con 
continue esazioni, 1181 D. 

— principe nuovo e adolescente cu- 

pido di gloria, 1181 D. 


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CftOJULCÀ fsimsro 


21 


ine vedenti rapine per aver oro 
dai Vicent. e dai Veron., 1181 D. 
libidinoso , mancator di fede , 
1131 D-E. 

sua nipote Verde, 1132 A. 
munisce Verona, 1182 C, 1182 E. 
devasta il Padovano sino al Bren- 
ta , 1188 D. 

è vizioso il suo esercito, 1134 B. ■ 
nuova devastazione nel padov. , ; 
1134 B C. j 

guadagna colle persuasioni Ni- I 
colò Maltraversi da Lozzo, 1184 ! 

D. i 

i suoi mercenari e gli esuli Pa- 
dovani danneggiano il territorio 
di Padova, 1184 D. j 

munisce Lozzo, e conduce seco a ! 
Vicenza Nicolò (de* Mal traversi | 
di Lozzo), 1135 A. 
chiede aiuti a Maffeo Visconti ed 
a Passerino (Binaldo) Bonac- 1 
colsi, 1185 B. 

prende Gamisano, 1135 C-D. 
lo saccheggia e lo dà al fuoco, 
1185 D. 

va a Lozzo, 1135 D. 
dopo avere indarno invitati a . 
battaglia i Padovani, distrugge | 
le antiche mura di Cinto, 1185 

E. 

prende Boccon ( Colteli à) e ne ! 
conduce prigione Albertino (Mal- 
traversi) da Castelnuovo, 1135 E. 
ritorna a Vicenza, 1186 A. 
mentre i Padovani, condotti da 
Vinciguerra da San Bonifacio, 
stanno presso Verona, teme che 
i Veronesi si ribellino a lui e 
richiamino l’esule, 1137 I) . 
respinto dai Padov. nel combatti- 
mento di Montagnana, 1137 E. 
avuti aiuti da Lombardia, e as- 
soldati dei Carinziani , si ac- 
campa in Abano contro i Pa- 
dovani, 1188 D-E. 
prende Montegalda, 1139 A-B. 
minacciato dai Padovani, 1139 E 

soggiorna a Verona, 1140 D. 
tratta con Ottone di Carinzia, 
1140 D. 

corre voce di sua malattia, 1142 

B. 


— assolda Pietro Braimonte cata- 

lano, 1142 E. 

— Cangrande, avvertito del pericolo 

in cui versava Vicenza, vi ac- 
corre, 1143 B-E. 

— viene alle mani coi Padovani, 

1143 D. 

— li vince e mette in fuga, 1144 A- 

1145 A w 

— prigioni da lui fatti, 1145 B- 

1146 A. 

— preda da lui conquistata sopra i 

Padovani, 1146 B-C. 

— spera di prender Padova, 1146 D. 

— a lui vengono Passerino (Rinaldo) 

Bonaccolsi di Mantova, Gu- 
lielmo e Aldrigetto da Castel- 
arco, Giberto da Correggio par- 
mense, Nicolò (Maltraversi) da 
Lozzo, e i Veronesi, 1146 D-E. 

— celebra la vittoria con festeggia- 

menti, 1147 C. 

— tratta di pace coi Padovani , 

1113 A. 

— sua sconfitta ricordata, 1152 C. 

— favorisce Frane, della Mirandola, 

governatore di Modena, 1154 C. 

— richiesto di aiuto da Ugucciòne 

della Faggiuola assediante i 
Guelfi a Montecatini, 1158 A. 

— tenuto in sospetto dai Padovani, 

manda in ritorno il suo soccorso 
ad Ugucciòne, 1158 B. 

— coll’ aiuto dei Ghibellini esuli , 

combatte Brescia e ne devasta 
il territorio, 1171 B-C. 

— non potendo entrare nella città^ 

cerca di impadronirsi del ca- 
stello di Lonato, dopo di avere 
ritirato milizie da Verona e Vi- 
cenza, 1171 C. 

— è ai suoi stipendi Ugucciòne della 

Faggiuola, 1171 D. 

— avvisato da Bailardino Nogarola, 

suo prefetto in Vicenza , della 
rivolta ivi tentata d’accordo co- 
gli esuli Vicentini e Veronesi' e 
coi Padovani, 1172 A. 

— lascia al Nogarola la direzione 

dell’affare, 1172 B. 

— dai Carraresi viene avvisato del- 

l’aiuto accordato da essi, con 
secondo fine, a Macaruffo de' Ma- 
caruffi, 1172 E. 


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INDICI SISTEMATICI 


— raccoglie 1* esercito in Verona, 
1172 E. 

— recasi nel territorio Vicentino , 

1172 E. 

— sconosciuto entra in Vicenza per 

intendersi con Bailardino (No- 
garola), 1172 E. 

— aiuta i Vicentini a respingere gli 

assalitori, 1178 C-E. 

— fa prigioniero Pescaresio (de’ Mon- 

tecchi), 1174 A. 

— è condotto a lui Vinciguerra da 

8. Bonifacio, prigione, che muore 
in seguito a ferite, 1174. 

— incolpa della sommossa i Pado- 

vani, e domanda loro in pena 
della rotta alleanza 20,000 mar- 
chi, 1174 D. 

— manda a Verona gli esuli fatti pri- 

gioni ed in Vicenza fa giustiziare 
i capi della congiura, 1174 E. 

— sostituisce a Bailardino Nogarola, 

odiato per la sua tirannia, Uguc- 
cione della Faggiuola, nella ca- 
rica di governatore di Vicenza, 
1175 A-B. . 

— si giova delle dissensioni esistenti 

in Padova, 1175 B. 

— supposta sua alleanza coi Carra- 

resi, che certo non sono avversi 
a che egli conquisti Monselice, 
1175 C. 

— guadagna per sè Maometto, sog- 

giornante in Monselice, 1175 C. 

— esercito da lui raccolto in Verona, 

# 1175 C-D. 

— spedizione nel Vicentino e Pado- 

vano, 1175 D-E. 

— occupa Monselice, 1175 E, 1176 

A. 

— muove contro Este, 117G C. 

— ferito leggermente all’oppugna- 

zione di Este, 1176 C. 

— le sue milizie fanno bottino in 

Monselice, 1176 E. 

— minaccia guerra a Montagnana, 

se tosto non si arrende, 1177 A. 

— per mezzo di Bailardino (Noga- 

rola) prende possesso di Monta- 

gnana, 1177 A. 

— fa incendiare Este, 1177 A-B. 

— domanda cento cavalieri ad En- 

rico conte del Tirolo, 1177 B. 

— si ferma otto giorni coll’esercito 


in Terradura , e vi soffre il 
fredde e le intemperie, 1177 C. 

— suo primo bottino, 1177 D. 

— occupa Pieve di Sacco, 1177 D. 

— dispone il suo accampamento 

presso il ponte di San Nicolò , 
1177 D. 

— viene a patti coi Padovani da lai 

assediati, 1178 A. 

— ricevo a vita il possesso Monselice 

c di Montagnana, ed ha poi Ca- 
stelbaldo in pegno del libero pas- 
saggio a lui concesso per Torre 
Estense, 1178 A-B. 

— dopo la pace fatta con Padova, 

ritorna a Verona, 1178 C. 

— si abbocca con Giacomo di Car- 

rara eletto principe di Padova, 
e con lui stringe alleanza, che è 
poco duratura, 1179 D. 

— aggrava le sue città colle impo- 

ste e colle proscrizioni, 1179 E. 

— aspira ad impadronirsi di Treviso, 

1179 E, 1180 A. 

— segretamente trattano con lui li 

Antonio e Nicolò di Roverio , 

1180 A-B. 

— tratta con Artico Tempesta degli 

Avogaro, 1180, B-C. 

— secondo alcuni, manda doni a 

Margherita di Morgano, che si 
innamora di lui, 1180 D. 

— eletto capo della lega dei duchi 

(signori) di Lombardia, 1181 A. 

— propone agli esuli Doria e Spi- 

nola di aiutarli, purché aderi- 
scano ai duchi (signori) Lom- 
bardi, 1181 A. 

— gli aiuta con genti assoldate coi 

denari della lega, 1181 B. 
Canuganum, errore di scrittura (cfr. 
Gregorovius, St. di Roma, ediz. 
ital., VI, 62) per Camiganum; 
v. a q. v. 

Capello, Guido. 

Capo d! bue, vi si ritirano le solda- 
tesche di Giovanni d’Angiò, inse- 
guite dall’esercito di Enrico VII, 
1107 C. 

Capodivàcca , Giovanni Enrico. 
Carbonara, nel Padov. , vi passa Can- 
grande coll’esercito, 1175 E. 
Cardinali , in Roma tentano invano 
di pacificare Pietro d’Aragona 


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CRONACA FERRETO 


(re di Sicilia) e Cario d’Angiò, 
952 C. 

— riuniti a consiglio da Bonifa- 

zio Vili per trattare dell’aiuto 
da concedersi a Filippo il Bello 
di Francia g nereggiante colla 
Fiandra , 999 C. 

— si dolgono dell* insulto fatto a 

Bonifazió VILI e si propongono 
di vendicarlo, 1005 B. 

— parole rivolte loro da Bonifa- 

zio Vili, 1005 B. 

— per consiglio di Giovanni Cam- 

pano abbattono la porta della 
camera dove Bonifazio giace 
morto, 1008 E. 

— piangono la morte di Bonifa- 

zio VHI, 1008 E. 

— rimproverano il cardinale Matteo 

Orsini di essere stato causa della 
sua morte, 1009 A. 

— rendono a Bonifacio Vili pella 

basilica di 8. Pietro gli estremi 
onori, 1009 B. 

— si radunano per eleggere il succes- 

sore a Bonifazio Vili, 1010 A. 

— eleggono pontefice il cardinale 

Nicolò (Boccasini) di Treviso, 
vescovo d’Ostia , che prende il 
nome di Benedetto XI, 1010 C. 

— elenco dei Cardinali che presero 

parte al conclave per l’elezione 
di Benedetto XI, 1011 D-E. 

— si riuniscono a conclave per la 

elezione di Clemente V, 1013 E- 
1015 D. 

— si ritirano a godere le delizie 

della campagna, 1014 B. 

— sono privati del cibo dai Peru- 

gini, che tolgono il tetto della 
casa dove essi stanno rinchiusi 
perchè si affrettino nella elezione 
del successore a Benedetto XI, 
1015 A. 

— pregano Clemente V a non voler 

trasportare lungi da Roma la sede 
pontificia, 1015 C. 

— restando immutata la volontà del 

pontefice , lo seguono in Bor- 
deaux, 1015 C. 

— negano ad Enrico VII il diritto 

di farsi incoronare imperatore in 
altra chiesa che non sia 8. Pie- 
tro, 1103 E. 


— costretti dal popolo , glielo con- 

cedono, 1104 B. 

— siedono alla mensa di Enrico VII 

dopo la sua incoronazione, 1105 
A. 

— convocati da Enrioo VII perchè 

aprano trattative di pace, 1105 
C. 

— trattano con Giovanni (d’Angiò), 

ma egli rifiuta, rimandando la 
cosa all’arbitrio del fratello (re 
Roberto), 1105 C. 

Carinzia, Cangrando vi assolda mer- 
cenari, 1138 D. 

— Elisabetta, Enrico (duca di C., 
e co. del Tirolo), Mainardo (id.), 
Ottone (id.). 

Carlo (Magno ?), sua progenie, 993 B. 
Carlo 1 d’Angiò, Urbano IV gli 
offre il regno di Sicilia -e Apu- 
i lia, 946 C. 

I — chiede il regno siculo a re Man- 
fredi, 946 D. 

— uomo valoroso, aiutato da que. 

di Piccardia, è fatto Senatore d* 
Roma, 947 A. 

— guerra e vittoria contro Manfredi, 

947 A -9 48 B. 

— conquista il regno siculo, 948 C. 

— guerra con Corradino, cui vince 
j e manda a morte, 948 E-950 B. 

! — da (Tebaldo Ili re di Navarra 

j ‘viene avvertito aella morte di suo 
fratello (s. Lodovico IX), avve- 
nuta a Tunisi, 951 B. 
j — porta soccorsi ai crociati 951 B. 

— si dirige verso l’Apulia, 952 A. 

— in Sicilia col re di Navarra, 952 B. 

— sua nimicizia con Pietro (III) 

1 d’ Aragona, 952 C. 

— suocero di Balduino (o Filippo?) 

(di Courtenayì imper. Costanti- 
nopolitano, eh’ egli intende ri- 
mettere in sede ; avversario di 

, Michele Paleologo, 952 D. 

— avuta notizia degli apparecchi di 

> Pietro d’ Aragona, si affretta ad 

andare in Francia, 958 B. 

— richiede d’aiuto Filippo III, re 

di Francia , contro il re Pie- 
tro III d’ Aragona, 958 B. 
j — gli è tolto da quest’ultimo il do- 
] minio dell’isola di Sicilia, 958 C. 

I — accorre nel principato di Apulia, 


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per assicurarsene il possesso, 
958 D. 

— assedia il nemico in Messina, 958 

. 

— fa pace col nemico, 958 E. 
stabilisce una tenzone ( « duel- 

lum » > di 100 cavalieri scelti 
fra i due eserciti nemici, da farsi 
in Bordeaux, 958 E. 

— fa ritornare in Apulia il suo eser- 

cito, 958 E. 

— i si dichiara vincitore di Pietro III 
d’ Aragona, 954 B. 

— vuole gli sia restituito il regno di 

Sicilia, 954 C. 

— con Filippo III di Francia de- 

vasta r Aragona, e assedia la 
città dove sta il re, 954 C. 

— si ritira coll* esercito, 954 D. 

— dopo la morte del re Filippo III, 

va in Provenza, di cui è conte, 

954 E. 

— scrivendo, commette a suo figlio 
* Carlo II, di andare coll’ esercito 

in Sicilia, 954 E. 

— ha notizia della sconfitta e del- 

l’imprigionamento di suo figlio, 

955 B. 

— recasi in Apulia, 955 B. 

— muore, 955 C. 

— incorona principe d’ Apulia il , 

nipote Carlo Martello, 955 C. 

— ne affida la custodia al * conte 

d’ArtoiB, 955 D. 

— è largo di cortesie alla figlia di 

Pietro III d’ Aragona, sposa di 
suo figlio Roberto, 956 C. 

— fa morire Corradino , e la moglie 

(sio I) di Gherardo conto (di Do- 
noratico), 1090 E. 

Carlo II d’ Anoiò ( lo Zoppo ) , è 
lasciato dal padre Carlo I d’Àn- 
giò alla custodia del regno di 
Sicilia, 958 B. 

— riceve ordine dal padre di andare 

coll’esercito nell’isola di Sicilia, 

954 E. 1 

— vuol opporsi in Napoli a Rug- 

gero di Loria , capitano della 
flotta di Pietro III d’ Aragona, 

955 A. 

— vinto e fatto prigioniero, 955 B. 

— - condotto coi prigionieri in Ara- 

goa, 955 D. 


— rimesso in libertà, 956 A 

— manda in Sicilia suo Aglio Ro- 

berto di Taranto, 956 

— ritorna egli stesso a Napoli, 956 

B. , 

— ipocritamente piange la morte di 

Pietro III d’ Aragona» 957 A. 

— teme del genero Federico (II) si- 

gnore dell’isola di Sicilia* 957 B. 

— manda con un esercito in Sicilia 

i suoi due figli , Roberto : duca 
d’ Apulia e Filippo principe di 
Tarnnto, 957 C. 

— ha notizia della sconfitta ed im- 

prigionamento del figlio Filippo, 
958 C. 

— si rivolge a Bonifazio Vili, e ne 

riceve promessa di soccorso, 958 
C-D. 

— esorta Giacomo d’ Aragona a ri- 

volgersi alla Santa Sede, 959 À 

— gli manda ambasciatori, 959 B. 

— manda ambasoiatori a Carlo (di 

Yalois) in Toscana, per togliere 
la discordia tara i consanguinei 
(Federico e Giacomo), 960 D. 

— si oppone a che Bonifazio Vili 

conceda a Federico Pisola di Si- 
cilia, 962 C. 

— nei patti tra Federico (II di Si* 

cilia) e Cario di Valois gli è ri- 
conosciuto il titolo di re di Si- 
cilia, oltre a quello di re di 
Gerusalemme, 962 C. 

— sua parte nell’ elezione di Boni- 

fazio Vili, 968 B. 

— permette al nuovo pontefice Bo- 

nifazio Vili di andare a Roma, 
sperandone vantaggi per il suo 
regno, 969 B. 

— disegna di rimettere nell’antico 

stato il regno di Sicilia, ©chiede 
l’aiuto di Bonifacio Vili, 971 C. 

— amico della Santa Sede, 1000 D. 

— manda ambasciatori a Filippo IV 

di Francia per averne aiuto nella 
lotta ingaggiata dai suoi figli 
Roberto e Filippo contro il ge- 
nero Federico di Aragona, 1000 
D. 

— malcontento dell’operato di Carlo 

di Valois in Sicilia, 1000 E- 

— sa che Bonifazio Vili domandò 

a Filippo IV di Francia le w- 


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CEOWACA muto 


u 


stituziene del soccorso avuto , 
1001 A. 

— da Bonifazio Vili richiesto di 
aiuto contro Filippo il Bello di 
Francia, 1002 B. 

— rifiuta di combattere Filippo il 

Bello suo parente 1002 B. 

— dal papa gli è richiesi ala resti- 
- turione dei tesori della Chiesa , 

spesi nella sua guerra contro 
Federico di Aragona, 1002 C. 

— venuto a Roma coi snoi due figli 

e con buon numero di soldati, 
si duole della morte di Boni* 
facio Vili, 1010 B. 

— prega Bonifacio Vili ad adope- 

rarsi perchè Biadetto re di Un- 
gheria Carlo Uberto , figlio di 
Carlo Martello, 1010 E. 

— assiste, con due figli, all’incoro- 
nazione di Benedetto XI, 1011 C. 

— regge Roma, e ne parte per an- 

dare in Apuiia, 1011 E. 

— si interessa per la elezione del suc- 

cessore a Benedetto XI, 1014 D. 

— trattano con lui i Fiorentini Neri ' 

per averne soccorso, 1024 E. | 

— manda loro in aiuto suo figlio j 

Boberto duca di Apuiia, 1024 E. ■ 

— ricevutone ordine da Clemente V, ! 

richiama dall’ assedio di Pistoia 
il figlio Roberto, 1025 D. 
aiuta Àzzone d’ Este contro Bot- 
ticella (Guido) Bonaccolsi, 1081 
D. 

— prende a precettore dei suoi figli, 

Giacomo di Cahors, 1167 D. j 

— manda spesso il detto Giacomo, 

come oratore al re di Francia, 1 
1163 A. 

Culo d’àhgiò, figlio di Filippo di 
Taranto, ancora adolescente , da 
re Roberto è mandato insieme ; 
col padre con un esercito di 1200 ’ 
cavalieri in aiuto dei Guelfi di 
Toscana, 1157 C-D. 

— prende parte alla battaglia di 

Montecatini: dopo la morte del 
suo custode Uberio, fuggendo dal ; 
campo di battaglia viene ucciso, ! 
1160 B. 

— Uguccione della Faggiuoa lo fa 

seppellire con grande onore in 
Pisa, 1161 A. 


Cablo Mastello d’Ahoiò, è fitto da 
Carlo I d’Angiò principe del- 
l’Apulia, 955 C. 

— affidato alla custodia del conte 

d’Artois, 955 D. 

— figlio primogenito di Carlo II, ed 

erede della corona, 956 A. 

— fatto re d’Ungheria, 957 A. 

— muore, 957 A, 

— padre di Carlo Uberto, 1010 E. 
Cablo Uberto d* Angiò, figlio di 

Carlo Martello, eletto re di Un- 
gheria dopo la morte di re An- 
dreasio (Andrea III), 1010 E. 

— va in Ungheria con Niccolò Boc- 

casini, 1010 E. 

— acquista quel regno e sposa Ade- 

leita , figlia di Andreaaio re di 
Ungheria, 1011 B. 

j — v. Filippo d’Angiò re d’Ungheria. 

| Cablo di Vàlois, conte di Matera; 
detto « sine regno », 960 B, 
1158 B - 

— incaricato da Bonifazio Vili di 
condurre la guerra contro Fede- 
rico d’ Aragona signore di Sicilia, 
960 B. 

— entra in Firenze come arbitro, 

960 B. 

— condanna all’esiglio la fazione dei 
Cerchi, 960 B-C. 

— riceve ambasciadori da Carlo II 
di Angiò, 960 D. 

— è rimproverato da Bonifazio Vili 
per la sua condotta parziale in 
Firenze, 960 E. 

— va a Roma, dove non gli riesce 
di esser fatto Senatore, 960 E. 

— fa omaggio di fedeltà a Bonifa- 
zio VHI, 961 A. 

— promette di aiutare la Santa Sede, 

961 A. 

— Bonifazio Vili gli parla della lotta 
avvenuta in Sicilia fra Giacomo 
e Federico di Aragona , e delle 
lotte sostenute per la Chiesa dai 
suoi maggiori, 961 B. 

— dal papa gli sono promessi grandi 
doni , 961 B. 

— fa sembianza di accondiscendere 
ai desiderii di Bonifazio Vili , 
961 B. 

— riceve dal papa il comando della 
fiotta e dell’esercito, 961 C. 


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JN&K3I SISTEMATICI 


— naviga al lido di Trapani, dove fa 

discendere quasi tutto il suo eser- 
cito, 961 C. 

— sue conquiste, 961 D. 

— di ciò spaventato re Federico, gli 

scrive lagnandosi ohe abbia mosso 
guerra ad un parente, oome egli 
era per lui, e pregandolo a vo- 
lerlo riconciliare oon Bonifazio 
Vili, 961 D. 

— si dimostra sollecito a far pace j 

con Federico di Aragona, 961 E. 

— questi gli domanda un abbocca- ! 

mento, 962 A. | 

— egli glielo concede presso Messina, ! 

962 A. i 

— colloquio in Messina ; a Federico 1 

restituisce tutte le terre occu- 
pategli, 962 A-D. 

— consiglia Federico a mandar le- 

gati a Bodifazio Vili, per sta- 
bilire un trattato definitivo , 962 
B-C. | 

— procura l’effettuazione del trat- , 

tato, 962 C. ! 

— per ciò che egli avea fatto in tal ; 

riguardo, viene rimproverato da 
Bonifazio Vili in Roma, 962 D. 

— parte segretamente da Roma, 962 

D-E. 

— chiamato in Italia da Bonifa- 

zio Vili, 976 E. 

— a Perugia e Siena, 976 E, 977 A. 

— ricevuto in Firenze, dove si com- 

porta da traditore, 977 B. 

— richiama in Firenze Corso Do- 

nati, 977 B. 

— va in Sicilia, 977 E. , 

— lascia l’Italia, 978 A. 

— mandato da Filippo IV il Bello 

di Francia in Toscana per paci- 
ficarla , viene per ordine dello 
stesso re a Roma, 1000 D. 

— potendo, non fa prigioniero Fe- 

derico di Aragona re di Sicilia, 

1000 E. 

— restituisce anzi a Federico stesso ! 

le città conquistategli , e viene i 
a trattato col medesimo, 1001 
A sg. 

— ritorna, coll’esercito, a Roma, ed 

è rimproverato da Bonifazio Vili, 

1001 B. 

— * ritorna in Francia, 1001 B. 


— padre di Filippo di Valoia, 11 53 A. 
Ccwnùiprivio, solennità del, 1001 B. 
Carrara, famiglia padovana , avuta 

notizia della rivolta di Vicenza 
contro Cangrande, che fu capita- 
nata da Macaruffo de’ Macaruffi, 
offre con prava intenzione aiuto 
a Macaruffo contro di cui nu- 
trono grave rancore, 1172 D. 

— manifestano quindi ogni cosa a 

Cangrande, 1172 E. 

— odiati in Padova, 1175 B. 

— supposta alleanza con Cangrande, 

quando questi voleva occupare 
Monselice (cfr. Nicolò da Car- 
rara), 1175 C. 

— dolenti che Olderico Cucagna 

prenda la difesa di Padova contro 
Cangrande, 1177 B. 

— non vengono danneggiati dalla 

spedizione scaligera, perchè amici 
di Cangrande, 1178 C. 

— contrari a Macaruffo, che cerca 

il favore della plebe, 1173 C*D 

— cacciato Macaruffo, sperando di 

rendersi signori di Padova, con- 
vocano i Magistrati del popolo 
per la scelta di un signore che 
li protegga, 1178 E. 

— per mezzo dei loro fautori, è fatto 

proclamare signore di Padova 
Giacomo da Carrara, 1179 B. 

— Giacomo, Niccolò, Oppizo, liber- 

tino. 

Cartagena , porto donde parto la cro- 
ciata di 8. Lodovico IX re di 
Francia, 950 E. 

Gcksa di Ferreto Ferreti in Vicenza. 
1069 E. 

Casalalto, Cortesia. 

Casalmaggiore , di lì i fuorusciti Cre- 
monesi infestano la patria loro, 
1094 B. 

Caserta, (Riccardo). 

Cassiano S. , santuario , vi si ferma 

— l’esercito cesareo, allontanandosi 

da Firenze, 1113 C. 

— per ordine di Enrico VII è deva- 

stata la campagna d’intorno. 
1113 D. 

Castel S. Angelo, in Roma, occupate 
da Giovanni d’Angiò , 1101 B. 
Castelbaldo, dai Padovani concesso a 
Cangrande, 1178 A. 


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CBOLACl VEfcKÈftO 




Oastelbarco, -Àldrigetto , Guglielmo. t 
( Castellalo Salomoni ) véscovo di * 
Treviso , venera il corpo del b. ' 
1 Enrico, 1165 A. 

Castello , Ubaldino. | 

Cartello di Modena edificato da Az- i 

zone Vili d’Este, 1023 A. j 

— Manfredo da Sassnolo lo conse- ! 

gna alla plebe (modenese) perchè ! 
lo distrugga, 1080 C. ! 

Castel Marino , località della Campa- 1 
nia, 1002 D. 

— soggiorno di Sciarra Colonna , ; 

1uo2 D. 

Castetlnuovo, Albertino. 

Castel Tea aldo in Ferrara, edificato 
da Obizzo d’Este, 1087 D. 

~ in mano a Fresco d’Este, 1089 E. 

— in mano ai Veneziani, 1040 C-D, 

1041 D, 1044 D, 1045 A. 

— ' assediato dai Crociati, 1045 A-B. j 

— ivi si rifugiano i Veneziani scon- 

fitti, 1046 B. | 

— preso e predato dai Crociati, 1046 | 

D-E. 

— ivi il Cardinale Arnaldo Pela- 

gica , 1047 B. 

— demolito dal detto Cardinale , | 

1017 C. | 

Cntenedolo , villa vicent. assalita dai 
Padovani, difesa da Cangrande, 
1130 E, UBI A-B. 

— presa dai Padovani, 1182 B. 

— devastazioni ivi fatte dai Pado- 

vani, 1138 B. | 

Castrali a, Alfonso X, Enrico. 
Castiglione , vi si ripara Giberto da 
Correggio cacciato da Parma , ì 
1122 C. 

(Castiglione delle Stirlere) Castro m 
Leonia , ivi condotti alcuni pri- | 
gionieri cremonesi, 1081 E. 

— vi sono giustiziati molti Cremo- 

nesi ribelli, 1082 A. 

Castiglione d’Orela, in quel di Perugia, ; 
è preso ed incendiato da Enrico 
VII, 1109 C. 

— Enrico VII vi si ferma nel viaggio 

da Pisa a Roma, 1097 E. , 

— vi piglia riposo Enrico VII con 

P esercito, 1115 C: 

Castoni:, v. Gastone della Torre. j 

('aatroearo, ivi prigioniero (Scarpetta) | 
Ordelaffi, 1164 B. ! 


CASTftUC CIO DEGLI INTERMINELLI , 
fuoruscito lucchese, va presso 
Enrico VII in Pisa, 1096 D. 

— con Giov. Parghia degli Intermi- 

nelli, è alla testa dei Ghibellini 
ritornati in Lucca, 1158 B. 

— mercè l’aiuto di Uguccione e di 

mille Pisani ottiene vittoria , 
1156 B. 

— affezionato ad Uguccione della 

Faggiuola, e prefetto nei villaggi 
della Lunigiana , Bottomette a 
costui molti villaggi della mon- 
tagna, 1162 A-B. 

— incomincia a tiranneggiare i suoi 

governati, 1162 A. 

— - essendo stato ucciso a tradimento 
un suo parente ogli fa morire 
trenta persone , 1162 B. 

— scrive a Neri della Faggiuola di 

metterlo in salvo quando 7 dovesse 
venire a lui, 1162 B. 

— imprigionato in Lucca da Neri 

della Faggiuola, 1162 C. 

— rimandato libero da Uguccione 

della Faggiuola, venuto per ciò 
appunto a Lucca, 1163 B. 

— congiura a danno di Uguccione, 

1163 B. 

— chiamato a se da Uguccione , 

1168 C. 

— fatto signore di Lucca dopo la 

cacciata di Uguccione, 1168 E. 
Castroni Leoni 8, v. (Castiglione delle 
Stiviere). 

Catalogna, mercenari catalani al servi- 
zio di Roberto di Napoli, 1112 C. 

— v. Pietro Braimonte. 

(Cattaneo da Lendinàra), Altigrado. 
Cattedrale di M i 1 a n o ; presso ad essa 

abita Enrico VII, 1058 D. 

— di Pisa; sepoltovi Enrico VII, 

1116 E. 

— di Treviso; ivi portata la salma 

del beato Enrico, 1165 C. 
Cayalcabò, marchesi, parte da essi 
avuta nello sedizioni di Cremona 
al tempo di Enrico VII, 1092 A. 

— da Casalmaggiore, raccolti i guelfi 

e gli esuli , cÓmbattono la loro 
patria, 1094 B. 

— Giacomo, Guglielmo, Lodovico. 
(Cavalli) ab Equis, Niccolò. 
Cavalcanti, famiglia fiorentina, pren- 


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«9 


penici 4X8TS¥Jtnci 


de parto alle discordie civili, di 
Firenze, 979 A. 

Calino Gazone cremonese è giusti- 
ziato in Castiglione in pena 
della ribellione di Cremona , 


1032 A v 

Cecco degli Obdelaffi, esule da 
Forlì, 1163 E. 

— rientra in patria con uno strata- 

gemma, 1164 A. 

— avendo persuasi gli amici ed il 

r >lo di liberarsi dal dominio 
Roberto di Napoli, ritorna 
padrone di Forlì, 1164 B. 

— lirarato a denari il fratello (Scar- 
petta) prigione in Castrocaro , 
lo rimette nella pristina posi- 
zione, 1164 B. 

— conserva Forlì contro le aspira- 
zioni di Roberto, 1164 C. 
Cecina, f. , ivi presso per due giorni 
sta accampato Filippo principe 
di Taranto, 1158 D. 

Celestino V (v. Pietro di Morrone), 
sua elezione al pontificato, 966 
B. 


— sue virtù, 966 B. 

— trasporta la sua residenza a Na- 

poli, 966 C. 

— rinunzia al pontificato, 966 D. 

— fugge al suo convento, 967 A. 
Celtiberi desiderano la venuta di 

Alberto d’Austria in Italia, 996 
B. 

Celvaresinm , v. ( Cervarese Santa 
Croce ). 

Cenobio , dei Frati Minori a Monte 
Tremiti di Apulia, in Padova, 
in Genova , in Roma , 967 A, 
988, C, 1090 C, 1100 D. 

— dei poveri, presso Treviso; 1164 

D. 

dei Domenicani in Pisa, Roma e 
Verona, 1116 E, 1013 B, 1100 

E, 1075 C. 

Cerchi, famiglia fiorentina, esigliata 
da Carlo di Valois, 960 C. 

— segue parte Bianca, 978 C. 

— origine delle discordie con i Do- 

nati, 974 A. 

— loro rappresaglia armata contro 

i Donati, 974 E. 

— Berto, Consiglio, Giano, Giovanni, 

( Guglielmo ) nipote di Vieri, 


Massimo (Marmo?), Nicola, &- 
conetto (Ricoverino?)^ Bfcnpe- 
rio (Ricovera), VierL 
(Carrarese Santa Croce) Celraresiu, 
villa del Padovano , presso coi 
riporta una vittoria Cangiando 
I della Scala, 1173 B. 

| — occupata dai Vicentini e Vero- 
; nesi esuli, preparanti la rivolta 

di Vicenza contro Cangrande, 
1178 B. 

Chiaramonte, Manfredo. 

Ckieri , suoi legati alla dieta raccolta 
* da Enrico VII in Pavia, 1086 B. 
Chiesa Romana , v. Santa Sede. 
Chiogg U, vi muore Albertino Mussato, 
944 A. 

— '#vi si reca Bardelone de’ Bonac- 
oolsi, 983 B. 

— stagni di, di spettanza dei Pado- 

vani, usurpati dai Veneziani, 
1038 D-E. 

— i Padovani vogliono trame il saie, 

1033 E. 

Cimbria, gli antichi chiamammo Om- 
bria quella città che vra si dice 
Vicenza , 988 E. 

— L’A. chiama spesso con tal nome 
Vicenza , e appella Cimbrici i 
Vicentini (cfr. p. e. 984 A-B). 
Cinte, villa e colle nel Padovano, 
scorreria deirosercito scaligero, 
1184 D. 

— sue antiche mura distrutte da Can- 

grande, 1135 E. 

Cipro, di qui richiamato Sigonfredo 
Ganzerà vicentino, 10G5 C. 
Cittadella, Padovani ivi fuggiti, 1145 
A. 

— fortificata dai Padovani, 1147 B. 
(Clain) Clannm, fiume dell’Aquitania, 

presso Poitiers, 1015 D. 
(Clàriaco) Clariatium, Gratone, si- 
gnore. 

Classicismo , ricordi classici riguar- 
danti i veleni, 1013 C-D. 

— ricordi di poeti classici latini e del- 

l’arte poetica, 1018 E, 1019 A. 
Clemente V (v. Bertrando di Goth), 
guascone, vescovo di Bordeaux, 
è eletta pontefice : come avve- 
nisse l’elezione, 1015 A. 

— desidera stabilire la sede ponti- 

ficia in Bordeaux, 1015 0. 


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CRÓKJLCÀ cerreto 


— gittRgono presso iii Ini I cà*dinali, 

1015 C. 

— sta per due anni in Poitiert, 1015 

' ' ' 1 • 

— leva la scomunica a Filippo il 

-Bello di Francia, 1016 J3. 

— libera dàlia prigionia e riconferma 

cardinali Giacomo e Pietro Co- 
lonna, 1016 B. 

— inquisizione contro i Templari , 

incolpati di disonestà e di eresia, 

1016 D. 

— manda ambasciatori ai Templari, 

i card. Berengario (Stredelli) , 
Stefano (da Parigi) e Landolfo j 
(Brancaeci) per investigare se sia j 
vera V accusa che è loro fatta , ’ 

1017 A. 

— jriceve dai Templari la confessione 

della loro eresia, 1017 B. 

— nel concilio tenuto noi dì di Pa- 

squa in Valenza (!) abolisce Por- 
dine dei Templari e li scomu- 
nica, 1017 B. 

— condanna alle fiamme un cava- 

liere del Tempio, che pubblica- j 
mente lo insulta, 1017 E, 1016 A. : 

— muore, 1018 B. I 

— ha notizia dell’assedio posto dai 

Fiorentini a Pistoia, 1025 B-C. 

— persuaso dai cardinali e special- 

mente da nizzardo ( Petroni ) , 
ordina ai Fiorentini Neri di to- 
gliere l’assedio da Pistoia, e di 
mandargli ambasciatori, 1025 C. 

— ordina a Carlo II d’Angiò di ri- 

chiamare dall’assedio di Pistoia 
suo figlio Roberto, 1025 D. 

— ■ scomunica i Fiorentini disobbe- 
dienti ai suoi comandi, 1025 E. 

— condanna pure i Bolognesi, 1025 

E. 

— legittima il figlio illegittimo di Az- 

zone Vili d’Este : l’abilita alla 
successione in Ferrara, 1087 B. 

— manda il cardinale Napoleone Or- 

sini ad allontanare Fiorentini e 
Bolognesi dall’assedio di Pistoia, 
1026 A. 

— determina di punire i Bolognesi, 

che cacciarono il Card. Orsini e 
infierirono contro il suo seguito, 
102» D-E. 

— scomunica Bologna, 1027 A. , 


— àecorda'fctBolognesi il perdóno, im- 

ponendo loro una multa, 1027 A. 

— il vescovo di Ferrara lo sòlleoita 

ad assumere direttamente il go- 
verno di quella città, 1089 D. 

— per mezzo di legati, domanda il 

possesso di Ferrara, 1042 D-E. 

— non avendo i Veneziani voluto 

consegnare Ferrara ai suoi legati, 
chiede consiglio ai Cardinali, 
1048 C-D. 

— cita i Veneziani, 1048 D. 

— li scomunica, 1048 E, 1044 A. 

— manda il Cardinale Arnaldo Pe- 

lagrua in Italia , per predicar la 
crociata contro i Veneziani, 1044 
A. 

— onora il Pelagrua, ritornante dal- 

l’Italia, 1047 C-D. 

— sfavorevole ad Alberto I d’Austria, 

1048 A. 

— gli è scritta una lettera da En- 

rico VII, 1053 D. 

— riceve un’ambasceria dai Pado- 

vani, 1065 B. 

— proroga l’incoronazione di Enrico 

1075 E. 

— invia quattro cardinali a En- 

rico VII per incoronarlo in Ro- 
ma, 1076 A. 

— manda legati ad Enrico VII , 

1102 B. 

— invita gli Angioini ed i loro fau- 

tori a non avversare) Enrico VII, 
1102 B-C. 

— suoi buoni uffici per stabilire la 

pace, 1102 C. 

— non riesce ad ottenerla, 1102 D. 

— condanna i Templari, 1188 C. 

— muore a Lione. 25 aprile 1814 : 

biografia, 1189 C-D. 

— dicesi che Giacomo (Duèse) di 

Cahors mandassegli finte lettere 
regie, per ottenere la sede episco- 
pale di Avignone, 1168 B-C. 

— nomina Giacomo da Cahors ve- 

scovo di Avignone , raccoman- 
dandolo al re Roberto, 1168 C-D. 
— - gli si affeziona in breve tempo, per 
causa della sua eloquenza ed eru- 
dizione, 1168 E. 

— convoca un concilio generale a 

Vienna, 1168 E. 

— ritorna in Avignone, 1169 B. 


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INDICI SISTEMATICI 


— nomina cardinale, e ha per amico 

Giacomo di Cahors , in ricom- 
pensa dei servigi avutine, 11 o9 B. 
Cojono, v. Colleoni. 

Collaterali , di Cangrande, 1173 D. 
(Coll alto), Rambaldo. 

Colle, Bonmassaro. 

Colleoni, Federico. 

Colognola, villa del Veronese, distrutta 
dai Padovani, 1187 D. 

Colonia, arcivescovi: (Sigfrido di 
Weetenburg). 

Colonna , famiglia romana ; ostilità 
di Bonifazio Vili contro di essi, 
969 D. 

— si ricoverano nel castello di Pa- 

les trina pressoi’ A ventino, 969 D. 

— sono traditi da Guido da Monte- 

féltro, 970 D. 

— vanno esuli, ed i beni loro sono 

confiscati, 971 A. 

— favoriti da Filippo IV il Bello di 

Francia, 999 C. 

— cacciati in esilio da Bonifazio 

Vili, 1002 D. 

— nemici degli Annibaldi a cui si af- 

fida Bonifazio Vili, 1005 E. 

— contraggono parentela cogli An- 

nibaldi, 1005 E. 

— dopo l’esilio, rientrano in Roma e 

vi occasionano tumulti, 1012 A. 

— Giacomo, Pietro, Sciarra, Stefano. 
ColuMano, v. Avogadro. 

(Colzè), de Colzade, de Colzadio, 

Alberto , Gualdinello , Marca- 
bruno. 

Cometa , nell’anno 1297, 994 A. 

Como y soggetta a Martino Lavetario 
(Lambertenghi), 1054 B. 

— si sottomette ad Enrico VII, 1059 

B. 

— nel suo territorio è Montorfano, 

1067 C. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— vescovi : (Leone Lambertenghi). 

— signori : Martino Lavetario 

(Lambertenghi), Pietro Rusconi. 
Concilio di Valenza (!), Clemente V vi 
abolisce i Templari, 1017 B (ma 
cfr. alla voce seguente). 

Concilio di Vienna , raccolto da Cle- 
mente V : vi si tratta l’aboli- 
zione dei Templari, e la conser- 


vazione delle qsb& di Bonifa- 
zio Vili, 1168 É. 

— vi si recano prelati , per esorta- 

zione di Filippo V di Francia, 
1169 A. 

Conclave , per 1’ elezione di Bonifa- 
zio Vili, 967 B, 968 E. 

— per eleggere un successore a Bo- 

nifazio Vili, 1010 A. 

— elenco dei cardinali che vi presero 

parte, 1011 D-E. 

— per l’elezione di Clemente V, 

1018 E, 1015 D. 

— per l’elezione di Giovanni XXII, 
1167 A. 

(Confalonieri) Vexillifeki , otti- 
mati ©gigliati da Brescia per vo- 
lere del vescovo Berardo Maggi, 
che temeva sorgessero tumulti in 
città , 1081 A-B ; Corradino , 
Guglielmo. 

Consiglio (dei Cerchi), padre di Gio- 
vanni, 977 C. 

Consiglio di Ferrara, 1041 0,1041 
E, 1042 B. 

— di Genova affida a Lampa Bo- 

ria il comando della flotta contro 
i Veneziani, 986 C-D. 

— di Padova, della plebe, dei ma- 

gistrati e del (popolo), 1083 C. 

— Senato di Padova, 1088 D. 

— Consiglio di Padova radunato per 

ascoltare i legati Veneziani, 1034 
B-E. 

— di Padova, 1148 B-D. 

— di Padova, elegge a signore Gia- 

como da Carrara, 1178 E, 1179 
B. 

— di Vicenza, 1090 B. 

Contagio , v. Epidemia. 

Corcira, v. Curzola. 

c Cornelii Castrimi a v. Imola. 
(Cornovaglia) Cornubia, Rizzardo. 
Corona d'argento, è con essa incoro- 
nato Enrico VII in Aquisgrana, 
1053 A. 

Corona di ferro , la cinge in Monza 
Enrico VII, 1060 B, 1085 B. 
Corona d'oro imperiale , posta sulla 
testa di Enrico VII, 1104 D-E, 
1105 E. 

— suo significato, 1104 E. 
Coronazione, v. Incoronazione . 
Corradino Confalonieri, preso da 


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CRONACA FERRETO 


81 


Enrico VII quale ostaggio fra i 
Bresciani di parte guelfa, 1081 D. 
Corradixo di S ve vi a , figlio di Cor- 
rado IV, aspira a ricuperare il 
regno siciliano, e scende in Italia, 
948 C, 948 D. 

— da Carlo d’Angiò è vinto ed uc- 

ciso, 948 E, 950 B, 1090 E. 
Corrado IV di Svevia, figlio di Fe- 
derico II, 945 A-B. 

— sua pretesa al regno di Sicilia e 

di Gerusalemme, 945 C. 

— diffida di Manfredi, 915 D. 

— sue trattative con Alessandro IV, 

945 D, 946 A. 

— duca di Svevia, 946 A. 

— sceso in Italia , combatte Man- 

fredi, sua morte, 946 A, 950 A. 
Corrado Dori a, aiuta il fratello Bar- 
naba nel combattere Opizone Spi- 
nola, 1089 A. 

! Corrado ) conte di Olanda, pre- 
tendo alTimpero, 945 A. 
Corradoda Vi varo, vicentino, ucciso 
in battaglia dai Padov., 1126 B. 
Correggio, Giberto, Matteo. 

Corsica , sua • fertilità ; apicultura , 
1097 D. 

(Corso) Curtius Donati, seguo parto 
Nera, 978 C. 

— gli muore la moglie ch’era de’jCer- 

chi, 974 B. 

— accusato di averla avvelenata, 974 

B. 

— spo^a Tessa degli libertini , 974 

D. 

— odiato da Vieri de’ Cerchi, 974 C. 

— gli libertini gli muovono causa 

presso il vescovo (Alberto Mozzi), 
974 D. 

— offende e minaccia (Guglielmo) 

nipote di Vieri de’ Cerchi, 974 D. I 

— sua perfida condotta per vendi- 

carsi de’ Cerchi, 974 E. j 

— scoperto , esula a Roma presso ! 

papa Bonifazio Vili, 975 C. j 

— ottiene da lui il principato di j 

Massa, 975 C. ! 

— vuol riconciliarsi con Vieri de’ . 

Cerchi , coll’ interposizione del 
papa, 975 C. 

— origliato, 977 B. 

— richiamato in Firenze da Carlo 

di Valois, 977 B. 


— vuol prerider vendetta contro i 

Cerchi, 977 B. 

— perde il figlio Simone, 977 C. 

— suo malgoverno in Firenze, 977 D, 

978 B. 

— chiede soccorso al suo suocero 

Uguccione della Faggiuola, 978 
E. 

— ucciso, 979 A. 

— espulso da Firenze, 1024 C. 
Cortesia di Ca.salolto , conte di 

Mantova rientra in Mantova sua 
patria per mezzo di Enrico VII, 
1060 A. 

— parteggia per i Padovani contro 

Cangrande, 1180 C. 

Cortona , v’arriva Enrico VII, 1109 C. 

— Sciarra Colonna vi conduce i pri- 

gionieri di guerra, 1112 B. 
Cosso Gambacorta, nei suoi orti En- 
rico VII emana l’editto di pro- 
scrizione contro i nemici dell’im- 
pero, 1096 C. 

Costantino , dona l’infula papale a 
S. Silvestro I, 1011 C. 
Costantinopoli , Imperatori: Bai- 
duino ( di Courtenay ) , Michele 
Paleologo. 

Costanzo dei Pagani , esule vicen- 
tino, è fatto prigioniero da Can- 
grande, 1174 B. 

Cortarolo, villa padovana presa da 
Cangrande , che la pone a sacco, 
1188 D-E. 

Cortarolo, Antonio. 

Cortona , prigioni ivi condotti da 
Sciarra Colonna, 1112 B. 
Costanza di Svevia, figlia di re Man- 
fredi e sposa a Pietro d’ Aragona, 
952 A. 

Costanza, arcivescovi: (Gerardo di 
Benars). 

Costituzioni papali, citate, 969 C. 
Costoza, villa vie., sua descrizione, 
fatto d’ armi fra Padovani e 
Cangrande, 1127 E, 1128 A. 

— vi si accampano i Padovani , 

1182 C. 

— devastazioni ivi fatte dai Pado- 

vani, 1188 B. 

— presa dagli esuli Vicentini e Vero- 

nesi che preparano la rivolta di Vi- 
cenza contro Cangrande, 1178 B. 
(Courtenay), Balduino (Filippo?). 


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82 


INDICI SISTEMATICI 


Creano, villa vi cent, daneggiata dai 
Padovani, 1188 A. 

Creata, vi conduce il suo esercito Al- 
berto Scotto, 1021 C. 

— vi muore Alberto Scotto, 1121 C. 

(cfr. sotto c Cremona »). 

— signori: Antonio da Fissiraga. 
Cremona, favorevole ad Alberto Scotto, 

1019 D. 

— messa a tumulto da Alberto Scot- 

to, 1021 C. 

— il Cremonese, è saccheggiato da 

Botticella ( Guido ) Bonaccolsi , 
aiutato da Alboino della Scala, 
1028 C. 

— territorio saccheggiato da Botti- 

cella (Guido) Bonaccolsi, 1081 D. 

— il popolo cremonese si dà al la- 

nificio , trascurando le armi , 
1081 D - 

— governata con varia signoria ora 

dal popolo , ora dagli ottimati, 
1054 B. 

— manda Sopramonte Amato , per 

offrire a Enrico VII la signoria 
della città, 1059 C. 

— Enrico VII vi nomina suo vicario 

Giovanni di Castiglione, 1059 E. 

— avversa a Enrico VII , che vuol 

sottometterla, 1066 C. 

— i nobili Cremonesi dapprima ar- 

denti nella ribellione contro En- 
rico VII-, poi si raffreddano, 1067 
A-B. 

— Enrico VII manda contro Cre- 

mona il fratello Valerano, 1067 C. 

— tumulto popolare, 1067 D. 

— verso di essa si dirige Enrico VII 

per sottometterla coll’ armi e pu- 
nirla, 1067 D. 

— i Cremonesi gli vanno incontro 

supplicandolo di pace e venia , 
1063 A-B. 

— sono male accolti da Enrico VII 

che incrudelisce contro di loro, 
1063 B-D. 

— antica torre nel foro, 1063 D. 

— i cardinali inviati dal papa come 

suoi legati presso Enrico VII , 
aspettano ivi l’esito dell’assedio 
di Brescia, 1078 D. 

— molti Cremonosi sono giustiziati 

per ordine di Enrico VII in pena 
della ribellione, 1081 E, 1032 A. 


— vi è poeto vicario imperiale Sof- 

fredo - Goffredo - pistoiese, 1062 
A. 

— vi muore Alberto Scotto, 1084 

A-B ( cfr. sotto : Crema ). 

— vi soggiorna Guido della Torre , 

1120 A. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia , 1086 C. 

— ne esce il vicario imperiale Gof- 

fredo, 1092 A-B. 

— i fuorusciti la fanno ribelle al- 

l’impero, 1092 A-B. 

— se ne impossessano i fuorusciti 

guelfi, 1094 C. 

— dal dominio . di Passerino ( Ri- 

naldo ) Bonaccolsi passa sotto 
Maffeo Visconti, 1122 A. 

— desolazione sua q del territorio, 

1122 B. 

— relazioni con Bologna , 1122 D. 

— manda soccorsi ai Padovani, 

1180 A. 

— castelli del Cremonese sottomessi 

a Maffeo Visconti, 1151 E. 

— avversa Maffeo Visconti, 1152 A. 

— n’è prefetto Guglielmo Cavalcabò, 

che viene ucciso per opera del 
Visconti, 1152 B-C. 

— ivi i Padovani assoldano soldati 
. mercenari, 1172 D. 

— signori e vicari imperiali*. 

Giovanni, Guglielmo e Lodovico 
Cavalcabò , Giovanni di Casti- 
glione , Goffredo - Soffredo - pi- 
stoiese, Alberto Scotto, Passerino 
e Butirone Bonaccolsi , Maffeo 
Visconti. 

Croce , segno adoperato da Cangrande 
combattendo contro i Padovani, 
1144 B. 

Crociata , di s. Lodovico IX di Francia, 
in Africa contro i Saraceni ; suo 
esito infelice; 950 D-951 D. 

— le reliquie dei crociati sono ac- 

colte dal re di Trinacria (Fede- 
rico II), 952 B. 

— contro i Veneziani, indetta da Cle- 

mente V e predicata dal cardi- 
nale Arnaldo Pelagrua, 1044 C- 

— crociati in Ferrara, 1045 E. 

— vittoria sui Veneziani, 1045 E ag. 

— prendono e depredano Castel Te- 

daldo , 1046 D-E. 


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CRONACA • FERRETO 


88 


OJccag^a) Cocània, Olderico. 
Cttrt&rodolum , v. Gortarolo. 

Corzola, « yeteres Concyram, indigena 
atitepl sermone vulgari Curoulam 
appellante, 985 C. 


Dalesmànini, Traverso. 

Dalma sì o, catalano, malvagio gover- 
natore di Ferrara per Roberto 
d’Angiò, è ucciso da Francesco 
d’Este, 1138 B, 1170 C. 
Dalmazia , vi si dirige Lampa Doria 
colla flotta Veneziana, 987 C. 
Dandolo, Andrea. 

(Dante Alighieri) Dantes Aldige- 
jucs, citato dove si parla del con- 
siglio malvagio di Guido da Mon- 
tefeltro a Bonifacio Vili (Inf. 
XXVII, 67), 970 D -971 B. 

— chiamato il più erudito dei Fio- 

rentini , ricordate le sue Canti- 
che sopra l’Inferno , 971 B. 

— * viene proscritto da Firenze « odio 
non culpa », 979 A. 

Dazia, porta della città di Roma as- 
salita da Ianico, H07 A. 
Decemviri , mandati da Enrico VII, 
mentre era in Roma, ai cardi- 
nali, nella stessa città, per in- 
dagarne l’animo , 1103 C (cfr. 
1108 D). 

Degone, v. (Diego della Ratta). 

— lasciato da re Roberto al reggi- 

mento dei Fiorentini, 1110 È. 

— cerca di animarli ad opporsi a 

Enrco VII che si approssima, 
1110 E. 

— sorpreso da Enrico VII con pochi 

armati in perlustrazione, rientra 
fuggendo in Firenze, UH B. 

— si dispone con le sue truppe fuori 

della città, 1111 C. 

— rifiuta di combattere, 1112 E. 
Demonio, v. Belzebù. 

(Beo) de Digito, Bartolomeo. 
(Diego della Ratta) Degone, con- 
dottiero del re Roberto , a S ar- 
cana, per impedire il passo ad 
Enrico VII, 1092 C , 1094 A. 
(Dietero) conte di (Katzenellnbo- 
gen), Calcinenbuhg, è in To- 
scana con Enrico VII, 1098 0. 

3 — Indici iiitemuticl. 


— occupata e depredata da Lampa 

Doria, 937 C. 

— sanguinosa battaglia tra Veneziani 

e Genovesi, 987 Ih 
Custodia, v. Costoza,. 


Digesto di Giustiniano, citato, 1108 
D. 

Dimitrio, nobile (vicentino), vinto e 
fatto prigioniero in Cervarese da 
.Cangrande; ucciso, 1125 D. 
Dionigiy S., tempio imperiale (in Spi- 
ra), vi è tumulato Alberto I im- 
peratore, 1053 B. 

Domenicani , vedi Frati Predicatori. 
Domenico , chiesa, in Roma; ivi 
sepolto Benedetto XI, 1018 B. 
Donati , famiglia fiorentina , segue 
parte Nera, 973 Ci 

— origine delle sue discordie coi Cer- 

chi, 974 A. 

— Corso, Forese, Simone (padre di 

Corso), Simone (figlio di Corso). 
Donoratico, conte Faccio, conte Ghe- 
rardo e sua moglie. 

Dori dei Cancellieri, figlio di Gu- 
glielmo, giuocando attacca briga 
con Vanni figlio di Meo dei Can- 
cellieri, e lo ferisce, 972 B-C. 

— ha la mano tagliata da Meo, 973 A. 
Doria, famiglia Genovese, fa parte a 

sè in occasione dell’accoglienza 
fatta ad Enrico VII in Genova, 
1038 B. 

— loro discordie con gli Spinola, 

10S8 E, 1090 B, 1093 E. 

— esuli da Genova , insieme cogli 

Spinola, 1180 E. 

— Cangrande promette d’ aiutarli, 66 

essi si uniscono ai duchi (Signori) 
Lombardi: accettano, 1181 A. 

— Doria e Spinola sono aiutati da 

Maffeo Visconti, Passerino (Ri- 
naldo) Bonaccolsi e Cangrande, 

1181 B. 

— guerreggiano Genova, 1181 B, 

1182 A. 

— Barnaba, Corrado, Lampa. 
Dovara, Bosone. 

« Duellum » fra 100 cavalieri per de- 
cidere la contesa tra Pietro d’A- 
ragona e Carlo d’Angiò, 953 E. 


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84 


INDICI SISTEMATICI 


E 


Udissi, di luna nel 1812, 1108 D. 
Edoardo (Enrico III?) re d’Inghil- 
terra, soccorre i Crociati a Tu- 
nisi, 951 E. 

— interviene per la liberazione di 

Carlo II d’Angiò, 955 E. 
(Edoardo I d’iNGHiLTERRA ) v. Gu- 
glielmo d’Inghilterra ; in guerra 
con Filippo il Bello di Francia, 
si pacifica a persuasione dei le- 
gati pontifici (Niccolò Boccasini 
e Giov. de Murro) ; sp. (Marghe- 
rita sorella di Filippo III), 1010 
CD. 

— per volere di Filippo il Bello, sua 

moglie ( Margherita ) lo guer- 
reggia ; preso, è costretto a cedere 
il regno al figlio (Edoardo II), 
1188 C. 

(Edoardo II re d’Inghilterra), suo 
padre (Edoardo I) è costretto a 
lasciargli il regno , per opera 
della madre ( Margherita ) so- 
rella di Filippo il Bello, 1138 C. 
(Egidio di Warxsberg), abate di 
(Weissenburg) Guisemborch, se- 
gue Enrico VII in Italia, 1053 A, 
v. M... do Guisemborch. 

Elba, isola, prodotti naturali, 1097 D. 
Elezione imperiale, dopo la morte di 
Federico II , 945 A. 

— dopo la morte di Rodolfo (d’Hab- 

sburgo), 968 A sgg. 964 C-D. 

— dopo la morte di Adolfo di Nassau, 

964 C-D. 

— elezione di Enrico VII, 1052 B. \ 

— come votino gli Elettori, 1169 E. 
(Elisabetta) di Boemia, f. di Ven- 

ceslao IV, 1011 B. 

— sp. Giovanni di Lussemburgo, fi- l 

glio di Enrico VII, 1056 D. j 
(Elisabetta) di Oarinzia, (f. di Mai- 
nardo e) sorella di Enrico di C., 
e madre di Federico d’Austria, 
1170 A. 

Elisabetta di Carinzia , f. di Ot- 
tone, sp. Pietro II figlio di Fe- 
derico di Sicilia, 1151 B. 

Emilia, rifiuta di far atto di suddi- 
tanza ad Enrico VII , 1059 C. 

— in essa è situata Bologna, 1059 C. 


— vi stanno tre giorni Uguccdone e 

| Neri delia Faggiuola caceiati di 

Lucca da Castruccio degli In- 

I terminelli, 1168 C. . 

Enrico il Beato, originario dai Van- 
1 dali, 1164 C. 

— pellegrino in Oriente, Occidente 

e Roma, 1164 C. 

— mentre fa ritorno alla patria, si 

sofferma, per ricuperar la salute, 
in un cenobio di poveri presso 
Treviso , 1164 D. 

— ricuperata la salute, si ferma ivi: 

sue orazioni e penitenze, 1164 E. 

— muore ivi dopo 15 anni, 1164 E. 

— accorre, insieme coi popolo, il ve- 

scovo di Treviso (Castellano Sa- 
lomoni) a venerare il suo corpo 
nell’eremo, 1164 E -1165 B. 

— prodigi avvenuti intorno al suo 

cadavere, 1165 A-B , 1165 E, 
1166 A. 

— visitano la sua tomba Veneziani, 

Padovani , Vicentini , Friulani 
ed altri, 1165 B. 

— la sua bara è portata nella cat- 

tedrale di Treviso e ivi tenuta 
esposta, 1165 C. 

— suo ritratto nel vestibolo del tem- 

pio di Treviso e nelle chiese 
delle città e luoghi vicini, com- 
presa Vicenza, 1165 D-E. 

— la sua fama cessa presto dopo la 

sua morte, 1166 A. 

— disparità di giudizi intorno ai suoi 

miracoli, 1166 B. 

Enrico, duca di Carinzia e conte 
del Tirolo , si unisce al co- 
gnato Alberto d’Austria contro 
Adolfo di Nassau, 991 A. 

— si comporta valorosamente nella 

battaglia, 992 C. 

— sp. (Agnese) di Boemia, 1011 B. 

— chiede a Enrico VII di essere 

restituito nel regno di Boemia, 
al quale pretende come marito 
ad (Anna) figlia primogenita di 
Ottocaro (Venceslao IV re di 
Boemia), 1056 B. 

— zio di Elisabetta sp. di Pietro II 

di Sicilia, 1151 £. 


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CRONACA FEBRETO 


85 


— parteggia per Federico d’Austria, 

aspirante al regno di Germania 
dopo la morte di Enrico VII di 
Lussemburgo, 1169 0. 

— rimprovera Giovanni re di Boe- 

mia per aver favorito Lodovico 
il Bavaro, 1170 A. 

— ritenendo aver diritto al regno di 

Germania, appoggia la elezione 
di Federico d’Austria, figlio di 
(Elisabetta) sua sorella, 1170 A. 

— richiesto da Cangrande della Scala 

dell’aiuto di cento cavalieri, 1177 

B. 

Enrico di Castiglia, fratello di (Al- 
fonso X) re di Castiglia, è fatto 
senatore di Roma, 948 C-D. 
Enrico di Fiandra, segue Enrico VII 
in Italia con truppe transrenane, 
1058 A. 

— posto dall’ imp. a capo delle mi- 

lizie da lui condotte, 1058 A. 

— mandato a Pisa da Enrico VII 

per sollecitare aiuti di denaro, 
1092 E. 

— lo accompagna a Pisa , 1095 A. 

— procuratore di Enrico VII per 

lo sposalizio della sua figlia Bea- 
trice, con Pietro d’ Aragona, fi- 
glio di Federico, 1105 A-B. 

— si arma contro Ianico insorto ro- 

mano, 1107 B. 

— lasciato in Roma da Enrico VII, 

che ei ritira in Tivoli, 1107 E, 
1108 A. 

— al suo sopravvenire, fuggono i sol- 

dati Fiorentini che resistevano 
contro il conte (Tebaldo) di Santa 
Fiore, 1110 C. 

Enrico conte di Gorizia, conduce 
200 armati a Cangrande, 1175 

C. 

(Enrico III) re d’Inghilterra ; v. Edo- 
ardo. 

Enrico VII di Lussemburgo, spoglia 
del potere e caccia in esiglio 
Guido della Torre, signore di 
Milano, 1022 A-B. 

— scende in Lombardia, 1088 A. 

— da lui vuol cominciare Ferreto 

la sua storia, 1047 E. 

— eletto re di Germania, 1052 B. 

— sp. Margherita, f. di (Giovanni I) 

duca di Brabante, 1052 B. 


— incoronato in Aquisgrana re di 

Germania, 1058 A. 

— riforma le dignità dell’ impero, 

1053 A. 

— proscrive Giovanni d’Austria reo 

di lesa maestà, 1053 A. 

— volendo applicare al fisco i beni 

del condannato, a ciò si oppon- 
gono Federico e Lipoldo d’Au- 
stria, 1058 A-B. 

— si oppone a che il cadavere di 

Alberto I sia tumulato nelle 
tombe imperiali, 1058 C. 

— lo concede poi per le preghiere 

dei figli, 1058 C. 

— fa eredi dei beni di Alberto I, i fi- 

gli più giovani di costui, 1058 C. 

— scrive a papa Clemente V circa 

le cose dell’impero, 1058 D. 

— manda legati in Italia ad annun- 

ziare la sua prossima venuta : 
favore da essi incontrato, 1058 
E, 1054 C. 

— si prepara a scendere in Italia, 

1056 A. 

— lascia pendente la controversia 

sulla successione boema , 1056 
B-C. 

— procura il matrimonio di suo fi- 

glio Giovanni con (Elisabetta) 
di Boemia, 1056 C-1057 A. 

— scende in Italia, 1057 A-B. 

— ha con sè cinque mila uomini, 

1053 A. 

— riceve omaggio da Guido della 

Torre, 1058 B. 

— entra fra gli applausi in Milano, 

1058 C. 

— fa rientrare in Milano gli esuli, 

1053 C. 

— cerca di ricondur ovunque la pace 

fra le fazioni, 1053 D-E. 

— in Milano riceve omaggio di sud- 

ditanza da molti signori ita- 
liani, 1059 A-B. 

— accoglie benignamente gli esuli e 

li fa rientrare in patria, 1059 D. 

— elogio di Enrico VII, che avrebbe 

rialzato l’impero e rimessa la 
concordia nei popoli , se non 
fosse stato troppo credulo e be- 
nigno, inesperto della perfidia 
degli Italiani, 1059 D. 

— nomina Lappo Farinata degli 


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86 


INDICI SISTEMÀTICI 


Uberti, Giovanni Zeno , Alberto 
di Roviglione, Giovanni da Ca- 
stiglione lucchese, suoi vicari a 
Modena, Verona, Brescia e Cre- 
mona, 1059 E. 

— esige che ritornino in patria i 

fuorusciti in Mantova, Verona, 
Pavia, Parma, Cremona, 1060 
A-B. 

— cinge la corona ferrea in Monza il 

dì della Epifania (1811), 1060 B. 

— si affretta verso Roma, 1060 C. 

— Guido della Torre con Maffeo 

Visconti ed altri signori congiu- 
rano contro di lui, 1060 C-D. 

— Maffeo Visconti , traditore , gli 

rivela la cospirazione, 1061 C. 

— in tal frangente, dà pieni poteri al 

conte (Amedeo) di Savoia, 1061 
C. 

— dolente per il tradimento di Guido 

della Torre, 1062 D. 

— raccoglie in assemblea i signori 

Lombardi per giudicare Guido 
della Torre, 1062 D. 

— gli è portata notizia dagli espulsi 

della ribellione di Antonio da 
Fissiraga, 1063 A. 

— sue apprensioni, 1068 A. 

— si consulta coi principali suoi 

commilitoni, sul da farsi in ri- 
guardo ai Lombardi, 1068 B. 

— medita la riforma delle città ita- 

liane, 1064 C. 

— si affretta verso Roma, per P in- 

coronazione, 1064 C. 

— chiedo denaro ai signori Lombardi 

per pagare le truppe, 1064 C. 

— gliene è procurato, specialmente 

por opera di Maffeo Visconti, 
1064 D. 

— concede ai Bonaccolsi il vica- 

riato di Mantova, mediante lo 
sborso di una somma di denaro, 
1064 D-E. 

— concede per denaro il vicariato 

di Verona agli Soaligeri, 1064 E. 

— stabilisce di combattere colla vio- 

lenza e coll’astuzia i Lombardi 
ribelli, 1066 D. 

— dai papa gli è fissata V incorona- 

zione per il dì dell’ Assunzione, 
1066 D. 

— invita ad abboocamento Antonio 


Fissiraga, Filippone da Lango- 
sco , Guglielmo e Giacomo Ca- 
valcata e Tebaldo ( Brasati ) , 
1066 E. 

— colle minaccie costringe Antonio 

da Fissiraga, a consegnargli Lo- 
di, 1066 E, 1067 A. 

— manda il fratello Valerano, a sot- 

tomettere Cremona, 1067 C. 

— decide di usar la violenza contro 

i Lombardi ribelli, 1067 D. 

— muove con le sue truppe contro 

Cremona, 1067 D. 

— sua severità e crudeltà contro i 

Cremonesi, che si arresero a di- 
screzione, 1068 A-D. 

. — manda i suoi armati, in aiuto dei 
Vicentini contro Padova, 1069 C. 

— riceve ricchi doni dai Vicentini, 

1071 B. 

— si dispone all’assedio di Brescia, 

1071 B-D. 

— fa delle concessioni ai Padovani, 

1073 C. 

— proparativi per l’assedio di Bre- 

scia, 1078 E, 1074 A. 

— gli è condotto prigione Tebaldo dei 

Brasati, ferito, 1074 C. 

— lo condanna a ignominioso sup- 

plizio, 1074, C-D. 

— suo dolore per la morte del fra- 

tello Valerano, lu75 C-D. 

— a quanto dice la fama , delibera 

di punire coi supplizi la nefanda 
schiatta dei Lombardi , senza 
perdonare ad alcuno, 1075 D. 

— ottiene dal papa una proroga al- 

l’incoronazione, 1075 E. 
accoglie con munificenza i cardi- 
nali inviatigli dal papa, 1076 B. 

— incertezze ed affanni a cagione 

del lungo e inutile assedio di 
Brescia, 1078 A-B. 

— suo scoraggiamento, 1079 D. 

— sussidi dati ad Amedeo di Sa- 

voia , e a Guido di Fiandra , 

1030 A. 

— stabilisce di affidare la direzione 

dell’assedio di Brescia al conte 
(Amedeo) di Savoia, 1080 A. 

— per intromissione di Luca del 

Fiesco viene coi Bresciani a 
patti che poi non mantiene, 

1031 B. 


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CBONAOA FKBBKTO 


87 


— entra in Brescia per le mura ' 
smantellate, insieme coi fuoru- 
sciti, 1081 B. 

— piglia seco sessanta ostaggi di 

parte guelfa, 1081 C. 

— scrive alle popolazioni , perchè 
mandino legati all’ assemblea 
generale di Pavia, 1081 D. 

— per intercessione della moglie , 
manda liberi i prigionieri Bre- 
sciani, 1081 E. 

— toglie la signoria di Piacenza ad 

Alberto Scotto, per darla a Pie- 
tro del Mesa, 1082 B. 

— ?a a Pavia, 1085 A-B. 

— donde andrà a Genova e Pisa , 

1085 B. 

— nel palazzo di Pavia raccoglie 

una dieta, 1085 B. 

— è diretto a Roma per l’ incorona- 

zione, 1085 D. 

— prende parte alla dieta pavese, 

1085 B segg. 

— ringrazia alia dieta pavese, i suoi 

fedeli, 1086 D. 

— pregato da parecchi di varie 

città, a non partire dalla Lom- 
bardia prima di averla liberata 
dai tiranni, dà buone parole, 
1087 B. 

— lascia Pavia in governo a Lodo- 

vico di Savoia, 1087 B. 

— va a Tortona, 1Q87 B. 

— segretamente indice una dieta in 

Genova, alla quale invita anche 
Giberto ( da Correggio ) della 
cui fedeltà dubitava, 1087 B-C. 

— v’invita anche Cangrande, 1087 C. 

— pochi dei signori seguono i suoi 

ordini: gli esuli lo detestano, 
1087 0. 

— permette che Antonio da Fissiraga 

sia consegnato a Maffeo Visconti, 
1087 D. 

— s’impossessa di Tortona, 1087 E. 

— riceve in Tortona gii ambascia- 

tori di Genova, 1087 E. 

— va a Genova , dov’ è splendida- 

mente accolto, 1088 A. 

— ha la signoria della città, 1088 C. 
— * si propone di ricomporvi i dis- 
sidi, 1088 D. 

— richiama in Genova gli Spinola 

esiliati, 1089 A. 


— delega Amedeo conte di Savoia a 

decidere delle discordie fra i Ge- 
novesi , 1089 B. 

— sue disposizioni in ordine al go- 

verno di Genova, 1089 C. 

— nomina Giberto di Aspromonte 

suo vicario in Genova, 1089 C. 

— gli muore la moglie in Genova, 

1090 C. 

— riceve i legati Pisani, che lo solle- 

citano a recarsi nella città loro, 
1090 E. 

— riceve un legato da Roberto re 

di Napoli, 1091 A. 

— e un legato pure dal re Federico 

di Sicilia, 1091 C. 

— da Sciarra Colonna, che viene da 

Roma, è informato come i Na- 
politani hanno ocoupato una 
parte di quella città, 1091 D. 

— manda a Roma Lodovico di Sa- 

voia, 1091 D. 

— manda Guarnieri di (Homburg) 

Ottemborch a sedare i tumulti di 
Lombardia, ma con cattivo esito, 
1092 B. 

— sue angustie in Genova, 1092 C 

sgg- 

— manda legati a Pisa per solleci- 

tare soccorso di denaro, 1092 E. 

— gli si presenta Giovanni d’Au- 

stria, condannato a morte, per 
implorare da lui il perdono, 1098 
A sgg. 

— si dispone a partire da Genova, 

dopo aver quivi sedate le fazioni, 
1098 E. 

— suo imbarco , 1094 E, 1095 A. 

— suo arrivo e accoglienze in Pisa, 

1095 B. 

— assume il governo della città e 

nomina un vicario regio, 1095 
C. 

— si decide a soffocare i moti delle 

città ribelli, 1096 A-B. 

— emana un editto di bando contro 

parecchie città e persone potenti, 

1095 B-C. 

— si provvede di milizie pisane , 

1096 D. 

— lascia il governo di Pisa a Fran- 

cesco degli Ubaldini, 1097 C. 

— sua partenza da Pisa, 1097 D. 

— sceglie la via di mare, 1097 E. 




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INDICI SISTEMATICI 


— passa a Castiglion (<T Orcia), ' 

1097 E. I 

— sue disposizioni per un’eventuale 

battaglia, 1093 A. 

— si ferma non lungi da Siena , i 

1093 B. 

— arriva a Ponte Molle, 1098 E. 

— suo ingresso a Roma in 8. Gio- 

vanni Luterano, 1099 B. 

— fa rappresaglie in Roma : vuol 

impadronirsi dei luoghi occu- 
pati dagli Angioini, 1099 D. j 

— non riescendo ad avere l’ingresso 

al Campidoglio, ricorre all’ in- 
ganno, 1099 E, 1100 A. 

— fa venire a sè Annibaie Anni- 

baldi e con frode lo imprigiona, 
1100 B. 

— così ottiene l’ingresso al Campi- 

doglio da (Giovanni) fratello di 1 
Annibaie, non però senza san- ! 
gue, 1100 C-D. 

— battaglia datagli dalle milizie to- 

scane e sua vittoria, 1100 D-E. : 

— le sue truppe si abbandonano al 

bottino, 1100 E. 

— occupa definitivamente il Campi- 

doglio, 1101 A. 

— rappresaglie contro di lui per 

parte degli Angioini, 1101 Bsgg. 

— sue minacce contro i ribelli, 1102 

D-E. 

— tenta invano di occupare Castel 

S. Angelo, 1103 A. 

— veduta l’impossibilità di esser co- 

ronato in S. Pietro , domanda 
di esserlo in qualche altra chiesa 
di Roma, 1103 B. 

— manda un’ ambasciata ai cardi- 

nali in Roma , per sapere che 
cosa essi pensassero circa la sua 
incoronazione , 1103 C. 

— l’ambasciata spedita in Sicilia , ' 

ritorna a lui senza aver nulla 
concluso, 1103 C-D. 

— dopo molto tergiversare da parte 

dei cardinali , ottiene di essere 
incoronato altrove che in San 
Pietro, 1104 A-B. 

— viene nel locus di Santa Sabina, 

1104 B. 

— passa l’Àventino e va in Late- ! 

rano facendo spargere denari ; 
lungo la via, 1104 B-C. j 


— è incoronato da Niccolò (Martini) 

da Prato cardinale , legato apo- 
stolico , e vescovo di Yeìletii , 

1104 D. 

— depone sull’altare la spada e lo 

sondo, prima di ricevere lo scet- 
tro, 1104 D. 

— concede feste al popolo, 1104 E. 

— siede a banchetto coi cardinali, 

1105 A. 

— si rallegra delle sponsalizie di sua 

figlia Beatrice con Pietro d’A- 
ragona, stipulate nel palazzo di 
S. Sabina, 1105 À-B. 

— a regio nome viene preposte alle 

cose marittime Federico d’ Ara- 
gona, che Enrico VII conosceva 
quale nemico di re Roberto, 1105 

— permette che si ritirino dall’eser- 

cito quelli dei 6Uoi soldati galli 
(tedeschi) che già sono stanchi, 
o soffrono il clima, 1105 B-C. 

— chiamati a sè i cardinali, chiede 

pace al nemico: per dar quiete 
al popolo, ma senza voler avere 
l’apparenza d’abbandonar Roma 
come vinto, 1105 0. 

— si duole che Giovanni d’Angiò 

non voglia entrare in trattative, 
come n’era stato domandato dai 
cardinali, 1105 C. 

— per mezzo di Niccolò (Bonsignori) 

da Siena, fa annunziare al po- 
polo romano che egli si allon- 
tana da Roma, 1105 D-E. 

— il popolo e la plebe non vogliono 

che egli si allontani da Roma, 

1106 B. 

— i suoi soldati lo esortano a par- 

tire, 1106 C. 

— stabilisce di restare in Roma, 

1106 C-E. 

— a mezzo di nove popolani , si fa 

dare (?) denaro da nove ricchi 
romani, per accontentare i sol- 
dati galli (tedesohi), 11061). 

— lodato da Stefano Colonna per 

questa sua deliberazione, 1106 
D. 

— parecchi del suo seguito allonta- 

nandosi da Roma , egli non se 
ne sgomenta, ma dà nuovi or- 
dini per la difesa , 1107 A. 




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0BOHACA ASBESTO 


89 


— ha notizia della insurrezione di ! 

Ionico, 1107 B. 

— lo fa inseguire fino alle città fa- 

vorevoli a Giovanni d’Angiò , 

1107 0. 

— le sue schiere non potendo of- 

fendere quelle fuggenti di Gio- 
vanni d’Angiò, assale Capo-di- 
bue, lo prende ed incendia, 1 107 
C-D. 

— ritornato a Roma, fa pure incen- 

diare aloune case che (Giovanni 
d’Angiò) possedeva colà presso 
8anta Sabina, 1107 D. 

— stabilisce di dar un capitano al 

popolo nella persona di Giovanni 
Savelli, 1107 D-E. 

— rimanda in Germania Rodolfo 

duca di Baviera con molti Galli 
(Tedeschi), 1103 A. 

— temendo il calore estivo e la pe- 

stilenza, si ritira in Tivoli, la- 
sciando in Roma Giovanni Sa- 
velli ed Enrico di Fiandra, 1107 
E, 1108 A. 

— si rallegra della vittoria ottenuta 

presso Tiferno da Giovanni di 
Zecano sulle genti di re Roberto 
di Napoli, 1108 B. 

— viene a patti cogli Angioni, 1108 C. 

— ritorna in Laterano carico di 

prede, 1108 D. 

— riceve gran quantità d’oro da 

Federico d’ Aragona, 1108 D. 

— espone ai Colonnesi ed ai coman- 

danti del popolo il motivo della 
necessariasua partenza da Roma, 

1108 D-E. 

— parte da Roma, lasciando 400 

cavalieri a Stefano e Sciarra 
Colonna ed a Giovanni Savelli 
capitano del popolo, 1109 A. 

— non osano opporsi al suo pas- 

saggio le schiere nemiche, 1109 

A. 

— passa a Sutri: arriva a Viterbo, 

dove il popolo lo riceve con affe- 
zione, 1109 B. 

— va quindi in Todi, 1109 B. 

— pregato da quei di Todi di assa- 

lire Perugia, rifiuta, 1109 B. 

— alla mia uscita, quei di Todi gli 

chiudono le porte, 1109 B. 

— entrando nel territorio di Peru- 


gia, si impadronisce di Marsano 
che poi dà alle fiamme, 1109 C. 

— prende ed inoendia Castiglione, 

1109 C. 

— va in Cortona ; e poi in Arezzo 

dove riceve giuramento dì fedeltà 
anche da quelli del Santo Sepol- 
cro prima a lui ribelli, 1109 
C-D. 

— pone il suo campo a Montevarchi, 

1109 D. 

— incendia tutte le case fuori mura, 

ed assalta Montevarchi che cede, 
1109 D-E. 

— non permette che venga saccheg- 

giato, 1109 E, 1110 A. 

— va al villaggio di 8. Giovanni, 

dove eran fuggiti i villici dei luo- 
ghi vicini, e che tosto a lui si 
consegna, 1110 A. 

— va ad Incisa, villaggio nel Fio- 

rentino, 1110 B. 

— assale i 700 astati Fiorentini che 

a lui si appongono, 1110 B. 

— determina di muovere contro Fi- 

renze, 1110 C. 

— il suo esercito sotto il conte di San- 

ta Fiore ed Enrico di Fiandra 
vince i Fiorentini, 1110 C-D. 

— si aooosta con le sue truppe a 

Firenze, 1110 E. 

— gli si aggiungono parecchi capi- 

tani e primati toscani, 1111 A. 

— si affretta oolle nuove forze verso 

Firenze, devastando il territorio 
per cui passa, 1111 A. 

— sorprende Degone ( Diego della 

Ratta) con pochi armati in perlu- 
strazione e li mette in fuga, 1111 
B. 

— si ferma presso il tempio di 

S. Salvi, 1111 B. 

— cerca invano di azzuffarsi coi 
Fiorentini, 1111 D-E. 

— apprende i disastri toccati a 
Sciarra Colonna, 1112 B. 

— sua irritazione contro Roberto di 

Napoli, 1112 B. 

— fa devastare a ferro e fuoco i 

pressi di Firenze , 1118 B. 

— non potendo indurre i Fiorentini 

a battaglia decisiva, abbandona 
l’assedio, 1118 B-C. 

— si ferma a S. Oassiano facendo 


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40 


INDICI 8I6TE1CÀTICI 


devastare la campagna intorno, 

1113 D. 

le salmerie proseguono verso Siena 
per la via di risa, 1118 D. 
solennizza quivi il Natale, 1113 E. 
si reca a risa, stretto dalla pe- | 
nuria delle vettovaglie, e vi è 
freddamente accolto, 1113 E. 
manda Uguccicne della Faggiuola 
a sedare la ribellione dei Geno- 
vesi, 1114 A. ] 

dichiara Boberto di Napoli ne- i 
mico dell 9 impero e reo di lesa 
maestà, e lo condanna a morte, 

1114 B. 

condanna pure Giberto da Cor- 
reggio, 1114 B. 

pone al bando i Padovani come ri- 
belli , per la guerra da essi fatta 
a Cangrande della Scala, 1114 B. 
manda il fratello Balduino a pren- 
dere la figlia Beatrice e a levar 
uomini, 1114 C. 

si prepara ad entrar nel regno di 
Napoli per terra e per mare, 
1114 D. 

arma navi a Pisa e a Genova, 

1114 E. 

raccoglie fiscalmente denaro con 
malcontento del popolo, 1115 A. 
colpito da grave morbo, 1115 A-B. 
non ben guarito, esce, con l’eser- 
cito, da Pisa e move verso Siena, 
fermandosi in Castiglione, 1115 
C. 

si arresta a Buonconvento , per 
quindi assalir Siena, 1115 I). 
ripreso acerbamente dal morbo, 

1115 D. 

per impulso di Niccolò Bonsi- 
gnori ripiglia le armi, 1115 E. 
move contro Siena , ma recede 
tosto, 1116 A. 
muore, 1116 B-E. 
il suo corpo è tumulato nella 
cattedrale di Pisa, 1116 E. 
tumulti che accadono per la 
diceria corsa tra i Germani, che 
egli sia morto avvelenato nella 
comunione, 1117 A-B. 
varii sentimenti prodotti dalla no- 
tizia della sua morte, 1117 B-C. 
dalla Lombardia si dirige verso 
Soma, 1120 A. 


— pone un preside in Pavia, 1120 C- 

— pone il conte di Salebrus (Sala- 

burg) a suo vicario in Piacenza* 
1121 A. 

— dona Sondino al conte di Fora- 

gio (Fores), 1121 B. 

— rimette i Tizzoni in Vercelli, 

1121 E. 

— concede Vioenza a Cangrande, 

1123 C. 

— fa Guemieri di Ottemboreh (Hom- 

burg) suo vicario in Lombar- 
dia, 1185 B. 

— fa Nicolò (de* Maltraversi di 
Lozzo) suo vicario in Parma, 
1186 A. 

— muore, 1188 C. 

— dovea divenir suocero di (Pietro) 

figlio di Federico I di Sicilia, 
1151 B. 

— affida a Maffeo Visconti il reg- 

gimento di Milano, 1151 E. 

— la sua morte rallegra Firenze e 

Boberto di Napoli, 1155 A. 

— i Principi di Germania tempo- 

reggiano lungamente prima di 
eleggersi un re, 1169 C. 

— conseguenze che la sua morte 
ebbe in Genova, 1182 B. 

Enrico Malàcapella, vicent., cava- 
liere, esilio ripara presso i Pa- 
dovani, 1126 D, 1180 C. 

— insieme con Macaruffo de’ Maca- 

ruffi, prende parte alla rivolta di 
Vicenza contro Cangrande della 
Scala, 1172 C. 

— si salva in Padova, dopo la scon- 

fitta data da Cangrande ai Vi- 
centini esuli, 1174 C. 

Enrico Mklioranza, proscritto dal 
cugino Morando Panensaco, 984 
E. 

— s’impadronisce di Valdagno, 985 

A. 

— vinto dalle milizie Vicentine e 

condannato a morte, 985 A. 
Enrico Bavasino, fugge da Vicenza, 
ribellatasi ai Padovani, e ripara 
in Padova, 1070 D. 

— esule Vicentino, si unisoe ai Pa- 

dovani, 1180 C. 

Enrico Scbovegni, padovano, cava- 
liere, va ambasciatore a En- 
rico VII, 1072 E. 


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CRONACA CERRETO 


41 


— cade malato, 1078 A. 

Enrico oontk del Tirolo, v. Enrico 
duca di Oarinzia. 

(Enrico I) Langravio di Turingia 
aspira all’impero, 945 A. 

(Baiala) Inzola, castello del parmense ; 
ivi Giberto da Correggio è as- 
sediato dai Parmensi, 1082 B. 
(Eszola) Inzola, Gerardo. 

Epidemia, fa strage dell’ esercito ce- 
sareo sotto le mura di Brescia, 
1078 A-C. 

— attacca Galli ( — Tedeschi) e Ger- 
mani assedianti Bresoia, 1090 C. 

— per mezzo delle truppe di En- 

rico VII si propaga in Genova, 
1090 C sg. 

Epprstein, Gerardo. 
ab Equis, v. Cavalli. 

Eremita, v. Enrico il beato. 

Ette, villa padov. , vi muore Azzo Vili, 
1037 E. 

— verso di E. sono dirette le schiere 

Padovane, 1184 E. 


— vi stanno accampati i Padovani , 

1181 E. 

— contro di E. muove Cangrande, 

1176 0. 

— incendiato da Cangrande, 1177 

A-B. 

Este , famiglia marchionale, sua no- 
biltà, 1019 E. 

— palazzo Estense in Ferrara, 1020 

B. 

— ritornano signori di Ferrara, 1170 

C. 

— Aldobrandino, A zzone Vili, Fran- 

cesco, Fresco, Obizzo, Rinaldo. 
Euganei, colli, colloquio ivi avvenuto 
tra Cangrande e Giacomo da 
Carrara, 1179 D. 

— Padovani colà rifugiati, 1145 A. 
Euganee, sedi, così indicasi Padova, 

985 B. 

Ezzelino da Romano, domina in Vi- 
cenza, 984 B. 

— tiranneggia Padova, 1078 D, 1179 

C. 


F 


Faccio conte (di Donoratico), fi- 
glio di Gerardo, capo deli’ am- 
basceria mandata dai Pisani ad 
Enrico VIE in Genova, 1090 E. 
Faenza, ivi è il card. Napoleone Orsini, 
1026 C. 

Faggiuola, Francesco, Neri, Uguc- 
cione. 

Falconieri, famiglia fiorentina co- 
stretta ad esulare da Firenze , 
979 A. 

Federico (Il d’ Aragona) re di Sicilia 
figlio di Pietro III d’ Aragona, 
956 B. 

— sposa Leonora figlia di Carlo II 

di d’Angiò, 956 0. 

— gli è affidato il regno di Sicilia, 

956 E. 

— i suoi cognati Roberto d’Apulia 

e Filippo principe di Taranto, 
gli muovono guerra, 957 C. 

— riceve i loro ambasciadori, 957 D. 

— ripetuti suoi assalti contro gli 

Angioini, 958 A. 

— riceve ed accetta dichiarazione 

di guerra dagli ambasciadori di 
Filippo, 958 A. 


— lo sconfigge e fa prigioniero, 958 

B. 

— in disaccordo con suo fratello Gia- 

como, per la questione del re- 
gno di Sicilia ; si prepara a re- 
sistergli, 959 D-E. 

— • sua guerra sfortunata, 959 E. 

— atterrito dai successi di Carlo di 

Valois, 961 D. 

— cede a lui, e gli manda lettere 

con cui gli muove dolce rim- 
provero per questa guerra, come 
fatta a un consanguineo, 961 D. 

— lo prega di riconciliarlo con Bo- 

nifazio Vili, 961 D. 

— domanda un abboccamento a 
Carlo di Valois, che glielo con- 
cede presso Messina, 962 A. 

— suo convegno con Carlo di Va- 
lois, da cui riceve di ritorno le 
città che gli erano state prese, 
962 B. 

— per consiglio del Valois , manda 

alla Santa Sede ambasciatori, 
per ottenere l’ approvazione della 
pace conchiusa, 962 B. 

— in Roma, i suoi legati, col fa- 


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48 


XHDXOI 01 smuraci 


Tore di Carlo di Valois, sebbene 
avversati da Carlo d’ Angiò , 
concludono patti con Bonifa- 
zio Vili : Federico avrà il titolo 
di re di Trinacria, conservando 
il governo della Sicilia , che 
dopo la sua morte, passerà alla 
Chiesa, 962 C. 

— celebra con feste e oon banchetti 

la oonchiusa paoe, 962 D. 

— sno trattato di pace con Carlo II 

di ValoÌ8, 978 A. 

— - vince i cognati Roberto di Apnlia 
e Filippo di Taranto, 1000 C. 

— li fa prigionieri entrambi, 1000 

0-D. 

— secondo alcuni , papa Bonifa- 

zio Vili lo invitò a venire in 
proprio aiuto, 1002 C. 

— vuoisi ohe, tre giorni dopo la 

morte di Bonifacio Vili, venisse 
al lido italico, e se ne allonta- 
nasse poi, per timore di esser 
tradito, 1002 C. 

— tenta di unirsi con lui Bonifa- 

zio VITE a danno di Carlo II 
d’ Angiò, 1010 B. 

— rifiuta, ma per dimostrarsi grato 

al pontefice va ad Ostia, 1010 C. 

— manda un legato a Enrico VII 

in Genova, 1091 C. 

— per mezzo di Manfredo di Chiara- 

monte, tratta il matrimonio tra 
suo figlio Pietro e Beatrice figlia 
di Enrico VII, 1105 A. 

— da Enrioo VII viene preposto alle 

cose marittime, 1105 B. 

— invia grande quantità d’oro ad 

Enrico VII, 1108 D. 

— desidera ardentemente il matri- 

monio di suo figlio con Beatrice 
di Lussemburgo, 1114 D. 

— manda un ambasciatore a En- 

rico VII offrendogli aiuto di 
uomini e di denari in danno di 
re Roberto, 1114 D. 

— prepara la flotta nel golfo di Tra- 

pani, 1114 E. 

— appresa la morte di Enrico VII, 

accorre a Pisa, 1118 A. 

— cerca invano persuadere i pri- 

mati di Germania a rimanere 
in Italia, 1118 B. 

— ritorna in Sicilia, 1118 B. 


— assalito da Roberto di Napoli, 

1149 B. 

— dispone armi in Messina, 1150 A. 

— la sua flotta è impedita da tem- 

pesta, 1150 O-D. 

— tratta di pace con re Roberto: si 

abbocca con lui, 1150 D-1151 
A. 

— rimane in Sicilia, vantandosi di 

avere ingannato il nemico, 1151 
A-B. 

Federico d’Austria, f. di Alberto I, 
dà sepoltura al padre ucciso, 
1049 0*1050 A. 

— muove contro Giovanni d’Austria, 

uccisore del padre loro, 1050 B. 

— torna in Vienna, ivi. 

— pretende all’impero alla morte del 

padre, 1052 B. 

— aspira a succedere ad Enrico VII 

di Lussemburgo, 1169 G. 

— nell’aspirazione al regno , gli è 

competitore Lodovico il Bavaro, 
1169 0. 

— parteggiano per lui Filippo re 

d’Ungheria, ed Enrico duca di 
Garinzia, 1169 C. 

— colle preghiere e promettendo del- 

l’oro guadagna alcuni del con- 
siglio dei Bette Elettori, 1169 
D. 

— restando dubbia l’elezione, è in- 

terpellato il re di Boemia, che 
er antica legge aveva diritto 
i voto, quando gli altri sei 
elettori erano divisi a parità nei 
loro voti, 1169 E. 

— appoggiato da Enrico conte del 

Tirolo , ohe rimprovera a Gio- 
vanni re di Boemia di favorire 
Lodovico il Bavaro, 1170 A. 

— adirato, vorrebbe definire colle 
armi la questione, mentre Lodo- 
vico il Bavaro desidera la si com- 
ponga quietamente, 1170 B. 

Federico Colleoni, sottomette Ber- 
gamo ad Enrico VII, 1059 B ; 
Federico di Montefeltbo, figlio di 
Guido ? fuoruscito, va presso En- 
rico VII in Pisa, 1096 D. 

— lodato ; in Toscana con Enri- 

co VII, 1111 A. 

Federico della Scala, preside di 
Vicenza, 1125 E. 


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CBONÀOA vnSBTO 


48 


— a lai commetto la difesa di Ve- 
rona suo zio Cangrande, 1136 D. 

Fidbeico II di Svbvia, imperatore, 
muore, 944 C, 945 A. 

— dalla sua morte fino ad £nrico 

VII, la Lombardia non è sot- 
toposta ad alcun Cesare, 1054 A. 

— soffre la perfidia dei Lombardi, 

1063 C. 

— dall’epoca sua hanno principio 

le divisioni in Italia, 1077 B. 
Feltra, monti di; vi passa Enrico 
conte di Gorizia recandosi presso 
Cangrande, 1175 C. 

— signore, pretore ( ~ vicario im- 

periale) : Rizzardo da Camino. 
Ferrara, vi arrivano gli ambasciatori 
di Maffeo Visconti, 1020 A. 

— sede di Azzone Vili d’Este, 1028 

B. 

— oppressa da Azzone Vili, 1031 A. 

— caccia da 8erravalle e respinge 

nel Mantovano Botteeel la (Guido) 
Bonaccolsi ; dopo aver indarno 
assalita Ostiglia, ritorna a Fer- 
rara, 1031 D-E. 

— morto Azzone Vili, i Ferraresi 

vogliono la libertà, 1088 E. 

— venduta da Fresco d’Este ai Ve- 

neziani, 1039 C, 

— 9Ì avvicina Francesco d’Este, coi 

suoi, 1089 C. 

— il suo vesc. Guido (Cappello) da 

Vicenza, eccita il popolo a li- 
berarsi dai tiranni, 1089 C-D. 

— liberata da Fresco d’Eate e dai 

Veneziani, si governa colle pro- 
prie leggi, 1089 E -1040 A. 

— richiamati quanti Azzone Vili 

avea esigliato, 1040 A-B. 

— i Veneziani vi vogliono rimettere 

Fresco d’Este, 1040 B-C. 

— ri prepara a resistere, 1040 D-E. 

— stretta dalla flotta veneziana , 

1041 A sgg. 

— trattative con Giovanni Soranzo, 

1041 D. 

— costretta a scendere a patti, questi ! 

ri fanno coi rappresentanti di Ve- j 
nezia, alla quale resta il governo ! 
della città, 1041 D-1042 D. 

— chiestone il possesso dai legati 

pontifici Arnaldo abate di Tulles 
e Onobrio di Trebis, 1042 D-E. 


— Clemente V manda a difender 

Ferrara il card. Arnaldo Pela- 
grua, che invita all’impresa i 
vescovi, Pagano (della Torre) di 
Padova, ed Altigrado (Cattaneo) 
di Vicenza, 1044 C. 

— esercito colà mandato dai Vene- 

ziani contro il popolo ferrarese 
che stringeva Castel Tedaldo 
posseduto dai Veneziani, 1044 
D, 1045 A-B. 

— esercito vinto e flotta dei Ferra- 

resi bruciata dai Veneziani, 1045 
C. 

— vantaggi ottenuti contro i Vene- 

ziani, dai Ferraresi, e dal loro 
vescovo Guido (Cappello), 1044 
C-D. 

— ottenuta finalmente vittoria, il 

card. Arn. Pelagrua si ferma in 
Ferrara due mesi, e vi riforma i' 
magistrati, 1047 C. 

— gli Angioini la mantengono sog- 

getta al papa, 1054 C. 

— vi è ucciso Francesco marchese 

d’Este, 1138 B. 

— dopo la stragodei Veneziani, viene 

sottomessa alla Chiesa, 1170 C. 

— sotto la tirannia, prima di Dal- 

masio e poi del catalano Re- 
stauro, colà mandato dal re Ro- 
berto, 1170 C. 

— per opera di Rinaldo Boccam- 

pani si libera dalla tirannia di 
Restauro, 1170 C-D. 

— uccisione di Restauro e dei suoi, 

1170 D- 1171 A. 

— riceve con allegrezza Rinaldo ed 

Obizzo d’Este, 1171 A-B. 

— mercenari ivi assoldati dai Pado- 

vani, 1172 D. 

— vi si ritira, con quattro figli, 

Macaruffo de’Macaruffi, 1178 D. 

— vescovi: Guido (da Capello dei 

conti di Montebello). 

— signori e duchi: Aldovran- 

dino d’Este, Azzone Vili d’E- 
ste , Francesco d’Este , Fresco 
d’Este, Obizzo d’Este, Rinaldo 
d’Este, Roberto d’Angiò, Vene- 
ziani, Cardinal Arnaldo Pela- 
grua ; cfr. Clemente V. 

— governanti per re Roberto 

d’Angiò : Dalmasio, Restauro. 


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44 


INDICI SISTEMATICI 


— magistrature, Consiglio. 

— edifici : eastel Tedaldo , pa- 

lazzo pretorio, palazzo estense. 
Fekrario di Lanzate , f. di Guido ; 
il più giovane dei legati man- 
dati da Vicenza ad Enrico VII 
in Genova , muore in quella 
città, 1090 A. 

Ferrrti, Ferreto. 

Fseketo de 1 Ferrbti , vicentino , 
autore della Bistorta , 941-1182. 

— lattante al tempo della battaglia 

di Curzola, la quale avvenne 
82 anni prima ch’egli scrivesse, 
990 C-D. 

— ha casa in Vicenza, presso le mu- 

ra dalla parte d’oriente, 1069 E. 

— testimonio della rotta dei Pado- 

vani in Vicenza, 1069 E. 

— storioo vicentino, 1119 B. 

— notizie biografiche, 1128 D. 

— vede alouni Vicentini guariti mi- 

racolosamente dal b. Enrico (in 
Treviso), 1165 E- 1166 A. 
Fiandra, nella reggia di Filippo il 
Bello di Francia trovansi dei 
Fiamminghi, bene accolti, 997 A. 

— vinti e soggetti a tributo dal re 

di Franoia, 997 A-B. 

— in guerra con questo re, 998 B-C. 

— favoriti dalle intemperie, 997 C- 

-998 A. 

— ingiuriano Filippo il Bello rin- 

chiuso nel suo campo, 998 A. 

— sconfiggono colla loro fanteria, 

la cavalleria francese, 998 B. 

— risparmiano re Filippo, per reve- 

renza ai suoi antenati , e non 
volendo andasse estinta la pro- 
genie di Carlo (Magno?) , 998 B. 

— riprendono la guerra contro que- 

sto re, 1000 B. 

— fanno strage dei suoi eserciti , 

1000 B. 

— conchiudono una tregua per mezzo 

di un arbitrato, 1000 B-C. 

— Enrico, Guido, Roberto, Ugo, 

(Guido ?). 

Fiesco, Luca. 

Fiesole, spesso viene così ohiamata 
Firenze. 

(Figline) Figinum, vili, del Fioren- 
tino: vi sta Enrioo VII, 1110 B. 
Filippi, Bimone. 


' Filippo (Carlo Uberto?) (d’Angiò), 
re d’Ungheria, parteggia per 
Federico d’Austria aspirante al 
trono di Germania dopo la 
morte di Enrioo VII di Lussem- 
burgo, 1169 C. 

Filippo D’ANGiò,prìncipedi Taranto, 
è mandato dal padre ool fratello 
suo Roberto duca d’Apulia, in 
Sicilia contro il oognato Fede- 
rico d* Aragona, 957 C. 

— arriva a Messina, 957 D. 

— stabilisce il campo presso Tra- 

pani, 957 E. 

— manda nunzi a dichiaratela guerra 

ai re di Sicilia, 958 A. 

— sconfitto è fatto prigioniero, 958 B. 

— dal padre Carlo II, mandato colla 

fiotta in Sicilia; sconfitto, e fatto 
prigioniero da Federico d* Ara- 
gona, re di Sicilia, suo cognato, 
971 D, 1000 C. 

— viene a Roma col padre e col 

fratello, per proteggere Bonifa- 
zio Vili, 1010 B. 

— assiste alla consacrazione di Be- 

nedetto XI, 1011 C. 

— dal fratello re Roberto di Napoli 

viene mandato col nipote Carlo 
e con 1200 cavalieri, in aiuto 
ai Guelfi di Toscana, 1157 C-D. 

— va a Fucecchio coll’esercito, 1158 

C. 

— si accampa prima alla Cecina, 

poi in Val di Nievole, 1158 D. 

— cerca di far penetrare vettovaglie 

agli assediati Fiorentini, 1158 £, 
1159 A. 

— sue arti di guerra, 1159 A-B. 

— vinto in battaglia da Uguccione 

della Faggiuola, 1160 C. 

— fuggeoon pochi compagni, 1160 C. 
— Roberto di Napoli lo richiama 

da Firenze, 1161 G. 

(Filippo Courtenat) , v. Balduino 
(di Courtenay). 

Filippo III re di Francia, richiesto 
d’aiuto contro Pietro d’ Ara- 
gona, da Carlo d’Angiò, 958 B. 

— determina di aiutarlo, 954 A. 

— pregato di astenersene da Pie- 

tro III di Aragona, 954 A. 

— si reca a Bordeaux, luogo scelto 

per il € duellum > in cui doveva 


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CRONACA FERRETO 


45 


deciderai la lotta tra Carlo d’ An- 
giò e Pietro di Aragona, 054 A. 

— sua guerra in Aragona, 954 C-D. 

— muore, 954 D. 

Filippo IV, il Bello, re di Fran- 
cia, paciero nella lotta tra Car- 
lo II d'Angiò e Pietro III d’A- , 
ragona, 955 E. j 

— scomunicato da Bonifacio Vili, ! 

997 A. i 

— tua guerra in Fiandra, 997 A-B. 1 

— pone il campo a Brugges, 997 B. 

— combatte contro Ugo ( Guido?) | 

conte di Fiandra, 997 C. i 

— ha contro di sé anche le intem- ! 

pene, 997 C, 998 A. 

— ingiuriato dai Fiamminghi, 998 A. 

— ordina al comandante dei suoi 

* cavalieri, di espugnare la città 
assediata, 998 A. 

— sconfitto totalmente dalla fanteria 

dei Fiamminghi, 988 B. 

— risparmiato dai Fiamminghi, 998 

B. 

— fugge in Francia, 993 B. 

— raduna un nuovo esercito per 
ricominciare la guerra, 998 C. 

— assolda mercenari, 993 C. 

— prende in imprestito una quan- 

tità di denaro non volendo, per 
questa guerra accrescere le im- 

♦ poste, 993 C. 

— per mezzo di ambasciatori do- 

manda aiuto a Bonifacio Vili, 
999 A B. 

— Bonifacio Vili trova pericoloso il 

mandargli denari da Roma, 999 

E. 

— ottiene da Bonifacio Vili le primi- 

zie dei prodotti del suo regno da 
restituirsi fra tre anni, 1000 A-B. 

— con avversa fortuna riprende la 

guerra colla Fiandra, avvicinan- 
dosi l’inverno, 1000 B. 

— consigliato da Guglielmo re d’In- 

ghilterra n da Teobaldo conte di 
Borgogna , affida loro la deci- 
sione della controversia , 1000 
B-C. 

— ritorna con pochi soldati in Fran- 

cia, 1000 B. 

— da Carlo d’Angiò riceve amba- 

sciatori, ohe gli chiedono aiuto 
nella lotta tra Boberto e Filippo 


d’Angiò e Federico di Aragona, 
re di Sicilia, 1000 D. 

— manda a Roma Carlo di Valois, 

1000 D. 

— richiesto da Bonifacio Vili della 

restituzione del soccorso da lui 
avuto, e di cui egli vuol conti- 
nuar a godere, 1001 A. 

— ottiene la dilazione di un anno 

alla restituzione, 1001 A. 

— riceve ambasciatori da Bonifa- 

cio Vili, richiedente la restitu- 
zione delle primizie avute da lui 
in soccorso, 1001 B. 

— adirato, li rimanda con acerbe 

parole, 1001 D-E. 

— riceve lettere dal papa, 1002 A. 

— scomunicato, 1002 A. 

— sa che i Colonnesi furono oaeciati in 

esilio da Bonifacio Vili, 1002 D. 

— induce Sciarra Colonna a prepa- 

rare la rovina di Bonifacio Vili, 
1002 D. 

— Sciarra Colonna gli comunica il 

piano della congiura ordita con- 
tro Bonifacio Vili : a Soiarra si 
unisce Guglielmo Nogaret, pre- 
fetto della milizia regia, con 300 
cavalieri, 1003 B. 

— vengono a lui Nicola (Boccasini) 

e Giov. di Murro, legati di Bo- 
nifacio Vili, per combinare la 
pace tra lui e il re (Edoardo I) 
d’Inghilterra, 1010 C-D. 

— temendo che Benedetto XI rin- 

novi contro di lui la scomunica 
lo fa morire di veleno, 1018 A-B. 

— Pietro Colonna lo avverte degli 

indugi frapposti alla elezione del 
successore a Benedetto XI, e lo 
prega ad interessarsene, 1014 C. 

— a Pietro Colonna commette di 

adescare coll’oro e colle pro- 
messe i cardinali, 1014 D. 

— riceve lettere da Giacomo e Pietro 

Colonna, che gli annunziano la 
elezione del vescovo di Bor* 
deaux a papa, 1015 B. 

— il vescovo di Bordeaux gii an- 

nunzia la propria elezione al 
pontificato, 1015 B. 

— pregato da Pietro Colonna di pe- 

rorare la causa dei Colonnesi 
presso Clemente V, 1015 D. 


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48 


INDICI SISTEMATICI 


— Clemente V lo scioglie dalia sco- j 

mimica, 1016 B. I 

— partecipa del bottino dei Tem- , 

piati aboliti e scomunicati da 
Clemente Y, 1017 C. ' 

— muore per la morsicatura di un 

serpe, 1018 B. 

— fa pratiohe di amicizia fra Cle- 

mente V e Enrico VII, 1058 E. 

— muore, dopo aver fatto morire due 

nuore per adulterio, chiudendo 
nel chiostro la terza ricono- 
sciuta innocente, 1188 B-C. 

— eccita sua sorella (Margherita) a 
uerreggiare il marito di lei (E- 
oardo I) re d’Inghilterra, per 

costringer questo a lasciare il 
regno al figlio ( Edoardo II ) , 
1188 C. 

— ottiene da Clemente Y la con- 

danna dei Templari, 1188 C. 
Filippo V re di Francia (v. Baro- 
lus), si adopera perchè sia eletto 
un Francese a successore di Cle- 
mente V, 1166 C. 

— esorta molti prelati a trovarsi al 

concilio generale convocato in 
Vienna di Provenza, 1169 A. 

— desidera che siano abbruciate le 

ossa di Bonifazio Vili, 1169 A. 
Filippo di Savoia, principe di La- 
cedemonia (Acaia), con cento 
cavalieri segue Enrico VII nella 
sua spedizione italiana, 1057 E. 
Filippo di Valois , f. di Carlo di 
V. ; re Roberto lo invita in Italia 
oontro Maffeo Visconti e in fa- 
vore dei Torriani, 1158 A. 

— assedia (Milano); corrotto, ne 

parte, dopo un abboccamento con 
Marco Visconti, 1158 A. 

— figlio di Carlo di Valois: sta con 

soldati presso Vercelli, 1158 B. 
Filippone conte di Langosco, si- 
gnore di Pavia, è favorevole ad 
Alberto Scotto, 1019 D. 

— signore di Pavia, 1054 B. 

— conviene a Lodi con altri signori, 

per opporsi alla calata di En- 
rico VII, 1054 E. 

— si stacca dalla congiura, 1055 D. 

— raggiunge Enrico VII a Torino 

con molti cavalieri, 1057 0. 

— da Antonio di Fissiraga è tratto 


nella congiura di Glftfto della 
Torre, 1061 A-B. 

— invitato a un abboccamento da 

Enrioo VII, 1066 E. 

— riceve Enrico VII in Pavia, 1085 

B. 

— ripreso il dominio della sua pa- 

tria, invita a sè le genti di re 
Roberto per sterminio dei Ghi- 
bellini, 1092 A. 

— occupa Pavia, 1120 C. 

— nemico di Maffeo Visconti, e 

amico dei Torriani e di Alberto 
Scotto, 1120 C. 

— preparasi a vendicare quest’ultimo, 

1121 A. 

— fatto prigioniero da Galeazzo Vi- 

sconti, 1121 B-O, 1151 E, 1152 
E. 

— muore, 1121 D. 

Santa Fiore, (conte Tebaldo). 
Firenze, Fiesole, Carlo I d’Angiò doma 
il popolo di Firenze , 980 D. 

— nobili e popolani di Firenze, pre- 

gano Carlo di Valois di ricom- 
porre in pace quella città, 960 B. 

— vi si propagano le fazioni dei 

Bianchi e Neri, 978 C. 

— accoglie Carlo di Valois, 9T7 A. 

— assai male trattata dal Valois, 

977 B-E. 

— insurrezione contro Corso Donati, 

che è ucciso : esigilo dei Guelfi, 

978 B-979 B. 

— Benedetto XI scomunica Firenze, 

perchè non volle richiamare dal- 
l’esilio Vieri de* Cerchi, 1012 
E, 1018 A. 

— favorevole ai Neri, dopo che ne 

era stato oacciato Corso Donati, 
1024 C. 

— conquistata poscia dai Bianchi, 

1024 C. 

— i Fiorentini (Neri) tentano rimet- 

tere i loro amici nelle rispettive 
città, 1024 D. 

— trattano con Carlo II d’Angiò, 

ohe loro invia Roberto duca di 
Puglia, 1024. E. 

— spedizione contro Pistoia, ivi. 

— i duci e i magistrati Fiorentini 

ricevono ordine da Clemente V di 
togliere l’assedio da Pistoia e di 
mandargli ambasciatori, 1025 C. 


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CRONACA FERBBTO 


47 


— continuano più. violento l’assedio 

di Pistoia, 1025 D. 

— abbandonati da Boberto d’Angiò, 

radunano una gran quantità di 
cavalieri Bolognesi, 1025 D. 

— scomunicati da Clemente Y perchè 

disobbedienti ai suoi ordini, 1025 
E. 

— costringono Pistoia alla resa dopo 

18 mesi d’assedio, 1027 B-C. 

— l’esercito fiorentino ritorna in Fi- 

renze, 1027 D. 

— si regge a governo popolare , 1054 

C. 

— rifiuta di far atto di sudditanza 

a Enrico VII, 1059 C. 

— eooita Brescia alla ribellione , 

promettendo sussidi, 1071 C. 

— odiando Enrico VII non manda 

legati alla dieta da lui raccolta 
in Pavia, 1086 C. 

— accede a 1 la lega di altre città to- 

scane contro Enrico VII, 1092 C. 

— posta al bando dell’ impero da 

Enrico VII, 1096 C. 

— manda 700 astati in Incisa, perchè 

si oppongano ad Enrico VII , 
1110 B. 

— i soldati di F. seguono da lon- 

tano Enrico VII , che si avanza 
verso la città, 1110 0. 

— resistono alquanto al conte (Te- 

baldo) di Santa Fiore, ma fug- 
gono al sopravvenire di Enrico 
di Fiandra, 1110 0. 

— dubbiosa sul da farsi allorché si 

accostava alla città Enrico VII, 

1110 E. 

— Degone ( Diego della Batta ) gli 

anima alla resistenza , 1110 E. 

— Enrico VII giunge sotto le mura 

di Firenze, 1111 B. 

— si preparano alla difesa, 1111 C. 

— per ordine di Degone (Diego) si 

dispongono fuori della città , 

1111 C. 

— alla vista dell’esercito nemico, si 

arretrano, 1111 D. 

— ivi accorrono soldati da varie 

città, 1112 B-C. 

— non osano venire alle mani ,1112 

E. 

— hanno la peggio in una scaramuc- 

cia sotto le mura, 1112 E. 


| — i pressi della città sono devastati 
a ferro e fuoco, 1118 B. 

— vari! attacchi, per opera di gio- 

vani irrequieti, 1118 A. 

— un piccolo presidio fiorentino colto 

fuori delle mura è battuto, 1118 
B. 

— Enrico VII, vedendo che ogni 
cosa gli riusciva a male, e che 
1* inverno si approssimava , si 
deoide a lasciar l’assedio, 1118 
B-C. 

— relazioni amichevoli con Bolo- 
] gna, 1122 D. 

— aiuta i Padovani contro Can- 

grande, 1183 E. 

— i Padovani ne chiedono aiuti , 

I 1147 B * 

I — favorisce i nemici di Maffeo Vi- 
sconti in Lombardia, 1152 A. 

— assolda Simono della Torre, 1158 

D. 

— lieta della morte di Enrico VII 

di Lussemburgo, 1155 A. 

— teme di Uguccione della Faggiuola, 

, 1155 B. 

| — domanda a Boberto d’Angiò l’a- 

iuto di un principe, 1155 B. 

— v’arriva Pietro d’Angiò , detto 

Tempesta, fratello di Boberto di 
Napoli, 1155 C. 

— vi fuggono i Guelfi di Lucca , 

cacciati da Gastruooio divenuto 
signore di questa città, 1156 B. 

— eccita i Guelfi oontro i Ghibellini 

di Lucca , 1156 C. 

— incoraggia i Guelfi di Montecatini 

a resistere ai Ghibellini di Fran- 
cesco della Faggiuola, 1157 B. 

— condottieri a Montecatini : . . . di 

Lanlzosa (Pino della Tosa?) e 
Bertoldo da 8. Miniato, 1160 E. 

— lutto di Firenze per la sconfitta 

di Montecatini, 1161 B. 

— vescovi: (Andrea Mozzi). 

— edifici: palazzo pretorio. 
Fiorkno di Poncarali, preso in 

ostaggio da Enrico VII fra i 
Guelfi di Brescia, 1081 C. 
Fissiraga, Antonio. 

(Fores) Foragio, (Giovanni). 

; Forese (Donati), ferito, in occasione 
della cacciata dei Cerchi da Fi- 
I renze; decollato, 977 C-D. 


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46 


INDICI SISTEMATICI 


Forlì, no è esule Cecco degli Ordelaffi, 

1163 E. 

— ritorna sotto Ceoco degli Ordelaffi, 

1164 B-C. 

— signori: Cecco degli Ordelaffi. 
Forma, Ponte de la, v’arriva En- 
rico VII di Lussemburgo venuto 
a Roma per la sua incorona- 
zione, 1104 B. 

Fbanceschino da Riva, sta per i Pa- 
dovani contro Oangrande, 1130 
C. 

Francesco d* Assisi S., regola di, 970 
A. 

— il suo corpo è conservato in As- 

sisi, 1012 C. 

Francesco da Campofiorito, cardi- 
nale, prende parte al conclave 
per la elezione di Benedetto XI, 
1011 D. 

Francesco d’Estk, esigliato da suo 
fratello Azzone Vili, 1081 A, 
1087 C. 

— nel Polesine , assale Rovigo e i 

luoghi vicini, 1087 C. 

— va a Padova e a Treviso, ivi. 

— nemico al fratello Azzone, 1087 D. 

— persuade il fratello Aldobrandino 

a tentar la presa di Ferrara, 
dopo la morte di Azzone Vili, 
1033 A-B. 

— dicesi aver strozzato il fratello 

Azzone in Este, 1038 C. 

— invade il Polesine, 1088 C. 

— offeso a parole dal nipote Fresco 

d’Este, 1038 C. 

— a Venezia, e a Ravenna, 1083 D. 

— assolda genti, e chiama a sè Gen- 

tile Orsini, 1088 D-E. 

— muove contro Fresco d’Este , e 

Ferrara, 1089 A D. 

— si avvicina a Ferrara, 1039 C. 

— vi è ricevuto come cittadino dal 

popolo già libero, 1040 A. 

— nemico a Salinguerra pel possesso 

di Massa, 1040 E. 

— il card. Arnaldo Pelagrua gli af- 

fida P incarico d’impedire ai Ve- 
neziani il passo del Po, 1045 D. 

— va in aiuto dei Padovani , 1130 

A. 

— ucciso, 1188 B. 

— sua moglie e i suoi figli vanno 

in esigilo a Rovigo, 1133 B. 


Francesco della Faggiuola, figlio 
di Uguocione, è dal padre man- 
dato pretore dei Ghibellini di 
Lucca, 1156 G. 

— adolescente valoroso, 1159 C. 

— unito cogli esuli Ghibellini di 

Toscana, con molti Pisani, Luc- 
chesi ed Aretini, va oltre la Nie- 
vole ed esamina l’esercito di Pie- 
tro d’Angiò, 1159 C-D. 

— sua arte di guerra, 1159 E. 

— ferito a morte nella battaglia di 

Montecatini, 1159 E, 1160 A. 

— il padre ne piange la morte, 1160 

D. 

— fatto seppellire in Pisa, 1161 A. 
Francesco Gaetani, cardinale, prende 

parte al conclave per la elezione 
di Benedetto XI, 1011 D. 
Francesco Menabovi , esigliato da 
Ferrara, come aderente a Fresco 
d’Este, 1040 B. 

Francesco della Mirandola, offre 
la signoria di Modena a En- 
rico VII, 1059 B. 

— Enrico VII gli dà il governo di 

Modena, 1154 B. 

— favorito da Oangrande della Scala 

e da Maffeo Visconti, 1154 C. 

— podestà di Verona, 1154 D. 
Francesco di Morgano, trevigiano, 

si unisce ad Antonio e Niccolò 
di Roverio che trattano segreta- 
mente con Oangrande, per con- 
segnargli Treviso, 1180 B. 
Francesco della Torre , figlio di 
Guido, segue Enrico VII nel suo 
viaggio a Roma, 1060 C. 

— erede di suo padre Guido, 1120 B. 
Francesco conte degli Ubaldini . 

ha da Enrico VII il governo di 
Pisa, 1097 C. 

Francia, re, s. Luigi IX, Filippo IH, 
Filippo IV il Bello , Luigi X, 
Filippo V. 

Frangbri, Arnaldo. 

Fbassa Altichino, figlio di Pietro; 
cerca rifugio presso il vescovo di 
Padova, 1186 D. 

— ucciso da Niccolò da Carrara, 

1186 E. 

Frati minori , convento in Padova 
dove è sepolto Bardelone Bonac- 
colsi, 998 C. 


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CROSTACI. FEBRETO 


49 


— toro convento m Genova: ivi se- 

polta la moglie di Enrico VII, 
1090 C. 

— loro convento in Monte Tremiti 

di Àpuli», 967 B. 

— lóro chiesa dedicata alla Vergine 

in Boma, 1100 D. 

— un sacerdote degli ordini minori 

dà soccorso e consiglio al gio- 
vane Giacomo di Oahors che fu 
poi papa col nome di Gio- 
vanni XXII, 1167 B. 

Frati Predicatori , loro convento in 
Pisa, dove avrebbe dovuto essere 
sepolto Enrico VII, se non fosse 
corsa certa fama sulla causa di 
sua morte, 1116 E. 

— loro tempio di s. Domenico in 

Boma, 1018 B. 

— loro convento in Verona ; ivi è 

sepolto Valerano di Lussemburgo, 
1075. 

— alla Minerva in Boma, 1100 E. 

— un frate domenicano avvelenò 

Enrico VII, secondo una diceria 
diffusa in Germania, 1116 D. 
Fréjus, vescovi: Giaoomo (Duèse) 
di Gahors. 

Prisco d’Este, succede al padre As- 
sono Vin nel governo di Fer- 
rara e dominio, 1087 D. 


Oabii colles, v. Gavi. 

Gaboardo Scboveoni , esule padov. , ri- 
para presso Oangrande, 1127 E. 

Gadda Gambacorta, nei suoi orti En- 
rico VII emana l’editto di pro- 
scrizione contro i nemici del- 
l’impero, 1096 0. 

Gabtahi , marc hese, nipote di Boni- 
facio Vili, è assalito nel suo 
palazzo dai congiurati contro il 
papa, 1004 B. 

— lasciato in libertà, 1004 0. 

— Benedetto, Francesco, Giacomo. 

Gitasi, Venefico. 

Gazassimo, pretore (podestà) di Vi- 
cenza, 1182 G. 

Galeazzo Visconti , primogenito di 
Maffeo, 1020 A, 1121 G, 1158 B. 

— imo padre domanda in isposa per 

lui Beatrice sorella di Azzo Vili 

4 » Indici titUmaUci. 


— assalito dal popolo ferrarese, 1088 

E. 

— lo vince, 1089 A. 

— assalito da Francesco d’Este suo 

zio, 1089 A-B. 

— chiede soccorso ai Veneziani , 
1089 B. 

— cacciato dai Ferraresi insorgenti, 

1089 E, 1040 A. 

— condannato all’ esigilo, 1040 B. 

— eccita di nuovo i Veneziani contro 

Ferrara, ivi. 

— - chiuso nel Gastei Tedaldo, 1040 
C-D (cfr. 1039 E). 

— battuto da Giacomo Quirini, per 

lagnarsene va a Venezia, dove 
muore, 1045 A. 

Frescobaldi, famiglia nobile fioren- 
tina ; parte da essa presa nelle 
guerre interiori, 979 A. 

Frinì! , i Friulani visitano la tomba 
del beato Enrico in Treviso , 
1165 B. 

Fucecchio, vi cercano ricovero i Guelfi 
cacciati da Oastruccio, divenuto 
signore di Lucca, 1156 B. 

— vi giunge Filippo , principe di 

Taranto, coll’esercito , 1158 C. 

— ivi Enrico VII, 1158 C. 
Funerali, fatti solennemente nel Vati- 
cano a Bonifacio Vili, 1009 B . 


d’Este , offerta già dal proprio 
padre ad uno dei figli di Allerto 
Sootto, 1020 A-B. 

— sposa Beatrice d’Este, 1020 C. 

— riceve avviso dal padre di met- 

tere in salvo le ricchezze e quindi 
di fuggire dalla patria (Milano), 
1021 D. 

— fugge a Bergamo con 200 cava- 

lieri mercenari, 1021 D. 

— aiuta Francesco d’Este, ohe vuol 

rientrare in Ferrara, 1089 G. 

— stringe amicizia coi figli di Guido 

Tornano, 1060 E. 

— guida la gente di Enrico VII 

contro i Torriani, 1062 A. 

— riceve il governo di Piacenza , 

levatone Pietro del Mesa, 1082 C, 
1082 E. 

— con buon nerbo di truppe, si uni- 


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50 


INDICI SISTEMATICI 


eoe a Goffredo pistoiese vicario 
imperiale in Cremona, 1092 B. 

— governa Piacenza, in nome del pa- 

dre Maffeo, 1121 C. 

— fa prigione Filippone di Lango- 

bco, 1121 C-D. 

— muove contro a Filippo di Valois, 

1158 B. 

Galeotto Malaspina , Enrico VII 
gli affida il governo di Brescia, 
1081 D. 

— fa uccidere 800 plebei (di parte 

guelfa) per incitamento dei Ghi- 
bellini, 1082 A. 

Galvano Lancia , ambasciatore di 
Federico II re di Sicilia presso 
Enrico VII, 1091 B. 
Gambacukta, Cosso, Gadda. 
Ganzerà, Sigonfredo. 

Garda, lago di, v. Benaco. 

Gastone della Torre , arcivescovo 
di Milano, rientra in Milano per 
volere di Enrico VII, 1058 C-D. 

— presiede alla cerimonia della in- 

coronazione di Enrico VII in 
Monza, 1060 B. 

— patriarca di Aquileia, 1158 C. 
(Gavi) Gabii colle», Enrico VII vi 

passa per andare a Genova , 
1088 A. 

(Gaville), v. (Tessa) libertini. 
Gazone, Cazino. 

Genova, loro valore militare, 985 B. 

— sconfiggono i Veneziani, 985 B. 

— origine delle discordie coi Vene- 

ziani, 985 C. 

— sanguinosa vittoria a Curzola, 

988 E. 

— sue perdite in questa battaglia, 

989 B. 

— pace con Venezia, 990 C. 

— ivi Enrico VII, 1085 B. 

— dieta indetta ivi, 1087 B. 

— manda oratori a Enrico VII , 

1087 E. 

— splendida accoglienza fatta ad En- 

rico VII, 1088 A-C, 

— danno la signoria della città ad 

Enrioo VII, 1088 0. 

— aitata dalle fazioni civili, 1088 

— vi infierisce una malattia conta- 

giosa, portatavi dalle truppe di 
Enrico VII, 1090 C-D. 


— sue angustie per la presenza di 

Enrioo VII, 1092 O-E. 

— si ribel la a Enrioo VII, 1114 A. 

— Enrico VII prepone ai Genovesi 

dapprima Guglielmo (errore per 
Giberto) di Aspromonte, e poi, 
ribellandosi essi, Uguocione della 
Faggiuola, 1114 A. 

— rinomata per quantità di navi, 

1114 E. 

— sottoposta Boberto d’Angiò, che 

se ne impadronisce a mezzo dei 
Grimaldi, 1180 E. 

— esuli i Doria e gli Spinola , la 

combattono coll’ aiuto dei duchi 
(signori) di Lombardia, 1180 E- 
-1182 A. 

— descrizione geografica di Genova; 

suo commercio, 1182 A. 

— dopo la morte di Enrioo VII, è 

retta dai Doria; vanno esuli i 
Grimaldi, 1182 B. 

— magistrature: abate del po- 

polo, consiglio. 

— chiese: convento dei frati mi- 

nori. 

— edifici: palazzo pubblico, pa- 

lazzo di Lampa Doria. 
Gentile (da Montepiorb), frate mi- 
nore, cardinale, prende parte al 
conclave per la elezione di Be- 
nedetto XI, 1011 E. 

Gentile Orsini , cognato di Fran- 
cesco d’Este , lo aiuta con uo- 
mini ed armi, 1088 D-E. 

— entra nel suburbio di Ferrara, 

1089 C. 

— ferito a Boma, 1102 A. 

— è invitato dal pontefice a non 

molestare Enrioo VIE , 1102 B. 
Gentile , plebeo modenese : suoi ac- 
cordi con Sassuolo da 8assuolo 
per liberar Modena dalla domi- 
nazione di Azzone d’Este, 1028 
D. 

(Gerardo di Benars), arcivescovo di 
Colonia, accompagna Enrico VII 
in Italia, 1058 A. 

— consiglia ad Enrioo di alternare 

la mitezza alla forza, in ri- 
guardo ai rivoltosi italiani, 1063 
C. 

Gerardo da Camino , prefetto di Tre- 
viso, 974 B, 1129 C. 


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CRONACA FERRETO 


51 


Gerardo conte (di Donoratico), la 
imoglie di lui è condannata a 
morte da Cario I d’Angiò^ vin- 
citore di Còrradino, 1090 E. 
padre di Faccio, ivi. 

Gerardo da Enzola, parmense, lo- 
dato: fatto da Enrico VII suo 
vicario in Parma, 1078 D. 

— aiuta Guglielmo de’ Bossi a cac- 

ciare da Parma Giberto da Cor- 
reggio, 1122 0. 

— reggente Padova per Enrico VII, 

ne diventa poi podestà, 1124 C. 
Qxba&do (di Eppenstein), arciv. di 
Magonza , sua astute condotte 
nell’ occasione dell’ elezione del 
re di Germania, 968 0. 

— ripreso da Alberto d’Austria, per- 

chè non gli avea dato il suo voto 
nell’elezione, 965 A. 

— incita Alberto d’Austria a far 

guerra al re di Germania, 990 E. 

— lo tradisce, 991 D. 

— fatto prigioniero da Alberto d’Au- 

stria, 994 B. 

— liberato, 994 C-D. 

— si dice morto di veleno, 994 C. 
Gerardo Iosano, cremonese, giusti- 
ziato in Castiglione (delle Sti- 
viere) in pena della ribellione di 
Cremona, 1082 A. 

Gerardo da san Lupidio, preposto 
da Pietro d’Angiò ai Guelfi di 
Lucca, 1155 0. 

— temendo della plebe ristabilisce 

in Lucca i Ghibellini esuli, 1155 
D-1156 A. 

Gerardo Pboti, vioent., ucciso in 
battaglia dai Padovani, 1126 B. 
Germania, (i Germani vengono tal- 
volta dal F. appellati Galli), 
Così anche Guamieri di (Hom- 
burg) Ottemburch è detto gallo, 
1092 B. 

— non se ne allontana Alberto II 

d’Austria, 1148 A. 

— ivi è una moltitudine di principi 

scambievolmente invidiosi, 1050 

0 . 

— i principi vi hanno il diritto d’e- 

leggereil re di Germania, 1052 B. 

— discordia fra detti principi, dopo 

la morte di Alberto d’Austria, 
ivi. 


— il gallico (cioè germanico) idioma 

è parlato dal vicentino Bigon- 
fredo Ganzerà , proveniente da 
Cipro , per non farsi conoscere 
in Vicenza sua patria, 1065 D. 

— Germani combattenti nell’assedio 

di Brescia, portano sulle aste la 
teste di Tebaldo (Brusati), 1074 
D. 

— principi galli e germani con En- 

rico VII, 1056 A, 1071 E. 

— Germani combattono in Milano, 

1062 B - 

— Germani e Galli all’ assedio di 

Bresoia, 1074 B-C, 1075 C. 

— la Gallia ( = Germania) è regione 

fredda e settentrionale, 1078 E, 
1079 B. 

— Germani e Galli all’ assedio di 

Bresoia, attaccati dall’epidemia 
in causa delle condizioni atmo- 
sferiche, 1090 G. 

— Galli con Enrico VII in Boma, 

1106 D-E. 

— Germani, in gran numero deside- 

rosi di ritornare in patria, la- 
sciano Enrico VII in Boma, e 
seguono Bodolfo di Baviera che 
ritorna in Germania, 1108 A. 

— Galli e Germani con Enrico VII 

sotto Firenze, 1112 E, 1118 B, 
1118 E. 

— in Pisa, loro dolore per la morte 

di Enrioo VII, 1117 B. 

— non accettano i larghi stipendi 

offerti dai Pisani, e tornano in 
Germania, 1118 B. 

— Galli e Germani assoldati da 
Uguccione della Faggiuola, 1155 
B, 1160 B. 

— re: Bodolfo I d’Austria, Adolfo di 

Nassau, Alberto d’Austria, En- 
rico VII di Lussemburgo, Fe- 
derico d’Austria , Lodovico il 
Bavaro. 

— cfr. Vandali. 

Gerra, Pietro. 

Gerusalemme, re: Carlo II d’Angiò. 
Ghibellini , Qibolengi , teli sono gli 
Interminelli di Lucca, 979 B. 

— esuli modenesi, richiamati in pa- 

tria dopo che questa si liberò da 
Azzone d’Este Vili, 1080 C. 

— oapi ghibellini non sono rimessi 


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m 


INDICI SISTEMATICI 


in Modena insieme oogli altri 
esuli, 1080 C. 

— dall’epoca di Federico II hanno 

principio le divisioni in Italia, 
1077 B. 

— esaltati da Enrico VII, 1077 B. 

— esortano Galeotto Malaspina a far 

morire d’inedia e di dolore 800 
plebei ribelli Cremonesi , 1082 
A. 

— Can grande della Scala « imperii 

zelator », 1087 C. 

— di Genova, 1088 E. 

— dolenti per la morte di Enrico VII, 

1117 

— cooperandovi i signori Ghibellini, 

Passerino (Binaldo) Bon accolsi 
ottiene il dominio di Modena , 
1122 D. 

— di Brescia, 1128 E. 

— di Padova, 1127 C. 

— di Vicenza, 1181 E. 

— origine di questa fazione ; diventa 

in fine odioso il nome ghibel- 
lino, 1181 E. 

— famiglia Tizzoni di Vercelli, 1152 

E. 

— di Reggio, cacciatine, 1154 A. 

— di Pisa, nemici dei Guelfi di To- 

scana, 1155 A. 

— esigliati da Lucca, tentano di rien- 

trare in patria, 1155 C. 

— ristabiliti in Lucca per opera di 

Gerardo da s. Lupidio, preposto 
ai Guelfi da Pietro d’ Angiò, 1155 
D, 1156 A. 

— durano poco tempo in pace coi 

Guelfi, 1156 A. 

— si impadroniscono di Lucca con 

Castruccio, 1156 B. 

— da Monteoatini li cacciano i Guelfi 

esuli da Lucca, 1156 B. 

— temendo dei Fiorentini a cui si 

erano rivolti gli esuli Guelfi, 
fanno lega con Pisa, 1156 C. 

— ad essi è mandato pretore Fran- 

cesco figlio di Uguccione della 
Faggiuola, 1156 C. 

Ghibebti, Giovanni Quirico. 
Giacomo d’ Aragona, succede al pa- 
dre Pietro HE nel regno d* Ara- 
gona, 956 E. 

— invidioso dei successi del fratello 

Federico di Sicilia, 958 D-I L 


— esortato da Carlo II d’ Angiò a 

ricorrere alla Santa Sede, 959 A. 

— riceve ambasciatori da Carlo Q 

d’ Angiò, 959 B. 

— rifiuta di combattere suo fratello 

Federico, se non n’abbia ordine 
dal pontefice, 959 B. 

— preposto ai due eserciti mandati 

contro re Federico, dal condot- 
tiere della Sede apostolica, uno 
armato coi denari di Carlo d’ An- 
giò, e l’altro con quelli del censo 
sacro, 959 0. 

— va colla flotta contro la Sicilia, 

959 D. 

— sconfigge in guerra il fratello Fe- 

derico, 959 E. 

— dolente della sconfitta del fratello, 

nega ad altri l’ingresso nel regno 
di Sicilia, dicendo che il fratello 
era disposto a trattare , 960 A. 

— manda lettere al fratello dicendosi 

dolente dell’ avvenuto , e avver- 
tendolo che non abbia a temer 
altro da lui, 960 A. 

Giacomo Boccamrani , capo dei Fer- 
raresi, che aspirano a libertà, 
1088 E. 

— assale Fresco d’Este, 1088 E. 
Giacomo da Carrara, è uno dei capi 

dei Padovani, 1180 A, 1180 D. 

— uno dei principali Carraresi, 1136 

D. 

— sua autorità in Padova, 1187 B. 

— fatto prigione da Cangiando, 1144 

E. 

— condotto a Vicenza, 1145 A. 

— condotto a Verona, e quivi tenuto 

onorevolmente nel palazzo di 
Cangrande , 1145 C. , 

— non partecipa ai segni di alle- 

grezza fatti da Cangrande per la 
vittoria, 1147 C-E. 

— si studia di proourar pace tra 

Padova e Cangrande, 1147 E, 
1148 A. 

— viene a Padova a consigliare la 

pace, 1148 C-D. 

— per la sua autorità, è ascoltato, 

1148 D. 

— commessagli la difesa di Monse- 

lice: la cui perdita fu dal po- 
polo padovano attribuita alla 
sua negligenza, 1176 B. 


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cronaca ntssfo 




— proclamato signore di Padova , - 

JJ79 B. 

— primo monarca di Padova dopo 

la tirannia di Ezzelino da Ro- 
mano, 1179 C. 

— buon cittadino e principe, 1179 D. 
r- per assicurarsi l’alleanza di Can- 

grande, gli promette un tributo 
in denaro, 1179 D. 

— colloquio con Gangrande presso 

i colli Euganei, 1179 D . 

— aggrava i cittadini colle imposte 

e colle proscrizioni, 1179 E. 
Giacomo Cavalcabò , marchesa , si- 
gnore di Cremona, 1054 B. 

— dà ospitalità a Guido della Torre 

esule e ramingo, 1063 A. 

— invitato ad abboccamento da En- 

rico VII, 1066 E. 

— si esilia spontaneamente da Ore* 

mona, 1067 E. 

Giacomo Colonna , dopo quello che 
Bonifacio Vili fece contro di lui 
e sua famiglia, si ritira in esi- 
gilo in Perugia, 1014 B. 

— disposto da cardinale , chiama a 

sè con lettere il nipote di Pietro 
Colonna ch’era stato pure depo- 
sto da cardinale, e ohe viveva 
esule a Padova, 1014 B. 

— conosciuta la nomina del ponte- 

fice fatta nel vescovo di Bor- 
deaux, insieme col nipote Pietro, 
si affretta a far noto ciò, e al- 
l’eletto ed al re Filippo IV di 
Francia, 1015 B. 

— richiamato dalTesigKo da Cle- 

mente V e riconfermato cardi- 
nale, 1016 B. 

Giacomo (Duè se) di Cahors, cardinale, 
famigliare di Clemente V, 1166 C. 

— deforme di aspetto , ma molto 

istruito nelle scienze divine ed 
umane, 1166 C-D. 

— Roberto di Napoli designa di farlo 

eleggere a successore di Cle- 
mente V, 1166 D. 

— ottiene la maggior parte dei voti 

nel conclave, 1166 E. 

— sebbene riluttante, viene eletto a 

pontefice, 1167 A. 

— chiamato Giovanni XXII, 1167 A. 

— sua origine plebea per parte del 

padre ; sua gioventù, 1167 B. 


— suoi studi giovanili, 1167 B. 

— riceve aiuto e consiglio da un 

Minorità, 1167 B-C. 

— entra a far parte di questo Or- 

dine, 1167 D. 

— precettore dei figli di Carlo II 

d’Angiò, 1167 D. 

— sua erudizione, ed incarichi a lui 

affidati, 1167 D-1168 A. 

— sovente va oratore al re di Fran- 

cia per incarico di re Carlo II 
d’Angiò, 1168 A. 

— fatto vescovo di Fréjus da Boni- 

facio VHI, 1168 A. 

— si ferma cinque anni alla corte 

di Roberto di Napoli, 1168 B. 

— Roberto lo manda a Lione per 

assicurarsi della Provenza, 1168 
B. 

— narrasi che fingesse lettere regie, 

per ottenere da Clemente V la 
sede di Avignone, 1168 B-0. 

— rimproverato perciò da re Ro- 

berto, 1169 D. 

— nominato da Clemente V vescovo 

di Avignone, 1168 D. 

— diventa presto amico del papa , 

in grazia della sua erudizione 
ed eloquenza, 1168 E. 

— per ordine di Clemente V esamina 

le carte dei Templari, e riferisce 
nel concilio di Vienna intorno 
alle accuse fatte ad essi, 1169 A. 

— per suo consiglio, dal papa ven- 

gono soppressi i Templari, e con- 
servate le ossa di Bonifacio Vili, 
1169 A-B. 

— in ricompensa , è nominato car- 

dinale da Clemente V, 1169 B. 

— eletto pontefice nell’ anno 1316, 

1169 B. 

— v. Giovanni XXII. 

Giacomo Gaetani, nipote di Bonifa- 
cio Vili, cardinale, prende parte 
al conclave per la elezione di 
Benedetto XI, 1011 D. 

Giacomo Guerneri , cavai, padov., 
mandato dal Senato di Padova 
a eseguire lavori per fare delle 
saline a Chioggia, 1033 D. 
Giacomo Orsini, va incontro a Bo- 
nifacio Vili , che ritorna in 
Anagni, 1005 C. 

— incaricato dal cardinale Matteo 


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64 


INDICI 61 STIMATICI 


Orsini di impedire che il pon- 
tefice vada da Ànagni a Roma 
in Laterano, 1007 A. 

— venato in palazzo alla presenza 

del papa, gli vieta di uscirne, e lo 
dichiara prigioniero, 1007 B-G. 
Giacomo Picigà, vicent. , dottore in 
leggi, giustiziato come traditore 
da Oangrande, 1126 D. 
Giacomo Quirini , mandato dai Ve- 
neziani, coll* esercito, a Ferrara, 
1044 E. 

— batte Fresco d’Este, 1044 E. 

— difende Castel Tedaldo , 1046 A. 

— nel territorio mantovano, 1045 E. 
Giacomo Verlato, vicentino, eccita i 

suoi concittadini a ribellarsi alla 
signoria di Padova, 1066 B. 

— autore di congiura in Vicenza, 

vi favorisce la parte cesarea 
nella cacciata dei Padovani , 
con Marcabruno da Vi varo , 
Guido Bissaro , Salomone , Ma- 
rano, e Pietro Proti, 1069 D. 

— abbandona Vicenza, per non es- 

sere punito da Cangrande , ti- 
ranno adolescente, 1126 D. 
Giano (de* Cerchi?), fiorentino, pa- 
dre di Guglielmo, 977 0. 
Giberto di Aspromonte, nominato 
da Enrico VII suo vicario in Ge- 
nova, 1089 C. 

— in tal qualità ( nel testo per er- 

rore si ha Guglielmo di A.), ivi 
seda la ribellione, 1114 A. 
Giberto, Ghiberto, Guiberto, da 
Correggio , figlio di Matteo , 
980 B. 

— suocero di Alboino della Scala, 

1023 A. 

— i Rossi lo cacciano da Parma , 

dove lo restituisce Alboino della 
Scala, 1028 B. 

— suocero di Giovanni Quirico, 1082 

A. 

— esigliato da Parma, 1082 A. 

— suo carattere, 1082 B. 

— in Inzola (Enzola) assediato dai 

Parmensi, 1082 B. 

— chiede aiuto ad Alboino della Sca- 

la e ad Alberto Scotto, 1082 C. 

— facendo strage del popolo par- 

mense, ritorna in patria, 1032 
C - 1083 A. 


— ne diventa signore, 1088 A. 

— fa alleanza coi signori di Bre- 

scia, Verona, Mantova, 1088 A. 

— signore di Parma, 1054 fi. 

— minaccia la libertà di Modena e 

Reggio, 1054 C. 

— ottiene con denaro da Enrico VII 

la conferma della signoria sulla 
sua patria, 1072 A. 

— invitato alla dieta di Genova da 

Enrico VII, che dubita di sua 
fedeltà, 1087 B-C. 

— si lega in parentela con Guido 

della Torre, 1092 A. 

— suo dolore per la morte di Guido 

della Torre, 1094 D. 

— posto al bando dell’ impero da 

Enrico VII, 1096 B. 

— manda aiuti a F irenze assediata 

da Enrico VH, 1112 D. 

— condannato a m orte come ribelle 

da Enrico VII, 1114 B. 

— nemico di Enrico VII, ne osteg- 

gia la parte in Lombardia, 1120 
A. 

— tiranneggia Parma, ne è cacciato, 

1122 B-C. 

— sposa Maddalena de’ Rossi, 1122 

C. 

— esule da Parma, ripara presso 

Cangrande in Vicenza, 1146 E. 

— va in aiuto di Rizzar dino da 

Langosco in Pavia, 1152 E. 

— s’impossessa di Parma, 1154 A. 
Gibolengi , v. Ghibellini. 

Giovanni S., villaggio d el Fi orentino: 

vi arriva Enrico VII di Lus- 
semburgo, al quale si. consegna, 
1U0 A. 

Giovanni Battisti * , 8 . , il giorno in 
cui ricorre la sua festiviià, è in- 
fausto ai Fiorentini, 1161 fi* 
Giovanni Laterano , S. * venendo dal 
Vaticano colà si reca Boqifacio 
Vili , che dubita del cardinale 
Matteo Omni, e dei complici di 
lui, 1005 D. 

— vi è consacrata Benedetto XI, 

1011 C 

— vi entra Enrico Vii, 1099 B. 

— vi è incoronato imperatore Enrico 

VII di Lussemburgo, 1104 C. 

— vi ritorna, carico di prede, En- 

rico VII, 1108 D. 


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CRONACA EEBRETO 


55 


Giovanni XXII ( Giacomo Duèse di 
Cahors), santifica Lodovico di 
Augiò frate francescano, 957 B. 

— eletto papa, 1167 A, 1169 B. 
GfovÀNNi Annibaldi , deputato da 

Lodovico di Savoia alla custo- 
dia dell* ingresso al Campido- 
glio, non lo affida poi ad En- 
rico VII, come esigeva il patto 
di consegna, 1099 E. 

— per salvare il fratello (Annibaie), 

imprigionato da Enrico VII, con- 
segna il posto a quest’ultimo , 

1100 B-C. 

Giovanni d’ Angiò , principe della 
Morea, figlio di Carlo II d* An- 
giò , viene dal padre mandato col 
fratello Roberto in Sicilia, 956 A. 

— cade malato, 956 B. 

— con molte forze militari viene 

mandato dal fratello Roberto re 
di Napoli, ad occupare la città 
Leonina per prevenire Enrico VII, 
1091 B, 1098 D-E. 

— cerca di occupare il passo di 
Ponte Molle, tenuto per Enrico 
VII da Stefano e Sciarra Co- 
lonna, 1098 E. 

— temendo per la venuta di Cesare, 

si ritrae ; e, lasciati solo 40 uo- 
mini a difesa del Tripizone, ri- 
para in <3astel S. Angelo, 1098 
E, 1099 A. 

— perde il Tripizone, occupato dalle 

truppe di Enrico VII, 1099 C. 

— suoi inutili sforzi per impedire 

agli imperiali l’accesso al Cam- 
pidoglio, 1100 C-D. 

— riceve soccorso di milizie dalla 
. Toscana, 1100 D. 

— andati a male anche questi tenta- 

tivi , si ritira dal Campidoglio, 

1101 A. 

— coll’ aiuto degli Orsini conserva la 

maggior parte di Roma al di là 
del Tevere, 1101 B. 

— dal Castel 8. Angelo, combatte i 

Cesarei, 1101 B. 

— sortita e sanguinoso combatti- 
mento coi Cesarei, 1101 B sgg. 

— invitato dal pontefice a non mo- 

lestare Enrico VII, 1102 B. 

— richiesto dai cardinali di trattar 

di pace con Enrico VII, egli 


rifiuta, rimettendosene al fratello 
(re Roberto), 1105 C. 

— castella a lui favorevoli, 1107 C. 

— colla fuga i suoi soldati sfuggono 

alle truppe cesaree inseguenti , 
1107 C. 

— incendiato il suo accampamento, 

1107 D. 

— riceve aiuto da suo fratello Ro- 

berto, 1108 B. 

— riceve con dolore la notizia della 

vittoria riportata sulle sue genti, 
presso Tiferno, da Giovanni di 
Zecano, 1108 C. 

Giovanni d’Austria , figlio di Ro- 
dolfo : per causa del patrimonio 
si ribella a suo zio Alberto I, 
1048 A-D. 

— lo uccide a tradimento, 1048 D- 

-1049 B. 

— sfugge ai figli di Alberto I, che • 

vogliono sopra di lui vendicare 
il loro padre ucciso, 1050 B. 

— condannato a morte, viene a Ge- 

nova per implorare il perdono 
da Enrico VII, 1098 A. 

— si crede morto di veleno, 1098 C. 

— da Enrico VII, per l’uccisione di 

Alberto I suo zio, viene condan- 
nato all’esiglio e alla confisca dei 
beni, 1058 A. 

(Giovanni) conte di Biferno, co- 
manda la milizie Toscane man- 
date in soccorso degli Angioini 
contro Enrico VII, 1100 D. 

— fatto prigioniero dai Cesarei nel 

combattimento presso il Cami- 
gano in Roma, 1100 E. 

Giovanni Boccamazzi , cardinale 
prende parte al conclave per la 
elezione di Benedetto XI, 1011 
D. 

Giovanni Bon accolsi, padre di (Gui- 
do) Botticella, 982 B. 

(Giovanni) duca di Brabante, pa- 
dre di Margherita, sposa di En- 
rico Vn, 1052 C. 

— procura il matrimonio di (Elisa- 

betta) di Boemia con Giovanni 
di Lussemburgo, 1056 E. 
Giovanni Campano , affezionato a 
Bonifazio VII, ne calma il fu- 
rore negli ultimi suoi momenti, 
1007 D. 


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56 


indici sistbikactoi 


— per sua esortazione è atterrata la 

porta della camera dove Boni- 
facio Vili giace morto, 1008 
D-E. 

Giovanni dei Cancellieri , geno- 
vese , eloquente oratore , recita 
un’ orazione a Enrico VII in 
Pavia, 1085 C-1086 B. 

— sua seconda orazione, 1086 C. 

Giovanni Enrico Capodivacca, le- 
gato di Padova ad Enrico VII 
in Genova, 1090 B. 

Giovanni, di Francia, frate, cardi- 
nale , prende parte al oonclave 
per la elezione di Benedetto XI, 
1011 D. 

— corrotto , siccome affermasi , da 

Filippo il Bello, prepara la morte 
di Benedetto XI, 1018 A. 

Giovanni di Castiglione, lucchese, 
è nominato da Enrico VII suo 
vicario a Cremona, 1059 E. 

Giovanni (de* Cerchi), figlio di Con- 
siglio , avvelenato , come affer- 
masi , nell’occasione della cac- 
ciata di Vieri dei Cerchi, 977 C. 

Giovanni conte di ( Fobes ) Fora- 
gio, da Enrico VII riceve in 
dono Soncino , 1121 B. 

Giovanni Pargiiia degli Intermi- 
nelli, sta con Castruccio alla 
testa dei Ghibellini ritornati in 
Lucca, 1156 B. 

Giovanni Alfredo conte di (Li- 
gnitz) Ligna, con cento cava- 
lieri segue Enrico VII in Italia, 
1057 E. 

Giovanni di Lussemburgo, accampa 
diritti al regno Boemo, per aver- 
ne sposato l’ereditiera (Elisa- 
betta) primogenita di Ottocaro 
(Venceslao IV), 1056 B, 1056 E. 

— re di Boemia, il suo regno è splen- 

dido per saggezza e virtù, 1057 A. 

— riceve ordine dal padre (Enrico 

VII) di levar uomini e scender 
con essi in Italia, 1114 C. 

— parteggia per Lodovico il Bavaro 

aspirante al trono di Germania, 
dopo la morte di Enrico VII di 
Lussemburgo, 1169 D. 

— siocome per antica legge quando 

sono divisi, con parità di voti, 
gli altri sei elettori, deve votare 


il re di Boemia ; così egli decide 
la sorte in favore di Lodovico il 
Bavaro, 1169 E, 1170 A. 
Giovanni Mur&o, minorità, con Nic- 
colò vescovo di Osti a, vie ne man- 
dato da Bonifacio Vili a paci- 
ficare il re di Francia e di In- 
ghilterra, 1010 G. 

— procura un matrimonio tra le due 

case, 1010 D. 

— fatto, do po c iò , cardinale da Bo- 

nifacio VOI, 1010 D. 

— prende parte al conclave per la 

elezione di Benedetto XI, 1011 
E. 

Giovanni Partenopeo, padov., giu- 
risperito, ferito, 1146 A. 
Giovanni da Procida , esorta Pietro 
III d’ Aragona ad impadronirsi 
della Sicilia, 952 G. 

— nemico di Garlo d’Angiò, 952 C. 

— avvisa Michele Paleologo che 

Carlo d’Angiò vuol riporre sol 
trono di Gostantinopoli Balduino 
(o Filippo?) (di Courtenay), 952 

D. 

— ne ottiene talenti d’oro , che il 

Paleologo gli dà affinchè si pre- 
pari la congiura contro Garlo 
d’Angiò, 952 E. 

— porta a Pietro d’ Aragona il de- 

naro avuto dal Paleologo, e a Ini 
promette ogni suo servigio, 952 

E, 958 A. 

Giovanni Quirico, posto al bando 
dell’impero da Enrico VII, 1096 
O. 

— genero di Giberto da Correggio, 

1082 A. 

— a capo degli Ottimati, per esclu- 

dere da Parma Giberto da Cor- 
reggio, 1082 A. 

— aiuta Guglielmo Bossi a cacciare 

da Parma Giberto da Correggio, 
1122 0 . 

Giovanni (Baviqn y) d e Sa veggano, 
sotto Enrico VII è senatore di 
Boma, 1112 A. 

— ripara al campo di Enrico VII, 

assediante Firenze, 1112 A. 
Giovanni Savelli , da Enrioo VH 
è nominato capitano del popolo 
romano, 1107 I>-E, 1109 A. 
Giordano Sbrego, sua nobiltà, 984 C. 


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CRONACA VSBBMO 


tff 


— k boa famiglia dioesi discendere 

da ima ninfa, ivi. 

— volendo vendicare la morte del 

cognato Beroaldo, è giustiziato 
dai Padovani dominanti Vicenza, 
984 G-D. 

Giovinoti Soranzo, mandato dai Ve- 
neziani, a rimettere Fresco d’E- 
ste in Ferrara, 1040 B. 

— recasi presso Fresco nel Gastei 

Tedaldo, 1040 G. 

— minaccia i magistrati di gravi 

pene , se non ricevono i Veneti 
per loro signori, e se non man- 
tengono il patto stretto con Fre- 
sco, 1040 0. 

— costretto a ritornare nel castel 

Tedaldo, delibera di sottomet- 
tere Ferrara, 1040 D. 

— condottiero insieme con Vitale Mi- 

chiel, della flotta veneziana di- 
retta contro Ferrara, 1041 A. 

— suo abboocamento coi rappresen- 

tanti dei Ferraresi , ai quali 
rimprovera di aver cacciato il 
proprio signore, 1041 D. 

— ritorna a Venezia, 1042 D. 
Giovanni Tiepolo, v. Z agnino Tie- 

polo. 

Giovanni II Delfino di Vienna, 
guerreggia Maffeo Visconti, 1147 
A. 

Giordano da Vigonza, cavai, padov., 
mandato dal Senato di Padova 
ad eseguir lavori per far saline 
in Chioggia, 1088 D. 

— mandato ambasciatore dai Pado- 

vani a Clemente V, 1065 B. 

— mentre governa Vicenza per i 

Padovani , i 'Vicentini si ribel- 
lano, 1069 G. 

Giovanni di Zeoano , zio materno 
di Sciarra e Stefano Colonna , 
fautore di Enrico VII in Cam- 
pania , vince presso Tifarne le 
porli di Roberto di Napoli , 1108 

— i suoi soldati saccheggiano Ti- 
. teso, 1108 G. 

Giovanni Zeno, v. Vanni Zeno. 
Ginevra, vescovi: Aimone. 
Giustiniano, imperatore v. Digesto. 
Giubileo di Bonifacio Vili, 1018 D. 
Goffe*: do di Llonazzo, vicario im- 


periale per Enrico VII in Cre 
mona, 1092 A. 

— accompagna Enrico VII a Pisa, 

1095 A. 

— e oltre, 1098 C. 

Goffredo, Soffredo, da Pistoia (an- 
che in Albertino Massato, hist. 
aug., Marat., X, 402, si ba la 
doppia forma del nome, dipen- 
dente ivi da diversità di mss.) 
vicario imperiale in Cremona, 
1082 A. 

— ne esce, quando .vi prevalgono i 

fuorusciti Guelfi, 1092 A-B r 

— a lui si unisce Galeazzo Visconti 

con buon nerbo di soldati, 1092 B. 

— accompagna Enrico VII a Pisa, 
1085, 1098 C. 

Gorizia, conte Enrico. 

Goth, Bertrando. 

Gradenigo, Pietro. 

Grado, v. s. Pietro in G. 

Grancona (nel testo per errore: Gra- 
mona), vili, del Vicentino, deva- 
stazioni ivi fatte dai Padovani, 
1188 B. 

Oratone signore di (Clariaco) Cla- 
riàtium, conduce l’esercito da 
Enrico VII mandato contro Pa- 
dova, 1069 A. 

— si ferma a Verona, dove chiede 

sussidio agli Scaligeri, 1069 A. 
Grecia, commercio coi Genovesi, 1182 
A. 

Gregorio da Pojana, fa prigione 
Albertino Mussato, 1145 D. 
Grimaldi, col loro favore, la parte 
di Roberto d’Angiò s’impadro- 
nisce di Genova, 1180 E. 

— cacciati da Genova dopo la morte 

di Enrico VII, sono aiutati da 
Roberto di Napoli, ed assalgono 
le patrie terre, 1182 B. 
Grosseto, piccola città, per la quale 
passa Enrico VII, 1115 G. 
Gualdi nello Bi8saro, vicent., con- 
giura contro la patria, favorendo 
la tirannide padovana, 984 B. 
Gualdinello Golzadio , vicentino , 
giustiziato da Gangrande come 
traditore, 1126 G. 

Gualkrano di Lussemburgo, v. Va- 
ler ano di L. 

Guarnieri conte di (Homburg) Ot- 


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50 


INDICI SI STIMATICI 


tembuech, mandato da Enrico | 
VII in Lombardia a sedarvi i | 
tumulti, 1092 B. 

— va a Piacenza : costretto a scen- I 

dere a patti, pieno d’ira ritorna ( 
presso Enrico VII, 1092 B-C. f 

— prima allontanato, e poi ricevuto i 

in Piacenza, 1121 0. 

— vie. per Enrico VII in Lombardia, 

va in aiuto di Cangrande, 1185 B. 

— perde il suo vessillifero nella presa 

di Camisano, cui pone a sacco, 
1185 D. . 

— condottiero della milizia cesarea, 

prende Guglielmo Cavalcabò in 
Boncino, 1162 B. 

Guarnerino, Anseimo, Rolando. 

‘ Gurcello degli Avogaro , fratello 
di Artico Tempesta, 1180 0. 
Gubcello da Camino, aiuta i Pado- 
vani contro Cangrande, 1188 E, 
1184 A. 

— fratello di Rizzardo da C. offre 

il passo ad Enrico conte di Ca- 
rinzia che si reca presso Can- 
grande, 1175 D. 

— dopo la sua cacciata dalla città, 

Treviso gode la pace, 1180 A. 
Guecrllo di Monsumo, giovane dis- 
soluto di Treviso, si associa ad 
Antonio e Nicolò di Roverio, che 
trattano segretamente con Can- 
grande, 1180 B. 

Guelfo (Pulci), parente di Carlo 
Donati, fatto prigione nell’occa- 
sione della cacciata di Vieri dei 
Cerchi, 977 C. 

Guelfi, dall’epoca di Federico II hanno 
principio le divisioni in Italia, 
1077 B. 

— odiati da Enrico VII, 1077 B. 

— di Brescia, 1081 C-D/1122E, sgg. 

— di Genova, 1088 E. 

— di Padova, 1127 C, 1187 A. 

— di Vicenza, 1181 E. 

— tal nome è presso tutti detesta- 

bile, 1181 E. 

— - famiglia Avogadri di Vercelli , 
1152 E. 

— di Lombardia difesi da Ugo del 

Balzo, 1152 E. 

— potenti in Vercelli, 1158 A. 

— loro annientamento in Vercelli, 

lift} B. 


— di Modena, esuli, minacciano la 

propria città, 1154 B. 

— di Toscana, hanno nemici i Ghi- 

bellini di Pisa, 1155 A. 

— signoreggiano in Lucca, 1155 C. 

— durano poco tempo in pace coi 
• Ghibellini rientrati in Lucca, 

1156 A. 

— sono vinti da Castruccio, che di- 

venta signore di Lucca, 1156 B. 

— fuggono a Fucecchio ed a Fi- 

renze, 1156 B. 

— altri fuggono a Montecatini, cac- 

ciano i Ghibellini, imprigionano 
Guerruccio dei Quartezani e lo 
conducono a Firenze , 1156 B- 
0 . 

— consigliati da Firenze e da Bo- 

berto di Napoli a combattere 
Lucca ed i suoi Ghibellini, 1156 
C. 

— assediati in Montecatini da Uguc- 

cione della Faggiuola, 1157 À. 

— incoraggiati da Pietro d’Angiòe 

dai Fiorentini, 1157 B. 

— ricevono aiuti dalla Toscana, da 

Bologna e da Padova, 1157 B. 

— escono da Montecatini contro U- 

guccione , 1157 B-G. 

— si ritirano entro il campo, 1157 C. 

— passato l’inverno, mandano am- 

basciatori a domandare aiuto a 
Roberto di Napoli, 1157 6. 

— ricevono in aiuto Filippo principe 

di Taranto e Carlo suo figlio, con 
un esercito di 1200 cavalieri, 

1157 D. 

— sentendosi deboli, domandano aia- 

to a Perugia, a Siena, a Pistoia, 
ed a tutte le oittà della Toscana, 
1157 E. 

— si armano contro di loro molti 

nobili della marina e della Lu- 
nigiana, 1158 G. 

— contro di essi continua l’aaaedio 

Uguccione della Faggiuola, 1158 
E, 1159 A. 

— sono vinti, 1160 B. 

— descrizione della loro strage, 1180 

C-D-E. 

— alcuni arrivano a Pisa, 1160 B. 

— descrizione del loro bottino, con- 

sistenti in vasi preziosi , Testi 
splendide, eco., 1161 A-B. 


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cronaca rasura 


— , gli assediati si * eonsegnano a 
Ugucoione, 1161 D. 

Gueecino, Leonardo. 

Ouksneri Giacomo. 

Guzrruccio dii Quartefani, impri- 
gionato e condotto a Firenze dai 
Guelfi di Lucca cacciati da Ca- 
struccio, 1156 G. 

Guglielmo (forse Edoardo I) re 
d’Inghilterra , insieme con 
Teobaldo conte di Borgogna, si 
fa mediatore di pace tra Filippo 
IV e la Fiandra, 1000 B. 

Guglielmo di Aspromonte, errore 
per: Giberto di A.; v. a q. n. 

Guglielmo Beltrame, assoldato dai 
Padovani contro Cangiando , 
1180 D. 


Guglielmo de’ Cancellieri, pisto- 
iese, uno dei principali di sua 
famiglia, 972 A. 

— desidera invano d’impedire la di- 

visione nella propria famiglia , 
all’ occasione in cui Guglielmo 
suo figlio ferì Vanni figlio di Meo 
de’ Cancellieri, 972 E. 
Guglielmo Castelbarco, zio di Al- 
. berto di Bovoglione, 1180 C. 

— va presso Cangrande in Vicenza, 

1146 E. 


— consola Giacomo da Carrara pri- 

gioniero, 1147 D. 

— negozia la pace tra Padova e Can- 

grande,' 1147 E, 1148 A. 
Guglielmo Cavalcabò , march., si- 
gnore di Cremona, 1054 B. 

— dà ospitalità a Guido della Torre 

esule e ramingo, 1068 A. 

— invitato ad abboccamento da En- 


, rìso TU, 1066 E. 

— abbandona Cremona , 1067 E. 

—, muore a Soncino, 1122 A. 

— discordia era i congiunti suoi , e 

i Ponzoni, 1122 A. 

— prefetto di Cremona, aspira alla 
• ricupera di Soncino: ma è uc- 
ciso a tradimento per opera di 
Maffeo Visconti , in Soncino , 
fattovi prigione da Guamieri di 
Homburg , 1152 B-C. 

Guglielmo (de’ Cerchi?), fiorent. 
proso in occasione della cac- 
ciata di Vieri dei Cerchi, di oui 
era nipote, 977 C. 


Guglielmo dei Confalokibbi, pi- 
gliato come ostaggio da En- 
rico VII fra i Guelfi Bresciani, 
1081 D. 

Guglielmo Ermano , inglese , assol- 
dato dai Padovani contro Can- 
grande, 1180 D. 

(Guglielmo) conte di (Hatnalt), 
Aykaldum, parteggia per Lodo- 
vico il Bavaro aspirante al trono 
di Germania dopo la morte di 
Enrico VII 1169 D. 

Guglielmo Nogaret , comandante 
della milizia di Filippo IV di 
Francia, è da questo re unito 
a Sciarra Colonna nella con- 
giura ordita contro Bonifa- 
cio Vili, 1003 B. 

— con 800 armati, viene nella Cam- 

pii aia (Campagna romana), 1003 

— entra in Anagni e con Sciarra 

Colonna, uccide i difensori di 
Bonifacio Vili, 1008 D. 

— mette a sacco la casa dove sta il 

papa, 1003 E. 

— cacciato dalla città con tutti i 

congiurati da un tumulto popo- 
lare suscitato dal cardinale Luca 
del Fiesco, 1005 A. 

Guglielmo Novello, ghib. padov., 
ucciso in un tumulto, 1127 C. 
Guglielmo da Parma , cardinale , 
prende parte al conclave per la 
elezione di Benedetto XI, 1011 
v D. 

Guglielmo Proti , vicent. , muore , 
1181 C. 

Guglielmo de’ Bossi, rimane presso 
Enrico VII , non osando rien- 
trare in Parma, donde era stato 
cacciato, 1060 A. 

— nella dieta di Pavia, prega En- 

rico VII a non lasoiare la Lom- 
bardia prima d’averla liberata 
dai tiranni, 1087 A. 

— esigliato, sposa Maddalena figlia 

dà suo nemico Giberto da Cor- 
reggio : riammesso in Parma ne 
caccia il suocero, 1122 'B-C. 
Guglielmo Spini, è il primo * ferire 
Corso Donati, 979 A. 
Guglielmo di Valnico , di Treviso, 
uomo fazioso ed audaee si uni- 


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60 


nmox bistbicaxzoi 


eoe ad Antonio e Nieolò di Ro- 
ver io, ohe trattano segretamente 
con Cangrande,, 1180 £. 

Guidi, conti. Bandino. 

Guido Bissa ho , promove la ribel- 
lione di Vicenza ai Padovani, 
eoi favore dei Cesarei, 1069 D. 

— sua dispotica autorità in Vioenza, 

1126 E. 

t- muore, 1131 0. 

Guido ( Botticella ) Bonaccolsi , 
v. Botticella (Guido) Bonaccolsi. 
Guido (Cappello dei conti di Mon- 
tebello), vicent., fatto da Ni- 
oolò IV vose, di Ferrara e pre- 
fetto di Bologna , favorisce in 
Ferrara il popolo agognante li- 
bertà, 1089 C-D. 

— manda legati a Clemente V, per- 

chè riceva Ferrara sotto la Santa 
Sede, rendendola libera dai ti- 
ranni, 1089 D. 

(Guido) di Fiandra , aiuta Carlo 
d’Angiò contro Manfredi, 947 C, 
948 B. 

— condottiero di milizie sotto En- 

rioo VII, 1080 A. 

— colle truppe cesaree entra in Bre- 

scia arresasi, 1081 B. 

— muore, 1087 E. 

— v. Ugo conte di Fiandra. 

Guido di Lanzate, padre di Ferra- 
no, 1090 A. 

Guido db’ Maltra versi da Lozzo , * 
sposa Verde nipote di Cangrande, 
1182 A. 

Guido da Montefeltro , chiamato 
a sè da Bonifacio Vili, 970 A. 

— tradisce i Colonna, col consiglio 

malvagio dato a Bonifacio Vili, 
970 B. 

— padre di Federioo, 1111 A. 

Guido conte di Namur, segue En- 
rico VII imp. in Italia con 
cento cavalieri, 1057 E. 

Guido da Polenta , signore di Ra- 
venna, 1088 D. 

— accoglie Francesco d’Este esule, 

1088 D. 

Guido Savina , offre la signoria di 
Reggio a Enrico VII, 1059 B. 
Guido della Torre, suocede a Mosca 
della Torre nel governo di Mi- 
lano, 1022 A. 


— governa dieoi anni, dopo dei quali 

da Enrico VII déetituitp e cac- 
ciato in esigilo, 1022 A-B. 

— sua odiosa tirannide su Milano 
e Bergamo, 1054 B. 

— si consiglia cogli altri signori 

d’Italia per opporsi a Enrico VII, 
1054 D-E. 

— da essi abbandonato , alT acco- 

starsi dell’ imp rinunzia ad op- 
porgli, 1055 D-E. 

— gli si fa incontro riverente, 1058 

B. 

partito Enrico VII alla volta di 
Roma, congiura contro di lui con 
Maffeo Visconti ed altri signori, 

1060 C-D. 

— tratta con Antonio da Fissiraga, 

e lo attira nella congiura , in- 
sieme con Simone (Avogadro) da 
Colobiano , Alberto Scotto, Fi», 
lippone da Langosco , ed altri , 

1061 A. 

— sue macchinazioni oon Maffeo 

Visconti, 1061 B. 

— tradito da Maffeo Visconti, 1061 C. 

— battuto dai Tedeschi, 1061 D-E. 

— costretto a lasciar Milano , 1062 

B-C. 

— condannato dall’assemblea dei si- 

gnori Lombardi in contumacia, 
come reo di lesa-maestà; i suoi 
beni sono applicati al fisco, 

1062 D-E. 

— le sue case sono rase al suolo 

1062 E. 

— ottiene ospitalità in Cremona 
presso i march. Cavai cabò, 1068 

A. 

— entra in Brescia travestito da 

firate minore, 1067 A, , 

— ivi tenta invano di eccitare alla 

ribellione Tebaldo dei Brasati, 
1067 B. 

— va a Cremona, indi a Panna, 

Reggio, Modena, Bologna, 1067 

B. 

— si ritira a Montorfano con alcuni 
. di sua famiglia , 1067 B. 

— contrae parentela con Giberto da 

Correggio, 1092 A. 

— diventa signore di Cremona, 1094 

C. 

— sua morte, 1Q94 D. 


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CRONACA FERRETO 


61 


— In Cremona cerca modi per far 
risórgere la sua famiglia, 1119 A. 

— muore, 1119 B. 

— Simone e Francesco figli, 1119 B. 

— padre di Simone e fratello di Pa- 

gano; 1159 D. 

Guido delfino di Vienna, segue En- 
rico VII in Italia con 400 cava- 
lieri, 1057 E. 

Guxferio da Sommo vereno , cremo- 
nese, giustiziato in Castiglione, 
(delle Stiviere), per la ribellione di 
Cremona ad Enrico VH, 2,082 A. 


Hantozzus, così è appellato una volta 
(1172 C) Casone Nantoi; v. a 
q. n. 


Gotsemborch, M. . . abbate di, 

— v. Egidio di Wamsberg. 

Quzone Nantoi , esule vicentino , 

£ rende parte con Macaraffo dei 
Tacaruffi alla rivolta di Vicenza 
contro Cangrande della Scala , 
1172 C. 

— rimane ferito nella scaramuccia 
tra Cangrande e gli esuli vi- 
centini e veronesi, 1175 E, 1174 
A. 

— fatto prigioniero da Cangrande , 
1174 B, 


(Haymalt) Aynaldi Comes, (Gugliel- 
mo). 

(Homburg) Ottemburch, Guamieri. 


Iterala, Ver (mente* Iberni, 1185 B. 

— nella regione Ibemia (veronese) è 

Arcole, 1187 C. 

Ulasi, vili, del veronese, distrutto dai 
Padovani, 1187 D. 
mirici, così sono chiamati spesso (p. 
e., 985 B) i Veneziani ; v. sotto 
di questo nome. 

c labri* » (Intra)), lago e terra che 
Enrico VII tocca , venendo da 
Losanna iif Liguria, 1057 A-B. 

— Enrico VII vi prepone come suo 

vicario Nicolò Bonsignori, 1058 
A. 

(Isola) c Cornell! Castroni * , vi 
gnlnge il cardinale Napoleone 
Orsini, 1026 A. 

Incisa, villaggio del Fiorentino: bar- 
riva Enrico VII, 1110 B. 
Incoronazione , di Enrico VII a re di 
Germania in Aquisgrana, 1058 
A. 

— di Enrico VII in Monza colla 

corona ferrea, 1060 B. 

— di Enrico VII ad imperatore, in 

Botna, proposta nella ohiesa dei 
Ss. Apòstoli (Ss. Pietro e Paolo), 
e ottenuta in Laterano, 1102 C, 
1108 B-E, 1104 B sgg. 

Infida papale, donata da Costantino 
a s. Silvestro, 1011 0. 


Intemperie, sono contrarie a Filip- 
po IV di Francia in guerra colla 
Fiandra, e favorevoli ai Fiam- 
minghi, 997 C-998 A. 

Inghilterra, re: Guglielmo (?), Edo- 
ardo I, Edoardo II. 

Innocenzo IV, avversario di Fede- 
rico II, 945 A. 

Interminelli , famiglia ghibellina , 
esigliata da Lucca, 979 B. 

— rientra coi Ghibellini in Lucoa, 

1156 A. 

— Castrucoio, Giovanni Parghia. 

(Intra!), v. Imbria. 

Inzola, v. (Enzola). 

(Isabella) , figlia di Filippo IV il 
Bello e moglie di (Edoardo II) 
re d’Inghilterra, 1188 C. 

(Iseo) Iside, lago di: sulla sua riva 
soggiorna per due mesi Maffeo 
Visconti, 1021 E. 

Isola, luogo della città di Vicenza : ri- 
paranti i Padovani messi in fuga 
dai Vicentini ribelli, 1069 D. 

Istrioni , prendono parte all’ingresso 
solenne di Enrico VII in Genova, 
1088 A. 

Italia, sue fazioni cominciate con Fe- 
derico II, 1077 B. 

— Italiani oon Enrico VII all’as- 

sedio di Brescia, 1078 C, 


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62 


INDICI SISTEMATICI 


— gli Italiani che combattevano con 

Enrico VII sotto Brescia, sono 
attaccati dall’epidemia più. tardi 
che i Tedeschi e i Galli, e ciò an- 
• che per la loro sobrietà, 1078 E. 

— priva del suo re, ed oppressa dai 

tiranni con giogo nefando, 1108 
E. 

— condottieri italici , sotto Enri- 


Jacium, v. (Lajaociof. 

Janico, uomo nobile ed audace, con po- 
chi uomini incendia molte case 
di Roma, mentre in quella città 
trovasi Enrico VII, 1107 A. 

— assalta le porte Dazia e Laterana, 

1107 A-B. 

rovooa à battaglia Rizzardo 
egli Annibaldi, 1107 B. 

— fugge quando si armano contro 

di lui Enrico di Fiandra, Bie- 


co VII, ai stancano del lungo 
assedio di Firenze, 1116 E. 

— non visitata da Alberto H d’Au- 

stria, 1148 A. 

— cfr. Latini. 

Ivrea, vi muore il vescovo Annone 
di Ginevra, 1078 C. 

— suoi lega ti a lla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1066 B. 


fano Colonna, e Rizzardo degli 
Annibaldi, 1107 B. 

— inseguito fino alle città favore- 
voli a Giovanni d’Angiò, 1107 C. 

Jofeedo da Lionazo, v. Goffredo da 
Lignazo. 

(Jolanda) (di Aragona) , figlia di 
Pietro III di Aragona, sposa 
Roberto di Napoli , figlio di 
Carlo II d’Angiò, 956 C-D. 

Josano, Gerardo. 


K 

(Kat^enellnbogen) Calcinenborch, Dietero. 


Lacedemonia, principe: Filippo di 
Savoia (di Aoaia). 

(Lajaccio) Jacium , battaglia tra Ge- 
novesi e Veneziani, 985 C. 
(Lambertenghi) Lavetario, (Leone), 
Martino. 

Lampa Dokia , genovese , a lui affi- 
dato il comando della flotta ge- 
novese contro i Veneziani, 985 
B, 986 C-E. 

— a Ourzola, 987 C. 

— vorrebbe ritardar la battaglia , 

987 D. 

— sua completa vittoria, 988 D. 

— concede onorevole sepoltura ad 

Andrea Dandolo, 989 A. 

— ritorna a Genova, 980 B-D. 

— onori resigli ; viene edificato un 

palazzo in suo onore, e quivi è 
posta la sua icone, e in lettere 
d’oro è fatta memoria dei pri- 
gionieri e delle navi conquistate, 
990 A-B. 

— come tratta i prigionieri Vene- 

ziani, 990 B. 


la 

Lamberto da Polenta, aiuta Gentile 
Orsini, 1089 0. 

— fece molti prigioni nella vittoria 

dei Crociati contro i Veneziani, 
1046 E. 

— la sua nave coi prigionieri è as- 

salita dai Bolognesi, ivi. 
Lambro , fiume presso Milano , vi si 
accampa Alberto Scotto , ve- 
nendo da Lodi verso Milano, con 
20,000 uomini, 1020, E. 
Lancia, Galvano, 
i Landolfo, v. Ardolfo Brancacci. 

| Lanfranco Banconi, nobile modenese, 
lodato ; origliato da Azzone VH3 
a Lucca, 979 D. 

— combatte per i Lucchesi contro i 
Pisani, 979 D. 

— richiamato dall’ origlio, vince gli 
Estensi, e fa prigione il conte di 
Sartigliano loro condottiero, 980 
A-B. 

— libera il detto conte, 980 B. 

— combatte coi Bolognesi oontro Az- 
zone Vin, 980 E. 


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CRONACA FBBBETO 


Lahoosco, Filippone , Ritardino. 
LaUfici, a Parigi, 1002 B. 

— m Cremona, 1081 D. 

— in Verona, 1185 B. 

Lizzate, Ferrarlo, Guido. 

Lanzlosa, v. (Pino) de la Tosa. 
Lappo Farinata degli Uberti, ri- 
corre a Enrico VII per poter 
rientrare in Firenze, sua patria, 
da eoi era esule, 1059 C. 

— nominato da Enrico VII suo vi- 

cario a Modena (Mantova? ; cfr. 
Benier , Liriche di F. degli , 
Uberti , p. CH), 1059 E. 

— succede a Passerino (Rinaldo), e 

a Butirone (Bonaventura) Bo- 
naocolsi, quale regio vicario in 
Mantova, 1068 E. » 

— accusa presso Enrico i fuorusciti 

rientrati in Mantova, come cau- 
sa dei tumulti ivi successi, 1068 
E -1064 B. 

Ltterana, porta della città di Roma, 
assalita da Janico, 1107 B. 
Uterano, v. S. Giovanni in. 

Latini, combattono in Milano coi 
Germani, 1062 B. 

Layetakio, v. (Lambertenghi). 

Legati pontifici , Arnaldo Frangeri , 
Arnaldo Pelagruà, Bosiolo par- 
mense, Leonardo Quercino, Luca 
del Fiesco , Nicolò (Martini), 
Onofrio di Trebis. 

temano, lago, presso ad esso la con- 
tea di Adolfo di Nassau, 964 C. 
Lendin&ra, villaggio del Polesine, te- 
nuto lungamente dai Padovani, 
al oui possesso aspira Rinaldo 
d’Este, 1178 D-E. 

Leo, Antonio. 

Leonardo Quercini , card. , prende 
parte al conclave in cui fu eletto 
Benedetto XI, 1011 D. 

— vescovo d’ Albano, legato di Cle- 

mente V per incoronare Enrico 
VH, 1076 A. 

— entra in Brescia per ridurre i Bre- 

sciani a più miti consigli, 1076 
B. 

— ne esce senza aver nulla ottenuto, 

1078 A. 

— vedendo ardenti alla guerra am- 

bedue le parti, coi compagni di 
legazione, si ritira in Cremona 


attendendo 1’ esito deirassedio , 
1078 D. 

— assiste (?) alla dieta raccolta in 

Pavia da Enrico VII, 1085 B. 
Leonardo , Cistercense , cardinale , 
^prende parte al conclave per la 
elezione di Benedetto XI, 1011 E. 
(Leone) (Lambertenghi) Lavetario 
vescovo di Como, fratello di 
Martino L. , signore di Como , 
offre ad Enrico VII la signoria 
di quella terra, 1059 B. 
(Leonora) (d’ANGiò), figlia di Carlo II 
d’Angiò, sposa Federico di Ara- 
gona, re di Sicilia, 956 C. 
Leopoldo, Lipoldo d’Austria, f. di 
Alberto I, dà tomba al padre 
ucciso, 1049 0-1050 A. 

— va contro Giovanni d’Austria, uc- 

cisore del padre , 1050 B. 

— torna in Vienna, ivi. 

— segue Enrico VII imp. in Italia 

con 500 cavalieri, 1057 E. 

— colpito dalla pestilenza sotto le 

mura di Brescia, ritorna in pa- 
tria, passando per Verona, 1079 C. 
Libano, monte d’Armenia (!) , sotto 
cui è posta Jacium (Lajaccio). 
Liegi, vescovi: (Teobaldo) co. di 
Bar. 

Ligna, v. (Lignitz). 

Lignazzo, Goffredo. 

(Lignitz) Ligna , Giovanni Alfredo. 
Liguria, v. Lombardia. 
Lingua-di-Vacca, Barrito. 
Linsignanum, v. Lumi guano. 

Lione, vi muore Clemente V, 1189 C. 

— per incarico di Roberto di Napoli, 

vi si reca Giacomo da Cahors, 
cbe sarà poi pontefice sotto il 
nome di Giovanni XXII, 1168 B. 
(Lisiera) Liseria, Cangrande ivi, 1148 

D. 

Livenza, sulle sue sponde s’incontrano 
le genti del patr. d’Aquileja e 
di Rizzardo da Camino, 1086 E. 
Lodi, vi arrivano i Torriani , venutivi 
da Aquileia passando per Verona, 
1020 C. 

— vi convengono alcuni signori di 

( Lombardia ) , per opporsi alla 
venuta di Enrioo VII imp., 1054 

E. 

— Enrico VII vi manda pretori regi 


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64 


INDICI SISTEMATICI 


e vi rimette gli esuli ; gli uni e 
gli altri sono cacciati da Anto- 
nio da Fissiraga, 1068 A. 

— Ant. da Fissiraga, da Lodi, è pre- 
sente alla dieta raccolta da En- 
rioo VII in Pavia, 1087 A. 

— dipendente da Maffeo Visconti, 

1121 B, 1151 E. 

— signori, cfr. Antonio da Fissi- 

raga, Maffeo Visconti. 
Lodovico, d’Angiò, S., figlio di Car- 
lo U, frate francescano, 956 A, 
957 A. 

— canonizzato c sub aetatis nostra© 

ourriculo * da papa Giovanni 
XXH, 957 B. 

Lodovico di Baviera, aspira all’im- 
pero, 968 A-C. 

— oompete per il trono di Germania 

con Federico d’Austria, dopo la 
morte di Enrico VII di Lussem- 
burgo, 1169 0. 

— parteggiano per lui Giovanni re 

di Boemia, ed il conte di Hay- 
nalt, 1169 D. 

— riuscendo incerta la elezione del 

re augusto fatta dagli elettori, è 
interpellato il re di Boemia, che 
per antica legge aveva diritto di 
voto, quando i voti degli altri sei 
elettori erano divisi a parità, 
1169 E 

— Giovanni di Boemia decide in suo 

favore la elezione, 1170 A. 

— vuole si definisca con calma la 

questione della successione, nè 
assunse il nome di re prima di 
aver ottenuto l’assenso del re 
boemo, 1170 B. 

Lodovico Cavalcabò, nipote di Gu- 
glielmo; egli e gli altri nipoti 
di Guglielmo, ottengono autorità 
in Cremona , donde cacciano 
Poncino, 1152 C. 

— cede la città a Passerino ( Ri- 

naldo) e Butirone (Bonaventura) 
Bonaccolsi di Mantova, 1152 C. 
Lodovioo IX, S., W5 di Francia, sua 
crociata, per la quale si assicura 
il favore del papa e del re di 
Navarra, 950 D-JE. 

— assedia Tunisi, 951 A. 

— muore sotto Tunisi, 951 B. 
Lodovico X bb di Francia, primo- 


genito di Filippo il Bello al quale 
succede, 1188 B. 

— sollecita l’elezione d’ un papa dopo 

la morte di Clemente Y, 1189 D. 

— acconsente a che Filippo diVa- 

lois vada a sostenere i Torrìani 
contro i Visconti, 1158 A. 
(Lodovico) conte di (Oettotgen) 
Octingen , segue Enrico VII 
nella spedizione italica, 1098 G. 
(Lodovico II) Conte Palatino, fa- 
vorisce l’elezione di suo cognato 
Venceslao (IV) re di Boemia al 
regno germanico, dopo la morte 
di re Rodolfo (suocero di ambe- 
due), 968 B. 

Lodovico di Savoia, a lui Enrico VII 
affida il governo di Pavia, 1087 
B. 

— intercede presso Enrioo VII in fa- 

vore di Antonio da Fissiraga, 
1087 C. 

— precorre Enrioo VII a Roma, 

1091 D. 

— suoi pericoli ivi, 1098 E. 

— essendo senatore (di Roma), affida 

l’ accesso al Campidoglio a niz- 
zardo Orsini e a Giovanni Anni- 
baldi, col patto ohe ricevessero 
amichevolmente Enrioo VII, 
1099 E. 

— restituito da Enrico VII nella di- 

gnità Senatoriale (in Roma), 

f ià da lui esercitata, 1101 A. 

comando delle truppe regie con- 
tro le genti di Giovanni (d’An- 
giò), 1101 C. 

— esorta Enrico VII a partire da 
Roma, ricordando che col 1° di 
agosto (1811) scadeva la tregua 
fatta col nemico, 1106 C. 

— parte da Ro ma e gli solo, vedendo 
che Enrico VII non vuole allon- 
tanarsene, 1107 A. 

Lombardia, desiderano la venata di Al- 
berto d’Austria in Italia, 996 B. 
— Benedetto XI pensa di trasportare 
colà la sede apostolica, 1018 C. 
— i signori di L. favoriscono i Tor- 
* riani, 1022 D. 

— sconvolta al momento della di- 
scesa di Enrico VII, 1088 A. 
— i signori di L, temono la disoesa 
di Enrico VII, 1055 D. 


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CRONACA FERRETO 


65 


— a lai venuto, si umiliano, 1058 E. 

— non dipendente da alcun Cesare 

dopo Federico II e prima di En- 
rico VII, 1054 A. 

— ivi i legati di Enrico VII, 1055 B. 

— divisa in superiore e inferiore, 

1054 E, 1055 D, 1071 C. 

— disposizione dei signori di L. verso 

Enrico VII, 1058 D-E (cf. 1054 
E). 

— i signori Lombardi sono raccolti 

in assemblea da Enrico VII per 
|iudicare Guido della Torre, 1062 

— lo giudicano reo di lesa maestà, 

in contumacia ; i beni suoi sono 
applicati al fisco, 1062 E. 

*— perfidia dei Lombardi, 1063 C. 

— signori di L., invitati da Enrico 

VII, recansi presso di lui in Ge- 
nova, 1039 D sgg. 

— lasciata da Enrico VII, prima di 

averla liberata dai tiranni, con 
dolore di molti, 1087 A-B. 

— travagliata dalle fazioni al tempo 

di Enrico VII, 1091 E. 

— soldati lombardi con Diego (della 

Batta) armigero di re Boberto, 
1094 A. 

— signori di L., sottomessi a Maffeo 

Visconti, 1121 E. 

— ivi mandato da Enrico VII il 

co. Guarnieri (di Homburg) con 
200 cavalli, 1135 B. 

— aiuti indi avutine da Cangrande, 

1133 D. 

— guelfismo sostenutovi da re Ro- 

berto, 1152 E. 

— ivi i Visconti, capi dei Ghibellini, 
. 1153 A. 

— soggettaaMaffeo Visconti, 1153 C. 

— Uguccione della Faggiuola viene 

agli stipendi dei Lombardi, dopo 
aver perduto il proprio dominio, 
1162 A * 

. — tiranni (Signori) di L. , nemici di 
re Roberto, 1166 D. 

— mercenari assoldativi dai Padovani 

Ì172 D. 

— signori di L., si eleggono a capo 

Cangrande: osteggiano Genova, 
1181 A-B. 

— y icario imperiale: Guarnieri 

di Homburg. 

5 — Indici sistematici 


— signori: Maffeo Visconti. 

— capo dei signori di L.: Can- 

grande della Scala. 

Lon&to, avanti a L. dispone il suo 
esercito Cangrande della Scala, 
dopo di avere inutilmente tentato 
di entrare in Brescia, 1171 C. 
Longare, vi. nel vicent., vi si accam- 
pano i Padovani, 1182 C. 

— devastazioni ivi fatte dai Pado- 

vani, 1133 B. 

Longhi, Guglielmo da Parma. 
Lonigo, vi. (vicent.), devastazioni ivi 
fatte dai Padov., 1138 C. 

— vi è accolta la famiglia dei S. Bo- 

nifacio, 1138 D. 

— ivi Cangrande co* suoi, 1175 D. 
Lorenzo Orsini detto (di Campodi- 

fiore) de Càmpoflorido, ado- 
lescente valoroso , combattendo 
sotto Giovanni d’Angiò contro 
le truppe cesaree, è mortalmente 
ferito in Roma, 1102 A. 

Loria, Ruggero. 

Losanna, ne esce Enrico VII, 18 no- 
vembre 1310 , per scendere in 
Italia, 1057 A. 

Loschi, Nicolò. 

Lozzo, vili, vicentino, presso dol quale 
scorre un ramo del Tésina, 1129 
A. 

— ivi si ritira Nicolò Maltraversi , 

1184 B. 

— presa dai Padovani, 1185 A. 

— ne sono respinti, e la terra è ful- 

cita da Cangrande, 1135 A. 

— vi si reca Cangrande, 1135 D. 

— v. Maitraversi. 

(Luca) del Fiesco , genovese cardi- 
nale, favorevole a Filippo il Bello, 
nel concistoro dei cardinali pro- 
pone gli venga accordato soc- 
corso da parte della Sede Apo- 
stolica, 999 D. 

— amico di Bonifacio Vili, susci- 

tando a tumulto il popolo di 
Anagni, caccia i congiurati, 1005 
A. 

— liberato da Bonifacio Vili, prende 

parto al conclave per reiezione 
di Benedetto XI, 1011 E. 

— mandato ad Enrico VII, per l’in- 

coronazione in Roma, 1076 A. 

— si ritira in Cremona, aspettando 


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66 


INDICI SISTEMATICI 


Pesito dell’assedio di Brescia, 
1078 D. 

— induce i Bresciani a desistere dal- 

Parmi ed affidarsi a Enrico VII, 
1080 D-E. 

— assiste (?) alla dieta raccolta in 

Pavia da Enrico VII, 1085 B. 
Lacca, vi si propagano le fazioni dei 
Bianchi e dei Neri, 978 C. 

— vi trionfano i Neri, 999 B. 

— per tre anni vi soggiorna la fa- 

zione dei Bianchi pistoiesi esuli 
dalla patria, 1024 B. 

— governo alternato tra le fazioni, 

1054 C. 

— accede alla lega di altre città to- 

scane contro Enrico VII, 1092 C. 

— posta al bando dell’impero da 

Enrico VII, 1096 C. 

— cacciati i Ghibellini, è governata 

dai Guelfi, 1155 C. 

— i Ghibellini tentano di ritornarvi, 

1155 C. 

— vuole la pace cogli esuli, 1155 C. 

— vi rientrano i Ghibellini, 1156 A. 

— no diventa signore Castruccio de- 

gli Interminelli, 1156 B. 

— temendo di Firenze, alla quale si 

sono rivolti i Guelfi esuli, fa lega 
con Pisa, 1156 C. 

— Uguccione della Faggiuola vi 
manda pretore dei Ghibellini etto 
figlio Francesco, 1156 C. 

— dopo la rotta dei Guelfi a Monte- 

catini e la morte di Francesco 
della Faggiuola, Neri ne ò fatto 
signore da suo padre Uguccione, 
1161 E. 

— vi giunge Uguccione della Fat- 
inola per cercare modo di li- 
erare Castruccio, 1162 E. 

— vi ritornano i soldati mandati a 

Pisa tumultuante, da Uguccione 
della Faggiuola, 1168 A. 

— istigata da Castruccio degli In- 

terminelli a cacciare Uguccione 
della Faggiuola, 1168 B. 

— persone fidate e il popolo armano 

le mura; laonde Uguccione, com- 
prendendo d’aver terminato il suo 
reggimento, invita a consiglio 
Castruccio e i primati di Lucca, 
dai quali è pregato di abbando- 
nare la città, 1168 C. 


— lasciata da Uguccione , 1168 C. 

— ne è fatto signore Castruccio de- 

gli Interminelli, 1168 E. 

— signori: Uguccione della Fag- 

giuola , Castruccio degli Inter- 
minelli. 

— governatori (per Uguccione 

della Faggiuola): Francesco del- 
. la Faggiuola , Neri della Fag- 
giuola. 

— governatore(perRobeft6d’An- 

giò): Gerardo da S. Lupidio. 
Lucchino Visconti, figlio di Maffeo, 
governa Cremona, 1122 A. 

— mandato dal padre in aiuto di 

Cangrande, 1135 B. 

— va contro Ugo del Balzo, e lo 

uccide presso Bassignana, 1158 À. 
Lucio Sego detto Panzetta dkllk 
Schbnklle , esule padov., uc- 
ciso alla battaglia di Costoza, 
1128 B-C. 

Lucchino Visconti, figlio di Maffeo, 
riceve dal padre ordine di met- 
tere in salvo le ricchezze e quindi 
di fuggire, 1021 D. 

— va a rendere omaggio ad En- 

rico VII in Genova , 10 89 E. 

— accompagna Enrico VII da Ge- 

nova a Pisa, 1004 E. 
(Lumignano) Linsignanum , villaggio 
vicentino, devastazioni ivi fatte 
dai Padovani, 1188 B. 
Lunigiana, molti signori dei colli della 
Lunigiana si armano contro i 
Guelfi fiorentini, 1158 C. 

— Uguccione della Faggiuola manda 

colà quale prefetto Castruccio 
degli Interminelli, 1162 A. 

— signori: Uguccione della Fag- 

giuola (cfr. Malaspini). 

— governatore: Castruccio Ca- 

stracani degli Interminelli (per 
Ugucoione). 

Lupi dio S,, Gerardo. 

Lupo, nome di una nave di Passerino 
(Rinaldo) Bonaccolsi, 1028 C. 
Lussemburgo , sta tra i territori dei 
Franchi e dei Germani (pas- 
saggio desunto dalla àist. 
lib. I, rub. 1, di Albertino Mus- 
sato), 1058 A. 

— Balduino, Beatrice, Enrico VII, 

Giovanni, Valerano. 


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CRONACA FERRETO 


67 


UacabÌsako , v. Marcabruno da Vi- 
nato. 

Macàbuffj , somma autorità dei Ma- 
caruffi in Padova, 1136 A. 

— Barnaba , Macaruffo. 

Maca Ruffo de* Macàruffi , pado- 
vano, guelfo, assunto al governo I 
Mi Padova, 1127 C» ! 

— tino dei condottieri dei Padovani, 

insieme coi suoi fratelli, 1130 B, 
USO B. 

— sftaventatp, perchè i Padovani in- 

sorgono a libertà, 1186 D. 

— ..rafc consiglio del vescovo esce di 
Padova, 1136 D. 

— riacquista il favore del popolo, e 
‘ dei Carraresi , sebbene egli fa- 
vorisca la parte guelfa, 1137 A. 

— *u* autorità in Padova, 1137 B. 

— net consiglio di Padova sconsiglia 

la pace con Cangrande, 1148 
A-B. 

— de* primari Vicentini, cogli esuli e 

con alcuni della città, tenta di far 
ribellare Vicenza a Cangrande, 
1171 t>-E. 

— domanda aiutò a Vinciguerra 
; conte' di 6. Bonifacio, ed a Pi- 

scàrosio (dei Monticoli ?), cacciati 
di Verona da Alberto della Scala, 
,1172 IX 

— Ì Carraresi gli offrono aiuto, con 

intuizione di tradirlo, 1172 D. 
—, consiglia i Vicentini ed i Veronesi 
eètiti ad andare verso Monselice, 
1173 A, 

— Odiato dal popolo di Padova per- 
> chè eccitò gli esuli contro Can- 

grande, violando la pace, 1175 B. 

— riaeqttista il favore del popolo , 

allorché questo accagionò Giac. 
da Carrara della perdita di Mon- 
U76 B. 

— * uno feti ambasciatori di Padova, 
mcàric*to di trattare con Can- 
grapfe 1178 B. 

— ^ Centrò' di lui , de&ideroso del fa- 
’ ' trofb ièlla plebe, si manifestano 
, à Capra^esi, 1178 C-D. 

— iuggb perciò coi suoi quattro figli 

in Ferrara, dove eccita alla ri- 


scossa il suo genero B&inaldo 
d’Este, 1178 D. 

— annunzia al popolo la elezione di 
Giacomo da Carrara a principe 
di Padova, 1179 C. 

Macchine da guerra , adoperate nell’as- 
sedio di Brescia, 1074 A^B. 

— usate dai Padovani contro Bar- 
barano, 1188 A. 

— usate dei Cesarei per oppugnare 
il Campidoglio, 1101 A. 

— adoperate da Cane della Scala 
contro Lonato, 1171 C. 

Macone, (Maometto) guadagnato da 
Cangrande, gli procura l’acquisto 
di Monselice, 1175 C-1176 A. 
Maddalena de’ Rossi, figlia di Gu- 
glielmo, sposa Ghiberto da Cor- 
reggio, 1122 C. 

Maffeo Maggi, fratello del vesc. Be- 
rardo, gli succede nel governo di 
Brescia ; uomo bellicoso, 1031 C, 

1054 B. 

— stringe alleanza con Giberto da 
Correggio, 1083 A. 

— sollecitato da Guido della Torre ad 
unirai a lui contro Enrico VII, 

1055 E. 

— d’accordo con Tebaldo dei Bru- 
sati fa ribellar Brescia ad En- 
rico VII , 1063 A. 

Maffeo Visconti, prefetto di Milano, 
è costretto ad esularne, 1019 B. 

— Alberto Scotto ne è invidioso , 

1019 D. 

— da Alberto Scotto gli è notificato 
il matrimonio a lui offerto da 
Azzo Vili duca d’Este, 1019 E, 

1020 A. 

— desiderando Beatrice d’ Este per 
Galeazzo suo primogenito, man- 
da ad Azzone legati in Ferrara, 
1020 A-B. 

— riceve risposta favorevole alla sua 
domanda, 1020 B. 

— ha notizia della congiura orditagli 
contro da Alberto Scotto e dal pro- 
prio zio Pietro Visconti, 1020 D. 

— cattura e conduce a Milano Pietro 
Visconti, e lo tiene in carcere, 
1020 D. 


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6 » 


INDICI SISTEMATICI 


— conduce il suo esercito presso Me- 

legnano, 1020 E. 

— ingannato da Alberto Scotto, che 

gli consiglia di deporre lo scettro 
del comando, e di richiamare in 
patria i Torriani, 1020 E, 1021 
A-B. 

— rimanda il suo esercito, 1021 B. 
•— Azzone d’Este fa appena mostra 

di aiutarlo, 1021 B-C. 

— privato della libertà, 1021 C-D. 

— avvisa i suoi figli di mettere in 

salvo le loro ricchezze e quindi 
di fuggire da Milano , 1021 D. 

— va a Piacenza, per volere di Al- 

berto Scotto, 1021 E. 

— soggiorna due mesi presso Brescia, 

sul lago d’Iseo, 1021 E. 

— va a Verona, di cui è signore Bar- 

tolomeo della Scala punto a lui 
favorevole, 1021 E. 

— ritorna a Milano, di cui è rifatto 

signore, 1021 E, 1022 A. 

— temendo dei Torriani , domanda 

aiuto agli amici e ad Alberto 
della Scala, 1022 D. 

— dà in isposa una sua figlia ad 

Alboino della Scala, 1022 E. 

— Bartolomeo della Scala , avver- 

sario di Maffeo, sconsiglia il pa- 
dre dal soccorrerlo, 1022 E. 

— causa del ranoore degli Scaligeri 

contro di lui, era l’aver Maffeo 
fatta parentela con Azzone d’E- 
ste, senza parteciparlo ad Alberto 
della Scala, 1022 E. 

— cade abbandonato da tutti, 1022 

E. 

— encomiato, 1028 A. 

— padre di Galeazzo, 1089 C. 

— esigliato dai Torriani, viene a To- 

rino, a raggiungervi Enrico VII, 

1057 C. 

— * rientra in Milano con Enrico VII, 

1058 D. 

— congiura con Guido della Torre a 

danno di Enrico VII, 1060 C-D. 

— crede agevole la vittoria sopra Ce- 

sare, 1061 B. 

— rivela a Enrico VII la cospira- 

zione di Guido, 1061 C. 

— nell’assemblea dei signori Lom- 

bardi mostrasi ardente contro 
Guido della Torre, 1062 D. 


— cacciato costui , gli si accostano 

molti ottimati, 1064 C. 

— estorce al popolo molto danaro, 

per pagar le truppe di Enrico VII, 
1064 C-D. 

— è fatto vicario regio in Milano , 

1067 D. 

— si rallegra per la cattura di An- 

tonio da Eissiraga, ivi. 

— col permesso di Enrico VII, ri- 

ceve il Fissirsga, consegnatogli 
da Manfredo Beccaria ; lo tiene 
in carcere, ivi. 

— governa Milano, 1120 A. 

— avversato dalla parte dei Torriani, 

tanto fra i nobili ohe Ix a i ple- 
bei, 1120 A-B. 

— distribuisce tesori per accattivarsi 

il popolo, 1120 B-CJ. j 

— sottomette Lodi, Soncmo, Como 

e Piacenza, 1121 B-C. 

— padrone di dieci città, 1122 E. 

— guerreggia Brescia, 1123 A. 

— pregatone, manda Luchino buo fi- 

glio inaiuto di Cangr&nde»ll$>£‘ 

— desidera mandare il suo secondo- 

genito in aiuto di Cangrande, 
ma non lo fa, essendo in guerra 
col Delfino di Vi enn a , 1147 A. 

— ottiene da Enrico VII il governo 

di Milano, 1151 E. 

— estensione del suo dominio, 1151 

E, 1152 A. 

— gli si oppongono Parma, Cre- 

mona, Pavia, sostenute da Bo- 
berto di Napoli, da Firenze, e da 
Bologna, 1152 A. 

— fa uccidere a tradimento Gugliel- 

mo Cavalcabò , prefetto di Cre- 
mona, 1152 B-C. , .k 

— conquistata Cremona, si fa nemico 

Passerino (Rinaldo) Bonaccolsi, 
1152 D. -, . 

— con dolo conquista Pavia, 1152 

D-E. 

— aspira al possesso di VegueUi, che 

è la sola a resistere, 1152 E. 

— favorisce i Tizzoni ghibellini , 

di Vercelli, 1152 ÈL 

— combattuto da Ugo del Bolso e 

da Filippa di Valois, 1J54 E. 
1158 A. 

— s’impadronisce di Vercelli* massa- 

cratine i Guelfi, 1158 B. 


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CRONACA EERRETO 


«9 


— corrompe Filippo di Valois e lo 
1 ritaanda jn Francia, 1159 B. 

— ottiene ‘ fatta la Lombardia, 1158 

* C. ^ 

— favorisce Frane, della Mirandola, 

c)ie governa Modenà, 1154 C. 

— richiesto di aiuto da Uguccione 

della Faggiuola assediantei Guel- 
fi in Montecatini, 1158 A. 

— non glielo concede, 1158 B. 

— teme di Filippo di Valois, che si 
ItòVa sotto, Vercelli, 1158 B. 

— sospettoso della influenza di Ro- 

berto di Napoli in Genova, 1180 
E. / :i 

— manda IT figlio Marco in aiuto 
'degli Spinola e dei Boria, esuli 
Genovesi, dhe combattevano per 
ritornate in patria, 1181 A. 

Mac(gi, Beraldo o Berardo, Maffeo. 
ttiGfflKÀRDO da Susinana, capitano 
delle milìzie di Azzo Vili, 981 B. 

— seòhsiglia ad Azzone di termi- 

nare la guerra sul modenese , 

mi d: 

Xigotoza, per ordine di Alberto d’Au- 
stria , vi è condotto prigioniero 
1* arcivescovo (maguntino) , 994 
B. 

— colà recasi Alberto d’Austria, che 
libera 1* Arci vescovo, e sottopone 

la città ad un governatore regio, 

m c-b. 

— arcivescovi: Gerardo (di Ep- 

penstein). 

Mainardo co. ni Garanzia e del Ti- 
rolo, aspira all’impero, 968 A. 
Mai aro, v. Tebaldo co. di Santa Fiora, 
lajsfica, r e : Alfonso. 

MAn&oA^ELtA, Enrieo. 

XsUdunt, v. Malo. 

MìlìsVira; March0si, prestano in Ge- 
nova omaggio ad Enrico VII , 
1089, E. 

— loro poséessi (in Lnnigiana), ivi. 
— - Galeotto. 

néiresercito padovano, 1181 

A. 

— ih Viceh?a, 1181 B. 

— cfr. Epidemia. 

Halitiì&, Antonio de. 

(Màio) Matadum, Mededum, villa vi- 
centina^ disfatta dai Padovani, 
1184 B. 


— vi si accampano i Padovani, 1188 

A. « 
Maltraversi , nobile famiglia pado- 
vana, 1180 B. 

Maltraversi di Oastelnoovo , Al- 
bertino. 

Maltraversi da Lozzo, Guido, Ni- 
colò. 

Manere or (di S ve via) , te di Sicilia, 
combattuto da Innocenzo IV , 
945 B-C. 

— guerreggia Corrado IV, 940 A-B. 

— assolda i Saraceni , e guerreggia 

Urbano IV, 948 C. 

— guerreggia Carlo I d’Angiò, 947 

A-948 B. 

— muore a. 1265, 948 B. 
Manfredo Becca ri a, pavese, rimane 

presso Enrico VII, non osando 
rientrare in Pavia , donde era 
stato cacciato, 1060 A. 

— nella dieta di Pavia prega Enrico 

VII di non lasciare la Lom- 
bardia avanti d’averla liberata 
dai tiranni, 1087 A. 

— procura la cattura di Antonio da 

Fissiraga, 1087 B. 

— amico di Maffeo Visconti , non 

concede al Fissiraga di redimersi 
a denaro, ivi. 

— consegna il Fissiraga a Maffeo 

Visconti, ivi. 

Manfredo di Chiaramonte , gover- 
natore Ai Viterbo , manda mi- 
lizie ad Enrico VII, 1098 B. 

— accompagna nel loro ritorno i le- 

gati inviati da Enrico VII in Si- 
cilia per combinare un matri- 
monio tra le due case reali, 1108 

B. 

— tratta, in qualità di procuratore 

di Federico d’Aragona, in Rema, 
nel palazzo presso S. Sabina, le 
sponsalizie del figlio di lui Pietro 
con Beatrice figlia di Enrico 
VII, 1105 B. 

— va ambasciatore a Enrico VII, of- 

frendogli aiuto di uomini e di 
denaro, in nome del re di Girila, 
1114 B. 

— ritorna a Federico per esporgli il 

disegno di Enrico VII, 1114 E. 
Manfredo da‘Sassuolo, condottiero 
in Modena della milizia di A Zr 


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70 


INDICI SISTEMATICI 


zone vni d’Este, dal .quale era 
molto amato, 1028 E. 

— - sconsiglia il figlio Sassuolo dal 
preparare la rivolta di Modena 
contro l’Estense, 1023 E-1029 B. 

— muta pensiero, 1029 C. 

— sua casa in Modena , dove funge 

le veci di Azzone d’Este, 1029 D. 

— trattiene i suoi soldati dal com- 

battere i Modenesi insorti, 1029 
D - 1030 A. 

— assume il governo di Modena, 

1030 C. 

— consegna alla plebe il castello co- 

struito da Azzone, affinchè ossa 
lo distrugga, 1030 C. 

(Manno), v. Massimo (de’ Cerchi). 
Mantova, dal popolo ivi è odiato il go- 
verno tirannico di Bardelone dei 
Bonaccolsi, 982 B. 

— presa dallo truppe scaligere, 982 

D-E. 

— Azzone V3H d’Este fa impeto con- 

tro il Mantovano , di cui è si- 
gnore Botticella (Guido) Bonac- 
colsi, 1023 B. 

— flotta mantovana sul Po , battuta 

da Azzone Vili d’Este, 1023 C. 

- — uniti ad Alboino della Scala , i 
Mantovani espugnano Bergan- 
tino , 1023 D-E, 1024 A. 

— Botticella ( Guido ) Bonaccolsi , 

viene respinto nel territorio Man- 
tovano, da Azzo d’Este, 1031 D. 

— il dominio di M. passa da Bot- 

ticella (Guido), a Passerino (Ri- 
naldo) Bonaccolsi, 1031 E. 

— nave mantovana presa da Azzone 

Vili d’Este, 1039 A. 

— Giacomo Quirini nel territorio di, 

1045 E - . 

— Lapo Farinata degli Uberti (il 

testo ha Modena in luogo di 
Mantova ) vi è da Enrico VII 
nominato suo vicario , 1059 E. 

— contro il volere di Passerino , vi 

rientrano molti fuorusciti col fa- 
vore di Enrico VII, 1060 A. 

— vie. imp. Lapo Farinata degli 

Uberti, 1063 E, 1064 A. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— ivi i Padovani assoldano merce- 

nari, 1172 D. 


— conti : Cortesia di Casalolto. 

— signori e vicari imperiali: 

Bardelone , Botticella (Guido) , 
Butirone (Bonaventura), Pas- 
serino ( Rinaldo:) , Tagino Bo- 
naccolsi; Lapo Farinata degli 
Uberti. 

— edifici: palazzo pubblico. 
Maometto, v. Macone. 

Marano, Bonacosa, Riprendo, Saio- 

mone. 

Marca d’Ancona , in essa la terra di 
Murro, 1011 E. 

— v. Gentile da Montefiore. 

Marca trevigiana, afflitta da una piog- 
gia torrenziale, 1069 B. 

— v. « Marchitae 
Maucabruno Cqlzadio, vicent., giu- 
stiziato da C&ngrando come tra- 
ditore, 1126 C. 

Marcabruno Tiepolo , muore nel- 
l’occasione della rotta data da 
Cangrande agli esuli Vicentini e 
Veronesi, 1174 A. 

Marca bruno da Vi varo, promuove la 
ribellione di Vicenza ai Padovani, 
coll’aiuto dei Cesarei , 1069 D. 

— padre di Alberto, 1126 B. 

— sua dispotica autorità in Vicenza, 

1126 E. ( t 

— muore, 1131 C. 

Marcarià, conte Rinaldo. 
Marchitae , così chiamati gli abitanti 

della Marca Trevigiana, lOBò 
B. 

Marco &. 9 chiesa di Roma, con torre, 
1099 D. 

— presa agevolmente dai Ceserai, 

1099 E. 

Marco Visconti, figlio di Maffeo, ri- 
ceve ordine dal padre di mettere 
in salvo le rioohezzp e ili fuggire 
da Milano, 1021 D. 

— muove contro di Filippo, figlio di 

Carlo di Valois, 115S B. 

— mandato dal padre in aiuto dei 

Boria e degli Spinola, esuli da 
Genova che combattevano per 
ritornarvi, 1181 A. 
Margherita di Brabax^e > moglie 
di Enrico VÌI, 1052 JB. 

— prega il marito di non distruggere 

la torre nel foro di Cremona , 
1068 D. 


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CRONACA CERRETO 


71 


— segue il marito all’ assedio di Bre- ] 

seia, 1071 E. 

— sue virtù, 1072 A. 

— invano chiede al marito grazia 

per Tebaldo Brusati, 1074 C. 

— sue pietose pratiche durante T as- 

sedio di Brescia, 1079 D. 

— insieme col marito, entra nell’ ar- 

resa Brescia, 1081 B. 

— ottiene dall’imp. che sian liberati 

i Bresciani fatti prigioni , 1081 
E* 

— muore in Genova, e vi è regal- 

mente seppellita nel convento de’ 
frati Minori, 1090 C. 
(Margherita) di Francia, sp. Edo- 
ardo I, d’Inghilterra, 1010 D. 

— guerreggia il marito e lo costringe 

a lasciare il regno al figlio (E- 
doardo II ), 1188 C. 

Margherita di Morgano, eccita Àr- 
tico Tempesta degli Avogaro suo 
marito, 1180 G. 

— alcuni vogliono abbia rioevuto 

perciò doni da Gangrande di cui 
si innamora, 1180 D. 

Maria, 3., dei Frati Minori in Boma; 
combattimenti tra Gesarei e An- 
gioini, 1100 D. 

laminilo (Marsanum), villaggio presso 
Perugia, preso ed incendiato da 
Enrico VII, 1109 C. 
lar ostica, invano assalita dai Pado- 
vani, 1127 A. 

Marsilio dei Bossi, prigione nel- 
l’aula di Gangrande (in Verona), 
1145 0. 

Martini, Nicolò. 

Martino Cane, preposto dai Pado- 
vani, al castello di Camisano 
(Vicentino) perchè combatta i 
vicentini, 1125 C. 

— se ne assenta, 1185 G. 

— padre di Zambonetto, 1174 A. 
Marzio Bosso , uno de’ legati man- 
dati da Vicenza ad Enrico VII 
in Genova, 1090 A. 

Mascare llo, Montorio. 

Masinabio di Lodi, giustiziato in 
Castiglione (delle Stiviere) in se- 
guito alla ribellione di Gremona 
contro Enrico VII, 1082 A. 
Massa, pretese di Salinguerra e di Fran- 
cesco d’Este, sopra di 1040 E. 


| Massa (Trabarla), piccola provincia 
! tra la Tuscia e la Bomagna, da 

Bonifacio Vili viene conceduta 
in principato a Corso Donati , 
975 C. 

— posseduta da Uguccione della Fag- 

giuola, 978 D. 

— signori: Corso Donati, Uguc- 

cione della Faggiuola. 

Massimo (o Manno?) (dei Cerchi) 
avvelenato nell’ occasione della 
cacciata di Vieri dei Cerchi da 
Firenze, 977 C. 

Matera, conte : Carlo di Valois. 
Matteo di Anagni, a’ suoi due figli 
viene affidata da Sciarra Colon- 
na la custodia di Bonifacio Vili, 

1004 A. 

Matteo da Correggio, signore di 
Parma, 979 E. 

— guerreggia Azzone VHI d’Este, 

979 E -980 B. 

Matteo Bosso Orsini, cardinale, sua 
condotta nel concistoro tenuto 
dai cardinali, dopo che Celestino 
V si era segretamente ritirato dal 
palazzo pontificio, 967 B. 

— avverso a Filippo IV, nel conci- 

storo propone che dalla Banta 
Sede gli venga negato il chiesto 
soccorso, 999 C-D. 

— muove incontro a Bonifacio Vili 

che ritorna da Anagni, 1005 B. 

— sospettando di Bonifacio Vili lo 

assoggetta ad attenta òustodia, 

1005 D. 

— conosce l’intenzione del pontefice 

di andare al Laterano, 1005 E. 

— sue parole al pontefice por dis- 

suadernelo, 1006 A-B. 

— dispone guardie intorno allo stanze 

del papa, 1006 E. 

— manda Giacomo e Napoleone Or- 

sini , con altri , perchè impedi- 
scano a Bonifacio Vili, di pas- 
sare in Laterano , 1007 A. 

— rimproverato dai cardinali di es- 

sere stato la causa della morte 
del pontefice, 1009 A. 

— prende parte al conclave per reie- 

zione di Benedetto XI, 1011 D. 

— avversario di Bonifacio Vili, ivi. 

— simula di approvare il viaggio 

stabilito da Benedetto XI , che 


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72 


INDICI SISTEMATICI 


desiderava trasportare la Sedo 
Apostolica in Lombardia, 1012 
D. 

— pensa di fare eleggere un de’ suoi 

nipoti a successore di Benedetto 
XI, 1014 A-D. 

Mazzoni, famiglia ghibellina di Bre- 
scia, 1122 E. 

Xeledum, v. Malo. I 

(Melegnano) Merlguanum , vi conduce 
il suo esercito Maffeo Visconti, 
in guerra con Alberto Scotto , 

1020 E. ; 

Melioranza, famiglia vicentina, esi- 

gliata da Morando Panensacco, 
984 E. 

Melioris (!), Antonio. 

Menabovj, Francesco. 

Meo dei Cancellieri, uno dei prin- 
cipali di questa famiglia pisto- 
iese, 972 A. 

— assume V appellativo di Bianco, 

972 B. 

— taglia la mano a Dori dei Can- 

cellieri feritore del proprio figlio 
Vanni, 978 A. 

Mercenari , saraceni, di re Manfredi, 
946 C. 

— al soldo di Lanfranco Rangoni , 

980 B. 

— al soldo di Azzone Vili d’Este, 

981 A. 

— al soldo di Filippo IV il Bello 

contro la Fiandra, 998 C. 

— raccolti da Pietro Visconti e Al- 

berto Scotto per combattere Maf- 
feo Visconti, 1020 D. 

— duecento cavalieri mercenari ac- 

compagnano Galeazzo Visconti 
fuggente da Milano a Bergamo, 

1021 D. 

— di Azzone Vili d’ Este, sotto Man- 

fredo da Sassuolo in Modena , 
1028 B , 1028 E , 1029 D-E , 
1030 B. 

— conosciuto l’animo di Manfredo, 

si accordano oon Sassuolo da 
Sassuolo, 1080 B-C. 

— di Azzone Vili in Reggio, 1080 E. 

— di Frane. d’Este, 1038 D. 

— di Passerino ( Rinaldo )' Bonac- 

colsi, 1089 A. 

— assoldati in Roma da Gentile 

Orsini, 1089 A. 


— assoldati nel Polesine di Rovigo 

da Frane. d’Este, 1089 C. 

— al soldo dei Veneziani, 1044 D. 

— assoldati oltre il Reno da Enrico 

co. di Fiandra, 1058 A. 

— al soldo di Giovanni da Zecano, 

fautore di Enrico VII, 1108 C. 

— al soldo dei Fiorentini, custodi- 

scono Montevarchi , assalito da 
Enrico VII, 1109 D-E. 

— che seguivano Enrico VII, dopo 

la sua morte rimangono allo sti- 
pendio dei Pisani, 1118 C. 

— di varie lingue, assoldati da Can- 

grande , e condotti a Vicenza , 
1128 E. 

— assoldati dai Padovani contro 

Cangrande, 1130 D, 1182 A. 

— vizi dei mercenari assoldati da 

Cangrande, e danni che ne su- 
birono i Veronesi e i Vicentini, 
1181 D, 1184 B. 

— assoldati da Cangrande, 1182 C. 

— assoldati dai Padovani, 1193 E. 

— al soldo di Cangrande, 1134 D, 

1187 E, 1148 C. 

— 150 cavalieri di Oarinzia, assol- 

dati da Cangrande, 1189 D. 

— cavalieri al soldo di Padova, 
1140 E, 1141 A. 

— sotto Antonio Nogarola, 1141 C. 

— di Vanni Scornegiani , da Pisa , 

1142 D, 1144 A, 1144 E. 

— Pietro Braimonte , catalano , al 

soldo di Cangrande, 1142 E. 

— assoldati da Padova, combattono 

coi Catalani di Pietro Braimonte 
assoldato da C&ngraìide, 1142 E. 

— i Torriani assoldati dai Padovani, 

1153 C. 

— Bimane della Torre assoldato or 

da Bologna, or da Firenze, 1153 
D. 

— Galli e Germani assoldati da Ugno- 

cione della Faggiuola, 1156 B, 
1160 B. 

— assoldati in Pisa da Uguccione 

della Faggiuola, 1158 E. 

— al soldo di Filippo d’Angiò prin- 

cipe di Taranto 'venuto ih 60 f* 
corso dei Guelfi di Firenze, 1153 
B, 1160 C. 

— Uguccione della Faggiuola sgh 

stipendi dei Lombardi, 1162 A. 


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CRONACA FERRETO 


78 


— di Uguccione, 1162 D, 1168 A. 

— Catalani, sotto Restauro in Fer- 

rara, 1170 E. 

— assoldati in Ferrara dai Padovani, 

1172 D. 

— Enrico co. di Gorizia conduce 

200 armati a Cangrande, 1175 C. 

— di Uguccione della Faggiuola, 

1175 D. 

— di Cangrande, 1175 E, 1181 B. 
rendono Monselice, 1176 D. 
ei Padovani (cfr. Olderico Cu- 

cagna), 1177 B. 

— dati da Passerino (Rinaldo) Bo- 

naccolsi ai Doria ed agli Spinola 
esuli da Genova e desiderosi di 
rientrarvi, 1181 B. 

— genti assoldate coi denari della 

Lega di Lombardia sono concesse 
da Cangrande a questi fuoru- 
sciti, 1181 B. 

— v. Catalogna, Pietro Braimonte, 

Piccardia. 

— v. Catalogna, Gallia, Germania. 
Mesa; Pietro. 

Messina, v’arrivano coll’esercito Gio- 
vanni duca di Puglia, e Filippo 
principe di Taranto, 957 D. 

— abboccamento di Carlo di Yalois 

con Federico di Aragona, 962 A. 

— se ne allontana Carlo di Yalois, 

962 D. 

— re Federico vi raduna armi, 1150 A. 
Michele Paleologo, avvisato da Gio- 
vanni da Procida che Carlo di 
Angiò vuol rimettere sul trono 
di Costantinopoli il proprio ge- 
nero Balduino, 952 I). 

— sue trattative con Giov. da Proci- 

da, dal quale si lascia indurre a 
dargli dei denari per assicurarsi 
Tarato di Pietro (HI) d’ Aragona 
contro Carlo d* Angiò, 952 D-E. 
Michikl, Vittore. 

Ubato, intervengono mediatori di pace 
insieme coi Padovani, fra Vene- 
ziani e Genovesi, 990 C. 

— ne è prefetto (capitano) Maffeo 

Visconti, 1019 B. 

— v’arriva Alberto Scotto con un 

esercito di20m. uomini, 1020 E. 

— v’entrano i Torriani, nemici di 

Maffeo Visconti, prigioniero di 
Alberto Scotto, '1021 E. 


— appellata una seconda Roma, 1022 

B. 

— retta tirannicamente da Guido 

della Torre, 1064 B. 

— vi è accolto festosamente Enrico 

VII, 1058 C. 

— ivi presso la Cattedrale , abita 

Enrico VII, 1058 D, sgg. 

— lotta ivi avvenuta tra Germani e 
/ Latini, 1062 B. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— sotto da Maffeo Visconti, 1120 A. 

— il partito dei Torriani vi avversa 

il Visconti, 1120 A-B. 

— Maffeo Visconti ne ottiene il do- 

minio da Enrico VII, 1151 E. 

— assediata da Filippo di Valois, 

1153 A. 

— vescovi: Gastone della Torre. 

— signori e vicari imperiali: 

Guido della Torre, Maffeo Vi- 
sconti (cfr. Galeazzo, Luchino 
e Marco Visconti). 

— chiese: Cattedrale. 

— vico. 

Milizia cittadina, di Venezia, 1044 E. 

— di Verona e Vicenza, 1171 C. 

— di Padova, 1085 D. 

Milizie , v. «; Arx militiarum » (= Mi- 
litar um locus, 1099 E). 

Mincio, Bonaccolsi Passerino manda 
in esso la sua flotta, 1028 C. 
Minerva, chiesa della , dei Predicatori, 
in Roma, 1100 E. 

— sino ad essa si spingono le truppe 

di Enrico VII , nelle scorrerie 
dopo il combattimento al Ca- 
migano, 1100 E. 

S. Miniato, Bertoldo. 

Miracoli, v. Enrico il beato. 
Mirandola, Francesco. 

Mitra bianca bicipite, se ne copre il 
card. Nicolò da Prato nell’inco- 
ronazione di Enrico VII, 1104 D. 
Modena, soggetta agli Estensi, 979 C. 

— fiorente sotto Obizzo, è tiranneg- 

giata da Azzone Vili, 979 C-D. 

— soggetta ad Obizzo d’Este, 1027 E. 

— si ribella ad Azzone Vili, in causa 

del suo governo tirannico, 1027 
E-1Ò28 A. 

— castello in essa edificato da Az- 

zone Vili, 1028 A. 


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n 


INDICI SISTEMÀTICI 


— sua storia antica, 1029 B. 

— rivolta ivi istigata e diretta da 

Manfredo da Sassuolo, condot- 
tiero per Azzone, ed al figlio di lui 
Sassuolo da S., 1029 C-1080 C. 

— ne assume il governo Manfredo 

da Sassuolo, 1080 C. 

— richiamati gli esuli ghibellini, si 

fanno nuove leggi, 1080 C. 

— sempre osteggiata da Bologna , 

1080 D. 

— il card. Arnaldo Pelagrua vi pre- 

dica la crociata contro i Vene- 
ziani, 1044 0. 

— retta a governo popolare, 1054 C. 

— i Bolognesi e Giberto da Corregigo 

ne minacciano la libertà, 1054 G. 

— il popolo si libera dalla tirannia 

di Azzone Vili d’Este, 1059 B. 

— Francesco della Mirandola ne offre 

la signoria a Enrico VII, 1059 B. 

— Lapo Farinata degli Uberti (ma 

cfr. a questo nome) vi è nominato 
suo vicario da Enrico VII, 1059 E. 

— suoi legati alla Dieta racoolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— per opera dei ghibellini , passa 

dal dominio di Bologna a quello 
di Passerino ( Rinaldo ) Bonac- 
colsi, 1122 C-D. 

— sempre sconvolta ; disfatta per le 

dissensioni dei suoi principali 
cittadini, 1154 B. 

— sotto Francesco della Mirandola 

postovi da Enrico VII, 1154 B. 

— minacciata dagli esuli Guelfi , 
1154 B. 

— si sottomette a Passerino (Ri- 

naldo) Bonaccolsi, 1154 B-C. 

— vi si ritirano Uguccione e Neri 

della Faggiuola , cacciati di 
Lucca da Castruccio degli Inter- 
minelli, 1163 D. 

— signori: Obizzo d’Este, Azzone 

VIII d’Este, Passerino (Rinaldo) 
Bonaccolsi, Manfredo da Sas- 
suolo, Cardinal Arnaldo Pela- 
grua , cfr. Bologna. 

— vicario (per Azzone VIII): 

Manfredo da Sassuolo. 

— vicari imperiali: Lapo Fa- 

rinata degli Uberti (? ; cfr. sotto 
Mantova) Francesco della Mi- 
randola. 


— rettore: Manfredo da Sassuolo. 

— edifici: castello, palazzo prefet- 

tizio. 

Mobilie , di Bonifacio Vili, 1007 A. 
Molin, Angelo. 

Monastero , v. Cenobio. 

Monadico, vi. del Padovano fortificata 
dai Padovani , 1147 B. 

— verso di M., dicendo di andare a 

Ferrara, muovono gli esuli Vi- 
centini e i Veronesi, per consi- 
glio di Macaruffo (de* Macaruffi) 
capo della rivolta ai Vicenza con- 
tro Cangrande, 1178 A. 

— occupata da Cangrande, per il 

tradimento di certo Macone, 1175 
C-1176 B. 

— la sua difesa era stata commessa 

a Giac. da Carrara, che dal po- 
polo padov. fu quindi accusato 
di negligenza, 1176 B. 

— gli abitanti fuggono, cercando ri- 

fugio in Polesine, 1175 D. 

— dai magistrati di Padova è ce- 

duta a Cangrande, sua vita du- 
rante 1178 A. 

Mona Aureus, v. Montorio. 

Mona Gaudii, v. Montegalda. 

Mona Vargns, v. Montevarchi. 
Montagnana, ivi presso si accampano 
i Padovani, giugno (1818), 1187 
B. 

— sua antichità, 1187 B. 

— vi si ritirano alcuni abitanti di 

Monadico, dopo la caduta del 
loro paese in mano dello Scali- 
gero, 1176 D. 

— minacciata di guerra da Can- 

grande, se tosto a luì non si ar- 
rende, 1177 A. 

— si arrende a Cangrande che ne 

prende possesso per mezzo di 
feailardino (Nogarola), 1177 A. 

— dai magistrati di Padova ceduta 

a Cangrande, sua vita durante, 
1178 A. 

Montebello, vi. vioent., vi si accam- 
pano i Padovani, 1187 t>. 

— vi si combatte tra Padovani e 

Cangrande, 1187 E. 

— vi passa Cangrande, 1148 B. 
Monte Serico, v. Berici, monti. 
Montecatini, vi cercano asilo alcuni 

Guelfi di Lucca, caociati da Ca- 


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CBONAjCA ferbeto 


75 


staccio divenuto signore della 
città; cacciano i Ghibellini, fa- 
cendo prigioniero Guerruccio dei 
; y^arteeani che conducono a Fi- 
renze, 1156 B-C. 

— i Guelfi vi sono assediati da Fran- 

cesco della Faggiuola, figlio di 
Uguccione, 1157 A. 

— vittoria di Uguccione della Fag- 
_giuola sopra i Fiorentini, 1159 

Brliei v. 

(Hostecohi ? ), Pise aresi o . 

Moatecchio, vi. veronese, distrutta dai 
T > adoyani> 1187 D. 
Mostefbltbo, Federico, Guido, Spe- 
ranza. 

Moxtefiore, Gentile. 

Xoatefdrte, vi. veronese, distrutto dai 
Padovani, 1187 D. 

(Xsategalda) , Mone Gaudi!, il suo 
territorio è percorso dal Tesina, 
1189. A. 

— difesa dai Vicentini, dai quali di- 

pende, 1181 B. 

— njunita dai Padovani, 1181 B. 

— ivi si accampa Cangrande, 1189 A. 

— difesa da Antonio de Malitiis pa- 

dovano, 1189 B. 

— presa da Cangrande , che l’ab- 

brucia, 1189 B, 1181 B. 
Montenero, Pietro. 

Monte Orfano, promontorio nel Co- 
mense di M. , cercano ivi asilo 
alcuni della numerosa famiglia 
t r dei della Torre, esuli, 1Q67 C. 
Monte Poleiano, ivi Sciarra Colonna 
è spogliato di parte delle sal- 
, morie, 1112 B. 

(Montevarchi), Mons Targa», vi pone 
il suo campo Enrico VII, 1109 
D. 

— .assalito da Enrica VII, 1109 D-E. 
rr*# (ed© f*lì*ijm>eratore, 1109 E. 

— tnon è saccheggiato per volere di 
^JSojrtoo VII, 1109 E, 1110 A. 

Mortorio Mascarello, vicent., uc- 
in battaglia dai Padovani» 
1126 B, 

Moitoido, vi. presso Verona, vi si fer- 
mano i Padovani, 1187 0. 


— ivi Vinciguerra da Sanbonifacio, 

esule veronese , piange contem- 
plando la sua città, 1187 C. 
Monzumo, Guezelo. 

Morando Panensacco, vicent., pro- 
scrive il cugino Enrico, 984 E. 

— esiliato col figlio, dai Vicentini 

ribellatisi a Padova, muore in 
esiglio, 1070 D. 

— ucciso, 1141 E. 

Morando da Trissino, esule vicent., 
si unisce ai Padovani, 1180 C, 
1137 E. 

Morando Verlato, vicent., congiura 
contro la patria, favorendo la 
tirannide padovana, 984 B. 
Morea, principi : Giovanni d’An- 
giò. 

Morgano, Francesco, Margherita. 
Morrone, nell’Abruzzo, patria di Ce- 
lestino V, 966 A. 

Mosca della Torre, infierisce contro 
i Visconti, 1022 A. 

— muore e a Milano gli succede nel 

comando Guido, 1022 A. 
Mossano, vi. vicent., devastazioni ivi 
fatte dai Padovani, 1183 B. 

— al ponte di, va Cangrande, e poi 

Uguccione (della Faggiuola) coi 
mercenari, 1175 D. 

(Mozzi), (Andrea). 

Murro, villa della Marca d’Ancona, 
1011 E. 

Murro, Giovanni, 

Mussato, Albertino. 

Muzio dei Germani, custode di una 
orta di Vicenza, inganna Ai- 
erto da Izza ; da lui si fa co- 
municare il segreto sulla rivolta 
tentata dai Vicentini contro Can- 
grande, e lo svola a Bailardino 
Nogarola, 1172 A-C. 

— per consiglio dello stesso Bailar- 

dino, fingendo di assentire alla 
congiura, rilascia in ostaggio ai 
Padovani il suo primogenito , 
1172 B. 

M... abate di Guisenbobgh, v. Egidio 
di Warnsberg abate di Weissem- 
burg. 


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76 


ISrbiCl SISTEMATICI 


Namur, conte Guido. 

Nanto, villa vicent. , devastazioni ivi 
fatte dai Padov., 1138 B. 
Nantoi, Guzone. 

Napoleone Orsini, cardinale, nel 
concistoro dei cardinali propone 
che si sovvenga a Filippo IV di 
Francia, non colle ristrette ric- 
chezze del clero , ma cogli ac- 
cumulati denari della Chiesa, 999 
E. 

— avvisato dal nipote Sciarra Co- 

lonna della congiura ordita con- 
tro Bonifacio Vili, 1002 E. 

— rimane in Anagni, per volere del 

pontefice, 1002 E. 

— approva la congiura di Sciarra, 

e gli promette aiuto, 1002 E. 

— chiama a se Rinaldo Sopino, per 

unirlo a Sciarra Colonna, 1002 
E -1008 A. 

— stabilisce il giorno dell’esecuzione 

della congiura, 1008 C. 

— con inganno si fa consegnare le 

chiavi della città di Anagni da 
Sigonfredo di Busso, 1003 C. 

— risponde acremente a Bonifacio 

Vili, che dall’aula pontificia in 
Roma intendeva recarsi al Late- 
rano, 1006 D-E. 

— dispone guardie intorno alle ca- 

mere del papa, 1006 E. 

— mandato dal cardinale Matteo Or- 

sini nelle stanze del papa, per- 
chè impedisca a che egli passi 
in La ter ano, 1007 A. 

— rifiuta di obbedire all’ordine del 

pontefice che gli comanda di ri- 
tirarsi, 1007 II. 

— impedisce al papa di uscire, 1007 

B. 

— prende parte al conclave per la 

elezione di Benedetto XI, 1011 
D. 

— a persuasione di Filippo il Bello 

prepara la morte di Benedetto 
XI, 1018 A. 

— cerca di far eleggere a pontefice 

qualcuno di sua famiglia, 1014 

— Clemente V lo manda ad allon- 


N 

tanare Fiorentini è Bolognesi 
dall’assedio di Pistoia, 1026 A. 

— si ferma alcuni giorni in Imola, 
poi entra in Bologna, 1026 A. 

— espone ai Bolognesi il motivo 

della sua venuta, 1026 A-B. 

— dichiarandosi i Bolognesi alleati 

dei Fiorentini , li minaccia di 
scomunica, 1026 B. 

. — Bologna disprezza le sue, minac- 
ele, 1026 B-C. 

— mentre sta per scomunicare Bo- 

logna , il popolo insorge ; co- 
strettolo alla fuga , infierisce 
contro il suo seguito , 10^6 C-D. 

— espone al papa , ciò che gli av- 

venne in Bologna, 1026 v. 

— ciò che egli fece, viene dal papa fat- 

to manifesto ai cardinali, 1026 E. 

— offeso dai Bolognesi, 1040 C. 

— consiglia al papa di usar rigore 

contro i Veneziani , invasori di 
Ferrara, 1043 C-D. 

— dopo la morte di Clemeiite V , 

disegna di far eleggere pontefice 
suo zio , vescovo di Bordeaux, 
1166 C. 

— Roberto di Napoli gli scrive esor- 
tandolo a favorire la elezione al 
pontificato del cardinale Giaco- 
mo (Duèse) da Càhors, 1166 E. 
Napoli, (città) presa dal duca di Bve* 
via, 946 A. 

— vi ritorna Roberto duca di Apu- 

iia , dopo l’ infelice spedizione 
contro Sicilia, 971 D. ' 

— invasa dalie armi di Federico di 

Aragona, 1000 D, 

— sotto Carlo II d’Angiò, 1024 E. 

— re: Carlo I, Carlo H, Roberto 

d’Angiò. 

— edifici: palazzo di ze Carlo D 

d’Angiò. 

Napoli ( regno ) , principato d’Àpu- 
lia e regno di Sicinà offerti da 
Urbano W a Cario rdPÀagfò» 
946 C. 

Nassan, descrizione geogràfica} 064 G. 
Nassa tr, Adolfo. 

Navarca, re: (Tebaldo II). 

Neri della Faggiuola , secondoge- 


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CRONACA FEBRETO 


77 


nito di Uguccione, prende parte 
alla lotta contro i Guelfi di Fi- 
renze, 1159 D. 

— insieme col padre, vince a Mon- 

teca tini , 1160 C. 

padre fatato signore di Lucca,, 

^ (U- £ 

— imprigiona, per ordipe del padre, 

Castracelo degli Interminelli , 
1162 C. 

— riceve aiuto dal padre per resi- 

stere a chi vuol liberare Ca- 
stracelo, 1162 D. 

— insieme con suo padre Uguccione, 

abbandona Lucca, 1163 C. 

— con permesso di Passerino Bo- 

Uaccolsi si ritira in Modena , 

L 1168 D. 

Uteri, fazione dei, ha origine in Pi- 
stoia, 971 E, 978 D. 

— origine della denominazione, 972 

, A-B. 

— tal divisione da Pistoia passa a 

Firenze e Lucca, 978 B, 974 A. 

— cacciati i Bianchi di Pistoia , i 

Pistoiesi Neri li combattono col- 
l’àiuto dei Fiorentini , 1024 C. 

— sono cacciati di Pistoia dai Bian- 

chi che ripigliano il sopravvento 
nella città, 1024 C. 

— qfr. Firenze, Lucca, Montecatini. 
NjCqijl di Altomànno, legato di Ve- 
rona ad Enrico VII in Genova, 

, , 1090 B. 

Nicola, de’ Cerchi, fratello di Vieri, 
segue parte bianca, 978 C. 

— sua importanza in Firenze, 974 A. 

— ucciso, 977 C. 

(Nicola de’ Cerchi?), nipote di Vieri 
dei Cerchi offeso da Corso Do- 
, . nati, 974 D. 

Nicola Vicentina, autore primo della 
rivolta tentata dai Vicentini, con- 
tro Cangiando, 1171 D. 

Nicolò IV , interviene per la libe- 
razione di Carlo li d’Angiò, 
955 E. 

— nomina Guido (Cappello) da Vi- 

cenza a vescovo di Ferrara e a 
* , prefetto di Bologna, 1039 D. 
Nicolo Boccasini, domenicano, sue- i 
cede a Bonifacio Vili, 1010 C. 

— può elogio, 1010 C. 

— Bonifacio Vili lo manda, insieme 


con Giov. de Murro a conciliar 
pace tra i re di Francia ed In- 
ghilterra, 1010 C-D. 

— eletto cardinale, 1010 D. 

— con Carlo Uberto d’Angiò, va in 
Ungheria, 1010 E. 

— ritorna a Roma, 1011 B. 

— eletto e consacrato* papa, 19 ot- 

tobre e 1 novembre 1308, 1011 
B-C. 

— v. Benedetto XI' 

Nicolò Bonsignori, senese, cacciato 
di patria, va al seguito di En- 
rico VII, 1057 B. 

— da Enrico VII è fatto prefetto di 

Imbria (Intra?), 1057 B, 1058 
A. 

— presso Enrico VII , nel Senese , 

1098 B. 

— consiglia ai Cesarei di devastare 

il territorio senese, 1098 C. 

— per incarico avutone da Enrico 

VII arringa il popolo romano , 
1102 D. 

— esorta Enricp VII a porre il campo 

presso Buónconvento , per poi 
assalir Siena divisa dalle fazioni, 
1115 D. 

Nicolò da Carrara, nipote di Gia- 
como, e figlio di Ubertino, è uno 
dei condottieri dei Padovani , 
1180 B. 

— assale Pietro Altichino , eh’ egli 

odiava sia per motivi pubblici, 
sia per ingiuria privata, 1186 
B-C. 

— preso il vessillo del popolo t procla- 

ma in Padova la libertà, 1186 C. 

— Pagano della Torre vesc. di Pa- 

dova , lo trattiene dal gettarsi 
contro Macaruffo (de* Macaruf- 
fi) , 1186 C-D. 

— uccide Pietro Altichino e i tre 

figli di lui, 1186 E. 

— fa credere agli esuli Vicentini e 

Veronesi, di indirizzarsi con essi 
verso Monselice , seguendoli a 
poca distanza con 50 schiere di 
pedoni, 1178 A. 

— invece era d’accordo con Can- 

grande, 1173 A. 

— supposta sua alleanza con Can- 

5 rande, che aspira alla conquista 
i Monselice, 1175 C. 



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78 


INDICI SISTEMATICI 


Nicolò Cavalli , combattendo insie- 
me con Cangrande, muore al- 
l’oppugnazione di Padova, 1177 
C-D. 

Nicolò Loschi , vicentino , ucciso 
in battaglia dai Padovani, 1126 
B. 

Nicolò de’ Maltraveusi da Lozzo, 
Azzone Vili d’Este malato in 
Este si serve di lui per chiamarea 
sè il fratello Francesco, 1083 C. 

— uno dei condottieri dei Padovani, 

1180 B, 1130 D. 

— sua parentela con Bailardino 
(Nogarola) e con Cangrande, 
1182 A. 

— suggerisce ai Padovani di assa- 

lire Castenodolo, 1182 A 

— sospetto ai Padovani, si ritira a 

Lozzo, 1184 D. 

— sua effigie dipinta ad abbrobrio 

noi palazzo pubblico di Padova, 

1185 E. 

— recasi a Vicenza insieme con Can- 

grande, 1185 A. 

— parente di Albertino da Castel- 

nuovo, 1185 E. 

— va vicario di Enrico VII in Parma, 

1186 A. 

— da Bergamo si reca presso Can- 

grande in Vicenza, 1146 E. 
Nicolò (Martini), da Prato, card, ve- 
scovo d’Ostia e Velletri inviato 
da Clemente V a Enrico VII per 
l’incoronazione, 1076 A. 

— si ritira in Cremona , cogli altri 

cardinali legati , per aspettarvi 
l’esito dell’assedio di Broscia , 
1078 D. 

— assiste alla dieta raccolta in Pavia 

da Enrico VII, 1035 B. 

— recita un’orazione nella detta die- 

ta, 1086 B. 


Obkrto marchese Pallàvicino, col 
favore di Enrico VII rientra in 
Cremona, donde era stato espulso 
dopo la caduta del suo congiunto 
Bosone da Dovara, 1060 B. 

0pi£O da Carrara, assale Pietro Al- 
bichino , eh’ egli odiava sia per 


— legato apostolico, celebra messa 

in s. Giovanni Laterano, nell’oc- 
casione della incoronazióne di 
Enrico VII, 1104 C. 

— incorona Enrico VII, 1JLÒ4 D. 

— parla al popolo romano Radunato 

da Enrico VII in Campidoglio, 
' 1105 D-E, 1106 A. 

— si allontana da Roma , vedendo 

che Enrico VII ha stabilito di 
non partirne, 1107 A. 

Nicolò da Prato , v. Nicolò (Mar- 
tini). 

Nicolò di Roverio , trevigiano, tra- 
ditore della patria, tratta segre- 
tamente di amicizia coti Can- 
grande, 1180 A-B. 

— guadagna a sè Artico Tempesta 

(degli Avogaro), 1180 B, 
Nicolò da Siena , v. Niccolò (Bon- 
signori). 

Nicolò s., v. Ponte di s. N. 

Nievole, torrente di Toscana, presso 
la quale si accampa Filippo di 
Angiò , principe di Taranto , 
1158 D. 

— passato da Francesco della Fag- 

giuola, 1159 D. 

Nogaret, Guglielmo. 

Nogarola , villaggio del Veronese, vi 
si ritira Maffeo Visconti per con- 
siglio di Nogarola Bailardino, 
1021 E. 

Nogarola , Antonio , Bailardino , 
Verde. 

Novara, vi passa Enrico VII, 1058 A. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia , 1<86 C. 

— si sottomette a Maffeo Vi&ófcw, 

1151 E. 

— signori: Simone (Avogfcdro) da 

Colobiano, Maffeo Visconti. 
Novello, Guglielmo. 


motivi pubblici, sia per odio 
privato, 1186 B-C. 

Obizzo II d’Estb, padre di Ànone 
Vili e dì Beatrice, 10?0 C, 1027 
E. 1 ’ 

— edifica un castèllo in Ferrarsi 
1087 D. 


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CRONACA FEEBETO 


79 


— a Rovigo presso il Po — per 

non recar molestia ai Padovani , 
presso dei quali abitava — si ab- 
bocca con Rinaldo Boccampani, 
col quale prepara la sollevazione 
di Ferrara, 1170 D. 

— ritorna a Ferrara, accolto entu- 

siasticamente dal popolo, 1171 
À-B. 

Obizzone Spinola, esiliato da Genova 
sperando il ritorno in patria, re- 
casi presso Enrico VII in Torino, 
1057 C. 

— capo della fazione avversa ai Do- 

na, 1088 E. 

— esule da Genova, vi è richiamato 

da Enrico VII , 1089 A. 

— accuse sue e della sua fazione con- 

tro Barnaba Boria, 1089 A. 

— accuse mosse contro di lui, quale 

sovvertitore della patria, coll’a- 
iuto del march, di Monferrato, 
1089 A. 

Opizohe da Unziola, posto al bando 
dell* impero da Enrico VII , 
1096 C. 

Octingen, (sta per Oetingen), Lodo- 
vico. 

Odbbico d’ Arco , riguardato come 
uccisore di Adolfo di Nassau, 993 
E. 

— ucciso, 993 E. 

Ognenzeverlao , vedi Venceslao IV. 
Olanda, conte Corrado. 

Oldebico di Cucagna, assoldato dai 
Padovani che temono di Can- 
grande ; prende la difesa della 
loro città, 1177 B. 

Oabrone, fiume, passato da Enrico 
VII, nell’andare e nel tornare 
da Roma, 1093 A s g, 1115 C. 
Onofrio de Trkbis, legato pontificio 
(insieme con Arnoldo ab. Tute- 
lense) chiede il possesso di Fer- 
rara, 1042 D-E. 

— riceve un rifiuto da Vittor Michiel 

rappresentante dei Veneziani in 
Ferrara, 1043 A. 

— da Bologna , notifica 1’ avvenuto 

al papa, 1Q48 0. 

Obdklaf.fi Cecco, (Scarpetta). 
(Orglano) Àurelianum , vili, vicent. 
vi si accampano i Padovani, 
1188 A-C. 


| — ivi Cangrande della Scala, col- 
l’esercito, 1175 D. 

Orsini , famiglia romana, favorevole 
a Carlo re di Napoli, 1091 B , 
1099 D , 1101 A. 

— Lorenzo di questa famiglia è so- 
prannominato « de Campoflori- 
do » ( - Campodifiore), 1102 A. 
— Gentile , Giacomo , Lorenzo di 
Campodifiore, Matteo, Napoleo- 
ne, Orso, Ponzelletto, Ponzello, 
Rizzardo. ; cfr. Francesco « de 
Campoflorido *( ss Campodifiore). 
Orso Orsini, passa spontaneamente 
dalla parte di Enrico VII, 1108 A. 
Orvieto, ivi Benedetto XI, 1012 D. 

— fa parte del ducato di Spoleto 

e dei possessi della Chiesa ro- 
mana, 1012 D-E. 

Orzinovi, vili, nel Bresciano : vi passa 
Valer ano fratello di Enrico VII, 
1063 D. 

— v’arriva Federico di Aragona re 

di Sicilia, 1010 C. 

Ostia , vescovi : Nicolò (Boccasini) 
da Treviso, Nicolò (Martini) da 
Prato. 

Ostiglia, assediata da Azzone Vili 
d’Este, 1028 D. 

— difesa da Alboino della Scala, che 

unito coi Mantovani, assedia Ber- 
gamino e lo prende, 1023 D-E, 
1024 A. 

— posseduta dagli Scaligeri , e in- 

darno assediata da Azzone d’E- 
ste, 1081 E. 

Ottimati , di Bergamo, 1059 B. 

— di Brescia , 1031 A , 1080 D , 
*1081 C. 

— di Cremona, 1067 A, 1120 A. 

— di Firenze, 979 A. 

— di Lucca, 1162 A, 1163 C. 

— di Milano, 1064 C. 

— di Modena, 1154 B. 

— di Padova, 1141 D. 

— di Piacenza, 1121 C. 

— di Pisa, 1097 D, 1163 E. 

— di Pistoia, 972 A. 

— di Reggio, 1154 A. 

— di Roma, 1014 E, 1100 B,1106E. 

— di Treviso, 1180 B. 

— di Vercelli , e di parte guelfa , 

sono gli Avogadri da Colobi&no, 
1152 E. 


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80 


INDICI SISTEMATICI 


— di Vicenza, 981 A, 1070 C, 
1123 C-D, 1125 E. 

Ottocaro, di Boemia , v. Venceslao 
IV e Vcnoeslao V. 

Ottomborch, v. Guernieri di Hom- 
burg. 

Ottone, duca di Carinzia e conte 
del Tìrolo, lasciato da Enrico 
VII al governo dei regno (ger- 
manico), 991 A. 


Pace Altichino, figlio di Pietro ; cerca 
rifugio presso il vescovo di Pado- 
va (Pagano della Torre), 1136 D. 

— ucciso da Nicolò da Carrara , 

1186 E. 

Padova , mandano soccorsi ad Azzo 
Vili, 981 A. 

— ivi si ritira Bardelone Bonaccolsi, 

938 B-C. 

— signoreggiano Vicenza, 984 A. 

— loro intervento per metter paco tra 

Veneziani e Genovesi, 990 C. 

— rompono guerra ai Veneziani, che 

li offendono nello cose loro, 1088 

B-C. 

— lusso, e prosperità dei Padovani, 

1038 B. 

— apprestamenti di difesa, 1038 D. 

— cause della discrepanza dei Pa- 

dovani coi Veneziani , sono gli 
stagni di Cbioggia, e le saline 
che colà i Padovani vogliono 
fare, 1033 E. 

— negoziazioni coi Veneziani, 1084 

A. 

— i legati Veneziani nel consiglio di 

Padova; discussioni, 1034 B- 
1035 A. 

— si preparano alla guerra , 1085 

C-D. 

— campo dei Padovani , come cu- 

stodito, 1085 D-E. 

— vinti, 1086 A-E. 

— ivi Francesco d’Este, 1037 C. 

— terme nel territorio (cfr. Abano), 

1037 E. 

— molti Padovani vanno come cro- 

ciati nella guerra di Ferrara , 
1045 E. 

— fiorisce in libertà, 1054 C. 

— domina sopra Vicenza, 1054 B. 


— Cangrande manda a lui quale suo 

legato Bailardino Nogarola, per 
implorarne soccorsi, 1140 D. 

— dà la figlia Elisabetta in isposa a 

Pietro , figlio di Federico re di 
Sicilia, 1151 B. 

Ottone di Sassonia imperatore, lo- 
dato , 968 B. 

Ovidio Nasone , citato a proposito 
dell* arte poetica, 1019 A. 


— manda ambasciatori a Enrico VII 

in Milano, chiedendo da lui: di 
vivere colle patrie leggi e co- 
stumi, di eleggersi i pretori, e 
di avere il vicariato regio sopra 
Vicenza, 1065 A. 

— dopo 80 giorni di negoziazioni, 

gli ambasciatori fanno ritorno 
in Padova, 1065 A-B. 

— deliberano di non obbedire a En- 

rico VII, prima di avere esposta 
ogni cosa al Papa , poiché di- 
cevano che la loro città era sog- 
getta alla Chiesa, 1065 E. 

— mandano quattro ambasciatori a 

Clemente V, 1065 B. 

— le si ribella Vicenza, colPaiuto 

delle armi cesaree, 1065 C, 1066 
A-C. 

— il presidio padovano in Vicenza 

è messo in fuga, o fatto pri- 
gioniero, 1070 A. 

— i Padovani, alla notizia della ri- 

volta, si levano popolarmente 
e muovono armati contro Vi- 
cenza, 1G70 B. 

— ritornano indietro, 1070 C. 

— rappresaglie contro i Vicentini, 

1071 A * 

— deliberano di sottomettersi a En- 

rico VII, per consiglio di Alber- 
tino Mussato, e dopo trattative 
col vesc. Aimone di Ginevra, 
1072 B-D. 

— mandano ambasciatori ad Enrico 

VII, 1072 E. 

— accolgono festosamente gli amba- 

sciatori ritornati collo conces- 
sioni imperiali, 1078 C. 

— fa atto di fedeltà e di sudditanza 

ad Enrico VII, 1078 C. 


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CRONACA FERRETO 


81 


— vi è posto vicario regio, Gerardo 

diEnzola, 1078 D. 

— dipingono nei pretorio le aquile 

imperiali, e fanno un dono ad En* 
rico VII, in eccedenza a quanto si 
erano obbligati di dargli, 1073 
D. 

— mandano legati alla dieta raccolta 

da Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— mandano legati in Gfenova ad En- 

rico VII, 1090 B. 

— ottengono rescritti imperiali circa 

la questione che avevano coi Vi- 
centini sul corso delle acque, che 
i Vicentini impedivano dal fluire 
verso Padova ; ritornano lieti 
alla propria città, 1094 E. 

— mandano aiuti a Firenze, asse- 

diata da Enrico VII, 1112 D. 

— già ribelli ad Enrico VII, pren- 

dono le armi contro Cangrando 
della Beala, 1112 D. 

— condannati come ribelli da En- 

rico VII, per esortazione di Can- 
grande, 1114 B. 

— guerreggiano Vioenza, 1119 A. 

— parte padovana in Vicenza, 1128 

C-D. 

— sdegnati per l’assoggettazione di 

Vioenza a Cangrando, rompono 
la soggezione ad Enrico VII, 

1124 A-D. 

— guerra sul Vicentino contro Can- 

grande, 1124 E. 

— loro territorio invaso da Can- 

giando, 1125 A-C. 

— assalgono Vicenza : loro vittoria 

presso il ponte di Quartisolo, 

1125 E -1126 B. 

— prosegue la guerra, 1127 A sgg. 

— la parte ghibellina vi è oppressa 

dalla guelfa, che ottiene il go- 
* verno, 1127 C. 

— riprendasi la guerra contro Can- 

gfande, e Vicenza, 1127 D. 

— con malo successo , 1123 A-B , 

1129 A-B. 

— aiutati dai Cremonesi e da Fran- 

cesco d'Este, 1180 A. 

— gtkerra contro Cangrande : discor- 

die scoppiate nel campo pado- 
vano, 1180 D-E. 

— invano assalgono Castenedolo, 1180 

E-1131 B. 

6 « Indici sitUmalici 


— lo prendono, 1182 B. 

— si accampano a Barbarano, 1188 

A« 

— devastano vari villaggi del Vicen- 

tino meridionale fino a Lohigo, 
1183 B-D. 

— territorio padovano assalito da 

Cangrande, 1188 D. 

— muovono contro Bassano 1188 E. 

— assoldano mercenari, e sono aiu- 

tati da Bologna, Fiesole e Gue- 
cello da Camino, 1188 E. 

— nuova scorreria sui Vicentino, 

1134 A-B. 

— territorio manomesso da Can- 
grande, 1134 B-C. 

— rinnega la sua patria Niootò (dei 

Maltraversi) da Lozzo, per ade- 
rire a Cangrande, 1184 D. 

— mandano le loro truppe ad Este, 
1134 E. 

— condannano a morte Nicolò (dei 

Maltraversi) da Lozzo, come tra- 
ditore della patria, 1184 E. 

— disfanno la sua casa e ne dipin- 

gono per obbrobrio l’effigie sul 
fastigio del palazzo pubblico , 

1134 E. 

— prendono e poi perdono Lozzo, 

1135 A. 

— accampati ad Este, non accettano 

battaglia con Cangrande, 1135 
E. 

— discordie : somma autorità in 
mano dei Macaruffi, 1186 A. 

— chiamati a libertà da Nicolò da 

Carrara, 1186 C. 

— si calma il furore popolare; ple- 

biscito; Padova rimano sotto il 
comando di tre: Macamffo dei 
Macaruffi, Giacomo ed Ubertino 
da Carrara, 1187 A-B. 

— spedizione contro Cangrande, nella 

quale depredano molte ville del 
Veronese, 1187 B-1183 B. 

— distruzioni nel Veronese e nel 

Vicentino, 1187 B-E, 1138 A. 

— riprendono la guerra contro Can- 

grande, 1183 D. 

— dal Bacchigliene derivano un 
corso d’acqua a difesa di Pa- 
dova, 1139 E. 

— rifanno i valli el’aggerediAbano, 

e difendono la sua torre, 1140 A. 


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62 


INDICI SISTEMATICI 


— muovono contro Vicenza, e occu- j 

jmno il borgo di s. Pietro, 1140 j 

— ne sono scacciati, 1140 B. I 

— aiutano gli esuli Vicentini contro 

Vicenza, 1140 D sgg. 

— obbedisce al podestà (prefetto) 

Poncino (Ponzoni) Cremonese, 
1140 E. 

— ocoupano il borgo di s. Pietro, 

presso Vicenza, e poi l’abban- 
donano, facendovi grandi deva- 
stazioni, 1140 E -1142 D. 

— vinti e fugati da Cangrande sotto 

Vioenza, 1144 A -1145 B. 

— arrivando Ponoino (Pon zoni) in 

Padova, vi porta aloun conforto, 
li 45 B. 

— prigionieri Padovani in Vicenza 

e in Verona, 1145 C-1146 A. 

— magistrature varie di Padova , 

1145 E. 

— chiedono aiuti a Treviso, Bolo- 

gna, Firenze, 1147 B. 

— fortificano le terre del territorio, 

1147 B. 

— il Consiglio di Padova si occupa 

della pace con Cangrande, 1148 
A-C. 

— fanno la pace, essendo Venezia 

mediatrice, 1148 E -1149 A. 

— vi trovano rifugio molti Torriani, 

1153 C. 

— mandano aiuti ai Guelfi di Monte- 

catini, assediati da Uguccione 
della Faggiuola, 1157 B. 

— Padovani pellegrini alla tomba del 

beato Enrico in Treviso, 1165 
B. 

— ivi sono ospiti Rinaldo ed Obizzo 

d’Este, 1170 D. 

— stringono alleanza con Vicenza, 

che loro domanda soccorso con- 
tro Cangrande, 1171 D. 

— v’arriva di nascosto Alberto da 

Izza, riferendo che era tutto di- 
sposto per la rivolta di Vicenza: 
per prova della sua fedeltà agli 
esuli Vicentini , consegna suo 
figlio quale ostaggio nella città 
Antenorea (Padova), 1172 B. 

— vi si salva Enrico de’ Malcapelli, 

scampato alla strage degli esuli 
Vicentini, 1174 C. 


] — in pena dellarotta alleanza con Can- 

i grande, questi domanda 20000 

I marchi, a Padova, por mezzo 

I dei Veneziani, custodi della pace, 

1174 D. 

— negano i Padovani d’aver preso 

parte alla tentata rivolta di Vi- 
cenza, del che erano accusati da 
Cangrande; si lamentano delle 
devastazioni fatte da Cane nel 
% loro territorio, 1174 D. 

— il popolo odia i Carraresi: odia 

anche Macaruffo (de’ Macaruffi), 
perchè, rompendo la pace, mandò 
gii esuli (Vicentini) contro Can- 
grande ; questi determina di trar 
profitto ai tali dissensioni, 1175 
B-C. 

— spavento in Padova, per la caduta 

di Monselice in mano a Can- 
grande : il popolo ne accagiona 
la negligenza di Giacomo da 
Carrara, 1175 A-B. 

— temendo di Cangrande, assoldano 

Olderico di Cuc&gna, famoso nel 
Friuli ; egli prende la difesa della 
città, 1177 B. 

— Cangrande nel Padovano, 1177. 

— oombattimento ; uccidono Nicolò 

Cavalli , contubernale di Can- 
grande ; ma poi cedendo si riti- 
rano lasciando ricche spoglie al 
nemico, 1177 D. 

— assediati da Cangrande, e privi 

di vettovaglie, vengono a patti 
con lui, 1177 E, 1178 A-B. 

— concedono a vita a Cangrande, 

Monselice e Montagnana: la- 
sciano libero il passaggio per 
Torre Estense, e danno in pegno 
Castelbaldo, 1178 A. 

— cacciato Macaruffo de’ Macaruffi, 

i magistrati di Padova sono rac- 
colti per scegliere un principe 
che li protegga, 1178 E. 

— ne è proclamato principe Giacomo 

di Carrara, 1179 B. 

— vescovi: Pagano della Torre. 

— signori : Ezzelino da Romano 

Giaoomo da Carrara (cfr. Ti- 
sone da Campo Sampiero, Ma- 
caruffo e Barnaba de* Macaruffi 
e Pietro de Altichino). 

— magistrature: consiglio (cfr. 


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V 


88 


CRONACA 


1145 E, 1148 A); capitano (pre- 
fetto): Ponoino da Cremona ; 
pretore: Borsello governatore per 
Enrico VII: Gerardo da Inzola. 

— chiese : dei frati Minori. 

— edifici: palazzo vescovile, pa- 

lazzo pubblico, palazzo del pre- 
torio. 

— v. Euganee sedi. 

Pagani, Costanzo. 

Pagani, v. Saraceni. 

Paga no p i Panico, ricorre a Enrico 
VII per rientrare in patria (Bo- 
logna), da cui era esule, 1059 C. 
Pagano bella Torre, vaso, di Pa- 
dova, avutone invito dal card. 
Arnaldo Pelagrua, va a Ferrara 
per difendere i diritti pontifici 
su quella città, 1044 C. 

— paciere tra Macaruffo de* Maca- 

ruffi, e Nicolò da Carrara, 1186 

D. 

— consiglia Macaruffo ad uscir di 

Padova, 1186 D. 

— per timore, consegna a Nicolò da 

Carrara, Pietro Altiohino e i 
suoi tre figli, che avevano cer- 
cato rifugio presso di lui, 1186 

E. 

— aiuta a custodir Padova, dopo la 

sconfitta rioevuta da Cangrande, 
1147 A - 

— favorisce i profughi di sua fami- 

glia; lodato, 1158 C. 

— passa alla sedia di Aquileia, 1158 

C. 

Paganato, Bonmesio. 

Platinato, conti: Lodovico II. 
Palazzo, di Bonifazio Vili in Ana- 
gni, 1008 C-1004 C. 

— t aula socretior » del papa in A vi- 

gnone, 1026 E: cfr., 1027 A. 

— palazzo pontificio, ivi, 1043 E. 

— pretorio in Brescia, 1076 E. 

— estense in Ferrara, 1020 B. 

— pretorio ivi, 1041 C. 

— pretorio in Firenze, 975 B. 

— pubblico di Genova, 990 A, 

1093 D. 

— edificato ivi a pubbliche speso per 

onorare Lampa Boria, 990 A. 

— pubblico in Mantova, 938 A. 

prefettizio in Modena, 1092 
ì> (?), 1092 E. 


FERRETO 


— di re Carlo II in Napoli, 1167 

B, 

— vescovile in Padova, 1186 C-E. 

— pubblico ivi, 1184 E, 1179 C. 

— pretorio ivi abbruciato, 1084 B, 

1078 D, 1178 C. 

— pubblico di Pavia, 1085 B. 

— vescovile di Perugia, 1012 D. 

— pretorio estense in Reggio, 1080 

D. 

— pontificio in Roma, presso la 

chiesa dei Ss. Apostoli (s. Pie- 
tro), 967 B, 1005 B, 1006 E, 
1007 A, 1008 E, 1009 A. 

— oc locus » di 8. Sabina, ivi, 

1104 B, 1105 A-B. 

— di Cangrande (in Verona), 1145 

C, 1148 C. 

— vescovile di Vicenza, assalito 

dai popolo, 1072 D. 
Paleologo, Michele. 

Palestrita, castello de’ Colonna, posto 
sotto 1* Aventino, 969 D. 

— ivi si rinchiudono i Colonna com- 

battuti da Bonifaoio Vili, ivi. 

— lungo assedio ; Bonifacio Vili 
ordina ohe sia demolito, 971 A. 

Pallavicino, Oberto. 

Paludi , di Chioggia, 1088 E. 
Pantaleone Bozzacarini, mandato 
dai Padovani a devastare il Ve- 
ronese a destra d'Adige, 1183 D. 

— uno dei principali ambasciatori 

Padovani a Cangrande, per trat- 
tare di tregua, 1178 B. 
Panensacco, Enrico, Morando. 
Panico, Pagano 
Panzettà, v. Lucio Sego 
Parigi, ivi: studio delle arti liberali, 
opifici di lana, popolazione nu- 
merosa e ricca , 1002 B. 

— interdetta da Bonifaoio Vili , 
1002 B. 

— edifici: atrium (Tempio) dei 

Templari. 

Parma, in guerra con Azzone Vili 
d'Este, 979 E seg. 

— territorio danneggiato, 980 B. 

— vantaggi riportati per opera di 

Lanfranco Rangoni, 980 B. 

— pace coll'Estense, 930 C. 

— i Parmigiani ed i Bolognesi ces- 

sano la guerra con Azzone Vili, 
1019 C. 


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84 


INDICI SISTEMATICI 


— ne è signore Giberto da Correg- 

gio, restituitovi dal suo genero 
Alboino della Scala, 1028 B. 

— guerra: Giberto da Correggio 

escluso da Parma , vi ritorna 
cogli aiuti di Àlboino della Scala, 
strage dei Parmensi , 1082 A- 
-1088 A 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia , 1086 C, 
1087 A. 

— favorisce Guido della Torre, 1094 

0 . 

— messa al bando dell’impero da 

Enrico VII , 1096 C. 

— Nicolò (de’ Maltraversi) di Lozzo 

ne è vicario per Enrico VII, 
1186 A. 

— ne è cacciato Giberto da Coreg- 

gio, 1146 E. 

— avversa Maffeo Visconti, 1152 A. 

— sottomessa a Giberto da Corag- 

gio, 1154 A. 

— vicari imperiali : Nicolò (dei 

Maltraversi da Lozzo). 

— signori e capitani: Matteo 

e Giberto da Correggio ; Gu- 
glielmo Bossi, Gerardo da En- 
zola. . 

Partenopeo, Giovanni. 

Pasqua, nel giorno di, nel terzo anno 
del suo pontificato, presso Va- 
lenza (cfr. Vienna), Clemente V 
vi tiene un concilio, 1017 B. 
Passerino (Rinaldo) Bonaccolsi , 
tiene la signoria di Mantova, in- 
sieme col fratello Butirone per 
24 anni, 988 D. 

— ucciso con molti di sua famiglia, 

988 D. 

— fugge da Serravalle, terra assalita 

da Azzone Vili d’Este, 1028 C. 

— col consenso del fratello (Guido), 

detto Bottesella, prefetto di Man- 
tova, riprende la guerra contro 
l’Estense, 1028 C. 

— manda la flotta sul Mincio, 1028 

O. 

— tenuto in custodia a Serravalle, 

per volere di suo fratello Guido 
(Botticella), da Azzone d’Este, 
che se ne serve per opporlo a 
Guido istesso, 1081 D. 

— ottenuto il governo di Mantova, 


aiuta Alboino della Scala centro 
Azzone d’Este, 1081 E. 

— fa alleanza con Giberto da Cor- 

reggio, 1088 A 

— signore di Mantova, 1054 B. 

— manda legati ad Enrico VII, 
1059 A. 

— suscita la plebe mantovana contro 

Lapo Farinata negli Uberti, vi- 
cario regio , e gli esuli richia- 
mati da Enrico VIE , 1068 E , 
1064 A. 

— fa chiedere da Beraldo suo pa- 

rente, la signoria di Mantova a 
Enrico VII, mediante somma di 
denaro, 1064 D. 

— Beraldo la ottiene per sè : ma 

cacciatolo, Passerino , offerta a 
Enrico maggior somma, è fatto 
da lui vicario di Mantova, 1064 
E 

— perde Cremona, 1122 A. 

— s’impadronisce di Modena, 1122 

C-D. 

— richiesto di aiuto da Cangrande, 

1185 B. 

— va presso Cangrande in Vicenza, 

1145 D. 

— conforta Giac da Carrara prigio- 

niero, 1147 D. 

— si presta a trattar della paoe tra 

Padova e Cangrande, 1147 E- 
-1148 A. 

— affidatagli Cremona, dopo sei mesi 

la abbandona, 1152 C. 

— nemico a Maffeo Visconti, 1152D. 

— si fa signore di Modena , 1164 

B C. 

— teme di Uguccione della Faggiuola, 

assediente i Guelfi in Monteca- 
tini, 1158 A. 

— - manda cento cavalieri in aiuto ad 
Uguccione , che ne lo richiew» 
1158 A. 

— permette ad Uguccione e a Nen 

della Faggiuola , cacciati da 
Lucca, che si ritirino in Modena, 
1168 D. 

— odiato dai Bolognesi, 1168 D. 

— sotto di lui milita Uguccione della 

Faggiuola, 1168 D. 

— aiuta con mercenari i Doria e gh 

Spinola , esigliati da Genova, 
1181 B. 


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CROKàCA febbeto 


88 


PstriMoaio di b. Pietro, assalito dai 
Saraceni di re Manfredi, 946 C. 
Paria, ivi Enrico VII, 1085 A. 

— Enrico VII indice ivi un’assem- 
blea generale, 1081 D. 

— vi si dirige Enrico VII, 1082 C. 

— dieta da lui ivi raccolta , 1085 

B sgfe. 

— suoi legati alla dieta ivi raccolta, 

1086 C, 1087 A. 

— Enrico VII parte da P. f affidando 

il governo a Lodovico di Savoia, 

1087 B. 

— vi si dirige Antonio da Fissiraga, 

1087 D. 

— occupata da Filippone da Lan- 

gosoo, 1120 G. 

— tenuta da Rizzardino figlio di 

Filippone , viene conquistata da 
Galeazzo Visconti, 1121 D. 

— avversa Maffeo Visconti, 1152 A. 

— sua antichità, 1152 D. 

— conquistata da Maffeo Visconti , 

1152 E. 

— vicari imperiali: Lodovico 
di Savoia. 

— signori: Filippone da Langosco, 

Rizzardino da Langosco, Maf- 
feo Visconti. 

— edifici : palazzo pubblico. 

Pazzi , nobile famiglia fiorentina , 

prende parte alle discordie della 
sua patria, 979 A. 

Pelagrua, Arnaldo. 

FéQegrinaggi, Enrico il Beato (cfr. 
a questo nome) pellegrino in 
Oriente, in Occidente e a Roma, 
1164 C. 

Pera, presso Costantinopoli, tenuta da 
Genova, 986 B. 

. . • dei Perialti , uomo popolano e 
valoroso, muore nella battaglia 
data da Cangrande agli esuli Vi- 
centini, 1174 A. 

Perugia, ivi Carlo di Valois, 960 E, 
«76 E. 

— ivi Benedetto XI, 1012 E. 

— fa parte del ducato di Spoleto 

e dei possessi della chiesa ro- 
mana, 1012 D-E. 

— il popolo irritato per l’indugio 

dei cardinali nella elezione del 
successore a Benedetto XI, 1014 
fi. 


— toglie il tetto alla oasa dove sta- 

vano chiusi i cardinali , e li 
priva del cibo, 1015 A. 

— accede alla lega delle città To- 

scane contro Enrico VII, 1092 
C • 

— avversa a Todi, con cui ha fre- 

quenti contese per riguardo ai 
confini, 1109 B. 

— nel suo territorio di Soiarra Co- 

lonna riporta una vittoria, 1112 
A-B. 

— richiesta di aiuto dai Guelfi asse- 

diati da Uguccione della Fag- 
giuola in Montecatini, 1157 E. 

— edifici: palazzo vescovile. 
Pescàresio, Piscàbbsio, (dei Mon- 

tecchi?) esule, illustre veronese, 
sta coi Padovani contro Can- 
grande, 1180 B. 

— invitato da Macaruffo de’ Maca- 

ruffi a prender parte alla con- 
giura per ribellare Vicenza a Can- 
grande, 1172 D. 

— fatto prigioniero da Cangrande, 

1174 A 

— chiuso in carcere in Vicenza, in- 

sieme con un suo figlio illegit- 
timo, 1174 E. 

Pestilenza , v. Epidemia, Malattia . 
(Pbtroni), Rizzardo. 

Piacenza, ne è signore Alberto Scotto, 
1019 B, 1054 B. 

— ciò volendo Alberto Scotto, entra 

ivi Maffeo Visconti, 1021 E. 

— il card. Arnaldo Pelagrua vi pre- 

dica la crociata contro i Vene- 
ziani, 1044 B. 

— il Pelagrua s’indirizza da Cre- 

mona verso Piacenza , 1082 A. 

— gli vengono incontro i Piacentini, 

i quali genuflessi gli domandano 
la libertà della patria, 1082 B. 

— accogliendo in città trionfalmente 

Enrico VII, con lui si lagnano 
della tirannia di Alberto Scotto, 
1082 B. 

— Enrico VII priva del potere Al- 

berto Sootto, dando il governo a 
Pietro Del Mesa veronese, 1082 B. 

— partito Enrico VII, Galeazzo fi- 

glio di Maffeo Visconti, assume 
il governo, escludendone il Del 
Mesa, 1082 C. 


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INDICI SISTEMATICI 


— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 0. 

— battaglia tra Filippone di Lan- 

gosco , e il conte di Salebrus , 
(Salzburg) posto da Enrico VII 
a guardia della città, 1121 A-B. 

— riceve Guamerio di Ottomburch 

(Homburg) , e si sottomette a 
Maffeo Visconti, 1121 B-G. 

— sottomessa a Maffoo Visconti , 

1151 E. 

— vicari imperiali: conte di Sa- 

lebrus (Salzburg), cfr. Guemieri 
di Homburg. 

— signori e vioari imperiali: 

Alberto Scotto, Pietro del Mesa, 
Galeazzo Visconti. 

Piazzola, Rolando. 

Pieoardia, valore dei Piccardi; sono 
nell’esercito di Carlo I d’Angiò, 
947 A. 

Picena nrbs, Piceni eolles,eco., tali 
nomi vengono dati a Pistoia, 
parecchie volte ; v. sotto P. 
Pieeno, campo, presso Pistoia, fatto 
d'armi, 1084 E. 

Picigà, Giacomo. 

(Pietro di Aichspalt) , vescovo di 
Basilea , segue Enrico VII in 
Italia, 1058 A. 

— recasi presso Clemente V in Avi- 

gnone: esponendogli ciò che ad 
Enrico VII era toccato di si- 
nistro, e specialmente la guerra 
bresciana, lo prega di posticipare 
il tempo dell’ incoronazione : è 
esaudito, 1075 E, 1076 A. 
Pietro Altichino , plebeo padov,, 
assunto al governo di Padova., 
1127 C. 

— amico dei Macaraffi ; sua superbia, 

1186 A. 

— ferito da Nicolò ed Opizone da 

Carrara, dai quali era odiato 
anche per motivi privati ; si ri- 
fugia nel palazzo vescovile , 
1186 B-C. 

— suoi tre figli, Pace, Priore, Fras- 

sa, fuggiti pure nel palazzo ve- 
scovile, 1186 D. 

— il vesoovo Pagano della Torre, 

spaventato da Nicolò da Carrara, 
lo consegna allo stesso, insieme 
poi suoi tre figli, 1186 E. 


— ucciso, dopo aver assistito alla 
morte dei figli, 1186 E. 

Pietro Tempesta di Angiò, fratello 
di Roberto di Napoli, è da co- 
stui mandato in Toscana, 1155 

B. 

— in Firenze, 1155 C. 

— prepone ai Guelfi di Lucca Ge- 

rardo da San Lupidio, 1155 0. 

— incoraggia i Guelfi di Montecatini 

a resistere ai Ghibellini di Pisa 
e Lucca comandati da Uguc- 
cione della Faggiuola, 1157 B. 

— alla battaglia di Montecatini è 

vinto e ferito, 1159 C-1160 À. 

— fatto seppellire in Pisa, con gran 

pompa, da Uguccione della Fag- 
giuola, 1161 A. 

Pietro re d’Aràgona e di Sicilia, 
nemico di Carlo d’Angiò, 952 
A. 

— marito di Costanza, figlia di re 

Manfredi, 952 B. 

— aspira ai regno di Sicilia, 952 B. 

— si prepara a venire in aiuto a 

Michele Paleologo, da cui riceve 
denari a mezzo di Giovanni da 
Procida, 952 A -958 A. 

— manda ambasciadori al pontefice 

per ottenere soccorsi contro i suoi 
amici ; esaudito dal Papa, il quale 
credeva ch'egli intendesse muo- 
ver guerra ai Saraceni, 958 A. 

— conduce rapidamente la sua flotta 

nel porto di Messina, 958 C. 

— si impadronisce della Sicilia, 953 

C. 

— Carlo d’Angiò muovo contro di 

lui nell’isola di Sicilia : assedia 
Messina, 958 D. 

— persuade l’Angioino a questo, che, 

a sollievo del popolo, la guerra 
venisse decisa per « duello » da 
combattersi tra due schiere, am- 
bedue di cento cavalieri, in Bor- 
deaux, città di Anglia, 958 E. 

— stupore destato universalmente da 

tale sfida, 958 E. 

— prega Filippo ELI re di Francia, 

di cui conosceva l’astuzia, di non 
venire colà dove doveva scendere 
a tenzone con Carlo, 954 A-B. 

— va incognito a Bordeaux, luogo 

scelto per la tenzone; temendo 


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CRONACA CERRETO 


8 7 


di Carlo e di Filippo III, ri- 
torna nel suo regno, 954 B. 

— perciò dichiarato vinto da Carlo 

d’ Angiò, 953 B. 

— - r Angioino e Filippo III collegati 
nella guerra contro re Pietro; 
Dio disperde i loro progetti, 954 
C-D. 

— manda la sua flotta sotto la con- 

dotta di Buggero di Loria, alla 
oppugnazione di Napoli, 955 A. 

— fa sembianze di piangere la morte 

di Carlo I d’Angiò, di cui loda 
la probità, dacché non ha più 
motivo di temerne, 955 D. 

— fa condurre in Aragona, Carlo II 

ed i prigionieri, 955 D. 

— li rimanda in libertà, 956 A. 

— trattative d’accordo tra re Pietro 

e Carlo II d’ Angiò, 956 B-C. 

— dà sua figlia in isposa a Bo- 

berto figlio di Carlo II d’ Angiò, 
956 C. 

— riceve per suo figlio in isposa la 

figlia di Carlo II d’ Angiò, 956 C. 

— ritorna , dopo gli sponsali , in 

Aragona, raccomanda a suo figlio 
primogenito Federico il regno 
della Sicilia, e muore, 956 E. 

— lascia il regno d’ Aragona al fi- 

glio minore Giacomo, 956 E. 

— lodato, 1151 B. 

Pietro II d’ Aragona re di Sicilia, 
f. di Federico I, il suo procu- 
ratore Manfredo Chiaramonte ce- 
lebra, in Boma, a suo nome, le 
sponsalizie con Beatrice di Lus- 
* semburgo, 1105 B. 

— sposa Elisabetta figlia di Ottone, 

duca di Carinzia, 1151 A-B. 

— lodato, 1151 B-C. 

Pietro Braimonte, catalano, assol- 
dato da Cangrande; ucciso, 1142 
E, 1143 E. 

Pietro Colonna, card., sua condotta 
nell’elezione di Bonifacio Vili, 
976 D, 968 0. 

— deposto da cardinale, esule a Pa- 

dova, è richiamato per lettera 
da Giacomo Colonna, al tempo 
del conclave per il successore a 
Benedetto XI, 1014 B. 

— in Perugia, 1014 C. 

— avvisa Filippo IV di Francia 


• degli indugi frapposti alla ele- 
zione del pontefice, e lo prega 
ad interessarsene, 1014 C. 

— invitato da Filippo IV il Bello 

a corrompere coll’oro i cardinali, 
attende a ciò, 1014 D. 

— si adopera perchè sia eletto papa 

Clemente V, 1015 A. 

— conosciuta l’elezione del pontefice 

fatta nel vescovo di Bordeaux , 
ne avvisa Filippo IV e lo stesso 
eletto, 1015 B. 

— prega Filippo IV di perorare la 

causa dei Colonnesi presso Cle- 
mente V, 1015 D. 

— richiamato dall’ esiglio da Cle- 

mente V e riconfermato cardi- 
nale, 1016 B. 

— sua autorità , e sua accortezza ; 

parte avuta nella elezione del 
successore a Clemente V, 1166 C. 

— è in dubbio se debba favorire re- 

iezione di Giacomo (Duèse) da 
Cahors, 1167 A. 

Pietro (Gerra) da Boma (!), patr. 
di Aquileja contende, pei confini 
con Bizzardo da Camino prefetto 
di Treviso, 1086 E. 

— manda sua gente al fiume Livenza, 

1036 E. 

— alcuni dei suoi sudditi offrono 

Udine a Bizzardo da Camino , 

1037 A. 

— concordia col Caminese, 1037 A. 
Pietro Gradenigo, doge di Venezia, 

1085 B. 

— suoi pregi e difetti, 1085 B-C. 

— minaccia in segreto i Padovani, 

1085 C. 

Pietro del Mesa, veronese, da En- 
rico VII gli è dato il governo di 
Piacenza, 1082 B. 

— lui allontanato da Maffeo Visconti, 

ottiene potere in Piaoenza Ga- 
leazzo Visconti, 1032 B, 1121 0. 
Pietro da Montenero, uomo fazioso 
e audace, dopo la caduta della 
(torre) delle Milizie in Boma, 
passa spontaneamente alia parte 
di Enrico VII, 1103 A. 
Pietro di Morrone, per consiglio di 
Carlo d’ Angiò, è fatto papa, col 
nome di Celestino V, 966 A ; v. 
Celestino V. 


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88 


INDICI SISTEMATI CI 


— suo amore alla solitudine ; accetta 

a malincuore il papato, 966 B. 
Pietro de* Proti, vicentino, promove 
la ribellione di Vicenza ai Pa- 
dovani, 1069 D. 

— sua dispotica autorità in Vicenza, 

1126 E . 

Pietro Rusconi, signore di Como, si 
unisce ad Alberto Scotto e Pie- 
tro Visconti contro Maffeo Vi- 
sconti, 1020 D. 

Pietro di Savoia , uno dei Cesarei, 
muore in Roma in un combatti- 
mento tra Imperiali e Angioini, 
1101 E. 

Pietro di Spagna, cardinale, prende 
parte al conclave per la elezione 
di Benedetto XI, 1011 D. 

— difende Bonifacio Vili tacciato 

di eresia, 1016 A. 

Pietro da Trissino, nob. vicent., 
giustiziato da Cangrande come 
traditore, 1126 B. 

Pietro Visconti , zio di Maffeo , è 
indotto da Alberto Scotto a con- 
giurare contro il proprio nipote, 
1020 D. 

— uscito dalla patria (Milano) per 

sottrarsi all’odio del nipote, preso 
sui monti da suo nipote e con- 
dotto prigioniero a Milano, 1020 
D. 

Pietro, borgo di San, v. Vicenza. 
Pietro, San, in Grado, chiesa presso 
Roma, 1096 B. 

Pietro, San, basilica in Roma, do- 
veva esservi incoronato Enrico 
Vn, 1102 B, 1108 B-E. 

— con annesso palazzo pontificio, 

1006 B, (cfr. 1011 B). 

— ivi si fanno le esequie di Boni- 

facio Vili, 1009 A-B. 

— ivi viene proclamato pontefice Be- 

nedetto XI, 1011, B. 

Pietro, San , chiesa suburbana di Vi- 
cenza, 1140 E. 

Pieve di Sacco, villaggio del Padova- 
no, è occupato da Cangrande , 
1177 D. 

Bigello Portinari, ferito, e costretto 
a fuggire da Firenze , in occa- 
sione della cacciata di Vieri dei 
Cerchi, 977 C. 

(Pino?) della Tosa (?), (nel testo del 


Ferreto : < .... de Lanlzosa »), 
condottiero dei Fiorentini , è 
fatto prigioniero nella battaglia 
di Montecatini, 1160 E. 

Pino dei Vernari, esule cremonese, 
podestà di Brescia, risponde fie- 
ramente ai legati pontifici venuti 
per ridurre i Bresciani all’ ob- 
bedienza di Enrico VII, 1077 
B-C. 

Pioggia, e inondazioni nel tempo della 
Pasqua deiranno 1812 , nella 
Marca Trevigiana; laonde quei 
popoli spaventati depongono le 
armi , 1069 B-C, 

Piombino, sua posizione elogiata, 1097 
E. 

Pirati, loro costumi, 986 E. 

Pisa, governo popolare, con alterna- 
tiva tra le fazioni, 1064 C. 

— ivi Enrico VII, 1086 B. 

— mandano legati ad Enrico VII in 

Genova per sollecitarlo a venire 
nella loro città, 1090 E. 

— mettono a sua disposizione navi 

e galere, 1091 A. 

— soccorrono di denaro Enrico VII, 

1092 E sg. 

— suoi ricchi doni ad Enrico VII, 

1098 D. 

— festosa accoglienza fatta ad En- 

rico VII, che vi fece il suo in- 
gresso addì 6 febbraio 1812, 
1095 B-C. 


— città ricca e potente per terra e 

per mare, 1095 C. 

— Enrico VII ne toglie il preside, 

per sostituirlo con un vicàrio 
regio ; muta leggi e plebisciti ; 
s’impadronisce del tesoro, rac- 
colto in lungo tempo e con molta 
fatica, 1095 C-D. 

— malcontento del popolo, 1095 D. 

— Enrico VII turbato di ciò, rimette 

in vigore le pristine leggi, fatta 
solo eccezione per l’officio del 
podestà, 1095 D. 

— esige che i Pisani gli diano uo- 

mini nell’occasione del suo viag- 
gio a Roma ; rassegna da lui fatta 
davanti al vestibolo del suo teatro 
(palazzo): a giudizio di molti, 
erano 1000 cavalli, 4000 bale- 
strieri, 6000 gladiatori con lance 


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CRONACA FERRETO 


85 


e scudi, oltre a infiniti plebei di 
leggera armatura, 1096 D-E. 

— i soldati (d’Enrico VII) si danno 

in Pisa al vino e alle libidini, 
1096 E -1097 A. 

— i soldati dell’arciv. (Balduino) di 

Treveri, nei borghi della città, si 
danno ai canti ed ai balli ; ven- 
gono alle armi con quelli del 
Conte di Savoia, 1097 A. 

— punizione inflitta da Enrico VII 

ai rei ; egli rimette poi pace tra 
i due duci, 1097 A-jB. 

— Enrico VII afflitto per la morte, 

20 apr., del vescovo di Arezzo, 
ch’era venuto a lui con molta 
truppa, 1077 B. 

— ne parte, 26 apr., Enrico VII, af- 

fidandone il governo a Francesco 
Ubaldini ; e conducendo seco al- 
quanti ottimati, e duecento dei 
principali della plebs media, 1097 
C-D. 

— vi si reca, 18 apr. 1818, Enrico 

VII, dopo aver sciolto l’assedio 
di Firenze ; ma vi è freddamente 
accolto, 1118 E. 

— presso il lido pisano, Enrico VII 

apparecchia navi contro Roberto 
di Napoli, 1114 E. 

— nella cattedrale di Pisa è tumu- 

lato il corpo di Enrico VII, con 
splendide esequie, 1116 E. 

— stipendiano i mercenari di Enrico 

vn, iii8 o. 

— chiamano al governo Uguccione 

della Faggiuola, 1118 C. 

— sotto Uguccione della Faggiuola 

osteggiano i Guelfi di Toscana, 

1155 A. 

— soccorrono di 1000 uomini Castruc- 

cio, che diventa signore di Lucca, 

1156 B. 

— i ghibellini fatti padroni di Lucca, 

temendo della fazione guelfa, 
ch’era sostenuta dai Fiorentini 
fanno lega coi Pisani, e danno 
ad essi il dominio della propria 
città, 1156 C-D. 

— v’arrivano i prigioni Guelfi fatti 

da Uguccione della Faggiuola 
nella battaglia di Montecatini, 
1160 E. 

— vi sono seppelliti con gran pom- 


pa Francesco della Faggiuola, 
e Carlo e Pietro d’Angiò , 1161 
A. 

— ivi è odiato Uguccione per la sua 

avarizia, 1161 C. 

— levansi contro Uguccione della 

Faggiuola, 1162 A-C. 

— nella vigilia del giorno di Pasqua 

insorgono e proclamano la libertà 
della città, 1162 E, 1162 A. 

— contro di Pisa Uguccione dirige 

due coorti di soldati, i quali nulla 
potendo ottenere , ritornano a 
Lucca, 1168 A. 

— dopo la cacciata di Uguccione 

della Faggiuola, è governata dai 
primati (ottimati, nobili) e dal 
popolo, 1168 E. 

— signori: Uguccione della Fag- 

giuola. 

— chiese, convento dei Frati Pre- 

dicatori, 1116 E, 1117 A. 
Piscaresio, v. Pescaresio. 

Pistoia (detta più volte Picena urbe, 
o simili) , quivi hanno origine 
le fazioni dei Bianchi e dei Neri, 
960 C, 971 E -978 C. 

— ivi Carlo di Valois, 976 E 

— assalita dai Fiorentini e da Ro- 

berto d’Angiò, 1024 E. 

— territorio devastato, 1024 E, 1025 

A. 

— sua storia antica, 1025 A. 

— sua difesa, 1025 A. 

— giunge a Clemente V notizia del 

suo assedio ; se ne duole e 
manda legati per farlo cessare; 
scomunica i riluttanti , 1025 
B-D. 

— dopo 18 mesi d’assedio, s’arrende 

ai Fiorentini, 1027 B-C. 

— Pistoiesi in esiglio, 1027 C. 

— desolazione della città, 1027 D. 

— accede alla lega di altre città 

Toscane contro Enrico VII, 1092 
C. 

— richiesta di aiuto dai Guelfi, asse- 

diati in Montecatini da Uguo- 
cione della Faggiuola, 1157 E. 
(Plumazzo) Plumatlum, fortificato da 
Azzone Vili, 980 D. 

Placiola, v. Piazzola. 

Plebiscito, in Padova, 1124 B, 1126 
E, 1187 A. 


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do 


INDICI SISTEMÀTICI 


Plebe, d’Italia, desidera la venuta 
di Enrico VII, 1055 B. 

Plebe infima, in Padova, 1145 E. 
Plebe media , in Brescia, 1068 D. 

— in Genova, 1088 D. 

— in Padova, 1146 A. 

— in Pisa, 1097 C. 

— in Vicenza, 1090 A, 1171 D. 

— malcontenta, sotto il dominio di 

Gangrande, sia perchè oppressa 
da rapine di denaro, sia perchè 
vedeva la jattura della patria (Vi- 
cenza), 1171 E. 

— ad essa appartiene Pietro di Mor- 

rone (Celestino V), 968 B. 
Plebe non media, in Padova, 1070 B. 
Plumatium, v. Piumazzo. 

Po, in esso la dotta Mantovana viene 
battuta da Azzone Vili d'Este, 
1028 C. 

— Berravalle sul, 1081 D. 

— Ostiglia sul, 1081 E. 

— passa presso Castel Tedaldo, 1087 

D. 

— alla d. di esso sono accampati 

i (crociati) del card. Arnaldo 
Pelagrua, che vengono vinti dai 
Veneziani, 1045 B-C. 

— i Veneziani sconfitti presso al Po, 

1046 0. 

— in esso è giustiziato Angelo da 

Motin, 1047 A. 

Poeeia, v. Arte poetica. 

Poiana, Gregorio. 

Poiana, vi. vicent. occupata con molta 
strage dai Padovani, 1188 C. 
Poitiers, luogo dell’ Aqui tania sul fiume 
Ciano, dove si stabilisce per due 
anni Clemente V, 1015 D. 
Polenta, Guido, Lamberto. 

Polesine, ivi Frano. d’Este, che muove 
guerra al fratello Azzone , 1037 
C. 

— assalito da Frane. d’Este , 1088 

0. 

— Frane. d’Este vi raccoglie soldati, 

1089 C. 

— vi si ritirano alcuni abitanti d’Este 

dopo la caduta di questa terra, 
in mano di Cangrande, 1176 D. 

— Macaruffo Macaraffì eccita suo 

genero Binaldo d’Este ad im- 
padronirsene, 1178 D. 

Pomo d'oro, dato ad Enrico VII 


quando fu incoronato in Roma, 
1104 D. 

Poncabali, Fioreno. 

Poncino (Ponzoni) da Cremona, pre- 
fetto di Padova, guidai Padovani 
nella guerra contro Vicenza, 
1140 E sgg. 

— suo editto perchè non si infierisca 

contro i vinti, 1141 B, D. 

— ritrae i Padovani dal Borgo di 

San Pietro (presso Vioenza), 1142 
B. 

— li dispone in campo, 1142 E. 

— oppugna Vicenza, 1143 E. 

— non crede che sia venuto in Vi- 

! cenza Cangrande, 1144 A. 

j — vinto da Cangrande, 1144 B. 

; — con difficoltà riesce a tornare in 

ì Padova, 1145 B. 

I — cacciato di Cremona, dai nipoti 
I di Gugl. Cavalcabò, perchè volea 

avere potere egualead essi, 11520. 

— coi soldati di Maffeo Visconti, 

occupa Cremona in nome di Ini, 
1152 °* 

Ponte Barbano, vi. sui confini tra 
Padova e Vicenza : vi passano i 
Padovani movendo conto) Vioen- 
za, 1070 B. 

Ponte-di -Brenta, l’attraversano i Pa- 
dovani nel sett. (1318), 1183 E. 
Ponte Molle, presso Roma, occupato 
dai Colonna per Enrico Vii; 
Giovanni d’Angiò tenta di im- 
padronirsene, 1098 E. 

— vi passa Enrico VII, allontanan- 

dosi da Roma, 1109 A. 

Ponte della Forma ( - acquedotto di 
Nerone ? : cfr. Gregorov. VI, 71), 
v. Forma. 

Ponte di San Nicolò per cui si entra 
in Padova, Cangrande vi dispone 
il suo campo, 1177 D. 
Pontinàtiis, de, v. Pigolio Portinan; 

€ de Portinatiis i è lezione mata. 
Ponzellbtto Orsini, invitato dalla 
8. Sede a non avversare En- 
rico VII, 1102 C. 

Ponzello Orsini, in vi tato dalla 8.8ede 
a non avversare Enrico VH, 
1102 C. 

Ponzoni, famiglia cremonese, avversa 
ai Cavalcabò, 1122 A. 

— Poncino. 


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CRONACA FERREtO 


91 


Posti nari. Pigolio. 

Priore Altichino, f. di Pietro, cerca 
rifugio presso il vescovo di Pado- 
va, Pagano della Torre, 1186 D. 
— richiesto da Nicolò da Carrara, il 
vescovo preso da timore glielo 
consegna; ucciso* 1186 E. 

Procida, Giovanni. 

Profezia di un Napoletano contro 
Clemente V, 1017 D-1018 B. 


Qcartbsani, Guerruocio. 

({b artesolo, ponte del* vittoria ivi dei 
Padovani sopra i Vicentini, 1126 
A-C. 

— Oangrande incalza i Padovani fino 
al ponte di Q., 1145 A. 


Proti, Bugamante, Gerardo, Gu- 
glielmo, Pietro. 

Provenza* in essa è Valenza ( izVien- 
na?), 1017 B. 

— Roberto d’Angiò manda di P. in 

Lombardia, Ugo del Balzo, 1152 
E. 

— conte: Carlo I d’Angiò. 

Paglia* v. Apulia. 

(Pulci), Guelfo. 


Quaseogna, da gente guascona è ori- 
ginario Clemente V, 1015 A. 
Quercini, Leonardo. 

Quirico, Quircio, Giovanni. 
Quirini, Giacomo, Giovanni. 


R 


Rifusa* soggetta a’ Veneziani: vi giunge 
Lampa Doria, 989 C. 

Rambaldo (di Collalto), conte (di 
Treviso), coopera all’uccisione di 
Rizzardo da Camino preside di 
Treviso, 1129 D-E. 

(Ràmberti) Ramberto. 

Rahberto (Ràmberti), ferrarese, esi- 
gliato da Azzone Vili, richia- 
mato dal popolo ferrarese fatto 
libero, 1040 A. 

Razqoni, Lanfranco. 

Ravagnani, Bonaventura. 

Ràvasino, Enrico. 

RtTenna* sotto Guido da Polenta, che 
per vari giorni ospita il suo 
amico march. Francesco d’Este, 

1038 C. 

— aiuta Gentile Orsini, che combat- 

teva per rimettere il marchese 
Francesco d’Este in Ferrara , 

1039 C. 

— possessi Veneziani sulla marina 

ravennate, 1047 B-C. 

— manda aiuti a Firenze, assediata 

da Enrico VII, 1112 C. 

— signori: Guido da Polenta. 
Reggio, soggetta ad Obizzo d’Este, 

1027 E. 

— si ribella ad Azzone VILE d’Este, 

per il suo tirannico governo, 
1027 E, 1028 A, 1030 D-E. 


— il card. Arnaldo Pelagrua vi pre- 

dica la crociata contro i Vene- 
ziani, 1044 C. 

— si regge a governo popolare, 1054 

C. 

— minacciata dai Bolognesi e da 

Giberto da Correggio, 1054 C. 

— si libera dalla tirannia di Az- 

zone Vili d’Este, 1059 B. 

— Guido Savina ne offre la signoria 

a Enrico VII, 1059 B. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1036 C. 

— messa al bando dell’impero da En- 

rico VII, 1096 C. 

— conservasi in libertà, 1122 D. 

— cacciati i Ghibellini, e scossa la 

tirannide di Azzone d'Este, vive 
tranquilla : suo governo, 1154 
A-B. 

— signori: Obizzo d’Este, Az- 

zone VIII d’Este, (cfr. Guido 
Savina). 

— edifici: palazzo pretorio-estense. 
Regina , nome di una nave di Bonac- 

colsi Rinaldo, 1023 C. 
(Reineri), Teodorico. 

Religione cristiana , permessa in Tu- 
nisi, 951 D. 

Beno (confuso colla Reuss?) vicino ad 
esso è ucciso Alberto I d’Austria, 
1048 E, 1049 A. 


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INDICI SISTEMÀTICI 


92 


Repetti, Tisivolo. 

Restàuro, catalano, mandato con 200 
catalani , da re Roberto a go- 
vernare Ferrara, 1170 C. 

— sua tirannia, 1170 C. 

— ucciso dal popolo ribellatosi, 1170 

D-1171 A. 

Retrone, f. vicent., descritto 1128 E. 

— passato da Cangrande coir eser- 

cito, 1175 D. 

(Ricardo) , co. di Gaserta , favorisce 
Carlo I d’Angiò, 947 B. 
Riconetto (errore per: Ricoverino?) 
(de’ Cerchi), gli è tagliato il 
naso, nell’occasione della cac- 
ciata di Vieri de’ Cerchi da Fi- 
renze, 977 C. 

(Ricovero) Ricuperius ( de’ Cer- 
chi), padre di Berto (de’ Cerchi), 
977 C. 

« Ricuperius > v. (Ricovero) (de’ 
Cerchi). 

Rimini, manda aiuti a Firenze asse- 
diata da Enrico VII, 1112 C. 
Rinaldo (Passerino) Bonàccolsi, v. 

Passerino (Rinaldo) Bonàccolsi. 
Rinaldo d’Este, a Rovigo, presso il 
Po affine di non recar molestia ai 
Padovani presso cui abitava, si 
abbocca con Rinaldo Boccam- 
pani, col quale prepara la sol- 
levazione di Ferrara, 1170 D. 

— ritorna a Ferrara , accolto entu- 

siasticamente dal popolo, 1171 
A-B. 

— genero di Macaruffo Macaruffi, è 

da lui esortato ad impadronirsi 
del Polesine, 1178 D. 

Rinaldo conte di Marcaria, man- 
tovano , condottiero dei merce- 
nari del signor di Mantova, aiuta 
Fresco d’ Este contro il popolo 
di Ferrara, 1039 A. 

— ucciso nella battaglia in cui il 

card. Arnaldo Pelagrua vinse i 
Veneziani, 1047 A. 

Rinaldo degli Scrovegni, esule pa- 
dov., ripara presso Cangrande, 
1127 E. 

Rinaldo Sopino , viene invitato dal 
cardinale Napoleone Orsini a far 
parte della congiura ordita con- 
tro Bonifacio Vili , 1002 E , 
1008 A. 


— si unisce a Sciarra Colonna, 1008 

A. 

— entra in Anagni coi congiurati, 

1003 D. 

Rinaldo Verlato, capo di sua fa- 
miglia, esule da Vicenza, ripara 
presso i Padovani, 1126 D, 
1130 C. 

Riprando di Marano, esule vicentino, 
è fatto prigioniero da Cangrande, 
1174 B. 

Ritratto , i Padovani fanno dipingere 
sul pubblico palazzo l’effigie di 
Nicolò (de’ Mal traversi da Boz- 
zo), condannato come traditore, 
allato a quella di Antonio daCor- 
tarolo, 1134 E, 1135 A. 

Riva, Franceschino. 

Rizzando Annibaldi , dopo la dedi- 
zione della (torre) delle Milizie, 
passa spontaneamente alla parte 
di Enrico VII, 1108 A. 

— combatte sotto Enrico VII : alla 
orta Lateranense è provocato a 
attaglia da Janico nobile ro- 

mano, 1107 B. 

— muove contro Janico, il quale si 

affrettò a fuggire, 1107 B. 
Rizzando da Camino, prefetto di Tre- 
viso, aiuta con mille armati i 
Padovani, 1035 D. 

— in discordia con Pietro (Gorra) 

patr. d* Aquileia per questione di 
confini, 1086 E. 

— manda sue genti al fiume Livenza, 

1036 E. 

— invitato da alcuni congiurati ad 

occupar Udine , non può en- 
trarvi : viene a conoordia col pa- 
triarca, 1037 A. 

— non molto fiero signore di Tre- 

viso, 1054 B. 

— ottiene per denaro da Enrico VII 

la pretura (il vicariato) di Tre- 
viso, Belluno e Feltre, 1072 B. 

— manda in soccorso ai Padotani, 

il suo parente Tolberto con cento 
cavalli e trecento pedoni, 1129 C. 

— ottiene il governo ai Treviso, dopo 

la morte di Gerardo suo padre; 
del quale non imitò gli esempi 
tirannici, mentre inveoe seppe 
accattivarsi l’amor della plebe, 
1129 C. 


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CRONACA FERBETO 


93 


— dissoluto , offende la moglie di 

Altinerio degli Azzoni ; oostui , 
accordatosi col conte Bambaldo 
(di Colalto) fa uccidere Rizzardo 
intento al giuoco degli scacchi, 
1129 D-E. 

— ucciso in causa della sua disso- 

lutezza, 1129 C-1130 A. 

— fratello di Guezelo, 1175 D. 
Rizzardo, conte di Corno? agli a, 

inglese, aspira airimpero, dopo 
la morte di Federico II, 945 B. 
Bizza rdino di Langosco, figlio di 
Filippone, tiene Pavia : vinto e 
ucciso da Galeazzo Visconti, 1121 

D. 

— lodato ; invano riceve aiuto da re 

Roberto e da Giberto da Correg- 
gio ; ucciso in Pavia dai soldati 
di Maffeo Visoonti, 1152 D-E. 
Bizzardo Orsini, deputato da Lodo- 
vico di Savoia alla custodia del 
locus Militiarum, donde aveasi 
accesso al Campidoglio, non lo 
affida poi ad Enrico VII, come 
esigeva il patto di consegna, 1099 

E. 

— caduta Para? Militiarum in mano 

dei Cesarei, egli insieme con Gio- 
vanni Annibaldi, si ritraggono 
alla difesa del Campidoglio, 1100 
C-D. 

— spaventato dei mezzi di oppugna- 

zione usati dai Cesarei, si ritira 
dal Campidoglio , insieme con 
Giovanni Annibaldi, 1101 A. 
Bizzardo Ricardo ( Petroni ) , se- 
nese, cardinale, prende parte al 
conclave per la elezione di Be- 
nedetto XI, 1011 E. 

— difende Bonifacio Vili tacciato di 

eresia , 1016 A. 

— favorevole ai Bianchi , persuade 

Clemente V a costringere i Fio- 
rentini Neri a levare l’assedio 
da Pistoia, 1025 C. 

Bizzardo . . . , legato inviato da Ro- 
berto re di Napoli ad Enrico VII, 
in Genova, 1091 A. 

— accolto lietamente da Enrico VII ; 

supposizioni varie fatte dal volgo 
sullo scopo di questa legazione, 
1091 À-B. 

— quando re Roberto mandò il fra- 


tello Giovanni alla difesa di Ro- 
ma , egli partì di soppiatto da 
Genova, per recarsi in Apulia, 
1091 B. 

Roberto D’Angiò, dal padre Carlo II 
d’Angiò, dato come prigione in- 
sieme col fratello Giovanni , in 
luogo del padre , in Sicilia in 
mano del re Pietro III, 956 A-B. 

— sposa (Jolanda) figlia di Pietro 

LEI d’ Aragona, 956 C-D. 

— aspira a ricuperare Pisola di Si- 

cilia, tenuta da Federico I (di 
Aragona), 957 C. 

— insieme col fratello Filippo, prin- 

cipe di Taranto guerreggia m Si- 
cilia, 957 C. 

— arriva a Messina, dove stabilisce 

il campo, 957 D-E. 

— ha notizia della sconfìtta del fra- 

tello, 958 C. 

— ritorna velocemente in Apulia, 

958 C. 

— dal padre Carlo II, è mandato 

colla flotta in Sicilia, 971 D. 

— ritorna, fuggendo, in Napoli, 971 

D. 

— figlio di Carlo II d’Angiò, vinto 

da re Federico di Aragona, 1000 
C. 

— inseguito per mare , viene fatto 

prigioniero, 1000 D. 

— viene a Roma col padre e col 

fratello per proteggere Bonifacio 
Vili, 1001 B. 

— assiste alla consacrazione di Be- 

nedetto XI, 1011 c. 

— duca di Apulia , mandato dal 
padre in aiuto dei Fiorentini 
(Neri), 1024 E. 

— pone il campo presso Pistoia, 

1024 E. 

— suo stratagemma di guerra, e sua 

crudeltà, 1025 B. 

— dal padre viene richiamato dall’as- 

sedio di Pistoia, 1025 D. 

— tiene Ferrara e la Romagna per 

il papa (Clemente V), 1054 C. 

— manda Rizzardo... quale suo am- 

basciatore ad Enrico VII, in Ge- 
nova, 1091 A-B. 

— accordatosi cogli Orsini, invia il 

fratello Giovanni alla difesa di 
Roma, 1091 B. 


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94 


INDICI SISTEMATICI 


— in guerra con Enrico VII di Lus- 

semburgo, 1105 C. 

— suo fratello Giovanni rimette al 

suo arbitrio la pace con Enrico 
VII , richiesta dai cardinali , 
in Roma, 1105 C. 

— dà aiuto a suo fratello Giovanni, 

1108 B. 

— le sue genti sono assalite e vinte 

presso Tiferno da Giovanni da 
Zecano, 1108 B. 

— viene a patti col nemico, 1108 C. 

— manda Degone (Diego della Ratta) 

a reggere i Fiorentini, 1110 E. 

— sua opposizione a Enrico VII, 

1112 

— cerca da ogni parte aiuti per Fi- 

renze combattuta da Enrico VII, 

1112 C. 

— dichiarato da Enrico VII nemico 

dell* impero e reo di lesa maestà, 
e condannato a morte, 1114 B. 

— manda a Tortona dei soccorsi 

contro la parte di Enrico VII, 
1120 A. 

— sollecita reiezione di un papa 
dopo la morte di Clemente V, 
1189 D. 

— muove guerra a Federico di Si- 

cilia; assedia Trapani , 1149 B. 

— trattative di paco, 1150 D. 

— suo abboccamento col re Fede- 

rico, 1150 E- 1151 A. 

— ritorna a Napoli, 1151 A. 

— favorisce i nemici di Maffeo Vi- 

sconti in Lombardia, 1152 A. 

— sue truppe in aiuto di Rizzardino 

di Langosco, 1152 D. 

— amico degli Avogadri ( da Colo- 

biano), Guelfi, di Vercelli, 1152 
E. 

— durante la Sede vacante, manda 

da Provenza in Lombardia Ugo 
del Balzo, per difendervi i Guelfi, 
1152 E. 

— chiama in Italia Filippo di Va- 

lois, per restituire i Torriani in 
(Milano), 1153 A. 

— si rallegra per la morte di Enrico 

VII di Lussemburgo, 1155 A. 

— Firenze, disprezzando il prefetto 

mandatole da re Roberto, come 
d’animo vile, domanda al re un 
principe, 1155 B, 


— manda in Toscana suo fratello 

Pietro Tempesta, 1155 B. 

— prepone a Lucca, retta a parte 

guelfa, Gerardo da san Lupidio, 
1155 C. 

— persuade i Guelfi di Lucca, esuli 

a Firenze, e cacciati dalla pa- 
tria da Castruccio, a combattere 
contro la patria e contro i Ghi- 
bellini, 1150 C. 

— i Guelfi di Montecatini gli do- 

mandano aiuto, per mezzo di 
ambasciatori, 1157 C. 

— manda loro in aiuto il fratello 

Filippo principe di Taranto, con 
1200 cavalieri, 1157 C-D. 

— avuta notizia della rotta di Mon- 

tecatini, e della morte di Carlo 
e Pietro d’Angiò , richiama il 
fratello Filippo, 1161 C. 

— i suoi soldati sono cacciati da 

Forlì che ritorna sotto gli Or- 
delaffi, 1164 B. 

— si adopera per far eleggere a suc- 

cessore di Clemente V, il cardi- 
nale Giacomo (Duèse) di Cahors, 
1166 0. 

— spera di poter così abbattere (Fe- 

derico) signore di Sicilia, nonché 
Maffeo (Visconti) e gli altri ti- 
ranni di Lombardia procuran- 
done la scomunica, 1166 D. 

— scrivo al cardinale Giacomo (Duè- 

se) da Cahors, supplicandolo a 
volersi fare eleggere papa e pro- 
mettendogli denari a tal fine, 
H66 D. 

— manda un ambasciatore ai cardi- 

nali , raccolti per l’elezione , e 
invia lettere; agisce d’accordo 
con Napoleone Orsini allo stesso 
scopo, 1166 E. 

— sta alla sua corte Giacomo (Duèse) 

da Cahors, 1168 B. 

— coll’aiuto dei Grimaldi, le forze 

sue s'impadroniscono di Genova, 
1180 E. 

— aiuta i Grimaldi, esuli da Genova, 

dopo la morte di Enrico VII. 
1182 B. 

— manda a Lione Giacomo (Duèse) 

da Cahors per assicurarsi della 
Provenza, 1168 B. 

— lo rimprovera di aver finto lettere 


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CRONACA FERRETO 


95 


regie per ottenere da Clemente V 
la sedo di Avignone, 1168 D. 

— Clemente Y gli raccomanda Gia- 

como (Duèse) di Caliors , che 
quindi nomina vesc. di Avignone, 
1168 C-D. 

— il malvagio Dalmasio, e quindi 

il tiranno Restauro , catalano , 
governano in suo nome Ferrara, 
1070 C-1171 A. 

(Boberto) co, d’Artois, Carlo I di 
Angiò morendo gli affida la cu- 
stodia del regno e di Carlo Mar- 
tello, figlio di suo figlio Carlo II 
allora prigione, 956 C-D. 
(Roberto Benavia), Abate del popolo 
in Genova , al momento della 
venuta di Enrico VII, 1088 B-C, 
1089 C. 

Roberto di Fiandra, è mandato da 
Enrico VII ad occupare la rocca 
del Tripizone in Roma, 1099 B. 

— la occupa, 1099 C. 

Retano, f., presso a cui sta la contea 
di Adolfo di Nassau, 964 C. 

— scorre presso Vienna, 1168 E. 
Rodolfo, card. Albano, morto nella 

crociata di Tunisi, 951 A. 
Rodolfo d’Austria, re dei Germani, 
muore, 968 A, 1048 A. 

Rodolfo duca di Baviera, pretende 
all’impero alla morte di Alberto I 
d’Austria, 1052 B. 

— accompagna Enrico VII a Pisa, 

1095 A. 

— e a Siena, 1098 C. 

— si ritira in Germania con molti 

soldati Galli (= Germani) , la- 
sciando in Tivoli Enrico VII , 
1108 A. 

Rodolfo duca di Brasante, segue 
Enrico VII in Italia con 800 ca- 
valieri, 1057 E. 

Rogati, A. dei. 

Rolando Guarnerino , è mandato 
ambasciatore a Clemente V dai 
Padovani, 1065 B. 

Rolando di Piazzola, padovano, le- 
gato di Padova ad Enrico VII 
in Genova, 1090 B. 

— nel consiglio di Padova, propugna 

l’indipendenza da Enrico VII , 
ch’egli riguarda come debole e 
preso in mezzo dai nemioi: in- 


siste perchè siano richiamate in 
vigore le antiche leggi, e di nuovo 
si conquisti Vicenza, 1124 A-B. 

— giurisperito : è tra i feriti , nella 

rotta avuta da Cangrande, 1145 
E -1146 A. 

— uno degli ambasciatori di Padova, 

incaricato di trattare con Can- 
grande, 1178 B. 

— nel consiglio padovano è richiesto 

del suo parere sulla scelta di un 
principe che sostenga la repub- 
blica e difenda i confini di Pa- 
dova ; suo discorso , 1179 A-B. 
Roma, ivi Carlo I d’ Angiò, n’è fatto 
senatore, 947 A. 

— Enrico di Castiglia senatore di R. 

vi riceve Corradino, 948 C-D. 

— ivi Carlo di Valois, 962 D-E. 

— Bonifacio Vili trova difficile 

mandare da R. oro ed argento 
a Filippo il Bello, 999 E. 

— vi giunge dalla Sicilia Carlo di 

Valois, coll’esercito di papa Bo- 
nifacio Vili, 1001 B. 

— vi ritorna da Anagni papa Boni- 

facio Vili, 1005 A. 

— vi muore Bonifacio Vili, 1008 C. 

— v’arriva Carlo II d’ Angiò con due 

suoi figli e con buon numero di 
soldati per proteggere Bonifacio 
Vili, 1010 B. 

— retta da Carlo II d* Angiò, 1011 

E. 

— v’entrano i Colonna per opporsi 

a Benedetto XI, 1012 A. 

— Gentile Orsini vi arruola soldati, 

1039 A. 

— vi si reca Enrico VII, 1085 D. 

— Giovanni d’ Angiò vi è mandato 

dal fratello Roberto re di Napoli, 
per prevenirvi Enrico VII, 1091 
B. 

— Enrico VII vi entra e va in s. Gio- 

vanni Laterano, 1099 B. 

— combattimenti tra i Cesarei e gli 

Angioini, alla rocca del Tripi- 
zone, a quella delle Milizie, e al 
Campidoglio, 1099 B-1102 A. 

— i cardinali notificano al papa ciò 

che accade in Roma, 1102 D. 

— Enrico VII fa radunare il popolo 

al Campidoglio, mentre gli Or- 
sini tengono la porzione di Roma 


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96 


INDICI SISTEMÀTICI 


oltre il Tevere, per la parte An- 
gioina, 1102 D. 

— pochi tra Orsini e tra quelli in 

generale che stavano sull'altra 
riva del Tevere, aderiscono agli 
inviti di Enrico VII e passano 
a lui, 1102 E- 1103 A. 

— insorge il popolo violentemente 

contro i cardinali che negano ad 
Enrico VII di farsi incoronare 
altrove che in s. Pietro, 1104 A. 

— avvenuta tra Enrico VII e i car- 

dinali la convenzione per l’in- 
coronazione, il popolo si fa tran- 
quillo, 1104 B. 

— allegrie popolari, pranzi, doni e 

balli in occasiono della incoro- 
nazione di Enrico VII, 1104 E, 
1105 A. 

— popolo stanco di star sulle armi, 

1105 C. 

— Enrico VII non vuole lasciar R. 

così da aver l’apparenza di vinto, 
1105 C. 

— popolo convocato in Campidoglio 

da Enrico VII, 1105 D. 

— Enrico VII, al popolo raccolto sul 

Campidoglio, fa annunciare da 
Nicolò (Bonsignori) la sua pros- 
sima partenza da Roma , 1105 
I> sgg. 

— il popolo e la plebe non vogliono che 

Enrico VII si allontani dalla loro 
città e la lasci derelitta, 1106 B. 

— da ricchi romani , Enrico VII 

toglie (?) denari per pagare i sol- 
dati Galli (= Germani), 1106 D. 

— Eurico VII , determinato a fer- 

marsi in Roma, pone la sua re- 
sidenza <t ad Militias », 1106 D. 

— Enrico VII raccoglie di nuovo il 

popolo romano ; Stefano Colonna 
insiste sulla necessità che il re 
componga in pace la città, prima 
di partire, impedendo agli otti- 
mani di opprimere la plebe per 
l’accoglienza fatta a Cesare, 1105 
D-E. 

— se ne allontanano Lodovico di 

Savoia, il Delfino di Vienna ed 
il cardinale Nicolò da Prato , 
quantunque ciò fosse contro al 
volere di Enrico VII, 1107 A. 

— Janico (Giovanni Savelli?), con 


poohi uomini , incendia molte 
case della città, mentre vi sog- 
giorna Enrico VII, 1107 A. 

— Enrico VII, cacciato Giovanni 

d’Angiò, incendia parecchie sue 
case, presso santa Sabina, 1107 
D. 

— stando per ricominciare la guerra 

in città, Enrico VII, dà al po- 
polo come suo capitano Giovanni 
Savelli, 1107 D-E. 

— cominciando ivi la pestilenza, En- 

rico VII parte dalla città, in cni 
lascia , oltre al Savelli , Enrico 
di Fiandra con 400 cavalli, e 
ciò a difesa della Sede Augustea, 
1107 E, 1108 A. 

— magistrature, senatori: Car- 

lo I d’Angiò, Enrico di Casti- 
glia, Giovanni Savignv. 

— capitano del popolo: Gio- 

vanni Savelli. 

— chiese : Ss. Apostoli (=s. Pietro) 

s. Domenico , s. Giovanni in La- 
terano, s. Marco, s. Maria dei 
frati minori, della Minerva dei 
predicatori, s. Pietro, s. Sabini. 

— luoghi ed edifici: c arx », o 

c locus Militiarum », Campido- 
glio , castel s. Angelo, Laterano 
(cfr. s. Giov. in L.), torre presso 
la chiesa di s. Marco , c Tripi- 
zonis arx », Vaticano o palazzo 
pontificio. 

— porte: Anzia ( = Appia) Latc- 

rana. 

Romagna^ tenuta da (Roberto d’An- 
giò) duca di Puglia, in nome del 
papa (Clemente V), 1054 C. 

— le città di R. mandano aiuti a 

Firenze assediata da Enrico VII, 
1112 C. 

— ivi i Padovani assoldano soldati 

mercenari, 1172 D. 
Romanengo, vi sono condotti alcuni 
tra i prigionieri bresciani presi 
da Enrico VII, 1081 E. 
Romàno, Ezzelino. 

Rossello, pretore di Padova, 1085 E. 
Rossi, famiglia fiorentina, costretta 
ad esulare da Firenze, 979 A. 
Rossi, famiglia parmigiana, avversa i 
Giberto da Correggio: lo caccia 
di Parma, 1023 B. 


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CRONACA FERBETO 


97 


— espulsa da Parma, 1154 A. 

— Gugliemo, Maddalena, Marsiglio, 

Matteo. 

Rossino, valoroso adolescente, f. del 
pretore Rossetto , prefetto delle 
milizie padovane nella guerra 
contro i Veneziani, 1085 D - 1086 
A. 

Boverio, Antonio, Niccolò. 

Borigo, assalita da Frane. d’Este, 
1037 C. 

— come in luogo d’esiglio vi si ri- 

para la vedova di Frane. d’Este, 
coi figli , 1188 B. 


— abboccamento ivi avvenuto tra 

Rinaldo ed Obizzo d’Este, e Ri- 
naldo da Boccampani, 1170 D. 

— nel Pollesine, 1178 D. 

Bordone , vili. pad. , distrutta da 

Cangrande, 1127 B. 

Rovolone, Alberto. 

Ruggero di Loria, comanda la flotta 
di Pietro III d’ Aragona, 955 A. 

— viene a Napoli , 955 A. 

— in Sicilia prende parte alla guerra 

di Giacomo d* Aragona contro re 
Federico, 959 E. 

| Rusconi, Pietro. 


S 

Abbina, vescovi: Arnaldo de’ Fran- 
gerà 

Sabina , #., (chiesa) e loeus (palazzo) 
vi si reca Enrico VII di Lussem- 
burgo per poter passare poi in 
Laterano ad esservi incoronato, 
1104 B. 

— vi ritorna dopo l’incoronazione ; 

pranzo, 1104 E, 1105 A. 

— nell’aula presso il cenobio, si ce- 

lebrano gli sponsali fra Pietro 
figlio di Federico di Sicilia, rap- 
presentato da Manfredo Chiara- 
monte, e Beatrice primogenita 
di Enrico VII, 1105 A-B. 

— data alle fiamme, 1107 D. 

Sacco, v. Pieve di Sacco. 

Salebms, v. Salzburg. 

[Salerno], città presa da Carlo di Valois, 
961 D (secondo il ms. Vaticano 
4941, cfr. Pertz, Archiv, V, 178). 
Saline, di Chioggia, 1033 E. 
Salinguerra, ferrarese, condannato 
all’esiglio da Azzone Vili, vien 
richiamato dal popolo libero , 
1040 A-B. 

— avversario a Frane. d’Este percau- 

sa del possesso di Massa, 1040 E. 

— il card. Arnaldo Pelagrua gli dà 

l’incarico d’ impedire ai Vene- 
ziani il passo del Po, 1045 D. 
Balio, Ubertano. 

Salomone da Marano, promove la ri- 
bellione di Vicenza ai Padovani, 
1069 D. 

(Salomoni), (Castellano). 

Saluzzo , 8., badia; v. Salvi, 8. 

7 — Indici iitUmaUci. 


Salv agi nato, Antonio. 

Saluzzo, Marchesi di, vengono a 
Genova, presso Enrico VÌI, 1089 
E. 

Salvi, 8 , tempio e badia presso Fi- 
renze; presso ad essa b ucciso 
Corso Donati, 978 E, 979 A. 

— sull’apice di esso, Enrico VII fa 

porre le aquile (imperiali), 1111 
C. 

( Salzburg ) Salebrus , Conte di , 
vicario d’ Enrico VII in Piacenza , 
è fatto prigione da Filippone di 
Langosco, 1121 A-B. 

Sanbonifacio , Vinciguerra da S. , 
conte di Verona. 

San Sepolcro, terra d’Etruria, già av- 
versa Enrico VII, gli fa omaggio 
di fedeltà, 1109 D. 

« Sansia *, ( - Stoni), Enrico VII ve- 
nendo da Losanna in Liguria 
passando per Sansia ( - Sion?) 
ed Tmbria ( Intra?), 1057 A. 

Santa Sede, è vacante (dopo la morte 
di Clemente IV) 952 A. 

— propone Carlo Martello a re d’ Un- 

gheria, 956 A. 

— suoi diritti sulla Sicilia, 962 C. 

— diritti su Spoleto, 1012 E. 

— dopo la morte di Benedetto XI, 
per il disaccordo dei cardinali, sta 
per quasi due anni senza ponte- 
fice, 1014 E. 

— benefica Bologna, 1027 A. 

— suoi diritti sopra Padova, 1065 B. 

— vacante per la morte di Clemente V , 

1166 B. 


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94 


INDICI SISTEMATICI 


Saraoeni, assoldati da Manfredi, 946 

C. 

— crociata di s. Lodovico IX di 
Francia contro di essi, 950 D. 

— loro stratagemma contro i Cri- 

stiani, reso vano per grazia di- 
vina, 951 C. 

— il re loro ò obbligato a pagar tributo 

al re di Sicilia, 951 I). 

— guerra contro di essi desiderata 

dalla Santa Sede, 958 A. 

— possiedonola Terra Santa, 1016 D. 
Saraceno Boxaccolsi , rientra in 

Mantova sua patria per opera 
di Enrico VII, 1000 A. 
Sardegna, suoi prodotti naturali, 1097 

D. 

Sàrtigliano (Savigliano?), il conte 
di, condottiero di Azzo Vili, nella 
guerra contro Parma, 9 SO B. 
Sarzana, Degone (Diego della Ratta), 
condottiero del re Roberto vuol 
quivi impedire il passo ad Enrico 
VII, 1092 C. 

Sassovia, Ottone (imperatore) , (Al- 
berto) (cfr. Austria). 

Sassuolo da Sassuolo, maneggia la 
liberazione di Modena, dalla ti- 
rannica dominazione di Azzone 
d’Esie, 1028 C-E. 

— manifesta i suoi divisamenti al 

padre Manfredo, 1028 E - 1029 B. 

— si accorda coi mercenari estensi, 

1030 B-C. 

Sassuolo, Manfredo, Sassuolo. 
Savegnanum, v. (Savigny). 

Savelli, Giovanni; cfr. Janico. 
Savignano, terra fortificata da Azzo 
Vili, 980 D. 

Savigny, Giovanni. 

Savina, Guido. 

Savoia, Amedeo V , Filippo (di A- 
caia), Lodovico, Pietro. 

Savona, ivi i Doria e gli Spinola, 
esuli da Genova, 1181 A. 
Scala, Alberto, Alboino, Bartolomeo, 
Cangrande, 

Scarpetta degli Orde l affi, liberato 
dalla prigionia di Castrocaro, 
muore entro un anno, 1104 B-C. 
Scettro, dato dal card. Nicolò (Mar- 
tini ) da Prato ad Enrico VII 
di Lussemburgo nella sua inco- 
ronazione 1101 1). 


— sormontato dal pomo colla croce : 

sua significazione, 1104 D, 1105 

E. 

8chenella, v, Lucie Sego. 
Schiatta de’ Cancellieri, fratello 
di Meo; parto secondaria da lui 
avuta nella divisione di sua fa- 
miglia, 972 D-E. 

— già di parte Bianca, passa alla 

Nera, 1024 D. 

Schio, vi. vicent., disfatta dai Padov., 
1184 B. 

Sciarra Colonna, è cacciato in esi- 
gilo da Bonifacio Vili, 1002 D. 

— dimora in Castel Marino, 1002 D. 

— indotto da Filippo IV di Francia 
ad imprigionare Bonifacio Vili, 

1002 D-E. 

— dà notizia della congiura al car- 

dinale Napoleone Orsini* 1002 E. 

— lieto della sua approvazione, sta- 

bilisce con lui il piano della 
congiura, 1003 A. 

— riferisce al re di Francia Filippo 

IV che la congiura fu ben di- 
sposta, 1008 B. 

— si unisce a lui Guglielmo di No- 

garet, prefetto della milizia regia, 
1008 B. 

— viene nella Campagna (Romana) 

1003 B. 

— entra in Anagni coi congiurati, 

1003 D. 

— recasi al palazzo (teatro) dove stali 

papa, e ne uccide i difensori, 1008 
D. 

— entra nella camera del papa in- 

sieme coi congiurati, 1008 D. 

— mette a sacco Ih casa abitata da 

Bonifacio VUI r 1008 E. 

— copre d'ingiurie il papa, ohe lo 

scongiura a non ucciderlo 1004 

A. 

— confida in custodia Bonifaoio Vili 

ai figli di Matteo di Anagni, 1004 

A. 

— assale il palazzo del marchese 

(Francesco Gaetani) , nipote di 
Bonifacio Vili, 1004 B. 

— sulla sera temendo del popolo ri 

ritira ; così il Marchese conservò 
s è, i sui tesori e la sua casa, 

1004 B-C. 

— ritorna presso Bonifacio VIU * 


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CRONACA FERRETO 


verso del quale si dimostra beni- 
gpo ;. gli espone la oausa della 
congiura , additandogliela nella 
posizione dei Colonna: il papa 
gli promette di mostrarsi in av- 
, venire benigno verso i Colonna, 

,, 1004 C. 

— gli offre la libertà, 1004 C. 

3 papa gli propone il suo perdono, i 
e gli promette amicizia ai Co- 
loanesi, ove gli sveli il piano della 
congiura, 1004 D. 

-r sua benevole parole al papa, 1004 j 
DnE. 

— fa custodire il papa, con maggior 

. cura J005 A. j 

— * cacciato dalla città con tutti i i 
congiurati da un tumulto popo- ! 
lare, suscitato dal cardinale Luca ! 
del Fiesoo, 1005 A. 1 

— fugge da Roma, appena cono- 

sciuta la morte di Bonifacio Vili, ! 
1009 E. 

— eqtra in Roma al tempo della 

elezione di Clemente V, 1014 B. j 

— fa sapere ad Enrico VII che i Na- : 

politani occuparono una parte di 1 
Roma, 1091 B. | 

— recasi a Genova presso Enrico VII, 

1091 D. 

— procura di conservare ad En- 

rico VII il passo di Ponte Molle, 
1093 E. 

— oou schiere regie, riporta vittoria 

noi perugino, e conduce dei pri- 
gioni a Cortona, 1112 A-B. 

— spogliato delle salmerie presso 
* {Montepulciano, 1112 B. 

Scili, commercio coi Genovesi, 1182 A. 
Scornigi^ni, Vanni. 

ScqTTQ,, Alberto. 

Scrovegni, Enrico, Gaboardo, Ri- 
naldo. 

Scudo, deposto da Enrioo VII sul- 
r l’altare, nell’atto della sua in- 
coronazione, 1104 D. 

Sede Apostolica, v. Santa Sede. 

Hk$o, Lucio. 

Serego, Giordano. 

(Serraggio) Serula, vi., vi si acoam- 
, . pano y Padovani, 1128 C. 1 

—e epmbattimeuto ivi, 1129 A-B. j 

Aerala, v. Serraggio. 

Horroralle, villa del Mantovano; vi si ! 


ferma Alboino della Scala, 1028 
B. 

— ivi è custodito Passerino (Ri- 

naldo) Bonaccolsi, 1081 D. 

— abbruciato ivi il ponte sul Po, 
1031 E. 

Sicilia (isola) , ivi (Trinacria) sono 
accolte le reliquie della crociata 
di Tunisi, 952 B. 

— Pietro III d’ Aragona conduce la 

sua dotta nel porto di Messina : 
bene accolto dai principali del re- 
gno , già ribelli all’ Angioino , 
953 C. 

— si impadronisce della S., 958 C. 

— nega di restituirla a Carlo d’An- 

giò, 954 C, 956 B. 

— v’arriva Roberto di Taranto figlio 

di Carlo II d’ADgiò, 956 A. 

— Pietro (III) d’ Aragona la lascia 

al figlio Federico (II), 956 E. 

— combattuta da Roberto e Filippo 

d’Angiò, 957 C-E. 

— per il possesso di essa combat- 

tono Foderi co, e Giacomo d’A- 
ragona , 958 D-E. 

— v’arriva colla flotta Giacomo d’A- 

ragona : non ardisoe d’invadere il 
regno del fratello, 959 D-900 A. 

— alla volta di essa Bonifacio Vili 

manda Carlo di Valois, 961 A-B. 

— assalita dal Valois, 961 C-961 E. 

— patti tra Carlo di Valois e Fe- 

derico di Sicilia, 961 E-962D. 

— pattuiscono i due suddetti , ohe 

Federico si chiamerà re di Tri- 
nacria, e governatore ma non re 
di Sicilia, morto Federico, la Si- 
cilia ritornerà al papa come a 
suo signore diretto, 962 C. 

— questo patto dispiace a Bonifa- 

cio Vili, 962 D-E. 

— infelice spedizione di Roberto e 

Filippo d’Angiò contro di essa, 
971 C - 

— Bonifacio Vili vi manda Carlo di 

Valois , che quindi viene a patti 
con re Fedorico, 977 E -978 A. 

— Lampa Doria la tocca, andando 

alla spedizione contro i Vene- 
ziani, 987 C. 

— vi si ferma alcuni giorni nel ri- 

torno dalla detta spedizione, 
989 D. 


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100 


INDICI SISTEMATICI 


— v’arrivano, por far guerra al co- 

gnato Federico, Roberto duca 
d’Apulia, e Filippo principe di 
Taranto, 1000 C. 

— vi è condotto prigioniero Roberto 

di Apulia, 1000 D. 

— v’arriva coll’esercito Carlo di Va- 

lois, 1000 E. 

— so ne allontana, andando a Roma, 

1001 B. 

— re: Pietro I, d’ Aragona Pie- 

tro II d’ Aragona, Federico II 
d’Aragona. 

Sicilia (regno), Manfredi, re di S., 
945 B. 

— offerto da Urbano IY a Carlo di 

Àngiò , 946 C. 

— l’Angioino chiede questo regno a 

Manfredi, 946 D. 

— guerra e vittoria dell’ Angioino 

contro Manfredi, 947 A -948 B. 

— conquistato da Carlo d’Angiò, 948 

O. 

— v’arriva il re diTrinacria, insieme 

con (Tebaldo) redi Navarra, cho 
tornava malato dall’Africa, 952 
B. 

— Carlo II d’Angiò è lasciato dal 

padre alla custodia dol regno, 
953 B. 

— per i patti tra Carlo di ValoiB e 

Federico di Sicilia, Carlo d’An- 
giò tietie il titolo di re di Si- 
cilia, 962 C-D. 

— Carlo II tende a rimettere il regno 

nell’antica condizione, 971 C. 

— posseduto da Carlo d’Angiò, 1024 

E. 

— cfr. Napoli. 

Siena, ivi Carlo di Yalois, ohe vi mette 
pace, 977 A. 

— accede alla lega di altre città to- 

scane controEnrico VII, 1092 C. 

— scorrerie sul suo territorio per 
parte delle truppe di Enrico VII, 
1098 C. 

— loro timori all’ avvicinarsi di En- 

rico VII, 1098 C. 

— - muove contro di essa Enrico VII, 
1115 C. 

— divisa dalle fazioni, 1115 D. 

— richiesta di aiuto dai Guelfi, as- 

sediati ih Montecatini da Uguc- 
cione della Faggiuola, 1157 E. 


(Sigfrido di Webterburo) arciv. di 
Colonia, parte da lui avuta nel- 
l’elezione del re di Germania alla 
morte di Rodolfo I, 963 B, 904 
A-B. 

Sigonfredo di Arzignano, decorato 
dell’ordine equestre , vicentino , 
fa parte della legazione mandata 
da Vicenza ad Enrico VII in Ge- 
nova, 1090 A. 

— esule, ripara presso i Padovani, 

1126 D, 1130 C, 1137 E. 
Sìgna Caesarea , innalzati in Vicenza, 
1069 D . 

— in Padova, 1073 D. 

Sigonfredo di Busso, tiene le chiavi 

di Anagni, 1008 C. 

— ingannato, le consegna al cardi- 

nale Napoleone Orsini, nemico 
del papa, e capo della congiura 
ordita contro di lui, 1003 C. 
Sigonfredo Ganzerà, vicent., man- 
dato ambasciatore dal re di Cipro 
a Clemente V, si ferma in Vi- 
cenza sua patria, 1065 G, D. 

— infiamma i concittadini a libe- 

rarsi dal giogo di Padova, 1065 
E. 

— aspetta in Verona notizie di Vi- 

cenza, 1066 B. ■ " vr 

— nell’aula cesarea, ai abbocca-con 

Teobaldo (di Bar) vedovo di 
Liegi, 1068 E. 

— ottiene promessa d’ aiuti per la 

infausta liberazione di Vicenza 
dai Padovani, 1068 E> 1069 A. 
Silvestro I, s., riceve in donodaiftì- 
stantino l’ infoia papale, lOUC. 
Si mb al do di Borgo, cremonese, «gi»- 
stiziato a Castiglione (dèlie Si- 
viere), per la ribellione di- Cre- 
mona, 1082 A. 

Simeone (Avogadbo) da Colobiano, 
vercellese, signore di Novara e 
Vercelli, 1054 B. 

— conviene a Lodi con altritigBOT 

per opporsi alla discesa di En- 
rico VII in Lombardia, 1954 E. 

— move incontro a Enrico VII, 1056 

B. ♦ ■ 

— è tratto da Antonio di Eissiraga 

nella congiura di Gtaide della 
Torre, 1061 A-B. * ' 

— muore, 1121 E. 


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CRONACA FBBRETO 


101 


Simoke de’ Cancellieri, di Perugia, 
f atto dei principali di quella fa* 
* miglia, 972 A^ 

tèmo#* Donàtì, di Firenze, padre di 
1 Como, degnala parte Nera, 078 C. 

Simon e Donati, figlio di Coreo, è uc- 
ciso nell* oooasioiie incui fu cac- 
ciato di Firenze Yieri dei Cer- 
ekV*77 C. 

Simoné Filippi, (pistoiese, ricorre a 
Enrico VII per rientrare in pa- 
• Ma, 1069 B. 

— legato di Enrico VII in Sicilia, 

ntoma a Roma, 1108 £>. 

Simon e della Torre, figlio di Guido, 
al seguito di Enrico VII, nel 
>sCo Gaggia a >Roma^ 1060 C. 

— a capo del conflitto ingaggiato in 
' Milano dalla parte dei Xorriani 

Contro lè genti di Enrico VII, 

— 106TD-E. 

— figlio ed erede di Guido della 
L - Jui! Torre, 112GB* 

— nipote di Pagano della* Torre, 

1158 D. 

sue imprese militavi, 1168 D-1154 

A* * * * ; 

Simeone da Vigodarzere, padov., 
preposto alla milizia padovana 
nel Campo contro i Veneziani, 
1086 E. 

— come ^combatte eoi Veneziani, 1086 

B. 

Sinodo, tenuta a Valenza (Vienna) da 
Clemente V, nel giorno di Pa- 
i * equa; ivi' è condannato l’Ordine 
' / 'dei Templari, 1017 B. 

v. S ansia. 

SoìrDi, Alberto* > 

§éaTC, vi^ veron M distrutta dai P&- 
doyani, 1187 D* 

Sobrietà, de* soldati italiani > maggiore 
di quella dei Tedeschi, 1078 E. 
Bowredo da Pistoia, v. Goffredo da 
Pistoia.* / 

Sommoverbno-, Guiferio. 

Smanino, vi passa Enrico VII diretto 
Cremosa, 1081 B. 
donata da ' Enrico VII al conte 
’“*■ i( Giovanni >d i (Foree) Foragio, si 
sottomette ad Enrico VII, 1121 
- B. * ■ 

ivi muore Guglielmo Cavalcabò, 

U22 A. * 


— Guglielmo Cavalcabò v’entra per 
impossessarsene , ma Guarnieri 
di Homburg lo fa prigione ; de- 
capitato, 1162 B. 

— signori: conte Giov. di Fores, 

Guglielmo Cavalcabò. 

Sopino, Rinaldo. 

Sopramonte, Amato. 

Soranzo Giovanni, 
posano) Zanxanaittj vi. vicent,, de- 
vastazioni ivi fatte dai Pado- 
vani, 1133 B> 

Spada, brandita da Enrico VII nell’oc- 
casione della sua incoronazione, 
1104 B. 

Speranza di Montefeltro, si riuni- 
. eoe all’esercito d’Enrico VII, che 
muove per la Toscana, 1111 A. 
Spini, Guglielmo. 

Spinola, famiglia genovese, in lotta 
coi Boria, 1088 E, 1090 B, 1093 
E. 

— esuli da Genova, insieme coi Doria 

(v. a questo nome), guerreggiano 
la loro città, 1180 FJ-1182 A. 

— loro accuse contro Barnaba Doria, 

1089 A. , 

— Obizzone. 

Spira, chiese,: (S« Dionigi). 

, Spoleto, per la valle di S. passa Carlo 
di Valois, 960 E. 

Spoleto, ducato di, fa parte della dote 
della Chiesa, in esso Viterbo, Or- 
vieto, Perugia, 1012 D-E. 
Stazio, ricordato a proposito dell’arte 
poetica* 1019 A. 

Stefano Colonna, fratello di Sciarra 
Colonna, prende parte alla con- 
giura ordita contro Bpnifacio 
Vili, 1003 A. 

— entra in Roma al tempo della 

elezione di Clemente V, 1014 B. 

— favorisce Enrico VII e procura 

di conservargli il passo di Ponte 
Molle, 1098 E. 

— lo oonforta, 1102 B. 

— ferito, 1108 C. 

. — in un’assemblea del popolo ro- 
mano raccolta nel luogo delle 
Milizie, loda Enrico VII perla 
sua venuta a Roma, e lo esorta 
a non partirne prima di avervi 
composta la pace, e ordinato il 
governo, 1106 D-E» 


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102 


INDICI SISTEMATICI 


— si arma contro Janico, HOT B. 

— loda il divisamelo di Enrico VII 

di visitare le altre parti d’Italia, 
1108 E, 1109 A. 

Stefano da Parigi, card., mandato 
da Clemente V ambasciatore ai 
Templari, per sapere se sia vera 
l’accusa di eresia loro fatta, 1017 
A. 

Storia , difficoltà eh* essa presenta, sua 
condizione presso ai Greci ed ai 
Latini, 1119 B-C, 1120 A. 
StfTedelli, Berengario. 


Taddeo degli Uberti, ricorre a En- 
rico VII per rientrare in Firenze, 
da cui era esule, 1059 C. 

— fuoruscito, recasi presso Enrico 

VII in Lucca, 1098 I>. 

Tagino Bonaccolsi, fratello di Bar- 
delone, signore di Mantova , è 
cacciato da Bartolomeo della 
Scala, che dà il dominio di Man- 
tova a Botticella (Guido), 1022 D. 
Taranto, principi: Roberto d’An- 
giò, Filippo d’Angiò. 

Tebaldo conte di Bar, vescovo di 
Liegi, al seguito di Enrico VII 
nella sua discesa in Italia, 1057 
D. 

— suo colloquio con Sigonfredo (Gan- 

zerà) vicentino, 1068 E. 

— mandato da Enrico VII quale suo 

legato a Pisa per sollecitare aiuti 
di denaro, 1092 E. 

— accompagna Enrico VII a Pisa, 

1095 A. 

— e quindi a Siena, 1093 C. 

— muore in Roma, ferito in un com- 

battimento tra Cesarei ed An- 
gioini, 1101, E. 

Tkobaldo conte di Borgogna, in- 
sieme con Guglielmo re di Inghil- 
terra, si fa mediatore di pace 
nella guerra tra Filippo IV di 
Francia e la Fiandra, 1000 B. 
Tebaldo de’ Brusati, bresciano, av- 
verso a Maffeo de’ Maggi e fa- 
migliare a Enrico VII, 1059 A. 

— rientra in Brescia col favore di 

Enrico VII, 1060 B. 

— d’accordo con Maffeo dei Maggi, 


Studi , studio delle arti liberali in Pa- 
rigi, 1002 B. 

— Bologna sede degli studi delle arti 

liberali, 1027 A. 

— di grammatica e dialettica, col- 

tivati da Giacomo (DuèSe) di 
Cahors, 1167 B. 

SrsiNANA, Maghinardo. 

Sutri, vi passa Enrico VII allonta- 
nandosi da Ronia, 1109 B. 
Sventa, Federico II, Corrado IT, 
Corradino; cfr., Costanza, Man- 
fredi. 


fa ribellar Brescia ad Enrico VII, 
1068 A. 

— invitato ad abboccamento da En- 

rico VII, 1066 E. 

— a capo di Brescia ribelle , 1071 

C. 

— provvede a guernirla e' difenderla, 

1074 A-B. 

— mentre con pochi armati si trova 

sopra una rupe contigua alla 
città, è circondato dai nemici, 
1074 B. 

— ferito, è messo in mano di Enrico 

VII, 1074 C. 

— da Enrico VII viene condannato 

a morte, convinto del dritto di 
lesa maestà, invano impetran- 
done la grazia V imperatrice . 
1074 C. 

— suo ignominioso supplizio, 1074 D. 
(Tebaldo) re di NaVatira; prende 

parte alla crociata di s. Lodovico 
IX re di Francia, 950 -E. 

— notifica a Carlo d’Àngiò la morte 

del fratello di lui, ' 

— determina di far pacò coi Sara- 

ceni, 951 D. 

— ritorna ammalato dalPÀfrica e 

viene in Sicilia, accòltovi dal re 
di Trinacria ( Carto^d’Atfgi^) , 
952 B. ? 

— muore in Sicilia, 952 Bl 
(Tebaldo) conte di BaNt* Fiora 

da Maiano, aratati *di‘ Enrico 
di Fiandra , combatte è fuga i 
Fiorentini , che assalivano ^da 
tergo i Cesarei ; eroica glloftédi 
un cavaliere, 1110 0. 


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CRONACA FERRERÒ 


: 1ÓS 


Tempesta, v. Artico Tempesta degli 
Àvogaro, Pietro Tempesta d’An- 
giò. 

Tempio , torre del, v. palazzo dei Tem- 
plari a Parigi, 

Templari , Ordine dei , istituito per ri- 
cuperare la Terra Santa, 1016 D. 

— essendo essi incolpati di empii 

riti, stabilisce una inquisizione 
Clemente V, 1016 D. 

— Berengario (Stredelli) e Stefano 

da Parigi card, preti, e Landolfo 
(Brancacci) card, diacono, am- 
basciatori di Clemente V , ven- 
gono ai Templari per esaminare 
l’accusa che è loro fatta, 1017 A. 

— confessano la loro eresia, 1017 B. 

— nella sinodo tenuta a Valenza 

(Vienna) Clemen te V li condanna 
ed abolisce, 1017 B. 
sono* imprigionati: per tutta la 
Francia e la Provenza, 1017 C. 

— occupato il palazzo dei Templari 

in Parigi, 1017 C. 

— infelice sorte dei fuggiaschi, 1017 

D. 

— uno di essi è condannato alle 

fiamme da Clemente V, per averlo 
pubblioamente insultato, 1017 E. 
1018 A-B. 

— profetizza la prossima morte del 
pontefice e del re Filippo IV, 1018 

A-B. 


Terra Santa, s. Lodovico IX la vuol 
liberare, 950 D. 

— morte del suo patriarca, 951 E- 

952 A. 

— in mano dei Saraceni e dei Pa- 

gani; alla sua, conquista combat- 
’ tono i Templari, 1016 D. 
(Tesina) Ticinalis, Tesina, Tisina, tor- 
rente del vicentino, 1125 D, 1127 
D, 1128 E. 

Te soluto degli Uberti , capo dei 
Bianchi fiorentini, 1024 D. 

— suo carattere, ivi. 

Tesoro, della corte di Francia, 997 A. 

— tesori della Santa Sede , 999 A-B. 

— del Marchese (Gaetani) in Ana- 

gni, 1004 C. 

(Tessa) Ubertini (di Gaville), se- 
conda moglie di Corso Donati, 
974 D. 

Tevere, f. che passa per Roma, 1005 D. 
Thedaldi Gastrum, v. Castel Tedaldo, 
e Ferrara. 

Thiene, vi. vicent., disfatta dai Pa- 
dovani, 1134 B. 

Thnseia, v. Toscana. 

Ticino, fiume, passa per Pavia, 1152 D. 
Tiepolo, Marcabruno, Zagnino. 
Tiferno , ivi Giovanni di Zooano as- 
salta le genti di Roberto di Na- 
poli, 1108 B. 

— depredato dai soldati di Zecano, 

1108 C. 


— quindici mila Templari impri- 

gionati, 1018 C. 

— l’Ordine è condannato e soppresso 
, da Clemente V, 1183 C. 

— per consiglio di Giacomo (Duèse) 

di Cahora è soppresso quest’ Or- 
dine, 1169 A B. 

Tenearela, vi. padov., fatto d’armi tra 
Padovani e Cangrande, 1133 E. 
Teodorico ( Rkineri ) , cardinale , 
prende parte al conclave per la 
elezione di Benedetto XI, 1011 D. 
(Teola) Titubai, villa nel padov., vi 
passa Cangrande coll’ esercito, 
1175 E. 

Terme, v. Abano, Padova. 
Terradmra, luogo vicino a Padova, 
dove Cangrande si ferma otto 
giorni coll’esercito, 1177 C. 
Terra di Lavoro, posseduta da Carlo I 
d’Angiò, 947 B. 


Tiinavo, v. Bacchigliene, 1189 E. 
Tiranni, gravano sempre i popoli con 
esazioni, infrangono le leggi sa- 
cre, favoriscono gli empi, sono 
dediti alle delizie e alle vo- 
luttà, ecc., 1084 B-D. 

*— descrizione di essi ; vivono sempre 
in sospetto ed ansietà, 1096 A. 
Tirolo, conti: Mainardo, Ottone, 
Enrico ; cfr. Carinzia. 
Tissirolo dei Repetti, vicent., uc- 
ciso in battaglia dai Padovani, 
1126 B. 

Tisone da Camposàmpiero, nob. pa- 
dovano guelfo, assunto al governo 
di Padova, 1127 C. 

— è uno dei condottieri dei Pado- 

vani, 1130 B, 1130 E. 

— favore in lui riposto dui popolo: 

muore, 1131 A. 

Titulus, v. Teoio, 


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104 


INDICI SISTEMATICI 


Tivoli, yì si reca Enrico VII, uscendo 
da Roma, 1108 A. 

Tizzoni, famiglia vercellese, viene re- 
stituita in patria da Enrico VII, 
1121 E. 

— di parte imperiale; sua potenza 

in Vercelli, 1152 E. 

— aiutati (?) da Maffeo Visconti, 

contro gli Avogadro di Golobiano, 
1152 E. 

Todi, vi giunge Enrico VII, e vi di- 
mora tre giorni, 1109 B. 

— consigliano il re ad assalire Pe- 

rugia, ma egli a ciò si rifiuta, 
1109 B. 

— tumulto ; chiudono le porte al re 

che partiva, 1109 B. 

— apertegli le porte, Enrico VII in- 

vade Pagro perugino, 1109 C. 
Tolberto da Camino, mandato da 
Rizzardo da Camino suo parente 
in aiuto dei Padovani, con 100 
cavalli e 800 pedoni, 1129 C. 
Torino, vi si ferma Enrico VII nella 
sua discesa in Italia, 1057 B. 
Toére, famiglia, avversa a Maffeo 
Visconti, 1019. 

— esuli in Aquileja, vanno a Ve- 

rona e quindi a Lodi ; favorevoli 
ad Alberto Scotto, 1020 C. 

— rientrano in Milano, 1021 E. 

— oacciano in esiglio i partigiani di 

Maffeo Visconti, 1022 A. 

— esigliati al momento della venuta 

di Enrico VII in Milano, 1022 B. 

— essendo favoriti dai Signori di 
Lombardia, incutono timore a 
Maffeo, 1022 D. 

— accolti in Verona, 1022 E. 

— sperano di ritornare hi Milano, 

coll’aiuto di Filippo di Valois , 
1158 A. 

— partito Filippo di Valois, perdono 

ogni speranza e si sparpagliano 
per il mondo, 1158 B-C. 

— molti vanno a Padova, prenden- 

dovi gli stipendi militari, 1158 C. 
~ Francesco, Gastone, Guido, Mo- 
sca, Pagano, Simone. 

Torre di Abano, fatta a forma di 
tempio, 1140 A. 

— di E s te , Cangrande ottiene dai 

Padovani il libero passaggio , 


— presso la chiesa di & Maree in 

Roma, presa dopo breve resi- 
stenza dai Cesarei, 1099 D-E. 

— di Vicenza, sopra di essa le in- 
segne cesaree, 1069 J>, 

— v. Tripizone. 

Tortona, ivi Enrico VII, 1087 B. 

— di lì invita i Signori al convegno 

di Genova, ivi. 

— ivi Ant. da Fissiraga, il quale non 

riesce ad ottenere dal re ciò ohe 
spera (il ritorno in patria), 1087 
C. 

— Enrico VII se ne impossessa, 1097 

E. 

— ivi gli oratori di Genova, 1087 E. 

— sottomossa a Maffeo Visconti, 1151 

E. 

Tosa (?), (Pino?). 

(Toscana) Thuscia, Carlo d’Angiò aiata 
i suoi amioi in Toscana, 950 D. 

— vi giunge per pacificarla Carlo 

di Valois, mandato dal fratello 
Filippo IV di Francia, 1000 D. 

— in essa è Assisi, 1012 C. 

— soldati toscani con Dego (Diego 

Ratta) armigero di re Roberto, 
1094 A. 

— le città di eSs a si ètringono in lega 

contro Enrico VII, 1092 C. 

— manda soccorso di milizie agli 

Angioini in Roma, 1100 D. 

— aiuta Firenze contro Enrico VII, 

1112 0. 

— i Guelfi di T. hanno per nemici i 

Ghibellini di Pisa, 1155 A. 

— ivi i Padovani assoldano merce- 

nari, 1172 D. 

Trapani, si colloca presso ad essa Te- 
sero ito di Filippo principe di 
Taranto, nella guerra contro' Fe- 
derico di Aragona, 957 E. 

— vi sbarca, colTeaercito, Carlo di 

Valois, 961 C. 

— assedio, 961 D. 

— nei golfo di Trapani prepara la 

sua flotta re Federico d* Aragona, 
1114 E. 

— assediata da Roberto d’Angiò, 1149 

B - 115(1 C. 

Traverso dei Delesmanini , esule 
padov. , ripara presso Cangrande, 
1127 E. 

Trebis, Onofrio de. 


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CRONACA FERRATO 


105 


Ttoitè, monti di, per i quali discende 
Corredino, 948 C. 

— monti di, da essi discende Odorico 

| d’Àrco, 998 D. 

— monti dii vi passa Enrico di Go- 

rizia recandosi presso Cangrande, 

; 1176 C. 

Tmeri* arcivescovi: Balduino di 
Lussemburgo , ( Boemondo di 

! Watnesberg). 

| Treriso, sotto Rizzardo da Camino, 
1085 D. 

— ivi Francesco d’Este, 1087 C. 

— euoi legati alla dieta raccolta in 

Pavia da Enrico VII, 1086 C. 

— ucciso Rizzardo da Camino, la 

città rivendicasi in libertà, 1129 
C- 1180 A. 

— manda soccorsi a Padova, 1147 B. 

; — prodigi avvenuti presso il corpo 

del b. Enrico, 1164 E, 1165 A- 
B, 1165 E, 1166 A-B. 

— gode la pace, dopo la cacciata di 

Guecello da Camino, 1180 A. 
— Cangrande mira ad impadronir- 
sene, 1180 A. 

— trattano segretamente con Can- 

grande Antonio e Nicolò di Ro- 
verio, Guglielmo di Valnico, 
Gruezelo di Monsurao, Francesco 
di Morgano ed altri, 1180 B. 

— vescovi: (Castellano Salomoni). 

— conti: Rambaldo (di Collalto). 

— signori e capitani (vicari 


imperiali): Gerardo da Ca- 
mino, Guecello da Camino, Riz- 
zardo da Camino. 

— chiese: cattedrale, Cenobio per 

i poveri presso Treviso. 
Trlnacria, Carlo I d* Angiò « rex Tri- 
nacriae » (nel 1270), 952 B. 

— titolo reale di T., creato in fa- 

vore di re Federico II, 962 D. 

— re: Pietro d* Aragona, Federico IL 

— cf. Sicilia (isola). 

Trombettieri , all* ingresso solenne di 

Enrico VII in Genova, 1088 A. 
Tripizone, rocca in Roma con torre; 
difesa dagli Angioini, 1099 A-B. 

— occupato dalle truppe di En- 

rico VII ; 1099 C. 

Trhsiuo, valle di, ricca e fertile, nel 
Vicentino, 984 D-E, 1187 E. 
Trissino, illustre famiglia vicentina ; 
discordie tra i suoi membri, 
984 I). 

— Morando, Pietro. 

Troico lido, assalito ed occupato dalla 
flotta genovese, condotta da Lam- 
pa Doria, 935 E. 

(Tulle) Tutela, abate: Arnaldo. 
Tunisi, tenuta dai Saraceni, 950 C. 

— oppugnata da s. Lodovico IX re 

di Francia, 950 E. 

— sua forza, 951 E. 

Turingla, Enrico I langravio. 
Tutelensis àbbas, v. Arnaldo abate 

di Tulle. 


U 


Ubaldimi, conte Francesco. 

Uualdjno m Castello , legato di 
Enrico VII in Sicilia, ritorna a 
Roma , 1108 D. 

U restavo pi Balio, preso in ostaggio 
da Enrico VII, fra i Bresciani 
di parte guelfa, 1081 D. 

Ustori , Lappo Farinata , Taddeo , 
Tesoluto. 

Ubrrtini (di Gaville), aiutati dai 
Cerchi nella opposizione a Corso 
Donati ; intentano processo con- 
tro di Corso, presso Andrea Moz- 
zi vescovo di Firenze, perchè egli 
aveva sposato, a loro insaputa, 
Tessa degli libertini , 974 D. 


— Tessa. 

Ubertino da Carrara , padre di 
Nicolò, malato nei piedi, 1180 
B. 

— è fra i primi di sua famiglia , 

1186 D. 

— sua autorità in Padova, 1186 B. 

— nel Consiglio di Padova, sugge- 

risce la pace con Cangrande, 1148 
B. 

— padre di Nicolò, 1178 A, 1175 C. 
Uberto, scudiero di Carlo, figlio di 

Filippo principe di Taranto, non 
riesce a salvarlo (nella battaglia 
di Montecatini), 1160 A-B. 

— fugge a Pisa, 1160 E. 


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106 


INDId SISTEMATICI 


Udine, indarno nizzardo da Camino | 
tenta avere questa città , per 
mezzo di congiurati, 1037 A. 

Ugo (forse Guido?) conte di Fian- 
dra, resiste fortemente a Filippo 
IV di Francia, 997 B-C. 

— i Fiandresi sono favoriti dalle in- 

temperie, 997 C-993 A. 

Ugo del Balzo, lodato, 1153 E. 

— re Roberto d’Angiò lo manda in 

Lombardia a proteggervi i Guelfi, 
1153 E. 

— ucciso a Bassignana, 1158 A. 

Ugo delfino di Vienna, segue En- 
rico VII imp. in Italia 1057 E. 

Ugcccione della Faggiuola , suo- 
cero di Corso Donati, 978 D. I 

— dicesi che Corso Donati lo richie- 

desse d’aiuto e ch’egli glielo pro- 
mettesse, 978 D. | 

— possiede Massa Trabaria, 978 D. « 

— lodato, 978 D-E. 

— si dirige verso Firenze con cavalli 

e fanti, udendo che Corso Donati i 
era in pericolo, ma non giunge | 
a salvarlo, 978 E. | 

— fuoruscito ghibellino, va presso ! 

Enrico VII in Pisa, offrendogli i i 
propri servigi, 1096 D. 

— si riunisce colle Bue truppe all’e- 

sercito di Enrico VII in To- 
scana, 1111 A. 

— mandato da Enrico VII a sedare la 

incipiente ribellione dei Geno- 
vesi, 1114 A. ' 

— da Genova è chiamato a gover- i 

nare la repubblica pisana, 1118 : 

c. ; 

— per decreto del popolo, preposto a ! 

Pisa, e fatto comandante dei sol- 
dati già al servizio di Enrico 
VII , ora assoldati dai Pisani , i 
1118 C. 1 

— signore di Pisa, 1155 A. | 

— incute timore a Firenze, 1155 B. 
— * somministra aiuto a Castruccio, 

che diventa per tal modo signore 
di Lucca, 1156 B. 

— manda quale pretore dei Ghibellini 

di Lucca, Francesco suo figlio, 
1156 C, 

— assedia i Guelfi di Montecatini , 

disposto a passare colà nel campo 
l’autunno e 1* inverno, 1157 A. 


— sostiene una sortita dei Guelfi, 

1157 C. 

— in seguito al soccorso mandato da 

Roberto di Napoli ai Guelfi, con- 
tinua più veemente la guerra, 

1157 D. 

— domanda aiuto a Cangrande delia 

Scala, a Maffeo Visconti, ed a 
Passerino (Rinaldo) Bonaccolsi; 
da quest’ultimo riceve 100 ca- 
valieri, 1158 A. 

— aiutato dagli Aretini, 1158 B. 

— sessanta mila uomini favorevoli 

ai Fiorentini, determinano la sua 
rovina, 1158 D. 

— con lui militano dei Germani, 

1158 E. 

— suoi mercenari: descrizione del 

suo esercito , composto di 70m. 
pedoni e 8m. cavalli , 1158 E. 

— divise l’esercito contro a quello di 

Filippo d’Angiò principe di Ta- 
ranto, 1159 C. 

— battaglia di Montecatini, insieme 

col figlio Neri , vince il nemico, 
già in parte sconfitto dal figlio 
Francesco, 1160 O. 

— descrizione della stinge dei ne- 

mici, 1160 C-D. 

— permette ai prigioni fatti nella 

battaglia di Montecatini di redi- 
mersi a denaro, 1160 E. 

— fa seppellire in Pisa il corpo del- 

l’ucciso figlio Francesco, 1161 A. 

— fa pure seppellire con gran pompa 

in Pisa, Carlo figlio di Filippo 
di Taranto , e Pietro Tempesta 
uccisi nella battaglia di Mon- 
tecatini, 1161 A. 

— bottino della vittoria, 1161 À-B. 

— ritiene per sè tutta 1 la preda- ed 

il prezzo della redenzione dei 
prigioni ; per ciò viene in odio 
ai principali pisani, 1161 C. 
— - ottiene con minacci© che (Mon- 
tecatini) si oonsegni alni» 1161 

— fa suo figlio Neri signore di Luc- 

ca, ed egli si impadronisce di 
Pisa, 1161 E. 

— per il suo governo tirannico, in 

Pisa riesce odióso agli ottimati 
ed al popolo, 1161 E. 

— cacciato dal dominio ta agli sti- 

pendi della Lombardia» 1108 A* 


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CRONACA FERRETO 


107 


^ ordina al figlio Neri di tenere in 
prigione Castracelo, fino a suo 
nuovo ordine, 1162 C. 

— i principali cittadini Pisani sta- 

biliscono di cacciarlo ed ucci- 
derlo colla violenza, 1162 C. 

— essendo in Pisa, ha notizia che in 

Lucca si vuol liberare dal carcere 
Castracelo , 1 162 D. 

— manda soccorso a auo figlio Neri 

per resistere al movimento fatto 
per liberare a forza Castrucoio, 
1162 B. 

— va a Lucca per cercar maniera di 

liberare l’amico (Castrucoio), 
1162 E. 

— essendo in Lucca, è informato del 

tumulto fatto dai Pisani per re- 
> statuirsi in libertà ; tosto manda 
a Pisa due coorti di soldati, che 
però nulla potendo fare, ritornano 
a Lucca, 1168 A. 

— rimanda libero Castrucoio, che su- 

scita contro di lui la popola- 
zione di Luoca, perchè lo scacci 
dalla città, 1163 B. 

— vedendo che nella notte i rivoltosi 

aveano occupate le porte e le 
mura , sulla mattina chiama a 
. sè Castrucoio e i principali di 
Lucca, i quali lo pregano di la- 
sciare la città, 1163 C. 

— lascia Lucta, insieme con buo fi- 
* T glio Neri, 1168 C. 

— col consenso di Passerino (Ri- 

naldo) Bonaeoolsi si ferma in 
Modena, 1168 D. 


YaHUgno, occupata da Enrico Panen- 
* sacco, 934 E. 

villa vicentina, descritta, 936 A. 
— ► ripresa da Morando Panensaeco, 
eh Q vi fa prigione Enrico, 935 E. 
latenza (!) vi tiene nel giorno di Pa- 
' equa, nel terzo anno (1) del suo 
pontificato (1811-2) una sinodo 
universale Clemente V, nella 
quale abolisce l’ordine dei Tem- 
plariy 1017 B.; cfr. Vienna. 

— soggetta a Roberto di Napoli, 
•.v 1152 D. 

Valer ano di Lussemburgo, fratello 


— al soldo di Passerino, (Rinaldo) 

Bonaccolsi 1171 D. 

— Cangrande lo chiama a sè con 

molte promesse, 1171 D. 

. — va con Cangrande nel Vicentino, 
per tenere sommessa la città, 1172 

— è il primo che da Vicenza esca 

a combattere gli assalitori, che 
vengono fugati, 1178 Ih 

— è fatto da Cangrande governa- 

tore di Vicenza in sostituzione di 
Bailardino Nogàrola, venuto in 
odio a tutti, 1175 A-B, 1175 -D. 

— si sofferma al ponte di Mossano, 

passato da Cangrande coll’eser- 
cito, 1175 D. 

— propone ai duchi ( Signori ) di 

Lombardia, di eleggersi un oapo 
1180 E, 1181 A. 

Ungheria , gli Unni adesso sono detti 
Ungheri, 1010 E. 

— re e famiglia reale: Adelei- 

ta , Andreasio ( Andrea III ) , 
Carlo Martello , Carlo Uberto 
figlio di Carlo Martello, Elisa- 
betta, Filippo (Canroberto?); v. 
Boemia ed Angiò. 

Unni, v. Ungheria, 

Unziola, Opizone. 

Urbano IV, guerreggia contro Man- 
fredi, e contro i Saraceni 946 C. 

— offre il regno Siculo a Carlo d* An- 

giò, e lo soccorre, 946 C, 947 
B-C. 

TJrbs marmorea , così chiamata Ve- 
rona, 1069 C. 


di Enrico VII, lo segue in Italia, 
1057 D. 

— va a sottomettere Brescia ribelle, 

1063 C. 

— si ferma ad Orzinovi, 1068 D. 
— * va a Cremona, per ricondurla al- 
l’obbedienza, 1067 0. 

— ne fugge tra il furore del popolo, 

1067 D. . . . 

— ne impetrano il favore gli inviati 

Padovani, 1078 B. 

— muore all’assedio di Brescia, 1075 

B«G 4. 

Vaxnico, Guglielmo, 


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106 


INDICI SISTEMATICI 


Yalois, Carlo < Bine regno », Filippo. 
Vandali, militano per Corredino, 948 
C. 

— con Enrico VII all* assedio di 

Brescia, 1078 C. 

— da essi discende il beato Enrico, 

1164 C. 

— v. Germania. 

Vanni Scobnegiani, da Pisa, assol- 
dato dai Padovani, 1141 A-D. 

— consiglia ai Padovani d’abbando- 

nare l’occupato borgo di s. Pie- 
tro, 1141 E. 

— depredazioni da lui ivi fatte, 1142 

C-D. 

— a lui viene dai Padovani affidata 

la suprema direzione dell’ eser- 
cito, 1144 A. 

— conduce seco pochi soldati, di- 

sprezzando le forze nomiche, 
1144 A. 

— condottiero dei cavalieri merce- 

nari, 1144 E. 

— fatto prigioniero da Cangrande, 

che gli si mostra benigno, 1144 
E. 

— Cangrande lo conduce prigione a 

Vicenza, 1145 A. 

— prigione nell* aula di Cangrande 

(in Verona), 1145 C. 

— fa parole per conciliar pace tra 

Cangrande e Padova, 1147 E- 
-1148 A. 

Vanni Zeno, pisano, è nominato da 
Enrico VII vicario regio a Ve- 
rona, 1059 E. 

— essendo andato (a Milano) presso 

Enrico VII, gli è impedito il ri- 
torno in Verona, 1069 A. 

— è fatto pretore (podestà) regio in 

Vicenza, 1071 A. 

— legato di Enrico VII in Sicilia, 

ritorna a Boma, 1103 D. 
Vaticano , v. palazzo pontificio in 
Boma. 

Veleni , ricordi di storia antica sui 
veleni, 1018 C-D. 

Velletri, vescovi: Niccolò (Martini) 
da Prato. 

Venalità , delle cariche sotto Enrico 
VII, 1064 E. 

Venceslao IV , Ottocabo , RE DI 
Boemia e d’Ungheria, aspira 
^Ua successione germanica, dopo 


la morte di Rodolfo d’Austria, 
968 A-C. ^ 

— capo del partito dell* opposizione 

a Carlo Uberto in Ungheria, 
1011 A. 

— destina suo figlio Ottocaro (Vence- 

slao V) al regno di Ungheria, 
1011 A. 

— muore e gli succede Ottocaro (Ven- 

ceslao V) nel regno boemo, 1011 
A-B. 

— la sha figlia primogenita jfAima) 

sp. Enrico di Canizie, Ì056 B. 

— sua figlia secondogenita (Elisa- 

betta), sposa Giovanni ai Lus- 
semburgo, 1056 B. ; 
(Venceslao V) Ottócabo, f. di Ven- 
ceslao IV indarno aspira al regno 
di Ungheria ; succede a! padre 
nel regno di Boeihia, 1011 A. 

— ucciso, 1011 B. 

Tenda, vili, padov., scorreria dell'e- 
sercito scaligeri, 1134 D. 
Venetico dei G avari , rientra in 
Mantova sua patria, per mezzo 
di Enrico VII, 1060 A. 
Venezia, rotti dai Genovesi, $8$ B. 

— origine delle discordie coi Geno- 

vesi, 985 C sgg. 

— loro apparecchi per la guarà, 

986 E, 987 A. 

— loro flotta affidata ad Andrea 
Dandolo, 987 A-B. T i 

— sconfitti dai Genovesi a Corsola, 

987 0-988 D f 999 A. 

— pace con Genova, 990 B-D. 

— ì Veneziani rompono Pamicizia 

coi Padovani, 1039 D. 

— usurpano da lunghissimo tempo 

gli stagni di Ohioggia, 1033 È. 

— sdegnati perchè j aUhoggMÌ Pado» 

vani fecero delle saline, 1 Ì0SB E. 

— mandano legati a Padova, 1034 A. 

— discorso dei legati nel Consiglio 

di Padova, 109(4 B-E. ^ 

— i legati, ritornando da Padova, 

riferiscono nulla aver ottenuto, 
1085 B. - 

— i Veneziani détti Marchiti?, 1035 

B. 

— determinano là guerra coltro Pa- 

dova, 108(r B, 

— provvedimenti per ! tale .guerra 

1085 E. 


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CRONACA FERRETO 


109 


— vittoria, Ì08é B. 

ivi Preeco d’Este, 1080 C. 

— richiesti, mandano aiuti a Fresco 

d^Bste in Ferrara, 1089 B-C. 

— cacciati dai Ferraresi insorgenti, 
, 1080 D- 1040 A. 

— sollecitati da Fresco, mandano 
> Giov. Soranzo per rimettere Fre- 
sco in Ferrara, 1040 B. 

— mandano una dotta, 1041 sgg. 

— occupazione di Ferrara, 10420 D. 
rifiutano di ceder Ferrara a Cle- 

« finente V, 1048 B-C. 

— citati dal papa , mandano legati 

a Ini, ma senza intenzione di 
’ precedere, 1048 D-E. 

— scomunicati, 1Ó43 E. 

— organizzano un esercito , e lo 
mandano a Fejrara, 1044 E. 

— ivi muore Fresco d’Este, 1045 E. 

— vittoria contro i (Crociati) del 

legato Arnaldo Pelagrua, 1045 

B-C. 

— sconfitti dai Crociati , 1045 E - 

-1046 D. 

— perdono Castel Tedaldo, 1046 D-E. 

— fiorisce in libertà, 1054 C. 

— mediatrice di pace tra Padovani 

e Cangrande, 1148 E, 1149 A. 

— lodi : libera e senza divisioni di 

parti, 1149 A-B. 

— i Veneziani alla tomba del beato 

Enrico a Treviso, 1165 B. 

— custodi dell’ alleanza tra Padova 

eOangrande, ohe per mezzo loro 
domanda 20000 marchi a Pa- 
dova in pena della rotta amici- 
zia, 1174 D. 

*dpgi: Pietro Gradenigo. 

— - spesso detti Illirici; p. e., 937 E. 
Tedili, vi passa Enrico VII scen- 
dendo in Italia, 1058 A. 

— • suoi legati alla dieta raccolta da 
Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— Simone (Avogadro) da Colobi ano 

ivi ì in dissidio coi Tizzoni , 
1121 E. 

parti, di cui trac profitto Maffeo 
Visconti, 1121 E. 

— gli esuli ve ngon o rimessi in città 

da Enrico VII, 1121 E. 

, resiate a Maffeo Visconti, 1152 E. 

— divisa fra i Tizzoni imperialisti 

e gli Avogadri guelfi, 1152 E. 


— quantunque i Guelfi siano aiutati 

da Roberto d’Angiò, Maffeo Vi- 
sconti ottiene il dominio della 
città, 1152 E. 1153 B. 

— ivi Filippo di Valois con soldati 

francesi, 1158 B. 

— signori: famiglia Tizzoni, Si- 

mone (Avogadro) da Colobiano. 
Verde (Nogarola), sp. Guido figlio 
di . Niccolò de* Mal traversi da 
Lozzo, 1132 A. 

Verlato, Giacomo, Giovanni, Mo- 
rando, Rinaldo. 

Vebnari, Pino. 

Verona, soggiorno fattovi da Corra- 
dino di Svevia, 948 C. 

— vi arrivano gli esuli Torriani ve- 

nendo da Àquileia, 1020 C. 

— vi sono accolti i Torriani : loccbè 

desta stupore, poiché Alboino 
della Scala era genero di Maffoo 
Visconti, 1022 E. 

— vi ritorna Alboino della Scala 

dopo di aver vinto e raso al suolo 
Bergantino, 1024 A. 

— ivi Giovanni Zeno vi è nominato 

vicario regio da Enrico VII, 
1059 E. 

— ivi portato Leopoldo duca d’Au- 

stria, colpito da malattia sotto 
Brescia, 1079 C. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— manda legati ad Enrico VII in 

Genova, 1090 B. 

— sotto Cangrande della Scala, 1122 

D. 

— infelici condizioni dei Veronesi, 

1131 D. 

— vi si trova Cangrande, 1182 C. 

— il quale la munisce temendo dei 

Padovani, 1132 E. 

— la sua plebe attende più al la- 

nifìcio, che alle armi, 1135 B, 

— i confini del suo territorio stanno 

ad ovest di Montagnana, 1187 B. 

— contro di essa muovono i Pado- 

vani, 1137 C. 

— la regione di Verona è detta 
Iberna , 1187 C. 

— territorio a d. d’Adige devastato 

dai Padovani, 1188 D. 

— vi si ferma Cangrande, 1140 D. 

— i Veronesi abili alle armi vanno a 


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110 


INDICI SISTEMÀTICI 


Gaxi grande, dopo la sua vittoria 1 Francesco della Mirandola in 

contro i Padovani, 1146 E. Modena; Gerardo da Enzola in 

— ne partono pedoni chiamati da Padova ; Giberto da Aspromonte 

Cangrande, oppugnante Lonato, in Genova ; Giberto da Corrag- 
li 71 C. gio in Parma; Giovanni di Ca- 

— vi raduna il suo esercito Cangran- stiglione in Cremona; Giovanni 

de, quando conosce essere i Vi- 1 o Vanni. Zeno in Verona e poi 

centini preparati alla rivolta, in Vicenza; Goffredo (da Li- 

1172 E. , gnazzo) in Cremona; Goffralo 

— gli esuli Veronesi insieme cogli , e Soffredo pistoiese in Cremona; 

esuli Vicentini vanno verso Mon- Lappo Farinata degli Uberti 

selice, mostrando di avviarsi a : in Modena (?) e in Mantova; 

Ferrara, mentre Niccolò da Car- Nicolò de* Maltraversi da Lozzo 

rara, promette di seguirli da | in Parma; Maffeo Visconti in 

tergo, 1173 A. Milano ; Passerino ^Rinaldo) e 

— sono traditi; passano per Abano, ButironeBonaocolsi m Mantova; 

Cervarese e Oostoza e riescono a Pietro del Mesa in Piacenza; 

Vicenza, 1173 A-B. Ri zzardo da Camino, in Treviso, 

— da Muzio dei Germani vengono Feltro, Belluno ; conte di Balz- 

ili trodotti nel sobborgo vicentino btirg in Piacenza, 

di Berica, 1179 B. — cfr. Pavia, Pisa. 

— i soldati di Cangrande li vincono Vicentino anonimo, persona di xnas- 

e massacrano, 1173 C-E. 1 sima autorità, esorta il Ferreto 

— ivi Cangrande raduna l’esercito a scrivere la sua storia, 344 B. 

per la spedizione contro i Pa- , Vicenza, essendo sotto il dominio dei 
dovani, 1175 D. I Padovani, manda soccorsi ad 

— vi ritorna Cangrande dopo la pace Azzone Vili d’Esté, 931 A. 

fatta con Padova, 1178 C. — piccola città, detta dagli antichi 

— cfr. Iberni a , Urbe marmorea , Cimbria, 983 E. 

che sono appellativi di Verona. ; — dediti al guadagno , e discordi , 

— conti: Vinciguerra da Sanboni- j 933 E, 934 A. 

facio. I — cessato il giogo di Ezzelino, la plebe 

— signori e vicari imperiali: per metter termine ai gravi tri- 

Alberto della Scala, Alboino della buti imposti dui nobili, sotto- 
scala, Bartolomeo della Scala, | mette la città ai Padovani, 934 

Cangrande della Scala , Gio- ! A-B. 

vanni, o Vanni Zeno da Pisa. | — tirannico governo dei Padovani, 

— magistrati, podestà: Fran- 934 A-B. 

cesco della Mirandola. — il preside manda alla morte Be- 

— chiese: Cenobio dei Domenicani. | ròaldo, nobile vicentino, perchè 

— edifici: palazzo di Cangrande. j pericoloso ai dominatori; lotte 

Vessillo, dei Padovani, 1136 (J, 1148 D. | intestine , 934 B-935 B. 

— v. Croce, o Signa. l — soggetta alla tirannia di Padova, 

« Vkxilliprri i>, v. Confalonieri (fa- j è costretta ad aiutarla contro 

miglia). j Venezia, 1085 1). 

Vlandrar, v. Villandran. I — tenuta in signoria dai Padovani, 

Via Lata, in Roma: presso di essa ò 1054 B. 

Camignanum , 1100 D-E. — accoglie con favore Pannunzio 

Vicariato regio , di Vicenza, chiesto della venuta di Enrico VII, 

dai Padovani ad Enrico VII , 1055 O. 

1065 A. — i Padovani chiedono ad Enrico 

Vicari imperiali , Alberto da Rovo- VII il vicariato di Vicenza, 1065 

£ Ione in Brescia ; Alboino e Can- B. 

grande della Scala in Verona ; i — congiura contro la signoria dei 


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CRONACA FJLRRETO 


ILI 


Padovani , il cui mite giogo da- i 
r&va da 46 anni, 1065 C , 1066 
À-C. 

— ad ossi è unito Cangrande, 1069 

D. i 

— molta in Vicenza : cacciato il pre- | 

toro padovano , si innalzarono i > 
eaeeareasigna sulla torre, 1069 D. ! 

— i Vicentini si ribellano ai Pado- 

vani e chiamano in proprio aiuto 
le schiere di Enrico VII da Ve- 
rona, 1069 C. 

— le truppe di Enrico VII vi si introdu- 

cono da Porta Nuova, 1069 C. 

— i Vicentini si rallegrano grande- 

mente della vittoria, 1070 C. 

— ivi è posto vicario regio Giov. 

Zeno, 1071 A. 

— offrono larga somma di danaro in 

dono a Enrico VII, 1071 B. 

— tramutano il corso del Bacchi- 

gliene, allontanandolo da Padova, 
1072 D. 

— si rifiutano di ristabilirlo, nel corso 

antico, 1072 D. 

— si scagliano contro il vescovo Ai- 

mone di Ginevra, che aveva ordi- 
nato, in nome di Enrico VII, di 
rimettere nell* antioo alveo il 
Bacchiglione, 1072 E. 

— suoi legati alla dieta raccolta da 

Enrico VII in Pavia, 1086 C. 

— manda legati in Genova ad En- 

rico VII, 1090 A. 

— controversie coi Padovani 1094 E. 

— nel Vicentino Cangrande combatte 

contro i Padovani, 1114 B. 

— in guerra con Padova, 1119 A. 

-r ne ottiene il dominio Cangrande 

della Scala, sotto di cui migliora 
la sua condizione, 1128 B-E. 

— parte padovana ivi, 1128 C-D. 

— ivi mercenari di varie lingue al 

soldo di Cangrande, 1128 E. 

— assalita dai Padovani, i quali prima 

conducono dei trattati con alcuni 
Vicentini, 1125 E sgg 

— punizione inflitta da Cangrande 

ai traditori, 1126 C-1127 A. 

— desolazione della città, Botto il 

tirannico governo di Marca- 
■ bruno da Vivaro, Guido Bissaro, 
Pietro Proti, e Bugamante, 1126 

E, 1127 A. 


— esuli Vicentini si uniscono ai Pa- 

dovani, 1180 C. 

— epidemia in Vicenza, 1181 B. 

— infelici condizioni dei Vicentini, 

1181 E. 

— discordie intestine tra Guelfi e 
Ghibellini, 1181 E. 

— borgo di 8. Pietro occupato dai 

Padovani: i quali poi ne sono 
cacciati, 1140 A-B. 

— n’è prefetto Bailardino Nogarola, 

1140 B. 

— desolazione del territorio inter- 
posto tra Padova e Vicenza, 1140 
B-C. 

— esuli Vicentini studiano il modo 

di rientrare in patria, 1140 C-D. 

— gli esuli, aiutati dai Padovani , 

occupano il borgo di s. Pietro, 
1140 D sgg. 

— difesa da Antonio Nogarola, in 

assenza del fratello Bailardino, 
1140 D, 1141 B-D. 

— il borgo di s. Pietro è abbando- 

nato dai Padovani , che vi com- 
mettono rapine ed infamie, 1142 
B sgg. 

— terrore in Vicenza, 1148 A. 

— vi giunge in buon punto Can- 

grande , 1143 B, D-E. 

— vinti i Padovani, Cangrande ra- 

duna ivi T esercito contro Pa- 
dova, 1146 D-1147 A. 

— territorio rimesso a coltura dopo 

la pace, 1149 A-B. 

— ritratto del beato Enrico ivi, 1165 

D. 

— Vicentini alla tomba del beato 

Enrico in Treviso, 1165 B, 1165 

E, 1166 A. 

— ne partono pedoni, chiamati da 

Cangrande della Scala oppu- 
gnante Lonato, 1171 C. 

— molti della « plebs media * si 

accordano coi Padovani per li- 
berare la patria, 1171 D. 

— Macaruffo (de 1 Macaruffi) eccita 

gli animi , accordandosi cogli 
esuli Vicentini, 1171 D-E, 

— Nicola Vicentino ed Alberto da 

Izza prendono parte alla rivolta, 
1171 D. 

— la « plebs media * era malcon- 

tenta, sia perchè oppressa da 


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112 


INDICI SISTEMATICI 


pine di denari, sia perchè vedeva ! 
la iattura della patria, 1171 E. 

— gli esuli si presentano alla porta I 

della città, sperando di guada- 
gnarne il custode, Muzio de* Ger- ; 
/ mani, 1171 E- 1172 A. I 

— Muzio tiene in parole Alberto da 

Izza, e, chiarito d’ogni cosa , { 
ne riferisce a Bailardino (No- ! 
garola), 1172 A. | 

— Cangrande arriva sul territorio di 

Vicenza preparata alla rivolta, 
1172 E. 

— v’entra di soppiatto Cangrande, 

1172 E. 

— esuli Vicentini vanno coi Vero- 
nesi verso Monselice, mostrando 
di recarsi a Ferrara ; Niccolò da 
Carrara promette di seguirli da 
tergo, 1178 A. 

— traditi ; senza saperlo passano per 

Abano , Cervarese e Costoza, e 
così riescono a Vicenza, 1178 
B. 

— esuli Vicentini e Veronesi sono da 

Muzio de* Germani introdotti nei 
sobborgo vicentino di Berica , 
1178 B. 

— i soldati di Cangrande li vincono 

e massacrano, 1178 C-E 

— molti sono fatti prigionieri da 

Cangrande, altri condannati al- 
l’esiglio, 1174 B-D. 

— Cangrande vi fa impiccare Pesca- 

resio (de* Montecchi?), ed altri 
principali della sommossa, 1174 
E. 

— Cangrande ne fa governatore Ugu o- 

cione della Faggiuola, in sosti- 
tuzione di Bailardino Nogarola 
venuto in odio a tutti, 1175 A-B. 

— Uguccione della Faggiuola, c pr*- 

fectus * 1176 D. 

— nel suo territorio ò il ponte di 

Mossano, 1175 D. 

— Cimbria, Cimbrici, appellativi di 

Vicenza e dei Vicentini ; v. a q. n. 

— vescovi: Altigrado (Cattaneo da 

Lendinara). 

— signori: Ezzelino da Romano, 

Cangrande della Beala (vicario 
imperiale ) ; cfr. Morando Pa- 
nensacco, Padova. 

— magistrature, governatori: 


(per Cangrande), Aldrigetto da 
Castelbarco , Bailardino Noga- 
rola, Antonio Nogarola, Uguc- 
cione della Faggiuola. 

— pretori: Galassino, Giovanni da 

Vicenza, Giovanni o Vanni Zeno; 
cfr. Marcabruno da Vivaro. 

— chiese: 8. Pietro (suburbana). 

— edifici: palazzo vescovile, casa 

di Ferreto autore della hùtoria. 
orta , nuova, 
orgo s. Pietro. 

— vicns latus , v. via Lata. 

— vicus publictis, in Genova, 1088 

D. 

Vtcus, presso Milano, dove hanno le 
loro case i Torriani, 1061 D. 
Yienna (d’ Austria), sede di Alberto I 
d’Austria, 1050 B. 

— ivi i figli di lui Federico e Li- 

poldo, 1058 B. 

Yienna (di Francia), concilio generale 
ivi tenuto da Clemente V, 1186 
E; cfr. Valenza. 

Vienna (di Francia), Delfini, un 
Delfino, al seguito di Enrico VII, 
si allontana da Roma , q riandò 
vede che all’imperatore ripugna 
di allontanarsene, 1107 A. 

— Un Delfino guerreggia Maffeo Vi- 
sconti, 1157 A. 

— delfini: Guido, Ugo. 

Vibri de’ Cerchi, fìorent., segue parte 
Bianca, 978 C. 

^ — suo credito in Firenze, 914 A. 

— cognato e avversario di Corso Do- 

nati, 974 B. 

— prende ad odiarlo, ritenendolo av- 

velenatore della moglie, ch’era 
sorella di Vieri, 974 C. 

— suo nipote ( Guglielmo ) essendo 

stato offeso da Corso Donati, ne 
seguono tumulti, 974 D-975B. 

— chiamato a Roma da Bonifacio 

Vili, che lo vuol pacificare col 
Donati, 975 G. 

— s'abbocca con Bonifacio Vili, che 

cerca guadagnarselo, per domi- 
nare in Toscana, 975 D-976D- 

— lascia Bonifacio Vili, giudicando 

ch’egli sia non, pastore, ma lupo 
rapace ; il Papa lo rimanda con 
benignità, assicurandolo di volere 
la pace di Toscana, 976 D. 


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CRONACA FERRETO 


118 


— perseguitato da Carlo di Valois, 

977 B. 

— fugge da Firenze, 977 C. 

— condannato a perpetuo esiglio, 977 

D. 

— esigi iato da Firenze, 1012 E. 
Yigalis, errore di stampa; v. Vignale 

(di Maremma). 

Vigna, v. macchine da guerra. 
Tignale (di Maremma), Enrico VII 
vi passa, 1097 D. 
Vigodarzere, Antonio, Simone. 
Vigoxza, Giordano da. 

(Yillandran) Viandrar, nella dioc. di 
Bordeaux, patria di Clemente V, 
1189 C 

YiUaverla, vili a 7 miglia da Vicenza: 
vi si accampano i Padovani, 
1184 A 

Vinciguerra da S. Bonifacio, conte 
di Verona, esule, uomo di grande 
animo, si reca presso Enrico VII 
in Milano, 1060 A. 

— non azzarda di ritornare in Ve- 

rona, dove gli Scaligeri domina- 
vano già da lungo tempo, 1060 
A. 

— nella dieta di Pavia prega En- 

rico VII a non lasciare la Lom- 
bardia, prima d’averla liberata 
dai tiranni, 1037 A. 

— sta coi Padovani contro Can- 

grande, 1180 A. 

— famiglia sua accolta in Lonigo, 

1138 D. 

— condottiero dei Padovani contro 

Cangrande, 1187 B. 

— venuto a Montorio, piange vedendo 

Verona da cui era esule, 1137 
C. 

— fa distruggere parecchie ville del 

Veronese, 1187 C-D. 

— esigliato da Verona al tempo di 

Alberto della Scala, 1172 D. 

— da Macaruffo de’Macaruffi è chia- 

mato a prender parte al molo 
tentato per sollevare Vicenza 
contro Cangrande, 1172 D. 


— prigioniero di Cangrande, e ferito ; 

muore, 1174 B. 

Virgilio Marone, ricordato a pro- 
posito dell’arte poetica, 1019 A. 

— citato, 1122 A. 

Visconti, sono capi dei Ghibellini in 
Lombardia, 1154 A. 

— Galeazzo, Luchino, Galeazzo, 

Maffeo, Pietro. 

— v. Lombardia. 

Viterbo, vi passa Carlo di Valois, 960 
E. 

— ivi Benedetto XI, 1012 D. 

— fa parte del ducato di Spoleto e 

dei possessi della Chiesa Romana, 
1012 D-E. 

— vi arriva Enrico VII, diretto a 

Roma, 1093 D. 

— vi giunge Enrico VII, nel ritorno 

da Roma, 1109 B. 

— il popolo lo riceve con affezione, 

1109 B. 

— go verna tor e: Manfredo di Chia- 

ramente. 

Vittore Michiel, condottiero insieme 
(conGiov. Soranzo della flotta ve- 
neziana diretta contro Ferrara, 

1041 A. 

— assume il governo di Ferrara, 1042 

D. 

— i magistrati ferraresi lo eccitano ad 

obbedire ai Legati pontif. cho 
chiedono il possesso di Ferrara, 

1042 D-E. 

— rifiuta, 1042 A. 

— richiamato a Venezia dal Senato, 

1044 D. 

Vivaldo Brugnolo, vicent., giovane, 
va incontro a Cangrande, che ac- 
corre alla liberazione di Vicenza, 
1148 D. 

— suoi atti di valore combattendo 

i Padovani, 1144 C. 

Vi varo, Alberto, Corrado, Marca- 
bruno. 

Yogbera, suoi coloni complici di Man- 
fredo Beccaria, 1087 D. 

— colà fu preso Ani. Fissiraga, ivi. 


W 


(Wàrnsberg), (Egidio). 
(Weissenburg), v. (Egidio di Warns- 
berg). 

a — Indici titlemaUd . 


— cfr. M... di (Weissenburg) Gui- 
semborch. 

(Westerburg), (Sigfrido). 


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114 


INPICI SISTEMATICI 


Zàgnino Tiepolo, esule vicent., si 
unisce ai Padovani, 1180 C. 

Zambonetto Cane, padovano, ucciso 
combattendo contro Cangrande 
presso Vicenza, 1174 A. 

Zauxanum, v. Sosano. 


Z 

Zavatterello, vi sono arrestati i legati 
bresciani che vengono da Ge- 
nova ; sono rilasciati per denaro, 
1094 A-B. 

Zecano (Zelano?), Giovanni. 
Zeno, Vanni o Giovanni. 


AGGIUNTE E RETTIFICAZIONI 


Pog. 1, tra i nomi dei compilatori, va mutato Canti Giuseppe in Canti Gustato. 

» 6, col. 1, dopo la lin. 33: — esiglia da Verona il co. Vinciguerra da Sanbonifacio 

e Piscaresio, 1172 D. 

» 8, » 2, » 6: l’elenco dei principi di Apulia, si cominci con Carlo Martello. 

» 10, » 1, » 18: Colobiano. 

» 12, • 1 , dopo la lin. 15: Barbano, v. Ponte Barbano. 

» 15, » 2, lin. 29, tra i Bonaccolsi si aggiunga: Beraldo. 

» 20, » 1, » 37': Campodifiore. 

» 33, » 1, » 2-3, s’inserisca: Catenelli sjrl ys (Cozzile) 9 ivi Uguccione della Fag- 
giuola, nr>9 a. 

» 23, » l'j le linee 34-44 vanno dopo la linea 48. 

» 40, » 2. » 41 : Enrico Panensacco. 

» 48, » 1, » 18: Campodifiore. 

» 57, » 1 , si cancellino le linee 31-3. 

» 62, » 1, » 13: Janico ^ = Giov. Gavelli?). 

* 88, » 2, •> 12 : Pioggia portentosa , a favore dei Crociati dinanzi a Tunisi, $61 C 




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INDICE SISTEMATICO 


DELLE 

CRONACHE ASTESI 

(Muratori R.I.S.,XI, 131-272) 


DI 

OGGERO ALFIERI 

GUGLIELMO e SECONDINO VENTURA 

compilato da 

MERKEL OCCOFEEHI ROBERTI 
Carlo Gerolamo Giuseppe 

sotto la dirciione di 

ANTONIO MANNO 


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AVVERTENZA . 


Il Conte Carlo Cipolla, da Verona, professore di storia moderna 
nella R. Università degli stadi di Torino, ha dato compiuta ragione 
di questo faticoso , benché modesto lavoro. Egli informò come venisse 
concepito, decretato e diligentemente preparato. Disse degli applausi 
e degli aiuti venuti da questa R. Deputazione di storia patria e dei 
sussidi di lavoro di alcuni giovani studenti, pochi ma buoni. Egli 
diede estesa notizia su ciò che oggi suolai chiamare la letteratura di 
queste cronache ed indicò paratamente e con chiarezza la regola e le 
notazioni che si adoperarono nella compilazione dei due indici. Tacque 
soltanto della sua assidua ed amorosa opera per indirizzare quei gio- 
vani ad indagini che naturalmente loro non erano famigliaci e soccor- 
rerli colla sua pronta erudizione. Quando queste cose dicessi, e pub- 
blicamente e in nome della R. Deputazione lo ringraziassi, avrei 
supplito alla sola lacuna della sua bella prefazione. 

Ma avendo la penna in mano soggiungerò che fa intendimento 
della R. Deputazione nell* approvare questa compilazione di compiere 
quanto s’era raccomandato nel Congresso storico di Milano; di servire 
agli studi storici e di fare modesto ma opportuno omaggio al Congresso 
di Torino che speriamo sarà fecondo di ottimi e pratici risultati. 

La proposta della formazione di Indici sistematici delle fonti 
storiche italiane, fatta, discussa e valentemente difesa e vinta a Mi- 
lano daH’illustre professore G. I. Ascoli, non abbisogna di commenti. 
Io allora ebbi a promettere la mia, qualunque sia, personale collabo- 
razione e me ne sdebitai grazie alla protez.one della R. Deputazione, 
grazie ai valenti consigli ed aiuti del Conte Cipolla, grazie all’efficace 
lavoro dei giovani studenti di questa scuola di magistero. Collabora- 


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118 


INDICI SISTEMATICI 


zione prevista e consigliata a Milano e che a Torino fummo lieti di 
trovare volenterosa ed operosa. 

Questi Indici sistematici come lavoro parziale , e come già av- 
vertì il professore .Cipolla, riuscirono alquanto diffusi. Se si venisse ad 
una compilazione più estesa, se si volesse spingere questa indagine 
analitica ad una raccolta di cronache; sarà strettamente da badare 
all' economia del lavoro, perchè altrimenti l’ impresa non proseguirà 
oltre alle intenzioni o si airenerà per mancanza di tempo, per stan- 


chezza di compilatori o p°r soverchio di spesa. 

Supponiamo che si voglia fare un Indice generale dei soli ven- 
ticinque tomi (o 28 volumi) dei Rerum itaìicarum scriptores sena 
tener conto delle addizioni del Tartini, del Mittarelli, deH’Amari, ece., 
si dovrà condurre il lavoro sopra la seguente paginazione: 


Tomo 

I. . 

. Pagine 

506 






» 

*2 * 

3 

680 






3 

Ila • 

. 3 

# 676 






* 

»2 * 

3 

3 



* 

Colonne 

1112 

» 


3 

686 




3 

3 

3 

» . 

. 3 

3 




3 

1251 

» 

4 . 

. 3 

628 




3 

3 

» 

5 . 

3 

645 




3 

3 

3 

6 . 

3 

3 




3 

1196 

i 

7 . 

3 

3 




3 

1108 

» 

8 . 

3 

3 




3 

1180 

» 

9 . 

3 

3 




3 

1290 

3 

IO . 

3 

3 




3 

1406 

3 

11 . 

3 

3 




3 

1344 

» 

12 . 

3 

3 




3 

1184 

> 

18 . 

3 

3 




3 

1270 

» 

14 . 

. 3 

3 




3 

1186 

3 

16 . 

3 

3 




3 

1088 

» 

16 . 

3 

3 




3 

1204 

* 

17 . 

3 

3 




3 

1326 

i 

18 . 

3 

3 




3 

1220 

3 

19 . 

. 3 

3 




3 

1076 

3 

20 . 

: 3 

3 




3 

1090 

3 

21 . 

3 

3 




3 

1218 

3 

22 . 

3 

3 




3 

1252 

3 

28 . 

3 

3 




3 

1216 

3 

24 . 

3 

3 




3 

1280 

3 

25 . 


3 




3 

478 



Pagine 8620 




Colonne 25925 


ossia sopra una mole di 33165 colonne di fitta stampa in-folio. 


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AVVERTENZA 


119 


E siccome le colonne che corrispondono nel tomo IX 0 alla cro- 
naca del Ferreto sono dugento cinquantacinque e danno in questo 
Telarne 114 pagine stampate di indice; cosi, senza tener conto delle 
frazioni di pagine, per l’indice intero muratoriano le facciate saranno 

* = 114 *., 331 — = 14823 
255 


le quali distribuite a sedicine in fogli di stampa, daranno di questi 
n. 926 '/, che possono formare comodamente venticinque volumi di 
mole èguale a quelli della Miscellanea di storia italiana , con una 
spesa di pura stampa (non parliamo di lavori rimunerati) che batte 
sulle cinquantamila lire! 


Voglio sdebitarmi coi giovani studenti che per parecchi mesi ho 
veduti assidui al lavoro e costanti nel sostenerne le non sempre pia- 
cevoli fatiche. Li lodo e per quel che più mi riguarda, lodo partico- 
larmente il signor* Carlo Merkel da Torino. Essi avventurati, se, 
proseguendo indagini poco comuni ed adoperandosi in lavori che non 
saranno mai compensati nè da mercede nè da fama, si procacceranno 
con questa robusta ginnastica intellettuale una felice attitudine agli 
studi più reconditi. 

Debbo pure lode ad altro studioso giovane, cioè al dottore Gia- 
como Gorrini che di corto pubblicò un saggio storico e critico intito- 
lato Il Comune Astigiano e la sua storiografia (Firenze, 1884). 

A dir vero, ed il Conte Cipolla ne toccò nella sua prefazione, era 
nelle mie intenzioni di discorrere alquanto sulla importanza di queste 
cronache astigiane e sopra gli studi sulle medesime ed accennare a 
quelli aspettati con ansietà che loro daranno una luce postuma ed 
un notevole contributo di chiarimenti. Dopo letta l’opera coscienziosa 
del vogherese Gorrini rimando, senz’altro chi ne sarà curioso, al suo 
recente volume. Per tale guisa questo lavoro, composto sostanzialmente 
da mani giovani, riceverà opportune spiegazioni da mente giovane. 


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INDICI SISTEMATICI — AVVERTENZA 


120 

Consolante spettacolo, di chi sa resistere ad inconsulti solletichi, 
fra il bailamme di un perpetuo carnevale; fra le distrazioni continue, 
i blandimenti, le procacità, gli ozi volgarissimi di coloro che Me 
panche di scuola vogliono reggere il mondo o sdottoreggiano colla pe- 
luria al mento. Dall’ aura sana e consolante di questa gioventù che, 
senza smorzare nessun entusiasmo, nè comprimere vernn battito ge- 
neroso, sa educarsi alla sapienza ed all’esempio degli antichi; traggo 
confortevoli pronostici per la prossima virilità della più illustre e 
felicemente ringiovanita fra le nazioni. 

Antodio Hanno. 


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CRONACHE ASTE8I 


121 




Abbate del Popolo, in Genova, 
Enrico di Lussemburgo tenta 
invano di deporlo dall* ufficio, 
285 A. 

Abbellimenti di città , Asti abbellita 
nel 1280, 149 D, 150 A. 

àbelone Malabatla, è preso pri- 
gioniero a Quattorde, 228 C. 

Abblategrasso, cast, di , dato dai Mi- 
lanesi al castellano di Porta Ro- 
mana, 277 A. 

Aeaja, il principato di, è acquistato 
per forza dal figlio di Carlo re 
di Sicilia, 210 B. 
rincipi di, 
ilippo di Savoia. 

Acqui, posseduta da Guglielmo mar- 
chese di Monferrato nel 1289 , 
144 C. 

— è presa da Carlo d’Angiò, 160 B. 

— carcerati in, da Filippo siniscalco 

di Carlo d’Angiò, 162 A. 

— dominata dai Guelfi, 180 A. 

— Gian Giacomo di Monferrato dà 

in pagamento ad Amedeo Vili la 
città ed il territorio di , che 
riceve poi in feudo a patto che 
mancando la linea mascolina 
ritornino ai duchi di Savoia, 272 
E- 278 A. 

Adda, passaggio deir, dei Veneziani 
dio. 1446, 277 A. 

Adorno, Barnaba. 

Adriano, imperatore, signore di Asti, 
*40 C. 


Agitano, il castello di, è distrutto da- 
gli Astigiani, 208 C. 

— è preso dai Solaro, 242 A. 

[Agitano], (il castello di, feudo del co- 
mune d’Asti, tenuto in feudo da 
signori per patto fatto, 689 D). 

— signori di , 

— Muccagatta. 

Agliate, Antonio, Martino. 

Agnete, monastero di Santa, in Àsti 

nel 1280, 150 A. 

Ai meri co di Torno, è fatto decapitare 
già morto sotto la tortura, per 
ordine di Ezzelino, 154 B. 

Aimoyno Solaro, è messo nelle pri- 
gioni di Fossano, 197 E. 

Aymone, vescovo di Vercelli eccita 
Guglielmo di Monferrato a ri- 
chiamarvi il podestà ghibellino, 
166 D. 

Ainaldo Solaro, uccide in s. Stefano 
Rosso degli Isnardi, 241 D. 

— con parecchi partigiani s’impos- 

sessa del castello di Agliano, 242 
A. 

Ainardo di Peutte , fatto prigione 
dai soldati di Amedeo di Savoia, 
260 A. 

Alassia , contessa , prende Asti nel 
1070, la incendia nel 1091, 141 
A. 

— sua morte, 141 A. 

Alaselo, i fuorusciti genovesi vanno 
per prendere , ma i governanti 
di Genova li distornano dal- 


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122 


1HDICI SISTEMATICI 


l’ impresa ed incendiano Alassio, 
256 D. 

Alba, tenuta da Carlo re di Sicilia e 
conte di Provenza, 148 B. 

— posseduta dal marchese di Mon- 

ferrato nel 1289, 144 C. 

— (patto e concordia con Asti, 696 

a). 

— spedizione di Carlo d’Angiò con- 

tro, 158 C. 

— è soggiogata da Carlo d’Angiò, 

158 C. 

— Filippo di Gonissa e Ferrano di 

Amato a. 1278, vi radunano mi- 
lizie contro Asti, 160 E. 

— vi sono condotti gli Astigiani fatti 

prigionieri alla battaglia di Cos- 
sano, 161 A. 

— spedizione degli Astigiani contro, 

161 0. 

. — gli Astigiani prendono alcuni ba- 
lestrieri provenzali al ponte di, 
161 C. 

— offesa e combattuta dal conte 
d’Artois, 162 B. 

— (dimora del conte d’Artois, 712 

a). 

— prigionieri in, 162 B. 

— devastata dagli Astigiani e Chie- 

resi che ne cacciano i ministri di 
re Carlo d’Angiò, a. 1274, 162 
D. 

— guasti arrecati dagli Astigiani, 

168 A. 

— si corre il pallio dagli Astigiani 

nella festa di s. Lorenzo l’anno 
1275, 168 A. 

— si sottrae al ' dominio di Carlo 

d’Angiò, s’allea con Asti e ne ri- 
ceve ogni anno il podestà, 168 C. 

— caccia quelli che ospitarono gli 

uomini del Braia capitano An- 
gioino, 166 C. 

— soggiogata da Guglielmo march. 

di Monferrato, 168 A. 

— vi si fermano i Solari ed i Car- 

retti (Caneti 720 b) cacciati da 
Asti, 170 C. 

— dominata dai Guelfi, 180 A. 

— vi si ritirano i Solari, al che si 

oppongono i Kuppa (Rappe, 789 
d) ed i Costanzi, ma sono ben 
accolti da Oddone marchese del 
Carretto podestà d’Alba, 195 D. 


— i Kuppa (Rappe, 740 A) ed i Co- 

stanzi sono esigliati da, 195 E. 

— Oddone del Carretto per timore di 

quelli di Castello lascia l’uffizio 
di podestà, rimangono i Solaio 
ed i loro partigiani, 196 A. 

— molestata da Muzio Asinari e Gu- 

glielmo di Mombello, 196 B. 

— dimora dei Solaro in, non possono 

danneggiar gli Astigiani, 196 C. 

— quello di , è saccheggiato dagli 

Astigiani, dai march.' di Mon- 
ferrato e da quelli di Saluzzo 
difesa da Giorgio di Leva (di 
Ceva, 742 a), 197 C. 

— Carlo re di Sicilia vi manda am- 

basciatori, ai quali gli Albesi 
e gli esuli d’Asti prestano giura- 
mento, 197 D. 

— gli Astigiani la trattano sempre 

più acerbamente, 198 A. 

— cavalieri di, sotto la condotta di 

Albertono degli Spettini potestà 
di Alba si uniscono a Guglielmo 
di Castello (di Mombello) ed ai 
Solari per muovere contro Asti, 
199 B. 

— venutovi Rinaldo di Leto siniscalco 

di Carlo re di Sicilia presta giu- 
ramento al re, 205 B. 

— ritorno ad, di Rinaldo di Leto, 

206 A. 

— epistola del Ventura in cui sono 

allegoricamente rappresentate le 
accoglienze verso gii Astigiani 
esuli, 220, capo L. 

— vi si reca Roberto re di Sicilia, 

225 A. 

— Roberto occupa, 229 C, una parte 

del ponte di, (delle mura di Alba, 
886 a). 

— diroccata per straripamento del 

Tanaro, 280 D. 

— (distrugge Manzano, 691 d). 

— magistrati : 

— podestà, Oddone del Carretto ; Al- 

bertono degli Spettini; Berga- 
dano di Bistri (Sistemi). 
(Albano s.), (suoi diritti feudali c fide- 
litas », 694 d). 

Albenga, i Genovesi prendono ed in- 
cendiano, 256 E. 

— il vescovo di, figlio a Raimondo 

(Rinaldo 807 c) Spinola Ci scon- 


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CRONACHE A STESI 


128 


tra ad Andora con 50 galee ge- 
novesi e venuto alle mani muore 
nella mischia , 259 D-E. 

— è assediata e presa nel 1822 dai 

Genovesi alleati coi marchesi del 
Carretto , 264 D. 

— Jacopo Piccinino, capitano dell’e- 

sercito del duca di Milano, as- 
sedia invano, 274 D. 

Albertino di Solaro, morte di, 156 
D. 

Alberto della Scala, succede nella 
signoria di Verona a Mastino, 
179 A. 

Alberto Guttuario di Castello, 
vescovo d’Asti a. 1422, 269 C. 

— sua morte 16 luglio 1489, 275 E, 
(Alberto Incisa), (marchese d’inci- 
sa, marito di Damicella, 688 b). 

(Alberto Sardo), (fratello di Ruf- 
fino Tibury, Ottone, e Grignola, 
sua donazione ad Asti, 689 b ). 
Alberto Scoto , amicizia con Ga- 
leazzo Visconti e Manfredino 
Beccaria, 170 A. 

— capitano di Piacenza, fa conven- 

zioni con Asti, 167 C. 

— inganna Maffeo Visconti indu- 
cendolo a far pace coi Torriani, 
170 D* 

— è cacciato di Piacenza e la sua 

casa~è diroccata, 171, C. 

— signore di Piacenza, ne caccia il 

podestà ed il capitano del popolo, 
entrambi milanesi, e si inimica 
così i Torriani di Milano, 184 B 
e C. 

— prega Albertono degli Spettini po- 

destà di Asti a mandare soldati 
Astigiani in aiuto di Piacenza, 
200 A. 

— rende il castello di Piacenza ai 

Milanesi, a. 1447, 279 C. 
Albertono Spettini, piacentino, po- 
destà di Alba, guida i cavalieri, 
che stavano coi Solaro in Alba, 
contro Asti, 199 B. 

— creato podestà di Asti, 200 A. 

— per preghiera di Alberto Scoto 

capitano di Piacenza manda 100 
soldati Astigiani in aiuto dei 
Piacentini, 200 A. 
ilblssola, Opecino Spinola dimora in, 
248 E. 


I — re Roberto, è sconfitto dai fuoru- 
! sciti genovesi , prende il paese 
I e gli viene ripreso, 255 C. 
i Àlbugnano, è assediato e preso dagli 
Astigiani, 169 A. 

Aldobrandino d* Este e Francesco 
d’Este, fratelli ad Azzo Vili 
osteggiano Folco erede di Azzo, 
184 A. 

Aleramo Laico , è messo nelle pri- 
gioni di Fossano, 197 E. 
Aleramo Lajolio, console in Asti, 
214 B. 

— (è messo nelle prigioni di Fos- 

sano, 742 b). 

Aleramo Solaro (Lajolio, 742 b) ac- 
compagna gli ambasciatori di 
Carlo re di Sicilia al loro partir 
d’Alba, 197 D. 

Alessandria, guerra con Asti nel 1225 
battaglia di Calamandrana, 142 
B. 

— posseduta dal marchese di Mon- 

ferrato nel 1289, 144 C. 

— Guglielmo di Monferrato vi è te- 
nuto prigione in una gabbia di 
legno, 145 C. 

— fa guerra contro a Giovanni di 
* Monferrato, 152 B. 

— (procura che Nizza si assoggetti 

ad Asti, 692 b). 

— distrugge Garbazolia e Lintigna- 

no, ne conduce via gli abitanti, 
692 o. 

— distrugge Calamandrana, ne con- 

duce via gli abitanti, 692 d. 

— (patto con Asti , 696 a). 

— è soggiogata da Carlo d'Angiò, 

158 D. 

— combatte con Carlo d’Angiò con- 

tro Guglielmo di Monferrato, 
160 B. 

— nel 1274 Asti, Pavia, il marchese 

di Monferrato (e Chieri, 712 b) 
fanno lega contro, danni recati e 
patto di non molestare i possessi 
di Carlo d’Angiò, 162 C. 

— strana apparizione d’un fantasma 

agli Alessandrini, 162 C. 

— soggiogata da Guglielmo march. 

di Monferrato, 168 A. 

— tratta segretamente con Asti e 

colla famiglia del Pozzo contro 
Guglielmo marchese di Monfer- 


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124 


INDICI SISTEMATICI 


rato. Guglielmo march, di Mon- 
ferrato s’avvia contro per punir- 
nela. Gli Alessandrini prendono 
e incarcerano Guglielmo che ivi 
muore a. 1292, 168 (3. 

— in qual modo si accertino della , 

morte di Guglielmo marchese 
di Monferrato, cancellano dalle 
scritture i nomi dei signori di 
Monferrato, 169 A. 

— prendono Viarigi e S. Salvadore, 

169 0. 

— combattono contro Tortona in 

favore di Maffeo Visconti , 169 

D. 

— guerra con Asti, 174 A. j 

— vi dominano i Guelfi, gravi con- 

dizioni della città, 180 A. 

— prima città lombarda in cui sor- 

gono le fazioni, questioni con 
Asti, 183 B. 

— offesa dagli Astigiani e dai Pavesi, i 

devastata da questi nel 1273 e i 
nello stesso anno ancora dagli : 
Astigiani soli. Contese nella 
città, nel 1309 scacciano i Lan- | 
zaveglia, ne esce pure Guglielmo 1 
Inviziato capitano del popolo 
alessandrino, 183 C. # 1 

— quieto stato, ritorno di Guglielmo 

Inviziato , continui esigli dei 
Lanzaveglia e dei loro partigiani, 
Momello Isimbaldo ( Moruello 
Isembardo, 727 c), pavese è fatto 
podestà, 183 D. | 

— gli Alessandrini, sconfiggono gli 

Astigiani a Quattorde e a Cala- 
mandrana, a. 1226, 190 D. 

— re Roberto si reca in, cacciatine | 

gli Inviziati ed i Lanzaveglia ' 
Ghibellini, la assoggetta a. 1810, 
226 B. 

— è soggiogata da re Roberto, Gu- 

glielmo degli Inviziati, capitano 
del popolo ed i Lanzaveglia non 
volendogli obbedire escono di 
città, continue loro scorrerie j 
contro questa, 229 D. j 

— gli Alessandrini muovono contro 

a Pavia, 242 D. 1 

— soldati Alessandrini sotto il co- 

mando di Ùgone di Bauci ven- 
gono alle mani col conte Guar- | 
nieri, 248 E. 


— i fuorusciti di, entrano in Cassine 

e danneggiano gli Alessandrini, 
questi ne prendono prigioni pa- 
recchi e li tengono in carcere 
finché si fanno ribelli a re Ro- 
berto, 245 B, C. 

— soldati milanesi prendono prigio- 

nieri molti di, 246 E. 

— gli Alessandrini dopo 5 anni dalla 

promessa fedeltà nel 1815 si ri- 
bellano a re Roberto, 247 B. 

— Licenziano Ugone di Bauci, si 

sottomettono a Maffeo Visconti, 
assediano e prendono Viarisio, 
247 C. 

— uscita dalla città di quelli del 

Pozzo e dei Trotto, Maffeo Vi- 
sconti manda soldati a., 247 E. 

— impresa vittoriosa degli Astigiani 

e dei fuorusciti alessandrini con- 
tro, 248 A. 

— i soldati provenzali pagati da 

Asti danneggiano i domimi di, 
Maffeo Visconti manda soldati 
in suo aiuto, 251 D. 

— Marco Visconti , riuscita vana 
l’ impresa contro Asti, si ritira 
a, 256 B 

— i soldati Alessandrini guidati da 

Marco Visconti sopraffanno ti- 
gone di Bauci, 256 D. 

— Raimondo di Cardona sta ai gua- 

sti di, 260 B. 

— Raimondo di Cardona uccide 
molti in quello di, 261 C. 

— Raimondo di Cardona danneggia 

quello di, 262 A. 

— resa della città di, a Raimondo di 

Cardona, 264 C. 

— Francesco Sforza , movendo per il 

duca di Milano contro il march, 
di Monferrato, raduna 5000 e 
più uomini de* luoghi vicini a, 
e fa una spedizione contro Lu 
a. 1431, 271 C. 

— milizie francesi in, 278 C- 

— aiuti prestati da , a Bosco , 278 

D-E. 

— Francesco Sforza promette, a Gio- 

vanni e Guglielmo di Monfer- 
rato, 279 B. 

— una parte del ponte di, sul Ta- 

naro, è diroccata per straripa- 
mento del fiume, 280 I>. 


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CRONACHE ATTESI 


125 


— magistrati : 

— podestà : Momello Isimbardo (Mo- 

ruello Jembardo). 

— vicari : Marco Visconti. 
Alessandria , d’Egitto, Giovanni Vi- 

telleachi patriarca di, 275 A. 
Alessandro IV , papa , consiglia e 
comanda al re di Francia di per- 
seguitare gli Astigiani per tutto 
il regno, 142 E. 

Alpi ano, Antonio. 

Alfieri, Oggiero, Catalano, Gugliel- 
mo, Martino, Ruffinetto, En- 
rico, Tommaso, Oggiero. 

— la maggior parte degli, segue quei 

de Castello nell’esiglio da Asti, 
200 C. 

Alfonso III di Aragona. 

— la figlia di, sposa di Guglielmo di 

Monferrato, 105 D. 

Alfonso V d’Aragona, perdo castel 
dell’Ovo a. 1488, 272 D. 

— alla notizia della morte di Gio- 

vanna II di Napoli, a. 1433, 
tonta di impadronirsi del regno, 
273 B. 

— assedia Gaeta coi fratelli , molti 

baroni e nobili, 2000 uomini, 18 
navi e 14 galere, a. 1434-1485, 
278 B-C. 

— nella battaglia di Ponza contro i 

Genovesi , 4 agosto 1435, è scon- 
fitto e fatto prigione, 273 D-E. 

— Filippo Maria Visconti lo fa ve- 

nire a Milano cogli altri pri- 
gionieri , onorevoli accoglienze : 
liberazione senza riscatto, 274 A. i 

— partenza di , da Genova che si | 

ribella perchè Filippo Maria , 
Visconti vuole imporle l’alleanza 1 
con Alfonso, 274 A-B. 

— tenta farlo prigioniero presso Ga- 

iano , Giovanni Vitelleschi pa- ' 
triarca d’ Alessandria, 25 die. 
1437, 275 A-B. 1 

— sfidato da Renato d’Angiò il duello 

non ha luogo a. 1438, 275 B. ( 

— assedia Napoli , a. 1439 , e crea 

comandante dell’esercito Pietro [ 

suo fratello, 275 C. I 

— leva l’assedio, 275 C. 

— testamento di Filippo Maria Vi- 

sconti in favore di, opposizione 
de* Milanesi, 27G D-E. I 


— pretende la signoria di Milano , 

279 B. 

Alice, Bonifazio. 

Allari, quelli di Riva vengono scon- 
fitti dagli Astigiani presso gli 
Allari, 243 D. 

Àllewagna, carestia del 1315 in, 226 
E. 

— le ossa d’Enrico di Lussemburgo 

sono portate in, 289 C. 

— Gian Giacomo di Monferrato passa 
in, per recarsi di Savoia a Vene- 
zia, a. 1481, 271 E. 

— Sigismondo torna in, 272 C. 
Alloggi , carezza degli, in Roma du- 
rante il giubileo del 1800, 192 A. 
— Guglielmo Ventura vi paga un 
grosso tornese per notte per suo 
alloggio e per i suoi cavalli, 192 
A. 

Almisendà, Matteo, 
j Alneto, Filippone, Gualcherone. 
Altavilla, (Villa, 718 b). 

— distrutta dagli Astigiani, 168 B. 
(Alungo) (uomini di, possessori di 

Mangano, 691 a). 

Alzate , Opecino. 

Amato (S.), Ferrario. 

Ambrogio (S.), chiesa in Milano. 

— Enrico di Lussemburgo riceve la 
corona di ferro, 281 C. 
Ambronay, i Benedettini dell'abbazia 
di, provocano discordie tra Ame- 
deo di Savoia e Guidone Delfino, 
260 A. 

Amedeo IV di Savoja, nel 1290 viene 
in soccorso di Asti , 168 A. 

— dà in moglie la figlia Margherita 

a Giovanni di Monferrato, 170 B. 
— Filippo d’Acaja tenta di farsi si- 
gnore di metà del dominio d’ Asti, 
e di mettere l’altra metà sotto la 
dominazione di, 207 A-B. 

— gli è da Asti data generale balia 

di rappacificarla coi fuorusciti, 
228 D. 

— venuta di, a Cavallerio (Zambal- 

lerio, 769 c) ove è invitato ad 
andare ad Asti, sua venuta a 
Susa , poi ad Asti , e sentenza 
per rappacificare Asti coi fuoru- 
sciti, 228 E. 

— nel 1310 accompagna Enrico di 

Lussemburgo , 229 D. 


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126 


INDICI SISTEMATICI 


— induce Enrico di Lussemburgo a 

discendere in Lombardia , 280 E. 

— discordie fra lui e Guidone Del- 

fino, 260 A. 

— sopraffà co’ suoi soldati Guidone 

Delfino e fa prigioni molti ba- 
roni seguaci di lui, tra i quali 
Ainardo di Peutte, 260 A. 

— prende il castello di 8. Germano 

ed altri possessi del Delfino, 260 

B. 

— eletto arbitro tra Filippo III re di 

Francia ed Odoardo re di Inghil- 
terra, li induce alla pace, 185 

C. 

Amedeo Vili di Savoja , padre di 
Luigi, principe di Piemonte, e 
di Maria moglie di Filippo Ma- 
ria Visconti, 270 B. 

— Gian Giacomo di Monferrato va 

ad impetrare V aiuto di, gli fa 
omaggio del presidio de’ suoi Sta- 
ti, poscia fidandosi poco di lui, 
riparte, a. 1481, 271 E. 

— essendo eremita a Ripaglia è fatto 

papa dal Concilio di Basilea col 
nome di Felice V, 272 C. 

— Sigismondo imp. si astiene dal 

fargli visita come Papa scisma- 
tico, 272 C. 

Ameino Solaro, gli muore un figlio 
nello scontro fra gli Astigiani ed 
il conte Guarneri a Quarto, 244 
B. 

Amorando di Marignelo, cfr. Mari- 

A g*y- 

Amorando di Marignito (789 a), cfr. 
Marigny. 

Anastasio (8.), monache di, introdotte 
in Asti nel 1280, 150 B. 

Andona , compresa nel territorio di 
Asti, a. 1190, 148 B. 

Indora, 50 galee genovesi si scontrano 
col vescovo di Albenga, figlio di 
Raimondo (Rinaldo 807 c) Spi- 
nola nelle acque di , 259 D-E. 

— muore nella mischia il vescovo di 

Albenga, 260 A. 

Andrea d’Angiò, figlio di Carlo II re 
di Sicilia escluso dalla succes- 
sione al trono del padre, 224 E. 
Andrea Garretto, conferma il trat- 
tato fra Asti ed Enrico di Lus- 
semburgo, 280 B. 


— dei signori di Ferrerò, carissimo 

ad Enrico di Lussemburgo, dot- 
tore in ambe leggi e segretario 
cesareo in Asti propone che i 
Milanesi diano generale balia ad 
Enrico di Lussemburgo, 281 B. 

— per ordine di Enrico condanna 

gravemente i Cremonesi, 282 C. 
Andrea Lajolio, segue i Castello nel- 
Pesiglio da Asti, 200 C. 
Andrea Ventura, padre di Secondino 
Ventura, 269 A. 

Andronico Paleologo , sposa Vio- 
lante figlia di Guglielmo di Mon- 
ferrato, 174 A. 

— il figlio di, è da Giovanni di 

Monferrato fatto erede del domi- 
nio, i principali signori di Mon- 
ferrato lo consigliano a venire 
quanto prima ad occupare il 
dominio, 202 D. 

— consiglio malizioso datogli da 

Giovanni marchese di Sahizzo 
perchè non mandi il figlio ad 
occupare il dominio di Monfer- 
rato, vi manda Teodoro, 208 A. 

— erede di Giovanni di Monferrato, 

non va in Monferrato, ma vi 
manda in suo luogo il figlio Teo- 
doro, 171 B. 

Angeli (Monastero de* Ss.), (dei Sa *- 
ti Apostoli , 775 B), in Asti, Gu- 
glielmo Ventura ordina per te- 
stamento ohe vi siano suonate 
le campane il giorno della sua 
morte, 228 C. 

Angiò, Giovanni. 

— (Lodovico figlio di Carlo II ; Lo- 

dovico primogenito di Carlo II); 
Lodovico figlio di Carlo II ; (Pie- 
tro figlio di Carlo I) ; Lodovico 
III ; Renato duca di Lorena; An- 
drea secondogenito di Carlo II ; 
Carlo I ; Filippo figlio di Carlo 
Il ; Pietro figlio di Carlo II -, Bo- 
berto ; Carlo II ; Beatrice; Bian- 
ca ; Eleonora ; Carlo figlio di Fi- 
lippo principe di Taranto. 
Angoulemme/ l C o n t i . 

— Giovanni d’ Orléans. 

Anna (S.), monastero di , introdotto 
in]Astijnel 1280, 150 A. 

— Guglielmo Ventura raccomanda 

di essere seppellito nel mona- 


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CRONACHE A8TESI 


127 


mento fattovi innalzare per sè e 
per i suoi discendenti, 228 C. 

— lascito del Ventura al monastero 

di, 228 D. 

Aliene, vi. e cast, di, presi al Mar- 
chese Lancia da Asti, 174 A. 

— una parte delle forze astigiane nel 

1809 va a, 2*28 B. 

— gli Astigiani sconfitti a Quattorde 

fuggono a, 228 C. 

— il conte Guarneri si reca a, 244 A. 

— venduta dal conte Ga ara eri a Gu- 

glielmo Vacca, 244 B. 

— devastata da Marco Visconti , 

259 D. 

Ansaldo Balbo del Castello, morto 
nello scontro di Sestri fra Ope- 
cino Spinola ed i fuorusciti ge- 
novesi, 182 D. 

(Anselmino di Ottilio) (muore com- 
battendo contro Giovanni mar- 
chese di Saluzzo, 748, a). 
Anselmino del Tiglio ( Anselmino 
di Ottilio , 748, a), muore com- 
battendo contro Giovanni mar- 
chese di Saluzzo, 202 D. 
Anselmo , vescovo d’Asti , consiglia 
rincehdio di Asti , 141 C. 
Arsola, Tommasino. 
intignano, appartenente nel 1190 ad 
Asti, 148 A. 

— Giovanni Turco di Castello, dopo 

il vano tentativo di Asti, marzo 
1419 vuole impadronirsi di, ma 
è respinto e vi abbandona tutte 
le sue macchine per dar la sca- 
lata, 269 B. 

Antiochia, presa di, a. 1099, 190 B. 
Antipapi, Felice V, già Amedeo Vili 
duca di Savoia, 272 C. 

Antonio Alpiano , nell* assedio di 
Muasca è ferito dal figlio di Tar- 
taro Solaro, 217 E. 

Antonio di Cognasco, oratore man- 
dato dal duca d* Orléans ai Mi- 
lanesi, a. 1448, 280 C. 

■Antonio Casseno, muore nello scon- 
tro fra gli Astigiani ed il conte 
Guarneri a Quarto, 244 B. 
Antonio de Curtis, preposto della 
chiesa di S. Secondo' in Asti, a 
1440 , 275 E. 

Antonio di Fondi, fatto prigioniero 
alla battaglia di Ponza, 278 E. 


Antonio Fusilago, prigionia di, in 
Pavia, 246 C. 

(Antonio Lunello) (segue i Castello 
nell’esiglio da Asti, 745 c). 

— (cede Cosambrado agli Astigiani 

e si ritira nel Castello di Mon- 
tiglio, 748 c). 

Antonio Romagnano, milite e dot- 
tore in legge , mandato dal duca 
d’ Orléans quale oratore ai Mi- 
lanesi, a. 1448, 280 C. 

Antonio Turco di Castello signore 
di Castel Frinco, padre di Gio- 
vanni Turco di Castello, 269 B. 

— padre di Gabriello Turco, 270 C. 
Antonio Vago, giudice, presiede al 

confine di que’ della parte po- 
polare, 197 A. 

Apostoli (Monastero degli), in Asti, 
ospita a sue spese Innocenzo IV, 
a. 1244, 172 B e 191 A. 

— vi pernotta Federigo imperatore, 

a. 1244, 191 A. 

Apulia, Carlo d’Angiò incoronato re 
di, 157 D. 

Tomaso di Squillace vi ritorna, 241 
B. 

— re Roberto rimanda l’esercito suo 

in, dopo il vano assedio di Tra- 
pani, 246 A. 

Aquesana, (759 d), cfr. Aquirana. 
Aquileia, n’ò patriarca uno dei Della 
Torre, 166 A. 

Aquirana, (Aquesana, 759 d), rapine 
e crudeltà dei fuorusciti Àstesi 
in, 215 A. 

Aragona, il re di, combatte i Sara- 
ceni , li vince ed assedia invano 
Ormano, 185 B. 

— Casa di , 

— Alfonso V ; Enrico fratello di Gia- 

como I ; Pietro III ; Federico I ; 
Jacopo figlio di Pietro III; Al- 
fonso III ; Enrico fratello di Al- 
fonso V; Pietro fratello d’ Alfonso 
V. 

Arborei, Enrico di Buronzio è a Ver- 
celli podestà degli, 166 D. 
Arezzo, il vescovo di, muore nella 
sconfìtta dei Ghibellini toscani a 
Bibbiena, il suo scettro e la mi- 
tra sono sospesi nella chiesa di 
S. Giovanni Battista a Firenze, 
189 A. 


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128 


INDICI SISTEMATICI 


venuta d’Enrico di Lussemburgo 

nel 1312 ad, che gli era favore- 
vole, 288 B. 

— i Fiorentini non potendo impedire 

il cammino a Sigismondo imp., 
fatta preda, si fermano in, 272 0. 
Argentina Spinola, figlia di Opecino 
Spinola, diventa moglie di Teo- 
doro, figlio deirimperatore greco, 
208 B. . I 

Arlasco (Conte di), Capitano dei | 
Francesi contro i Fiamminghi i 
ed ucciso da questi, 186 B. 
Arocta, (Val di), i fuorusciti Genovesi 
prendono e distruggono le terre 
di, 257 0. 

Artois, vane imprese del conte di, e 
suo ritorno a Parigi, 162 B. 

— (Conte di, capitano dei Francesi 

contro i Fiamminghi, ucciso da 
questi alla battaglia di Cour- 
tray, 729 C). 

(Aslia) (dona Neive aTSaldracco, 691 
a). 

Asinari, Guglielmo. 

— Federico ; Muzio ; Sandrone ; To- 

lomeo ; Folco ; Fulvio ; Raimon- 
do; Roberto; (Folco). 

Assereto, Biagio. 

Asti, fondazione, 139 A. 

— oircoscritta dai « Castrum Epi- 

scopi * e dal € Castellatium » 
(Castellazzo), 139 B. 

— ampliata da Brenno, 189 A. 

— suo territorio, 189 C. 

— martirio di S. Secondo, 140 C. 

— dipendente dalPImpero, 141 A. 

— presa, a. 1070, dalla cont. Alassia, 

141 A. 

— incendiata, a. 1091, dalla mede- 

sima, 141 A. 

— discordie, a. 1137, tra il vescovo 

Landolfo ed i cittadini, 141 B. 

— incendiata, a. 1145 , (1148) dal 

vescovo Nazario e dal clero , 

141 B. . T 

— incendiata, a. 1155, da Federico I 

per istanza di Anseimo vescovo 
e di Guglielmo Marchese di Mon- 
ferrato, 141 B-C. 

— guerra contro Montiglio, 141 C. 

— pace col Monferrato, 142 A. 

— guerra con Alessandria, a. 1225, 

142 A. 


combatte contro gli Alessandrini 

a Calamandrana, 142 B. 

— primi usurai astigiani in Francis, 

a. 1226, 142 C. 

persecuzione del re di Francia 

contro gli Astigiani stabiliti in 
Francia ad istanza di papa Ales- 
sandro (HI), 143 A. 

gtio vicinanze tenute da Carlo re 

di Sicilia e conte di Provenza, 
148 B. 

— guerra di 18 anni (dai 1241) con 

Carlo re di Sicilia, 143 B. 

— scorreria nelle terre dei signori di 

Cossano, a. 1275, 148 C. 

— battaglia, a. 1274, contro le mili- 

zie di Carlo re di Sicilia, 148 C. 

aiuti a Guglielmo marchese di 

Monferrato, 144 A. 

ricupera le terre perdute, alleanze, 

144 B. 

— podestà nel 1292, 146 B. 

pace con varii signori nel 1292, 

146 B. 

— acquisti nel 1292, 146 C. 

mancamento di parola dei Vicari 

nel dare Corticelle e 8. Stefano, 
nuova guerra, danni ed acquisti, 

147 A. 

— consoli , benigna reggenza , a. 

1190 , del suo primo podestà 
Guido di Landriano, 147 C. 

edifici al tempo del primo podestà, 

e cinta, 147 C. 

— territorio nel 1190, 148 A. 

— diritti degl’ Astigiani sopra molte 

ville, 148 C. 

danni sofferti per causa ai vari 

signori e Stati e successivo in- 
nalzamento, 149 B-C. 

— rinnovamento di, nuove mura e 

prosperità generale, 149 D, 150 

introduzione di nuovi ordini reli- 
giosi, 150 A. 

suoi beni mobili ed immobili e 

loro valore, 150 B. 

— sue milizie, 150 C. 

— dominata da malvagi cittadini, 

150 C-D, 151 A. 

— confini del territorio ai tempi di 

Oggiero Alfieri, 151 B, 152 À*B* 

— (patti e concordia con AlbjM° n 

Alessandria, con Pavia, 696 a)* 


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CBOKJ.CHE ASTISI 


Iti 


— contese dei Bolero e della lega di 

Bechincinere, 156 G-D. 

— battaglia di, sulla piazza del San- 

to, 156 D-E. 

— vi viene Carlo d'Angiò eolia mo- 

glie e fa lega cogli Astigiani, 

157 C-D. 

— paga due volte tributi a Carlo 

d’Angiò perchè ne abbia tregua, 

158 C. 

— odio continuo contro Carlo d’An- 

giò, 158 D. 

— s’intromette fra il popolo ed i no- 

bili di Pavia, 160 B. 

— amicizia con Pavia e Guglielmo 

marchese di Monferrato, 160 B. 

— lega con Genova, Pavia e Gu- 

glielmo di Monferrato contro 
Cario d’Angiò, 160 C. 

— nel 1278, mercanti astigiani sono 

derubati da Jacopo e Manfredi 
di Busca e dai signori di Cos- 
sano, che si rifiutano poi di re- 
stituire le cose rubate, guerra 
che ne nasce, 160 D. 

— sconfitta a Cossano, a. 1278 , 160 

e 101 A. 

— mandano a chiedere aiuto a Pavia 

ohe invia loro 200 militi delle 
maggiori famiglie, 161 A. 

— mandano ad Alba Tomaso Alfieri 

a trattar della pace, 161 A. 

— assoldano 1500 Brenneri e fanno ! 

venire a loro spese il marchese 
di Monferrato, 161 B. 

— Guglielmo de Sicheriis, Pavese 

succede al podestà Bergadano de 
Bistri, morto a Cossano, 161 
B-C. 

— assoldano 200 Spagnuoli, 161 C. 

— spedizione contro Alba e presa del 

castello di Neive, 161 C-D. 

— nobili astigiani prendono prigio- 

nieri a Carlevame (Carnevale?) 
uomini di Gorzano ed Oberto fi- 
glio di Rodolfo di Gorzano, 162 
A. 

— continue incursioni nei possessi di 

Carlo d’Angiò, 162 A. 

— pratiche del conte d’Artois in 

Asti (Alba , 712 a) per avere i 
prigioni, 162 B. 

— lega con Pavia, il marchese di 

Monferrato (e Chieri, 712 b) con- 

9 » Indici titkmaUci, 


tro Alessandria e patti con que- 
sta di non molestare i domimi 
di Carlo d’Angiò, 162 C. 

— Lega con Chieri ed incursioni nei 

possessi di Cario d'Angiò, 162 D. 

— lega con Tommaso di Saluzzo 

contro Carlo d’Angiò, 168 A. 

— soccorre Fossano nella carestia, 

168 A. 

— si suole correre il pallio nella fe- 

sta di 8. Secondo, si corre il pal- 
lio presso Alba nel 1275, 168 B. 

— morte del podestà Guidone Scarso 

e sua sepoltura in, 168 B. 

— vincono Filippo siniscalco del re 

Carlo d’Angiò e prendono pri- 
gionieri molti del suo eseroito, 
168 B. 

— s’allea con Alba, Cherasco, 8 & vi- 

gliano, Mondovì e Cuneo ed im- 
pone un podestà a queste oittà, 
168 C - 

— prende Cossano e ne fa uscire i 

signori, diroccano la torre della 
villa di Fabro, 163 C. 

— prende Priocca, 164 A. 

— ottengono il riscatto dei prigio- 

nieri da Carlo II d’Angiò, stima 
di cui godono nei paesi vicini , 
165 A. 

— si rappacifica con Alba, 166 C. 

— udita l’elezione di Guglielmo di 

Monferrato a signore di Pavia, 
ne temono e gli mandano am- 
basciatori, 167 B. 

— Guglielmo pretende da loro Monte 

Magno ed altre terre, loro ap- 
parecchi per la guerra, s’elegge 
un podestà, loro convenzioni oon 
altri Stati, 167 C. 

— soccorsa da Amedeo V conte di 

Savoia, 168 A. 

— loro forze, danneggiano le città 

del Monferrato, 168 A. 

— Entrano in Alta Villa (Villa, 718 

b) , vanno a Tonco , per paura 
di Guglielmo di Monferrato si 
ritirano ad Asti, impresa di Vi- 
gnale, 168 B. 

— nel 1290 si collegano con Alessan- 

dria contro il march, di Monfer- 
rato e promettono per ciò 85000 
(85000, 718 c) fiorini d’oro, 168 
Cj 


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180 


INDICI SISTEMATICI 


— Assediano Àlbugnano , danneg- 

giano il Monferrato a Tonengo 
è podestà Enrico dei Tanchet- 
tini, prendono Àlbugnano e la 
metà di Riva e Tonco, 169 A. 

— comperano Cagliano , prendono 

Castagnole e la parte di Feliz- 
zano posseduta dal marchese di 
Monferrato, 169 B. 

— Fanno tregua con Giovanni di 

Monferrato e vivono in pace go- 
dendo le terre prese al Monferrato, 
169 C. 

— le si assoggetta il marchese di 

Ceva, 169 C. 

— presa di, per parte di Manfredo di 

Saluzzo e Giovanni di Monfer- 
rato, che vi fanno rientrare i Ghi- 
bellini e cacciano i Guelfi, 170 C. 

— temendo di essere minata dalla 

lega di Giovanni marchese di 
Monferrato e Manfredi di Sa- 
luzzo e conte Filippo di Lango- 
sco tratta segretamente per aiuti 
oon Carlo re di Napoli e Filippo 
di Savoia, è liberata dalla sog- 
gezione dei marchesi di Saluzzo 
e Monferrato coll’aiuto di Gu- 
glielmo di Montebello inviato da 
Carlo II re di Napoli e da Fi- 
lippo di Savoia, 171 A. 

— rientrano in Asti i Solari e ne 

son cacoiati gli Isnardi, 171 A. 

— venuta d’ Innocenzo IV, 1244, 

172 B. 

— presenza d’Oberto Palavicino, sue 

trattative per diventare signore, 
sventate da alcuni Astigiani , 

173 B. 

— guerra col marchese Lancia e presa 

dei Contado di Loreto e di Anno- 
ne, guerra con Chieri, Alessan- 
dria e Tomaso di Savoia, scon- 
figgono i Torinesi a Montebruno 
e fanno molti prigionieri, 174 A. 

— vanno a Torino a reclamare Tom- 

maso di Savoia imprigionato , 

174 B. 

— imbattono nell’ agguato loro teso 

dal march. Lancia e dai Chie- 
resi e Monardo ( Monro tondo ) 
e li sconfiggono , 174 B. 

— in qual modo chiamasse i Chieresi 

soggetti alle armi, 175 A. 


— minacciata daiBurgimdi si muove 

contro loro sulla riva del San- 
gone e quelli intimoriti si riti- 
rano, 175 A. 

— Astigiani usurai carcerati in Pa- 

rigi da Luigi IX, 175 B. 

— offendono incessantemente Tom- 

maso di Savoia prendendogli ville 
e castelli e devastandone La terra 
fino a Susa, rappacificazione col 
conte di Savoia e loro vera ami- 
cizia, 176 A. 

— gravi condizioni, 180 A. 

— manda aiuti agli Spinola in Sa- 

vona, 181 A. 

— soccorre la famiglia del Pozzo 

contro gli Alessandrini , odio 
contro questa città per le due 
sconfitte in Galam&ndrana ed in 
Quattorde, 1224, (a. 1225 , 727 

a) , lh8 B. 

— fa molti danni ad Alessandria 

nel 1273, concorrono cogli Ales- 
sandrini a caociare dalia città 
i Lanzaveglia, 188 G. 

— intervento di Lamba d’Oria ca- 

pitano del popolo, colle forse 
astigiane nelle contese di Genova 
e guerra di 40 giorni, 181 E. 

— gli Astigiani sconfitti a Quat- 

torde, a. 1309, 184 G. 

— mercanti astigiani sono derubati 

di pezze di panno da Emanuele 
di Biandrate, signore di Mon- 
teacuto , a. 1250 , rappresaglie 
degli Astigiani, 187 B-G. 

— avendo ricevuto in dono dal oonfte 

Emanuele il castello di Porcile, 
si riconciliano con lui, 187 C. 

— abitazione di Emanuele di Bian- 

drate in, a oagione degli eredi di 
Enrico Alfieri, sua morte, 188 A. 

— vi è confinato dal pontefice Guido 

di Montefeltro, 188 B. 

— grande amore degli Astigiani per 

Guido, lo fanno capitano per tre 
anni, 188 C. 

— gli Astigiani regalano molti si- 

gnori, non risparmiano la casa 
di Savoia, nel 1255 (1254, 782 

b) , loro scorreria e presa di 
Moncalieri, sconfitta dei Chic- 
resi, prigionia dell’abate di Busa» 
189 B. 


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CBOHACHJS ASTISI 


181 


— sconfiggono Tommaso conte di Sa- 

voia a Monte Brano e traggono 
molti Torinesi prigioni in Asti, 
insidiati dai Chieresi e dal mar- 
chese Lancia sconfiggono i Chie- 
resi, il re di Francia imprigiona 
tutti gli Astigiani che sono nel 
regno e li spoglia di tutte le loro 
grandi ricchezze, 189 C. 

— vien loro dato prigione dai Tori- 

nesi Tommaso che mettono in 
carcere coll’ abate di Susa, si 
preparano a battaglia sulle rive 
del Sangone contro i Borgo- 
gnoni, pace ed accordo con Tom- 
maso e coi Chieresi, 189 D. 

— numerosi trattati fatti dopo il 1270 

coi Chieresi, 190 A. 

— presa e distrutta a. 1070, 190 A. 

— incendiata, a. 1101, 190 A. 

— guerra fra Astigiani ed il mar- 

chese Baineri di Monferrato , 
nella quale gli Astigiani voltano 
le terga, a. 1128, 27 giugno, (4 
luglio, 788 b), 190 B. 

— discordia fra il vescovo d’ Asti e 

gli Astigiani, a. 1187, 190 B. 

— guerra contro Guglielmo march. 

di Monferrato, il quale volge le 
terga, a. 1154, 190 B. 

— * vi entra re Federico, il quale 
dopo avervi abbattuto torri e su- 
scitato incendii ne esce, a. 1157, 
190 C. 

— assediano Castagnole e la pren- 

dono, a. 1177, 190 C. 

— assediata da re Federico, a. 1177, 

190 C. 

— guerra contro Bonifacio march, di 

Monferrato, nella quale gli Asti- 
giani voltano le terga, a. 1191, 
190 C. 

— sconfitti dagli Alessandrini a Quat- 

torde ed a Calamandrana , a. 
1226, 190 D. 

— presa di Moncalieri e sorpresa del- 

l’abate di Susa, a. 1255, 191 B. 

— bramano di combattere contro il 

marchese di Saluzzo, vorrebbero 
ciò tentare in Colombaia, ma ne 
sono falsamente dissuasi da un 
concittadino, 195 B. 

— Giovanni marchese di Monferrato 

e Manfredi di Saluzzo inse- 


guendo gli Astigiani, senza re- 
sistenza entrano in città, sao- 
cheggiano le case dei Solari di 
Canneto , (Cannelli), 195 C. 

— osteggiati dagli emigrati Asti- 

giani dimoranti in Chieri, 196 
B. 

— Muzio Asinari e Guglielmo di 

Mombello concorrono a cacciare 
i governanti d’Asti, 196 B. 

— i governanti, domandano invano 

a Chieri che cacci le famiglie 
astigiane quivi rifuggitesi, ten- 
tativo vano dei Solaro contro la 
città, 196 C. 

— prigionieri fatti nella rivolta dei 

Solaro, condotti in Asti, 196 0. 

— non è più osteggiata dai Solaro, 

196 D. 

— oppressione dei governanti, ini- 

micizie coi Solaro, restituiscono 
al marchese di Monferrato pa- 
recchi paesi, 196 D. 

— restituiscono al march, di Mon- 

ferrato il territorio Mentono , 
741 a) che fu già di Guglielmo 
di Monferrato (e tenuto in cu- 
stodia da Oggiero Alfieri, 741 a), 
196 D. 

— i governanti cedono Tonco al mar- 

chese di Monferrato , quelli di 
Castagnole non vogliono aiutare 
Asti, 196 E. 

— i cittadini donano al march, di 

Saluzzo la villa ed il castello di 
Cavallerio che aveano preso per 
forza, onde son detti da Castello 
e non più de Castello, 197 A. 

— Emmanuele Galeazzo Spinola po- 

destà e Faravello Doria capitano 
del popolo, 197 A. 

— la parte dei Castello sotto il co- 

mando di Antonio de Vago e Bo- 
bertino Guttuario manda a con- 
fino circa 70 popolani, 197 A-B. 

— i governanti fanno scorrerie in 

quello di Alba, 197 C. 

— Carlo re di Sicilia avvisa gli Asti- 

giani di non recar danno agli 
Albesi nè a quelli che abitano 
in Alba perchè suoi fedeli, 197 
E. 

— si comportano sempre più acerba- 

mente verso Alba, 198 A. 


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182 


INDICI SISTEMATICI 


— 100 Astigiani guidati da Gugliel- 

mo Turco e Manfredino muo- 
vuono contro Morra di Alba e ne 
sono cacciati, 193 E. 

— legge riguardante i signori che 

reggono , cessa di essere domi- 
nata dai Castelli, 199 A. 

— Astigiani in Chieri che si uni- 

scono alle schiere di Guglielmo 
di Castello (di Mombello) e dei 
Solari per cacciare i Castelli da 
Asti, 199 B. 

— il popolo favorisce Guglielmo di 

Castello (di Mombello) che entra 
in Asti per cacciarne i Castelli, 
199 C. 

— battaglia fra i Solaro ed i Castelli, 

199 D * 

— scontro fra i Solaro ed i Castelli 

alla porta deirArco, 199 C. 

— i Solari fuggono fino al Mona- 

stero di s. Anna e poi si rivol- 
tano e ricacciano i Castelli, 199 

D. 

— incendio della porta deirArco , 

199 D. 

— i Solaro sorprendono i Castelli 

congregati e ne fanno strage , 
199 D. 

— i Castelli fuggono da Asti e vanno 

verso Monferrato, 199 E. 

— il podestà di Asti, Emanuele Spi- 

nola , vi lascia la moglie e la 
nuora, e fugge a Moncalvo, 199 

E. 

— ristabilimento dei Solaro in Asti 

dopo un anno preciso di esiglio, 
domenica 5 maggio, 1804, 200 A. 

— il popolo di, corre dietro ai Ca- 

stelli fuggenti , lapidandoli , ed 
è rimunerato dai Solari, 200 A'. 

— cinquecento cittadini coi Castelli 

lasciano Asti, 200 C. 

— cento Astigiani mandati dal po- 

destà Albertono degli Spettini , 
vanno a soccorrere Piaoenza , 
perciò si ritirano dal combattere 
questa città Milano, Pavia, il 
marchese di Monferrato ed i fuo- 
rusciti Astigiani, 200 A. 

— quaranta militi vanno in aiuto di 

Cherasco, fuggono per la venuta 
di Giovanni di Solaro (Saluzzo, 
746 c), 201 B. 


— i fuorusciti protetti dal marchese 

di Monferrato vogliono che li 
riponga in Asti, 201 C. 

— spedizione dei militi astesi alla 

chiesa di s. Michele presso Mon- 
oai vo (Suanee presso Moncalieri, 

747 a) e presa di 20 uomini, 
201 D. 

— arrivo di Filippo d’Aoaja in, sue 

accoglienze al ponte di Gugliel- 
mo, è fatto capitano del popolo 
per tre anni, 202 A. 

— spedizione contro la Bocca e sua 

distruzione, 202 B. 

— impresa contro la villa di Cosam- 

braudo, impresa contro Corsione, 
ne atterrano il castello , danno 
degli esuli (di alcuni Astigiani, 

748 d), vantaggi degli altri, 298 
B. 

— distruzione dei castelli di Agliano 

e Monale , elezione del podestà 
spiacente a Filippo principe di 
Aoaja, elezione di 4 consoli rin- 
novata ogni mese, impresa con- 
tro il marchese di Saluzzo e 
danni arrecati a Carmagnola, 
203 C. 

— devastano Casurcio per ordine dei 

consoli, vittoria riportata sopra 
il marchese di Saluzzo, 208 D. 

— eleggono podestà per sei mesi Ema- 

nuele (Moruello, 749 c) Isimbar- 
do, lo confermano per un anno, 
per suo consiglio fanno lega colla 
parte di Facino del Tilio e colla 
parte Grafagna ( e colla lega 
lombarda, 749 c) , col che viene 
loro promesso aiuto per ricupe- 
rare le terre date dai fuorusciti 
al marchese di Saluzzo, 204 A. 

— promesse di, specialmente contro 

il marchese di Saluzzo, impresa 
infruttuosa di Monte Magno, 204 
B. 

— ira del popolo contro Guglielmo 

Ventura pel suo accordo coi Ti- 
lio, sfuggite insidie del marchese 
di Saluzzo, 204 D. 

— amichevoli relazioni con Binaldo 

di Leto siniscalco di Carlo re di 
Sicilia, ne sono soccorsi nel com- 
battere Tonoo e Moncalvo, pri- 
gionia di Leone Vigliato, per ri- 


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CRONACHE ASTE Si 


183 


chiesta di Rinaldo di Leto fanno 
l’impresa di Novello e quella di 
Cuneo , 205 B. 

— vano tentativo di prendere Cuneo, 

aiutano il re di Sicilia contro il 
marchese di 8aluzzo , danni di 
questo, s’assoggetta al re, turba- 
mento degli Astigiani, 205 C. 

— trattato con Rinaldo di Leto si- 

niscalco del re di Sicilia, turba- 
mento per la cessione di Fossano, 

205 D. 

— Rinaldo di Leto va in , tumulto 

popolare sedato dai saggi, 205 E. 

— sotto Guglielmo di Mombello as- 

salgono Mon tiglio , obbligano a 
starvi a combattere Filippo prin- 
cipe di Acaja, incendiano la vil- 
la, prendono Colcavagno e Mo- 
risengo, 206 A. 

— Manuello ( Moruello ) Isimbardo 

podestà e Raimorino di Terzago 
capitano del popolo, 206 C. 

— costruzione della villa fortificata 

di Mustiola, 206 C. 

— i cittadini mandano a pregare il 

principe d’ Acaja, Giorgio di Co- 
va, ed i Chieresi di rimanere in 
Asti fino al compimento della 
edificazione di Mustiola, 206 D. 

— condotta del principe d’ Acaja , 

206 D. 

— il marchese di Saluzzo ed i fuo- 

rusciti Astigiani vanno contro 
Mustiola, domanda di soccorso, 
il principed’Acajarifiuta di mar- 
ciare contro Mustiola , sua di- 
struzione il giorno di san Qui- 
lico, 206 E. 

— ira degli Astigiani contro il prin- 

cipe d’ Acaja , sue blande pro- 
messe e suo tentativo di impa- 
dronirsi della signoria di Asti 
anche a nome di Amedeo di Sa- 
voia, 207 A-B. 

— tumulto e giuramento di Filippo 

d’ Acaja, 207 B, 208 A. 

— i fuorusciti occupando insieme col 

marchese di Saluzzo la maggior 
parte del Monferrato , s’oppon- 
gono a Teodoro figlio dell’impe- 
ratore greco, 208 B. 

— colloquio con Teodoro, concilia- 

zione e sua venuta in Asti, 209 A. 


— vogliono confermare il trattato 

fatto, il principe di Acaja si op- 
pone, ire per ciò insorte, 209 B. 

— fanno lega con Teodoro, lo soc- 

corrono nell* impresa di Mon- 
calvo, viene Egidio generale pro- 
curatore del re Carlo per confer- 
mare la pace, 209 C. 

— accolgono lietamente la lega con 

Carlo re di Sicilia, contro il mar- 
chese di Saluzzo, 209 D. 

— trattato col re Carlo, 210 A. 

— costretti dal principe d’ Acaja giu- 

rano che mai non eleggerebbero 
a loro signore il re Carlo, 210 B. 

— loro fuga da Moncalvo , 210 D. 

— Filippo d’ Acaja e Rinaldo di Leto 

domandano d’essere accolti in 
città per il sospetto che voles- 
sero prendere il dominio di que- 
sta, viene rifiutata la domanda, 
proibito di aiutarli e la oittà vie- 
ne armata, 211 A. 

— pretesti dei principe di Acaja con- 

tro, vi fugge Giovanni (Yvano, 
756 a) di Beccaria, 211 B. 

— con Filippo di Acaja ed i Chie- 

resi prendono Gassino, 211 C. 

— spedizione contro Cavallero coi 

militi di Monferrato e Giorgio 
di Ceva, a. 1806, il principe di 
Acaja rifiuta il suo aiuto e parte 
per sempre da Asti colla moglie 
e tutte le cose sue, trame coi fuo- 
rusciti, 211 D, 212 A. 

— Bergundano di Sannezzare , po- 

destà e Pagano di Cernusco capi- 
tano del popolo, a. 1207, 212 B. 

— parecchi Astigiani sono compresi 

nella pace tra il marchese di Sa- 
luzzo e Filippo di Acaja, 218 B. 

— nel 1807 gli Astigiani sorprendono 

dei fuorusciti presso il ponte su- 
periore di Versa e ne prendono 
prigionieri , assalgono Masio , 
218 

— i fuorusciti a Masio assalgono gli 

Astigiani, ne sono respinti, danni 
delle due parti , questioni per 
l’uccisione di Morello di Solaro, 
218 D. 

— vendetta degli Astigiani, impresa 

di Muasca, danni arrecati ai fuo- 
rusciti, 214 A. 


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184 


INDICI SISTEMATICI 


— gli Astigiani assediano Muasca , 

loro si oppongono i fuorusciti e 
molti altri, ‘214 B. 

— vincono i fuorusciti nella loro sor- 

tita da Incisa e prendono prigio- 
nieri molti Astigiani, s'adirano 
contro i Solaro che hanno uc- 
ciso Simone Guttuario, doman- 
dano soccorso ai Chieresi per 
prendere Muasca, 214 C. 

— quei di Muasca si arrendono, gli 

Astigiani distruggono il paese , 
ritornano a casa , guasti fatti 
presso Sommariva del Bosco , 

214 D* 

— i fuorusciti di, fanno molti danni 

alle campagne ed ai borghi, loro 
crudeltà contro i prigionieri, 215 
A-B. 

— morte di parecchi dei fuorusciti di, 

attribuita dal cronista alla ven- 
detta divina, 215 B. 

— Tolomeo Asinari, Ruffineto Alfie- 

ri, Francesco di Castagnole e Gu- 
glielmo Alfieri sepolti in, 215 C. 

— frequenti tentativi del principe di 

Acaja per sottometter, tentativo 
fatto ai dì della distruzione di 
Mustiola nel giardino dei Frati 
Minori, 215 C. 

— Niccolino Duco assessore del prin- 

cipe nell’ Adunanza propone che 
si dia a questo generale balìa di 
pacificare gli Astigiani coi fuo- 
rusciti, acclamazioni degli amici 
di questi e degli ignoranti, pro- 
testa di Catalano Solaro, 215 D. 

— protesta dei popolani seguaci dei 

Solaro, 215 E. 

— Baymondo di Terzago capitano 

del popolo fa adunare il gran 
consiglio, timore dei Solaro e dei 
popolani, 216 A. 

— Filippo chiama Raymondo e quelli 

ch’orano adunati nei gran con- 
siglio ad andare presso lui nella 
Canonica, vi va Raymondo solo, 
216 B. 

— - un popolano mette tanto timore 
della decisione del consiglio in 
Filippo, che questi si ritira nei 
suoi domimi coi fuorusciti , ma- 
raviglia degli ambasoiatori asti- 
giani, 216 C. 


— Filippo richiede subito il salario 

dovuto, minacciando di prender 
le parti dei fuorusciti , numerose 
e vane trattative degli Astigiani, 
protezione da lui accordata ai 
fuorusciti, 216 D. 

— ingiurie fatte dal principe agli 

Astigiani, loro dissimulazione, 
per timore non lo richiedono piò 
di aiuti per l’assedio di Muasca 
nel 130S , nè gli pagano il sa- 
lario, 216 E, 217 A. 

— malvagie opere dei Solaro prima 

e dopo il loro esigilo, invidiano 
i Guttuari, loro prepotenza e fa- 
sto, 217 B. 

— malvagie opere da essi compite 

impunemente, pel che sono detti 
ingrati carnefici degli amici, 217 
C-D-E, 218 A. 

— profezia sulla caduta d’Asti, 218 

B. 

— al tempo dell’assedio di Rocca uno 

dei dodici vedendo che sarebbe 
stato condannato non segue i fuo- 
rusciti , ma manda una lettera 
ai maggiori del popolo astigiano. 
Questa dà occasione al 1° ser- 
mone del Ventura , 218 E, 219 
A. 

— epistola in cui sono rappresentate 

allegoricamente le tristi condi- 
zioni d’Asti, 220, Capo L. 

— Ptolemino Creteisio (Cortesi, 768 

d) podestà , a. 1309 , gli Astesi 
devastano per due giorni Masio 
ed Incisa, 223 A. 

— con aiuti dei Chieresi vanno a 

Felizzano e quivi aspettano altri 
Astigiani , sapendo poi che co- 
storo erano andati ad Annone, 
vanno a Quattorde per incon- 
trarli, 223 B. 

— I fuorusciti di Masio, di Incisa e 

di Lanzaveglia mettono in fuga 
gli Astigiani fermi a Quattorde 
e ne prendono molti prigionieri, 
223 C. 

— spavento per la rotta di Quattorde, 

chiamasi in città il principe di 
Acaja e Giorgio di Cova , adu- 
nato il maggior consiglio danno 
generale balìa ad Amedeo Conte 
di Savoia ed a Filippo d’Àcaja 


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Cronache astési 


135 


di rappacificare la città coi fuo- 
rusciti, 223 D. 

— si fa bandire la tregua coi fuoru- 

sciti, vi viene Amedeo di Savoia, 
sentenza di lui e di Filippo per 
raccordo dei fuorusciti, 223 E. 

— entrata dei fuorusciti in, bacio di 

pace, 224 A. 

— i Bertraldi non vogliono rendere 

i castelli di Masio come chiede- 
vano gli accordi stabiliti da Fi- 
lippo che Amedeo aveva stabi- 
lito per governatore della pace 
ed al quale si dava dagli Asti- 
giani uno stipendio stabilito da 
Amedeo, dispetto degli Astigiani, 
punizione inflitta da Filippo ai 
Bertraldi in Mercato, 224 B. 

— cacciata dei Castello per opera dei 

Sol&ro aiutati dal principe, 224 

C. 

— fama che Asti facesse venire Ro- 

berto re di Sicilia in Lombardia 

S er darsi a lui : timori di Fi- 
ppo di Savoia che Asti non sce- 
gliesse a suo re Roberto, 225 A. 
— Filippo di Savoia congrega molti 
nobili di Asti , espone loro il 
proprio timore e li fa giurare ohe 
non eleggeranno mai d’essere 
sudditi a re Roberto, 225 A. 

— proolama di voler essere serva del- 
l’imperatore Enrico di Lussem- 
burgo, davanti ai tre ambascia- 
tori di lui , 225 B-C. 

— ordina ohe si mandino otto am- 
basciatori in Alba dove stava re 
Roberto e che un personaggio sia 
mandato al re con pieno potere 
di fare lega con lui, viene eletto 
a ciò Saglienbeno Casteno (Ca- 
seno, 771 d). 

— Filippo di Savoia adirato proibisce 
che si mandi l’ambasceria a Ro- 
berto, 225 0. 

— i tre consoli di Asti Bonifacio 
Pajari, Sibaudo Solaro e Carnoto 
contro volontà di Filippo si re- 
cano in Alba presso re Roberto 
per trattare di alleanze con lui, 
225 D. 

— i tre consoli che trovansi in Alba 
mandano a chiamare da Asti due 
giudici ohe confermino l’altòanza 


fatta con re Roberto. Filippo 
principe di Acaja impedisce che 
i due giudici vadano in Alba , 
225 E. 

— patti d’alleanza tra Asti e re Ro- 

berto : testimonianza di Gugliel- 
mo Ventura di aver udito leggere 
in pubblico consiglio lo stru- 
mento di essi patti, 226 A. 

— re Roberto si reca colla moglie e 

con 400 (40, 772 b) soldati in 
Asti dove è grandemente accla- 
mato ed onorato dal popolo. 

— grande convito dato da re Ro- 

berto agli Astigiani nella chiesa 
dei Frati Minori, 226 A. 

— non si governa più per podestà ma 

per consoli aspettando che si 
debba fare con Roberto re di Si- 
cilia, 226 C. 

— trecento uomini delle ville di, aiu- 

tano i Sicci a cacciano da Vi- 
gnale i Pastroni, a. 1310, 226 D. 

— molti Astigiani abitanti in paesi 

esteri riparano in Asti durante 
la carestia e l’epidemia del 1315 
e ne danno notizie, 227 B. 

— vano tentativo di re Roberto di 

soggiogar Asti nel 1810, 229 D. 

— gli ambasciatori astigiani in Susa 

accolgono lietamente Enrico di ' 
Lussemburgo, sua venuta ad Asti 
coi fuorusciti Ghibellini , obbe- 
dienza della città, 230 A. 

— in pubblica adunanza Enrico con- 

ferma gli antichi privilegi, il dì 
dopo di nuovo nell’adunanza fa 
dire che la balìa accordatagli 
non gli basta, 230 B. 

— tumulto insorto nell'adunanza per 

le parole di Guglielmo di Vayro 
(Vayo , 777 b), 280 0. 

— Enrico elegge a vicario Nicolò di 

Bonsignore, impone nuove leggi 
ed aggrava i Guelfi, turbamento 
degli Astigiani, 230 D. 

— partenza d'Enrico, 281 A. 

— cento nobili Astigiani a spese della 

città di, accompagnano Enrico 
a Milano, alcuni detrattori inci- 
tano Enrico contro i Solaro ed i 
loro partigiani, di questi parec- 
chi sono arrestati e poi oondotti 
e trattenuti a Brescia, 283 A, 


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186 * 


INDICI SISTEMATICI 


— deve dare denaro alla moglie di j 

Enrico, molti Astigiani muoiono I 
in Brescia, 2B8 B. 

— Tommaso di Squillace va ad Àsti, ! 

240 D. 

— Dona 1800 fiorini d’oro ad Ugone 

Delfino, 241 B. 

— dissapori per causa della cacciata 

dei Castello, uccisione di Bosso 
degli Isnardi, vendetta di Fran- 
cesco fratello di questo, 241 D. 

— i Solaro si stornano la punizione 

dell’ imperatore , condanne di 
Tommasino di Ansola inflitte ad 
alcuni popolani, 241 E. 

— osigli dei partigiani dei Solaro , 

loro rappresaglie , contese coi 
Castello, 242 A. 

— vano tentativo dei Solaro col po- 

polo di battere i Castello, secondo 
felice tentativo fatto col sussidio 
di Ugone di Baucio siniscalco 
di Boberto re di Sicilia, ira di 
Filippo di Savoia, 242 B. 

_ venuta di Ugone di Baucio nel 
1814, prestano giuramento di fe- 
deltà a re Boberto nel modo che 
era stato tenuto ad Alessandria, 
242 C. 

— venuta di Ugone di Baucio, con 

milizie, 242 D. 

— pagano il vicario imperiale per 

soldati che non giovano loro e 
per altre cose, 248 A. 

— lagnanze per la cessione fatta dal- 

F imperatore a parecchi signori 
di ville comperate dagli Asti- 
giani, timore dalla parte dei So- 
laro del dominio di re Boberto, 
248 B. 

— - cessione delle cose notarili a re 
Boberto, 248 C. 

— Giovanni del Pozzo alessandrino 

fatto vicario di Asti, 248 C. 

— Giovanni del Pozzo danneggia i 

ribelli ad Asti. 

— i soldati Astesi sotto il comando 

di Ugone di Baucio vengono alle 
mani , presso Quattorde , colle 
schiere del conte Guameri, 248 
D. 

— gli Astesi sconfitti dal conte Guar- 

nieri presso i molini del Tanaro 
vengono nuovamente sconfitti e 


fuggono a Quarto dove muoiono 
di essi tre (25, 789 a), 244 B. 

— danni recati dagli Astesi a quelli 

di Montebersaro ed uccisione di 
re Tommaso, 244 G. 

— mette in fuga gli nomini di Bar- 

berina che avevano divisato di 
prendere Vinchio , i fuorusciti 
Àstesi entrano furtivamente in 
Costigliole e si arricchiscono a 
danno degli Àstesi , gli Astesi 
danneggiano Costigliole, 244 D. 

— gli Astesi uccidono due Costiglio- 

lesi traditori. 

— viene annunziato che i Nizzardi 

volevano distruggere Castagnole, 
244 E. 

— gli Astigiani guerreggiano coi Niz- 

zardi e fanno quindi tregua con 
loro, 245 A. 

— gli Astesi , stando ai guasti di 

Montebersaro , fanno prigione 
Gualeto figlio di Giovanni della 
Bocchetta e ne hanno 1000 fio- 
rini pel riscatto, 244 E. 

— Guglielmo di Casalupa e Simone 

Fabro Astesi fatti prigioni, con- 
tinue guerre coi marchesi della 
Bocchetta, fanno prigione in Ca- 
gliano un altro figlio di Giovanni 
della Bocchetta, 245 B. 

— con milizie pagate da, Ricciardo 

Gambatesa ed Ugone di Baucio 
entrano in parecchie ville, 247 
D. 

— impresa e vittoria contro Alessan- 

dria ned 1818 , impresa contro 
Casale e vittoria (sconfitta, 794 
a) degli Astigiani, fortunata im- 
presa contro Moncalieri , 248 
A-B. 

— nel 1816 è confermata una tregua 

coi fuorusciti, Filippo di Savoia, 
il marchese di Sai uzzo , quello 
del Carretto e quello d’incisa, 
249 B. 

— varie imprese dei fuorusciti di, 249 

D-E, 250 A. 

— soldati di, nel 1816 intervengono 

in questioni di Mondovì, 250 B. 

— accordi con Ricciardo Gambata» 

riguardo a Cuneo» i soldati di, 
si trovano a Sa vigliano, 251 A. 

— guidati da Biooiardo Gamba tesa 


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CRONACHE A8TS8I 


18 ? 


danneggiano Fossano , Revello , 
Envie, 251 B. 

— assalgono e rovinano Montegrosso 

e Montebersaro , 251 G. 

— devastano Quattorde, Montalto, i 

soldati Provenzali entrano paci- 
ficamente in Oviglia, ardono Fu- 
bine , entrano pacificamente in 
Quargnento, Bolero, Bosco e Ca- 
stellazzo, ritornano ad Asti, 251 
D. 

— i soldati di , danneggiano Quat- 

torde, Montalto, assalgono l’A- 
leesandrino , entrano pacifica- 
mente in Oviglia ,* Quargnento , 
Bolero , Bosco, Gastellazzo, in- 
cendiano Fabine, ritornano ad, 
251 D. 

— i soldati Provenzali ritornano in 

Provenza, 251 E. 

— uccisione di Emanuele di Piazza, 

i fuorusciti entrano in Monte- 
grosso , imprigionano Raineri 
Gaze colla famiglia, gli Astigiani 
vengono in soccorso , 252 A-B. 

— i fuorusciti prendono con violenza 

la Bastia che gli Astesi avean 
costrutto sopra Monte Loreto e 
conducono i prigionieri a Costi- 
gliele, a. 1817 — 252 D. 

— gli Astesi entrano con violenza 
nel castello di Monte Marcido e 
vi fanno prigionieri, 252 E. 

— Nel 1817 Filippo di Savoia e Man- 

fredo di Saluzzo entrano nel 
borgo degli Apostoli in, ne fug- 
gono per timore di Ugone di Bau- 
cio, 253 A. 

— nel 1317 combattono Riva, la 

saccheggiano e fanno prigionieri 
molti dei fuorusciti che si deb- 
bono poi riscattare, 258 B. 

— impresa dei fuorusoiti Astigiani 

nel 1317 sul Tanaro, 253 G. 

— Bimone Lorenzo decapitato in, 

253 D. 

— due legati pontifica vengono in, 

e fanno tregua coi fuorusciti 
Astesi, 253 E. 

— costruiscono una bastia a Monte 

Loreto , guerre coi fuorusciti a 
Monte Loreto ed a Castagnole e 
a Govone, grande inondazione, 

254 A. 


— i fuorusciti tentano invano di en- 

trare in, 254 B. 

— vano tentativo dei fuorusciti con- 

giunti con Marco Visconti di 
entrare in, 256 A. 

— gli Astesi mandano a prendere la 

salma di Ugone di Baucio e le 
danno bella sepoltura nel coro 
della Chiesa di S. Francesco , 
256 D. 

— Filippo di Valois nel 1820 (1822, 

805 a) va ad , 257 D. 

— Beltramo del Poggetto legato pa- 

pale in Lombardia, va a pacifi- 
care, 258 C. 

— i soldati catalani di, vanno a 

Santià, si accozzano ivi con Mar- 
tino di Agliate e coi fuorusciti 
Lombardi tentano d’entrare in 
Vercelli, ma sono vinti dagli 
assedianti, 258 D. 

— Raimondo di Cardona arriva ad, 

259 C. 

— Beltramo del Poggetto in , cita 

innanzi a sè Maffeo Visconti 
sotto pena di scomunica, 260 D. 

— Francesco di Monsolito va a, 

Raimondo di Cardona va a, 261 
D. 

— sconfitta di Bassignana , aiuti 

mandati da re Roberto e da Gio- 
vanni XXII, 262 C. 

— Beltramo del Poggetto va in, il 

pontefice manda soldati in, che 
Beltramo manda a Raimondo di 
Cardona, 268 C. 

— precipita l’antica cattedrale di, 

senza danneggiar alcuno, si rie- 
difica, 265 D-E, 266 A-B. 

— Secondino Ventura, membro del 

Collegio dei Notai, cittadino di, 
269 A. 

— Carlo d’ Orléans signore della città 

e di tutto il distretto di, a. 1419, 
269 A. 

— Percivallo di Bendemuleno (Bol- 

lequilerio , 721 a), governatore 
di, pel duca d’ Orléans, 269 A-B. 

— tentativo di Giovanni Turco di 

Castello contro la cittadella di 
Asti, andato a vuoto per la vi- 
gilanza di alcuni cittadini, 269 
B-C. 

— si conservano nella cittadella di, 


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186 


«DICI SISTEMATICI 


le macchine per la scalata ab- 
bandonate da Giovanni Turco 
di Castello in Antignano, 269 
G. 

— riceve per signore Filippo Maria 

Visconti, a. 1422, 269 C. 

— prende parte alla guerra di Fi- 

lippo Maria Visconti, contro il 
march, di Monferrato, Venezia 
e Firenze, a. 1481, 270 A. 

— il march, di Monferrato viene per 

assalire Asti dalla parte del Ta- 
naro, a. 1431, ma si ritira il 20 
per timore del principe di Pie- 
monte, 270 B. 

— epidemia in Asti, a. 1431, 270 B. 

— molti uomini d’ Asti si trovano 

nell’esercito di Francesco Sforza 
'ed assistono al sacco di Lu, a. 
1481, 271 C-D. 

— edificazione della facciata della 

chiesa di S. Secondo , a. 1440, 

275 E. 

— capitolo generale dei frati Carme- 

litani in, 15 maggio 1440, 276 A. 

— indulgenza concessa da Eugenio 

IV in tale occasione alla chiesa 
di S. Maria del Carmelo , con- 
corso di 4000 e più forestieri, 

276 B. 

— promessa dia Filippo Maria Vi- 

sconti a Carlo VII, contro i di- 
ritti di suo nipote Carlo d’ Or- 
léans, a. 1446, 277 B. 

— Rainaldo di Dresnay, ambascia- 

tore di Carlo VII, prende pos- 
sesso di, 14 agosto 1447, 277 E. 

— giuramento di fedeltà dei citta- 

dini e nobili feu datarii di , a. 
1447, salvi i diritti di Carlo d’ Or- 
léans, 278 A. 

— accoglienza fatta da, a Carlo d’ Or- 

léans, 22 ottobre 1447, 279 E, 
280 A. 

— parte da, il duca d’ Orléans, 280 

A. 

— il duca lascia in sua vece come 

governatore Binaldo di Dresnay, 
280 B. 

— una parte del ponte di Asti sul 

Tanaro è diroccata per strari- 
pamento del fiume, 280 D. 

— data da Galeazzo Visconti in dote 

al duca d’Orléans, 282 A. 


— edifizi: canonica; duomo; 
ospedale di B. Evasio; ospedale 
di S. Giovanni di Barbare; torre 
dei Grimaldi su Mercato; ospe- 
dale di S. Marco ; monastero di 
B. Maria Novella; ospedale di 
8. Maria Novella ; monastero di 
8. Martino ; mercato di Palazzo; 
mercato di 8. Secondo; mona- 
stero degli Apostoli; monastero 
di 8. Anna; porta deir Arco; 
borgo degli Apostoli ; ponte degli 
Apostoli; porta di 8. Lorenzo; 
piazza di 8. Martino; palazzo 
dei Falletto; convènto dei frati 
predicatori ; palazzo di 8. Secon- 
do; monastero dei Ss. Angeli; 
chiesa di 8. Francesco; mona- 
stero di 8. Paolo ; opera di Pianca 
di Versa ; monastero di 8. Se- 
condo di Mercato ; monastero 
della Torre ; chiesa di 8. Maria 
del Carmelo ; porta di 8. Oni- 
lico. 

— magistrati: 

— capitani del popolo: Oberto Spi- 

nola ; Oberto Doria ; Lamba Bo- 
ria ; Bobersaro Troto ; Robertone 
Troto ; Guglielmo Inviziati ; Gui- 
do da Montefeltro ; Fara vello Do- 
ria ; Filippo d’Acaia ; Oberto 
Spinola ; Baimorino di Terzago ; 
Pagano di Cemusco ; Jacopo 
(Tvano) Beccaria; Gabrio della 
Torre. 

— consoli: Caraoto (Carloto); Tom- 

maso Rotario ; Corrado Mala- 
baila ; Baimondo Falletto ; Ale- 
ramo Laiolio ; Bonifazio Pajari ; 
Sibaudo Solaio; Raimondino Fal- 
letto ; Guglielmo Ventura ; Gu- 
glielmo Basparello. 

— podestà : Ottolini di MandeDo ; 

Guglielmo di Mombello ; Mar- 
cello di Negro; Galeotto Lam- 
bertini; Manuele Galeazzo Spi- 
nola; Enrico dei Tanchettini ; 
Guidone Scarso ; Emanuele Spi- 
nola ; Albertino degli Spettini ; 
Guglielmo dei Sicheri; Berga- 
dano de’ Bistri (Sistemi) ; Ma- 
nnello ( Momello ) Isembardo ; 
Bergadano di Sannazzaro ; Pto- 
lemino Creteisio (Cortesi) ; Uber- 


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CRONACHE ASTK8I 


189 


to di Pietra ; Guglielmo di Lam- 
bertino; Guido di Landriano. 

— sindaci: Filippo Viale. 

— signori: Enrico di Lussem- 

burgo; Carlo I d’Angiò; Adria- 
no, imperatore ; Carlo d’ Orléans; 
Filippo Maria Visconti ; Carlo 
VII; Galeazzo Visconti. 

— vescovi : Anseimo ; Nazario ; 

Landolfo ; Anseimo ; Alberto 
Guttuario di Castello : Bernardo 
di Landriano. 

— vicari : Niccolò Bonsignore ; 

Tommasino Ansola ; Giovannone 
dei Salimberii ; Giovannaccio di 
Giovanni ; Giovanni del Pozzo. 
Altura, Corradino fugge ad, ma vi è 
preso prigione, 158 B. 
Ausburqo, Guamieri. 

Aastria duca di , preso prigioniero e 
fatto decapitare in Napoli da 
Carlo d’Angiò, 158 B. 

— Giovanni. 

Avignone, Clemente V in, 184 B. 

— (Clemente V in, 728 b). 

— Clemente V è forzato a rimanervi 

da Filippo III, 187 A. 

— Giovanni a’ Ossa prima vescovo di 

Fréjus è fatto vescovo di, poi 
cardinale e papa, 252 C. 

— re Roberto viene ad , è da Gio- 

vanni XXn fatto vicario di tutta 
l’Italia durante la vacanza del- 
l’impero, 255 D. 

Avogadro, Enrico Baronzio è a Ver- 
celli podestà degli, 166 D. 

— appogiano nel governo tirannico 


Balbo, Ansaldo. 

(Baldracco) (dono di Asliaa, 691 a). 

Balduino Malabaila , oratore asti- 
giano , a Beatrice d’Angiò, 157 
C. 

Bauci, Ugone. 

Baratello (Baraello, 715 d) cast, di, 
a Como, vi muore Napulione 
della Torre, 165 C. 

(Barbaresco) (permuta con Neive, 690 
c). 

Barbarie, si dice che la carne di Ema- 
nuele medioo Vercellese che ave- 
va ourato Giovanni di Monfer- 


di Vercelli Filippo di Colobiano 
e si oppongono al ritorno dei 
Tizzoni, 284 C. 

— introducono Filippo di Savoja in 

Vercelli, loro discordie coi Tiz- 
zoni, 288 A. 

— soldati di Maffeo Visconti nel 
1820 (1822, 805 a), soccorrono 
i Tizzoni contro gli, 257 E. 

— sono assediati da Maffeo Visoonti 

dal 1820 al 1821, 258 C. 

— prigionia di molti degli , rovina 

delle loro case, 258 E. 
Avogadro^di Colobiano, Uberto, Fi- 
lippo, (Simone), Bimone. 

Azero, villa appartenente nel 1190 ad 
Asti, 148 A. 

— (è una delle antiche ville del co- 

mune d’Asti, sue relazioni con 
questa città, 688 c). 

(Azzone Castellino) (per patto fa sì 
che gli uomini di Le Monte 
Leutio abitino in Montegrosso, 
639 d). 

Azzone VII d’Este, presente alla ri- 
bellione di Padova, a. 1256, 
154 C. 

— si collega con Marco della Torre 

ed Oberto Palavicino contro Ez- 
zelino, 155 D. 

Azzo Vili d’ Este , morendo lascia 
erede suo figlio naturale Foloo, 
84 A * 

Azzo Visconti, signoreggia crudel- 
mente Piacenza, ne è cacciato 
da Obizzo Versuto di Landò, 
268 D. 

B 

rato sia stata mangiata da pa- 
recchi per vendetta, 202 C. 
Barberia, spedizione di Carlo d’Angiò, 
158 C. 

Barberina, gli uomini di, adunati in 
Frinco sono mandati a cacciare 
i Solaro d’Asti, 241 D. 

— più di 1000 di, vogliono prendere 

la bastia di Vinchio, ma alla 
vista degli Astigiani fuggono 
senza danno alcuno , 244 C-D. 
Barberio di Settime, eccellente sca- 
latore, prende parte al tentativo 
di Giovanni Turco di Castello 


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140 


INDICI SISTEMATICI 


contro Asti, Marzo 1419, è uc- 
ciso poco tempo dopo da uno di 
Canelli (da un Romitta di Ca- 
nelli, 721 b), 269 B. 

Barche, Villa appartenente ad Asti, 
a. 1190, 146 B. 

Barge, Carlo re di Sicilia promette a Fi- 
lippo principe di Acaia, 210 A. 

Barnaba Adorno, fuoruscito geno- 
vese , consiglia Gian Giacomo 
march, di Monferrato, a muover 
contro Genova, 270 C. 

— capo della spedizione contro Ge- 

nova, riceve i soccorsi delle ar- 
mate Veneziana e Fiorentina ; 
sconfìtto da Nicolò Piccinino, 
270 D, 271 A-B. 

— prigioniero in Genova, falsa no- 

tizia della sua morte in carcere, 
Secondino Ventura lo vede nel 
1339, 271 B. 

— riceve in dono da Filippo Maria 

Visconti il cast, di Voltaggio, 
ma accordatosi coi Genovesi lo 
consegna loro, 275 A. 

Barnaba Doria, figlio di Branca, 
succede a Corrado Spinola come 
capitano del popolo a Genova, 
è imprigionato per la sua ade- 
sione ai Grimalai, fugge cogli 
altri Doria a Sapello ed al ca- 
stello di Stella, dove è sconfitto, 
182 C. 

Bà ronzio Enrico. 

(Barruari) cfr. Brevari. 

Bartolomeo Colleoni , capo della 
spedizione milanese in difesa di 
Bosco, 278 D. 

— dà prigioniero a Francesco Sforza 

Giovanni, capitano generale del- 
l’esercito di Luigi di Savoja, 
279 B. 

Bartolomeo Petla, da Asti va ad 
abitare in Chieri e quivi osteggia 
Asti, 196 B. 

Bartolomeo Roberto, lascito del Ven- 
tura a, perchè faccia un convito 
e prima preghi per lui, 229 A. 

Bartolomeo della Scala, succede 
nella signoria di Verona ad Al- 
berto della Scala, scaccia e per- 
seguita i Guelfi, 179 A. 

Basilea, il vescovo di, ambasciatore di 
Enrico di Lussemburgo , va in 


Asti per assicurarsi delle inten- 
zioni degli Astigiani verso l’im- 
peratore, 225 A. 

— va collo stesso fine a Cuneo poi 

a Savona, a Genova, a Pisa che 
tutte professano fedeltà all’impe- 
ratore, 225 C. 

— Sigismondo visita i padri del Con- 

cilio di, 272 C. 

Bassignana, Raimondo di Cardona en- 
tra in, 260 C. 

— Raimondo di Cardona nel 1322 

assedia il cast, di , poi va per 
acqua al borgo di, a questo si 
accampano pure Marco Visconti 
e Girardino Bpinola, 262 A. 

— Raimondo di Cardona vinto da 

Marco Visconti e da Girardino 
Bpinola si rifugia nel borgo di, 
262 B. 

— fuga di Bernardo di Monsolito 

dall’assedio, Raimondo di Car- 
dona ritira le sue forze, 262 C. 

— continuo assedio per parte dei 
Ghibellini lombardi, partenza di 
questi, 263 A-B. 

— Beltramo del Poggetto per ac- 

cordo fatto con un ambasciatore 
tedesco conduce gli assediati 
fuori, 263 A. 

— Raimondo di Cardona con soldati 

del pontefice entra per forza; la 
rioccupano i Ghibellini milanesi 
e l’incendiano, 264 C. 

— una torre ed una parte del ponte 

di, sono distrutti dallo straripa- 
mento del Po, 280 D-E. 
Bastardo dei Bressani, tende insidie 
agli ambasciatori di Carlo re di 
Sicilia mentre ritornano da Alba, 
197 D - 

Bastardo di Castelnuovo, fuoruscito 
astigiano, è preso prigione dagli 
Astigiani, 218 C. 

— viene ucciso dagli Astigiani in- 

seguenti gli uomini di Barbe- 
rina, 244 D. 

Bastardo Cazza, figlio di Rolla Cazza 
(Carlo Kazo 740 d) , preso pri- 
gione dagli Astigiani nel tenta- 
tivo dei Solaro di entrare in 
Asti, 196 C. 

Bastardo di Orléans, fratello natu- 
rale di Carlo d’ Orléans, è suo 


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CRONACHE ABTESI 


141 


ambasciatore a Milano a. 1442, 
277 C. 

Bastardo, Nicolino. 

Battista di Campofregoso, fratello 
di Tommasino e suo nemico , 
riceve Gavi da Filippo Maria Vi- 
sconti, sue guerre con Genova, 
275 A. 

Battuti , geste dei, in Lombardia, a. 
1260, 153 A. 

— Vercellesi in Asti, loro accoglien- 

za, 153 B. 

Baviera, Lodovico di. 

Beatrice d’Angiò, moglie di Carlo 
d’Angiò, onorata e commendata 
in Asti, 157 C. 

Beatrice d’Este, matrimonio con 
Galeazzo Visconti, 169 D. 

Beatrice di Monferrato, moglie di 
Guglielmo di Monferrato, muore 
nel suo viaggio in Ispagna, 166 
D. 

Beatricina Follis, moglie di Andrea 
Ventura e madre di Secondino, 
269 A. 

Beccaria, Giovanni, Jacopo, Man- 
fredi , Giovanni , Manfredino, 
(Yvano) 

Beccaro, Corradino. 

Beccaro di Annone, uno dei, ch’era 
uscito d’Asti coi Sol aro ed era 
stato con essi in Alba è ucciso 
da Berretta figlio d’Enrico So- 
laro e muore sul Mercato, 217 
D. 

Bechincinere, lega di alcune famiglie 
astigiane contro i Solaro chia- 
mata, 156 D. 

— Pace tra i contendenti per intro- 

missione dei Pavesi, 157 A. 

BelaRgero, appartiene, a. 1190, ad A- 
s ti, 148 A. 

— (antica vi. astese, 698 d). 

— (Raimondo). 

Belbe, (Valle), serve di confine del 
territorio d’Asti ai tempi di Og- 
giero Alfieri, 151 B. 

Belegno, cfr. Tolego. 

Beltramo di Comentina (di Comitiva, 
770 c) , gli abitanti di Settime 
si ribellano alla soggezione dei 
figli di, 224 D. 

Beltramo del Pogoetto, Cardinale, 
nel 1320 è mandato da Giovanni 


XXII legato in Lombardia, viene 
ad Asti, cita innanzi a sè Maffeo 
Visconti ed i figli di lui, 258 C. 

— replicate e vane citazioni fatte a 

Maffeo Visconti, 259 B. 

— nel 1822 in Asti cita a compa- 

rire Maffeo Visconti sotto pena 
di scomunica, 260 D. 

— bandisce in Asti la crociata con- 

tro Maffeo Visconti, 261 A. 

— coll’arcivescovo di Milano, altri 

vescovi, prelati, inquisitori degli 
eretici e Raimondo di Cardona 
va a Valenza e manda l’arcive- 
scovo di Milano a Bergolo a sco- 
municare il Visconti ed a spo- 
gliarlo dei suoi dominii e diritti 
di principe, 261 B-C. 

— frodolenti trattative degli amba- 

sciatori Milanesi con, a Valenza, 
261 C. 

— sconfortato della sconfitta di Bas- 

signana chiede aiuti a Giovanni 
XXII ed a re Roberto, 262 G. 

— toglie da Bassignana gli assediati, 

263 B. 

— ottiene dal papa soldati che man- 

da a Raimondo di Cardona, soc- 
corse il piacentino Obizzo Ver- 
guto di Landò, 268 C. 

— i Milanesi cacciati i Visconti man- 

dano ambasciatori a , per dare 
il dominio della città al ponte- 
fice, 263 E. 

— richiesto dai Milanesi che volesse 

andare a Milano non ci va, 264 A. 

— va a Piacenza, non riesce a pa- 

cificare Milano, 264 B. 

— nel 1323 i soldati di, escono da 

Piacenza e muovono contro Mi- 
lano, 265 A. 

— vanno a Monza, 265 B. 
Belvedere, cfr. Malamorte. 
Bendemuleno, Pereivallo. 

Benedetto XI, un frate predicatore 

di Palma è fatto Papa a.* 1808 
col nome di, pontifica solo un 
anno, 192 C. 

Benedetto Pedagno, carcerato con 
altri nella casa di Gambarello 
in Asti, 197 A. 

Benedetto di Pelletta, sindaco, 
giura per Asti fedeltà ad Enrico 
di Lussemburgo, 280 B. 


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142 


INDICI SISTEMATICI 


Benettino Damiano» tiene il baldac- 
chino nell’ entrata di Carlo d’ Or- 
léans in Asti, 22 ottobre 1447, 
28° A. 

Benevento, scontro di Carlo d’Angiò 
e di Manfredi re di Sicilia a» 158 

A. 

Bebgadano, podestà d’Asti, nel 1807 
andando a devastare Frinco sor- 
prende dei fuorusciti astigiani e 
ne prende prigionieri» 213 C. 
Bebgadano Sannazzàro, Pavese, po- 
destà di Asti, giugno 1807 (lu- 
glio, 756 d), 212 B. 

Bebgadano di Sistbi (de Sistemis» 
711 b) podestà di Asti» morto a 
Cossano» a. 1278» 161 C. 
Bergamasco» Asti acquista, a. 1292, il 
citainaticum di Bergamasco, 147 

B. 

— (soggetto ad Asti, suoi obblighi, 

692 c). 

Bergamo, questioni in, pacificazione, 
180 A. 

— Enrico di Lussemburgo vi mette 

un suo vicario, 232 A. 

— i Guelfi di, si lamentano d’ esserne 

stati cacciati ingiustamente, 284 
B. 

— accusa mossa contro Enrico di 

Lussemburgo d’ aver messo in Mi- 
lano Maffeo Visconti, in Verona 
Cane della Scala per oro, 284 C. 
(Bebgognone di Vinchio) (vende Valli 
ad Asti, 6S9 c). 

Bebgognoni (Bergognini, 745 c), la 
maggior parte dei, seguono i Ca- 
stello neH’esiglio da Asti, 200 C. 
Bergolo (cast, e vi. di, fd. d’Asti, 

693 c). 

— Ugone di Bauci entra in, 256 C. 

— Maffeo Visconti è citato da Bel- 

tramo del Poggetto a, 260 D. 

— l’arcivescovo di Milano oon 4 in- 

quisitori degli eretici a, scomu- 
nica e spoglia dei suoi domimi e 
diritti principeschi Maffeo Vi- 
sconti, 261 B. 

Bebnabdino Caze, figlio di Pietro 
nel 1316 uccide nel Mercato del 
Santo Emanuele di Piazza senza 
che nessuno ne faccia parola, 
252 A. 

Bebnabdo di Mandriano, Milanese, 


eletto vescovo d’Asti, suo in- 
gresso 20 aprile 1440, 275 D. 

Bebnabdo di M angolo, fa parte del- 
l’esercito di Filippo di Valois 
nel 1820 (1822, 805 a), 257 D. 

— per segreto accordo con Maffeo 

Visconti fa ritirare Filippo di 
Valois da Vercelli, 258 A-B. 

Bebnabdo di Monsolito, fugge dal- 
l’assedio del borgo di Bassigna- 
na e va a Valenza, 262 C. 

Be brandi, la maggior parte dà, se- 
gue i Castello nel loro esigilo da 
Asti, 200 B. 

Bebbetta Solabo, figlio di' Enrico, 
uccide colla spada uno dà Bec- 
car© di Annone, 217 D. 

Bebtbaldi, le case dei, in Asti sono 
abitate dalla maggior parte dei 
Castello, 224 C. 

Bebtbaldo, Niccolino, Boberto. 

Bebtband de Got, cfr. Clemente V. 

(Bebtandi) (la maggior parte dà, se- 
gue i Castello nel loro esigilo da 
Asti, 745 c). 

Bebtbamengo, partecipano alia lega 
contro i Solaio, 156 D. 

Bebvinà (Borana, 718 b). Bresciano, 
combatte contro Filippo sini- 
scalco di Carlo d’Angiò, 168 C. 

Bettino (Bocino, 745 c) di S. Gio- 
vanni, segue i Castello neU’esi- 
glio da Asti, 200 B. 

Biagio di Assereto, pubblico scriba, 
uomo di grande riputazione nelle 
cose navali, vince Alfonso d’À- 
ragona alla battaglia di Ponza, 
a. 1485, sua vittoria contro Pe- 
truccio Verre, 274 A. 

Biagio di Troia, milite Astigiano fatto 
prigione nella spedizione di Che- 
rasco e condotto a Fossano, 901 B. 

Bianca d’Angiò, è data da Carlo II 
in isposa a Jacopo figlio di Pie- 
tro di Aragona, 164 D. 

Bianca di Borgogna, moglie di Carlo 
di Valois poi di? Carlo il Bello, 
è imprigionata, a. 1815, per adul- 
terio, 194 D. 

Biàndrats, il conte di, ed i fratelli 
sono compresi nella pace di Fi- 
lippo d’ Acaia col march, di Ba- 
luzzo, 213 B. 

— vendono ad Asti Porcile, 248 B. 


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CBONÀCHX ASTISI 


148 


— Conti di, Emanuele, Federico. 
Bibbiena, rotta dei Ghibellini toscani 
a, morte di Buonconte di Mon- 
tefeltro e del vescovo d’ Arezzo, 
189 A. 

Biella, vi è confinato Ottone Visconti, 
159 A. 

— vi si ritira Uberto A vogadro, 259 A . 
BKiaga* , Marco Visconti va in, e reca 

molti danni ai Genovesi, ne 
fugge per la venuta di re Bo- 
berto, 255 A. 

Blenit* (Bionico, 680 c). assalito da 
Guglielmo March . di Monferrato , , 
a. 1290, 145 A. 

Bocca negra, Boccanegra. 

— Astigiano, muore a Quattorde, 

223 C. 

Boccono Francesehino. 

Bogonato (Deconato, 725 b), araldo 
astigiano, 181 E. 

Boemi, soldati di Sigismondo, minac- 
ciano di darsi alla rapina in To- , 
scana per mancanza di danaro, 
272 B. 

Bollkquilebio, Percivallo. 

Bologna, è tributaria di <3arlo d’An- 
giò, 158 D. 

— prende prigione Enrico figlio di 

Federico H, che vi muore in car- 
cere ai tempi di Guglielmo Ven- 
tura, 172 B. 

— lotte fra Guelfi e Ghibellini, vi do- 

minano i Guelfi, 180 A. 

•Bon accolsi, Rinaldo Passerino. 
Bonifacio Vili, pontefice, confina in 
Asti Guido conte di Montefeltro, 
188 B. 

— spinto dalle istanze di una turba 

di pellegrini bandisce il giubileo 
per il 1800, 191 0. 

— riceve grossissime somme di da- 

naro dai pellegrini, stabilisce che 
il giubileo si rinnovi ogni cento 
anni e ne pubblica il deoreto , 
192 B. 

— muore nel 1302, 192 G. 

Bonifazio di Alessandria, induce 

gli Alessandrini a ribellarsi a re 
Roberto, licenziano Ugone di 
Bauci, 247 C. 

Bonifazio di Alice, acconsente che 
Ugone di Bauci entri in Ber- 
golo, 256 C. 


(Bonifazio) (Astigiano, vescovo di 
Masio , Rocca , Isola , e della 
quarta parte del contado di Ser- 
ralunga, 688 c). 

Bonifazio Guttdario, (Lavolio, 759 
a), è preso prigioniero dagli Asti- 
giani nella sortita da Incisa, 214 
C. 

Bonifacio II di Monferrato, guer- 
reggia contro gli Astigiani, 141 
C. 

— sua guerra con Asti, a. 1191, 190 

C. 

Bonifazio IV di Monferrato, figlio 
di Gian Giacomo, succede a Gian 
Giacomo morto nel 1445 , 276 

D. 

Bonifacio Pajari (Povarino, 771 d), 
console di Astiasi reca in Alba 
presso re Roberto per trattar al- 
leanze con lui, accolto con onore 
in Alba da re Roberto che pro- 
fessa la sua stima per gli Asti- 
giani, 225 D. 

Bonifacio Pallido, figlio di Daniele 
Pallido , edifica il castello di 
Monte Marcido, a. 1817, 252 D. 

— fatto dagli Astigiani prigioniero a 

Monte Marcido, 252 E. 

Bonifacio Solaro, detto Povarino, 
causa della discordia coi Gut- 
tuari, 156 G. 

Bonino, scacciato dalla Rocca da Ge- 
nesino e Manfredo di Rocca ri- 
para in Asti e promuove una 
spedizionò astigiana contro Roc- 
ca, 202 B. 

Bonsignore, Niccolò. 

Borbore, cfr. Burbure. 

Bordeaux (Bordello), Clemente V pri- 
ma di esser pontefice era arcive- 
scovo di, 187 B, 192 C. 

— Arciv: Bertrando di Got. 

Borgo degli Apostoli, in Asti, v’en- 
trano nel 18 J 7 Filippo di Sa- 
voia e Manfredi di Saluzzo, loro 
partenza, 253 A. 

— è distrutto da una inondazione , 

254 B. 

Borgo S. Dalmazzo, Manfredo di Sa- 
luzzo e Filippo di Savoia vanno 
a, per salvar Cuneo, fallito il 
tentativo ritornano a Fossano, 
248 C, 


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144 


IHDI<h SISTEMATICI 


— Beltramo del Poggetto annunzia 

all’abbate di, la sconfitta di Bas- 
signana, 262 0. 

— (il conte Uberto investe il comune 

d’Asti di, 694 d). 

Borgo S. Giovanni, vi sono accampati 
contro Pavia i Milanesi, Pavesi, 
il march, di Monferrato ed i fuo- 
rusciti astigiani, 201 B. 
Borgogna, Bianca, Margherita. 
Borgognone , alcuni dei , stanti in : 
Riva sono nel 1817 presi prigio- I 
nieri dagli Astigiani, 258 C. 
Borgomale, (fd. di Asti, 691 c). 

— tolto dai Castello ad Oddone, 
march, del Carretto, 198 B. 

Borgorato (Borgiratto , 688 c) , vi. 
compresa nel territorio di Asti, 
a. 1190, 148 B. 

Bornigo (Coringo, 729 b), di Bruge, 
tessitore, conducendo operai, in- 
sorge contro la dominazione fran- 
cese, 185 D. 

Borsa, ad Asti assolda, soldati spa- 
gnuoli, 161 C. 

— assolda Astigiani , Spagnuoli , il 

march, di Monferrato, 161 D. 

— è richiesta dal conte d'Artois per 

liberar prigionieri, 162 B. 

— in Chieri, fornisce mezzi ai soldati 
nella lega con Asti, a. 1274, 162 D. 

— in Asti, stipendia Amedeo di Sa- 

voia, 168 A. 

Bosco, Ricciardo Gambatesa ed Ugone 
di Bauoi nel 1816 entrano paci- 
ficamente in, 247 D. 

— è preso colla forza ed arso da 

Marco Visconti, 247 E. 

— i soldati provenzali pagati da Asti 

entrano pacificamente in, 251 D. 

— è proso ed incendiato da Marco 

Visconti, 251 E. 

— spedizione di Rinaldo di Dresnay 

contro, riceve soccorsi da Milano 
e da Alessandria, 278 0. 

— liberata colla sconfitta di Rinaldo 

di Dresnay, 273 D. 

(Sosia) (fd. di Asti, 698 b). 
Bottigliera d’Asti, presa ad Asti dal 
conto di Biandrate pel march. 
Guglielmo di Monferrato , a. 
1289, 145 A. 

— confine del territorio d'Asti ai 

tempi d’Oggiero Alfieri, 152 A. 


— sua costruzione, 187 B. 
Bovbrio, Ottone. 

(Boves) (il conte Uberto , ne investe 
il comune d’Asti, 695 a). 

Bra, confine del territorio d’Asti ai 
tempi di Oggiero Alfieri, 152 À. 
Brabante, carestia del 1815 nel, 226 
E. 

— il duca di, nel 1810 accompagna 

Enrico di Lussemburgo in Ita- 
lia, 229 D. 

— Giovanni. 

Bràjà, Pietro. 

Braida, Corrado. 

Bremida, incontro di Guglielmo di 
Monferrato coi Pavesi, 167 A. 
Brenno , amplia Asti , fonda Pavia, 
Milano e molte altre città d’Ita- 
lia, 189 B. 

— (Sassone, primo straniero ad in- 

trodurre l’esercito e la guerra in 
Italia, 678 a). 

Brescia, scambiata col legato del Papa 
ed altri Guelfi prigionieri, 154 D. 
— - fa lega con altre città contro Gu- 
glielmo di Monferrato ed il conte 
di Làngosco, 166 E. 

— fa convenzioni con Asti, 167 C. 

— dominata dai Guelfi, 180 A. 

— Enrico di Lussemburgo manda 

un suo vicario a, 282 B. 

— Enrico l’assedia nel 1811, 288 A. 

— strazio fatto di Tibaldo Brasato 

dagli imperiali, rappresaglie cru- 
deli dei Bresciani, 288 B. 

— tre cardinali per patto introduco- 

no Enrico in, questi ne esige 
danaro, ne abbatte le mura e 
poi la lascia, 288 C. 

— guerre civili e rovine della parte 

guelfa, 284 B. 

— sommossa notturna nel 1816, cac- 

ciata della parte ghibellina, 248 
D. 

Bressani, Bastardo. 

Brevari (Barruari, 711 b), gli Asti- 
giani ne assoldano 1500, dopo 
la rotta di Cossano, 161 A. 
Brigte, (Bosia del Ponzo, 745 d), se- 
guono i Castello nell’ esigi io da 
Asti, 200 C. 

Brina , in Asti, distrugge tutte le viti, 
4 maggio 1448, 274T C. 

Bruge, insurrezione contro i Franoe- 


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CRONACHE A STESI 


145 


si iniziata da Pietro Oomigo (Co- 
ringo , 729 b), estesa a tutte le 
città della Fiandra, 186 A. 

(Brnsaporeello) (il conte Uberto , ne 
investe il comune d’ Asti, 694 d). 

Bbusato Tebaldo. 

Bugella, cfr. Biella. 

Buonconte di Montepeltbo, figlio 
di Guido di Montefeltro , sua 
morte a Bibbiena per la vittoria 
dei Guelfi sui Ghibellini toscani, 
189 A. 

Bcoso da Doaba, scacciato da Cre- 
mona come ghibellino, 179 B. 

Barbare, fiume, confine del territorio 
d’Asti ai tempi di Oggiero Al- 
fieri, 151 B. 

— i Solaro si avanzano contro Asti 

fino al, 196 C. 

— guasta i beni dei Mignani ed entra 

in Tanaro, 254 B. 

Bargolo, si pon e sotto la signoria di 
Carlo Vii, 278 E, si pone sotto 
il dominio di Milano, 279 A. 

Burgundi, vanno a combattere contro 


Cachebani di Airazio, (Cacatrani 
di Abacio , 745 o), la maggior 
parte segue i Castello nell'esiglio 
da Asti, 200 C. 

Cachebani di Bocca, (Cacatbani 
di Bocca , 745 c) , la maggior 
parte dei, seguono i Castello nel- 
Tesiglio da Asti, 200 C. 
Calianetto , villa , posseduta da Asti 
nel 1190, 148 B. 

(Cagna) (cast, e vi. di, fd. Astigiano, 
698 d, 694 a). 

Calabria , Carlo d’Angiò incoronato 
re di, 157 D. 

— (Boberto, duca di, 714 c). 

— è assalita da Federico d’ Aragona 

signore di Sicilia, 252 A. 
Calamandrana, battaglia fra Astigiani 
e Alessandrini l'anno 1225, 142 
B. 

— (vi. di, a cui in parte è soggetta 

Nizza, 692 b). 

— (cast, e vi. di, fd. Astigiano, di- 

strutti da Alessandria ohe ne 
oonduoe via gli abitanti, 692 d. 

40 — Indici tUUmaiici 


Asti per liberarvi il conte Tom- 
maso consegnato agli Astigiani 
dai Torinesi, si intimoriscono 
dell'esercito Astigiano e fuggono, 
si ordinano a battaglia sul 8an- 
gone contro gli Astigiani, poi 
presi da timore fuggono vilmente, 
189 D. 

Bunii, seguono i Castello nell’esiglio 
da Asti, 200 C. 

Bussila, combattimento fra i Genovesi 
ed Opecino Spinola nel 1816, 
250 C. 

Busca, (mrc. di, sgr. di Cossano e 
Bocchetta di Cossano, 691 b). 

— guerra con Asti e perdita di Boc- 

chetta di Cossano, 691 c). 

— (tengono 8. Stefano di Cossano, 

poi è lor tolto per la guerra ed il 
tradimento contro Asti , 698 a. 

— signori: Giorgio, Baimondo Be- 

langero, Jacopo, Manfredi. 
Buzala, v. Buzola. 

Buzola, vi è esigliato Manfredino Bec- 
caria, 170 A. 


— gli Astigiani sono sconfitti dagli 

Alessandrini, a. 1226, 190 D. 

C alan di , Astigiani , sconfiggono i 
fuorusciti nella loro sortita da 
Incisa, 214 B. 

Calllano, il cast, è acquistato da Asti, 
147 A. 

— confine del territorio d’Asti ai 

tempi di Oggiero Alfieri, 152 A. 

— venduto ad Asti, 169 B. 

— i contadini di, cedono il paese a 

Giovanni di Monferrato, 197 A. 
Calosso, i fuorusciti Astigiani pren- 
dono ed uccidono in diverse volte 
più di 50 uomini di, 215 A. 

— (vi. di, 692 a). 

Camerano, villa, appartenente ad Asti, 
a. 1190, 148 A. 

Campofbegoso, Battista, Tommasino. 
Canale, (vai) , confine del territorio 
d’Asti ai tempi d’ Oggiero Alfieri, 
151 B. 

— (Canelli, 747 b), posseduta da fuo- 

rusciti Astigiani, 202 A. 

— (quelli di, in Bivali sono feriti dai 


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146 


INDICI SISTEMATICI 


ministri del principe d’Àcaja, 
761 d). 

Canavese, posseduto dal marchese di 
Monferrato, a. 1289, 144 C. 
Cane della Scala , Enrico di Lus- 
semburgo è accusato d’aver po- 
sto, in Verona per denaro mentre 
era sempre stato tiranno della 
città, 234 C. 

— soccorre Galeazzo Visconti nel 

1324 all’assedio di Monza, 266 

D. 

Canelli, villa, appartenente ad Asti 
1190, 148 B. 

— (dom. di Asti, 692 a) 

— (sgn. di, lor dono ad Asti, 692 d). 

— (vnd. di, ad Asti, 693 c). 

— il castello di, è donato dagli Asti- 

giani a Baimondo d’incisa, 193 
B (747 b). 

— i fuorusciti Astigiani escono di 

Incisa, passano a, 214 B. 

— (gli alleati di Regaudo dei Rotarii 

di, in Rivali sono feriti dai mi- 
nistri di Filippo principe d’A- 
caja, 216 E. 

— (gli alleati di Regaudo Rotario, 

oioè quelli di Canale in Rivali 
sono feriti dai ministri del prin- 
cipe d’Acaja, 761 d). 

— Barberio de Septimis è uociso da 

nno di (Romitta di, 721 b), 269 
B. 

Caneto, v. Carretto. 

Canetto, quelli di Castello diroccano le 
case di quelli di, 198 B. 
Canevanuova, Osa di, 

(Cani) (Casalesi, mandati in esiglio da 
Ugone di Baucio siniscalco di 
Roberto re di Sicilia, 787 a). 
Canonica , luogo in Asti dove si sep- 
pellivano i morti, 216 B. 
Capellino Zembalbo , dà il segno 
della rivolta ai nobili pavesi nel- 
P incontro con Guglielmo di 
Monferrato, 167 A. 

Capitani del popolo , Oberto Spinola 
in Asti, a. 1275, 163 A. 

— Guglielmo di Monferrato a Mi- 

lano, 165 D. 

— Guglielmo di Monferrato a Pavia, 

167 B. 

— Manfredo Beccaria a Pavia, 167 

B. 


— Maffeo Visconti a Milano, 167 0. 

— Alberto Scoto a Piacenza, 167 0. 

— Oberto Spinola ed Oberto Dona 

in Asti, a. 1270 circa , 181 A. 

— a Genova, Corrado Spinola, 181 D. 

— a Genova, Corrado Boria, 181 D. 

— ad Asti, Lanba Doria, 181 E. 

— a Genova , Opecino Spinola e 

Bernabò figlio di Branca D’O- 
ria, 182 C. 

— in Asti Robersaro (Robertone , 

727 b) 183 C. 

— in Alessandria , Guglielmo Invi- 

ziato, 183 C. 

— in Asti , Guido di Montefettro , 

188 C. 

— (in Pisa , Guido di Montefeltro , 

723 a). 

— in Asti, Faravello Doria, 197 A. 

— in Asti per tre anni, Filippo d’A- 

caia, 202 A. 

— in Asti Raimondo di Terzago 
milanese, 206 C, 216 A. 

— (in Asti Ivano Beccaria, legista, 

752 b). • 

— in Asti, Gabrio della Torre, a. 

1306, 208 A. 

— a Genova, Opecino Spinola, a. 

1306, 208 B. 

— in Asti a. 1307, Pagano di Car- 

nusco, 212 B. 

— in Asti nel 1309 Robertono Trotto, 

228 C. 

— in Alessandria Guglielmo degli 
Inviziati, 229 D. 

— a Milano , Guido della Torre , 

231 B. 

— a Genova Carlo de’ Fiaschi e Ga- 

spare Grimaldi, 254 B. 

— a Milano , Maffeo Visconti poi 

Galeazzo suo figlio, 262 C. 
Capite Nigbo, Tommaso. 
(Caprajollo) (relazioni con Isola, 638 

à). 

Capre, Rodolfo. 

Caragllo , uccisione fatta dai parti- 
giani del marchese di Saluzso, 
245 D. 

Cardinal di Cipro , suo arrivo in 
Asti al tempo dell’ indulgenza di 
Eugenio IV a. 1440, 276 C. 
Cardona, Raimondo. 

Carentino, Asti acquista nel 1292 il ci- 
tainaticum d]»Carentino, 147 B. 


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CRONACHE A8TESI 


147 


— (soggetto ad Asti, suoi obblighi, 

692 c). 

Carestia, del 1815 in Allemagna, 0- 
knda, Fiandra, Austria, Bra- 
b&nte, Lorena, Francia, valóre 
assunto dal frumento e dal vino, 
mancanza assoluta di comme- 
stibili, pioggie abbondanti, epi- 
demia susseguente, 226 E, 227 
A-B. 

Cakiocio, Luigi. 

Carlevamen (Corteramen , 711 d). vi 
sono presi prigionieri uomini di 
Oorzano, 162 A. 

Cablo I d’Angiò, re di Sioilia, conte 
di Provenza e fratello del re di 
Francia , suoi possessi in Pie- 
monte , fa guerra nel 1261 con 
Asti, composizione delle sue mi- 
lizie, suoi acquisti, 148 B. 

— visitato da Giovanni marchese di 

Monferrato a cui si dice avesse 
promesso la figlia in isposa, 1 46 B . 

— non dà in isposa a Giovanni di 

Monferrato sua figlia perciò è 
lasciato da questo, 152 B. 

— sua parentela, tenta di soggiogare 

la Sicilia nel 1264 per invito 
di Urbano IV, spedizione mili- 
tare e fermata dell’ esercito in 
Asti, 157 C. 

— fa lega cogli Astigiani, viene a 

Boma ove è bene accolto, fatto 
senatore e nel 1266 con Beatrice 
incoronato re di Sicilia, Apulia, 
Calabria e Gerusalemme sotto 
certi obblighi, 157 D. 

— s’avanza verso Napoli, s’incontra 

con Manfredi presso Benevento 
a Ponte di Ceperano, sua vitto- 
ria, 158 A. 

— sconfigge Corradino nel 1268 , lo 

fa decapitare con sua infamia, 
s’inorgoglisce , va a combattere 
in Barberia e si fa tributario 
Tuneto nell’ a. 1270, è fatto re 
di Gerusalemme, ma non la può 
soggiogare. Manda milizie in 
Alba. Riceve due volte tributo 
dagli Astigiani perchè abbiano 
tregua, 158 C. 

— soggioga Alba, Alessandria, Ivrea, 

Torino , Piacenza , Savigliano , 
rendasi tributarie Bologna, Mi- 


lano e la maggior parte delle città 
di Lombardia. È odiato dagli 
Astigiani , è in discordia ool 
march, di Monferrato, a. 1270, 
gli arreca gravi danni. Assedia 
Nizza per 40 giorni, nè la può 
avere, 158 D. 

— passa a Tunisi nel 1270 per com- 

battere i Saraceni, suo ritorno, 
dannosa burrasca sofferta, 159 
C. 

— osteggia sempre Guglielmo di 
Monferrato, ne prende Aqui e ne 
tiene assediato cogli Alessandrini 
il castello, 160 B. 

— gli si oppone la lega di Asti, Pavia, 

Genova e Guglielmo di Monfer- 
rato, 160 C. 

— i dominii di, sono guastati dagli 

Astigiani, 162 A. 

— ministri di, cacciati da Astigiani, 

e Chieresi, 162 D. 

— gli è alleato Tommaso' di Sa- 

luzzo che poi per patti lo com- 
batte, 168 A. 

— Alba, Cherasco, Savigliano, Mon- 

dovì e Cuneo si sciolgono dal suo 
dominio, 168 C. 

— punizione di Dio per i danni re- 

cati agli Astigiani, 164 A. 

— dopo i Vespri va dall’Apulia ad 

assediar Messina ma non vi rie- 
sce , danni ricevuti da Pietro 
d’ Aragona, 164 B. 

— muore di dolore a. 1284 per i suoi 

insuccessi ed è sepolto in Napoli, 
164 C. 

— (lascia 7 figli: loro nomi e di- 

gnità, 714 c). 

Carlo II d’ANGiò, succede a Carlo I, 
suo fisico , danni ricevuti da 
Pietro d* Aragona , fa pace e 
stringe con lui parentela, 164 D. 

— restituisce per danaro i prigio- 

nieri agli Astigiani e fa pace con 
loro, 165 A. 

— tenta di riacquistare il dominio 

in Piemonte, sua sconfitta, Pie- 
tro Braia è capitano delle sue 
milizie, 166 B. 

— è visitato da Giovanni di Mon- 

ferrato, 169 B. 

— rifiuta di dar in moglie la figlia a 

Giovanni di Monferrato, 170 B. 


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148 


INDICI SISTEMÀTICI 


— richiesto da Asti per aiuti manda 

Guglielmo di Montebello e la li- 
bera dalla soggezione dei mar- 
chesi di Monferrato, 171 A. 

— muore e vien sepolto in Napoli, 

a. 1809, 184 C. 

— re di Sicilia, manda ambasciatori 

ad Alba, ad essi prestano giu- 
ramento gii Albesi e quelli degli 
Astigiani che erano esuli in Alba, 
nel partire d’Alba sono insidiati 
e danneggiati da quelli d’Asti, 
197 D. 

— avvisa gli Astigiani di non recar 

danno nò agli Albesi nè a quelli 
che abitano in Alba perchè suoi 
fedeli, 197 E. 

— nel 1805 manda Rinaldo di Leto 

in Piemonte con soldatesche, 
205 A. 

— Filippo d’Acaia si scusa di aver 

attentato alla libertà d’Asti pel 
timore che Carlo volesse diven- 
tarne signore, 207 B. 

— manda Egidio procuratore gene- 

rale in Asti per confermarvi la 
lega contro il marchese di 8a- 
luzzo, 209 C. 

— gli Astigiani accettano lietamente 

la lega con lui, viene pur fatto 
invito d’ entrarvi al principe di 
Acaia, 209 D. 

— trattato con Asti, non riesce ad 

indurre alla lega il principe di 
Acaia, 210 A. 

— sua ira contro di lui perchè non 

accondiscese al trattato, manda 
suo figlio ad occupargli la Morea, 
• si rifiuta di restituirgliela, 210 
B. 

— Teodoro ed il conte Filippone ten- 

tano di prendergli Lu, di cui è 
signore, 212 B. 

— riceve a Marsiglia come prigio- 

niero il conte Filippone, 212 C. 

— suo trattato con Opecino Spinola 

per riottenere il dominio della 
Sicilia, gli cede il conte Filip- 
pone, 212 D. 

— compone la pace fra il march. 

di Saluzzo ed il principe d’A- 
caia, nella quale sono compresi 
molti signori, 218 A. 

— muore, a. 1808, gli succede nel 


trono il terzogenito Roberto , 
224 E. 

Carlo d’ Angiò, figlio di Filippo prin- 
cipe di Taranto, è mandato dallo 
zio Roberto re di Napoli in aiuto 
di Firenze contro Ugucoione della 
Faggiuola, 240 A. 

— sua morte nella sconfitta di Monte 

Catini, 240 B. 

Carlo IV il Bello, marito di Bianca 
d i Bo rgogna, 194 D. 

Cablo VII, re di Francia, Tommasmo 
de’ Tebaldi, ambasciatore di Fi- 
lippo Maria Visconti a, die. 1440, 

277 A. 

— Filippo Maria Visconti offre a, 

la signoria d’Asti per averne 
aiuti contro i Veneziani, 277 
A-B. 

Carlo dei Fieschi, fatto capitano di 
Genova, 254 B. 

Carlo Gonzaga , Framoeeco Sforza 
cede a, 500 cittadini Piacentini 
prigionieri, 279 D. 

(Carlo Martello) (re d’Ungheria fi- 
glio di Carlo d’Angiò, 714 c). 
Carlo di Orléans, signore d’Asti nel 
1419, 269 A. 

— sgn. di Asti per ragione della madre 

Valentina Visconti, essendo pri- 
gioniero in Inghilterra manda il 
bastardo d’ Orléans a chiederne 
la restituzione a Filippo Maria 
Visconti , dominante in Asti dal 
1422, rifiuto di questo, 277 B- 
C-D. 

— i cittadini e i feudatari di Asti 

giurano fedeltà a Carlo VII, 
salvi i diritti di, a. 1447, 278 A. 

— Rinaldo di Dresnay pretende il 

dominio di Milano a nome di, 

278 B-C. 

— ingresso di, in Asti, 22 ottobre 

1447, 279 E. 

— parte da Asti e ritorna in Francia 

lasciando per suo governatore 
Rinaldo di Dresnay, 280 A-B. 

— manda oratori a Milano perchè 

persuadessero i Milanesi a ri- 
dursi sotto il dominio suo, ma i 
Milanesi ricusano, 280 B-C. 

— riceve Asti in dote da Galeazzo 

Visconti, a. 1886, 282 A. 
Carlo di Valois, conte d’Ataafon, fi* 


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CRONACHE A 9TB 81 


149 


gliodi Carlo di Valois, nel 1320 
(1822, 805 a), va a Cuneo, muo- ! 
ve su Asti, 257 D. j 

— padre di Filippo , e di Carlo , ; 

257 D (805 a). 

Carmagnola, danni arrecati a, da Fi- | 
lippo principe d’Acaia che con- 
duceva gli Astigiani, 203 C. • 
Cabnoto (Carloto, 771 d), console di 
Asti recasi in Alba presso re 
Boberto per trattar di alleanza 
con lui, ne è accolto con onore, 
Roberto professa la sua stima 
per gli Astigiani, 225 D. 
Carpentras, morte di Clemente V a, 
a. 1813, conclave dei cardinali 
a, aprile 1314, 194 Af 

— scisma e lotta tra Italiani e Fran- 

cesi, incendio di parte della città, 
194 A-B. 

— dispersione de’ cardinali per la 

provinola e rottura del conclave, 
194 B. 

— dissensi dei cardinali nel 1316 

per l’elezione del successore di 
Clemente V in causa della ucci- 
sione avvenuta in, 252 C. 
Carretto (Canato, 720 b), cacciati co- 
gli altri Guelfi da Asti, a.l 296, 
si fermano in Alba per opera di 
Ottone del Carretto , 170 C. 

— il marchese del, nel 1316 fa tregua 

con Asti, 249 B. 

— alcuni dei, coi Genovesi nel 1822 

prendono Albenga, 264 D. 

— march, del : (Jacopo) , Enrico , 

Manfredi , Manfredino , Oddone 
(Oddone). 

Caruto, Maineri. 

Osta degli Apostoli , in Cravaraglio, 
vi dorme due notti Guglielmo di 
Monferrato, 168 A. 

Casale, Teodoro di Monferrato va a 
Casale, 208 B. 

— Enrico di Lussemburgo va a, vi 

è accolto con festa, la città gli 
promette fedeltà e gli dà tributo , 
281 A - 

— Ugone di Bauoio siniscalco di re 

Boberto prende, vi mette il fuoco 
(ne scaccia i Cani , 787 a) , la 
città poi promette fedeltà a re 
Boberto, 242 C. 

— nel 1816 si sottraggono al domi- 


minio dei paesi e di re Boberto 
e si sottomettono a Teodoro di 
Monferrato, gli Astigiani perciò 
li assalgono e sono vittoriosi 
(vinti, 794 a) 248 A-B. 

— conquistato dai collegati Giovanni 

march, di Monferrato, Manfredi 
march, di Saluzzo e Filippone 
conte di Langosco, 170 C. 

— distrutto, a. 1215, 190 £>. 

— Preso da Francesco Sforza, a. 

1431, 271 D. 

— Gian Giacomo di Monferrato in, 

a. 1432, 272 B. 

Casale di S. Evasio, cfr. Casale. 
Casale, Vacone. 

Casalupa, Guglielmo. 

Cosane , cfr. usure. 

Casclano (S.), preso, è distrutto Rite- 
nuto, 788 a) da Enrico di Lus- 
semburgo, 239 A. 

Casinasco, i fuorusciti Astigiani usciti 
d’incisa muovono verso, 214 B. 

— le forze adunate in, sono più po- 

tenti di quelle astigiane, 214 C. 

— morte di Luigi Guttuario a, 216 B. 

— posseduta dai fuorusciti Astigiani, 

202 A. 

Casino, Niccolino. 

C asoli, Giovanni. 

Casorzo, cfr. Casurcio. 

Cassano, cfr. Cossano ; scontro di Marco 
Visoonti con Baimondo di Cor- 
dona presso, 265 B. 

— presa di, die. 1446, 277 A. 

— (Cossano, 682 a) feudo di e. Ste- 

fano dato ad Asti, a. 1292, 146 C. 
Casseno, Antonio. 

Gasseno Salimbeni, ha comune balìa 
da Asti, si mostra tiranno e tras- 
cura gli arbitrii dell’imperatore, 
248 B. 

Cassinasoo, cfr. Casinasco. 

Cassine, combattimento degli Alessan- 
drini coi loro fuorusciti entrati 
in, 245 B, C. 

Cassone della Torre , sua orudele 
morte nelle contese coi Milanesi, 
166 A. 

Castagnole, contea di, ceduta ad Asti, 
142 A. 

— assalita da Guglielmo march, di 

Mpnferratp, 145 A. 

— ceduta ad Asti, a. 1292, 146 C. 


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150 


INDICI SISTEMATICI 


— acquistata da Asti, 147 À. 

— (recente possesso d’Àsti per patto, 

690 a). 

— compera Mayolo , Petino , Fari- 

nerie da Manfredi march, di Lan- 
cia, 690 B). 

— (donazione d’Ottone Boverio, 691 

a). 

— presa da Asti, 169 B. 

— presa da Asti, a. 1177, 190 0. 

— non vuol soccorrere Asti, 196 E. 

— i Nizzardi vogliono distruggere, 

244 E. 

— battaglia fra i cittadini Astigiani 

ed i fuorusciti a, 254 A. 

— (vnd. di, 691 b). 

Castagnole, Francesco di. 

Castano, signori: Emanuele. 

— (cast, e vi. di, fd. di Asti, 691 c). 

— (comprato dai Gutuarii ad Ema- 

nuele di, 691 c). 

Castelalfleri, villa, compresa nel ter- 
ritorio di Asti, a. 1190, 148 B. 

— sua posizione rispetto ad Asti e 

sue relazioni con questa, 149 A. 
C&stelfrinoo, Antonio Turco di Ca- 
stello, sgr. di, 269 B. 

— il march, di Monferrato, se ne 

impadronisce, 15 giugno 1431, 
contro Gabriele Turco, 270 C. 

— signori: Antonio Turco di Ca- 

stello. 

Castel delPOvo, presa di, per opera di 
Renato d* Angiò, duca di Lorena, 
272 D. 

Castellatimi v. Castellasse. 
Castellasse, finitimo ad Asti, 139 A. 

— Ricciardo Gambatesa ed Ugone 

di Bauoi nel 1316 entrano in, 
247 D. 

— è preso colla forza ed arso da 

Marco Visconti, 247 E. 

— i soldati provenzali pagati da Asti 

entrano in, 251 D. 

— è preso ed incendiato da Marco 

Visconti, 251 E. 

— si pone sotto il dominio di Carlo 

VII, 278 C. 

— si pone sotto il dominio di Mi- 

lano, 278 E, 279 A. 

Castellerò, i Castello muniscono, per 
difendersi dai Solaro, 242 A. 
Castelletto di Genova, rimane per 
alouni giorni fedele a Filippo 


Maria Visconti , poi è preso e 
distrutto dai Genovesi, 274 C. 
Castellinaldo, Oddone. 
Castelllnaldo , confine del territorio 
d’Asti ai tempi d’Oggiero Alfieri, 
151 B. 

(Castellino) (Azone di, per patto fa sì 
che gli uomini di Monte Lenzio 
abitino in Montegrosso, 689 d). 
Castello, i Tilio promettono di edifi- 
care, ad Asti, 204 C. 
Castello, obbligano Oddone march, 
del Carretto a lasciare l’uffizio 
di podestà in Alba, 196 A. 

— eccessi dei, 198 A. 

— si mostrano dolenti dell* aver Asti 

ceduto a Giovanni di Monferrato 
la villa di Tonoo, 196 E. 

— cacciati da Asti, 197 A. 

— fanno esiliare molti del popolo, 

A-B. 

— son seguiti da Franoescotto di 

Bolaro, 197 B. 

- — Espellono Franoescotto di Bolaro, 
197 C. 

— tendono insidie agli ambasciatori 

di Carlo re di Sicilia mentre 
vengono da Alba, 197 Q. 

— prosperità dei signori di, 193 C. 

— temono i marchesi di Monferrato 

ed i Solaro e sono aiutati dal 
conte Quardo (Isnardo, 743 c), 
sono molestati dai Solaro, 193 D 
e 198 E. 

— perdono il principato in Asti, 199 

A. 

— muovono contro i Solari e li met- 

tono in fuga, ma questi aiutati 
dal popolo presso il monastero 
di 8. Anna si rivoltano e riecac- 
ciano i Castello fino alla porta 
dell’Arco, ove muore Facino Ot- 
tino, 199 C-D. 

— si ritirano nel proprio castello e 

soppraffatti escono la maggior 
parte da Asti e si dirigono verso 
il Monferrato, 199 D-E. 

— sono lapidati dal popolo , 200 A. 

— partigiani ohe li seguirono , 200 

B-C. 

— le case dei, sono depredate ed arse 

dai Solaro, i partigiani dei, ri- 
masti in Asti , aiutano segreta- 
mente i, 200 D. 


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ORONACHfc ASTÀSI 


151 


— vengono ohiamati Forenses, 200 

E. 

— i Bolaro nell’ anno del loro ri- 

torno daU’esiglio diroccano tutte 
le case dei, 217 D. 

, — sono obbligati dall’accordo fatto 
coi fuorusciti dopo la rotta di 
Quattorde nel 1309 ad abbando- 
nare Guglielmo Turco se non 
ubbidisce, 224 A. 

— nel 1310 dai Solaro favoriti dal 

principe d’Acaia sono assaliti 
nelle case dei Bertraldi , oon 
pochi escono d’Asti e si ritirano 
a Masio, 224 C. 

— sono ricondotti in Asti con altri 

Ghibellini da Enrico di Lussem- 
burgo contro la volontà dei So- 
laro e degli altri Guelfi/ 230 A. 

— impunità d’ alcuni dei , tumul- 

tuanti vengono assaliti da alcuni 
banditi e ne muore Manfredo 
Schetino (Settimi, 786 c) , for- 
tificano Castellerò (castello, 786 
c), 242 A. 

— i Solaro col popolo tentano in- 

vano di batterli, secondo felice 
tentativo di batterli per mezzo 
di Ugone di Baucio siniscalco di 
Roberto re di Sicilia, 242 B. 

— sgn. di : Alberto Guttuario, An- 

tonio Turco , Gabriello Turco , 
Giovanni Turco, Pietro. 

Castello dei Ss. Apostoli di Capra - 
iogliOy vi fu ospitato Guglielmo 
di Monferrato nel 1290, 145 A. 
Castello del vescovo (Castrum epi- 
scopi) limite della città di Asti, 
139 A. 

Castelnuovo, acquistato, a. 1274, da 
Asti, 144 B. 

— Asti acquista, a. 1292, il Citai - 

naticum di , 147 B. 

— (soggetto ad Asti , suoi obblighi, 

692 b). 

— uomini di, trasportati a s. Da- 

miano, 163 D. 

— crudeltà dei fuorusciti Astigiani 

contro, 215 B. 

— venduto dal conte Guarnieri a Gu- 

glielmo Vacca, 244 B. 

— Opecino Spinola nel 1816 dimora 

in, 248 E. 

Oastblnuovo, Bastardo. 


(Castelnuovo Calcea) (recente possesso 
d’Asti, sue relazioni con questa 
città, 689 c). 

Castelnuovo di Rivalba , la quinta 
parte di, acquistata da Asti nel 
1292, 147 B. 

— confine del territorio d’Asti ai 

tempi di Oggiero Alfieri, 152 A. 

— una quinta parte di , è resa al 

march di Monferrato dai si- 
gnori di Asti, 196 D. 

(Castel Tigliano) (feudo del comune 
d’Asti, sua posizione, relazioni 
oon Isola, 639 a). 

Càsteno, Salembino. 

Castiglione, Guarnieri. 

Castiglione, villa posseduta da Asti 
nel 1190, 148 B. 

— quelli di , si fanno sudditi del 

principe di Acaia, 211 C. 

(Castiglione di Tinella) donazione di 
Ottone Boverio march., 691 a). 

Castino, confine del territorio d’Asti 
ai tempi di Oggiero Alfieri, 151 
B. 

(Castiglione d’Àlba) (fd. d’Asti, 691 d). 

Castiglione di Romano, presso Celle, 
appartenente nel 1190 ad Asti, 
148 A. 

Castrum Aynaldum, v. C astelli naldo. 

Casurcio, devastato dagli Astigiani, 
loro vittoria sul march, di Sa- 
luzzo, 208 D. 

Catalani, opposizione dei Milanesi al 
testamento di Filippo Maria Vi- 
sconti per non cadere sotto i, 
276 C. 

Catalano Alfieri, circa 500 (50, 
790 a) stipendiai di , combat- 
tono in Val Tinella contro i Niz- 
zardi e ne fanno 50 prigioni, 
244 E. 

Catalano Caze, gli è da Asti data 
comune balìa, si mostra tiranno 
e non tien conto degli arbitrii 
dell’imperatore, 248 B. 

Catalano Solaro, nell’adunanza de- 
gli Astigiani protesta contrb la 
conciliazione dei fuorusciti co- 
gli Astigiani, 215 D. 

Catalogna, soldati di, nel 1317 mili- 
tano nell’esercito di Asti, 258 B. 

— Impresa dei soldati di, tenuti da 

Asti per liberar Veroelli, 258 D. 


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152 


INDICI SISTEMÀTICI 


Catena, Jacopo, Bob&udo. 

— prendono parte alla lega dei Be- 

chinoinere contro i Solaro, 156 
D. 

— tutti quelli di, seguono i Castello 

nell’esiglio da Àsti, 200 C. 
Caterina, (S.) sepoltura di Oberto Spi- 
nola in, 181 D. 

(Gatlrara Prinengo) (milite asti- 
giano fatto prigione nella spedi- 
zione di Cherasco e condotto a 
Fossano, 746 c). 

Catone, Guglielmo Ventura nel suo 
testamento consiglia ai figli di 
leggere i distici morali di, 228 A. 
Cattane i, esiliati da Milano, 158 D. 

— entrano furtivamente a Vercelli, 

159 A. 

Cattedrale di Asti , antichissima, 
precipita nel 1828 e miracolosa- 
mente non offende alcuno, Viene 
riedificata, 265 D-E , 266 À-B. 
Cavalcabò, Guglielmo. 

Cavallerie, cast, e vi. di, donati al 
March, di Saluzzo, 197 A. 

— - muore Orsino Guttuario nell* as- 
sedio di, 198 C. 

— intervento degli ambasciatori a- 

stigiani e dei fuorusciti a, per 
venire ad accordi, 228 E. 
Cavallermaggiore, confine del territo- 
rio d’Àsti ai tempi di Oggiero 
Alfieri, 152 A. 

Oa vallerò, Gochero, Nicolò. 
Cavallaro, preso dagli Astigiani col- 
l’aiuto dei militi di Monferrato 
e di Giorgio di Cova, 211 D, 
212 A. 

(Cavatole) (dm. di Asti, 691 a). 
(Cavour) (vendita di , di Manfredi 
marchese Lancia, 690 a). 
Caze, Bernardino, Catalano, Fabbio, 
Baineri, Foloo, Manfredi, Nic- 
colò. 

Carolano, Guglielmo. 

Cazza (Kazo, 740 d) , Bastardo. 
Cabro (Castel), acquistato da Asti, 
* 147 A. 

— confine del territorio d’Àsti ai 
tempi di Oggiero Alfieri, 152 A. 

— alcuni fuorusciti di, prendono il 

castello di Cherasco, 201 B. 
(Cellarengo) (partigiani dei Castello 
in, 746 a). 


Celle, villa, apparten. a. 1190, ad Asti, 
148 A. 

Céresole, confine del territorio d’Àsti 
ai tempi d’ Oggiero Alfieri, 151 
B. 

Cerasse, città d’Olanda assediata da 
Filippo ILI, 186 C. 

Crrnusco, Pagano. 

(Cervere) (cast, di, devastato da Asti- 
giani eChieresi, a. 1274, 162 D. 
Cava (Leva), marchesi: Giorgio fi- 
glio di Nano, Nano, Guglielmo 
figlio di Nano. 

Cherasco, rinunzia al dominio di Carlo 
d’Angiò, s’allea con Asti e ne 
riceve ogni anno il podestà, 163 
0 . 

— quaranta militi di Àsti vanno in 

aiuto di, preso da alcuni di Ca- 
stel di Cebro, ricuperato dal mar- 
chese di Saluzzo, 201 B. 

— venuta di Binaldo di Leto sini- 

scalco di Carlo re di Sicilia cui 
prestano giuramento , vi sono 
accampati gli Astigiani, 205 B. 

— Carlo re di Sicilia vuole che il 

principe d’ Acaia lo aiuti a pren- 
dere, 210 A. 

- — vi si reca Boberto re di Sicilia, 
225 A. 

— (vi. di, suoi abitanti, 694 c). 
(Cherascotto), (vnd. di, 694 c). 
Chiavarl, morti in, nell’espulsione di 

Opecino Spinola da Genova, a. 
1809, 184 C. 

— i fuorusciti Genovesi incendiano 

Chiavari ed i paesi circostanti, 
257 B. 

Chieri, presa da Tommaso conte di 
Savoia ad Asti nel 1255, 142 D. 

— fornisce soldati ad Asti contro 

Cossano, 160 E. 

— collegata con altre città muove 

contro Alessandria, poi fa patto 
con essa di non mai più mole- 
stare i dominii di re Carlo d’An- 
giò, 162 C. 

— lega con Asti e loro incursioni 

contro i patti nei domimi di 
Carlo d’Àngiò, 162 D. 

— vincono Filippo siniscalco deire 

Carlo d'Angiò, 168 B. 

— guerra con Asti, 174 A. 

— ì Ohieoresi tendono agguato agii 


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CBONACHK A STESI 


158 


Astigiani a Monardo insieme col 
Marchese Lancia e vi sono scon- 
fitti, 174 B-C. 

— prigionieri in Asti dopo la batta- 

glia di Monardo, 174 C. 

— sono fatti quasi servi di Asti, pos- 

sono venir da essa assoldati al- 
l’uopo, Campanile di S. Giorgio, 
175 A. 

— sconfitta ricevuta dagli Astigiani 

presso Monoalieri nel 1255 (1254, 
782 b) 189 D. 

— insidiano gli Astigiani presso Mo- 

nardo (Monterotondo, 782 c) e 
sono sconfìtti, 189 C. 

— pace ed accordi con Asti, 189 D. 

— gravi obblighi verso Asti nel 1270, 

numerosi trattati fatti di poi, 
190 A. 

— emigrati d’Asti osteggiano Asti, 

196 B. 

— favoriscono gli emigrati Astigiani 

e ricusano di cacciarli dalla città 
secondo le istanze dei signori di 
Asti, 196 C. 

— alcuni Astigiani in , si uniscono 

alle schiere di Guglielmo di Ca- 
stello (di Mombello) e dei Solaro 
per muovere contro Alba, 199 B. 

— i militi di, prendono parte all’e- 

dificazione di Mustiola , 206 C. 
— » gli Astigiani pregano i militi di 
rimanere in Asti fino alla com- 
pleta edifìoazione di Mustiola, 
206 D. 

— con Filippo d’Acaia e gli Asti- 

giani prendono Gassino, 211 C. 

— nella pace tra il marohese di Sa- 

luzzo ed il principe d’ Acaja sono 
compresi nella parte del prin- 
cipe, 218 A. 

— aiutano gli Astigiani a combat- 

tere contro Masio, 218 C. 

— aiutano gli Astigiani ad assediare 

Muasca, 214 B. 

— richiesti dagli Astigiani mandano 

nuovi aiuti contro Muasca, 214 
C. 

— distrutta Muasca, ritornano lieti 

a casa, 214 D. 

— epistola di Guglielmo Ventura in 

cui si parla delle accoglienze fatte 
da, agli esuli Astigiani, 220 
Capo L. 


— mandano soccorsi ad Asti che 

sono condotti a Felizzano, 228 
B. 

— grande numero di , presi prigio- 

nieri a Quattorde, 228 D. 

— venuta di Enrico di Lussemburgo 

a, la città gli promette fedeltà, 
280 A. 

— edifizi: Campanile di 8. Gior- 

gio. 

Chivasso, occupato da Manfredi di 
Baluzzo, 171 C. 

— morte di Giovanni di Monferrato 

in, occupato dal march, di Sa- 
luzzo, 202 C. 

— (Carlo re di Sicilia vuole ohe Fi- 

lippo principe di Acaja lo aiuti 
a prendere, 754 c). 

— Tedoro s’impadronisce di, 211 C. 

— Gian Giacomo di Monferrato ri- 

para in, a. 1481, 271 E. 

— Gian Giacomo di Monferrato con- 

cede Chivasso ed altre terre al 
Duca di 8avoja in pagamento 
di somme dovutegli, 272 E. 

Cho di Faro (Torre di) , in Genova, 
assediata nel 1818 (1817, 801 c) 
dai fuorusciti genovesi, 254 C. 
Cipro, destinata per esiglio di Gugliel- 
mo Turco, 224 A. 

Cisterna, partigiani dei Castello in, 
200 D. 

Oitainatico , acquistato da Asti nel 
1292, 147 B. 

Clavario , dei Veneziani è preso dai 
Genovesi, 159 B. 

Clemente IV, manda cardinali a 
Boma, a. 1276, per l’incorona- 
zione di Carlo d’Angiò, 157 D. 
Clemente V, Papa, è chiamato dai 
Ferraresi in soccorso contro i 
Veneziani, 184 A. 

— manda suo nipote con 2000 sol- 

dati a Ferrara, che passano per 
Asti , maledice e scomunica i 
Veneziani, e fa predicare contro 
loro una crociata, 184 B. 

— (conferma il regno di Boberto di 

Napoli a. 1810, 728 b). 

— conferma imperatore dei Bomani 

Enrico d’Austria, 184 D. 

— si ricorre a lui per ottenere la 

liberazione di Pietro di Savoia 
dalle mani di Filippo III. U 


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154 


INDICI SISTEMÀTICI 


pontefice siede in Avignone per- 
chè non gli è concesso da Filippo 
111 d’ andare a Roma, 187 A. - 

— era stato prima arcivescovo di 

Bordeaux (Bordello), 187 B. 

— Bertrando di Got di Guascogna, 

arcivescovo di Bordeaux è fatto 
far Papa da Filippo il Bello, a. 
1805, 192 0. 

— parte avuta nelle persecuzioni 
contro i Templari, 198 A-B-G. 

— maledizione scagliata contro i 
Templari al concilio di Vienna, 
concede parte dei loro beni agli 
Spedalieri di 8. Giovanni, 198 C. 

— muore a Oarpentras del mal del 

luppulo , cattiva memoria la- 
sciata per ingordigia ed avari- 
zia, 194 A. 

— fa imperatore Enrico di Lussem- 

burgo eletto re d’AUemagna nel 
1809, esso prima era stato arci- 
vescovo di Bordeaux, allora a- 
veva la sua sede in Avignone 
(Anagni, 776 a) e non era mai 
stato a Roma, 229 C. 

— manda tre cardinali ad incoro- 

nare Enrico , ma l’ incoronazio- 
ne è impedita dall’ ostilità di 
Giovanni, fratello a re Roberto 
e dagli Orsini, 286 A. 

— manda altri cardinali ad incoro- 

nare Enrico e la cerimonia si 
compie in 8. Giovanni Latera- 
no, 286 B. 

— dissensioni fra i cardinali per la 

elezione del successore di, tron- 
cate da Filippo il Lungo, 252 C. 
Clemenza, figlia del re d* Ungheria, 
seconda moglie di Luigi X Re 
di Francia, 194 C. 

Coccon&to, signori di> Uberto, Guido. 

— Uberto, sgn. di, fa pace con Asti, 

146 B. 

Codeferro, v. Cho di Faro. 
Goonasoo, Antonio. 

Colleggio, partigiani dei Castelli in, 
200 D. 

Collegno, Tommaso di Savoja costrin- 
ge Guglielmo di Monferrato a 
cedergli, 166 D. 

Coll boni, Bartolomeo. 

Colobi ano, v. Avooadro. 
Colombaia, gli Astigiani vedendo Man- 


fredi di Saluzzo in, vorrebbero 
assalirlo, 195 B. 

Comentina, nella casa dei, Enrico di 
Lussemburgo tratta dell’ordina- 
mento d’Asti, 280 B. 

— nella casa dei, dimora Francesco 

di Cravesana, 241 E. 

— Giovanni del Pozzo fa tagliare le 

vigne di quelli di, 248 D. 

— Beltramo. 

Comete , a. 1260, 158 A. 

— detti dei filosofi, a. 1268, 157 B. 
Como, vi domina il popolo Guelfo, 

sue gravi condizioni, 180 A. 

— la parte Guelfa ne viene cacciata, 

Enrico di Lussemburgo aiuta i 
fuorusciti, 232 B. 

— aderenti di Como (di Connia, 781 

c) ad Enrico, 286 A. 
Concetto Loretano, presente all'as- 

sedio di Gaeta a. 1485 , 278 C. 
Concilii generali , a Lione sotto In- 
nocenzo IV contro Federigo II, 
172 C. 

— a Roma sotto Innocenzo m, a. 

1215, imperando Federigo, 190 
D. 

— a Lione sotto Innocenzo IV, a. 

1244, in cui si depone dall’Im- 
pero Federico e la sua stirpe fino 
alla 4 a generazione, 191 A. 

— a Vienna (Delfinato) , a. 1312, 

sotto Clemente V, 198 C. 

— a Basilea, 272 C. 

Conclavi, di Carpentras, dopo la morte 
di Clemente V, lotte tra Italiani 
e Francesi, 294 A-B. 

Consigli generali, a Pavia per nomi- 
nar signore Guglielmo di Mon- 
ferrato, 167 B. 

Consoli, ressero Asti fino al 1190, 
147 B. 

— in Asti vengono eletti ogni mese 

quattro oonsoli, 208 C. 

— Tommaso Rotario, Corrado Ma- 

labaila, Raimondino Falieto, ed 
Aleramo Laiolio, oonsoli in Asti, 
215 B. 

— Bonifacio Pajari (Povarino, 771 

d) , Bibaudo Solaro e Carnoto 
(Carloto, 771 D) oonsoli in Asti, 
225 D) 

Corbera, devestata ed incendiata da 
Guigone Delfino, 260 A. 


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CRONACHE ASTISI 


156 


CsreavagRO, preso dagli Astigiani» 206 
B. 

Corfraneeseo, compreso nel territorio 
di Asti l’anno 1190» 148 B. 
Oosingo, v. Bornigo. 

Corona di ferro , Enrico di Lussem- 
burgo riceve la» in S. Ambro- 
gio di Milano» 281 G. 
Corradino, (Corrado» 745 c) Beccaro 
segue i Castello nell’esiglio da 
Asti» 200 C. 

Corradino ni Svevia» nipote dell'im- 
peratore Federico» aduna milizie» 
va a Roma dove è fatto Sena- 
tore» combatte oontro Carlo d’An- 
giò e n’è vinto» travestito fugge» 
ma è preso e dato a Carlo ohe 
io fa decapitare» 158 A. 
Corrado Bratda » accompagna gli 
ambasciatori di Carlo re di Si- 
cilia al loro partir d’ Alba» 197 D. 

— È messo nelle prigioni di Fossano» 

197 E. 

— da Alba» fatto prigione mentre 

fuggiva vilmente dalla battaglia 
di Quattorde. 

— Paga con 1000 fiorini e colla 
scarcerazione del nipote del conte 
Guarneri il suo riscatto, 244 A. 

Corrado Dori a, fa convenzioni con 
Asti, 167 C. 

— figlio di Oberto è fatto capitano 

del popolo» 181 D. 

— capitana i fuorusciti genovesi con- 

tro Genova, 255 E. 

Corrado Malabaila, console in Asti, 
215 B. 

— è preso prigione a Quattorde, 228 

0 . 

Corrado Pancazia, morte di, 156 E. 
Corrado Spinola, fa convenzioni con 
Asti, 167 C. 

— eletto capitano invece di suo pa- 

dre Oberto, lotta coi Grimaldi 
e coi Fiesohi, 181 D. 

— morte di, gli succede Opecino suo 

figlio e Barnaba figlio di Branca 
Boria, 182 C. 

Corregi o, Ghiberto. 

Cmambraudo (Oorsembrado, 675 e), 
Saprieio signore di, 140 C. 
(Torsione, ceduta per patto agli Asti- 
giani che ne diroccano il ca- 
stello, 208 B. 


Certeeemero (Corte Oomaro, 688 c), 
villa posseduta da Asti, a. 1190, 
148 B. 

Cortemiglia, quartiere di, con perti- 
nenze, acquistato da Asti nel 
1292, 147 B. 

— (fd. di Asti, 698 b). 

Cortenova, i Milanesi sono presi col 

carroccio e col Podestà a , da 
Federigo imperatore , a. 1287 , 
191 A. 

Corteramen, v. Carlevamen. 
Cortesio, Ptolemino. 

Corticella, posseduta dai fuorusciti 
Astigiani, 202 A. 

Corticelle, cast, di, acquistato da Asti, 
a. 1292, 146 C. 

— ritenuta dai Yioari, 147 A. 

— (posseduta da Asti, 689 b). 
Cortona, è fedele ad Enrico di Lus- 
semburgo, 289 A. 

Cosambraado, assalito dagli Astigiani, 
ceduto ad essi da Enrico Pel- 
leta (e da Antonio Lunello, 748 
c), rovinato, 208 B. 

— cnt. di : Saprieio. 

Cossano, cfr. Cossano, nel 1274 è assa- 
lito da Asti per ingiurie fatte dai 
suoi signori, 148 C. 

— acquistato da Asti, 144 B. 

— (sgr. di Valli, 691 a). 

— (dm. dei march, di Busca, 691 b). 

— i signori di, derubano gli Asti- 

giani, guerra che ne nasce, 160 
D. 

— è assalito dagli Astigiani , loro 

sconfitta, 160 E. 

— Astigiani prigionieri a, 161 A. 

— preso dagli Astigiani, i signori 

di, ne escono e vanno in Puglia, 
168 0. 

— è ceduto dall’imperatore a Giorgio 

di Busca mentre era degli Asti- 
giani, 248 B. 

Costanzi, impediscono coll' armi che 
i Solaro entrino in Alba, 195 D. 

— sono esigliati da Alba, 195 E. 
Costanzo Gabagno, il figlio di, di 

Alba, è preso prigione dagli 
Astigiani nella sortita da Inoisa, 
214 C. 

Costigliele, vi. di, costruita nel con- 
tado di Loreto, 174 A. 

— i fuorusciti astigiani entrano fur- 


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166 


indici sistematici 


tivamente in, e si arricchiscono 
a danno degli Astigiani , danni 
arrecati dagli Astigiani a. San- 
drone Àsinari è fatto signore di, 
244 D. 

— due Gostigliolesi uccisi dagli Asti- 

giani, 244 E. 

— prigionieri di Monte Loreto presi 

dai fuorusciti astigiani a, 252 D. 
Coirtrajr, sconfitta di Luigi -X re di 
Francia a, per opera dei Fiam- 
minghi, 195 A-B. 

— (sconfitta dei Francesi per le armi 

dei Fiamminghi, 729 c). 
Cravaraglio, venuta di Guglielmo di 
Monferrato, 168 A. 

— edijizi: casa degli Apostoli. 
Gravxsana, march, di, i fuorusciti 

Genovesi prendono le terre del, 
267 C. 

— Francesco. 

Cremona, Oberto Palavioino sgr. di, 
164 0. 

— guerra con Ezzelino, a. 1259, 155 

D-E, 156 A. 

— lega di, con altre città contro il 

marchese di Monferrato od il 
conte di Langusoo, 166 E. 

— convenzione di, con Asti, 167 C. 

— signoreggiata dal Palavicino, 178 

B. 

— danni sofferti, 179 A. 

— Buoso da Doara è scacciato da, 

a. 1266, con oiroa dieci mila 
partigiani, 179 B. 

— Enrico di Lussemburgo vi manda 

Francesco di Gravesana come 
vicario, ma questi poco dopo ne 
è cacciato, 282 A. 

— ricusando d’ubbidire, Enrico vi 

muove contro con grandi forze, 
spavento degli abitanti, anda- 
tigli incontro gli domandano 
perdono, 282 B. 

— Enrico non si piega alle pre- 
hiere, entra in, vi introduce i 
anditi per 45 anni, ne atterra 

le mura, impone gravi tasse e 
cagiona altri mali, 282 G. 

— cacciano la parte ghibellina ed 

uccidono molti di essi, tale rap- 
presaglia è prodotta dall'acouaa 
mossa ad Enrioo di aver posto 
in Milano Maffeo Visoonti ed in 


Verona Cane della Scala semiti 
tiranni della loro patria, per da- 
naro , 284 G. 

— il conte Guarnieri d’ Ausburgo uc- 

cide molti dei maggiori di, 287 
B. 

— spedizione di Francesco Sforza 

contro i Veneziani a, 279 D-E. 

— signori: Oberto Palavicino. 
Grbteiso, v. Cortesio. 

Cristiani , combattimento contro i Sa- 
raceni, muoiono di loro circa 
10000, 185 B. 

Cristoforo Gaetano conte di Fondi, 
prò tono t& no del regno di Sicilia, 
presente all’ assedio di Gaeta , 
a. 1485, 278 C. 

Cristoforo de Musais , canonico di 
8. Secondo in Asti, a. 1440, 275 
E. 

Crociate, bandita da Martino IV con- 
tro i Siciliani, 164 B. 

— fatta predicare da Clemente Y 

contro i Veneziani, 184 B. 

— crociata generale oontro i Pagani, 

a. 1147, 190 B. 

Cughò, Giovanni. 

Cuneo, si scioglie dal dominio di Carlo 
d’Angiò, s’allea con Asti e ne 
riceve ogni anno il podestà, 168 
0. 

— Tommaso di Saluzzo accampa 

diritti alla signoria di, vi com- 
batte contro Emanuele Pellet* 
podestà di, consenzienti i citta- 
dini se ne fa signore, è soggio- 
gata da Tommaso, 165 B. 

— 800 uomini di, sono presi e bat- 

tuti dal marchese di Saluzzo, 
a. 1279, 191 B. 

— gli Astigiani e Binaldo di Leto, 

siniscalco del re di Sicilia, muo- 
vono contro, 205 B. 

— quelli che promisero di cedere 

Cuneo non mantengono la pro- 
messa ed escono dalla città, presa 
di, 205 C. 

— vi si reca Boberto re di Sicilia, 

224 E. 

— proclama davanti agli ambascia- 

tori di Enrioo imperatore, di 
voler restare fedele a lui, 225 0* 

— re Boberto occupa Cuneo, 229 

G. 


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CRONACHE A STB 81 


157 


— cinquecento fuorusciti di Cuneo 

Tengono messi in oarcere metà 
muore in carcere, gli altri ven- 
gono o decapitati od impiccati, 
241 A. 

— i fuorusciti di, nel 1816 (1817, 

794 a) prendono il castello di 
Demonte, 248 C. 

— nel 1316 Gochero Cavallaro è 
esule da, 250 B. 

— nel 1816 (1317, 797 c) Ricciardo 

Gambatesa con soccorsi Asti- 
giani muove contro, 251 A. 

— Filippo di Valois nel 1820 (1822, 

8Ò5 a) va a, 257 D. 

— (patto e citainatioo degli uomini 

di, 694 d). 


Damiano, Benettino. ! 

Damiano (S.), già Lavezoglio, 144 B. > 

— è edificata nel 1275 (1276, 718 

c), come fu popolata, terremoto, 
163 D. 

Damiano Pala vicino, dottor in legge, 
mandato ambasciatore dai Ge- 
novesi a conchiuder lega oon 
Venezia e Firenze, 274 D. • 
(Damigella), (già moglie d’Alberto, j 
marchese d’incisa dona ad Asti 
Rocchetta e Montaldo, 688 b). 
Daniel Guglielmo. 

Dbato, Leone. 

Dodo, sconfitta dei Torriani, 165 C. 
Deconoto, v. Boconato. 

Detonato, vi è mandato Giovanni di 
Monferrato dal marchese di Sa- 
luzzo nel 1291, 146 B. 

— Tommaso di Savoia v' insegne 
Guglielmo di Monferrato, 166 D. 

— Giovanni di Monferrato va nel, 

169 B. 

— conti: Umberto, Giovanni, Del- 

fino, Guido, (Ugo), Ugo. 

Deros8i, Guglielmo. 

Delfino, conte del Detonato accoglie 
Giovanni di Monferrato manda- 
togli dal marchese di Saluzzo 
e lo rimanda a Carlo re di Sicilia | 
in Provenza nel 1291, 146 B. 
Demonte, sconfitta degli Angioini per 
opera del marchese di Saluzzo, 
166 B. 


— magistrati: podestà: Ema- 

nuele Pelleta. 

Coni berti, Facino. 

Conico, feudo di, è acquistato da Asti 
nel 1292, 147 B. 

Cnmignano, appartenente nel 1190 al 
territorio di Asti, 148 A. 

Cuppà (Rappe, 739 d), impediscono 
colle armi che i Solaro entrino 
in Alba, 195 D. 

— sono esigliati da Alba, 195 E. 
Curia, Odino, (Oddonino), Obertino, 

Giovanni. 

Curtis, Antonio. 

Corsola, battaglia tra Genovesi e Ve- 
neziani, 159 B. 

— sconfitta dei Veneziani, 159 0. 


— (presa da Carlo re di Sicilia, 751 

a). 

— nel 1816 (1317, 794 b), il ca- 

stello di, è preso dai fuorusoiti 
di Cuneo e di Demonte, è asse- 
diato e preso da Ugone di Bauoi 
siniscalco di re Roberto non o- 
stante il tentativo di difenderlo 
fatto da Manfredi di Saluzzo e 
Filippo di Savoia, 248 C. 
(Denteo) (cast, e vi. di, fd. astigiano, 
694 B. 

Dilato, (Rilato, 688 o) (Valle di), 
possessioni di Asti in, a. 1190, 
148 B. 

Doato, comandante degli Spagnuoli 
al soldo d’Asti, 161 C. 

Dogi, di Genova, Tomasino di Cam- 
pofregoso, a. 1486, 274 E. 

Dori a Domenico , nel 1816 muove 
con soldati Genovesi contro Ope- 
cino Spinola fuoruscito dimo- 
rante ad Albizola e Castelnuovo, 
ne è vinto ed ucciso , 248 E , 
249 A. 

Dori a , si levano insieme cogli Spi- 
nola contro i Grimaldi e li scon- 
figgono, 182 B. 

— riparano con Barnaba Doria a 

Sassello e castello di Stella e 
sono sconfìtti da Opecino Spi- 
nola, 182 C. 

— escono di Genova vedendo rien- 

trare gli Spinola, 254 A. 


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158 


INDICI SISTEMATICI 


— nel 1818 (1817, 801 e), cogli Spi- 

nola entrano pacificamente in 
Savona e ne oocupano il castello, 
254 C. 

— Corrado , Barnaba , Far a vello , 
Lamba, Oberto, Raggierò, Do- 
menico, Oberto. 

Do vara, Buoso. 

Dresnat, Rinaldo. 

Dronero, Tommaso di Squillace vi 
pone r assedio con soldati Asti- 


giani e si fortifica contro Man- 
fredi march, di Salasso che 
invano tenta di cacciamelo, a. 
1814, 241 A. 

Duco, Nicolino. 

Duomo , in Asti, Guglielmo Ventura 
ordina che vi siano suonate le 
campane il giorno della sua 
morte, 228 0. 

Dussn, Nicolò. 


E 


Eccitisi , di sole e di luna, a. 1280, 
158 A. 

— di sole e di luna, a. 1261, 156 B. 

— di sole per 8 .ore nella festa del- 

F Esaltazione di s. Croce, a. 1179, 
190 C. 

— di luna, la notte della presa di 

Alessandria colle armi di re Ro- 
berto di Sicilia, 226 B. 

— di sole, dopo l’ora nona nell’ul- 

timo di gennaio, a. 1810, 226 C. 
Edifizi : edilizi di Asti al tempo del 
primo podestà, 147 C. 

Egidio , procuratore di Carlo re di 
Sicilia mandato ad Asti ad av- 
visare che non si offendano nè 
gli Albesi, nè gli abitanti d’Alba 
perchè suoi fedeli, 197 E. 

— • procuratore generale di Carlo re 
di Sicilia , è mandato in Asti 
per confermarvi la lega contro 
il marchese di Saluszo, 209 C. 

— cerca d’indurre il principe d’A- 

caia a far lega con Carlo, 209 
D. 

— viste inutili le promesse, minac- 

cia il principe di torgli in breve 
il dominio, 210 A. 

— ritorna presso il re, 210 B. 
Eleonora d’Angiò, è data da Carlo 

II in moglie a Federico d’ Ara- 
gona, 164 D. 

Emanuele, vercellese, medico, calun- 
niato d’aver dato morte a Gio-. 
vanni di Monferrato è ucciso, 
voci sparse che le sue carni siano 
state mangiate, 202 C. 
Emanuele di Biandrate , conte , 
vassallo di Guglielmo march, di 
Monferrato nel 1289, 144 C. 


| — prende Buttigliera d’Asti, 145 a. 

— signore di Montaouto, derubò di 

pezze di panno i mercanti Asti- 
giani, a. 1250, rappresaglie di 
questi, 187 B. 

— avendo voluto entrare in Butti- 
liera coll’aiuto di Guglielmo 
i Monferrato gli Astigiani gli 

guastano vigne, messi, eco., a. 
1290, sua riconciliazione con essi 
187 C. 

— vende i castelli di Montaouto e 

di s. Stefano ai Rotarii, 187 C. 

— indotto dagli eredi di Enrico Al- 

fieri a stabilirsi in Asti , vi 
muore e vien sepolto nel chiostro 
dei frati predicatori, 188 A. 
(Emanuele Castano) (vende Castano, 
691 c). 

Emanuele Isimbardo (Moruollo, 749, 
c). pavese fatto podestà d’Asti, 
leghe fatte per suo consiglio, 
204 A. 

Emanuele Malabaila, avvocato, en- 
tra processionalmente in Asti 
con Carlo d’ Orléans, 279 E. 
Emanuele Pelleta, detto Pu massa 
(Limaza, 715 b), podestà di Cu- 
neo per patto se ne fa signore, 
165 B. 

Emanuele di Piazza , è ucciso nel 
mercato del Santo in Asti da 
Bernardino Caze, a. 1316, 252 
A. 

Emanuele Bieco, arbitro nella que- 
stione di Acqui tra i march, di 
Monferrato ed il duca di Savoia, 
278 A* 

Emanuele Galeazzo Spinola, fatto 
podestà degli Astigiani, 197 A. 


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CRONACHE ABTK6I 


150 


— fogge da Asti e va a Moncalvo, 

199 E. 

Engue brando di Marigny, ammini- 
stratore delle finanze di Francia, 
supplizio di, 195 A. 

Enrico Alfieri, gli eredi di, indu- 
cono Emanuele di Biandrate ad 
abitare in Asti, ne dilapidano le 
sostanze e non pagano i debiti, 
188 A. 

Enrico d’ Aragona, fratello del re 
di Spagna, preso prigioniero da 
Garlo d’Angiò, 158 B. 

— infante, si trova col fratello Al- 

fonso V all’assedio di Gaeta, a. 
1435, 273 B. 

— scampa alla prigionia fuggendo 

dopo la battaglia di Ponza, 274 
A. 

Enrico Baronzio, podestà degli A- 
vogadri, degli Arborei e d’altri 
Ghibellini è richiamato a Ver- 
celli da Guglielmo di Monfer- 
rato, 166 D. 

Enrico del Carretto, è partigiano 
dei Castello, 198 B. 

— è compreso nella pace di Filippo 

d’Acaia col march, di Saluzzo, 
213 B * 

— si trova ad Incisa mentre gli Asti- 

giani assediano Muasca, 214 B. 
Enrico di Fiandra, nel 1324 è preso 
prigione con Baimondo di Car- 
lona da Galeazzo Visconti, 267 
A. 

Enrico VII, di Lussemburgo, re d’ Al- 
lemagna , confermato da Cle- 
mente V impera tor dei Bomani, 
viene a prendere la corona d’oro 
dal papa, 184 D. 

— eletto imperatore e confermato dal 

sommo pontefice, manda in Asti 
tre ambasciatori per assicurarsi 
delle intenzioni degli Astigiani 
e fa annunziare la sua prossima 
venuta in Lombardia, 225 B. 

— manda gli stessi ambasciatori a 

Cuneo, Savona, Genova e Pisa, 
le quali città tutte proclamano 
di essere fedeli a lui, 225 C. 

— è fatto re d’Allemagna nel 1309, 

poi imperatore da Clemente V, 
manda ambasciate per tutto 
l’impero affinchè non obbedis- 


sero che a lui e ciò per causa 
di Boberto re di Napoli che a- 
veva occupati alcuni luoghi del 
Piemonte, 229 C. 

— coll’esercito nel 1310 va a Susa, 

229 D. 

— liete accoglienze ricevute a Susa, 

va a Torino dedizione di quelli 
d’Ivrea (di quelli di Torino, 786 
d) , va a Chieri , dedizione dei 
Chieresi, va ad Asti coi fuoru- 
sciti Ghibellini % la città gli pro- 
mette fedeltà, 230 A. 

— conferma in pubblica adunanza 

gli antichi privilegi ad Asti, il 
dì dopo nell’ adunanza fa dire 
che la balìa concessagli non gli 
basta, 230 B. 

— elegge in Asti per vicario Niocolò 

Bonsignore, impone nuove leggi 
ed aggrava la parte guelfa per 
aver questa promesso fede a Bo- 
berto re di Sicilia, 230 D. 

— è indotto a discendere in Lom- 

bardia da Amedeo di Savoia e 
Filippo di Acaia, 230 E. 

— esce d’Asti e va a Casale , Ver- 

celli e Novara, che lo accolgono 
lietamente e si fanno a lui sud- 
dite e tributarie, 231 A. 

— Guido della Torre tenta di op- 

porglisi, ma ne è dissuaso, En- 
rico entra in Milano , in oon- 
cione, fatta petizione a s. Am- 
brogio, domanda il dominio della 
città, gli è accordata balìa ge- 
nerale, 231 B. 

— domanda denari ai Milanesi, colla 

moglie riceve la corona di ferro 
in 8. Ambrogio, turbamento di 
quelli di Monza, questi gii danno 
una somma perchè li faccia li- 
beri da Milano, esigliadi Milano 
Guido della Torre, 1* arcivescovo 
ed altri, 231 C. 

— domanda di nuovo danaro ai Mi- 

lanesi, va a Pavia e vi fa nobili 
molti come già aveva fatto a 
Milano , quivi è accompagnato 
da nobili Astigiani, manda vi- 
carii a Parma , Brescia , Pia- 
cenza , Pavia , Bergamo e Cre- 
mona, 232 A. 

— soccorre i fuorusciti di Como, 


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100 


INDICI SISTEMATICI 


quelli di Novara, avendo i Cre- 
monesi cacciato il suo vicario vi 
muove contro con grande eser- 
cito, 232 B. 

— - non si piega al supplicare dei 
Cremonesi , entra in Cremona , 
vi introduce quelli che ne erano 
stati esigliati per 45 anni , fa 
distrurre i luoghi forti, impone 
che gli si dia una grande quan- 
tità di danaro, 232 0. 

— nel 1311 assedia Brescia con 
aiuti astigiani , alcuni detrattori 
r incitano contro i Solare ed i 
loro partigiani che sono costretti 
a combattere contro Bresoia , 
233 A. 

— mali sofferti dall’esercito nell* as- 

sedio , Enrico è introdotto per 
patti da tre cardinali in Brescia, 
ne esige danaro e ne abbatte le 
mura poi la lascia, 233 0. 

— va a Genova, a. 1312, 284 A. 

— tenta invano di rimettere i Tiz- 

zoni in Vercelli, gli si ribella 
Parma per l’accusa mossagli da 
parecchie città di aver posto 
Maffeo Visconti in Milano e 
Cane della Scala in Verona per 
oro, è accolto dai Genovesi ono- 
revolmente, 284 C. 

— per patti conchiusi a Milano ot- 

tiene dai Genovesi danaro , gli 
muore a Genova la moglie, sue 
virtù, onorevole sepoltura, arbi- 
tra dell’ imperatore , mortalità 
dell’ esercito , dimora sua di 4 
mesi, 285 A. 

— va a Pisa con pochi soldati, Guido 

della Torre gli suscita contro ne- 
mici che aiutati da re Boberto 
vogliono impedirgli l’entrata a 
Roma, 235 B. 

— si reca attraverso alla Maremma 

nella terra dei conti di Santa 
Fiore, di qui va a Roma e vi 
entra a dispetto di Giovanni fra- 
tello a re Roberto che vi stava 
cogli Orsini, suoi aderenti Co- 
maschi, Toscani e Romani, 236 
A. 

— ricusa di essere incoronato a 
s. Giovanni Laterano , deside- 
rando che la cerimonia fosse 


fatta con maggior solennità in 
s. Pietro, Giovanni fratello a re 
Roberto e gli Orsini fortificano 
s. Angelo e s. Pietro impedendo 
ad Enrico l’incoronazione, vuole 
combattere contro i suoi nemici, 
ma il popolo non lo lascia uscire 
e muove da sè contro quelli, 
prende a forza il Campidoglio e 
Campo Fiore e va fino a s. An- 
gelo dove succede una mischia 
accanita in cui muoiono molti 
d’ambe le parti, 236 A. 

— viene incoronato in a. Giovanni 

Laterano, 1° agosto 1812, 236 B. 

— esce di Roma e va a Tivoli, 287 

A. 

— nel 1312 va ad Arezzo, guasta il 

Perugino, si accampa presso Fi- 
renze perchè la Toeoana tranne 
Pisa , Arezzo e Cortona non gli 
obbediva, 238 B. 

— sta per due mesi accampato so- 

pra Firenze, partito, distrusse 
(ritenne, 788 a) s. Caaciano, 
reca molti danni ai nemici, rie- 
difica Poggibonzi (quivi licenzia 
l’esercito e va a Pisa, 783 a), 
danni ricevuti dai Pisani, 239 
A. 

— nel 1313 tenta oon aiuti diversi 

l’impresa contro re Roberto, va 
a Siena, vi muore, i suoi soldati 
ritornano a Pisa, la salma del- 
l’imperatore è portata in Alle- 
magna, 239 C. 

(Enrico di Nbive) (padre di Baldraoo, 
sig. di Neive, 691 a). 

Enrico Pellet a. , segue i Castello 
nell’esiglio da Asti, 200 C. 

— cede Cosambraudo agli Astigiani 

e si ritira nel castello di Mon- 
tigli, 208 B. 

Enrico di Ralvengo (Rarengo, 788 
d), dà il campo al conte Guar- 
nieri in Annone, 244 A. 

Enrico Serra, custodisce il castello 
di Canelli, 198 B. 

Enrico Sertorio, lascito del Ventura 
a, perchè facoia un convito e 
prima preghi per lui, 228 A. 

Enrico Tanchettini, podestà d’Asti 
lodevolissimo, 169 A. 

Enrico Valfenxra (Valmaneria, 741 


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CRONACHE ASTESI 


161 


o), carcerato con altri nella casa 
di Gambarello, 197 B. 
ferie, Bicoiardo Gambatesa capita- 
nando gli Astigiani distrugge , 
251 B. 

Epidemie, una fa strage dei soldati di 
Filippo re di Francia, 164 C. 

— nel 1815 seguita alla carestia che 

avea desolato parte dell’Europa 
Centrale ed Occidentale , un 
terzo quasi degli uomini e delle 
donne muore, tra essi il re di 
Francia Luigi X , 228 E , 227 
A-B. 

— in Asti, a. 1481, 270 B. 

Este, march.: Nicolò III, Taddeo, 
Azzone VII, Aldobrandino, Azzo 
Vili , Beatrice , Folco , Fran- 
cesco. 

Etrnria, v. Toscana. 

Eugenio IV, incorona Sigismondo in 
Roma, 272 C. 

— manda Giovanni Vitelleschi con 

8000 fanti in aiuto di Renato 
d’Angiò, a. 1487, 275 B. 

— indulgenza concessa da, alla chiesa 

di s. Maria del Carmelo in Asti, 
a. 1440, 276 B. 


Evasio 8 ., Ospedale di, in Asti, la- 
scito del Ventura, 228 E. 
Ezzelino da Romano , tiranno , a. 
1257, 153 C. 

— soggioga Padova, la Marca Tre- 

vigiana, Vicenza, Verona, Man- 
tova, Brescia, 158 D. 

— sue crudeltà, 154 A. 

— ribellione di Padova, a. 1256, 154 

B. 

— fa uccidere tutti i Padovani che 

erano presso di lui, a. 1256 , fa 
lega contro i Guelfi conOberto 
Palavicino sig. di Cremona e 
Piacenza, sconfigge il legato del 
papa a Gambara, 154 C. 

— crudeltà di, contro il suo barbiere, 

154 D. 

— crudeltà di , contro ogni ordine 

di cittadini, 154 D, 155 A-B-C. 

— spedizione contro Milano chia- 

mato da certi Milanesi, a. 1259, 

155 D. 

— ferito a Villanova nella spedi- 

zione contro i Cremonesi , 155 
DE. 

— muore, a. 1259, di 70 anni a Son- 

cino, 156 A. 


F 


Fabio Caze, figlio di Folco, col fra- 
tello uccide Oliviero serv., 217 D. 

Fabro, la torre della villa di, è diroc- 
cata dagli Astigiani, 168 C. 

Facino, Ottino. 

Facino, servo dell’imperatore, ha una 
questione in Asti con Vespessone 
(Vesperone, 787 c) di Solaro, 
243 A. 

Facino di Cuniberto, riceve da Asti 
denari per aver ceduto a tradi- 
mento Cagliano, 169 B. 

Facino di Favezono ( Fauzono, 719 
a), riceve da Asti denari per aver 
ceduto a tradimento Cagliano, 
169 B. 

Facino di Tiglio, fa pace con Asti 
nel 1292, 146 B. 

— non mantiene i patti, 147 A. 

— si oppone a Giovanni di Saluzzo, 

202 C. 

— lega con Asti e promesse che fa 
a questa città, 204 A. 

Il — Indici titlematici. 


Faenza, signori: Manfredi Astorre. 

Faggiuola, Uguccione, Francesco, 
Nerio. 

Falletto, Raimondo, Godino, Rai- 
mondino. 

Faravello Doria, fatto Capitano del 
popolo in Asti, 197 A. 

(Farinerie) ( posseduta da Asti per 
vendita di Manfredi marchese 
di Lancia, 690 b). 

— (vnd. di, 691 b). 

Favezono Facino. 

(Favrle) (Dm. di Asti, 690 d). 

Federico d* Aragona, figlio di Pietro, 
sposa Eleonora figlia di Carlo II 
d’Angiò, fatto re di Sicilia e rap- 
pacificato colla Santa Sede, 164 
D. 

— signore di Sicilia, cognato di re 

Roberto, fa pace conquesto nel 
1815 ( 1818, 791 a), nuove trat- 
tazioni di tregua nel 1316, 246 
A. 


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162 


INDICI SISTEMATICI 


— assale nella Calabria re Roberto, 

252 A. 

— essendone richiesto, soccorre i fuo- 

rusciti Genovesi contro re Ro- 
berto, 255 C-D. 

— 80 galee di, aiutano i fuorusciti 

Genovesi che tentano di penetrare 
in Genova, 257 A. 

Federico Asinari segue Filippo d’A- 
caja nella sua uscita da Asti, 
216 C. 

Federico di Biandrate, figlio di E- 
manuele, sua bellezza e sua morte 
in Sommari va, 187 C. 
Federico di Saluzzo, coi fuorusciti 
Astigiani è dentro Moncalvo as- 
sediata, 209 C. 

— si trova ad Incisa mentre gli Asti- 

giani combattono Muasca, 214 
B. 

Federico I di Svevia incendia Asti 
nel 1155, 141 C. 

— entra in Asti o dopo averne ab- 

battuto molte torri e suscitati 
incendii ne esce , a. 1157, di- 
struggo Milano, a. 1162, assedia 
Asti, a. 1177, 190 C. 

Federico II di Svevia, imperatore, 
vince i Lombardi, 172 A. 

— fonda Vittoria presso Parma, è 

sconfìtto dai Parmigiani , sue 
liti col pontefice, 172 B. 

— è deposto da Innocenzo IV, per- 

seguita e carcera molti prelati, 
172 C. 

— sua morte nel 1250 ed origine 

delle feste di Lucia, 178 A. 

— suoi aderenti in Genova e loro 

lotte, 181 A. 

— prende i Milanesi col carroccio e 

col podestà a Cortenova, a. 1287, 
pernotta nel Monastero dei Ss. 
Apostoli in Asti , a. 1244 , nel 
concilio di Lione è deposto dal- 
P Impero colla sua stirpe fino alla 
IV generazione, a. 1244, ò messo 
in fuga dall* assedio di Parma 
ed è arsa la città di Vittoria che 
egli avea edificata ivi, a. 1248, 
191 A, 

— muore, a. 1250, 191 B. 

Felice V, Amedeo Vili di Savoja 

fatto papa col nome di, 272 C. 
Felizzano, soggetta ad Asti, 147 A. 


— limite dei domimi astigiani, 152 

A. 

— parte di, appartenente al mar- 

chese di Monferrato è presa da 
Asti, 169 B. 

— metà di, è resa al march, di Mon- 

ferrato dai signori di Asti, 196 D. 

— gli Astigiani muovono contro, 

quivi aspettano rinforzi, 228 B. 

— si pone sotto il dominio di Carlo 

VII, 278 C. 

— si pone sotto il dominio di Mi- 

lano, 278 E, 279 A. 

Ferrara, predominio dei Guelfi in, 180 
A. 

— lotte e discordie fra Folco d’Este, 

Francesco ed Aldobrandino, ven- 
duta da Folco ai Veneziani, 184 

A. 

— i Ferraresi corrono ai servigi di 

Clemente V e con suo aiuto com- 
battono contro i Veneziani, uc- 
cisioni ed incendii suscitati per 
vendetta in Ferrara , da questi 
essendo costretti ad uscirne, 184 

B. 

— i Ferraresi uccidono ed annegano 

circa 8000 Veneziani stabiliti in 
Ferrara, 185 A. 

— pericolo di rovina per lo strari- 

pamento del Po, a. 1454, 280 E. 
Ferrario di 8 . Amànto , v. Ferrano 
di 8. Amato. 

Ferrario di 8 . Amato , maresciallo 
delle milizie del re di Francia 
alla battaglia di Cossano contro 
gli Astigiani, 160 E. 

— maresciallo di Carlo d'Angiò, è 

fatto prigione e tenuto a lungo 
nelle carceri dagli Astigiani, 168 
B. 

Ferrere,,v. Gorzano. 

Ferreri , partigiani dei Castello in, 
200 D. 

Feste, cf. Pallio, Nozze. 

Fiandra, oppressione ed eccessi dei 
Francesi in seguito al trattato 
con Roberto conte di, 185 D. 

— insurrezione generale e strage dei 

Francesi, guerra col re di Fran- 
cia, 186 A. 

— vittoria sui Francesi, danni del- 

lo milizie lombarde condotte in 
campo dal re Filippo III, 186 B. 


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CEONÀCHE ÀSTE8I 


168 


— trattato di pace oon Filippo III, 

186 0. 

— Enguerrando di Marigny accusato 

di parteggiare per la Fiandra , 
195 A. 

— spedizione di Luigi X contro la, 

sua sconfìtta a Courtray gran 
bottino dei Fiamminghi , 195 

a-b: 

— carestia del 1815 in, 226 E. 

— conti: Roberto, Enrico. 

Fieno , carezza del, durante il giubi- 
leo del 1800, 192 A. 

Fieschi, genovesi, ospitano Innocenzo 
IV, 172 B. 

— escono di Genova coi Grimaldi, 

rientrano con questi ed insidiano 
i due capitani Oberto Spinola 
e Doria, 181 B. 

— assaltano coi Grimaldi Corrado 

Spinola e Corrado Doria, 181 
D. 

— danneggiati dai Genovesi, 182 A. 

— acconsentono che gli Spinola rien- 

trino in Genova, 254 A. 

— Carlo. 

Figlie di Dio , introdotte in Asti nel 
1280, 150 A. 

Filippo, siniscalco di Carlo d’Angiò, 
manda prigionieri in Provenza, 
162 A. 

— nel 1275 è vinto e ferito dagli 

Astigiani e dai Chieresi, ritorna 
in Provenza, 168 C. 

— conte pavese, tenta col marchese 

di Monferrato di prendere Lu, 
212 B. 

— posto Teodoro al sicuro ( a Rosi- 

gnano, 757 b), assale Rinaldo 
di Leto ed i suoi collegati, ma 
è vinto e mandato prigioniero 
al re Carlo, 212 C. 

— è liberato dalla prigionia da Ope- 

cino Spinola che lo conduce 
salvo a Pavia, 212 D. 

— sua scusa d’aver promesso fedeltà 

a re Roberto per le carcerazioni 
fatte da Filippo di Savoja vi- 
cario dell’imperatore in Pavia, 
242 D. 

Filippo d’Acaja, accoglienze rice- 
vute in Asti essendo reduce dal 
regno di Morea, 201 D. 

— è fatto Capitano del popolo in 


Asti per tre anni collo stipen- 
dio di 27000 libbre astesi e l’ob- 
bligo di tener cento militi, 202 
A. 

— prende parte con 7000 fanti alla 

spedizione e distruzione della 
Rocca, 202 B. 

— vede mal volentieri l’elezione del 

podestà in Asti, perchè spera il 
dominio della città, conduce gli 
Astigiani contro il marchese di 
Saluzzo, 208 C. 

— con blande parole è obbligato 

dagli Astigiani a combattere con- 
tro Montiglio, 206 A. 

— prende parte all’ edificazione della 

villa di Mustiola, poi dopo varie 
tergiversazioni * ritorna in Asti 
contro la volontà degli Asti- 
giani, 206 C-D. 

— Rifiuta di soccorrere Mustiola as- 

salita dal march, di Saluzzo, 
rimproverato dagli Astigiani , 
promette di vendicarli, 206 D-E, 
207 A. 

— radunate le sue milizie tenta di 

farsi signore di Asti riserbando 
metà del dominio ad Amedeo di 
Savoia, tumulto nella città, giu- 
ramento di non più assalire Asti 
per tre anni, 207 B, 208 A. 

— colloquio con Teodoro, affettata 

conciliazione, 209 A. 

— richiesto * dagli Astigiani, si op- 

pone a che facciano lega con 
Teodoro, ire insorte, 209 B. 

— proibisce, sebbene invano, che gli 

Astigiani facciano lega con Teo- 
doro, 209 C. 

— invitato con profferte di vantaggi 

a collegarsi con Carlo re di Si- 
cilia contro il march, di Saluzzo, 
209 D. 

— ricusa d’ entrar nella lega , mi- 

naccio contro di lui, 210 A. 

— fa giurare agli Astigiani che mai 

si eleggerebbero per signore il re 
Carlo, gli viene occupato il prin- 
cipato d’Acaia dal quale prende 
il nome, non lo può in nessun 
modo riottenere, 210 B. 

— segrete trattative con Rinaldo di 

Leto, 210 C. 

— mette in fuga Teodoro e gli Asti- 


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164 


INDICI SISTEMATICI 


giani, pone il campo a Tonco, 
è riccamente accolto dai fuoru- 
sciti Astigiani, 210 D. 

— domanda d’essere accolto in Asti 

per provvedersi di viveri, ma 
temendosi di tradimento questo 
gli viene negato, 211 A. 

— tratta riccamente i fuorusciti Asti- 

giani, suoi pretesti contro Asti, 
211 B. 

— s* impadronisce di Gassino, fa 

sudditi quelli di Castiglione , 
prende Leiny, pel qual paese è 
sempro in lite col march, di Mon- 
ferrato, 211 C. 

— rifiuta il suo aiuto agli Astigiani 

nella spodiziono contro Caval- 
lero, si ritira colla moglie e 
tutte le cose sue nella sua terra 
e non torna più in Asti, si ac- 
costa ai fuorusciti accusando gli 
Astigiani di non avergli pagato 
quanto gli dovevano, 212 A. 

— cogli alleati si accampa a Vignale, 

riesco vittorioso sul conte Fi- 
lippo, 212 C. 

— indotto da Carlo re di Sicilia, fa 

pace col march, di Saluzzo, 213 
A. 

— numerosi tentativi per soggiogar 

Asti, tentativo al tempo della 
distruzione di Mustiola radu- 
nando gli Astigiani nei giardino 
doi frati minori, 215 C. 

— il suo assessore quivi propone che 

gli si dia balìa di rappacificare 
gli Astigiani coi fuorusciti, 215 
D. 

— lascia l’adunanza e vuole che la 

proposta si porti innanzi al mag- 
gior Consiglio, 216 A. 

— durante il Consiglio del Popolo 

rimane nella Canonica, chiama 
a sè Raymondo di Terzago con 
quelli adunati al Gran Consi- 
glio, questi vi va solo, 216 B. 

— un popolano gli mette tanta paura 

della decisione del Consiglio 
ch’egli si ritira in casa e pochi 
dì dopo esce d’Asti insieme coi 
fuorusciti, 216 C. 

— minaccia di prender le parti dei 

fuorusciti se non gli si dà subito 
il salario dovuto, numerose ed 


inutili trattative degli Astigiani, 
protezione accordata ai fuoru- 
sciti, 216 D. 

— provoca rubarizi e ferimenti con- 

tro gli Astigiani, dissimulazione 
di questi, non lo richiedono più 
d’aiuto per l’assedio di Muasca 
nel 1308, nè gli pagano il sa- 
lario, 216 E, 217 A. 

— il Ventura scrive un sermone a, 

nell’ occasione della sventura del 
conte Filippone, 219 A. 

— epistola di Guglielmo Ventura in 

cui s’ inveisce allegoricamente 
contro la crudeltà di, verso Asti, 
220, Capo L. 

— nipote d’Amedeo conte di feavoja 

dopo la rotta di Quattorde nel 
1309, è chiamato dagli Astigiani 
a loro spese, gli è data dal Mag- 
gior Consiglio generale balìa di 
rappacificar la città coi fuoru- 
sciti, 223 D. 

— sua sentenza, 223 E. 

— rimane governatore della pace ri- 

cevendone stipendio dagli Asti- 
giani, punizione da lui inflitta 
ai Beltraldi, 224 B. 

— col favore di, i Solaro fanno cac- 

ciar d’Asti i Castello, 224 C. 

— nel 1810 accompagna Enrico di 

Lussemburgo, 229 D. 

— induce Enrico di Lussemburgo a 

venire in Lombardia, 230 E. 
Filippo Alneto, figlio di Gualcherò, 
suppliziato come amante della 
regina di Francia e della sua 
cognata, 194 D, 195 A. 
Filippo d’Angiò, figlio di Carlo II 
re di Sicilia, favorisce l’elezione 
del fratello suo Roberto a re di 
Sicilia, 224 E. 

— Principe di Taranto, fratello di 

Roberto re di Napoli, è mandato 
in soccorso di Firenze contro 
Uguocione della Faggiuola, 240 
A. 

Filippo HI l’ardito, re di Francia, 
assale il re d* Aragona, suoi dan- 
ni e sua morte, 164 B. 

— discordie con Odoardo re di In- 

ghilterra, 185 B. 

— pessimo uomo , scomunicato dal 

papa, rappacificato con Odoar- 


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CRONACHE ASTISI 


165 


do d’Inghilterra per mezzo del- 
l’arbitrato d’Amedeo di Savoia, 
sua guerra contro Roberto conte 
di Fiandra e loro trattato, 185 G. 

— oppressione dei governatori posti 

nelle città della Fiandra ed in- 
surrezione, 185 1). 

— saputa la rivolta dei Fiammin- 

ghi assedia Lilla (Isla , 729 c) 
e la prende , conduce a tradi- 
mento prigioni Roberto conte di 
Fiandra e due suoi figli, 186 A. 

— sua sconfitta, ricorre a milizie 

Lombarbe, nuovi danni, 186 B. 

— assedia Ceresse (Seresec , 780 a), 

tratta la pace coi Fiamminghi, 
si comporta malvagiamente con- 
tro i sudditi spogliandoli delle 
ricchezze e falsificando la mo- 
neta, 186 C. 

— il popolo di Parigi a furore muo- 

ve contro il suo palazzo, egli 
lo rappacifica con blande parole 
poi ne fa impiccare i capi, 186 D. 

— le sue contese con Odoardo re 

d’Inghilterra incominciano nel 
1297 e durano 6 anni, nel 1810 
manda il suo figlio primogenito 
a devastar Lione, questi è am- 
messo con patti nella città, vi 
prende prigione Pietro nipote di 
Amedeo di Savoia e fratello di 
Filippo principe d’Acaia , il re 
non permette a Clemente Y di 
far ritorno a Roma, 187 A. 
Filippo IV il Bello, fa crear Papa 
in Parigi, a. 1805, Bertrando di 
Got, arcivesc. di Bordeaux che 
prende il nome di Clemente V, 
192 C. 

— odio di, contro l’ordine dei Tem- 

plari per essersi accostati contro 
di lui a Bonifacio Vili, 198 A. 

— persecuzione contro i Templari, 

198 A-B-C. 

— assiste al concilio di Vienna, a. 

1812, ove Clemente V maledico 
l’ordine dei Templari e ne cede 
parte dei beni al re, 193 B. 

— morte di, 7 dicembre a. 1815, 

194 0. 

— suo turbamento per la discesa in 

Lombardia di Enrico di Lus- 
semburgo, 280 E. 


Filippo V il lungo, tronca i tem- 
poreggiamenti dei cardinali adu- 
nati in Lione per eleggere il suc- 
cessore a Clemente V facendoli 
rimanere a pane ed acqua, 252 
C. 

Filippo Avogàdro di Col’obiano, 
governa tirannicamente Vercelli, 
284 C. 

Filippo Gardino, epistola da lui 
mandata a suo padre Giulio, 
220 Capo L. 

Filippo Gonissa, siniscalco del re di 
Francia alla battaglia di Cos- 
sano contro gli Astigiani, 160 E. 

— sua risposta a Tommaso Alfieri 

legato Astigiano, 161 B. 
Filippone di Langosco, è combat- 
tuto dalla lega di parecchie città, 
167 A. 

— unito col march. Giovanni di 

Monferrato e Manfredi di Saluz- 
zo , a. 1299 , prende Vercelli , 
Novara , Casale di S. Evasio e 
caccia da Vercelli e Novara Ga- 
leazzo figlio di Maffeo Visconti 
e da Vercelli i Tizzoni, 170 C. 

— tenta invano di ristabilire in Asti 

i Castello fuorusciti, 201 D. 

— conte di Pavia, accompagna a 

Casale Teodoro, di Monferrato, 
ha per moglie una figlia di Ope- 
cino Spinola, 208 B. 

— accoglie festosamente a Susa En- 

rico di Lussemburgo, 229 E. 

— dissuade Guido della Torre dal- 

P opporsi ad Enrico di Lussem- 
burgo, 281 B. 

— Entra in Vercelli, incendia le 

oase dei Tizzoni e dei loro se- 
guaci, ne esiglia ed uccide, 238 
A. 

— volendo entrare in Piacenza è 

preso prigione e carcerato in Mi- 
lano, 246 C. 

Filippo di Malo (Filippo di Viale, 
788 a ) , ha generale balla da 
Asti, si mostra tiranno e non tien 
conto degli arbitrati dell’impera- 
tore, 248 B. 

Filippo Pallido, un figlio di, è fatto 
dagli Astigiani prigioniero nella 
presa di Monte Marcido, 252 E. 
Fili ppo di Savoja, è richiesto per aiuti 


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166 


INDICI SISTEMÀTICI 


da Asti, a cagione della moglie 
Margherita è fatto principe di 
Aoaja e di Morea, manda Gu- 
glielmo di Montebello in aiuto ad 
Asti e la libera dalla soggezione 
dei marchesi di Monferrato, 171 

A. 

— prende il Castello della Bocca e 

quello di Settime posseduti dal 
march. Teodoro di Monferrato, 
185 A. 

— teme che Asti non scelga a suo si- 

gnore Boberto re di Sicilia, con- 
grega molti nobili di Asti e li 
fa giurare che non si faranno 
mai sudditi a re Boberto, 225 A. 

— proibisce agli Astigiani trasgres- 

sori delle promesse di mandare 
ambasciatori a stringere alleanza 
con re Boberto, 225 C. 

— vicario di Pavia, pone in custodia 

Manfredi di Beccaria, 284 B. 

— combatte in Vercelli col conte 

Guarnieri d’Ausburgo, sue rela- 
zioni cogli Avogadro, 287 B. 

— odia i Solaro perciò entra colle 

sue forze nelle ville di Biva e 
di Poirino, 242 B. 

— si ritira nei suoi dominii per ti- 

more del siniscalco di re Boberto, 
collegato con altri Stati prende 
alcune ville di Pavia , prende 
Garlasco, 242 G. 

— vicario imperiale a Pavia, incar- 

cera Biccardino figlio del conte 
Filippone e 10 altri dei princi- 
pali di Pavia, 242 E. 

— Manfredi di Saluzzo non potendo 

difendere Fossano lo cede a, di 
nome principe d* Aoaja ma non 
di fatto, egli tuttavia non può 
difenderlo, 245 C. 

— collegato coi fuorusciti Astigiani 

devasta Sa vigliano, è volto in 
fuga da Ugone di Bauci, altra 
sua fuga, incendia le vicinanze 
di Villanuova, 246 D. 

— muove su Borgo S. Dalmazzo 

sperando invano di difendere De- 
monte da Ugone di Bauci, 248 
C. 

— nel 1816 fa tregua con Asti, 249 

B. 

— nel 1816 va a Villanuova, poi a 


Bevignano, pone il fuoco a Mon- 
tebonino , si ritira nei dominii, 
va a Fossano, a 8 a vigliano, ne 
parte peli’ arrivo di Bicciardo 
Gambatesa, 249 D-E, 250 A. 

— nel 1817 entra colle sue milizie 

nel Borgo degli Apostoli, sua 
partenza, 258 A. 

— Maffeo Visconti cede Savigliano 

a, 258 B. 

Filippo Scàràmpi, leggista, muore in 
Asti, 198 0. 

— gli eredi di, nel 1810 seguono i 

Castello nell’esiglio da Aiti, 224 

C. 

Filippo di Valois, figlio di Carlo di 
Valois , nel 1820 (1822, 805 a) 
va a Cuneo, muove su Asti, 257 

D. 

— va a Vercelli per soccorrere gli 

Avogadro, 257 E. 

— si ritira da Vercelli, 258 A. 
Filippo Viale, sindaco, giura per A- 

sti fedeltà ad Enrico di Lussem- 
burgo, 280 B. 

— (ha comune balìa da Asti, si mo- 

stra tiranno e non tien conto 
degli arbitrati dell’imperatore, 
788 a). 

Filippo Maria Visconti, prende a 
governare Asti, a. 1422, col con- 
senso dei cittadini, 269 C. 

— guerra del march, di Monferrato, 

di Venezia e Firenze contro, a. 
1481, 270 A. 

— spedizione nel Monferrato capita- 

nata da Francesco Sforza a no- 
me di, a. 1431, 271 C-D-E. 

— pace del 1432 tra i Veneziani e, 

restituzione delle terre prese a 
Gian Giacomo di Monferrato, 
accoglienze fatte in Milano a que- 
sto, essendo reduce nei suoi Stati, 
a. 1432, 272 A. 

— chiama Sigismondo imp. in Italia, 

ma non gli dà i denari promes- 
sigli, per opera di Nicolò d’Este 
si accorda con Venezia e Firenze, 
272 B. 

— manda la flotta genovese in aiuto 

di Gaeta, a. 1435, 273 C. 

— fa venire a Milano Alfonso d’À- 

ragona e gli altri prigionieri della 
battaglia di Ponza, li tratta ma- 


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CRONACHE ÀSTB8I 


167 


gnificamente e li rimette in li- 
bertà senza riscatto, 274 A-B. 

— accompagna Alfonso a Genova 

ove questi s’imbarca sulle galee 
genovesi, si narra ohe in tale oc- 
casione pretendesse dai Genovesi 
che facessero lega con Alfonso, 
274 B. 

— ribellione dei Genovesi e di tutta 

la Riviera per opera di France- 
sco Spinola comandante in Ge- 
nova per Filippo Maria, ucci- 
sione dì Opecino di Alzate pode- 
stà, a. 1486, 274 B-C. 

— dà ordine a Giacomo Piccinino 

di andare in soccorso del Castel- 
letto di Genova a. 1486, 274 D. 

— lega dei Genovesi coi Veneziani e 

Fiorentini contro, a. 1486, 274 
D-E. 

— perseguita i Genovesi che si tro- 

vano ne’ suoi domimi, 275 A. 

— concede a Battista di Campofre- 

goso la vi. di Gavi, 275 E, 275 
A. 

— concede a Barnaba Adorno la vi. 

di Vobio (Voltabio, 828 d), 275 
A. 

— morte di, 18 agosto 1447, nel Ca- 

stello di porta Giove a Milano, 
suo testamento in favore di Al- 
fonso d’ Aragona, non accettato 
dai Milanesi, 276 D. 

— assalito dai Veneziani, manda a 

promettere in cambio d’aiuto a 
Carlo VII la signoria di Asti da 
lui tenuta fin dal 1422 contro i 
diritti di suo nipote Carlo d’ Or- 
léans, a. 1446, 277 A-B-C. 
Finale, i Genovesi rubano a, tre navi 
cariche di merci, 257 C. 

Fiorini , valore del fiorino d’Asti, 188 
A. 

Firenze, nella chiesa di S. Giovanni 
sono sospesi lo scettro e la mitra 
del vescovo d’ Arezzo morto nella 
battaglia di Bibbiena, 189 A. 

— i Fiorentini sono eccitati da Gui- 

do della Torre contro Enrico, di 
Lussemburgo ed aiutati in ciò 
da re Roberto, 285 B. 

— Enrico di Lussemburgo nel 1812 

toglie a, alcune castella e ville 
e si accampa a circa due miglia 


dalla città perchè gli è disob- 
bediente, 288 B. 

— molti danni ricevuti, benché piò 

numerosi non osano uscir dalla 
città, dopo due mesi l’imperatore 
si allontana, 289 A. 

— danni cagionati a, da Uguccione 

della Faggiuola, 289 D. 

— re Roberto richiesto d’aiuto man- 

da a, 2 suoi fratelli Pietro ed il 
principe di Taranto ed il figlio 
di questo, Carlo, con soldati a spe- 
se dei Fiorentini e della parte 
Guelfa, gli alleati muovono con- 
tro Monte Catini, rotta dei Fio- 
rentini nel 1815, 240 A. 

— udendo la fuga di Uguccione della 

Faggiuola assalgono una villa di 
Lucca, sono messi in fuga dai 
Pisani, 249 C. 

— lega col march, di Monferrato e 

Venezia contro Filippo Maria 
Visconti sgr. di Milano, a. 1481, 
270 A. 

— manda una galeazza e quattro 

galee in soccorso del marchese 
di Monferrato e di Barnaba A- 
dorno alla battaglia di San Frut- 
tuoso, 23 settembre 1431, 271 A. 

— concordia con Filippo Maria, 272 

B. 

— tentano opporsi al passaggio di 

Sigismondo imperatore facendo 
scorrerie per le terre di Lucca e 
Siena , poi fatta preda vanno ad 
Arezzo e vi si fermano, 272 C. 

— Genova si accosta alla lega di Ve- 

nezia e, oontro Filippo Maria Vi- 
sconti, a. 1486, 274 D-E. 

— edifizi: Chiesa di S. Giovanni. 
Fodro , ville obbligate a pagare il fo- 
dro rusticale ad Asti nel 1190, 
148 C. 

— (quei di Azano debbono pagare 
il fodro rusticale ad Asti una 
volta all’anno, 688 c). 

Folco Asinàri, segue i Castello nel- 
l’ esigilo da Asti, 200 C. 

Folco Caze, accompagna nella par- 
tenza da Alba gli ambasciatori 
di Carlo re di Sicilia, 197 D. 

— ritornando da Alba è ucciso per 

una insidia tesa dagli Astigiani, 
197 E. 


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168 


INDICI SISTEMATICI 


Folco d'Este, erede di Asso Vili 
nel marchesato di Ferrara è osteg- 
giato dai fratelli di Azzo, Fran- 
cesco ed Aldobrandino. 

— essendo odiato dai Ferraresi parte 

da Ferrara e ne vende ai Vene- 
ziani la signoria, 184 A. 

Folco Solaro, è ucciso dai fuoru- 
sciti Astigiani, 215 E. 

Folgos, Oberto. 

Follis, Beatricina de. 

Fondi, conti: Antonio, Cristoforo 
Gaetano, Ruggero. 

Forensi*, proclamazione di, in Asti, 
200 E. 

(Fosdenoyo), (presso Sarzana, vi si ri- 
fugia Uguccione della Faggiuola 
cacciato da Pisa, 795 d). 
Fossano, carestia, soccorso da Asti, 
168 A. 

— edificato sugli avanzi della villa 

di Romanisio, a. 1215, 190 D. 

— dato al march, di Saluzzo, 197 A. 

— vi sono imprigionati Corrado 
Brayda, Aleramo Laico (Lajo- 
lio, 742 b), Aimoyno Solaro e 
Nicola Caze, 197 E. 

— vi sono condotti prigionieri Asti- 
giani, 201 B. 

— è ceduto a Rinaldo di Leto si- 

niscalco del re di Sicilia dal 
march, di Saluzzo, 205 D. 

— vi si reca Roberto re di Sicilia, 

224 E. 

— nel 1820 si ribella a re Roberto 

e si dà al march, di Saluzzo che 
lo cede a Filippo di Savoia, que- 
sti tuttavia non lo può difen- 
dere, 215 C. 

— Ugone di Bauci cogli Astigiani 

devasta, 246 D. 

— Manfredi di Saluzzo e Filippo di 

Savoja dopo la vana impresa di 
Demonte ritornano a, 248 C. 

— è salvato dai collegati nel 1816 

per opera di Stefano Visconti, 
249 E. 

— Ricciardo Gambatesa capitanando 

gli Astigiani danneggia , 251 B. 
Franceschino Bocono , milite Asti- 
giano fatto prigione nella spedi- 
zione di Cherasco e condotto a 
Fossano, 201 B. 

Franceschino Guttuario, eletto a 


prender sicurtà da quelli della 
parte popolare, 197 A. 

Francesco ($•), devastato dagli Asti- 
giani, 168 A. 

Francesco di Castagnole , sepolto 
in Asti, 215 C. 

Francesco di Cravesana, è mandato 
da Enrico di Lussemburgo a 
Cremona , ma ne è cacciato 
poco dopo, 282 A. 

— per accordo coll’ imperatore è 

mandato da Guglielmo Isnardi 
ad Asti ed ordina che quelli di 
Barberina e molti armati ven- 
gano ad Asti a cacciarne i So- 
laro, 241 D. 

— sua uccisione, 242 E. 

Francesco d'Este, ed Aldobrandino, 

fratelli ad Azzo Vili osteggiano 
Folco erede di Azzo, 184 A. 

Francesco della Faggiuola, figlio 
di Uguccione, muore nella bat- 
taglia di Montecatini del 1815, 
240 B. 

Francesco Grimaldi detto de Ma- 
litia (de Mazia , 725 c). 

— sua impresa contro Monaco donde 

offende Genova, 182 A-B. 

— sua morte alla battaglia di Yen- 

timiglia, 182 E. 

Francesco Guttuario, tre figli di, 
sono presi nel castello d’Agliano 
dai Solaro, 242 A. 

Francesco di Monsolito, andando 
da Valenza ad Asti nel 1322, 
incontra soldati nemici ad Asti 
che fuggono alla bastia di Mon- 
gerano, 261 D. 

Francesco Pandonio, presente al- 
l'assedio di Gaeta, a. 1485, 273 
0. 

Francesco Rotario, signore di Be- 
vigliasco , mandato dal duca 
d' Orléans quale oratore ai Mi- 
lanesi, a. 1448, 280 C. 

Francesco Sforza, spedizione di, per 
il duca di Milano, a. 1481, con 
2000 cavalli contro il marchese 
di Monferrato , giunto ad Ales- 
sandria fa riunire 5000 e più 
uomini de' paesi circonvicini e 
pone assedio a Lu, 271 G. 

— presa e sacco di Lu dopo 4 o 5 

giorni d'assedio , crudeltà com- 


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CRONACHE A STESI 


169 


messe dai suoi soldati contro le 
donne, 271 D. 

— invade il Monferrato, prende Ga- 

sale di Sant’ Evasio, pace di Ve- 
nezia, a. 1432, 271 E, 272 A-B. 

— ambasciatori di , a Rinaldo di 

Drénay per dissuaderlo dalla 
spedizione contro Alessandria e 
Tortona, 278 D. 

— capitana i Milanesi contro Pia- 

cenza nel 1447, è marito d’una 
figlia naturale di Filippo Maria 
Visconti, 279 A. 

— si fa signore di Milano e conte 

d’Asti coll’aiuto di Giovanni e 
Guglielmo di Monferrato , per 
opera di Bartolomeo Colieoni 
prende prigione Giovanni capi- 
tano generale dell’ esercito di 
Luigi di Savoia, 279 B. 

— ottiene da Guglielmo di Monfer- 

rato prigioniero in Pavia che 
desista dalle promesse fattegli, 
279 C. 

Francesco Solaro detto Gamba di 
ferro , causa delle discordie coi 
Guttuari, 156 0. 

— seguita le parti di quelli di Ca- 

stello, 197 B. 

— lasciato da costoro rimane senza 

appoggio, 197 C. 

— segue i Castello nell’esiglio da 

Asti, 200 C. 

Francesco Spinola, figlio di Otto- 
bono, capitano dell’ armata ge- 
novese, sconfitto a S. Fruttuoso, 
28 settembre 1431, è condotto 
prigioniero a Venezia, 271 A. 

— liberato in seguito alla pace, ac- 

coglienze ricevute in patria, 272 
B. 

— difende Gaeta centro Alfonso V 

d’ Aragona, a. 1485, 278 D. 

— governa per Filippo Maria Visconti 

Genova, si fa oapo della ribel- 
lione contro di lui , 274 B-C. 
Francia, carestia del 1315 in, 226 E. 

— Re di : Carlo VII, Luigi X, Cario 

IV il Bello, Luigi IX, Filippo 
IH, Filippo IV il Bello, Fi- 
lippo V il Lungo. 

Frangipane, Giovanni. 

Frati del Carmelo , introdotti in Asti 
nel 1280, 150 B. 


— capitolo generale dei, in Asti, 15 

maggio 1440 , vi intervengono 
più di 200 frati, 276 A. 

Frati eremitani , introdotti in Asti 
nel 1280, 150 A. 

Frati minori , introdotti in Asti nel 
1280, 150 A. 

— convento di, in Genova, vi muore 

la moglie di Enrico di Lussem- 
burgo, 285 A. 

Frati predicatori , introdotti in Asti 
nel 1280, 150 A. 

— lascito del Ventura, 229 A. 

— «convento di, in Asti, vi è sepolto 

Emanuele di Biandrate, 188 A. 
Frati dei Saecochi (de Sachis , 686 

introdotti in Asti nel 1280, 150 
B. 

(Fravie) (uomini di, possessori di Man- 
gano, 691 a). 

Fréjus, Giovanni d’Ossa prima di es- 
sere fatto vescovo di Avignone 
è vescovo di, 252 C. 

Frinco, posseduta dai fuorusciti Asti- 
giani, 262 A. 

— gli Astigiani andando a devastare, 
sorprendono dei loro fuorusciti, 
218 C. 

— gli uomini di Barberina adunati 

in, sono mandati a cacciar d’Asti 
i Solaro, 241 D. 

Friuli, vi si ritirano i Della Torre, 
166 A. 

(Frontaniano, S.) (devastato dagli Asti- 
giani, 718 a). 

Fruttuaria (8. Benigno di), Gian Gia- 
como di Monferrato concede al 
duca di Savoia il iuspatronatum 
sull’abbazia di, 278 A. 
Fruttuoso (#.), chiesa di, a 20 miglia 
da Genova, l’armata Veneto-Fio- 
rentina vi sconfigge i Genovesi, 
28 settembre 1481, 271 A. 
Fubine, Ricciardo Gambatesa ed Ugo- 
ne di Bauci con soldati pagati 
da Asti, nel 1316 prendono per 
forza ed incendiano, 247 D. 

— i soldati Provenzali pagati da Asti 

incendiano, 251 D. 

Fulvio Asinari (Folco, 725 c), Asti- 
giano, è eletto podestà di Ge- 
nova, 182 A. 

Fusilàgo, Antonio. 


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170 


INDICI SISTEMATICI 


Or 


Gabagno, Costanzo. { 

Cablano, Nicolino Bastardo e Jacopo 
signori di, fanno pace con Asti, 
146 B. 

Gabriello Turco , figlio legittimo 
di Antonio e fratello di Gio- 
vanni, fa guerra al duca di Mi- 
lano, sua morte in Castel For- 
mio, 15 giugno 1481, 270 C. 
Gabrio della Torre , capitano del 
popolo in Asti nel 1806, 208 A. 
Gaeta, assedio di, per parte di Al- 
fonso V d’ Aragona, a. 1484- 
1485, 278 C. 

— Francesco Spinola difensore di, 

278 D. 

Galeazzo Visconti, figlio di Maffeo 
prende per moglie la sorella del 
marchese d’Este , è espulso da 
Vercelli e da Novara per opera 
dei collegati Giovanni march, 
di Monfer., Manfredi march, di 
Saluzzo e Filippone conte di 
Langosco, 170 C. 

— accompagnando il conte Guarnieri 

viene alle mani presso Quattorde 
con Ugone di Bauci, 248 E. 

— nel 1822 succede nella signoria 

e nella dignità di capitano del 
popolo di Milano a suo padre 
Maffeo, 262 D. 

offendo e scaccia Obizzo Versuto 
di Landò da Piacenza , questi vi 
rientra e ne caccia il figlio Az- 
zo, 263 C-D. 

— è con tutti i suoi cacciato di Mi- 

lano, 263 E. 

— vi rientra e ne riottiene la signo- 

ria, 264 A. 

— colle sue forze e cogli aiuti di 

altri principi, nel 1824 assedia 
Monza, 266 D. 

— uccide dei soldati del Gardona in 

una villa di Carrara, è soccorso 
da Lodovico il Bavaro, scon- 
figge e prende prigioniero Rai- 
mondo di Cardona ed Enrico di 
Fiandra, le sue soldatesche nel 
1825 sono rotte da quelli di 
Monza, 266 E, 267 A, 268 A. 
Galeazzo Visconti dà Asti in dote 


al duca d’ Orléans, a. 1886, 282 
A. 

Galeotto dei Lambertini, podestà 
d'Asti, 156 E. 

Gallico, milite, mandato come ora- 
tore ai Milanesi dal duca d* Or- 
léans, a. 1448, 280 C. 
Galvagno Petla, da Asti va ad abi- 
tare in Chieri, danneggia Asti, 
196 B. 

Galvagno Testa, morte di, a Masio, 
215 B. 

— (segue i Castello nell’esiglio da 

Asti, 745 c). 

Gamalero, è preso da Marco Visconti, 
256 B. 

Gambara, sconfìtta del legato del papa, 
a. 1258, 154 C. 

Gam barello, Umberto. 

Gambatesa, Ricciardo. 

Gambino, Jacopo. 

(Garbaxoglia) (vi. di, a cui in parte 
è soggetta Nizza, 692 b). 

— (fd. astese, distrutto da Alessan- 

dria, 692 c. 

Gardini, la maggior parte dei, segue i 
Castello nelTesiglioda Asti, 200 C. 
Garbino, Filippo, Giulio. 

Garetti , sgr. di Ferrere , Andrea , 
detti anche Gorzano, 161 D. 

— la maggior parte dei, segue i Ca- 

stello nelPesiglio da Asti, 200 C. 

— casa, combattuta invano dal conte 

d’Artois, 162 B. 

Garezio , il signore di , è mandato 
oratore dal duca d’ Orléans ai 
Milanesi, a. 1448, 280 C. 
Garlasco, Guarnieri d’ Ausburgo, i Mi- 
lanesi, Teodoro di Monferrato e 
Filippo di Savoia prendono, 242 
C. 

Garreto, v. Garetti. 

Garretto, v. Garetti. 

Gaspare Grimaldi, fatto capitano di 
Genova, 254 B. 

Gassino, è preso dal principe d’Acaia 
cogli Astigiani e Chieresi, 211 C. 
Gavi, Opecino Spinola sconfitto a Se- 
stri fugge a, 182 D. 

— i Genovesi mandano a devastare, 

a. 1809, 182 E. 


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CRONACHE ASTE8I 


171 


— concesso da Filippo Maria Vi- 

sconti a Battista di Campofre- 
goeo, 275 A. 

— (pedaggio di, 696 a). 

Genesino Bocca, scaccia dalla Bocca 

insieme al fratello Manfredo Bo- 
nino ed Opecino suo figlio. Spe- 
dizione degli Astigiani contro di 
lui, 202 B. 

Geaova, stimola Asti alla guerra cóntro 
Alessandria, 142 A. 

— (lettere di, sul pedaggio di Gavi, 

696 a). 

— capitani di, fuorusciti, i capitani 

di, vincono i Pisani e ne fanno 
prigioni più di 16000 (15000) , 
i prigionieri Pisani rimangono in 
carcere 18 anni, 159 A. 

— i prigionieri Pisani escono di Ge- 

nova, i Genovesi combattono coi 
Veneziani presso Lajaccio, pren- 
dono il Clavario loro e li spo- 
gliano ed uccidono, combattono 
con 18 galee, queste sono guaste 
dai Veneziani, armano 50 galee 
sotto P ammiragliato di Lamba 
Doria, 159 B. 

— vincono i Veneziani a Curzola e 

ne fanno più di 5000 prigioni, 
pace con Venezia, 159 0. 

— lega con Asti, Pavia e Guglielmo 

di Monferrato contro Carlo d’An- 
giò, 160 C. 

— Duecento militi spagnuoli appro- 

dano a, 161 C. 

— fa lega con altre città contro Gu- 

glielmo di Monferrato ed il conte 
di Langosco, 166 E. 

— divisione m due partiti prima della 

morte di Federigo, 180 B. 

— il partito imperiale rappresentato 

dagli Spinola e loro seguaci e- 
soe di Genova e fermandosi a Sa- 
vona milita contro Genova, as- 
sedio e presa di Savona, ritorno 
degli Spinola privi di beni e di 
potori, primeggiano i Grimaldi, 
questi sono abbattuti da Oberto 
Spinola e Oberto Doria, a. 1270, 
Oberto Spinola ed Oberto Doria 
capitani generali di Genova, 181 
A. 

— i Grimaldi coi FieBchi, escono di 

Genova vi rientrano dopo lungo 


tempo ed insidiano i due signori 
di Genova Oberto Doria e Spi- 
nola, insorgono gridando morte 
agli Spinola ed ai Doria e forti- 
ficando la porta di Genova , il 
campanile di S. Lorenzo e le case 
dei Fieschi, 181 B. 

— Oberto Spinola e Doria muovono 

contro loro col popolo e li ridu- 
cono nella chiesa di S. Lorenzo, 
Oberto Spinola li libera magna- 
nimamente dal furore del popo- 
lo, li riduce però a soggezione, 

181 C. 

— temendo dei Grimaldi il popolo 

elegge capitano Corrado invece 
di suo padre Oberto Spinola, 
disordini dei Grimaldi e dei 
Fieschi, 181 D. 

— il popolo , sempre s’oppone ai 

Grimaldi, Lamba D’Oria capi- 
tano del popolo ad Asti, inter- 
viene con 56 militi astigiani nelle 
discordie genovesi, guerra di 40 
giorni, 181 E. 

— crudeli lotte, espulsione dei Gri- 

maldi , elezione a podestà di 
Fulvio (Folco, 725 c), persecu- 
zione dei Grimaldi o dei Fieschi, 

182 A. 

— offese di Francesco dei Grimaldi, 

sua entrata nella città, uccisione 
di Lanfranco Spinola, sua cac- 
ciata, prigionia di molti dei suoi 
partigiani e loro diversi esigli , 
182 B. 

— sono fatti capitani del popolo Ope- 

cino Spinola e Bernabò figlio 
di Branca D’Oria , ritorno pa- 
cifico dei Grimaldi nel 1812, 
loro uscita, contese tra i Doria 
e gli Spinola, 182 C. 

— ritorno armato dei fuorusciti, si 

oppone loro Opecino Spinola, è 
sconfitto a Sestri , entrata dei 
fuorusciti nella città, battaglia 
di Ventimiglia, 182 D. 

— contese tra i Grimaldi ed Opecino 

Spinola, assalto di Gavi, 182 E. 

— diroccazioni, vendetta presa di una 

nave, pacificazione con Opecino 
Spinola, 188 A. 

— è cacciato Opecino Spinola , a. 

1309, 184 C. 


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172 


INDICI SISTEMATICI 


— seguono i Castello neii’esiglio da 

Asti, 200 C. 

— venuta di Teodoro figlio dell’im- 

peratore greco, suo matrimonio, 
208 B. 

— Opecino Spinola promette a Carlo 

re di Sicilia forze genovesi per 
acquistare il regno di Sicilia, 
212 D. 

— guardano Moncalvo e Vignale , 

218 A. 

— si dice che Opecino Spinola pro- 

mettesse a Roberto re di Sicilia 
la città di Genova. 

— proclama davanti agli ambascia- 

tori di Enrico di Lussemburgo, di 
voler restare fedele a lui, 225 C. 

— Brescia nel 1811 si difende da 

Enrico di Lussemburgo con ba- 
lestrieri genovesi, 288 C. 

— accoglie onorevolmente Enrico, 

per patti fatti con lui in Milano 
gli danno danari, muore a, la 
moglie di Enrico, sua onorevole 
sepoltura, arbitrati dell’impera- 
tore, mortalità nell'esercito di 
lui, sua dimora in, di 4 mesi, 
284 C-D, 285 A-B. 

— armano 15 galee contro Ranieri 

de’ Grimaldi che trova modo di 
sfuggire, 287 A. 

— Enrico di Lussemburgo con galee 

di, tenta l’impresa contro Ro- 
berto re di Napoli, 289 B. 

— nel 1816 tentano di combattere 

Opecino Spinola a Busalla ma 

ne sono vinti, recentemente però 
questi riceve gravi danni, 250 C. 

— litigio con soldati tedeschi che 

per la vittoria avuta chiedevano 
doppia paga, loro eccessi, 250 D. 

— ritornano gli Spinola ed escono 

i Doria, 254 A. 

— Carlo de’ Fieschi e Gaspare dei 

Grimaldi fatti capitani di Ge- 
nova, escono gli Spinola, 254 B. 

— nel 1818 (1917 , 801 c) i fuoru- 

sciti assediano Genova, danni 
arrecati, 254 £>. 

— chiudono il porto di Savona colle 

lor navi, provvedono alla difesa 
della città, bandiscono molti osi- 
gli, la parte guelfa pone la città 
sotto il dominio di re Roberto, 


aiuti mandati da questo, con- 
tinuo battagliare coi fuorusciti, 
prevalenza di questi, 254 D-E. 

— i fuorusciti entrano nel borgo di 

Predio, Marco Visconti pure as- 
sale la città, la difende re Ro- 
berto che ne prende il dominio 
per dieci anni, fuga di Marco 
Visconti, 255 A. 

— Marco Visconti s’unisce ai fuo- 

rusciti nel borgo di Predio, con- 
tinuo battagliare dei Genovesi 
coi fuorusciti , prevalenza di 
questi, nel 1819 (1818, 802 c), 
Roberto assale S. Pier d’ Arena 
e Sestri , fuga dei fuorusciti , 
255 B. 

— i fuorusciti ricorrono a Federico 

d’ Aragona re di Sicilia, vincono 
re Roberto ad Albizola, questi la 
prende e la riprendono i fuoru- 
sciti sortiti da Savona , 255 C. 

— i fuorusciti coll' aiuto di Fede- 

rico 1 affliggono continuamente, 
perciò re Roberto si ritira in 
Toscana, manda nuovi aiuti coi 
quali i nemici sono cacciati, ri- 
torna a, ne ordina lo Stato, ne 
riparte, 255 D. 

— i fuorusciti assediano di nuovo, 

255 E. 

— loro partenza dopo aver arrecati 

molti danni, 256 A. 

— Marco Visconti assale coi fuoru- 

sciti, e le reca nuovi danni, 256 
B-C. 

— i fuorusciti Genovesi vanno ad 

AlaBsio, i signori di Genova pren- 
dono loro ed incendiano le galee 
e la villa di Alassio, 256 D. 

— i governanti prendono ed incen- 

diano Albenga, 256 E. 

— i governanti inseguiti per mare dai 

fuorusciti riparano a Napoli. 
Raimondo di Gardona, Catalano, 
duce ed ammiraglio dei Genovesi. 

— i fuorusciti con 80 galee di Fede- 

rico 1 re di Sicilia tentano in- 
vano di penetrare in, prendono 
Voltri, 256 A. 

— incendiano Chiavari ed i paesi 

circostanti, sopraffanno i gover- 
nanti e prendono Noli, 257 B. 

— i fuorusciti prendono e distrug- 


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CRONACHE A8TE8I 


178 


gono le terrò del marchese di 
Cravesana e di Val d’Arooia , 
stanno coll’ esercito loro nel borgo 
di Predio fino al 1822 e sono dan- 
neggiati dai governanti, 257 C. 

— i Genovesi nel 1822 assediano e 
prendono Àlbenga, sacco del borgo 
di Predio nel 1828, 264 D. 

— Gian Giacomo di Monferrato per 

trattato fatto con Barnaba Ador- 
no, esule genovese, fa una spe- 
dizione contro (settembre 1481) 
eogli aiuti di 18 galee veneziane, 
una galeazza e quattro galere 
fiorentine, 270 D, 271 A. 

— battaglia navale (28 settembre 
a. 1481) presso 6. Fruttuoso tra 
T armata genovese sotto Fran- 
cesco di Ottobono Spinola, ed i 
Veneziani e Fiorentini sotto 
Pietro Loredano , sconfitta dei 
Genovesi, loro perdite, Francesco 
di Ottobono Spinola prigioniero 
mandato a Venezia, 271 A. 

— sconfìtta dei soldati del march, di 

Monferrato capitanati da Bar- 
naba Adorno per opera delle 
truppe milanesi sotto Nicolò Pic- 
cinino, 271 A-B. 

— Barnaba Adorno ò fatto prigio- 

niero, crudeltà di Nicolò Picci- 
nino contro i Liguri partigiani 
del marchese di Monferrato, 271 
B. 

— un’ armata genovese muovo per 

comando di Filippo Maria Vi- 
sconti in socoorso di Gaeta, ove 
si trovava già Francesco Spinola, 
a. 1485, 278 D. 

— battaglia navale di Ponza, 4 a- 

gosto 1485 , vittoria dei Geno- 
vesi , cattura del re d’ Aragona 
e di molti insigni personaggi , 
ricco bottino, 278 D-E. 

— Biagio Assereto comanda la flotta 

genovese alla battaglia di Ponza, 
278 E. 

— Filippo Maria Visconti toglie ai 

Genovesi Alfonso d’ Aragona e i 
prigionieri fatti a Ponza , pre- 
tende che essi stati sempre ne- 
mici di Alfonso facciano pace ed 
alleanza con lui, 274 A. 

— ribellione di, per opera di Fran- 


cesco Spinola, stato già reggitore 
di, in favore di Filippo Maria 
Visconti, 274 B-C. 

— uccisione di Opeoino di Alzate, 

podestà di, per Filippo Maria 
Visoonti, 26 dicembre 1486, ri- 
bellione di tutta la riviera, ca- 
stelletto rimane per alcuni giorni 
fedele a Filippo Maria, sua espu- 
gnazione, 274 C. 

— spedizione di Giacomo Piccinino 

contro , a. 1486 , spedizione di 
ambasciatori a Firenze ed a Ve- 
nezia per stringer lega contro 
Filippo Maria Visconti, a. 1486, 
274 D. 

— Tommasino di Campo Fregoso 

doge di , a. 1486, Persecuzione 
sofferta dai Genovesi negli Stati 
del Duca di Milano, 274 E. 

— Barnaba Adorno vende a, la vi. 

di Voltaggio, 275 A. 

— edifizi: Chiesa di S. Lorenzo, 

Porta delle vacche, convento dei 
Frati Minori. 

— magistrati: abbati del popolo. 

— capitani del popolo: Corra- 

do Spinola, Corrado Doria, Ope- 
cino Spinola, Bernabò figlio di 
Branca Doria , Oberto Doria , 
Carlo Fieschi, Gaspare Grimaldi. 

— dogi: Tommasino di Campofre- 

goso. 

— podestà: Opecino Alzate, Ful- 

vio Asinari, (Folco) Asinari. 

— signori: Filippo Maria Visconti. 
Genta Ventura, figlia di Guglielmo 

Ventura, lascito di lui a, 228 D. 
Germania, imperatori: Sigismon- 
do I, Federico I, Federico II, 
Lodovico il Bavaro, Ottone IV, 
Enrico VII di Lussemburgo. 
Gerusalemme, Carlo d’Angiò è incoro- 
nato re di, 157 D. 

— Carlo d’Angiò è fatto re di, ma 

non la prende, 158 C. 

— presa, a. 1099, 190 B. 

— presa dal Saladino, a. 1187, 190 

C. 

Ghibellini, divisione dei Lombardi in 
Guelfi e Ghibellini dopo Fede- 
rico II, 176 B. 

— i Veronesi sono Ghibellini, 179 

A. 


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174 


INDICI SISTEMATICI 


Giorgio (S.), Pietro. 

Giovanni (S.), Rocco. 

Giustiniano, Giovanni. 

Gonissa, Filippo. 

Gonzaga, Carlo. 

Gorzano, signori: Rodolfo. 

Ghilino Gregorio, Astigiano, è uc- 
ciso a Quattorde, 228 C. 
Giacobino Peyla, da Asti va ad abi- 
tare in Cliieri , arreca molti 
danni ad Asti , 196 B. 

Giacomo di Yallombrosa (S.), confine 
del territorio d’Asti, 140 A. 

Gian Giacomo di Monferrato, fa ap- 
pendere alle forche in Moncalvo 
Giovanni Turco suo capitano 
generale, 19 dicembre 1480, per 
tentato tradimento, 269 D, 270 
A. 

— coll* aiuto di Firenze e di Venezia 

fa guerra a Filippo Maria Vi- 
sconti, a. 1481, il 16 giugno 1481 
assale Àsti dalla parto del Ta- 
naro , ma si ritira per paura del 
principe di Piemonte, 270 A. 

— spedizione contro Castel Frinco e 

morte di Gabriello Turco , 15 
giugno 1481, 270 C. 

— spedizione contro Genova per 
accordo con Barnaba Adorno, 
sconfitta dolle suo genti por opera 
di Nicolò Piccinino , 270 C-D, 

271 B. 

— Nicolò Piccinino perseguita i par- 

tigiani del march, in Liguria e 
devasta il Monferrato, 271 B-C. 

— spedizione del duca di Milano, 

capitanata da Francesco Sforza 
contro, a. 1481, 271 C. 

— invasione del Monferrato , presa I 

di Casale di s. Evasio e di molti 
altri luoghi, il march, si ritira 
a Chivasso, poi in Savoia, ove 
presta fedeltà per il resto dei suoi 
Stati al duca, 271 D. 

— non fidando del duca di Savoia, 

per la Germania ripara a Vene- 
zia ove è ben accolto, 271 D-E. 

— alla pace tra Venezia ed il duca 

di Milano, per intromissione del- 
Timperator Sigismondo gli ven- 
gono restituite tutte le terre prese 
in Monferrato ed oltre Tanaro, 

272 A. 


— visita il duca di Milano, e n’è 

onorificamente aocolto , suo ri- 
torno in Casale, 272 A-B. 

— manda Giovanni suo figlio a ri- 

chiedere a Luigi di Savoia le 
terre che gli ayeva raccoman- 
date, a. 1488, ma non pagando 
egli le somme spese in tal cu- 
stodia, Luigi lo tien prigione a 
Torino, per liberarlo dà per pub- 
blico strumento in pagamento 
Chivasso , tutte le altre terre 
del Monferrato oltre Po verso 
Torino, il giuspatronato dell’ Ab- 
bazia di S. Benigno di Frut- 
tuaria e la città e territorio di 
Acqui, concessagli poi di nuovo 
in feudo da Amedeo Vili sotto 
speciali condizioni, 272 E, 273 A. 

— morte di, a. 1445, 276 D 
Gilio Lorenzo, Astigiano, è ucciso 

a Quattorde, 228 C. 

Giordano , conte di Piemonte , uno 
dei più valorosi cavalieri del 
secolo, muore a Ponte di Cepe- 
rano, 158 A. 

Giorgio (8.), in Chieri, il campanile 
di, è adoperato per chiamare alle 
armi, 175 A. 

— accordo con Asti, per cui quando 

occorra, le campane chiamino i 
Chieresi alle armi, 189 D. 
Giorgio di Busca, V imperatore cede 
a, Cossano posseduta dagli Asti- 
giani, 248 B. 

Giorgio di Oeva , si pone col padre 
ed il fratello sotto il dominio di 
Asti, 169 C. 

— difende Alba contro Àsti, i march. 

di Monferrato e quelli di Saluzzo, 
197 C. 

— prende parte all’edificazione della 

vi. di Mustiola, 206 G. 

— gli Astigiani pregano, di rima- 

nere in Àsti fino alla completa 
edificazione di Mustiola, 206 D. 

— prende parte alla spedizione di 

Cavallero insieme cogli Astigia- 
ni, 212 A. 

— cogli alleati si accampa presso 

Vignale e riesce vittorioso sul 
conte Filippo, 212 C. 

— aiuta gli Astigiani nell’assedio di 

Muasca, 214 B. 


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CRONACHE A8TESI 


175 


— dopo la rotta di Quattorde nel 

1309 è chiamato in soccorso da 
Asti, 223 D. 

Giorgio Valeri ano, è compreso nella 
pace tra il marchese di Saluzzo 
e Filippo di Acaia, 213 B. 
Giorgio Voglieto , segue i Castello 
nell’esiglio da Asti, 200 B. 
Giovanna II di Napoli, muore il 8 
giugno 1435 , in lei perisce la 
discendenza di Carlo I, 272 D, 
273 B. 

(Giovannàccio di Giovanni) ( vica- 
rio , riceve danari dagli Asti- 
giani per soldati che giovano a 
nulla, 787 c). 

Giovanni, capitano generale dell’ eser- 
cito di Luigi di Savoia è da Bar- 
tolomeo Colleoni dato prigione 
a Francesco Sforza, 279 B. 

— Giovanni , capellano ed elemosi- 

niere del duca d’ Orléans in Asti 
lo segue in Francia, a. 1448, 280 

B. 

Giovanni Battista (8.), chiesa di, in 
Firenze, vi sono sospesi lo scet- 
tro e la mitra del vescovo d’A- 
rezzo morto nella battaglia di 
Bibbiena, 189 A. 

Giovanni 8 . ( diBurburé ), ospedale di, 
lascito del Ventura a, 228 D. 
Giovanni XXII, sua elezione a Lione, 
contrasti prima di questa tron- 
cati da Filippo V il Lungo, 252 

C. 

— manda due legati in Asti per con- 

ohiudere la tregua coi fuorusciti, 
253 E. 

— fa re Boberto vicario di tutta 

l’Italia durante la vacanza del- 
l’impero, 255 D. 

— manda Beltramo del Poggetto le- 

gato in Lombardia, 258 C. 

— scomunica dopo molte citazioni 

Maffeo Visconti, 259 B. 

— richiesto da Beltramo del Pog- 

getto manda aiuto a Valenza , 

262 C. 

— manda nuovi aiuti nel 1822 a 

Beltramo del Poggetto che li 
manda a Baimondo di Cardona, 

263 C. 

— i Milanesi cacciati i Visoonti si 

assogettano a, 263 E. 


— avvisato che Lodovico il Bavaro 

soccorre i Visconti lo scomu- 
nica, 266 E. 

Giovanni d’Angiò, fratello a re Bo- 
berto, tenta cogli Orsini di im- 
pedire ad Enrico di Lussemburgo 
l’entrata in Boma, 236 A. 

— fortifica cogli Orsini s. Pietro e 

s. Angelo per impedire l’inco- 
ronazione di Enrico , il popolo 
romano muove contro loro e 
dopo accanita lotta Enrico viene 
incoronato, 236 B. 

Giovanni di Beccaria, Pavese, capi- 
tano del popolo pavese, 160 A. 

— conduce i Pavesi contro Guglielmo 

di Monferrato, 167 A. 

— (Ivano di Beccaria, 756 a), car- 

cerato in Moncalvo perchè preso 
prigioniero a Mustiola , fugge 
di carcere e va ad Asti, 211 B. 

Giovanni C asoli, canonico di s. Se- 
condo in Asti, a. 1440, 275 E, 
276 A. 

Giovanni di S. Conche (vi. di , pos- 
sesso di Lanerio, cui in parte è 
soggetta Nizza, 692 b). 

Giovanni Cughò, modico del duca 
d’ Orléans, lo segue in Francia, 
a. 1448, 280 B. 

Giovanni Curia, popolano, tiene il 
baldacchino sotto il quale entra 
in Asti Carlo d’ Orléans nel 1447, 
280 A. 

Giovanni Delfino, gli è promessa in 
isposa nel 1296 da Amedeo conto 
di Savoia la figlia Margherita , 
ma le nozze non hanno poi luogo, 
170 B. 

Giovanni Frangipane, sig. d’ Astura, 
prende prigione Corradino e lo 
consegna a Carlo d’Angiò, 158 
B. 

Giovanni Giustiniano, ambasciatore 
di Genova a Firenze e Venezia 
per conchiuder lega, 274 D. 

Giovanni Guttuario, fuoruscito , è 
fatto prigioniero dagli Astigiani, 
213 C. 

Giovanni Antonio Marzano Duca 
di Suessa, si trova all’assedio 
di Gaeta, a. 1485, 273 C. 

— preso alla battaglia di Ponza, 273 

E. 


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176 


INDICI SISTEMATICI 


Giovanni di Monferrato, figlio di 
Guglielmo di Monferrato, abban- 
donato dalle città soggette al pa- 
dre fuorché da quello ohe co- 
stituivano il patrimonio suo , 
condotto dal march, di Saluzzo 
a Rovello nel 1291, 146 A. 

— mandato dal marchese di Saluzzo 

al conte Delfino nel Del finato, 
fa pace col comune di Asti nel 
1292, 146 B. 

— nel 1294 lascia il re Carlo di Si- 

cilia e ritorna nel Monferrato 
perchè questi non gli diede la 
figlia in isposa, fa guerra cogli 
Alessandrini, 152 B. 

— è mandato a Tommaso di Saluzzo 

poi a Cario d’Angiò in Provenza, 
169 B. 

— rimane in Provenza, fa lega con 

Asti, 169 0. 

— segue Carlo II re di Napoli, spe- 

rando averne in moglie la figlia 
ma non l’ottiene, a. 1296, ot- 
tiene in moglie Margherita di 
Savoia figlia di Amedeo IV già 
fidanzata a Giovanni figlio di 
Umberto Delfino, 170 B. 

— fa lega con Manfredi di Saluzzo 

contro Asti, unito col conte Fi- 
lippone di Langosco e con Man- 
fredi march, di Saluzzo, a. 1299, 
ottiene Vercelli, Novara, Casale 
di S. Evasio, caccia da Vercelli 
e da Novara Galeazzo figlio di 
Maffeo Visconti e da Vercelli i 
Tizzoni, 170 0. 

— muore nel 1305 senza figli e per 

testamento lascia erede Andro- 
nico Paleologo, 171 B. 

— inseguendo con Manfredi di Sa- 

luzzo gli Astigiani entra in Asti 
o saccheggia le casedoi Solaro 
di Canneto, 195 C. 

— sua morte , sua sepoltura , 202 

C. 

— lascia erede uno dei figli di An- 

dronico imperatore greco al qua- 
le aveva sostituito il marchese 
di Saluzzo, 202 D. 

— Asti gli restituisce Vignale, metà 

di Felizzano, di Riva, il 5° di 
Castel-Nuovo di Rivalba ed un 
bellissimo tentorio, 196 D. 


— ottiene il villaggio ed il castello 

di Tonco, 196 E. 

— riceve in dedizione Cagliano dai 

contadini, 197 A. 

— fa scorrerie in quel di Alba, 197 

0 . 

— si vale dei beni dei Falletto asti- 

giani, 198 A. 

— i Castello cacciati da Asti si ri- 

fugiano in Monferrato, 199 E. 

— combatte contro Piacenza, 201 A. 

— protegge i fuorusciti Astigiani, 
201 C. 

— tenta invano di ristabilire in Asti 

i fuorusciti, 201 D. 

Giovanni IV di Monferrato, figlio 
di Gian Giacomo, mandato dal 
padre a richiedere a Luigi di Sa- 
voia le terre affidategli, a. 1433, 
è tenuto prigione a Torino fino 
al pagamento delle somme do- 
vute, 272 E. 

— succede al padre, a. 1445, prende 

in moglie Margherita di Savoia, 
figlia di Luigi Prinoipe di Pie- 
monte, 276 D. 

— pretende da Filippo Maria Vi- 

sconti la restituzione di Quar- 
gnento , Rivofrancore e Quat- 
torde, 278 B. 

— aiuta col fratello Guglielmo, Fran- 

cesco Sforza a farsi signore di 
Milano contro la promessa di 
Alessandria e d’altre terre, 279 
B. 

— Francesco Sforza non mantiene i 

patti e costringe i march, di Mon- 
ferrato a rinunziarvi, 279 B-C. 
(Giovanni di Morsa) (figlio di Carlo 
d’Angiò, 714 c). 

Giovanni II Re di Navarra, si tro- 
va con Alfonso re d’ Aragona al- 
l’assedio di Gaeta, a. 1435, 273 
B. 

— preso alla battaglia di Ponza, 4 

agosto 1435, 273 E. 

Giovanni d’ Orléans, fratello di Carlo 
d’ Orléans prigioniero in Inghil- 
terra, 277 D. 

Giovanni Antonio Orsini, Principe 
di Taranto, si trova all’assedio 
di Gaeta, a. 1435, 273 C. 

— prigioniero alla battaglia di Pon- 

za, 278 E. 


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CRONACHE A8TE8I 


m 


Giovanni di Ossa, vescovo di Fréjus, 
poi di Avignone, essendo car- 
dinale è fatto pontefice in Lione 
e prende il nome di Giovanni 
XXII, temporeggiamento nell'e- 
lezione, 252 C. 

Giovanni Penna, canonico di S. Se- 
condo in Asti, a. 1440, 275 E. 
Giovanni Poggio, di Torino, vicario 
del march, di Monferrato , gli 
è imposto dai Milanesi di partir 
dalla città e di non ritornarvi, 
166 B. 

Giovanni del Pozzo, Alessandrino, 
fatto vicario di Asti, distrugge 
Settime, 243 0. 

— fa tagliare le vigne di quelli di 

Gomentina, danneggia quelli di 
Riva e di Poirino ribelli ad Asti, 
sconfigge quei di Riva prosso gli 
Allari, 243 D. 

Giovanni da Proci da, ordiscala con- 
giura dei Vespri Siciliani, 164 A. 
Giovanni Rocchetta, il figlio Gua- 
leto fatto prigione dagli Astigiani 
paga con 1000 fiorini il suo ri- 
scatto, 24 5 A* 

— Un altro figlio di, fatto prigione 

dagli Astigiani a Galliano è con- 
dotto in Asti, 245 B. 

GlOV ANNONE SàLIMBERII, (GlOVAN AC- 
CIO di Giovanni Bono, 787 c). 

— vicario, riceve denari dagli Asti- 

giani per soldati ohe non ser- 
vono, 248 A. 

Giovanni di Saluzzo, è partigiano 
dei Castello, 198 B. 

— possiede Chivasso, Mancalvo, Vi- 

gnale e tutta la terra di Mon- 
ferrato, 202 C. 

— entra in Ouniolo, questione per 

la successione nel dominio del 
Monferrato, 202 D. 

— consiglio malizioso dato invano 

ad Andronico imperatore greco, 
perchè non mandi il figlio ad 
occupare il dominio di Monfer- 
rato, 208 A. 

— (venuto contro Cherasco ne fa fug- 

gire gli Astigiani e ne prende 
parecchi prigionieri, 746 c). 

— danni arrecati a, da Filippo prin- 

cipe d’Acaja che oonduceva gli 
Astigiani, 203 G. 

12 — > Indici sistematici 


— sconfìtta ricevuta dagli Astigiani 

presso Casurcio, 208 D. 

— lega di Asti con altri contro, 204 

A. 

— è accampato a Moncalvo coi fuo- 

rusciti Astigiani contro Asti, 

204 C. 

— viene a Vignale per sorprendere 

gli Astigiani, ma invano, 204 
D. 

— danni arrecatigli da Rinaldo di 

Leto siniscalco di Carlo re di 
Sicilia nel 1805 collegato cogli 
Astigiani, si assoggetta al re, 

205 C. 

— cede Fossano al siniscalco del re 

di Sioilia, 205 D. 

— muove contro Mustiola coi fuo- 

rusciti Astigiani, 206 D. 

— occupa la maggior parte del Mon- 

ferrato, si oppone a Teodoro pa- 
leologo 208 B. 

— Carlo re di Sioilia muove contro 

lui sotto pretesto di riacquistare 
le terre che il marchese di Sa- 
luzzo aveva preso a Carlo Ma- 
gno, 209 D. 

— dona frodolentemente al re Carlo 

Monoalvo e Vignale, 210 C. 

— fratello di Manfredi, è compreso 

nella pace tra Filippo principe 
d'Acaja e Manfredi marchese di 
Saluzzo, 218 B. 

— si trova ad Incisa mentre gli A- 

stigiani assediano Muasca, 214 

B. 

Giovanni Scaràmpi, segue i Castello 
nell’esiglio da Àsti, 200 B. 
Giovanni Bartolomeo Scarampi , 
dottore in ambe leggi, entra in 
Asti processionalmente con Car- 
lo d' Orléans. 279 E. 

Giovanni Sol aro, venuto contro Che- 
rasco ne fa fuggire gli Astigiani 
e ne prende parecchi prigionieri, 
201 B. 

— aiuta i Sicci a cacciar da Vi- 

gnale i Pastroni, 226 D. 

— uccide a S. Stefano Rosso degli 

Isnardi, 241 D. 

— con dei partigiani s’impossessa 

del castello di Agliano, 242 A. 
Giovanni Turco di Castello , ba- 
stardo di Antonio Turco di Ca- 


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178 


INDICI SISTEMATICI 


stello signor di Gastei Frinco, 
tenta, marzo a. 1419, con molti 
armati di dar la scalata al Ca- 
stello d’Asti, sorpreso, tenta di 
prendere Antignano, ma è re- 
spinto ed abbandona le macchi- < 
ne preparate per la scalata, 269 

— la guerra intrapresa da, contro 

Asti dura fino al 1422, ed è chia- 
mata la guerra del vescovo e di 
Giov. Turco, 269 C. 

— capitano generale di Gian Giaco- 

mo march, di Monferrato ne go- 
do somma fiducia, poi tenta tra- 
dirlo od è appiccato alle forche 
presso Moncalvo, 19 dicembre 
1480, 269 D. 

Giovanni Vitelleschi, patriarca di 
Alessandria, mandato da Euge- 
nio IY in soccorso di Renato di 
Angiò, tenta impadronirsi presso 
Goiano di Alfonso d’ Aragona , 
25 dicembre 1487, 275 A. 

Giovannino Omodei, cappellano di 8. 
Secondo in Asti, a. 1440, 276 
A. 

Giovenale, si fermano i fuorusciti Asti- 
giani che tentano di rientrare 
in Asti, 201 D. 

Girardino Spinola, capitano e co- 
mandante della parte ghibellina 
nel 1822 si accampa presso il 
borgo di Bassignana, 262 A. 

— assale Raimondo di Gardona e lo 

fa fuggire nel borgo di Bassi- 
gnana, 262 B. 

Girardo Lanzaveglia, due figli di, 
sono uccisi in Alessandria nel- 
r espulsione della loro famiglia, 
183 C. 

Girolamo Taoliapane, canonico di 
S. Secondo in Asti, a. 1440, 
275 E. 

Giubileo, del 1300 bandito da Boni- 
facio Vili , sua descrizione, 191 
C-D, 192 A-B. 

Giulio Gardino, epistola mandata- 
gli dal figlio Filippo, 220 Capo 
L. 

Giulio Lampione, decapitato per or- 
dine di Ezzelino de Romano , 
Ì54 B. 

Giullari , sette mila concorrono a Mi- 


lano per le nozze di Galeazzo 
Visconti con Beatrice d’Este; 
sono regalati con buoni panni, 
169 D. 

Giurisperiti, s’oppongono a che il 
march. Palla vicino diventi si- 
gnore di Asti, 178 B. 

Gochero Ga vallerò, di Cuneo, uc- 
cide quanti trova dei partigiani 
del re Roberto, 245 D. 

— essendo esule da Cuneo nei 1316 

entra furtivamente in Mondovì 
e vi si fortifica, ne è cacciato 
dai Monregalesi, 250 B. 

— bandito da Cuneo, vien preso da 

alcuni nemici suoi presso Tri- 
nità, è fatto decapitare in Cuneo 
per consiglio di Ugone di Bauci, 
258 D. 

Godino Falletto, muore nello scon- 
tro fra gli Astigiani ed il conte 
Guarnieri a Quarto, 244 B. 
(Gorino), (cast, e vi. di, fd. Astigiano, 
698 d). 

Gorzano, acquistato dagli Astigiani, 
144 B. 

— uomini di, posti a 8. Damiano, 

168 D. 

Gorzano, i sgr. di, si ribellano ad Asti 
per ingiurie loro fatte, 161 D. 

— spedizione degli Astigiani contro 

di loro e distruzione di Tuerda, 
161 D-E. 

— prigionieri presi a Carlevamen 

dagli Astigiani fra i quali è 0- 
berto figlio di Rodolfo sgn. di, 
il quale muore nelle carceri di 
Asti, 162 A. 

Govone, battaglia fra i cittadini Asti- 
giani ed i fuorusciti a , 254 A. 
Gracita Ventura, figlia di Gugliel- 
mo Ventura, lascito di lui a, 
228 D. 

Grafagni, lega con Asti e promesse 
fatte, 204 A. 

— richiedono gli Astigiani di com- 

battere contro Monte Magno , 
204 B. 

— vantaggio della parte, per la con- 

dotta degli Astigiani, 205 A. 
(Gra paoni) (sgr. di Montrerìno , 690 
d )- 

Grana, confine del territorio d’Asti ai 
tempi d’Oggiero Alfieri, 152 A. 


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CRONACHE ASTRAI 


179 


(frugano, al ponte di Botta presso, 
accade il colloquio di Teodoro 
cogli Astigiani e col principe di 
Acaja, 209 A. 

— Monaco di, 

(Grata paglia) (dona Saliceto, 693 b) 
(Grignola) (fratello di Ruffino Ti- 
bury, Ottone ed Alberto Sardo, 
sua donazione ad Asti, 689 b). 
Grimaldi, fuorusciti da Genova, 159 

A. 

— signori di Genova, vinti ed abbat- 

tuti da Oberto Spinola ed Oberto 
Doria aiutati da altri Genovesi 
e Lombardi, a. 1270, 181 A. 

— escono di Genova coi Fieschi, vi 

rientrano coi Fieschi pacifica- 
mente insidiando sempre Oberto 
Spinola e Doria , armati insor- 
gono uccidendo i popolani e gri- 
dando morte agli Spinola, ed ai 
Doria, 181 B. 

— sono assaliti da Oberto Spinola 

e Doria accompagnati dal popolo 
e chiusi nella chiesa di S. Lo- 
renzo, liberati da Oberto Spinola 
che li fa prima giurare di non 
più molestare lo Stato di lui e 
del Doria, piangono morto Oberto 
Spinola , 181 G. 

— continue insidie contro gli Spi- 

nola ed i Doria, 181 D. 

— sono malveduti dal popolo, 181 

B. 

— scacciati da Genova il lunedì 

prima di quaresima, incendio e 
saccheggio delle loro case , 182 
A. 

— presentatisi con 5 galee dinanzi 

a Genova vi rientrano con sor- 
presa , lotta cogli Spinola ed i 
Doria, e loro sconfitta, prigionia 
e successivo confino, 182 B. 

— ritorno pacifico in Genova, a. 

1303, (1312, 726 a), 182 C. 

— fortificano la città di Ventimi- 

glia, 182 B. 

— acconsentono a che gli Spinola 

rientrino in Genova, 254 A. 

— Luciano, Francesco, Raineri, Ga- 

spare. 

Grinzane, villa appartenente ad Asti 
nel 1190, 148 C. 

Grosso (f. ), (rivus Orosus , 674 a), 


confine del territorio di Asti, 
140 A. 

Ouaderabio, località nella pianura di 
Versa, 149 A. 

Gualcherò Alneto, figlio di Gual- 
cherò, suppliziato perchè amante 
della regina di Francia e della 
sua cognata, 194 D, 195 A. 
Gualete (Guarlete di Genova, 755 

a). 

— popolani, seguono i Castello nel- 

l’esiglio da Asti, 200 C. 
Gualeto Rocchetta , figlio di Gio- 
vanni fatto prigione dagli Asti- 
giani paga con 1000 fiorini il 
suo riscatto, 245 A. 

Guarnieri di Ausburgo, dopo la par- 
tenza deir imperatore rimane in 
Lombardia a combattere contro 
i ribelli deir imperatore , uccide 
Guglielmo Cavalcabò in Soncino 
e molti altri dei maggiori di Cre- 
mona, danneggia i Pavesi, entra 
coi Milanesi in Vercelli, combatte 
con Filippo di Savoia, 237 A-B. 

— prende e rovina ville e castelli di 

Pavia, 242 C. 

— viene nel Monferrato con Ga- 

leazzo Visconti , vengono alle 
mani con Ugone di Bauci presso 
Quattorde, 243 E. 

— un nipote del conte fatto prigione 

vien poscia liberato, essendo per- 
dente nella battaglia va ad An- 
none e riceve il campo da Enrico 
di Ralvengo (Rarengo , 788 d), 
244 A. 

— va coi fuorusciti Astigiani presso 

i Molini del Tanaro, si scontra 
cogli Astigiani e li sconfìgge una 
seconda volta. 

— vende Castelnuovo (Annone, 789 

a) a Guglielmo Vacca, 244 B. 
Guarnieri di Castiglione, arbitro 
tra il march, di Monferrato ec( 
il duca di Savoia nella questione 
di Acqui, 278 A. 

Guastalla, conti, Guido Torello. 
Guasto, march, del, danneggia Asti, 
149 B. 


— march, del, pace con Asti, 693 

a). 

— (march, del, trattato riguardo a 

Saliceto, 698 b). 


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180 


INDICI SISTEMATICI 


Guelfi , divisione dei Lombardi in 
Guelfi e Ghibellini, dopo la morte 
di Federico II, 176 B. 

— scaooiati da Verona dai della 

Beala, 179 A. 

— dominanti in Bologna, Ferrara, 

Modena, Parma, Brescia, Como, 
Piacenza, Tortona, Alessandria, 
Alba, Torino, ed Acqui, cattive 
condizioni di queste città , 180 
A. 

(Guglielmo) (figlio di Niccolò di Bra, 
vnd. di Cnerasco, 694 o). 

Guglielmo Alfieri , si oppone al 
march. Pallavicino che vorrebbe 
farsi signore di Asti, 178 B. 

— segue i Castello nell* esiglio da 

Asti, 200 C. 

— sepolto in Asti, 215 G. ' 

Guglielmo Asinari, entra processio- 

nalmonte in Asti con Carlo d* Or- 
léans, 280 A. 

Guglielmo di Casalupa , Astigiano 
fatto prigione, si riscatta resti- 
tuendo a Giovanni di Bocchtta i 
fiorini che questi aveva dovuto 
pagare pel riscatto del figlio Gua- 
leto, 245 A. 

Guglielmo di Castello (Guglielmo 
di Mombello , 744 b) , vicario 
del principe di Acaia, unito coi 
Solaro ed altri muove contro Asti 
per cacciarne i Castello, prima 
tappa a Moncalieri, 199 B. 

— seconda tappa a Villanova, entra 

colle sue schiere in Asti pel borgo 
degli Apostoli, e non essendogli 
contrastato il passo si spinge fino 
al ponte degli Apostoli, 199 C. 

Guglielmo Cavalcabò, è ucciso dal 
conte Guarnieri di Ausburgo in 
Soncino con molti altri dei mag- 
giori di Cremona, 287 B. 

Guglielmo Cazolano , è ucciso dai 
partigiani del marchese di Sa- 
luzzo, 245 D. 

Guglielmo di Ceva, si pone col pa- 
dre ed il fratello sotto il domi- 
nio di Asti, 169 C. 

— figlio di Nano, conduce i fuoru- 

sciti oontro Genova, 182 D. 

Guglielmo Daniel, si trova ad In- 
cisa mentre gli Astigiani asse- 
diano Muasca, 214 B. 


Guglielmo Guttuario, segue Filippo 
d* Acaia nella sua uscita da Asti, 
216 °- 

Guglielmo Inviziato , capitano del 
popolo in Alessandria , esce di 
questa oittà, 183 C. 

— pacifico ritorno in Alessandria, 

188 D - 

— capitano del popolo di Alessan- 

dria, non volendo ubbidire a re 
Roberto, esco di questa ed occu- 
pate alcune ville fa continue 
scorrerie contro la città, 229 D. 
Guglielmo Isnardi, è compreso nella 
pace tra il march, di Saluzzo e 
Filippo d* Acaia, 213 B. 

— fratello di Rosso ucciso dai So- 

laro, per accordo coll’ imperatore 
manda ad Asti Francesco di 
Cravesana per cacciarne i So- 
laro, 241 D. 

Guglielmo de’ Lambertini, podestà 
di Asti, conchiude a nome del 
comune astigiano un trattato di 
pace con altri signori nel 1292, 
146 B. 

Guglielmo Mombaruzzo, sua strana 
malattia e guarigione, 162 C. 
Guglielmo di Mombello , molesta 
Alba , e concorre a cacciare i 
signori di Asti, 196 B. 

— (vioario del principe di Acaia, 

unito coi Solaro ed altri muove 
contro Asti per cacciarne i Ca- 
stello, prima tappa a Moncalieri, 
seconda tappa a Villanova, 744 

b). 

— (entra colle sue schiere in Asti 

pel borgo degli Apostoli e non 
essendogli contrastato il passo 
si spinge fino al ponte degli A- 
postoli, 744 c). 

— fatto podestà d* Asti per sei mesi, 

202 B. 

— podestà d’Asti, sua impresa con- 

tro la villa di Cosambrando, 

203 B. 

— al tempo di, gli Astigiani fanno 

l’impresa di MontigLio, 206 A. 
Guglielmo di Monferrato, consiglia 
l’incendio d’Asti, 141 C. 

— figlio di Bonifacio marchese di 

Monferrato , prende parte alla 
guerra contro Asti , va in Asti 


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C BONA CHE A STESI 


181 


Tanno 1206 per conchiudere la 
pace, 141 D. 

— minacciato d’essere diseredato , 
soccorso da Asti, 144 A. 

— suoi possessi nel 1289 , sue mire 

ambiziose, 144 C. 

— guerra con Asti nel 1289, spedi- 

zioni nel 1290, 145 A. 

— incarcerato in una gabbia di le- 

gno dagli Alessandrini nel 1290, 
145 C. 

— morto nel 1292, 146 A. 

— (vnd. di Monte Pedero , 691 b). 

— fa lega con Carlo d’Angiò, 157 

D. 

— è in discordia con Carlo d’An- 

giò, a. 1270, 158 D. 

— è amico con Asti e Pavia , è 

sempre osteggiato da Carlo d’An- 
giò che gli toglie Acqui, ne as- 
sedia il castello cogli Alessan- 
drini, 160 B. 

— lega con Asti , Pavia e Genova 

contro Carlo d’Angiò, 160 C. 

— lega con Asti, Pavia (e Cliieri, 

712 b), contro Alessandria, patti 
con questa di non molestare i 
domimi di Carlo d’Angiò, 162 
C. 

— soccorre Ottone Visconti a scon- 

figgere i Torriani, 165 C. 

— scaccia gli Angioini da Alessan- 

dria, la soggioga, è fatto capi- 
tano dai Milanesi, viene a Mi- 
lano, gli è rimessa la questione 
tra i Milanesi ed i Torriani , 
sfavorisce questi, 165 D. 

— combatte contro i Torriani e li 

vince, temuto dai Milanesi per 
le sue forze ^milizia , 716 b), 
questi ne cacciano di Milano il 
vicario coi suoi, 166 A. 

— dolore pel perduto dominio di Mi- 

lano e suo odio contro questa 
città, 166 B. 

— nel 1286 (1275 , 716 d) espugna 

Tortona confederata con Milano, 
166 C. 

— ottiene Vercelli, vi richiama dall’e- 

siglio parecchi Ghibellini, va in 
Ispagna colla moglie, è tenuto 
prigione a Valenza da Tommaso 
(terzo, 717 a) conte di Savoia 
e n’è costretto a cedergli Torino, 


Collegno e Pianezza , ritorna 
dalla Spagna con molto danaro, 

166 D. 

— gli si collegano contro parecchie 

città, trama coi nobili di Pavia 
e viene a battaglia contro la città, 

167 A. 

— si rappacifica con Pavia, v’entra, 

n’è fatto capitano generale per 
dieci anni , poi signore , ma vi 
dura poco, 167 B. 

— sua risposta ad ambasciatori asti- 

giani, pretese su Monte Magno 
ed altre regioni astigiane e mi- 
nacciata guerra, 167 C. 

— sua venuta a Cravaraglio, vano 

combattimento contro il castello 
d’isola, soggioga Pavia, Novara, 
Vercelli, Tortona, Alessandria, 
Alba, Ivrea, sua venuta a Versa, 

168 A. 

— da Pavia va contro gli Astigiani, 

danni ricevuti a Vignale, 168 B. 

— va contro Alessandria, ma è preso 

prigione, muore in carcere nel 
1292, suo strano sogno, aveva 
ucciso il vescovo di Tortona , 
168 0. 

— fa prendere furtivamente la figlia 

Margherita promessa al figlio 
del march. Palavicino, 178 B. 

— dà in moglie una figlia ad un 

Orsini di Roma, 178 C. 

— suo grande amore per Guido 
march, di Montefeltro e regali 
che gli fa, 188 <3. 

— sua guerra con Asti e sua fuga, 

a. 1154, 190 B. 

— figlio di Gian Giacomo di Mon- 

ferrato, 276 D. 

— aiuta Francesco Sforza a farsi 

signore di Milano insieme col 
fratello Giovanni, 279 B. 

— prigioniero al castdio di Pavia è 

costretto a rinunziare alle pro- 
messe di Francesco Sforza, 279 
B-C. 

Guglielmo di Nogaret , cancelliere 
del re di Francia, autoro della 
rovina dell’ordine dei Templari, 
198 C. 

— maledizione scagliatagli contro 

da un tempiario sul patibolo, 
198 D. 


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182 


INDICI SISTEMATICI 


— sua morte in seguito a quella 

maledizione, 194 A. 

Guglielmo Pustrrla , nobile mila- 
nese, scaccia Galeazzo Visconti 
coi suoi da Milano, 268 E. 

— tratta invano con Beltramo del 

Poggetto della pace di Milano, 
264 B. 

Guglielmo Rasparello , posto in 
carcere nella casa di Gambarello, 

197 B. 

— console astigiano , accompagna 

Filippo principe d’Acaia contro 
il marchese di Saluzzo, è messo 
console dal principe invece di 
Guglielmo Ventura eh’ era in 
Asti, 208 C. 

Guglielmo Robella, preso prigione 
dagli Astigiani a Tonengo, 169 
A. 

Guglielmo Rodello , gli è data da i 
Asti comune balla , si mostra 
tiranno non tiene conto degli 
arbitrati dell’imperatore, 248 B. 
(Guglielmo de* Rossi) (Rubeis) (di 
Montebersario, dà Bozzolo nelle 
mani del marchese di Monfer- 
rato che lo distrugge, 689 a). 
Guglielmo de’ Sicherii , podestà di 
Asti, 161 B. 

Guglielmo Turco , muove contro 
Morra di Alba e n’è espulso , 

198 E. 

— le case di, sono depredate, e arse 

dai Bolaro, 200 D. 

— due figli di, muoiono in casa del 

march, di Monferrato, 215 B. 

— segue Filippo d’Acaia nella sua 

uscita da Asti, 216 C. 

— le case di, sono distrutte dai So- 

laro nell’anno primo della loro 
venuta daii’esiglio, 217 D. 

— per la pacificazione tra Asti ed 

i fuorusciti è costretto ad andar 
esso od il figlio nell’ isola di 
Cipro e nel caso che ci vada il 
figlio è costretto a recarsi al di 
là della Sena o Sanganone (Sena, 
769 d), sotto pena di perdere 
l’aiuto dei suoi partigiani, 224 
A. 

— non va in Cipro , nè vi manda 

suo figlio, 224 B. 

Guglielmo Vacca, Gandolfo figlio di, 


di Annone fuoruscito Astigiano, 
è preso prigione dagli Astigiani, 
213 C. 

— compera del conte Guamieri Ca- 

stel nuovo (Annone, 789 a), 244 

B. 

(Guglielmo Vayo) (venditore di ca- 
cio, nell’adunanza dice d’accet- 
tar la domanda d'Enrico di Lus- 
semburgo , tumulto insortone , 
777 b). 

Guglielmo Vayro (Vajo , 777 b), 
venditore di cacio, nell’adunanza 
dice d’accettar la domanda di 
Enrico di Lussemburgo, tumulto 
insortone, 280 C. 

Guglielmo Ventura, autore della 
cronaca astese RIS XI, 158. 

— presente alla battaglia di Cossano 

è fatto prigioniero con altri 800, 
161 A. 

— vede più di 5 volte i Militi esser 

espulsi di Pavia, 160 B. 

— testimonia di essere stato in s. Da- 

miano all’epoca del terremoto, 
a. 1275 (1276), 163 D. 

— vide lo lettere indirizzate dai 

Torriani al pontefice , al re di 
Francia ed a tutte le città di 
Lombardia per dolersi di Gu- 
glielmo di Monferrato e lo dice 
traditore, 165 E. 

— è presente ai fatti degli Astigiani 

contro Guglielmo di Monferrato, 

168 B. 

— numera i denari per pagare quelli 

che cederono ad Asti Calliano, 

169 B. 

— paragona la Lombardia ad una 

anguilla perchè i tiranni non 
vi possono rimanere, 172 A. 

— attribuisce le cattive condizioni 

della Lombardia all’ esser essa 
sempre vessata dai tiranni, 173 
A. 

— vede le gravi condizioni di Man- 

tova, 179 A. 

— soggiorna in Cremona, 179 A. 

— vede le esequie fatte a Genova ad 

Oberto Spinola, 181 D. 

— assiste alle sanguinose contese di 

Genova alle quali interviene Asti, 
182 A. 

— attesta di aver visto passare per 


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CRONACHE ASTE8I 


188 


Asti i 2000 soldati mandati da 
Clemente Y in soccorso dei Fer- 
raresi contro Veneziani, 184 B. 

— attesta di aver udito parlare di 

furti vicendevoli tra il conte 
Emanuele di Biandrate signore 
di Montacuto e gli Astigiani, 
187 B. 

— apprende egli stesso dai suoi mi- 

nistri il valore di Guido conte 
di Montefeltro, 188 B. 

— vede a Firenze nella chiesa di 

s. Giovanni Battista appesi lo 
scettro e la mitra del vescovo 
d’ Arezzo morto nella battaglia 
di Bibbiena, 189 A. 

— soggiorna in età di oltre cinquanta 

anni per quindici giorni a Roma 
l’anno del giubileo, 192 A-B. 

— paga per il suo letto e lo stalla- 

tico dei cavalli un grosso tor- 
nese, 192 A. 

— con pericolo della vita in mezzo 

alla turba, porta in Asti un esem- 
plare del decreto del giubileo di 
Bonifacio Vili, 192 B. 

— avendo disobbedito al precetto di 

andare a confino a Saluzzo è 
posto in carcere, quindi confi- 
nato a Savona, donde non torna 
che coi Solaro, 197 A-B. 

— dice di essere stato deposto dal- 

l’uffizio di console da Filippo 
principe d’ Acaia mentre esso 
era in Asti, 208 C. 

— tratta con quelli di Tiglio in vece 

del capitano del popolo assente, 
204 0. 

— ira del popolo Astigiano contro, 

pel trattato fatto, 204 D. 

— assiste alle promesse fatte da E- 

gidio procuratore di Carlo re di 
Sicilia al principe di Acaia, 210 
A. 

— inveisce contro i Solaro ricorrendo 

ad allegorie bibliche ed evange- 
liche, 218 A-B-C-D. 

— cita il suo primo sermone fatto 

riguardo ai forusciti ai tempo 
dell’ assedio di Rocca, 218 E. 

— compone il 2° sermone e lo manda 

a Filippone di Langosco, sue in- 
vettive contro i Solaro, ed odio 
di questi , 219 A. 


— danni ricevuti per le sue invet- 

tive, dalle quali però non si 
astiene, 219 B. 

— fa testimonianza d’aver udito leg- 

gere nel consiglio maggiore lo 
strumento dei patti d’alleanza 
fra Asti e re Roberto, fu presente 
al convito offerto da questi agli 
Astigiani , ne esalta la magnifi- 
cenza, 226 A. 

— in età d’anni 60, a. 1810, fa il 

suo testamento e dà in esso i 
precetti del ben vivere ai suoi 
figli, Capo LVH, 227 B-E, 228 
A-E, 229 A-B. 

— vi fa molti lasciti a chiese, ospe- 

dali ed a persone varie, 228 D, 
E, 229 A. 

— sua visione della rovina della 

casa di Savoia prodotta da Fi- 
lippo re di Francia, 281 A. 

— vede le forze accolte da Guido 

della Torre contro Enrico di 
Lussemburgo, 281 B. 

— vede la sepoltura della moglie di 

Enrico di Lussemburgo in Ge- 
nova, 285 A. 

Guglielmo Verzoglig, è mandato 
dal Ventura a Filippo d* Acaia 
per portargli il suo secondo ser- 
mone, 219 A. 

Guido di Cocconato , Ghibellino , 
soccorre Manfredi di Saluzzo 
per la successione al dominio 
del Monferrato, 171 B. 

— segue le parti di Giovanni di Sa- 

luzzo, 202 C. 

Guigone Delfino , cfr. Ugo Del- 
fino. 

Guido (Ugo, 776 c) Delfino, accom- 
pagna nel 1810 Enrico di Lus- 
semburgo in Italia, 229 D. 

— viennese, sue discordie con Ame- 

deo di Savoia. 

— entra in Mommegliano, in s. Lo- 

renzo ed in Corbera , li incendia 
e depreda, è soprafatto dai sol- 
dati di Amedeo di Savoia, 260 
A. 

— Amedeo di Savoia prende il ca- 

stello di s. Germano ed altri 
possessi del Delfino, 260 B. 

— sconfigge Pietro di Savoia arci- 

vescovo di Lione, 260 B. 


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184 


INDICI SISTEMATICI 


Guido di Landriano, primo podestà 
di Asti, 147 B. 

— primo podestà di Asti nel 1190, 

fu mite, giusto e benigno, 147 G. 
Guido di Montefeltro, confinato in 
Asti dal pontefice , propugna 
sempre la Chiesa romana e si 
mostra valorosissimo contro i 
Fiamminghi (Franoesi, 781 c), 

188 B. 

— sapienza, valore, liberalità di, è 

amato e regalato da Guglielmo 
di Monferrato, è amato dagli 
Astigiani e lo tengono come ca- 
pitano per tre anni (1 Pisani lo 
fanno loro capitano per tre anni, 
782 a), 188 0. 

— entra per penitenza nell’ ordine 

dei Frati minori , sua vita di 
penitenza e morte in Venezia, 

189 A. 

Guido Scarso, podestà d’Asti, tratta 
la paoe con Tommaso di Ba- 
luzzo, 168 A. 

— pavese, dottore in leggi e podestà 

di Asti, ivi muore ed è sepolto, 
168 B. 

— al suo tempo aooade la battaglia 

di Bocca di Guidone, 168 B. 
Guido Torello conte di Guastalla, 
arbitro tra il march, di Mon- 
ferrato ed il duca di Bavoia nella 
questione di Acqui, 278 A. 
Guido della Torre, è capo dei Tor- 
riani, va contro Milano, v’entra 
e ne diventa signore, 170 D. 


Jacopo d’Aragona, gli è data in 
moglie Bianca d’Angiò, 164 D. 
Jacopo Beccaria (Ivano, 752 b). 
legista astigiano, capitano del po- 
polo, mandato a Mustiola, 752 B. 

— preso alla battaglia di Monte- 

chiaro e condotto a Moncalvo, 
206 E. 

— Cfr. Giovanni Beccaria. 
Jacopo di Busca, deruba mercanti 

Astigiani e poi si rifiuta di re- 
stituire il bottino, ne nasce guer- 
ra con Asti, 160 D. 

(Jacopo del Carretto) (investito del 
cast, di Novello da Asti, 698 a). 


— capitano del popolo a Milano, 

vuol opporsi ad Enrico di Lus- 
semburgo, ma ne è dissuaso da 
Filippone di Langosco, 281 B. 

— è esigliato da Milano da Enrieo 

di Lussemburgo, 281 G. 

— trovandosi in Firenze eocita i Fio- 

rentini ed altri Toscani Guelfi 
contro Enrico , ohe gli impedi- 
scano l’entrata in Roma, 285 B. 
Guttuarii , loro pratiche con Ema- 
nuele Pelleta podestà di Cuneo 
perchè ne diventi signore, 165 B. 

— sono invidiati dai Solaro, 217 B. 

— portano invidia ai Solaro, li ac- 

cusano della morte dei loro fra- 
telli, d’aver loro estorto danaro, 
d’esser per loro causa stati esi- 
gliati a Savona, 217 G. 

— la bella torre dei , di Mercato è 

dai Solaro fatta rovinare sulle 
case degli innocenti vicini , 217 
D. 

— (oitt. Astesi, comprano Castano, 

691 c). 

— Alberto di Castello, Bonifazio, 

Franceschino , Francesco, Gut- 
tuario , Jacopo Giovanni , Gu- 

f lielmo, Luigi, Orsino, Pietro, 
tobertino, Buffino, Tommaso, 
(Vasino), Marco, Sifnone, (8i- 
monino). 

Guttuario dei Guttuarii, due figli 
di, son fatti, dagli Astigiani, 
prigionieri nella presa di Monte 
Maroido, 252 E. 


Jacopo Catena, ed i suoi figli nel 
1810 seguono i Castello nell’esi- 
glio da Asti, 224 C. 

Jacopo di Gabiano, fa pace con Asti 
nel 1292, 146 B. 

— non mantiene i patti, 147 A. 

— suoi litigi sul possesso astigiano 

di Pon testura,* 204 C. 

Jaoopo Garbino, per trattato con, 
i march, di Bocchetta ed i fuo- 
rusciti Astigiani entrano in Mon- 
tegrosso, 248 D. 

Jacopo Guttuario, è preso prigio- 
niero dagli Astigiani nella sor- 
tita da Incisa, 214 C. 


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CRONACHE ASTE SI 


185 


— sua grave malattia, 215 C. 
Jacopo d* Incisa, detto Guercio, fuo- 

rusoito Astigiano preso prigione 
nella sortita da Incisa, 214 C. 
Jacopo Palio, segue i Castello nel- 
V esigilo da Asti, 200 G. 

Jacopo Piccinino, capitano dell’e- 
sercito del Duca di Milano, man- 
dato a soccorrere il Castelletto 
di Genova, assedia Albenga ma 
non riesce a prenderla, a. 1486, 
274 D. 

Jacopo del Ponte, preso prigioniero 
dagli Astigiani nel tentativo dei 
Solaro d'entrare in Asti, 196 G. 
Jacopo di Stefano (S.), (mandato ad 
Andronico imperatore greco, per 
sollecitar suo figlio ad occupare 
il dominio di Monferrato, 748 a). 

— svela la malizia di Giovanni mar- 

ch. di Saluzzo, 208 A. 

Jacopo Testa, fuoruscito astigiano, 
è preso prigioniero dagli Asti- 
giani, 218 0. 

Jacopo Vago, è preso prigioniero da- 
gli Astigiani presso Masio, 218D. 
Jacopo Ventura, cappellano di S. 

Secondo in Asti, a. 1440, 276 A. 
Incendi , di Asti nel 1091, 141 A. 

— di Asti nel 1145 (1143), 141 B. 

— di Asti nel 1155, 141 0. 

Incisa, Asti acquista nel 1292 il Ci- 

tainaticum di, 147 B. 

— (feudo del marchese Alberto, 688 

b). 

— (patto e oitainatico dei maro, di, 

692 b). 

— (vi. e cast, soggetti ad Asti, loro 

obblighi 692 c). 

— Federico e Giovanni di Saluzzo, 

Enrico del Garretto e Guglielmo 
Daniel si trovano in, mentre gli 
Astigiani assediano Muasca, sor- 
tita infelice dei fuorusciti Asti- 
giani da, 214 B. 

— gli Astigiani, maggio 1809, deva- 

stano per due giorni, 228 A. 

— alcuni di, nel 1809 usciti di, vin- 

cono gli Astigiani a Quattorde, 
228 0. 

— H marchese di, nel 1816 fa tregua 

con Asti. 249 B. 

— marchesi: (Alberto) , Damicella, 

Baimondo, Jacopo. 


Inghilterra, Garlo e Giovanni d’ Or- 
léans conti d’Angoulème prigio- 
nieri in, 277 C-D. 

— re : Odoardo I delle gambe lun- 

ghe. 

Innocenzo III, aduna il concilio ge- 
nerale a Roma , a. 1215 , 190 
D. 

Innocenzo IV, è ospite dei Fieschi, 
per tema di Federico II fugge da 
Roma ed andando a Lione viene 
in Asti nel 1244, 172 B. 

— depone Federico II dall’impero 

nel concilio generale di Lione, 
172, C 191 A. 

— è ospite del Monastero degli Apo- 

stoli in Asti, a. 1244, 191 A. 
Inviziati, cacciati da Alessandria per 
Roberto re di Sicilia, a. 1310, 
226 B. 

— parecchi degli , muoiono nello 

scontro presso Bosco, 278 E. 

— Guglielmo. 

Jolante, moglie d* Andronico Paleo- 
logo, sorella di Giovanni di Mon- 
ferrato, 171 B. 

JONARDI (IsXARDI , 720 b) DE CA- 
STELLO), rientrano in Asti cogli 
altri Ghibellini, 170 C. 

Irene, moglie d’ Andronico Paleologo 
e sorella di Giovanni di Mon- 
ferrato, 171 B. 

Isabella di Lorena, moglie di Re- 
nato d’Angiò vione a Napoli, 
settembre 1485, a prender pos- 
sesso del trono, 272 D. 
Isimbardo, Momello, Emanuele, (Mo- 
ruello), (Moruello), Moruello. 
assediata da Filippo ni re di 
rancia e presa per trattato con 
Roberto conte di Fiandra, 729 
c). 

Isnardi, sono cacciati da Asti, 171 
A. 

— Manfredino (soprannom. Rosso), 

Rosso, Guglielmo, Isnardo. 
Isnardo , conte , coi Castello muove 
contro i Solaro invadenti e mi- 
naccianti alle porte delPArco in 
Asti, 199 G. 

— aiuta i nobili di Castello, 198 D. 

— castello di, combattuto da Gu- 

glielmo di Monferrato, non cede, 
168 A. 



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186 


INDICI SISTEMATICI 


— danneggiata da Sandrone Asinari, 

244 D. 

Isola d’Asti, vescovi: Bonifazio. 

— assalita da Guglielmo marchese di 

Monferrato nel 1290, 145 A. 

— (n’è vescovo Bonifazio, 688 c). 

— (recente possedimento di Asti, sue 

relazioni con questa città, 688 d). 
Juspatronatum , sull’abbazia di S. Be- 
nigno di Fruttusria concesso da 
Gian Giacomo di Monferrato al 
Duca di Savoja, 273 A. 


Lafranco, frate predicatore, predice 
un eoclisse nel gennaio, a. 1261, 
156 B. 

Laico, Aleramo. 

Lajazzo, combattimento fra Veneziani 
e Genovesi, 159 B. 

Lajoli, molti dei, seguono i Castello 
esuli da Asti, 200 C. 

— Aleramo , Andrea , (Bonifazio) , 

(Aleramo). 

Lamba Doria, è creato ammiraglio 
della flotta genovese, va con 50 
galee a Curzola, 159 B. 

— capitano d’Asti , muove contro 

Genova, 181 E. 

— è preso prigione coi figli da sol- 

dati tedeschi chiedenti doppio 
soldo, 250 D. 

Lamberti ni, Guglielmo, Galeotto. 
Lampione, Giulio. 

Lancia, marchesi : Manfredi. 
Lancia sacra, si trova la, che ferì il 
costato di G. Cristo , a. 1099 , 
190 B. 

Landolfo, vesc. d’Asti, sue discordie 
coi cittadini, 141 B. 
Làndriano, Bernardo, Guido. 
(Lanerio) (cast, e vi. di, fd. di Asti, 
distrutto dagli Alessandrini, 692 

a)* 

— (gli sono soggetti 8. Giovanni di 

Conche e parte di Nizza, 692 b}. 
Lanfranco Spinola, ucciso dai Gri- 
maldi nel loro ritorno in Ge- 
nova, 182 B. 

Langosco, Filippo, Bicciardino , Mi- 
lone. 

Lanzarotta di Negrino , giudice 
genovese, creduto partigiano dei 


Irerdo (Tnerdo, 679 d), acquistato 
da Asti, 144 B. 

Ivrea, posseduta dal marchese Gu- 
glielmo di Monferrato nel 1289, 
144 C. 

— è soggiogata da Carlo d’Angiò, 

158 D. 

— è soggiogata da Guglielmo mar* 

eh. di Monferrato, 168 A. 

— quelli di, (di Torino , 776 d) pei 

primi giurano fedeltà ad Enrico 
di Lussemburgo, 230 A. 


Solaro è temuto da questi, 243 
A. 

Lanzaveglia, vengono cacciati d’A- 
lessandria ed uccisi, 183 C. 

— continui esigli dei, e dei loro par- 

tigiani, 183 D. 

— usciti da Alessandria vincono gli 

Astigiani a Quattorde, 223 C. 

— cacciati da Alessandria per Ro- 

berto re di Sicilia, 226 B. 

— non volendo ubbidire a re Ro- 

berto escono di Alessandria ed 
occupate alcune ville sempre mo- 
lestano la città, £29 D. 

— alcuni dei, sono presi prigioni a 

Cassine dagli Alessandrini e te- 
nuti in carcere finché questi si 
ribellarono a re Roberto, 245 C. 

— sono presi prigionieri dagli Asti- 

giani nella vittoria sugli Ales- 
sandrini del 1818, 248 A. 

— parecchi dei, muoiono nello scon- 

tro presso Bosco, 278 E. 

— Gir ardo. 

Larezzole , acquistata da Asti , onde 
l’origine di s. Damiano, 144 B. 

— (fd. d’Asti, 698 c). 

— uomini di, trasportati a s. Da- 

miano, 163 D. 

(Lazzaro, S.) (strada del territorio di 
Asti, 674 a). 

Lega Lombarda, Milano, Pavia, il 
march, di Monferrato ed i fuo- 
rusciti Astigiani fanno parte 
della, 201 A. 

Legato del papa, presente a Padova 
durante la ribellione , a. 1256 , 
sconfitto da Gelino ed Oberto Pa- 
lavicino a Gambara, a. 1258, 


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CRONACHE ASTESI 


187 


prigioniero con altri Guelfi è 
scambiato per Brescia , 154 C. 

Leggi , del comune di Àsti riguardo 
ai governatori, 199 A. 

Leynì, è assediato e preso da Filippo 
principe d’ Acaia e da Rinaldo di 
Leto, è tenuto poi dal principe 
malgrado del march, di Monfer- 
rato al quale appartiene, 211 B. 

Leonardo Turco } ambasciatore a 
Carlo re di Sicilia in Alba, 197 
D. 

Leone Deato, figlio di Manfredo 
Deato accompagna i Castello 
cacciati da Asti, sua prodiga- 
lità, 200 D-E. 

Leone Solaro, figlio di Landumo 
(Bandino, 789 d), nell* uscita 
d’Asti caduto da un porto muore 
annegato, 195 D. 

Leone Voglieto, prigionia di, in 
Asti, 205 B. 

(Lequio) (fd. di Asti, 691 d). 

Lerici, presa dai Grimaldi, 182 E. 

Leto, Rinaldo. 

Libro dei capitoli di Asti , i fuorusciti 
vi sono scritti con un prenome 
che mai non cadrà, 220 D. 

Liegi, il vescovo di, accompagna En- 
rico di Lussemburgo in Italia 
nel 1810, 229 D. 

— muore nella mischia avvenuta fra 

i Romani e gli Orsini a ca- 
gione di Enrico, 286 B. 

Ligna, Giovanni Alfredo. 

Liguria, Niccolò Picinino incrudelisce 
contro gli abitanti della, parti- 
giani del march, di Monferrato, 
a. 1481, 271 B. 

Lilla, assediata da Filippo III re di 
Francia e presa per trattato con 
Roberto conte di Fiandra, 186 A. 

(Lintlgnano) (vi. di, cui è soggetta in 
parte Nizza, 692 b). 

— (Guido signore di, soggetto ad 
Asti, cast, distrutto da Ales- 
sandria ohe ne trasporta gli abi- 
tanti, 692 c). 

Lione, Tommaso di Savoia vi con- 
duce nel 1255 150 Astigiani pri- 
gionieri, 148 A. 

*— concilio generale tenuto da Inno- 
cenzo IV contro Federico II, 
172 C, 191 A. 


— Filippo III manda il suo primo- 

genito a devastarla , questi è 
introdotto nella città por patti, 
prende prigione Pietro nipote 
d’Amedeo di Savoia e fratello di 
Filippo principe d* Acaia, 187 A. 

— nel 1816 Pietro di Savoia è ar- 

civescovo di, 249 D. 

— nel 1816 vi è eletto pontefice col 

nome di Giovanni XXII il car- 
dinale Giovanni d’Ossa, contese 
fra i cardinali prima dell’ele- 
zione troncate dopo due anni 
da Filippo V il Lungo, 252 C. 

— Pietro di Savoia vescovo di, scon- 

fitto dal Delfino, 260 B. 

Loculo, v. Lorello. 

Lodi, v’entrano i Torriani cacciati da 
Milano, 165 C. 

— escono i Torriani, 166 A. 

— i Visconti cacciati di Milano si 

rifugiano a, 568 E. 

(Lodisio) (cast, e vi. di, fd. astigiano, 
693 d). 

Lodovico d’Angiò , frate nell’ordine 
di S. Francesco, vesc. di Tolosa, 
figlio di Carlo d’Angiò, 714 c). 

— favorisce l’elezione del fratello suo 

Roberto a re di Sicilia , esso è 
escluso della successione al trono 
del padre, 224 E. 

Lodovico III d’Angiò , fratello di 
Renato d’Angiò duca di Lorena, 
272 D. 

Lodovico il B a varo, eletto impera- 
tore soccorre i Visconti , perciò 
è scomunicato dal papa, si ap- 
pella al Concilio, 266 E. 
Loesio, v. Lodisio. 

Lombardia, è paragonata dal Ventura 
ad un* anguilla perchè sfugge di 
mano ai tiranni, 172 A. 

— danni patiti, a. 1809, 184 A. 

— militi lombardi sono assoldati da 

Filippo III contro i Fiammin- 
ghi, 186 B. 

— Roberto re di Sicilia si reca in, 

a. 1810, 224 E. 

— Enrico di Lussemburgo fa an- 

nunziare da’ suoi ambasciatori 
la sua prossima venuta, 225 B. 

— pestilenza , lo lotte tra Guelfi e 

Ghibellini impediscono che En- 
rico di Lussemburgo la pacifichi, 


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188 


INDICI SISTEMATICI 


i Lombardi vengono paragonati 
ad anguille, 284 A. 

— diecimila soldati Lombardi par- 

tigiani di re Boberto da Pavia 
con Tommaso di Squillare ed 
Ugone di Bauci muovono contro 
Milano, 240 G. 

— i Lombardi fanno le spese ad 

Ugone Delfino perchè si rechi 
a Pavia, 241 B. 

— Giovanni XXII manda il cardi- 
nale Beltramo del Poggetto le- 
gato in, 258 C. 

— i Genovesi soccorono i Lombardi 

airassedio di Gaeta , a. 1485 , | 
278 B. 

Longobardi, loro calata in Italia, 140 
B. 

Loredano, Pietro. 

Lorello, distrutta dai Genovesi, 188 
A. 

Lorena, Renato duca di, 272 D. 

— (carestia del 1815 in, 778 bl. 

— duchi: Isabella, Renato d^An- 

giò. 

Lorenzo ($•)? devastato ed incendiato 
da Guigone Delfino, 260 A. 
Lorenzo (8^ f per la porta di, entrano 
in Asti Giovanni di Monferrato 
e Manfredi di Saluzzo, 195 C, 
Lorenzo, Gilio, Pietro, Simone. 
Loretano, Concetto. 

Loreto, acquistato dal comune d’Asti, 
142 A. 

— (donazione d’Ottone Boverio mrc., 

691 a). 

— (vnd. di, 691 b). 

— preso dagli Astigiani al march. 

Lancia, vi è costrutta la vi. di 
Costigliole, 174 A. 

Lovanio, carestia del 1815 in, 226 E. 
Lovencito, feudo di, acquistato da Asti 
nel 1292, 147 B. 

Ln, nel 1807 il marchese di Monfer- 
rato ed il conte Filippone di 
Langosco tentano di prendere, 
212 B. 

— spedizione di Francesco Sforza 

contro, sacco, turpitudini com- 
messe dai soldati, a. 1581, 271 
C-D. 

Lucca, continuo guereggiare con Pisa, 
prigionia di molti Pisani , 289 


— i Pisani entrano frodolen temente 

in, la mettono a sacco e si fanno 
signori d’alcune ville di essa, 
239 D. 

— scacciano Nerio figlio di Uguc- 

cione, 249 0. 

— incursioni dei Fiorentini sul ter- 

ritorio di, 272 C. 

Lncedio, monastero di, vi fu sepolto 
Guglielmo march, di Monferrato 
nel 1292, 146 A, 169 A. 

— v’è sepolto Giovanni di Monfer- 

rato, 202 0. 

Luciano Grimaldi, ambasciatore di 
Genova conclude lega con Fi- 
renze e Venezia, 274 D. 

, (occupato da Manfredi di 8a- 
uzzo, 721 a). 

Luccoli, soprannome di Opecino Spi- 
nola, 208 B. 

Luigi IX re di Francia, passa a 
Tunisi per combattere i Sarace- 
ni, a. 1270, 159 C. 

— muore per viaggio, le sue ossa 

sono portate a Parigi, fu poi 
canonizzato, 159 D. 

— fa incarcerare a Parigi tutti gli 

Astigiani che vi tenevano banchi 
feneratizi, 175 B. 

Luigi X, succede al padre Filippo il 
Bello, a. 1815, 194 C. 

— sposa la figlia del re d’Ungheria, 

essendo già vedovo di Marghe- 
rita di Borgogna morta in car- 
cere ove era stata posta per a- 
dulterio, 194 O-D. 

— sua sconfitta a Courtray nella spe- 

dizione contro la Fiandra, 195 
A-B. 

— muore nell’ epidemia seguita alla 

carestia del 1315, dopo un anno 
solo di regno, 227 A. 

Luigi Cariocio, lascito del Ventura 
affinchè faccia un pranzo e pri- 
ma preghi per lui, 229 A. 
Luigi Guttuario, morte di, a Cas- 
sinasco, 215 B. 

Luigi di Savoja, durante il maggior 
Consiglio rimane con Filippo 
d’Aoaja nella Canonica d’Asti, 
216 B - 

— va ambasciatore di Enrico di Lus- 

semburgo col vescovo di Basilea 
e oon un altro vescovo in Asti 


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CRONACHE A STESI 


189 


per assicurarsi delle intenzioni . 
degli Astigiani verso l’ impera- 
tore, 226 A. 

— va collo stesso fine a Cuneo, Sa- 

vona, Genova e Pisa che tutte 
professano fedeltà all’imperatore, 
225 C. 

— essendo ancora principe di Pie- 

monte, viene in soccorso di Asti 
e del duca di Milano contro Gian 
Giacomo di Monferrato, a. 1481, 
270 B. 

— pretende da Filippo Maria Vi- 

sconti la restituzione di Valenza, 


Moncastello ed altri luoghi, 278 
B. 

— protende la signoria di Milano, 

279 B. 

— Francesco Sforza tiene prigione 

Giovanni capitano generale del- 
l’esercito di, 279 B. 

Lamelle , Filippone di Langosco è 
conte di, 216 C. 

Lunello (molti dei, seguono i Ca- 
stello neH’esiglio, 745 c). 

— Antonio. 

Lussemburgo, conti : Enrico VII, 
Veraldo, (Varalando). 


JVC 


Maffeo Visconti, capitano e signore 
di Milano, fa convenzioni con 
Asti, 167 C. 

— soggioga Novara e Vercelli e vi 

costruisce forti castelli, è aiu- 
tato dagli Alessandrini e dai Tor- 
tonesi, 169 C. 

— Tema che ne hanno i Lombardi, è 

amicissimo con Manfredino Bec- 
caria ed Alberto Scoto, 169 D. 

— va contro Guido della Torre che 

assale Milano, è ingannato ep- 
perciò si ritira, 170 D. 

— esce di Milano, 171 A. 

— coi fuorusciti di Milano accoglie 

in Susa lietamente Enrico di 
Lussemburgo, 229 E. 

— si accusa Enrico d’ averlo per oro 

posto in Milano della quale città 
era sempre stato stimato tiranno, 
284 C. 

— prende e ruma alcune ville e ca- 

stelli di Pavia, 242 E. 

— i Pavesi sono fatti soggetti a, 247 

A. 

— gli Alessandrini nel 1815 si as- 

soggettano a, 247 C. 

— manda soldati ad Alessandria, 
247 E. 

— manda soldati in soccorso di Ales- 

sandria, 251 D. 

— soldati di, nel 1820(1322, 805 a) 

tenendo pei Tizzoni contro gli 
Avogadro combattono Vercelli, 
257 D. 

— sapendo che Filippo di Valois 

muove su Veroelli manda due 


suoi figli a Novara per opporse- 
gli, 257 E. 

— per segreto accordo con Bernardo 

di Mangolio fa ritirare Filippo, 

258 A. 

— cede Savigliano a Filippo di Sa- 

voja, 258 B. 

— ò citato coi figli da Beltramo del 

Poggetto legato pontifìcio a com- 
parire innanzi ad esso od al papa, 
ma non gli obbedisce, assedia in 
Vercelli gli Avogadro, 258 0. 

— i soldati di, sconfiggono i soldati 

Astigiani, Martino di Agliate ed 
i fuorusciti Lombardi che tenta- 
vano d’entrare in Vercelli, ot- 
tengono per patti la città, 258 D. 

— è scomunicato da Giovanni XXII, 

259 B. 

— citazione di, fatta da Beltramo 

del Poggetto in Asti nel 1322, 

260 D. 

— Beltramo del Poggetto bandisce 

contro, la crociata, 261 A. 

— dall’arcivescovo di Milano e dagli 

inquisitori degli eretici a Ber- 
golo è scomunicato e spogliato 
dei suoi dominii e diritti prin- 
cipeschi, 261 B. 

— manda frodolentemente degli am- 

basciatori a Valenza per trattare 
con Beltramo del Poggetto, 2610. 

— morte di, capitano e signore di 

Milano nel 1322, ignota causa 
ed ignota sepoltura, 262 D. 
Magliano, confine del territorio d’Asti 
ai tempi di Oggiero Alfieri, 151 B. 


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190 


INDICI SISTEMÀTICI 


— partigiani dei Castello in, 200 D. 
Mayolo (S.), (soggetto a Castagnole per 

vendita del marchese Manfredi 
Lancia, 690 b). 

Magresole , rivo, (Moglasole, 674 a). 

— confine del territorio di Asti, 1 10 A. 
Maineri Caruto, lascito del Ventura 

perchè faccia un convito e pri- 
ma preghi per lui, 229 A. 
Malabaila, Emanuele, Abelone, Cor- 
rado, Robaldo, Balduino. 
Malsmorte, confine dol territorio d’A- 
sti ai tempi di Oggiero Alfieri, 
dotto Belvedere, 151 B. 

— (recente possedimento di Asti e sue 

relazioni con questa città per 
donazione, 639 b). 

Malaspina, Ugucciono della Faggiuola 
scacciato da Pisa va a, 249 C. 
Malaspina, Galeotto. 

Malo, Filippo. 

Malvengio (Montalengio, 682 c), il cast. 

è acquistato da Asti, 117 B. 
Mandello, Ottolino. 

Manfredi Astorue di Faenza, capo 
della spedizione milanose in di- 
fesa di Bosco, 278 D. 

Manfredi Beco ari a, capitano di Pa- 
via, ingannato, dico a Guglielmo 
di Monferrato di volerlo faro si- 
gnore della città, 167 B. 

— esce di Pavia od è preso o posto 

in custodia da Filippo di Savoja, 
vicario di Pavia, 234 B. 

— prigionia di, a Pavia, 246 C. 
Manfredi di Busca, deruba dei mer- 
canti Astigiani, si rifiuta di re- 
stituire ad Asti il bottino, ne 
nasce guerra, 160 D. 

Manfredi Del Carretto, interviene 
all’assedio di Muasca, 214 B. 

— capitana nel 1316 i Genovesi con- 

tro Opocino Spinola, ma ne è 
sconfitto, 250 C. 

— è preso prigione da soldati tede- 

schi che vogliono soldo doppio, 
è riscattato, 250 D. 

Manfredi Caze, morte di, 156 E. 
Manfredi di Lancia, march., dona 
Castagnole al marchese di Mon- 
ferrato, 142 A. 

— (vdn. ad Asti, 689 d). 

— (vendite, 690 A-B, 691 B). 

— guerra con Asti e perdita del con- 


tado di Loreto e di Annone, sua 
venuta a Chieri, 174 A. 

— agguato teso dal, e dai Chieresi 

agli Astigiani a Monardo, 174 B. 

— sconfitto e ferito a Monardo, 174 

C. 

— tende insidie agli Astigiani, 189 C. 
(Manfredi di Pasoglio), (vendita ad 

Asti, 689 d). 

Manfredi Pelleta, fa con altri il 
registro dei beni mobili di Asti, 
150 B. 

Manfredi della Rocca, scacciato 
insieme al fratello Genesino Bo- 
nino ed Opecino suo figlio dalla 
Rocca, 202 B. 

Manfredi di Saluzzo, per consiglio 
dei Castellani del Monferrato con- 
duce Giovanni figlio di Guglielmo 
di Monferrato a Revello nel 1291, 
poi al Delfino, 146 B. 

— fa lega con Giovanni di Monfer- 

rato contro Asti, la prende e vi 
ristaura i Ghibellini, unito col 
conte Filippono di Langosoo e 
con Giovanni march, di Mon- 
ferrato, a 1299, ottiene Vercelli, 
Novara, Casale di 8. Evasio, 
caccia da Vercelli e Novara Ga- 
leazzo figlio di Maffeo Visconti, 
e da Voroelli i Tizzoni, 170 C. 

— pretende di succedere nel dominio 

di Monferrato, 171 B. 

— occupa molte terre del Monfer- 

rato, 171 C. 

— con Giovanni di Monferrato entra 

in Asti e saccheggia le case dei 
Solaro di Canneto, 195 C. 

— indotto da Carlo re di Sicilia fa 

pace con Filippo principe d’A- 
caja, 213 A. 

— tenta invano di cacciare da Dro- 

nero Tommaso di Squillane che 
vi aveva posto l’assedio, 241 A. 

— Fossano si dà in potere di, questi 

non potendolo difendere lo cede 
a Filippo di Savoja, 246 0. 

— manca alla fedeltà promessa a re 

Roberto, rappresaglie, 245 D. 

— muove su Borgo S. Dalmazzo 
sperando invano di salvare il ca- 
stello di Demonte da Ugone di 
Bauci, 248 C. 

— nel 1816 fa tregua oon Asti, 249 B. 


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CRONACHE ASTESI 


191 


— nel 1816 va a Villanuova, Revi- 

gnano incendiando fino a Moni- 
basino, va a Fossano, a Savi- 
gliano, 249 D-E, 250 A. 

— Trovandosi a Saluzzo sfida a bat- 

taglia Ricciardo Gambatesa ohe 
gli aveva devastato i dominii, 
251 B. 

— sua venuta al Borgo degli Apo- 

stoli nel 1817, sua partenza, 
253 A. 

Manfredi Schettino (Settimi , 786 
c), è ucciso dai Solaro, 242 A. 
Manfredi di Svevia, re di Sicilia, 
figlio naturale dell’ imperatore 
Federico, sua sconfìtta e morte 
a Ponte Coperano, 158 A. 
Manfredino Beccaria , accresco il 
suo potere in Pavia, 169 C. 

— è amicissimo con Maffeo Visconti 

e con Alberto Scoto, 169 D. 

— cacciato da Pavia e confinato a 

Buzola, 170 A. 

Manfredino del Carretto, condot- 
tiero dei fuorusciti Genovesi, a. 
1309, 182 D. 

Manfredino degli Isnardi , sopran- 
nominato Rosso degli Isnardi, 
muove contro Morra di Alba e 
n’è cacciato, 198 E. 

M angolo, Bernardo. 

(Mangano) (vi. del dm. d’Asti, 690 d). 
Mantova prigionieri di Oberto Pala- 
vicino condotti a Cremona, 154 
D. 

— gravi condizioni di , tirannia di 

Pinamonte, 179 A. 

(Mainano) (cast, e vi. di, dom. d’Asti, 
sgr. di, a. 1198, concordia con 
Asti, 691 d). 

— (sgr. di , patto e citainatico ooi 

sgr. di Sannatoria e Montefal- 
cone , 694 C. 

Marcellengo, uomini di, trasportati a 
S. Damiano, 163 D. 

Marcello di Negro, genovese è po- 
destà d’Asti mentre s’edifica la 
città di S. Damiano, 163 D. 
Marco ( 8 .) (ospedale di) in Asti, la- 
scito del Ventura, 228 D. 
Marco Guttuario, è ucciso nel ten- 
tativo fatto dai fuorusciti d’en- 
trare in Asti nel 1319 , 256 A. 
Marco della Torre, si collega, a. 


1259, con Azzone d’Este ed Ober- 
to Palavicino contro Ezzelino , 
155 D. 

Marco Visconti, figlio di Maffeo nel 
1816 entra a forza in Bosco e 
Castellazzo , prende molti pri- 
gioni , incendia queste ville e 
quella di Oviglia, 247 E. 

— è vicario in Alessandria, 251 D. 

— incendia Castellazzo e Bosco , 

prende prigioni e manda a Mi- 
lano molti di quelli del Pozzo, 
251 E. 

— tenta invano di far entrare in Asti 

i fuorusciti, 254 B. 

— va coll’esercito in Bisagno e reca 

molti danni ai Genovesi, ne fugge 
nel 1818 per la venuta di re Ro- 
berto, 255 A. 

— si unisce ai fuorusciti nel borgo 

di Predio, 255 B. 

— suo vano tentativo di entrar coi 

fuorusciti di sorprosa in Asti , 
256 A. 

— si ritira ad Alessandria , prende 

Gamalerio, continua a guerreg- 
giare coi fuorusciti contro Ge- 
nova, 256 B. 

— scontro con Ugone di Bauci e 

morte di Ugone, entra in Quar- 
gnento e devasta Bolero ed An- 
none, 259 D. 

— impedisce a Raimondo di Cardona 

di entrare in Tortona, 260 C. 

— entra per forza in Vazolo, essendo 

capitano e comandante della 
parte ghibellina con Girardino 
Spinola, s’accampa presso il bor- 
go di Bassignana, 262 A. 

— assale Raimondo di Cardona e lo 

fa fuggire nel borgo di Bassi- 
gnana, 262 B. 

— continua ad assediare Bassignana, 

268 A. 

— s’incontra e combatte con Rai- 

mondo di Cardona presso Cos- 
sano, 265 B. 

Mareloglo (Marcelungo, 679 d), acqui- 
stato da Asti, 144 B. 
Margherita di Borgogna, prima mo- 
glie di Luigi X, sue turpitudini, 
muore in carcere, 194 D. 
Margherita di Monferrato , è da 
Guglielmo promessa al figlio del 


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192 


INDIO! SISTEMATICI 


marchese Pallavioino, poi tolta 
furtivamente e data al figlio di 
Alfonso d’ Aragona, 178 B. 

Margherita di Savoia, figlia di A- 
medeo IV di Savoia, già fidan- 
zata. a Giovanni, figlio di Um- 
berto Delfino, sposa Giovanni di 
Monferrato, 170 B. 

Maria del Carmelo ( 8 .) , chiesa di 
Asti , indulgenza concessa da 
Eugenio IV in occasione del ca- 
pitolo generale dei frati, pente- 
coste 1110, 276 B. 

Ma/ria Nuova (monastero di S.) , in 
Asti, Guglielmo Ventura ordina 
che vi siano suonate le campane 
il giorno della sua morte , 228 
C. 

Maria Nuova , ($.), (ospedale di), in 
Asti , lascito del Ventura all’ , 
228 E. 

Maria di Savoia, moglie di Filippo 
Maria Visconti, 270 B. 

Marigny , Enguerrando. 

Marsiglia, Carlo re di Sicilia dimo- 
rando in , ricevo prigioniero il 
conte Filippo , 212 D. 

Martino , ( S .) , (piazza di), in Asti, 
dove sono adunati parecchi dei 
Solaro prima di ritirarsi dalla 
città, 195 C. 

Martino (monastero di S.) , in Asti, 
Guglielmo Ventura, ordina che 
vi siano suonato le campano il 
giorno delia sua morto, 228 C. 

Martino (S.)> conti di, nella pace tra 
il marchese di Saluzzo e Filippo 
d’Acaja sono comprosi nella parte 
di Filippo, 218 A. 

Martino IV, scomunica Pietro d’ Ara- 
gona e la Sicilia e ribandisce 
contro la crociata, 164 B. 

Martino Agliate, suo vano tentativo 
di entrare in Vercelli per soc- 
correre gli Avogadri contro Maf- 
feo Visconti, 258 D. 

Martino Alfieri , prende con frode 
Montebersaro e volendoselo aa~ 
soggettare si rende nemici gli 
Astigiani, 244 C. 

Marzano (S.), confine del territorio di 
Asti ai tempi d’Oggiero Alfieri, 
151 B. 

— (antica villa d’Asti, 688 c). 


(Marzano di Aqnoaaana (cartello 

e vi. di, dom. di Asti, 692 a). 
Marzano, Giovanni Antonio. 
Marzanotto (S.), appartenente nel 1190 
ad Asti, 148 A. 

Magio, confine del territorio d’Asti ai 
tempi d’Oggiero Alfieri, 151 B. 

— ^possesso recente del comune d’Asti, 

relazioni con questa città, 688 

b >. 

— (ne è vescovo Bonifacio, 688 c). 

— posseduta dai fuorusciti Astigiani, 

202 A - 

— gli Astigiani assalgono, 218 C. 

— Lotta tra gli Astigiani ed i fuo- 

rusciti, danni delle dae parti, 
218 D. 

— morte di Galvagno Testa e di 

Bocco di s. Giovanni in, 214 G. 

— gli Astigiani, maggio 1800, deva- 

stano per due giorni, 228 A. 

— i fuorusciti Astigiani nel 1309 

usciti da, sconfiggono gli Asti- 
giani a Quattorde, 228 G. 

— i Bertraldi custodi dei castelli di, 

non rendono ad Asti i castelli 
secondo gli accordi, 224 B. 

— i Castello nel 1810 cacciati da 

Asti si ritirano in, 224 0. 

— vescovi: Bonifacio. 

Masso, villa di, appartenente ad Asti 
nel 1190, 148 B. 

Mastino della Scala, ghibellino va- 
lorosissimo, perseguita in Verona 
i Guelfi, 179 A. 

(Masungio), (cast, e vi. di, fd. asti- 
giano, 694 b). 

(Matarelle), (venduto da Manfredi 
marchese di Lancia, 690 b). 

— (vnd. di, 691 b). 

Matteo di Almiserda, decapitato per 
ordino di Ezzelino, 154 B. 
Mazza, Simone. 

M elido , confine del territorio d’Asti 
ai tempi d’Oggiero Alfieri, 152 A. 
Memoriale di Guglielmo Ventura, così 
vuole l’autore che sia ohiamato 
il suo libro, suoi ordini riguardo 
a questo, 229 B. 

Mercato di Palazzo , adunanza del 



280 B. 

Mercato di S. Secondo, in Asti, vi è 


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CRONACHE ASTESl 


198 


fatta la pacificazione coi fuoru- 
sciti, 224 A. 

— vi si tiene adunanza da Enrico di 

Lussemburgo, 230 B. 

Merla ni, sono presi prigionieri dagli 
Astigiani nel 1318 nella loro vit- 
toria sugli Alessandrini, 248 A. 

— parecchi dei, muoiono nello scon- 

tro presso Bosco, 278 E. 
Messina, Carlo d’Angiò assedia, ma 
non la può prendere, 164 B. 

— re Boberto nel 1316 assalita la 

Sicilia si spinge devastando fino 
ai borghi di, 251 E. 
Meteorologia , brine, comete, eclissi, 
pioggie, nevi, terremoti. 

Metz, Enrico, vescovo di, accompagna 
Guigone Delfino vionncse in di- 
scordia con Amedeo di Savoia, 
260 A. 

Michele (8.) (Suanea, 747 a), chiesa 
di, presso Monoalvo (presso Mon- 
calieri, 747 a), spedizione degli 
Astigiani e presa di 20 uomini, 
201 D. 

Mignani, il Borbore straripando guasta 
i beni dei, 254 B. 

— Niccolò. 

Milano, fondata da Brenno, 139 B. 

— intervento di ambasciatori mila- 

nesi nella guerra tra Asti ed 
Alessandria, a. 1225, 142 B. 

— i Milanesi con 23 città devastano 

Asti nel 1230, 142 D. 

— (ambasciatori, loro mediazione tra 

Asti ed Alessandria, 696 a). 

— è tributaria di Carlo di Angiò, 

158 D. 

— è soggiogata dai Torriani, 158 D. 

— fuorusciti Milanesi, 158 D, 159 

A. 

— 60 fuorusciti sono uccisi nel Bro- 

letto di Milano dai Torriani, 

159 A. 

— cacciata dei Torriani, danni sof- 

ferti dalle armi di costoro, 165 

C. 

— si prende per capitano Guglielmo 

di Monferrato , questi vi viene 
colla moglie , gli è rimessa la 
questione tra i Milanesi ed i 
Torriani e sfavorisce questi, 165 

D. 

— combattono e sconfiggono i Tor- 

13 — Indici titiemaUcU 


riani, loro riposo dopo la lon- 
tananza dei Torriani , temono 
delle forze (della milizia, 716 
b), del marchese di Monferrato 
ed impongono al vicario di que- 
sto d’uscir di Milano coi suoi, 
166 A. 

— cedono il dominio ad Ottone Vi- 

sconti arcivescovo della città , 
166 B. 

— ò confederata con Tortona, 166 C. 

— fa lega con altre città contro Gu- 

glielmo di Monferrato ed il conte 
di Langosco, 166 E. 

— Maffeo Visconti signore di , fa 

convenzioni con Asti, 167 C. 

— è assalita da Guido della Torre e 

riceve la signoria dei Torriani, 
170 D. 

— collegata con Pavia combatte con- 

tro Piacenza, a. 1309, 184 B. 

— distrutta da re Federico, a. 1162, 

riedificata, a. 1167, 190 0. 

— assediano Mombaruzzo accam- 

pandosi nei pressi di Isola e di 
Capraroglio, so ne vanno dopo 
aver incendiate molte ville, a. 
1230, 190 D. 

— Federico imperatore vince a Cor- 

tenova i Milanesi col Carroccio 
e col loro podestà, a. 1237, 191 
A. 

— i Milanesi udendo dell’aiuto man- 

dato da Asti in favore di Pia- 
cenza. desistono dal combattere 
contro questa città, 201 A. 

— Guido della Torre capitano del 

popolo di, tenta opporsi ad En- 
rico di Lussemburgo, ne è dis- 
suaso , Enrico entra in , nella 
conciono domanda il dominio 
della .città , fatta petizione a 
s. Ambrogio, gli è concessa balìa 
generale, 231 B. 

— richiesti da lui di danaro glie lo 

danno malvolentieri, per danaro 
libera da , Monza , esiglia da , 
Guido delia Torre, l’arcivescovo 
ed altri, 231 C. 

— Enrico pretende di nuovo danaro, 

vi ordina nobili molti, vi rimane 
4 mesi, 232 A. 

— con militi di, Enrico assale Cre- 

mona, 232 B. 


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194 


INDICI SISTEMATICI 


— si accusa Enrico di aver posto 

Maffeo Visconti in, per danaro 
mentre ne era sempre stato ti- 
ranno, 284 C. 

— trattative di Enrico a, cogli am- 

basciatori genovesi, 285 A. 

— i Milanesi entrano col conte Guar- 

nieri d’Ausburgo in Vercelli , 
287 B: 

— le ossa d’Enrico sono portate a, 

dove per l’ imperatore domina 
Maffeo Visconti, 289 C. 

— seicento Milanesi insieme con Teo- 

doro march, di Monferrato ven- 
gono alle mani presso il Ticino 
coi soldati di Tommaso di Squil- 
lace, Ugone di Bauci ed i fuoru- 
sciti Torriani, ma vengono scon- 
fitti, 240 C. 

— Tommaso di Squillaco tonta una 

nuova sortita contro alcune villo 
di Milano , ma i soldati suoi por 
un falso allarmo si danno alla 
fuga, 240 D. 

— I Milanesi prendono parecchio 

ville di Pavia, 242 C. 

— i Torriani sono esigliati, 246 B. 

— prigionia di Filippono di Lango- 

sco, 246 C. 

— soldati di, sconfiggono Ugono di 

Bauci nel passar la Scrivia , 
fanno molti prigionieri degli | 
Alessandrini e di quelli di Va- 
lenza, 2 Ili K. 

— 1 Milanesi entrano furtivamente f 

in Pavia , loro uccisioni , libe- 
rano prigioni, 2*7 A. 

— prigionieri piemontesi mandati a, 

da Marco Visconti, 217 E. 

— molti dei Pozzo sono da Marco 

A’isconti mandati prigionieri a, 
251 E. ' ; 

— l’arcivescovo di, m i 1822 insieme 

con Beltramo del Poggetto in 
Asti scomunica Maffeo Visconti, 
va a Bergolo donde lo spoglia . 
dei suoi domimi e diritti prin- 
cipeschi, 261 A-B-C. 

— nel 1822 muore Maffeo e succede 

nella signoria della città Ga- 
leazzo Visconti, 262 D. 

— Guglielmo Pustcrla nobile citta- 

dino con molti altri nobili e 
popolani caccia di , Galeazzo 


Visconti coi suoi dopo combat- 
timento, i Milanesi per mezzo 
di Beltramo del Poggetto offrono 
la signoria della città a Gio- 
vanni XXII, 263 E. 

— richiedono Beltramo del Poggetto 

elio venga a , ma invano , Ga- 
leazzo Visconti per tradimento 
ritorna e vi è proclamato si- 
gnore, 264 A. 

— vane trattative di Guglielmo Pu- 

stcrla con Beltramo del Pog- 
getto per la paco della città , 
264 B. 

— Raimondo di Cardona occupa il 

territorio di , nel 1324 assale ed 
occupa per forza i borghi, 265 
C. 

— Raimondo di Cardona per l’ in fio- 

rire di una epidemia si ritira 
dai borghi, 266 C. 

— accoglienze fatto in , da Filippo 

Maria Visconti a Gian Giacomo 
di Monferrato, a. 1482, 272 A. 

— accoglienze ricevute in, da Al- 

fonso Voi baroni prigionieri 
dopo la battaglia di Ponza, 274 
A. 

— morto di Filippo Maria Visconti 

in, 18 agosto 1447, opposizione 
do’ Milanesi al suo testamento, 
276 D. 

— distruzione dei castrili di Porta 

Giovo c di Porta Romana, 278 

E. 

— ambasciata del BaMurdo d* Or- 

I&uis a Milano, a. 1412, 277 I>. 

— Rinaldo di Dresnay pretende il 

dominio di , a nome di Cari* 
d’ Orléans, dopo la morte di Fi- 
lippo Maria Visconti, la città 
m vendica in libertà, 27<s C. 

— soccorsi dati da, a Bosco assalito 

da Rinaldo di Dresnay, vittoria 
riportatavi, 17 ottobre 1447, 278 
C-D-E. 

— Rinaldo di Dresnay prigioniero 

a, 278 E. 

— i luoghi di Felizzano , Solerò , 

Burgolio, Castellazzo, Fregarolo 
passano dal dominio di Francia 
a quello di, 278 E, 279 A. 

— spedizione contro Piacenza, a. 

1417, 279 A. 


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CRONACHE ASTESI 


195 


— Francesco Sforza signore di, con- 

tro Alfonso d’ Aragona, Lodovico 
di Savoia, ed i Veneziani, 279 
B. 

— ricusano di assogettarsi al duca 

d’ Orléans che avea loro inviato 
oratori per conciliarseli, 280 C. 

— arcivescovi: Ottone Visconti. 

— edifizi: Broletto, chiesa di s. 

Ambrogio , Porta Giove , Porta 
Romana. 

— magistrati : capitani del 

popolo : Guglielmo di Monfer- 
rato , Maffeo Visconti , Guido 
della Torre, Galeazzo Visconti. 

— signori: Guido della Torre, Ot- 

tone Visconti , Filippo Maria 
Visconti, Francesco Sforza. 
Milone Langosco, sua uccisione, 166 
A. 

— (il padre di quelli di Langosco è 

ucciso dai Torriani, 716 b). 
finiate (s.), la villa di, è devastata 
da Uguccione della Faggiuola , 
239 D. 

Miratoli, la cattedrale d’Asti nel 
1323 precipita senza offendere 
miracolosamente alcuno, 265 D- 
E ; 266 A-B. 

— miracoli varii capitati durante 

T assedio di Napoli , a. 1139 , 
275 C. 

(Miroaldo), (pace tra Asti ed i march. 

del Guasto, 693 a). 

Modena, dominata dai Guelfi, Irto V. 
Malignano, appartenente noi 1 IMO ad 
Asti, 148 A. 

(Mornhaldone) , (cast, e vi. di, fd. 
Astigiano, 694 1>). 

Nomi»» ruzzo, assediato dai Milanesi, 
a. 1230, 190 1). 

— Guglielmo di, 

Mombello, s’arrende nel 1306 a Teo- 
doro figlio dell’imperatore greco, 
208 B. 

— Guglielmo di. 

Mombonino , incendio di , nel 1316 , 
249 E. 

Momello Isimbàrdo (Moruello I- 
sembardo, 727 c), Pavese, po- 
destà d’ Alessandria, 183 D. 
Xommeliano, devastato ed incendiato 
da Guigone Delfino, 260 A. 
Monaci Benedettini , i Benedettini 


dell’Abbazia di Ambronay pro- 
vocano discordie tra Amedeo di 
Savoia e Guigone Delfino, 260 
A. 

Monaco, Francesco Grimaldi detto de 
Mazia s’ impadronisce di, reca 
offesa ai Genovesi, 182 B. 

— dominato da Odoardo Spinola, 

183 A * 

Monaco di Grassano, figlio di Ansel- 
mino del Tilio (di Ottilio, 748 
a), muore combattendo contro 
Giovanni march, di Saluzzo, 
202 D. 

Monale , partigiani dei Castello in , 
200 D. 

— il castello , di , è distrutto dagli 

Astigiani, 203 C. 

Monardo, (Monreondo, 722 D), scon- 
fitta del march. Lancia e dei 
Chieresi da parte degli Astigiani, 
174 B * C ‘ 

— gli Astigiani a, sono insidiati dal 

marchese Lancia e dai Chieresi, 
189 C. 

Moncalicri, presa da Asti, 174 A. 

— assalita e presa dagli Astigiani 

nel 1255 (1254, 732 b), 189 B. 

— vi accorre in aiuto Tommaso conte 

di Savoia, 189 B. 

— preso da Asti, a. 1255, 9 dicem- 

bre, 191 B. 

— fa quivi la prima tappa Guglielmo 

di Castello (di Mombello) nella 
sua mossa contro Asti , 199 B. 

— impresa fortunata degli Astigiani 

contro. 248 B. 

M «motivo , occupato da Manfredi di 
Saluzzo, 171 C. 

— vi si rifugia Emanuele Spinola 

podestà di Asti, 199 E. 

— se ne impadronisce Giovanni di 

Saluzzo, 202 C. 

— gli Astigiani saputo che Giovanni 

di Saluzzo si trova a, gli muo- 
vono contro, 203 D. 

— Giovanni di Saluzzo coi fuoru- 

sciti d’Asti e accampato a, 204 
C. 

— assalito dagli Astigiani aiutati 
dalle soldatesche del re di Sici- 
lia, 205 B. 

— Jacopo (Ivano, 752 c), Beccaria 

prigioniero a, 2C6 E. 


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196 


INDICI SISTEMATICI 


— è assediato da Teodoro march, dì 

Monferrato, 209 C. 

— è donato dal march, di Saluzzo 

al re Carlo o ripieno di soldati 
provenzali, 210 C. 

— ò liberato dall* assedio, 210 D. 

— Teodoro entra in una parte di, 

ma non può impadronirsi della 
villa, 211 B. 

— Carlo re di Sicilia cede , ad Ope- 

cino Spinola, 212 D. 

— è guardato da Genovesi, si man- 

tiene a lungo soggetto ad Ope- 
cino Spinola per 1’ occasione 
dolla dote della figlia Argentina, 
Opecino richiama quelli di Prato 
in, 218 A. 

— supplizio di Giovanni Turco di 

Castello presso la porta di, 19 
dicembre 1430, 269 D. 

— edifizi: La Serra. 

Mondo y\, rinuncia al dominio di Carlo 
d’Angiò, s’allea con Asti e ne 
riceve ogni anno il podestà, 168 
C. 

— gli Astigiani presso, pongono in- 

sidie agli ambasciatori di Carlo 
ro di Sicilia, 197 D. 

— venuto Rinaldo di Leto siniscalco 

di Carlo re di Sicilia gli prestano 
giuramento pel re, 205 B. 

— vi si reca Roberto re di Sicilia, 

224 E. 

— Gochoro Cavallero essendo esule 

da Cunoo nel 1316 entra furti- 
vamente in, vi si fortifica, ne 
è cacciato dai Monrogalosi con 
varie uccisioni, vi vengono Ric- 
cardo Gambatesa od Ugone di 
Bauci con soldati Astigiani e 
fanno vendetta della cacciata 
di Gochero, 250 B. 

— (Citainatico di, 695 a). 
Monferrato, i castellani del, consi- 
gliano il marchese di Saluzzo a 
condurre Giovanni di Monfer- 
rato a Revello nel 1291, 146 A. 

— è occupato da Giovanni march. 

di Saluzzo, 202 C. 

— la maggior parte del, nel 1806 è 

occupato dal march. Giovanni 
di Saluzzo e dai fuorusciti Asti- 
giani, 208 B. 

— venti militi di, prendono parte 


cogli Astigiani a. 1206 alla spe- 
dizione di Cavallero, 211 D. 

— Carlo re di Sicilia cede i suoi di- 

ritti sul, ad Opecino Spinola, 
212 D. 

— il conte Guarnieri viene nel, a. 

1818, 243 E. 

— devastazione del, per opera di Ni- 

colò Piccinino, a. 1481, 271 C. 

— invasione del, per opera di Fran- 

cesco Sforza, a. 1431, presa di 
Casale e di molti altri luoghi, 
271 DE. 

— restituzione integra dei luoghi del, 

alla pace tra i Veneziani ed il 
Duca di Milano, a. 1432, 272 A. 

— Gian Giacomo di Monferrato dà 

in pagamento al Duca di Savoja 
Chivasso e tutte le altre terre 
del, oltre Po verso Torino, 272 
E. 

— marchesi: Bonifazio II, Gu- 

glielmo IV, Guglielmo V, Teo- 
doro I, Giovanni I il Giusto, 
Bonifazio IV, Guglielmo VI, 
Teodoro figlio di Gian Giacomo, 
Giovanni IV, Gian Giacomo, 
Beatrice, Margherita, Violante. 
Monglardino, sconfitta di Domenico 
Doria nel 1816, 249 A. 
Monregale, v. Mondo vi. 

Monreondo, (722 d) v. Monardo. 
Monsolito, Bernardo, Francesco. 
Montà di Canale, sua costruzione, 187 
B. 

Montà di Fango, sua costruzione, 187 
B, 

— confine del territorio d’Asti ai 

tempi d’Oggiero Alfieri, 151 B. 
(Montaldo), (feudo del comune d’Asti 
di donazione di Damicella vedova 
d’Alberto march, d’incisa, 6S8 
b. 689 a). 

Montai to, i soldati Astigiani devastano 
quel di, 251 D. 

Montacnto, Emanuele conte di Bian- 
drate, signore di, sue vicende, 
v. Biandrate. 

— castello di, venduto dal conte 
Emanuele di Biandrate ai Bo- 
tarii, 187 C. 

— signori: Emanuele conte diBian- 

drate. 

Monte Alieto, castello di, (Montacnto, 


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òroKaohe aste si 


197 


832 c) acquistato da Asti nel 
1292, 147 B. 

— villa di, compresa nel territorio 

di Asti l’anno, a. 1190, 148 B. 
Monte Baldiehieri, villa di, compresa 
nel territorio d’Asti, l’anno 1190, 
148 B. 

Montebello, Stefano. 

Montebersaro, preso con frode da Mar- 
tino Alfieri, danni recati dagli 
Astigiani a quelli di, tra i quali 
viene ucciso Re Tommaso, 244 0. 

— è devastato nel 1816 dagli Asti- 

giani, 251 C. 

— (Guglielmo di, dà Pozolo nelle 

mani del march, di Monferrato 
che lo distrugge, 689 a). 

— (ceduto ad Asti, 689 b). 

— (recente possesso d’Asti, sue rela- 

zioni con questa città, 699 c). 
Monte Bonino, villa appartenente, a. 

1190, al territorio d’Asti, 148 B. 
Montebruno, i Torinesi sono sconfitti 
dagli Astigiani a, 174 B. 

— Tommaso conte di Savoja è scon- 

fitto a, 189 G. 

Monteeastello, incendiato da Raimon- 
do di Gardona, 259 D. 

— pretese di Luigi di Savoja 6opra, 

278 B. 

Monte Catini, i Fiorentini accorrono 
in soccorso di, assediato dai Pi- 
sani, loro sconfitta e vantaggi 
dei Pisani, 240 A-B. 
Montechiaro, confine del territorio di 
Asti ai tempi di Oggiero Alfieri, 
152 A. 

(Montefàlcone) (sgr. di, a. 1193, 
concordia con Asti, 691 d). 

— patto e oitainatico coi sgr. di Sar- 

matorio e di Manzano, 694 d). 
Montefelfro, conti : Buonoonte, Gui- 
do. 

Montefrione, villa, compresa nel ter- 
ritorio di Asti, a. 1190, 148 B. 
Monte Cardino, appartenente, a. 1190 
ad Asti, 148 A. 

— antica villa astigiana, 638 D. 
Montegrosso, i marchesi di Rocchetta 

ed i fuorusciti Astigiani entrano 
in , per trattato fatto con Ja- 
copo Gambino ed alcuni di quel- 
la villa e vi recano molti mali, 
248 D. 


— nel 1816 è devastato dagli Asti- 

giani, 251 G. 

— nel 1816 v’entrano furtivamente 

i fuorusciti Astigiani ed i mar- 
chesi della Rocchetta, imprigio- 
nano la famiglia dei Gaze, gli 
Astigiani accorrono in aiuto , 
252 A-B. 

— ( uomini di , loro relazioni con 

Isola, 638 d). 

— (recente possedimento di Asti, re- 

lazioni con questa città, 689 a). 

— (ospita quelli di Monte Leuzio per 

patti di Azone di Castellino, 
689 d). 

(Monte Leosio) (gli uomini di, sono 
nella villa di Montegrosso per 
patto di Azone di Castellino, 
639 d). 

Monte Loreto, i fuorusciti Astigiani ne 
prendono violentemente la bastìa, 
252 D. 

— gli Astigiani costruiscono una 

nuova bastìa e quivi vengono 
alle mani coi fuorusciti, 254 A. 
Montemagno, vi si accampa Gugliel- 
mo di Monferrato, a. 1290, 145 
B. 

— confine del territorio d’Asti ai 

tempi di Oggiero Alfieri, 152 A. 

— impresa infruttuosa degli Asti- 
giani, 204 B. 

— richiesto agli Astigiani da Gu- 

glielmo di Monferrato. 
Montemale, soggiogato da Tommaso 
di Saluzzo J _165 B. 
Montemarcido, appartenente, a. 1190, 
ad Asti, 148 A. 

— (antica villa soggetta ad Asti, 688 , 

c). 

— Bonifacione edifica il castello 3i, 

a. 1817, 252 D. 

— gli Astigiani entrano con violenza 

in detto castello e vi fanno pri- 
gionieri Bonifacione, un figlio di 
Filippo Pallido, due di Guttua- 
rio de’Guttuari ed altri, 252 E. 
(Monte Pedezo), (vnd. di, 691 b). 
Monte Raineri, dalla parte di, tentano 
i fuorusciti d’entrare in Asti, 
256 A. 

(Monte Rotondo), (gli Astigiani sono 
insidiati dal march. Lancia e 
dai Chieresi a. 782 c). 


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198 


INDICI SISTEMATICI 


Mouticello, posseduta dai fuorusciti 
Astigiani, 202 A. 

Montiglio, feudo Astense, battaglia di, 
19 giugno 1191, tra Asti e Bo- 
nifacio di Monferrato, 141 C. 

— nel castello di, si ritirano Enrico 

Pelleta, (ed Antonio Lunello, 
748 c), 208 B. 

— gli Astigiani assalgono, ne esce 

tutta la popolazione, è incen- 
diato, 200 A. 

— i fuorusciti sono ricoverati nella 

villa fortificata di Mustiola, 200 

C. 

(Xontresino), (cast, di, sua permuta 
con Priocca, distruzione, 690 c). 
Monza, dispetto perchè Enrico di Lus- 
semburgo non vi prese la corona 
di ferro, per denaro ottengono 
da lui d’ esser liberi da Milano, 
281 C. 

— i soldati di Beltramo del Pog- 

getto e di Baimondo di Cardona 
occupano, 205 C. 

— dai Borghi di Milano Baimondo 

di Cardona si ritira a, Galeazzo 
Visconti assedia, nel 1824, 26G 

D. 

— sortita vittoriosa di quelli di, nel 

1825 , 268 A. 

Morandi, popolani, seguono i Ca- 
stello esuli da Asti, 200 C. 
(Morrà), (Giovanni principe di, 714 c). 

— Filippo di Savoja principe di, 

171 A. 

— principi: Filippo di Acaja, Gio- 

vanni d’Augiò. 

Morello Solaro, è ucciso a Masio, 
•gli Astigiani lo richiedono ai 
fuorusciti per seppellirlo a Boc- 
chetta, 218 D. 

Morosio, uccisione fatta di quelli di, 
per parte dei partigiani del mar- 
chese di Saluzzo, 245 D. 
Morozzo, è assediata e presa da Tom- 
maso di Squillaoe, 240 D. 

— (Citainatico di, 695 a). 

Morrà, (d’Alba), assalita da Gugliel- 
mo Turco e Manfreino, li caccia, 
198 E. 

(Moruello), (fratello di Borgognone, 
vende Valli ad Asti, 689 o). 
Moruello Isimbardo, podestà d’Asti, 


legale, rifiuta al principe d’Ac&ia 
d’adunare il Maggior Consiglio, 
216 A. 

— v. Emanuele Isimbardo. 

— v. Momello Isimbardo. 
Moruello Turco, parente dei Solaro, 

è da essi ucciso, 218 A. 
Monche , invasione di mosche velenose, 
164 C. 

Xuasca, posseduta dai fuorusciti Asti- 
giani, 202 A. 

— gli Astigiani a, sorprendono e dan- 

neggiano molti fuorusciti, 214 A. 

— è assediata dagli Astigiani , 214 

B. 

— ^timore degli Astigiani perchè le 

forze in, sono maggiori delle 
proprie, 759 b). 

— quei di, s’arrendono ad Asti, di- 

struzione della villa, 214 D. 

— nell’assedio di, del 1808 gli Asti- 

giani domandano frequenti aiuti 
a Filippo d’ Acaja, 217 A. 

— nell’assedio di, il figlio di Tar- 

taro di Solaro ferisce Antonio 
di Albiauo, 217 E. 
(Muccagatta), (D’Agliano patteggia 
con Asti, 689 d). 

Murisengo, presa dagli Astigiani, 206 
B. 

— gli abitanti di, sono ricoverati 

nella nuova villa fortificata di 
Mustiola, 206 C. 

Mussi, Cristoforo. 

Mustiola, gii Astigiani, Giorgio di Ceva 
e i militi di Chieri si accampano 
sul monte e vi costruiscono una 
villa fortificata per gli abitanti 
di Murisengo ed alcuni fuoru- 
sciti di Montiglio, 206 C. 

— distruzione di, per parte del march. 

di Saluzzo e dei fuorusciti Asti- 
giani, 206 E. 

Muzio Asinari, popolano, con molti 
altri si reca volontariamente ad 
abitare in Asti colle sue forze e 
quivi fa molti danni ai gover- 
nanti d’Asti, 196 B. 

— molesta Alba e concorre a cac- 

ciare i governanti d’Asti, 196 B. 

— è compreso nella pace tra il mar- 

chese di Saluzzo e Filippo d’A- 
caia, 218 B. 


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CRONACHE ASTESI 


199 


IST 


Nano di Oeva, combatte contro Fi- 
lippo siniscalco di Carlo d’Angiò, 
163 C. 

— si pone coi figli sotto il dominio 

di Àsti, 169 C. 

Xante, assalita da Guglielmo di Mon- 
ferrato nel 1290, 145 A. 

— (appartiene, a. 1190, al territorio 

di Asti, 683 b). 

— (antica villa astigiana, 688 c). 
Napoleone della Torre, è preso pri- 
gioniero da Ottone Visconti e 
muore nelle carceri di Baratello 
(Baraello, 715 d) di Como. 

Napoli, Carlo d’Angiò muove contro, 
158 A. 

— vi è decapitato Corradino, 158 C. 

— ritorno di re Boberto a, dopo l’ in- 

fruttuoso assedio di Trapani, 24G 
A • 

— i Genovesi vogliono andare a Na- 

poli ed inseguiti per mare dai 
fuorusciti riparano in Napoli, 
257 A. 

— morte di Giovanna II a regina di, 

3 giugno 1435, pretese di Benato 
d’Angiò duca di Lorena, al trono 
di, Isabella, moglie di Benato 
viene in, settembre 1435, acco- 
glienze fattelo secondo gli atti 
del 14 aprile 1438, venuta di 
Benato d’Angiò, 19 maggio, a. 
1433, e presa di Castel dell’Ovo 
tenuto da Alfonso d* Aragona, 
272 D. 

— ritorno di Alfonso d’ Aragona a, 

274 A. 

— assedio di, por parte di Alfonso, 

miracoli accaduti, morte di Pie- 
tro d’ Aragona, Alfonso leva l’as- 
sedio per le grandi pioggie, a. 
1489, 275 C. 

— re : Federico di Svevia, Corradino 

di Svevia , Manfredi di Svevia, 
Carlo I d’Angiò, Carlo II d’An- 
giò, Boberto d’Angiò, Giovanna 
II d’Angiò. 

Nàtti, Secondino. 

Navarro, re : Giovanni II. 

Nazario, vescovo d’Asti, la incondia, 
a. 1145, 141 B. 


Neghino, Lanzarotta. 

Negro, Marcello. 

Neive , confine del territorio d’Asti ai 
tempi di Oggiero Alfieri , 151 
B. 

— (feudo d’Asti per vendita di Pietro 

Turco, 690 b). 

— (permuta con Barbaresco, 690 c). 

— (donazione d’Aslia al figlio Bal- 

dracco, 691 a). 

— gli Astigiani prendono il cast, di, 

161 C. 

— signori : (Enrico), (Aslia), (Bal- 

dracco). 

Nerio della Faggiuola , figlio di 
Ugucciono è cacciato da Lucca, 
249 C. 

Neve , straordinaria quantità di, ca- 
duta nel 1323 in Italia (in estate, 
812 c), 264 C. 

— forte nevicata in Asti e nelle ville 

circostanti specialmente oltre Ta- 
naro, 2 maggio 1448, 276 C. 
(Neviglie), (dm. di Asti, 690 d). 
Niccolino Bastardo , fa pace , a. 
1292, con Asti, 146 B. 

— non mantiene i patti, 147 A. 
Niccolino Bertraldo , custode dei 

castelli di Masio , non li vuol 
rendere ad Asti, perciò Filippo 
d’Acaja lancia contro di lui un 
severo bando e lo fa dipingere 
capovolto in Mercato, 224 B. 
Niccolino Casino (Caseno, 778 a), 
aiuta i Sicci a cacciare da Vi- 
gnale i Pastroni, 1810, 226 D. 
Niccolino Duco, legista assessore del 
principe d’Acaia , propone nel- 
l’adunanza degli Astigiani che 
si dia al principe generale balìa 
di rappacificare gli Astigiani coi 
fuorusciti, 215 D. 

— fa la medesima proposta innanzi 

al Consiglio del popolo, 216 B. 
(Niccolò) (padre di Guglielmo e Bo- 
baldo di Bra, 694 c). 

Niccolò (8.) di Versa, dei fuorusciti 
Astigiani venendo presso , sono 
sorpresi dagli Astigiani e messi 
in fuga, 213 C. 

Niccolò Bonsignore, è eletto vicario 


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200 


INDICI SISTEMÀTICI 


d’ Asti da Enrico di Lussemburgo, 
230 D. 

Niccolò 0 avallerò, si vendica del- 
l’uccisione del fratello suo, fuo- 
ruscito di Cuneo preso nella bat- 
taglia di Morozzo da Tommaso 
di Bquillace, 241 A. 

Niccolò Caze, è messo nelle prigioni 
di Fos3ano, 197 E. 

Niccolò Dussii, dottore di leggi, fa 
l’orazione in nome degli Asti- 
giani all’ingresso di Beatrice di 
Angiò, 157 C. 

Niccolò d’Este, si intromette tra Fi- 
lippo Maria Visconti, e Venezia 
e Firenze dall’altro lato per la 
concordia, 272 B. 

Niccolò Silebàni, (Solebani, 777 b), 
Senese , dice per ordine d’En- 
rico di Lussemburgo che la ba- 
lìa concessa da Asti non basta 
all’imperatore, 230 C. 

Niccolò Mignano, milite astese preso 
nella spedizione di Cherasco e 
condotto prigione a Fossano , 
202 B. 

Niccolò Piccinino, capitano generale 
del duca di Milano, sconfigge, 
a. 1431, le genti del march, di 
Monferrato e Barnaba Adorno 
che volea farsi signore di Ge- 
nova, 271 B. 

— perseguita i Liguri fautori di Gian 

Giacomo di Monferrato ed invade 
e devasta il Monferrato, a. 1431, 
271 B-C. 

Nizza, assediata per 40 giorni da Carlo 
d’ Angiò, non cade, a. 1270, 158 
D. 

— vogliono distruggere Castagnole, 

sono sconfitti in vai Tinella da 
500 (50, 790 a) stipendiari di 
Catalano Alfieri, 244 E. 

— guerricciuole cogli Astigiani e 

loro pace definitiva, 245 A. 

— (soggetta ad Asti, 692 b). 

Noceto, Guglielmo march, di Monfer- 


Obertino di Curia , da Asti va ad 
abitare in Chieri , arreca danni 
ad Asti, 196 B. 

0 serto Porla, capitano del popolo a 


rato, si reca, a. 1290, a, 145 

B. 

Nogaret, Guglielmo. 

Noli , i fuorusciti Genovesi a , pren- 
dono delle galere mandate da re 
Boberto , 256 B. 

— prendono Noli, 257 B. 
Normandia , il conte di , è preso pri- 
gioniero da Carlo d* Angiò, 158 B. 

Notai , collegio dei , in Asti , Secon- 
dino Ventura membro del, 269 A. 
Novara, posseduta dal march, di Mon- 
ferrato nei 1289, 144 C. 

— presa da Maffeo Visconti che vi 

costruisce un forte castello, 169 

C. 

— conquistata dai collegati Giovanni 

march, di Monferrato, Manfredi 
march, di Saluzzo e Filippone 
conte di Langosco, ne è espulso 
per opera loro Galeazzo figlio di 
Maffeo Visconti, 170 C. 

— presa da Enrico IV, a. 1110, 190 

B. 

— coi march, di Monferrato e col 

conte di Langosco tentano in- 
vano di ristabilire in Asti i Ca- 
stello fuorusciti , 201 D. 

— Enrico di Lussemburgo va a, la 

città gli promette fedeltà e gli 
dà tributo, 231 A. 

— Enrico aiuta i fuorusciti di, 232 

B. 

— nel 1320 (1322, 805, a), i due 

figli di Maffeo Visconti vi si in- 
contrano con Filippo di Valois, 
257 E. 

Novello, assalito dagli Astigiani per 
richiesta del siniscalco del re di 
Sicilia, 205 B. 

— (cast, di, fd. astigiano, 693 a). 
Novi, Ugone di Bauci entra in, 256 C. 

— Baimondo di Cardona entra in , 

261 D. 

Nozze di Galeazzo Visconti con Bea- 
trice d’Este in Milano, splendide 
feste, 169 £>. 


Genova , riporta molte vittorie 
sui Pisani, 159 A. 

— unito con Oberto Spinola ed aiu- 
tato da altri Genovesi e Lom- 


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ÒBÓtfACtfE ASTÈSI 


201 

bardi abbatte i Grimaldi signori I confermato da Giovanni XXII, 


di Genova, a. 1270, è fatto ca- 
pitano generale di Genova con 
Oberto Spinola, 181 A. 

— muove contro i Grimaldi insorti 

e li riduce ad obbedienza, 181 C. 
non vuol essere capitano del po- 
polo perchè è morto il fratello, 
181 D. 

Oberto Folgos, mandato da Filippo 
ITE re di Francia per adunar sol- 
dati lombardi, 186 B. 

Oberto Palavicino, sgr. di Cremona 
e Piacenza , fa lega contro i 
Guelfi con Ezzelino, sconfiggo il 
legato del papa a Gambara, 154 
C. 

— si collega con Marco della Torre 

ed Azzone d’Este, a. 1259, con- 
tro Ezzelino, 155 D. 

— soggioga varie città, sue trattative 

per diventar signore di Asti riu- 
scite vane e sua morte, 178 A. 
Oberto Peyla, da Asti va ad abitare 
in Chieri e quivi osteggia Asti, 
196 B. 

Oberto Petinato , eccita Guglielmo 
di Monferrato a richiamare in 
Vercelli il podestà ghibellino , 
106 D. 

Oberto Spinola, capitano del popolo 
a Genova, riporta molte vittorie 
sui Pisani, 159 A. 

— capitano del popolo in Asti, tratta 

con Tommaso di Saluzzo, 168 A. 

— unito con Oberto Doria ed aiutato 

da altri Genovesi e Lombardi 
abbatte i Grimaldi signori di Ge- 
nova, a. 1270, è fatto capitano 
generale di Genova con Oberto 
Doria, 181 A. 

— muove contro i Grimaldi insorti 

e magnanimamente li protegge 
dal furore del popolo riducendoli 
però ad obbedienza, muore ed è 
pianto da questi, 181 G. 
Obizzo Versuto (Vergato , 811 b), 
nobile piacentino cacciato di Pia- 
cenza da Galeazzo Visconti e da 
lui offeso , nel 1822 ottiene da 
Beltramo del Poggetto aiuti, 268 
0 . 

— entra in Piacenza, ne caccia Azzo 

Visconti, ne è fatto signore ed è 


richiama in città i Guelfi benché 
Ghibellino, ricupera i castelli di 
Piacenza. 268 D. 

Oeeimi&no , Baimondo di Cardona ot- 
tiene per patti, 260 B. 

Oddone del Carretto , podestà di 
Alba accoglie benignamente i 
Solaro nella città, 195 D. 

— temendo di quelli di Castello fa 

ritorno a casa sua, 196 A. 

— quelli di Castello danneggiano, e 

gli tolgono Borgomalo , che ri- 
cupera poi al trionfo dei Solaro 
perchè esso ed i suoi predecessori 
rimasero sempre fedeli ad Asti, 
198 B. 

— (sgr. di Borgomale, 691 c). 

— (suoi fd. venduti ad Asti, 698 b- 
c-d, 694 a-b-c. 

Oddone di Castellinaldo, capitano 
dei soldati a Mustiola, è ucciso 
nella rotta di Montechiaro, 206 E. 
Odegario di Palma, ucciso dai Pa- 
stroni e dai Sicci di Vignale , 
168 C. 

Odino di Curia (Oddonino di, 740 b), 
da Asti va ad abitare in Chieri e 
quivi fa molti danni ai gover- 
nanti d’Asti, 196 B. 

Odoardo I d’Inghilterra, passa a Tu- 
nisi per combattere i Saraceni 
nel 1270, 159 C. 

— è assassinato , ma guarisce delle 

ferite e ritornato in Inghilterra 
vive ancora a lungo con buona 
fama, 159 E. 

— sue discordie con Filippo III re 

di Francia, 185 B. 

— le sue discordie con Filippo III 

incominciano nel 1297 e durano 
6 anni, 187 A. 

Odoardo di Savoia, nel 1816 viene 
a Susa , dopo varie imprese ri- 
passa i monti, 249 D-E, 250 A. 
Odoardo Spinola , non entra nella 
pace di Genova con Opeoino Spi- 
nola, ma tiene munito Monaco, 
188 A. 

Oggiero Alfieri, autore della Cro- 
naca astense B. I. S. XI, 189. 

— (ebbe in custodia il tentorio che 

fu già di Guglielmo di Monfer- 
rato, 741 a). 


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INDICI SISTEMÀTICI 


Oggi ero, di Savigliano, è mandato 
da Flippo d’Acaja e Rinaldo di 
Leto in Asti, per ottenere il per- 
messo d’entrarvi, 211 A. 

Olanda, carestia del 1815 in, 22G E. 
Olivola, il castello di , è acquistato 
dagli Astigiani, 147 A. 

Olmo , cast, e vi. di , fd. astigiano , 
094 a). 

Omodei , Giovannino. 

Opecino, figlio di Bonino, scacciato 
dalla Rocca, 202 B. 

Opecino di Alzate, milanese, pode- 
stà in Genova per Filippo Maria 
Visconti, ucciso dai ribelli geno- 
vesi, 26 die. 1486, 274 C. 
Opecino Spinola , capitano dei po- 
polo a Genova, fa imprigionare 
Barnaba Boria, sua vittoria al 
Castello di Stella, 182 C. 

— sconfitto dai fuorusciti a Sestri, 

fugge a Gavi, 182 D. 

— spedizione contro Montaldo geno- 

vese e sua distruzione, a. 1810, 
spedizione contro Votalvo e sua 
distruzione, pacificazione di, con 
Genova, 188 A. 

— cacciato da Genova, a. 1809, 

— detto doi Lucali, s’imparenta con 

Teodoro figlio dell’ imperatore 
greco , è capitano del popolo a 
Genova nel 1806, una sua figlia 
è moglie del conte Filippono di 
Langosco, 208 B. 

— promette al re Carlo di riacqui- 

stargli la Sicilia e questi gli 
cede i diritti sul Monforrato, gli 
rende Moncalvo e Vignale, libera 
il conte Filippone, 212 D. 

— munisco Moncalvo e Vignale e li 

tiene a lungo per l’occasione della 
dote della figlia Argentina, resti- 
tuisce nei loro paesi alcune fa- 
miglie esiliate, 218 A 

— fuoruscito di Genova , si dice che 

la promettesse a Roberto re di 
Sicilia, 225 A. 

— nel 1816 essendo esule risiede in 

Albizola e Castel nuovo, assalito 
da Domenico Doria lo sconfigge, 
248 E, 249 A. 

— vince a Busalla i Genovesi che 

l’avevano assalito , riceve gravi 
danni da questi, 250 C. 


— muore in Serravalle, lascia a sua 

figlia moglie di Teodoro di Mon- 
ferrato tutti i suoi diritti su Ser- 
ravalle, 250 E. 

i Ordine militare , è dato da re Roberto 
a Bonifacio d’ Alessandria ed a 
I Tommaso dei Pozzo, 247 C. 

I Ordini religioni : introduzione di nuo- 
! vi ordini religiosi in Asti nel 

| 1280, 150 A. 

i — frati predicatori, 
i — » eremitani. 

— monastero di s. Agnese. 

— chiesa di s. Quirico (frati e suore 

della). 

— figlie di Dio. 

— frati minori. 

— monastero di 8. Anna. 

— frati e suore degli umiliati della 

Casa di Dio. 

— monastero di s. Spirito. 

— frati dei Saccochi. 

— frati del Carmelo. 

— suore di s. Salvatore. 

— monache di s. Anastasio. 
Oriente, imperatori: Andronico. 
Orléans, duchi: Giovanni, Ba- 
stardo, Carlo. 

Ormano (Armano , 728 d) , assediata 
invano dai re di Spagna e di 
Aragona, 185 B. 

Ornamenti delle signore astigiane nel 
1280, 150 A. 

Orsini, Gian Antonio. 

— uno degli , sposa una figlia di 

Guglielmo di Monferrato, 173 C. 

— tentano con Giovanni fratello a 

re Roberto, di impedire ad En- 
rico di Lussemburgo l’entrata in 
Roma, 286 A. 

— fortificano s. Angelo e s. Pietro 

per impedire l’incoronazione di 
Enrico , il popolo romano muove 
contro loro e dopo accanita lotta 
Enrico viene incoronato, 286 B. 
Orsino Guttuario (Vasino, 748 a) 

— muore ferito di lancia nell’assedio 

di Cavallerio, 198 C. 

(Osa di Canev anuova) (investe Ja- 
copo del Carretto del cast, di 
Novello, 698 a). 

Ossa, Giovanni di. 

Ottilio, Anselmino. 

Ottavio (Toschetto, 776 d) Ventura, 


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CRONAC&E A STESI 


di Ponte, fratello di Guglielmo 1 
Ventura, ordini di questo nel suo 
testamento riguardo a, 229 A. 

Ottino Facino, muore nello scontro | 
dei Solaro coi Castello alla porta 
dell’Arco in Asti, 199 D. 

Ottobono Spinola, padre di France- 
sco, 271 A. 

Ottolino di Màndello , milanese , 
fatto podestà di Asti, 167 C. 

(Ottone I) (fratello di Ruffino Ti- 
bury, Grignola ed Alberto Sardo, 
sua donazione ad Asti, 689 b). 

(Ottone Bove rio) (march., dona Ca- 
stiglion Tinella, 691 a). 


Ottone IV pi Sassonia, imperatore, 
entra in Italia a. 1209, 190 D. 
Ottone Visconti, arcivesc. di Milano, 
esiliato a Biella dai Torriani , 
entra furtivamente in Vercelli , 
159 A. 

— sconfigge i Torriani, 165 C. 

— è fatto signore di Milano, 166 B. 
Origlia, Ricciardo Gambatesa ed Ugo- 

ne di Bauci con forze pagate da 
Asti entrano nei 1816 in, 247 D. 

— è arsa da Marco Visconti, 247 E. 

— i soldati Astigiani entrano paci- 

ficamente in, 251 D. 


~P 


Pagano Cernisco, milanese, capitano 
del popolo in Asti, a. 1807, 212 
B. 

Pajari, Bonifacio. 

Palazzo , villa di (villa di Piano, 668 
b) , appartenente , a. 1190 , ad 
Asti, 148 A. 

Pallavicino, Damiano, Oberto. 

Paxkologhi, Andronico, Teodoro. 

Palio, Jacopo, Vivaldo. 

Pallido, Bonifacio, Filippo. 

Pallii, quattro dei, nel 1810 seguono 
i Castello nell’esiglio da Asti , 
224 C. 

Pallio , solito a corrersi in Asti nella 
festa di 8. Secondo, si corre pure 
dagli Astigiani presso Alba nella 
festa di s. Lorenzo, a. 1275, 168 
B. 

Palma, Odegario. 

(Palodio) (pace del comune di Asti e 
dei march, del Guasto, 693 a). 

Pàncazià, Corrado. 

Pancia di Solaro, morte di, 156 D. 

Pandonio, Francesco. 

Pantreuo, Percivallo. 

Paolo moìiastero di S., in Asti, Gu- 
glielmo Ventura ordina che vi 
siano suonate le campane il gior- 
no della sua morte, 228 C. 

Parigi , le ossa di Luigi re di Francia 
sono portate a, 159 D. 

— ritorno del conte d’Artois a, dopo 

le vane imprese di Asti, 162 B. 

— v’è imprigionato Roberto conte di 

Fianara, 186 A. 


— ribellione dei Parigini contro Fi- 

lippo III , sedata prima dal re 
con blande parole, poi colla morte 
dei promotori, 186 D. 

— vi è tenuto prigione Pietro di Sa- 

voia, 187 A. 

— vi sono tenuti prigioni gli Asti- 

giani spogliati dal re di Francia 
di tutte le loro grandi ricchezze, 
189 C. 

— l’istrumento dotale di Valentina 

Visconti rogato in , 18 gennaio 
1886, 277 C. 

— si fa in, lo strumento della dote 

(Asti) data da Galeazzo Visconti 
al duca d’ Orléans, a. 1866, 282 
A. 

Parma , sconfigge Federico II, 172 B. 

— dominata dai Guelfi, 180 A. 

— si libera dall’assedio di Federico 

imperatore, a. 1248, 18 febbraio, 
191 A. 

— Enrico di Lussemburgo manda 

un suo vicario a, 232 A. 

— si ribella ad Enrico perchè ha sta- 

bilito Maffeo Visconti in Milano 
e Cane della Scala in Verona per 
oro, 234 C. 

— fuga di Taddeo d’Este in, 279 C. 
(Parruzono) (vendita del march. Man- 
fredi, 690 a). 

Parale , v. Porcile. 

Pasoglio, Manfredi. 

Pastroni, uccidono Odegario di Pal- 
ma castellano di Vignale e il fi- 
glio di lui e domandano socoorso 


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fio4 


llfblCI SISTEMATICI 


agli Astigiani, vantaggi ottenuti, 
168 B 

— sono cacciati da Vignale dai Sicci 

coll'aiuto di Giovanni Solaro e 
di Nicolino Casino, aprile 1310, 
i quali distruggono pure le loro 
case, 226 D. 

Patriarchi : Giovanni Vitelleschi di 
Alessandria, a. 1437, 275 A. 
Parta , fondata da Brenno, 139 B. 

— posseduta dal march, di Monfer- 

rato, a. 1239, 144 C. 

— (concordia con Asti, 696 a). 

— i cittadini di, s’intromettono nelle 

discordie astigiane, 157 A. 

— contese del popolo contro soldati 

nobili, loro cacciata dalla città 
e danni ad essa recati , 160 A. 

— intromissione degli Astigiani in 

questa contesa, amicizia con Asti 
e Guglielmo march, di Monfer- 
rato, 160 B. 

— cessa dalle contese coi nobili e fa 

lega con Asti, Genova e Gugliel- 
mo di Monferrato contro Carlo 
d’Angiò, 160 C. 

— gli Astigiani chiedono aiuto a , 

161 A. 

— il re di Spagna vi manda 800 sol- 

dati, a. 1274, collegata con altre 
provinole muove a devastar Ales- 
sandria, fa patto con questa di 
non più molestare i domimi di 
Carlo d’Angiù, 162 C. 

— fa lega con altre città contro Gu- 

glielmo di Monferrato ed il conte 
di Langosco, a. 1238, 166 E. 

— inganno dei nobili che tramano 

con Guglielmo di Monferrato, 
167 A. 

— fanno Guglielmo capitano gene- 

rale per dieci anni, poi signore, 
ma vi dura poco, 167 B. 

— soggiogata da Guglielmo marchese 

di Monferrato, 168 A. 

— Manfredino Beccarla vi si accre- 

sce in potenza, 169 C 

— uscita dei nobili , loro tentativi 

per ritornare e guerra che ne 
nasce, espulsione di Manfredino 
Beccaria e suoi partigiani, le 
case di lui sono diroccate ed egli 
è esiliato a Bussila, 170 A 

— cogli Astigiani fa molti danni ad 


Alessandria , la devastano fino 
alle porte nel 1273. 

— collegata con Milano sta per un 

mese ai guasti di Piacenza , a. 
1309, 184 B. 

— con fuorusciti Piacentini entrano 

armati in un borgo di Piacen- 
za, sono sorpresi dai Piacentini 
che ne prendono 1000 e ne fanno 
annegare una parte, 184 G. 

— udito dell’aiuto dato dagli Asti- 

giani ai Piacentini , si ritirano 
dal combattervi contro, 201 A. 

— col march, di Monferrato e col 

conte di Langosco tentano in- 
vano di ristabilire i Castello in 
Asti, 201 D. 

— Filippone di Langosco è conte di, 

208 B. 

— Filippone è ricondotto salvo a, 

212 D. 

— Enrioo di Lussemburgo va a, vi 

ordina molti nobili, vi mette un 
vicario, 232 A. 

— guerre civili mentre il conte Filip- 

pone e Manfredo Beccaria sono 
al seguito dell’imperatore a Bre- 
scia, 234 B. 

— queste opposizioni sono promosse 

dall’accusa mossa ad Enrico di 
Lussemburgo di aver per oro po- 
sto Maffeo Visconti in Milano, 
Cane della Scala in Verona, 234 
C. 

— il conte Guarnicri d’Ausburgofa 

molti danni a, 237 B. 

— si congregano in , per muovere 

contro i Milanesi, Ugone di Batt- 
ei, Tommaso di Squillace, molti 
soldati partigiani di re Roberto 
ed i Torriani fuorusciti di Mi- 
lano, 240 C. 

— incrudeliscono contro i soldati di 

Tommaso di Squillace avendo 
avuto notizia della loro fuga, 
240 D. 

— Ugone Delfino si reca a , con 

Ùgono di Bauci, 241 B. 

— Guarnieri d’Ausburgo, i Milanesi, 

Teodoro march, di Monferrato 
e Filippo di Savoia si imposses- 
sano della maggior parte delle 
ville di, che sono nella Lomel- 
lina, 242 0. 


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CRONACHE A8TESI 


205 


— venuta degli Alessandrini, i Pa- 

vesi promettono fedeltà a re Ro- 
berto, 242 D. 

— Filippo di Savoia incarcera pa- 

recchi di, il conte Guarnieri di 
Ausburgo e Maffeo Visconti ro- 
vinano e prendono delle ville e 
delle castella di, 242 E. 

— promettono fedeltà ad Ugone di 

Bauci, che dimorando a, a loro 
spese, fa molti danni ai luoghi 
vicini ribolli, 246 B. 

— prigionia in, di Manfredo Becca- 

ria, del conte di Salabruga e di 
Antonio di Fusilago, 246 C. 

— Ugone di Bauci volendo andare 

in soccorso di, è sconfìtto dalle 
milizie milanesi, 246 E. 

— i Milanesi entrano in, uccisioni, 

liberazioni di carcerati, si fanno 
soggetti a Maffeo Visconti e ri- 
belli a re Roberto, 247 A. 

— i Casalesi si sottraggono al do- 

minio di, 248 A. 

— magistrati: capi tani del po- 

polo : Guglielmo di Monferrato, 
Manfredi Beccaria. 

— vicari: Filippo di Savoia. . 

— signori: Guglielmo di Monfer- 

rato. 

Pedagno, Benedetto. 

Pecetto, Raimondo di Cardona entra 
in, 260 C. 

Pklleghino da Conselve, mercante, 
decapitato per ordine di Ezze- 
lino, 154 B. 

Pelleta , molti dei , seguono i Ca- 
stello nell’esiglio da Asti , 200 

Gt 

— due dei , sono presi prigioni a 

Quattorde, 223 C. 

— i Pelleta o Boi hanno molt* oro 

in Riva, nel 1317 gli Astigiani 
se ne impossessano e li fanno 
prigioni, 253 B. 

— Benedetto , Enrico , Emanuele 

detto Pumassa, Manfredi. 
Penna, Giovanni. 

Percivallo di Bendemuleno, (Bol- 
lequilerio, 821 a), governatore 
di Asti nel 1419 per Carlo d* Or- 
léans sgr. d’Asti, 269 A. 
Percivallo Pantrero, castellano di 
Viarisio è ucciso nella presa di 


questo fatta dagli Alessandrini, 
247 C. 

(Perfetto), (cast, e vi. di, fd. Asti- 
giano. 694 a). 

Perugia, Enrico di Lussemburgo nel 
1312 devasta il territorio di, 
288 B. 

(Fetido), (vnd. di, 691 b). 

(Potino), (venduto a Castagnole da 
Manfredi Lancia, 690 b). 
Petrino D'Oria, figlio di Corrado, 
sua morte alla porta delle Vac- 
che in Genova, 184 D. 
Petrino Peyla, da Asti va ad abi- 
tare in Chiari e quivi arreca 
danni ad Asti, 196 B. 
Petruccio Verre , insigne pirata, 
vinto da Biagio Asseroto, 274 A. 
Peuzo (del) , seguono i Castello nel- 
l’esiglio da Asti, 200 C. 
Petinato, Oberto. 

Pkutte, Ainardo. 

(Pezolio), (cast, e vi. di, fd. d’Asti, 
698 o). 

Peyla, Bartolomeo, Galvagno, Giaco- 
bino, Oberto, Petrino. 
Piacenza, Oberto Fallavi oino sgr. di, 
154 C. 

— è soggiogata da Carlo d’Angiò, 

158 A. 

— fa lega con altre città contro il 

marchese di Mouferrato e il conte 
di Langosco, 166 E. 

— Alberto Scoto capitano di , fa 

convenzioni con Asti, 167 C. 

— Alberto Scoto n’è scacciato e la 

sua casa viene diroccata, 171 C. 

— dominata dai Guelfi, 180 A. 

— assediata e danneggiata dai Mila- 

nesi e Pavesi collegati, a. 1309, 
Alberto Sooto signore, caccia 
dalla città il podestà ed il capi- 
tano entrambi Milanesi, 184 B. 

— entrano por acqua in un sobborgo 

di Piacenza oh 1 è verso Cremona 
i Pavesi od i fuorusciti Piacen- 
tini armati, 

— i Piacentini irrompono contro 
loro e ne prendono 1000 e parte 
ne fanno aunogaro, a. 1809, 184 
C. 

— cento Astigiani mandati da Al- 

bertono degli Spettini vanno in 
soccorso di, 200 A. 


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INDICI SISTEMATICI 


— è liberata dai Milanesi, Pavesi, 

dal march, di Monferrato e dai 
fuorusciti Astigiani, 201 A. 

— Enrico di Lussemburgo manda 

un suo vicario a, 282 A. 

— vani tentativi di Ugone delfino 

e di Ugone di Bauci contro, 241 
C. 

— Filippone di Langosco volendo 

entrare in, è preso prigione, 246 

0 . 

— Obi zzo Yersuto di Landò nobile j 

cittadino esigliato da Galeazzo 
Visconti, rientra in, ne scaccia 
Azzo Visconti tiranno della città, 
è fatto signore in sua vece e 
confermato dal pontefice, vi ri- 
chiama gli esuli Guelfi, ricupera 
le castella tolto da Galeazzo, 
268 D. 

— Beltramo del Poggetto va a, trat- 

tative quivi avute coi Milanesi, 
268 E, 264 B. 

— dopo la morte di Filippo Maria 

Visconti è presa dai Veneziani, 
è assediata e ripresa nel 1147 
dai Milanesi, 279 A. 

— saccheggio per 40 giorni, 279 D. 

— magistrati: capitan i del po- 

polo: Alberto Scoto. 

— signori: Oberto Palavicino, 
Alberto Scoto, Azzo Visconti, 
Obizzo Versuto di Landò, Fi- 
lippo Maria Visconti. 

riama {di Vinta), opera di, lascito 
del Ventura. 22^ E. 

Piane, villa di, appartenente, a. 1 11N>, 
ad Asti, 1 4H A. 

Pianezza, Tommaso di Savoia costringe 
Guglielmo di Monferrato a ce- 
dergli. 166 1). 

Piazza, Emanuele. 

Piccinino, Jacopo, Niccolò. 1 

Pier d’ A rena (s.), re Roberto nel 1819 
(1818, 802 b), assale, 255 B. 
Pietra, Uberto. 

(Pietro s.), borgo di, nella pianura 
di Versa, 149 A. 

Pietro, figlio naturale di Lorenzo 
consiglia di cedere i diritti no- 
tarili comperati dai notai a re 
Roberto, 243 C. 

Pietro d’Anoiò , figlio di Carlo II 
re di Sicilia favorisce reiezione I 


del fratello suo Roberto a redi 
Sicilia, 224 E. 

— è mandato da suo fratello Ro- 

berto in soccorso di Firenze 
contro Uguccione della Fag- 
giuola, 240 A. 

— muore nel 1315 nella sconfitta di 

Montecatini, 240 B. 

— (conte, figlio di Carlo d’Angiò, 

714 c). 

Pietro d’ Ara con a, fatto re di Sici- 
lia, danneggia Carlo d’Angiò, 
è scomunicato da Martino IV, 
assalito da Filippo, danneggia 
Carlo II d’Angiò e ne prende 
prigionieri due figli, rappacifi- 
cato colla Chiesa, 164 D. 

— maestro di s. Giacomo di Galizia 

si trova con Alfonso V d’ Ara- 
gona all’ assedio di Gaeta, a. 
1135, 273 B. 

— prigioniero alla battaglia di Ponza, 

278 E. 

— fatto comandante dell'esercito che 

assedia Napoli da Alfonso d’À- 
ragona, a. 1489, sua morte, 17 
ottobre 1439, 275 C. 

Pietro Braia , capitano angioino, 
sconfitto dal marchese di Sa- 
luzzo si ritira in Provenza, 
quelli che lo ospitarono sono 
cacciati d’Alba, 166 B. 

Pietro di Castello, morte di, nello 
contrae genovesi cui interviene 
Asti. 1 H 1 E. 

Pietro i»i Giorgio (S.). t* eomprcs-» 
nella pnee tra il mandi, di Sa* 
Inzzo e Filippo di A caia, 213 B. 
Pietro Getti akio, morte di, 156 1». 
Pietro Loredano, capo delle gale*" 
venete alla battaglia di s. Frut- 
tuoso, 23 settembre 1481, 270, 
D, 271 A. 

Pietro Lorenzo, s’oppone a che si 
dichiari il marchese Palavicino 
signore di Asti, 178 B. 

Pietro di Savoia, muore in Roma 
nella mischia avvenuta fra i 
Romani e gli Orsini a cagione di 
Enrico di Lussemburgo, 236 B. 

— nipote di Amedeo e fratello del 

principe d’Acaia preso prigione 
dal primogenito dì Filippo IH 
re di Francia, si ricorre a Cle- 


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CRONACHE ASTE 61 


207 


mente Y per ottenerne la libe- 
razione, 187 A. 

— arcivescovo di Lione viene a Susa 

nel 1816 , dopo varie imprese 
militari ripassa i monti, 240 D- 
E, 250 A. 

— arcivescovo di Lione , sconfitto 

dal Delfino, 260 B. 

(Pietro Turco), (vendita di Neive 
ad Asti, 600 b). 

Pietro conte di Vaj.perga, eccita 
Guglielmo di Monferrato a ri- 
chiamare in Vercelli il podestà 
ghibellino, 166 D. | 

Pinamonte, tiranneggia Mantova, 170 , 
A. 

Piogge , danno origine alla mancanza 1 
di raccolti ed alla carestia del 
1815, 227 A. 

— costringono Alfonso d’ Aragona a 

levar l’assedio di Napoli, a. | 
1480, 275 D. 

— torrenziali in Asti, a. 1454, 280 

C. 

(Piozzo), (patto degli uomini di, 605 
a). 

Pisa, Corradino disegna di fuggir a, 

158 B. 

— i Pisani sono vinti dai capitani 

Genovesi, e più di 16000 (15000) 
sono tratti prigioni a Genova ove 
rimangono in carcere 18 anni, 

159 A. 

— proclama davanti agli ambascia- 

tori di Enrico Lussemburgo di 
voler restare fedole a lui, 225 <J. 

— liete accoglienze fatte in Susa ad 

Enrico di Lussemburgo, 280 A. 

— Enrico si porta a, con pochi sol- 

dati, 285 B . 

— mandano galee piene di vettova- 1 

glie ad Enrico e queste vengono 
prese da Lanieri dei Grimaldi, 
287 B. 

— è fedele ad Enrico di Lussem- 

burgo, 288 B. 

— venuta di Enrico a, danni rice- 

vuti nella guerra toscana del 
1312, 239 A. 

— sono spogliati di Sarzana dai no- 

bili tortonesi, continui combat- 
timenti con Lucca, grandi spese 
fatte a prò dell’ imperatore, gravi 
danni ricevuti, 239 B. 


— i soldati d’Enrico ritornano a, 

dopo la morte dell’ imperatore, 
239 C. 

— si eleggono a vicario e quasi a 

signore Uguccione della Fag- 
giuola, ardite imprese di questo, 
presa e sacco di Lucca con sol- 
dati teutonici tenuti a loro spese, 
239 D. 

— 8’ impossessano di ville di Lucca, 

combattono Firenze . e la parte 
Guelfa di Toscana , assediano 
Montecatini , vi sconfiggono i 
Fiorentini, 240 A. 

— utili ottenuti, 240 B. 

— scacciano Uguccione della Fag- 

giuola che avevano prima eletto 
a loro signore, mentre va a ri- 
mettere in Lucca suo figlio, met- 
tono in fuga i Fiorentini che 
assalirono Lucca per la fuga di 
Uguccione della Faggiuola, 249 
B-C. 

— soggiorno delle galee venete e fio- 

rentine nel porto di, prima della 
vittoria di s. Fruttuoso, a. 1431, 
271 A. 

— magistrati: capitani del 

popolo: Guido di Montefeltro. 

— vicari: Uguccione della Fag- 

giuola. 

Po, rigonfiamento del , in seguito a 
piogge torrenziali, a. 1454, 280 
1). 

— - guasti prodotti a Bassignana, 220 
1), 2SO E. 

rodenti) , in Asti nel 12*82, Guglielmo 
di Lambertino. 1*16 B. 

— Guido di Landriano, milanese, 

primo podestà di Asti, a. 1190, 
117 G. 

- Guidone Scarso, podestà di Asti, 
a. 12/5, 103 A. 

— Asti ne impone ogni anno ad 

Alba , Cherasco , Savigliano , 
Mondovì e Cuneo, 163 0. 

— Marcello di Negro genovese, po- 

destà di Asti, a. 1275 (1276), 
163 D. 

— Emanuele Pelleta detto Pumassa 

(Lumaza , 715 b) , podestà di 
Cuneo, 165 B. 

— è podestà ghibellino a Vercelli 

Enrico di Btironzio, 166 D. 


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208 


INDICI SISTEMATICI 


— Ottolino di Mandello , in Asti , 

167 C. 

— in Alessandria , Momello Isim- 

baldo (Moruello Isembardo , 727 
c), 183 D. 

— in Genova , Fulvio (Folco , 725 

c), Asinari, 182 A. 

— in Alba , Oddone marchese del 

Carretto, 195 D. 

— in Asti Emanuele Galeazzo Spi- 

nola, 197 A. 

— in Alba, Albertino dogli Spettini, 

piacentino, 199 B. 

— Emanuele Spinola, in Asti, 199 E. 

— in Asti , dopo Albertino degli 

Spettini Guglielmo di Mombello, 
202 B, 203 B. 

— in Asti, podestà ravennate, 208 

C. 

— in Asti, Emanuele Isimbardo pa- 

vese, 204 A, 206 C, 216 A. 

— in Asti nel 1306, Uberto di Pietra, 

208 A. 

— in Asti, a. 1807, Bergondano di 

Sannazzaro, 212 B. 

— in Asti Ptolemino Cretesio (Cor- 

tesi, 767 d), cremonese, 223 A. 

— in Genova , Operino di Alzate , 

milanese, per Filippo Maria Vi- 
sconti, a. 1486, 274 C. 
Poggetto, Beltramo. 

Foggibonzf, nel 1812 è riedificato da 
Enrico di Lussemburgo (quivi 
Enrico licenzia Pesercito, 783 

a) , 289 A. 

Poggio, Giovanni. 

Fogliano, feudo di, acquistato da Asti, 
a. 1292, 147 B. 

Poirlno, confine del territorio d’Asti 
ai tempi di Oggiero Alfieri, 152 
A. 

— sua costruzione, 187 B. 

— Filippo di Savoia colle sue forze 

entra nella villa di, 242 B. 

— quelli di , sono danneggiati da 

Giovanni del Pozzo perchè ri- 
belli ad Asti, 243 D. 

Folce vera, valle, (828 c). 

— v. Pozzevola. 

Polono di Tuoi a, (Paolino di, 740 

b) , popolano, da Asti va ad abi- 
tare volontariamente in Chieri 
e quivi fa molti danni ai go- 
vernanti d'Asti, 196 B. 


— i beni di, sono sfruttati dal mar- 

chese di Saluzzo, 198 A. 

Ponte Ceperano, battaglia di Carlo 
d’Angiò contro Manfredi re di 
Sicilia, 158 A. 

Pontestura, i Tiglio promettono di far 
restituire il castello di, ad Asti, 
749 a), gli Astigiani vanno a, 
litigi sorti, entrano nella villa, 
204 C. 

— preso nel 1806 da Teodoro di Mon- 

ferrato, 208 B. 

Ponte, Jacopo. 

Pontefici, Alessandro IV, Benedetto 
XI, Bonifazio Vili, Urbano IV, 
Martino IV, Clemente IV, Cle- 
mente V, Innocenzo III, Inno- 
cenzo IV , Giovanni XXII, Fe- 
Iice V. 

(Ponti) (cast, e vi. di, fd. Astigiano, 
694 c). 

Pontrkro, Percivallo. 

Ponza (Isola di) , battaglia navale 
prosso , 4 agosto 1485, tra Al- 
fonso V d* Aragona e Farinata 
genovese, 278 D. 

Porcifera, valle, v. Polcevera. 
Porcile , castello di , acquistato da 
Asti, a. 1292, 147 B. 

— castello di, donato dal conte Ema- 

nuele di Biandrate agli Asti- 
giani, 187 0. 

— è comperato dagli Astigiani da 
uelli di Biandrate e poi ceduto 
all* imperatore a Raimondo 

d'incisa, 248 B. 

Porta Giove (castello di), in Milano, 
morte di Filippo Maria Visconti, 
18 agosto 1447, 276 D. 

— consegnato ai Milanesi dal Ca- 

stellano, sua distruzione, 276 E. 
Porta Romana (castello di), in Mi- 
lano, distruzione, 277 A. 

Porta delle Vacche, in Genova, presso 
la quale muore Petrino figlio di 
Corrado Spinola, 182 D. 
Portovenere, presa dei Grimaldi, 182 
E. 

(Pozolo) (già possedimento d’Asti, poi 
consegnato da Guglielmo De- 
rossi (De Rubeis) di Monteber- 
sario al march, di Monferrato 
che lo distrugge, 689 a). 
Pozzevola (vai) (Polcevera , 823 c) , 


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CRONACHE ASTEBI 


20t 


passaggio delle genti monferrine I 
nella spedizione contro Genova, 
a. 1481, 270 D. 

Pozzo, trattano con Asti segretamente 
per aiutarla contro Guglielmo ; 
march, di Monferrato, 168 C. 

— sono i primi ad uscir d’ Alessan- 

dria, vengono in Asti e ne sono 
soccorsi, 188 B. 

— molti escono volontariamente da 

Alessandria, punizione di Marco 
Visconti , 247 E. 

— molti dei, sono presi da Marco 

Visconti e mandati nelle carceri 
di Milano, 251 E. 

— Giovanni, Tommaso. 

Prato, quelli di, espulsi da Moncalvo 
perchè seguivano le parti del 
marchese di Monferrato, vi ven- 
gono richiamati da Opeoino Spi- 
nola, 218 A. 

Predio (borgo di), presso Genova, vi 
entrano i fuorusciti nel 1818 , 
255 A. 

— vi va Marco Visconti, i fuorusciti 

vinti da re Roberto fuggono da, 
255 B. 

— i fuorusciti Genovesi vi hanno di- 

mora fino al 1822, 257 C. 

— i governanti di Genova mettono 

a sacco il, 264 D. 

Prezzi , dei generi : durante la care- 
stia del 1315 un’emina astigiana 
di frumento raggiunge il prezzo 


di 15 grossi tornesi, una pesata 
astigiana di vino quello di 8 
grossi tornesi (6 g. t. , 778 b) , 
226 E, 227 A. 

Prinengo, Catlrara. 

Prioeca, acquistata da Asti, 144 B. 

— (Permuta con Pontresino, 690 c). 

— i sgr. di, si ribellano ad Asti, 162 

A. 

— i sgr. di , emigrano in Apulia , 

Priocca è acquistata dagli Asti- 
giani, 164 A. 

Proci da, Giovanni. 

Provenza , viaggio di Guglielmo di 
Monferrato in, 146 B. 

— prigionieri ivi condotti da Filippo 

siniscalco di Carlo d’Angiò, 162 
A. 

— Giovanni di Monferrato va in, 

169 B. 

— ritorno dei soldati di Carlo re di 

Sicilia dopo la guerra contro il 
march, di Saluzzo, 205 D. 

— ritorno di Rinaldo di Leto in, 

presso il re, 206 A. 

— vengono di, molti soldati che si 

recano a Valenza, 260 B. 
Ptolemino Creteiso , (Cortesi, 768 
d), cremonese, podestà in Asti, 
a. 1809, 228 A. 

— esce di carica, a. 1810. 
Pumassa, (Lumaza , 715 b), v. Pel- 

leta. 

Pusterla, Guglielmo. 


Q 


Quaranta, Squarza. 

Quardo (Isnardo, 748 c), conte, aiuta 
i nobili di Castello, 198 D. 
Quargnento, Ricciardo Gambatesa ed 
Ugone di Bauci con forze pa- 
gate da Asti entrano in , 247 
D. 

— i soldati di Asti entrano pacifi- 

camente in, 251 D. 

— Marco Visconti entra in, 259 D. 

— Raimondo di Cardona entra in, 

e vi fa prigioni molti tedeschi, 
260 B. 

— pretese di Luigi di Savoia sopra 4 

278 B. 

Quarto , occupato da Guglielmo di 
Monferrato 1290, 145 B. 

4 1 — Indici thiemalici. 


— posseduto da Asti nel 1190, 148 

C. 

— fuso colla villa di Mirabello per 

opera degli Astigiani (per causa 
della guerra di Novi con Ales- 
sandria, 684 b), 149 A. 

— gli Astigiani incalzati dal conte 

Guarneri fuggono in, dove muo- 
iono alcuni di essi , 244 B. 
Quarto nuovo, nato dalla fusione delle 
vecchie ville di Quarto e di Mi- 
rabello, 149 A. 

Quattorde, battaglia tra Asti ed Ales- 
sandria, 142 A. 

— (dono ed investitura di, al com. 

astigiano fatti dal co. Uberto y 
695 a). 


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210 


INDICI SISTEMATICI 


— gli Astigiani sono sconfitti a, a. 

1809, 184 C, 190 D. 

— posseduto dai fuorusciti Astigiani, 

202 A. 

— una parte delle forze astigiane 

sapendo che l’altra va ad An- 
none , per incontrarla va coi 
Chieresi a, 228 B. 

— i fuorusciti assalgono gli Asti- 

giani a, li mettono in fuga e 
ne fanno molti prigionieri, 228 
C. 

— battaglia in, fra Ugone di Bauci 

ed il conte Guarneri accompa- 


gnato da Galeazzo Visconti, 248 
E. 

— i soldati astigiani devastano quel 

di, 251 D. 

— pretese di Luigi di Savoia sopra, 

278 B. 

Questioni feudali , successione tra 
Manfredi di Saluzzo ed Andro- 
nico Paleologo, 171 B. 

Quirieo (3.), porta di, in Asti, vi è 
ucciso da Fabio e Valentino Caze 
il servo Uliviero, 217 E. 

- — frati e suore della Chiesa di san, 
in Asti nel 1280, 150 A. 


FL 

Raferlo (S.) (Raffaele (S.) , 756 A) , 
Teodoro march, di Monferrato 
s’impadronisce di, 211 C. 
Ràimondino Fàllktto , console in 
Asti, 215 B. 

(Raimondo d’Angiò) (figlio di Carlo 
di Angiò, 714 c). 

Raimondo Asinaki, fa parte coi fra- 
telli della lega di Bechincinero, 
156 D. 

(Raimondo Belangero) (di Busca, 
patto riguardante Favria, 690 
d). 

Raimondo di Cardona, catalano, am- 
miraglio dei Genovesi, 257 A. 

— mandato da re Roberto vicario 

generale in Lombardia, a. 1321, 
arriva ad Asti,, 259 C. 

— manda a Valenza dei soldati che 

entrano violentemente in Monte- 
castello e lo incendiano, 259 D. 

— entra in Quargnento e fa prigioni 

molti Tedeschi, ha per patti Oc- 
oimiano, sta, ai guasti di Ales- 
sandria, 260 B. 

— tentativo di entrare in Tortona 

riuscito vano per causa di Marco 
Visconti , entra in Bassignana 
ed in Pecetto, 260 C. 

— accompagna Beltramo del P og- 

getto a Valenza, 261 B. 

— sue uccisioni in quel di Alessan- 

dria, 261 C. 

— assedia dei nemici astigiani nella 

bastia di Mongerano e li prende 
prigioni, va ad Asti, muove su 
Novi, 261 D. 


— entra per forza con soldati geno- 

vesi in Vazolo, 261 E. 

— danneggia l’Alessandrino, assedia 

il castello poi va al borgo di 
Bassignana, 262 A. 

— è assalito e sconfitto da Marco 

Visconti e da Girardino Spinola, 
si rifugia nel borgo di Bassi- 
gnana, 262 B. 

— dimora a Valenza, non pub soc- 

correre Bassignana, 268 A. 

— nel 1322 riceve nuovi aiuti dai 

papa, 263 C. 

— nel 1823 coll’esercito pontificio 

entra per forza nel borgo di Bas- 
signana, gli si arrende Alessan- 
dria, 264 C. 

— gli si arrende Tortona, compera i 

difensori del castello, 265 A. 

— i soldati di , sconfiggono Marco 

Visconti sull’ Adda, vanno a 
Monza, 265 B. 

— si accampa presso Milano e ne 

occupa i borghi , 265 C. 

— per paura di un’epidemia si ritira 

dai borghi di Milano a Monza 
nel 1324, questa è assediata, 266 
C-D. 

— prende Vairo, è preso prigioniero 

da Galeazzo Visconti, fugge con 
inganno, 267 A. 

Raimondo Fàlletto, da Asti va ad 
abitare in Chieri, arreca danni 
ad Asti, 196 B. 

] — dei beni di , si vale in Asti il 

marchese di Monferrato, 189 A. 

; Raimondo d’Incisa, è partigiano dei 


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CRONACHE A STESI 


211 


Castello, dono fattogli dagli Asti- 
giani, 198 B. 

— Enrico di Lussemburgo dona Por- 

cile a, mentre questo era stato 
comperato dagli Astigiani , 248 

B. 

— è preso prigione dagli Alessan- 

drini e tenuto in carcere finché 
si fecero ribelli a re Boberto , 
245 C. 

Baimorino di Terzago, milanese, ca- 
pitano del popolo in Asti, 206 C. 

— corrotto dai fuorusciti fa annun- 

ziare il maggior Consiglio per 
proporre la pacificazione coi fuo- 
rusoiti, 216 A. 

— chiamato da Filippo d’Acaia du- 

rante il gran Consiglio va da lui 
nella canonica, 216 B. 

Baineri Caze, custodisce Montegrosso 
pel comune d’Asti, è preso pri- 
gione oon molti suoi parenti dai 
fuorusciti Astigiani, 252 B. 
Baineri Grimaldi, valore dimostrato 
in Olanda a favore di Filippo 
III e ricompense ricevutene, 186 

C. 

Balvengo, Enrico. 

Banikri Grimaldi, sta ai confini di 
Boma, consigliato da re Boberto 
per impedire che si rechino vet- 
tovaglie ad Enrico di Lussem- 
burgo, 236 C. 

— prende ai Pisani delle galee piene 

di vettovaglie dirette all’ impera- 
tore, è cercato dai Genovesi, ma 
sfugge alle loro ricerche, 287 A. 
(Bappe) (impediscono colle armi che 
i Solaro entrino in Alba, 789 d). 

— (sono esigliati da Alba, 740 a). 
Basparello Guglielmo. 

Ravenna, Asti elegge per podestà uno 

di, 208 C. 

Bayneri di Monferrato, bastardo pa- 
rente del march, di Monferrato 
è preso prigione ad Aoquiemuore 
nelle carceri d* Alessandria, 160 
C. 

— combatte contro gli Astigiani, a. 

1228, 27 giugno (4 luglio, 788 
b), 190 B. 

Refranoore, posseduto dai fuorusciti 
Astigiani, 202 A. 

Begaudo Botario , è ferito dai mi- 


nistri del principe d’Aoaia, 216 
E. 

Reggio , fuga di Taddeo d’ Este in , 
279 C. 

Renato d* Angiò, duca di Lorena, fra- 
tello di Lodovico III , pretende 
succedere a Giovanna II di Na- 
poli e manda prima la moglie 
Isabella a prender possesso del 
regno, settembre 1485, poi viene 
egli stesso , 19 maggio 1488 , e 
ricupera il Castel dell* Uovo, 272 
D. 

— riceve 8000 fanti dal pontefice Eu- 

genio IY , manda a sfidare a 
duello Alfonso V d’ Aragona, ma 
il duello non ha luogo, a. 1488, 
275 B. 

Rovello, vi è condotto, a. 1291, Gio- 
vanni figlio di Guglielmo di Mon- 
ferrato , 146 B. 

— (sgn. di, ottengono S. Stefano di 

Cossano in feudo da Asti, 698 

a)- 

— preso dagli Astigiani e Chieresi 

nel 1274, 162 D. 

— restituito a Tommaso di Saluzzo, 

168 A. 

— visita di Giovanni di Monferrato 

a Tommaso di Saluzzo, 169 B. 

— Carlo re di Sicilia lo promette a 

Filippo principe d’Acaia, 210 A. 

— Ricciardo Gambatesa capitanando 

gli Astigiani li danneggia, 251 
B. 

Reviglftasco , appartenente, a. 1190, ad 
Asti, 148 A. 

Revignano , impresa di, nel 1316, 249 

D. 

Ricci ardino di Langosco , figlio del 
conte pavese Filippone, è incar- 
cerato da Filippo di Savoia, 242 

E. 

— è ucciso dai Milanesi entrando in 

Pavia, 247 A. 

Ricciardo Gambatesa , con milizie 
pagate da Asti entra pacifica- 
mente in Oviglia, in Quargnento, 
in Solerò, in Bosco ed in Castel- 
lazzo e per forza in Fubine , 
247 D. 

— muove da Mondovì in soccorso di 

Sa vigliano, 250 A. 

— va a Mondovì con soldati Asti- 


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Èia 


INDICI SISTEMÀTICI 


giani e fa vendetta della cacciata 
di Gochero Cavallero, 250 B. 

— va a Fossano e vi reca molti dan- 

ni, danneggia Revello ed Envie, 
fa molti danni ai dominii del 
marchese di Saluzzo, 251 B. 

— nel 1810 ritorna ad Asti, 251 C. 
Elisio (valle del), confine del territo- 
rio d’Asti ai tempi di Oggiero 
Alfieri, 152 A. 

Rinaldo di Drksnày , ambasciatore 
di Carlo VII, sua venuta in Asti, 
Filippo Maria Visconti non adem- 
pie la promossa di consegnargli 
la città, 277 D-E. 

— morto Filippo Maria Visconti 

prende possesso d’Asti a nome i 
di Carlo VII, 14 agosto 1447, 

277 E, 278 A. : 

— pretende la restituzione al dominio 

d’Asti di varie terre del Monfer- 
rato, 278 B. | 

— sue pretese a nome di Carlo VII 

d’ Orléans sui territorio e domi- 
nio di Milano, 278 B-C. 

— spedizione contro Bosco, tentata 

spedizione contro Alessandria e ! 
Tortona , scofitto presso Bosco i 
dai Milanesi, 17 ottobre a. 1447, 
è mandato in carcere a Milano, 

278 D-E. 

— è dal duca d’ Orléans fatto gover- j 

natore di Asti, a. 1448, 280 B. - 
Rinaldo di Leto , puliese, siniscalco 
di Carlo re di Sicilia è mandato 
in Piemonte con soldatesche, 205 
A. 

— liete accoglienze e giuramento pre- 

stato da Alba, Cherasco, Savi- 1 
gliano, Mondovì ; vantaggi arre- 1 
cati ad Asti, impresa contro Cu- 
neo, 205 B. 

— impresa vana contro Cuneo, (im- 

presa di Demonte, 751 a), soc- i 
corsi dati dagli Astigiani, danni 
del march, di Saluzzo che si as- 
soggetta al re di Sicilia, 205 C. 

— suo trattato con Asti , gli viene 

ceduto Fossano dai march, di 
Saluzzo, 205 D. 

— va in Asti , tumulti contro di lui, 

ritorna ad Alba e poi compito 
il suo incarico va presso il re 
in Provenza, 205 E. 


— segreto trattato con Filippo prin- 

cipe di Acaia, 210 C. 

— mette in fuga Teodoro e gli Asti- 

giani, mette il campo a Tongo 
è riccamente accolto dai fuoru- 
sciti astigiani, 210 D. 

— domanda d’essere accolto in Asti 

per ristorar le sue forze, ma te- 
mendosi di tradimento questo 
gli viene rifiutato, 211 A. 

— assedia Levnì e lo prende, 211 C. 

si accampa cogli alleati a Vi- 
gnale, riesce vittorioso contro il 
conte Filippone che fa prigio- 
niero, 212 0. 

Rinaldo Passabino Bonaccolsi, nel 
1824 soccorre Galeazzo Visconti 
nell’assediar Monza, 266 D. 

Rio del Francesi , dei fuorusciti sor- 
presi presso il ponte di Versa 
dagli Astigiani sono cacciati in 
fuga fino al, 218 C. 

Ripaglia , Amedeo Vili essendo ere- 
mita in, è fatto papa dal Con- 
cilio di Basilea, 272 C. 

Riva, acquistata da Asti, a. 1292, 147 
B. 

— confin del territorio d’Asti ai 

tempi di Oggiero Alfieri, 152 A. 

— metà di, è presa dagli Astigiani, 

109 A. 

— metà di, e resa al march, di Mon- 

ferrato dai signori di Asti, 196 
D. 

— Filippo di Savoia entra colle sue 
forze in, 242 B. 

— quelli di , sono danneggiati da 

Giovanni del Pozzo , vengono 
quindi sconfitti dagli Astigiani 
presso gli Allari , 40 cavalieri 
fuorusciti Astigiani stanno in, 
248 D. 

— nel 1817 v’entrano gli Astigiani 

e la pongono a sacco facendo 
prigionieri molti dei loro fuoru- 
sciti, 258 B. 

Riva di Tersa, è assalita dai fuoru- 
sciti astigiani, loro partenza per 
paura di Ugone di Bauci, 258 A. 
Rivarotta, (antica villa astigiana, 674 
a). 

— compresa nel territorio di Asta 

l’anno 1190, 148 B. 

I — ( Villarotta , 684 a) , sua posi- 


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CRONACHE ASTESI 


ai* 


zione e soggezione ad Asti, 148 

C, 149 A. 
e 149 A. 

Rivofrancore, pretese di Luigi di Sa- 
voia sopra, 278 B. 

(Robaldo) (figlio di Niccolò di Brà, 
vnd. di Cherascotto, 694 c). 
Robaldo Catena, ferito al capo da 
Francesco e Bonifacio Solaro , 
166 C. 

— morte di, 166 D. 

Robaldo Malabaila , figlio di Cor- 
rado, va a Valenza con proprie 
forze, 261 C. 

Robella, Guglielmo. 

Robersaro Troto (Robertone, 727 
b) , capitano del popolo asti- 
giano, in Alessandria fa cac- 
ciare i Lanzaveglia, 183 C. 
Robertixo Gtjttuario , presiede al 
confino della parte popolare, 197 
A. 

Roberto, Bartolomeo. 

Roberto d’Angiò, (duca di Calabria, 
principe di Taranto , figlio di 
Carlo d’Angiò, 714 c). 

— figlio di Carlo II è fatto re di 

Napoli, a. 1309, ed il suo regno 
è confermato (in Avignone da 
Clemente V, a. 1310, 728 b) , 
184 D. 

— succede sul trono a suo padre 

Carlo II favorito da tre suoi fra- 
telli e da altri e viene creato re 
di Sicilia e conte di Provenza e 
di Piemonte, va in Lombardia, 
a. 1310, a Cuneo, Mondovì, Fos- 
sano , Savigliano , Cherasco ed 
Alba, 224 E. 

— sue pretese relazioni con Asti e 

con Opecino Spinola, 226 A. 

— riceve con onore in Alba i tre 

consoli di Asti che vengono per 
stringere con lui alleanza, 225 

D. 

— alleanza oon Asti, vi si reca colla 

moglie e 400 soldati e viene 
grandemente acclamato dal po- 
polo, 226 A. 

— splendido convito dato agli Asti- 

giani nella chiesa dei Frati Mi- 
nori, 226 A. 

— va in Alessandria, ne caccia gli 

Inviziati ed i Lanzaveglia Ghi- 


bellini e la assoggetta, a. 1310, 
226 B. 

— avendo occupato Cuneo, Alba ed 

altri luoghi del Piemonte ed 
essendo venuto ad assoggettar 
Asti Enrico di Lussemburgo or- 
dina che non si obbedisse che a 
lui, 229 C. 

— soggioga Alessandria, 229 D. 

— Enrico di Lussemburgo nel 1318 

tenta l’impresa contro, ma muore 
nel combattere Siena, 239 C. 

— richiesto dai Fiorentini manda 

loro con soldatesche stipendiate 
da questi e dai Guelfi di Toscana 
due suoi fratelli ed il figlio d’uno 
di questi, 240 A. 

— per mezzo del suo siniscalco Ugone 

di Bau ci ottiene che gli presti- 
no fedeltà Asti e Casale, 242 C. 

— Pavia promette fedeltà a, 242 D. 

— gii vengono ceduti i diritti nota- 

rili di Asti, 243 0. 

— gli si ribellano Alessandria e Fes- 

sane, 245 C. 

— Manfredi di Saluzzo gli manca 

di fede , rap pressagli, 245 D. 

— nel 1815 (1313, 791 a) con grandi 

forze e colla famiglia va in Si- 
. cilia ed assedia Trapani, 245 E. 

— danni ricevuti dall’impresa e tre- 

gua fatta con Federico d’ Ara- 
gona , secondo tentativo contro 
la Sicilia pur riuscito vano, 246 
A. 

— i Pavesi si ribellano a, 247 A. 

— gli si ribellano gli Alessandrini 

nel 1315 dopo 5 anni dalla pro- 
messa fedeltà, 247 B. 

— gli si ribellano i Casalesi, 248 A. 

— nel 1316 assale la Sicilia e si 

spinge devastando fino ai borghi 
di Messina, 251 E. 

— non riesce nell’impresa e ritorna 

a Napoli, è assalito da Federico 
d’ Aragona signore di Sicilia nel- 
la Calabria, 252 A. 

— ottiene dalla parte guelfa il do- 

minio di Genova , vi manda 
aiuti contro i fuorusciti, 254 D. 

— nel 1818 viene a Genova , ne 

prende il dominio per 10 anni, 
per timore di lui Marco Visconti 
fugge di Bisagno, 255 A, 


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814 


INDICI SISTEMATICI 


— nel 1319 (1318, 802 c), assale 

s. Pier d’ Arena e Sestri e mette 
in fuga i fuorusciti, 255 B. 

— assale i fuorusciti ad Albizola , 

ne è sconfitto , la riprende e gli 
è ripresa, 255 C. 

— si ritira in Toscana, manda nuovi 

aiuti a Genova coi quali si vin- 
cono, i nemici, ritorna a Genova, 
ordina lo stato della città a suo 
modo , va ad Avignone , è da 
Giovanni XXII fatto vicario di 
tutta Tltalia durante la vacanza 
dell’impero, 255 D. 

— dolore di, per la perdita di Ver- 

celli, 268 B. 

— manda Baimondo di Cardona, co- 

me vicario generale sopra tutte 
le sue possessioni in Lombardia, 
a. 1321, 259 C. 

— richiesto da Beltramo del Pog- 

getto manda soldati ad Asti in 
soccorso di Valenza, 262 C. 

— alcuni soldati di, usciti d’Asti 

Baccheggiano Sassello, ma sono 
rotti nel ritorno, 264 E. 
Boberto Asinari , popolano , con 
molti altri da Asti va volonta- 
riamente ad abitare in Chieri 
colle sue forze e quivi arreca 
molti danni ai governanti d’A- 
sti, 196 B. 

Roberto Bertraldo, custode dei ca- 
stelli di Masio, non li vuol ren- 
dere al comune d’Asti , perciò 
Filippo d’Acaia lancia contro di 
lui un severo bando e lo fa di- 
pingere capovolto in Mercato , 
224 B. 

Boberto conte di Fiandra, guerra 
e trattative con Filippo III re 
di Francia, 185 C. 

— Per trattato fatto con lui Filippo 

prende Lilla (Isla , 729 c) e lo 
tradisce poi facendolo prigione 
e mandandolo coi figli a Parigi, 
186 A. 

Bobertone Trotto, capitano del po- 
polo astigiano, è preso prigio- 
niero dai fuorusciti a Quattorde, 
223 C. 

Bocca , di Guidone, sconfitta di Filip- 
po siniscalco di Carlo d’Angiò 
der opera degli Astigiani, 163 B. 


Bocca (castello della), presso Cremona, 
diroccato dai Cremonesi, 179 B. 
Bocca, preso da Filippo di Savoia a 
Teodoro marchese di Monferrato, 

185 A. 

— partigiani dei Castello in, 200 D. 

— spedizione del Comune d’Asti e 

del principe d’Acaia con piò di 
7000 fanti contro, e distruzione 
della, 202 B. 

— al tempo dell’assedio di, uno dei 

Dodici non segue i fuorusciti, 
ma si ritira nella sua villa e 
scrive una lettera ai maggiori 
del popolo Astigiano, 218 E. 

— (castello della, possesso d’Asti per 

dono del vescovo Bonifazio di 
d’Asti, 688 c). 

— ve se. : Bonifazio. 

— Genesino, Manfredi. 

Rocca Sclavina, appartenente ad Asti, 
a. 1190, 148 A. 

(Roccareraiio) (cast, e vi. di, fd. asti- 
giano, 694 b). 

Rocchetta, il corpo di Morello di So- 
laro è mandato a, 213 E. 

— i marchesi di, dopo la morte di 

Enrico di Lussemburgo sono in 
continue guerre oon Asti, 245 B. 

— nel 1316 i marchesi di, coi fuo- 

rusciti Astigiani entrano in Mon- 
tegrosso, 248 D, 252 A-B. 

— (feudo del comune d’Asti di do- 

nazione di Domicella vedova 
d’Alberto marchese d'incisa, 688 
b >- 

— Giovanni, Ghiaieto. 

(Rocchetta di Cossano) (dm. dei mar- 
ch. di Busca , 691 b). 

— (acquistata da Asti, 691 c). 
Rocchetta di Falno (Bocchetta, 679 a), 

acquistata da Asti, 144 B. 
(Rocchetta di Pelafla) (dono dei sgn. 

di Canelli, 692 d). 

Rocco di Giovanni (S.) , morte di , 
in Masio, 215 B. 

Rodello, Guglielmo. 

Rodolfo, di Gorzano dell’ordine dei 
frati predicatori, lascito del Ven- 
tura a, 229 A. 

(Rodolfo Capre) (di Vinchio, vende 
Castelnuovo Calcia ad Asti, 689 
d>. 

Homo, v. Bota rii. 


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CRONACHE ASTESI 


215 


Roggero conte di Fondi, questore 
del regno di Sicilia , presente 
all’assedio di Gaeta a. 1485, 278 

C. 

Roggiero Doria, prende prigionieri 
due figli di Carlo I d’Angiò , 
164 D. 

Roma , arrivo di Carlo d’Angiò, a. 
1265 , ne è fatto senatore , 157 

D. 

— arrivo di Corredino, festose acco- 

glienze, è fatto senatore, 158 B. 

— fuga d’Innocenzo IV, 172 B. 

— dispetto dei Romani perchè Fi- 

lippo III re di Francia non per- 
mette a Clemente V d’andare a, 
187 A * 

— una gran turba di pellegrini viene 

a chiedere perdono dei suoi pec- 
cati, Bonifacio Vili bandisce il 
giubileo, grande concorso di pel- 
legrini, 191 C-D. 

— buon mercato dei commestibili, 

carezza dell’ alloggio in occa- 
sione del giubileo, accidenti oc- 
corsi durante questo, 192 A-B. 

— due chierici rastellano notte e 

giorno grandi somme di danaro 
all’altare di s. Paolo, 192 B. 

— Gli ambasciatori di, accolgono 

festosamente Enrico di Lussem- 
burgo a Susa, 229 E. 

— Enrico di Lussemburgo entra a 

forza in, il popolo romano si di- 
chiara per lui, 236 A. 

— il popolo romano si azzuffa con 

Giovanni, fratello di Roberto re 
di Napoli e cogli Orsini , inco- 
ronazione di Enrico in s. Gio- 
vanni Laterano, 286 B. 

— Enrico esce di , e va a Tivoli , 

287 A. 

— i Fiorentini tentano d’impedire 

all’ imp. Sigismondo la via di, 
a. 1433, incoronazione, 272 0. 

— edifizi: s. Giovanni Laterano, 

s. Pietro, s. Angelo, Campido- 
glio, Campofiore. 

Romagnano, Antonio. 

Romanista, si fonda sopra di, la città 
di Foss&no, a. 1215, 190 D. 


— (dono ed investitura di, al com. 

d’Asti dal co. Uberto, 695 a). 

Romano, Ezzelino. 

Romanzi (romani, 774 d), Guglielmo 
Ventura nel suo testamento con- 
siglia ai figli di astenersi dalla 
lettura dei, che egli ha sempre 
odiati, 228 A. 

(Rosign&no) (Teodoro march, di Mon- 
ferrato è posto al sicuro in, 757 
b). 

Rossi, conte di, nel 1820 (1822, 805 
a), fa parte dell’esercito di Fi- 
lippo di Valois, 257 D. 

Rosso , soprannome di Manfredino 
Isnardi, eletto a prender sicurtà 
dalla parte popolare , 197 A. 

— è ucciso a 8 . Stefano da Gio- 

vanni, Aynaldo ed altri dei So- 
laro, 241 D. 

Rota rii, il conte Emanuele di Bian- 
drate vende i castelli di Monta- 
cuto e di s. Stefano ai 187 C. 

— sottile consiglio dato dai , agli 

Astigiani riguardo a Filippo 
d’Acaia, 216 E. 

— il Tanaro straripando arriva colle 

sue acque fino alle case dei, ubi- 
cazione di queste case al di là 
della Murra (Vallone , 836 a) , 
280 D. 

Rotarii, Simone, Tommaso. 

Rotta , ai ponte di , presso Grassano 
avviene il colloquio di Teodoro 
cogli Astigiani ed il principe di 
Acaia, 209 A. 

Rovero, v. Roero. 

Ruffinetto Alfieri, sepolto in Asti, 
215 C. 

Ruffino Guttuario , autore della 
lega dei Bechincinere contro i 
Solaro, 156 D. 

Ruffino di Ozano , suoi litigi sul 
possesso astigiano di Pontestura, 
204 C. 

Ruffino Solaro, il figlio di (Solio, 
763 a), uccide improvvisamente 
Tabusio, 217 E. 

(Ruffino Tibury) (fratello di Ottone, 
Grignola ed Alberto Sardo, sua 
donazione ad Asti, 689 b). 


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aie 


INDICI SISTEMATICI 


s 


Sacco di Lu, a. 1481, 271 D. 
Salimbeni, Casseno. 

Salimberii, Giovanni. 

Saladino, prende Gerusalemme, a. 
1187, 190 C. 

(Balogio) (cast, e vi. di, fd. di Asti, 
693 c). 

Sàlembino Casteno, ( Saglembeno Ca- 
seno , 771 d) , gli Astigiani gli 
danno pieni poteri di stringere 
alleanza con re Roberto, 225 C. 
(Saliceto) (cast, e vi. di, fd. d’Asti, 
693 b). 

Salisburgo, il conte di, e suo nipote 
vengono fatti prigionieri da Tom- 
maso di Squillace, 240 D. 

— prigionia in Pavia, 246 C. 

Sai uzzo, presa dagli Astigiani nel 
1274, 162 D. 

— il marcheso di, prendo e percuote 

800 uomini di Cuneo presso 
Dronero, a. 1279, 191 B. 

— riceve in dono dagli Astigiani 

Fossano, 197 A. 

— riceve in dono dagli Astigiani la 

vi. ed il cast, di Cavallerio che 
avean preso per forza, 197 A. 
Baluzzo, i marchesi di, fanno scor- 
rerie in quel di Alba, 197 C. 

— si valgono dei beni dei Troia, 198 

A. 

— marchesi: Giovanni, Manfredi, 

Tommaso, Federico. 
Salvagnino Testa, segue i Castello 
nell’esiglio da Asti, 200 B. 
Salvatore, monache di san, introdotte 
in Asti nel 1280, 150 B. 
Salvatore (S.), preso dagli Alessan- 
drini e diviso in tre parti, 169 C. 
Sandrone Asinari, come autore pre- 
cipuo della presa di Costigliole 
ne vien fatto signore, danneggia 
Isola d’Asti, 244 D. 

Sang&none f., v. Sena. 

Sangono , gli Astigiani vanno sulla 
riva del, per scontrare i Bur- 
gundi ohe fuggono, 175 A, 189 D. 
Sannazzaro, Bergadano. 

Santaflore, conti di, Enrico di Lus- 
semburgo passa pei possessi dei, 
per andare a Roma, 236 A. 


Santià, i Catalani al soldo d’Asti si 
accozzano con Martino d’ Agliate 
e coi fuorusciti Lombardi a, 258 
D. 

Sapriccio di Cosambraudo , conte, 
vicario dell’imperatore Adriano, 
140 C. 

Saraceni, combattono col re di Fran- 
cia ed il re d’ Aragona e ven- 
gono vinti , muoion di loro più 
di 20000, 185 B. 

(Sarmatorio) (sgr. di, a. 1193, con- 
cordia con Asti, 691 d). 

— (sgr. di , patto e citainatico coi 

sgr. di Montefalcone e di Man- 
zano, 694 d). 

Sarzana , i nobili tortonesi combat- 
tendo coi Pisani prendono, e vi 
fanno molte prede, 239 B. 
Sassello , i Doria riparano a , ed al 
castello di Stella, 182 C. 

— è saccheggiato da soldati di re 

Roberto usciti d’Asti, 264 E. 
(Sasso) (vendita di, di Manfredi Lan- 
cia, 690 a). 

Sassonia, casa di: Ottone IY. 
Savigliano, soggiogato da Carlo d’An- 

giò, 153 D. 

— devastato dagli Astigiani e Chie- 

resi, a. 1274, 162 1). 

— si sottrae al dominio di Carlo di 

Angiò, s’allea con Asti e ne ri- 
ceve ogni anno il podestà, 168 
C. 

— venutovi Rinaldo di Leto sini- 

scalco di Carlo re di Sicilia gli 
prestano giuramento, 205 B. 

— vi si reca Roberto re di Sicilia, 

224 E. 

— Filippo di Savoia devasta, è 
messo in fuga da Ugone di Bauci, 
246 D. 

— è difeso da Ricciardo Gambatesa 

contro i conti di Savoia, 250 A. 

— i soldati astigiani devastano, 251 

A. 

— Maffeo Visconti cede, a Filippo 

di Savoia, 258 B. 

— Oggero. 

Savoia, Gian Giacomo di Monferrato 
si reca in, a. 1481, 271 E. 


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CRONACHE ASTESI 


217 


— i conti di, danneggiano Asti, 149 B. 

— Tommaso reggente, a. 1255, Ame- 

deo IV, Amedeo Vili (Felice V), 
Luigi Maria, Filippo ? Marghe- 
rita, Tommaso III, Pietro arci- 
V68C. di Lione, Luigi prinoipe di 
Piemonte, Odoardo, Pietro. 
Savona, vi si ferma il partito imperiale 
genovese rappresentato dagli Spi- 
nola e loro seguaci, gli Astigiani 
vi mandano soldati in ossequio 
a Federigo II, i Genovesi l’asse- 
diano per terra e per mare, dopo 
la morte di Federigo e la pren- 
dono, 181 A. 

— i seguaci dei Guttuari sono esi- 

gliati a, 217 C. 

— proclama davanti agli ambascia- 

tori di Enrico Lussemburgo, di 
voler restargli fedele, 225 0. 

— gli Spinola ed i Doria nel 1818 

(1817, 801 c), entrano pacifica- 
mente in, e ne occupano il ca- 
stello, 254 C. 

— i Genovesi bloccano il porto, 254 

D.' 

— i fuorusciti Genovesi risiedono a, 

re Boberto muove ad assediar la 
città, 255 C. 

— - i fuorusciti Genovesi ne escono 
per assalire Alassio, 256 D. 

— i signori di Genova tentano in- 

vano di prenderla, 256 E. 
Savona, il marchese di, è compreso 
nella pace di Filippo d’ Acaia col 
march, di Saluzzo, 218 B. 

— (Ottone del Carretto, march, di, 

698 c). 

— marchesi: Ottone del Carretto. 
Scala, signori: Alberto, Bartolo- 
meo, Mastino, Cane. 

Sbaraglia, figlio di Corrado, valoro- 
sissimo, muore nelle contese cit- 
tadine, 182 A. 

Scarampi , Filippo , Giovanni , Gio- 
vanni Bartolomeo. 

Scarso, Guidone. 

Schettino, Manfredi. 

Scoto, Alberto. 

Scrlvia, Ugone di Bauoi è sconfitto 
dai soldati milanesi nel passare 
la, 246 E. 

— sconfìtta e morte di Domenico 

Doria nel 1816, 249 A. 


Scursolengo , villa appartenente ad 
Asti, a. 1190, 148 C. 

Sechi, espulsi da Vignale perchè te- 
nevano le parti del march, di 
Monferrato, vi sono richiamati 
da Opecino Spinola, 218 A. 
Secondino Natti, astigiano, amba- 
sciatore dei march, di Monfer- 
rato per trattare della cessione 
di Acqui, 278 A. 

— entra pomposamente in Asti con 

Carlo d’ Orléans, 280 A» 

— dottore in leggi, oratore mandato 

dal duca d’Orléans ai Milanesi, 
a. 1448, 280 0. 

Secondino Ventura, cittadino asti- 
giano del collegio dei notai, figlio 
di Andrea Ventura e di Beatri- 
cina de Follie, scrive quel che 
ha visto 6d udito, 269 A. 

— vede nella cittadella d’Asti le 
macchine per la scalata state 
abbandonate da Giovanni Turco 
di Castello dopo la sua ritirata 
da Asti, 269 C. 

— assiste al supplizio di Giovanni 

Turco di Castello in Moncalvo, 
a. 1480, 269 D. 

— vede in Genova nel 1489 Barnaba 

Adorno, contraddice perciò l’o- 
pinione corrente che questi fosse 
morto in carcere, 271 B. 

— vede gli atti rogati in Napoli il 

14 aprile 1488 per cui si rice- 
veva Isabella, moglie di Benato 
d’Angiò, come regina, 272 D. 

— vede in Genova il Castelletto di- 

strutto, 274 C.« 

— vede in Milano, a. 1442, il Ba- 

stardo d’Orléans, 277 D. 

— attesta di aver visto lo strumento 

fatto a Parigi, della dote di Asti 
data da Galeazzo Visconti al 
duca d’Orléans, 282 A. 
Secondo (s.), suo martirio in Asti , 
140 C. 

Secondo (».), presso Nant, appartenente 
nel 1190 ad Asti (Nant, 688 b), 
148 A. 

Secondo (*.), nella festa di, si suole 
correre il pallio in Asti, 168 B. 

— chiesa di Asti, se ne gettano le 

fondamenta della facciata il 12 
maggio a. 1440, 275 E, 276 A. 


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218 


IKDICI SISTEMATICI 


— interruzioni dei lavori, si ripren- 

dono solo addì 11 maggio 1462, 
276 A. 

— chiesa di, sul mercato di Asti se 1 

ne inizia la costruzione il 28 I 
aprilo 1457, 281 A. 

Secondo di Mercato (monastero di «.), 
in Asti, Guglielmo Ventura or- 
dina che vi siano suonate le cam- 
pane il giorno della sua morte, 
228 C. 

(Segista), (morti in, nelPespulsione 
di Opecino Spinola da Genova, 
728 b). 

Sena (Sona, 769 d), al di là della, è 
mandato ad abitare Guglielmo 
Turco, 224 A. 

Senatori di Roma, Carlo d’Angiò, 
157 D. 

— Corradino di Svevia, 158 B. 
(Seresec), (città d* Olanda assediata 

da Filippo III, 780 a). 

Serra (la) , parte di Moncalvo in cui 
entra Teodoro di Monferrato , 
211 B. 

Serra, Enrico. 

Serra di Mezeto, (villa detta s. Ste- 
fano, 689 d). 

— (venduta dal march. Manfredi 

Lancia, 690 a). 

Serralunga, (la quarta parte del con- 
tado di, ha per vescovo Bonifa- 
cio, 688 c). 

Serrar» Ile, Opecino Spinola muore in, 
lega a sua figlia moglie di Teo- 
doro di Monferrato i diritti su, 
250 E. 

Sertorio, Enrico. 

Sessame, villa compresa nel territorio 
di Asti l’anno 1190, 148 B. 

— (fd. di Asti, 698 c). 

Sessanta, v. Sessame. 

Sestri, battaglia tra Opeciijo Spinola 
ed i fuorusciti Genovesi, 182 D. 

— re Roberto nel 1819 (1818, 802 

c) assale, 255 B. 

— passaggio delle soldatesche del mar- 

ch. di Monferrato nella spedi- 
zione contro Genova, a. 1481, 
270 D. 

Settime (castello di), preso da Filippo 
di Savoia a Teodoro maroh. di 
Monferrato, 185 A. 

— partigiani dei Castello in, 200 D. 


— distruzione è riedificazione di, ri- 

bellione alla signoria dei figli di 
Bel tramino di Comentina (di 
Comitiva) e spontanea sottomis- 
sione ad Asti, 224 D. 

— Giovanni del Pozzo lo distrugge, 

248 C. 

Settime, Barberio. 

(Settimi), (Manfredi). 

Sforza, Francesco. 

Sibaudo Solaro, console di Asti re- 
casi in Alba presso re Roberto 
per trattar di alleanza con lui, 
ne è accolto con onore, 225 D. 
Sicci, di Vignale, uccidono Odegario 
di Palma e il figlio suo e chieg- 
gono aiuto ad Asti, vantaggi ot- 
tenuti, 168 B. 

— cacciano da Vignale i Pastroni ed 

i loro amici, a. 1810, coll’aiuto 
di Giovanni Solaro, Nicolino Ca- 
sino (Càseno) e trecento uomini 
delle ville astigiane, 226 D. 

— Emanuele. 

Sicherii, Guglielmo. 

Sicilia , Carlo d’Angiò incoronato re 
157 D. 

— carneficina degli Angioini per le lo- 

ro insolenze nell’a. 1282, 164 A. 

— incoronazione di Pietro d* Ara- 

gona, 164 B. 

— è scomunicata dal pontefice che 

le bandisce contro la crociata, 
164 B. 

— Federicene è fatto re, ed è rap- 

pacificato colla Chiesa, 164 D. 

— accordo di Carlo d’Angiò con Ope- 

cino Spinola per ottenerne il do- 
minio, 212 D. 

— Enrico di Lussemburgo tenta 
l’impresa contro re Roberto con 
galee di, 289 C. 

— impresa di re Roberto contro la, 

nel 1315 (1813, 791 a), nuovo 
tentativo nel 1316 riuscito pur 
vano, 245 E, 246 A. 

— nel 1816 re Roberto assale la, e 

si spinge devastando nella valle 
Mazaria fino ai borghi di Mes- 
sina, ma il suo tentativo rimane 
infruttuoso, 251 E. 

Siena, Enrico di Lussemburgo nel 
1818 muove contro, vi muore di 
febbre, 289 C. 


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CRONACHE A STEST 


219 


— incursioni dei Fiorentini nel ter- 

ritorio di, 272 C. 

Sigismondo, intromissione dell’imp., 
in favore di Gian Giacomo di 
Monferrato nella pace di Vene- 
zia del 1482, 272 A. 

— viene nel 1488 a prendere la co- 

rona in Italia e va in Toscana 
a richiesta di Filippo Maria Vi- 
sconti, vi aspetta il danaro pro- 
messo da Filippo, ma non essen- 
dogli pagato rattiene a mala pena 
i Boemi dai saccheggi, 272 B. 

— va a Roma malgrado i Fioren- 

tini che tentano impedirglielo 
e vi è incoronato imperatore da 
Eugenio IV, 272 0. 

— tornando in Germania visita i car- 

dinali e gli altri prelati del Conci- 
lio di Basilea, ma non vuol visi- 
tare l’antipapa (Felice V), 272 C. 

Silebani, Nicolò. 

Simone Colobiano, fratello di Uberto 
(sic) vescovo è carcerato da Maf- 
feo Visconti in Milano, 258 E. 

— . (vescovo di Vercelli si arrende 
col suo partito ai figli di Maffeo 
Visconti, 806 b). 

Simone Fabro, astese, fatto prigione 
vien condotto a Rocchetta dove 
quelli che Favevano catturato 
vengono ricompensati da Gio- 
vanni di Rocchetta, 245 B. 

— (paga pel riscatto 800 fiorini, 790 

Simone Guttuario, (Simonino, 759 
a), è preso prigione dagli Asti- 
giani nella sortita da Incisa ed 
ucciso dai Solaro, 214 C. 

Simone Lorenzo , è fatto decapitare 
in Asti da Ùgone di Bauci per 
aver macchinato con Maffeo Vi- 
sconti e coi fuorusciti Astigiani 
di far morire, 258 D. 

Simone Mazza, ambasciatore dei Ge- 
novesi tratta la lega con Firenze 
e Venezia, 274 D. 

Simone Boero, popolano, va volon- 
tariamente ad abitare in Ghieri 
colle sue forze e quivi reca molti 
danni ai governanti d’Asti, 196 
B. 

Simonino Guttuario, v. Simone Gut- 
tuario. 


I Sindaci , in Asti, giurano per la città 
fedeltà ad Enrico di Lussem- 
burgo, 280 B. 

Sinfredi, sono compresi nella pace 
tra il march, di Saluzzo e Fi- 
lippo d’Acaia, 218 B. 

Sinfredo, posseduto dai fuorusciti A- 
stigiani, 201 A. 

Bistri (Sistemi), Bergadano di. 
Solaro, discordia coi Guttuari, 156 
C. 

— ottengono poca potenza in Asti 

per aver favorito Carlo d’Angiò, 
165 B. 

— cacciati da Asti dopo che fu presa 

da Manfredi di Salpzzo e da Gio- 
vanni di Monferrato, si fermano 
in Alba peli’ intercessione di Ot- 
tone del Carreto, 170 C. 

— rientrano in Asti, 171 A. 

— le case dei, sono saccheggiate da 

Giovanni di Monferrato e da 
Manfredi di Saluzzo entrati in 
Asti, ne partono, 1956. 

— si ritirano in Alba al che si op- 

pongono i Kuppa (Rappe, 789 d) 
ed i Costanzi, ma vi sono ben ac- 
colti da Oddone march, del Car- 
retto podestà d’Alba, 195 D. 

— sono seguiti nell’esiglio e poi nel 

ritorno in patria da malvagi par- 
tigiani, 195 E. 

— coi loro partigiani rimangono in 

Alba dopo la partenza di Oddone 
del Carretto, 196 A. 

— cercano invano di nuocere ai si- 

gnori di Asti, 196 C. 

— cessano dall’ osteggiare Asti per 

tutto il tempo che rimangono 
in Alba, loro inimicizie e paura 
dei governanti d’Asti, 196 D. 

— molestano i nobili di Castello ed 

altri loro vicini, 198 D E. 

— si uniscono a Guglielmo di Ca- 

stello (Mombello) per muovere 
contro Asti, 199 B. 

— prestano giuramento agli amba- 

sciatori di Carlo re di Sicilia 
mandati in Alba, 199 D. 

— (alcuni dei, che stanno pei Ca- 

stello, insidiano gli ambasciatori 
di Carlo d’Angiò, 742 b). 

— soprafanno i Castello e ritornano 

signori in Asti un anno preoiso 


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220 


INDICI SISTEMATICI 


dopo la cacciata loro, 5 maggio I 
1804, 199 D-E, 200 A. 1 

— derubano ed incendiano le case 

dei Castello, di Guglielmo Turco 
e dei Voglieti, 200 D. 

— vengono nominati TenetUei, 200 

E. 

— Filippo d’Acaia manifesta loro la 

sua volontà di farsi signore di 
Asti, 207 A-B. 

— sono compresi nella pace tra il 

march, di Saluzzo ed il prin- 
cipe d’Acaia, 218 B. 

— sostengono che Morello Solaro è 

stato ucciso dai fuorusciti dopo 
che lo ebbero preso prigioniero, 
218 E. 

— uccidono Simone Guttuario preso 

prigione dagli Astigiani nella 
sortita da Incisa pel che il po- 
polo 8’ adira contro essi, 214 C. 

— timore dei , per l’adunarsi del 

Consiglio del popolo, 216 A. 

— loro cattivi modi prima dell’ esi- 

gilo, pessimi dopo questo, invi- 
diano i Guttuari , loro potenza 
fra gli Astigiani, bellezza delle 
loro mogli, splendore delle vesti, 
217 B. 

— non mettono le mani nel sangue 

popolare, 217 C. 

— ritornando dali’esiglio diroccano 

le case dei Castello, di Guglielmo 
Turco, dei Voglieti e di molti 
altri fuorusciti , fanno diroccar 
la bella torre dei Guttuari, 217 
D. 

— molti dei , violano le case spiri- 

tuali, ocoupano i castelli del co- 
mune astigiano pel che sono chia- 
mati ingrati carnefici degli amici, 

217 E. 

— il far male diventa loro naturale, 

uccisione di Mornello Turco del 
loro parentado, 218 A. 

— invettive del Ventura contro i, 

218 A-B-C-D, 219 A. 

— due dei, sono presi prigionieri a 

Quattorde, 228 C. 

— loro spavento dopo la rotta di 

Quattorde, 228 D. 

— rappacificazione coi fuorusciti , 

224 A. 

— col favore del principe fanno cac- 


ciare d’Asti quelli di Castello, 
224 C. 

— vedono di mal occhio la venuta 

in Asti dei Castello e di altri 
Ghibellini coH’ imperatore Enrico 
di Lussemburgo, 280 A. 

— parecchi dei, uccidono a s. Ste- 

fano Bosso degli Isnardi, Fran- 
cesco fratello di questo induce 
l’imperatore a far cacciare i, di 
Asti, 241 D. 

— inducono Francesco di Cravesana 

a licenziare gli armati contro 
loro, 241 E. 

— parecchi popolani partigiani dei, 

vengono ingiustamente banditi, 
prendono a forza il castello di 
Agliano, assalgono i Castello e 
ne muore Manfredo Schettino 
(Settimi, 786 c), 142 A. 

— loro tentativo di combattere col po- 

polo i Castello riuscito vano, fdi- 
ce tentativo con Ugone di Bauci 
siniscalco del re Roberto, 242 B. 

— tre dei, nel 1817 sono presi pri- 

gionieri sul Tanaro dai fuoru- 
sciti Astigiani, 258 C. 

— Aimoino, Arnaldo, Albertino, Ale- 

ramo, Ameino, Berretta, Boni- 
facio, Catalano, Folco, France- 
sco, Giovanni, Leone, Morello, 
Pancia, Buffino, Sibaudo (Solio), 
Tartaro, Tebaldo, Vespesono. 
Sole sani, Nicolò. 

Solerò, Ricciardo Gambatesa ed Ugone 
di Bauci nel 1816 entrano paci- 
ficamente in, 247 D. 

— i soldati di Asti entrano pacifica- 

mente in, 251 D. 

— devastato da Marco Visconti, 259 

D. 

— si pone sotto il dominio di Carlo 

VII, 278 C. 

— si pone sotto il dominio di Mi- 

lano, 278 E, 279 A. 

(Solio Solaro), (uccide improvvisa- 
mente Tabusio, 768 a). 
Sommari? a, vi muore Federico figlio 
di Emanuele conte di Biandrate, 
187 C. 

— * quelli di, con Guglielmo Isnardo 
sono compresi nella pace tra il 
march, di Saluzzo e Filippo 
d’Acaia, 218 B. 


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CRONACHE À8TE8I 


221 


— (il comune Astigiano dal conte 

Uberto è investito di, 695 a). 
Sommarlva del Bosco , confine del ter- 
ritorio d’Asti ai tempi di Oggerio 
Alfieri, 151 B. 

— posseduta dai fuorusciti Astigiani, 

202 A. 

— quelli di, sorpresi dagli Astigiani 

nei campi sono parte uccisi, 
parte messi in prigione in Asti, 
214 D. 

Sommarlva di Perno, confine del ter- 
ritorio d’Asti ai tempi di Oggero 
Alfieri, 151 B. 

— posseduta dai fuorusciti Astigiani, 

202 A. 

Sommovereno, Ghiferio. 

(Sona) v. Sena. 

Soneino, vi muore Ezzelino, a. 1269, 
156 A. 

— Guamieri di Ausburgo in, uccide 

Guglielmo Cavalcabò, 287 B. 
(Soyrano), (cast, e vi. di, fd. astigiano, 
692 d). 

Spagna, viaggio di Guglielmo di Mon- 
ferrato, vi muore la moglie Bea- 
trice, 166 D. 

(Sparderle), (venduta da Manfredi Lan- 
cia, 690 a). 

Spedalieri di 8. Giovanni, Clemente 
V concede loro nel concilio di 
Vienna, a. 1812, i possessi d’ol- 
tre mare dei Templari, obblighi 
imposti, 198 C. 

Spettini, Alberto. 

Spinola, la famiglia degli, co’ suoi 
seguaci rappresenta in Genova 
il partito imperiale, si stabili- 
scono a Savona ove vengono soc- 
corsi dagli Astigiani, ritornano 
vinti in Genova dove nulla più 
possedono, 181 A. 

— aiutano il popolo ed i JDoria a 

cacoiare Francesco Grimaldi da 
Genova, 182 B. 

— rientrano in Genova col consenso 

dei Fieschi e dei Grimaldi, 254 A. 

— escono di Genova, 254 B. 

— nel 1818 (1817, 801 c), entrano 

pacificamente in Savona e ne 
occupano ir castello, 255 C. 

— Francesco, Ottobuono, Operino 

soprannominato Luouli, Argen- 
tina, Corrado, Lanfranco, Ema- 


nuele, Galeazzo, Oberto, Odo- 
ardo, Girardino. 

Spirito (S.), confine del territorio d’A- 
sti, 140 A. 

Spirito, (monastero di santo), in Asti 
nel 1280, 150 A. 

Squarza di Quaranta, è castellano 
di Leynì mentre questo è asse- 
diato da Filippo d’Acaia e Ri- 
naldo di Leto, 211 C. 
Squillacb, Tommaso. 

Staturia, Tebaldo. 

Stefano (S.), feudo di Cossano, dato 
ad Asti nel 1292, 146 C. 

— ritenuto dai Vicarii, 147 A. 

— acquistato da Asti nel 1292, 147 B. 

— (nome di Serra Mezeti, 689 d). 

— castello, venduto dal Conte Ema- 

nuele di Biandrate ai Rotarii, 
187 

— uccisione di Rosso degli Isnardi 

a, 241 D. 

— (cast, e vi. di, fd. astigiano, 

posseduto dai sgn. di Revello, 
629 d, 598 a). 

Stefano di Tal di Belbo (S.), acqui- 
stato da Asti, 144 B. 

Stefano di Montebello , mandato 
da Carlo II re di Napoli e da 
Filippo di Savoia in aiuto di 
Asti 171 A. 

Stefano Visconti, difende Fossano 
dai collegati, 260 A. 

Stefano (S.), Jacopo di, 

Stella, cast., vi sono sconfitti i Doria 
da Opecino Spinola, questi la 
dirocca, 182 C. 

Suanee, v. Michele (S.). 

Suessa, duchi: Giovanni Antonio 
Marzano. 

Susa, gli Astigiani devastano le terre di 
Tommaso di Savoia fino a, 176 A. 

— l’abate di, è preso prigione dagli 

Astigiani a Moncalieri nel 1255 
(1254, 782 b), 189 B. 

— venuta d’Amedeo conte di Savoia 

nel 1809, 223 E. 

— nel 1810 vi va Enrico di Lus- 

semburgo, liete accoglienze fat- 
tegli, 230 A. 

— vi vengono Pietro ed Odoardo di 

Savoia nel 1816, 249 D. 
Svevia , Federico I, Federico II, 
Manfredi, Oorradino. 


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INDICI SISTEMATICI 


T 


Tabusio, è ucciso improvvisamente 
dal figlio (Solio, 768 a) di Buf- 
fino di Solaro, 217 E. 

Taddeo d’Este, fuga di, da Piacenza 
in Parma e Beggio a. 1447, 277 
C. 

Taoliapane, Gerolamo. 

Tauro, confine del territorio d’Asti, 
139 C * 

— possessi d’Asti nella valle del, nel 

1190, 148 C. 

— oonfine del territorio d’Asti ai 

tempi d’Oggero Alfieri, 151 B. 
valle del, soggetta ad Asti fino 
a Felizzano, 152 A. 

— il conte Guarnieri con fuorusciti 

di Asti ai Molini del, sconfigge 
gli Astigiani, 244 B. 

— guasti prodotti dallo straripa- 

mento del, in seguito a pioggia 
torrenziali, 280 D. 
Tanchettini, Enrico. 

Tanzo, (Tangio, 682 a), Asti fa ac- 
quisto del Cast, di, nel 1292, 
146 C. 

— acquistato da Asti, 147 A. 
Taranto, il principe di, figlio di Carlo I 

re di Napoli sorprende la moglie 
sua figlia del re di Albania in 
adulterio, sua punizione, 185 A. 

— (Boberto principe di, 714 c). 

— principi; Giovanni Antonio Or- 

sini, Filippo d’Angiò, Boberto 
d’Angiò. 

Tartaro Solaro , il figlio di , nel- 
l’assedio di Muasca ferisce An- 
tonio di Alfìano, 217 E. 
Tassella, appartenente, a. 1190, ad 
Asti, 148 A. 

Tebaldi, Tommasino. 

Tebaldo Brusato, di Brescia, è uc- 
ciso e straziato crudelmente, 288 
B. 

Tebaldo Solaro, (Sibaldo, 760 d), 
protesta contro l’ elezione del 
posto in cui si discuteva sulla 
rappacificazione dei fuorusciti, 
215 E. 

Tebaldo Staturia , canonico della 
chiesa di S. Secondo in Asti, a. 
1440, 275 E. 


Templari , persecuzione dell’ ordine 
dei, fatta per opera di Filippo il 
Bello e di Clemente V, accuse 
contro di loro, confessione di 
alouni in mezzo ai tormenti in 
presenza del re e del papa, 198 
A-B. 

— Arsioni , prigionie , confische e 

dispersione dell’ordine, maledi- 
zioni scagliate da Clemente Y 
contro di loro, al concilio di 
Vienna, a. 1812, 198 B. 

— Clemente V concede i loro beni 

in Francia al re di Francia, i 
possessi d’oltremare agli Speda- 
lieri di S. Giovanni, 198 B-C. 

— uno dei , condotto al supplizio 

maledice Guglielmo di Nogaret, 
198 C-D. 

Tenedo, resa da Carlo d’Angiò tribu- 
taria come lo era stata sotto i 
re Normanni, 158 C. 

Teodoro (S.), confine del territorio 
d’Asti, 140 A. 

Teodoro Paleologo, march, di Mon- 
ferrato, è mandato dal padre a 
reggere il Monferrato, ma gli 
si oppone Manfredi di Saluzzo, 
perchè esso proviene di linea 
femminina, 171 B. 

— Filippo di Savoia gli toglie i ca- 

stelli della Bocca e di Settime, 
185 A - 

— penultimo figlio di Andronico im- 

peratore greco , è mandato dal 
padre ad occupare il dominio 
di Monferrato, 208 A. 

— nel 1806 a Genova prende in 
moglie la figlia di Opecino Spi- 
nola, 208 A. 

— va a Casale, è osteggiato dagli 

Astigiani e dal marchese di Sa- 
luzzo, prende Pontestura e Mom- 
bello, 208 B. 

— colloquio cogli Astigiani e Fi- 

lippo principe d’Acaia , oonci- 
liazione e trattato, 209 A. 

— assedia Moncalvo con aiuti asti- 

giani, 209 C. 

— sua fuga, 210 D. 

— nuovo vano tentativo, 211 B. 


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CRONACHE ASTESI 


228 


— s'impadronisce di Chivasso, S. Ba- 

ferio (Raffaele 756 a), ed altri 
luoghi, 211 C. 

— gli spetta il dominio di Leynì, 

pel che è in continue contese 
con Filippo d’Acaia che occupa 
il paese, 211 D. 

— tenta di prendere Lu nel 1807, 

212 B. 

— è messo al sicuro (a Bosignano, 

757 b), 212 C. 

— tenta di impadronirsi di Vignale, 

giugno 1810, 226 D. 

— con seicento Milanesi viene alle 

mani presso il Ticino coi soldati 
di Tommaso Squillace, Ugone di 
Bauci e coi fuorusciti Torriani, 
ma viene sconfìtto e trova modo 
di fuggire, 240 C. 

— prende parecchie ville di Pavia, 

242 C. 

— si trova alla battaglia di Quat- 

torde ed aiuta il conte Guarnieri 
contro Ugone di Bauci, 248 E. 

— gli si sottomettono nel 1316 i Ca- 

salesi, 248 B. 

— Opecino Spinola morendo lega a 

sua figlia moglie di, i diritti su 
Serra valle, 250 E. 

Teodoro, figlio di Gian Giacomo di 
Monferrato, 276 D. 

Terremoti , in S. Damiano, a. 1275 
(1276, 713 d), 163 D. 

— in Italia, a. 1223, nel dì di Na- 

tale, 190 D. 

Terzàgo, Baimorino. 

Testa , Galvagno , Sai vagamo , Ja- 
copo. 

Ticino , rigonfiamento in seguito a 
pioggie torrenziali, 280 D. 
Tidone (valle del), confine del terri- 
torio di Asti ai tempi di Oggero 
Alfieri, 151 B. 

Tigella (Tinele, 687 c) valle, con- 
fine del territorio d’Asti ai tempi 
di Oggero Alfieri, 151 B. 
Tiglio, alcuni dei maggiori dei, pro- 
mettono di edificare (di far resti- 
tuire il castello di Pon testura, 750 
a) Castello agli Astigiani, 204 C. 
Tigliole (inferiore), villa appartenente 
ad Asti nel 1190, 148 B. 

Tilzo (Tiglio, 682 a), Facino signore 
di, fa pace con Asti, 146 B. 


— signori: Facino, Anselmino. 

Ti nell a (valle), alcuni imperiali sono 

uccisi a, dai partigiani dei So- 
laro banditi da Asti, 242 A. 
Tivoli, l’imperatore Enrico di Lus- 
semburgo si reca a, 237 A. 
Tizzoni , sono espulsi da Vercelli e 
dai loro castelli per opera dei 
collegati Giovanni march, di 
Monferrato , Manfredi march, di 
Saluzzo e del conte Filippone di 
Langosco, 170 C. 

— Enrico di Lussemburgo tenta 
invano di ristabilirli in Vercelli, 
284 C. 

— discordie dei, cogli Avogadro, 

Filippone di Langosco incendia 
le case dei, e dei loro seguaci, 
esiglio e morti dei, nei 1813 
(1812, 782 c), nel 1820 (1822, 
805 a), soldati di Maffeo Vi- 
sconti parteggiano pei, contro gli 
Avogadro, 257 D. 

i — vendetta contro gli Avogadro, 258 
E. 

Tomo, Almerico. 

Tolego (Belegno, 801 c), parte di Ge- 
nova assediata nel 1318 (1817, 
801 c), dai fuorusciti Genovesi, 
254 C. 

Tolomeo Asinari , sepolto in Asti , 
215 C. 

(Tolosa), (Lodovico d’Angiò, vsc. di, 
714 c). 

Tommasino di Ansola, vicario del- 
l’imperatore in Asti, condanne 
inflitte ad alcuni popolani, 241 
E. 

— condanna ingiustamente gli Asti- 

giani, 242 E. 

Tommasino di Campofregoso , doge 
di Genova, a. 1486, 274 E. 
Tommasino dei Tebaldi, bolognese, 
ambasciatore di Filippo Maria 
Visconti a Carlo VII re di Fran- 
cia, dio. 1446, 277 A. 

— consegna Asti a B inaldo di Dre- 

snay, a. 1447, 277 E. 

Tommaso Alfieri, è mandato a chie- 
dere pace a nome degli Asti- 
giani ad Alba, 161 A-B. 

— accoglienze fattegli da Rinaldo di 

Leto e suo ritorno in Asti, 161 B. 

I Tommaso di Capite-Nigro , decapi- 


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224 


INDICI SISTEMÀTICI 


tato per ordine di Ezzelino, 154 
B. 

Tommaso Guttuario, morte di, 156 
E. 

Tommaso del Pozzo, induce gli Ales- 
sandrini a ribellarsi a re Bo- 
berto, licenzia Ugone di Bauci, 
247 C. 

Tommaso Boero, popolano, con molti 
altri lascia Asti e va ad abitare 
volontariamente in Chieri colle 
sue forze e dimorando quivi ar- 
reoa molti danni ai governanti 
d’Afiti, 190 B. 

Tommaso Botario, console in Asti, 
215 B. 

Tommaso di Saluzzo, confederato con 
Carlo d’Angiò fa pace con Asti, 
combatte colla città contro Car- 
lo, 162 E. 

— riacquista Bevello, 168 A. 

— sue pretensioni sopra Cuneo, sog- 

gioga Cuneo, le valli, Monte 
Male e Villa, 165 B. 

— sconfigge gli Angioini, 166 B. 

— riceve Giovanni di Monferrato, lo 

manda a Carlo d’Angiò, 169 A. 
Tommaso di Savoia, fa guerra col co- 
mune di Asti l’anno 1255, e gli 
toglie il borgo di Chieri, 142 D. 

— Conduce prigioni a Lione circa 

150 Astigiani presi in Francia, 
non osserva i patti conchiusi col 
comune di Asti, 148 A. 

— (Tommaso IH di Savoia, 717 a), 

insegue Guglielmo di Monferrato 
nel Delfinato, lo prende prigione 
e l'obbliga a cedergli alcune 
città, 166 D. 

— fa guerra con Asti, 174 A. 

— è posto in carcere dai Torinesi 

dopo la sconfitta di Montebruno 
ed è invano richiesto dagli Asti- 
giani, 174 B. 

— i Savoiardi cercano di liberarlo 

dalle mani degli Astigiani a cui 
era stato consegnato dai Torinesi, 
ma per paura fuggono, 175 A. 

— le terre di lui son devastate dagli 

Astigiani , si rappacifica con 
Asti, 176 A. 

— accorre contro gli Astigiani che 

avevano preso Moncalieri, 189 
B. 


— è sconfitto dagli Astigiani a Mon- 

tebruno, i Torinesi lo mettono 
in carcere perchè vogliono ch’e- 
gli faccia restituir loro i prigio- 
nieri dagli Astigiani, 189 C. 
Tommaso Squillace, va a Pavia, 
sconfigge i Milanesi sul Ticino 
240 C. 

— assale alcune ville Milanesi, ma 

l’esercito per un falso allarme 
viene messo in fuga, i Pavesi 
per questo li assalgono, molti ne 
feriscono e depredano, 240 D. 

— assedia Morozzo , lo prende e fa 

prigioni 50 fuorusciti di Cuneo 
ai cui metà muore in carcere, gli 
altri vengono decapitati od im- 
piccati, assedia Dronero e si di- 
fende contro gli assalti di Man- 
fredi di Saluzzo, a. 1814, 241 A. 

— ritorna nelle Puglie, 241 B. 
Tonto, confine del territorio d’Asti ai 

tempi di Oggero Alfieri, 152 A. 

— preso dagli Astigiani, 169, B. 

— ceduto dai signori di Asti a Gio- 

vanni di Monferrato, 196 E. 

— assalito dagli Astigiani aiutati 

dalle milizie di Carlo re di Si- 
cilia, 205 B. 

— Binaldo di Leto e Filippo di Acaia 

mettono il campo a, 210 D. 
Tonengo, sconfìtta dei Monferrini per 
opera degli Astigiani, 169 A. 
Torello, Guido. 

Torino, è soggiogata da Carlo d’An- 
giò, 158 D. 

— Tommaso di Savoia costringe 
Guglielmo di Monferrato a ce- 
dergli, 166 D. 

— i Torinesi sono sconfitti dagli 

Astigiani a Montebruno molti 
di 69si sono condotti prigionieri 
in Asti, 174 A-B. 

— adirati della sconfitta, pongono in 

carcere Tommaso di Savoia che 
è invano richiesto dagli Asti- 
giani, 174 B. 

— dominata dai Guelfi, 180 A. 

— prigionia di molti Torinesi in 
Asti per la sconfitta di Monte- 
bruno, mettono in prigione Tom- 
maso di Savoia perchè vogliono 
ch’egli faccia loro restituire i pri- 
gionieri dagli Astigiani, 189 C. 


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CRONACHE À8TBSI 


m 


— danno Tommaso nelle mani degli 

Astigiani , pace degli Astigiani 
con onesti, 189 D. 

— presa dal conte Amedeo di Savoia, 

a. 1187, 190 B. 

— venuta di Enrico di Lussemburgo, 

(i Torinesi pei primi, giurano 
fedeltà ad Enrico, 776 d) quelli 
d’ Ivrea pei primi gli giurano 
fedeltà, 280 A. 

— prigionia di Giovanni di Monfer- 

rato a, a. 1488, 272 E. 

Torbe (della), i, soggiogano Milano, 
158 C. 

— uno dei, podestà in Vercelli è 

ucciso dagli esuli Milanesi, per 
rappressaglia i Torriani ne fanno 
uccidere più di 60 nel Broletto 
di Milano, 159 A. 

— sono espulsi da Milano e battuti 

da Ottone Visconti collegato con 
Guglielmo di Monferrato , loro 
entrata in Lodi ed aspre offese 
recate ai Milanesi, 165 C. 

— rimettono le loro questioni coi 

Milanesi a Guglielmo di Mon- 
ferrato che li tradisce, 165 D. 

— mandano lettere al sommo pon- 

tefice , al re di Francia ed a 
tutte le città di Lombardia per 
protestare contro Guglielmo di 
Monferrato, 165 D. 

— sono combattuti dai Milanesi e 

dal marchese di Monferrato , 
escono di Lodi , per 25 anni 
stanno fuori di Milano, vanno 
nel Friuli perchè uno dei, è 
patriarca d’Aquilea, 166 A. 

— diventano nemici di Alberto Scoto 

per aver egli cacciato di Pia- 
cenza il podestà ed il capitano 
entrambi Milanesi, 184 0. 

— con Tommaso di Squillace ed 

Ugone Bauci muovono contro 
Milano, 240 G. 

— promettono fedeltà per mezzo di 

Ugone di Bauci a re Boberto, 
246 B. 

Torre (monastero della), in Asti, Gu- 
glielmo Ventura ordina che vi 
siano suonate le campane il 
giorno della sua morte, 228 0. 
(Torre di Bormtda), (cast, e vi. di 
fd. astigiano, 698 b). 

45 — Indici sistematici. 


Torre di Mercato , in Asti, bella e pos- 
seduta dai Guttuari è atterrata 
dai Solaro, 217 D. 

(Torre d’Ussone), (cast, e vi. di, fd. 
astigiano venduto da Ottone del 
Carretto march, di Savona, 798 
d). 

Torre, Marco, Cassone, Guido, Na- 
poleone, Gabrio. 

Torresana, i castellani di, danneg- 
giano Asti, 149 B. 

Tortona, posseduta da Guglielmo mar- 
chese di Monferrato nel 1289, 
144 C. 

— confederata con Milano , espu- 

gnata da Guglielmo di Monfer- 
rato, 166 C. 

— vi è ucciso il vescovo affine dei 

Visconti, 166 D. 

— soggiogata da Guglielmo march. 

di Monferrato, 168 A. 

— Guglielmo di Monferrato uccide 

il vescovo di, 168 C. 

— combatte con Alessandria in fa- 

vore di Maffeo Visconti, 169 D. 

— vi domina il popolo guelfo, sue 

gravi condizioni, 180 A. 

— si ribellano ad Ugone di Bauci 

che sfugge alle loro ricerche, 
241 C - 

— Baimondo di Cordona tenta di 

entrare in, ma non vi riesce 
per causa di Maroo Visconti, 
260 C. 

— danni ricevuti per causa dei nobili 

tortonesi da Pisa, 289 B. 

— è presa da Baimondo di Cordona, 

265 A. 

— Binaldo di Dresnay desiste dalla 

spedizione contro , per invito di 
Francesco Sforza, 278 D. 
Toscana, la maggior parte della, è ri- 
belle ad Enrico di Lussemburgo, 
288 B. 

— passaggio di Sigismondo imp. per 

la, per recarsi a Boma, tentativi 
dei Fiorentini di negargli il 
passo, a. 1480, 272 B. 
(Toschbtto Ventura), (di Ponte, fra- 
tello di Guglielmo Ventura, or- 
dini di questo nel suo testamento 
riguardo a, 775 d). 

(T radiselo), (feudo di Manfredi Lan- 
- eia, 690 o). 


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INDICI SISTEMATICI 


226 


Traditimi ola$8iahe, fondazioni di cit- 
tà dovute a Brénno, 189 B (678 a). 

— lettura dei distici di Catone con- 

sigliata da Guglielmo Ventura 
ai suoi figli, 228 À. 

Trapani, vano tentativo di Boberto re 
di Sicilia di prender, nel 1815 
(1818, 791 a), 245 E, 246 A. 
Travezza (valle), (Trevecie, 687 c), 
confine del territorio d’Asti ai 
tempi d’Oggero Alfieri, 152 A. 
Treetzio, valle di, possessioni di Asti 
in, l’anno 1190, 148 A. 
Treviri, l’arcivescovo di, accompagna 
Enrico di Lussemburgo in Italia 
nel 1810, 229 D. 

Treno, confine del territorio d’Asti ai 
tempi d’Oggero Alfieri , 151 B. 

— (fd. di Asti, 690 d). 

Trinità, Gochero Ca vallerò, bandito 

da Cuneo , è preso da alcuni 
suoi nemici presso, 258 D. 


Tboja, i beni dei, sono sfruttati dal 
march, di Saluzzo, 198 A. 

— Biagio, Polono, Tommaso. 

Troja Tommaso, popolano, con molti 

altri va da Asti ad abitare in 
Ohieri e quivi arreca molti danni 
ai governanti d’Asti, 196 B. 

— i beni di, sono sfruttati dal mar- 

chese di Saluzzo, 198 A. 

Troto, Bobersaro, Roberto. 

Trotti, molti dei, escono volontaria- 
mente d’ Alessandria, 247 13 . 
Tnerdo, gli Astigiani prendono e di- 
struggono la vi. di, vi. dei Ga- 
retti, 161 E, 162 A. 

Tonisi, passaggio di principi cristiani 
a, nel 1270, 159 C. 

Turco, Antonio, Gabriello, Giovanni, 
Pietro , Leonardo , Guglielmo , 
Mor nello. 

Torris Y&Uornm, (Valonum, 678 a), 
v. Castellazzo. 


XJ 

Uberto Avogadbo di Colobiano, 
(Simone di Colobiano, 806 b), 
vesc. di Vercelli, si arrende colla 
sua parte ai figli di Maffeo Vi- 
sconti, 258 D. 

— prigione in Vercelli , fuggito si 

ritira a Bugella , 258 E, 259 A. 
Uberto di Cocconato, tratta di pace 
col podestà di Asti nel 1292, 
146 B. 

— non mantiene i patti, 147 A. 
Uberto di Pietra, podestà in Asti 

nel 1806, 208 A. 

Ubo Delfino, (nel 1810 accompagna 
Enrico di Lussemburgo in Ita- 
lia, 776 c). 

— va a Pavia a spese dei Lombardi, 

e con sussidii degli Astigiani , 
non osa muovere contro Milano, 
va a Piacenza dove però non 
riesce a far alcuna cosa, 241 
B 0. 

Uoone di Bauci , regio siniscalco si 
trova oon Tommaso di Squillace 
in Pavia e di qui muove contro 
i Milanesi, 240 0. 
sue vane imprese con Ugone Del- 
fino, 241 B. 

— i Tortonesi si ribollano e lo cer- 


cano a morte ma egli sfugge 
loro, 241 C. 

— coll’aiuto di, i Solaro battono i 

Castello, 242 B. 

— va in Asti colle sue forze, nei 

1814 gli Astigiani gli giurano 
fedeltà pel re Roberto, entra in 
Casale e la devasta (ne scaccia 
i Cani, 787 a), la città presta 
giuramento a re Roberto, 242 C. 

— va in Asti con soldatesche, 242 D. 

— andando ad Alessandria si scon- 

tra presso Quattorde col conte 
Guarneri d’Ausburgo e Galeazzo 
Visconti e viene oon loro alle 
mani, riesce vittorioso 243 E, 
244 A. 

— i Torriani esuli di Milano ed i 

Pavesi gli promettono fedeltà per 
re Roberto, egli dimorando a 
Pavia a spese della oittà reca 
molti danni ai luoghi vicini, 
246 B. 

— mette in fuga Filippo di Savoia 

devastante Savigliano , devasta 
colle sue genti Fossano, mette 
di nuovo in fuga Filippo, 246 D. 

— volendo andare in soccorso dei 

Pavesi è sorpreso e sconfitto dai 


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CRONACHE A STESI 


327 


soldati Milanesi al passaggio 
della Scrivia, 246 E. 

— è licenziato dagli Alessandrini 
ribellatisi a re Roberto e va ad 
Asti, 247 0. 

— entra pacificamente o colla forza 

in parecchie ville, 247 D. 

— assedia il castello di Demonte e 

10 prende per patto, 248 0. 

— sta in Asti e giova molto agli 

Astigiani, 249 E. 

— va in Mondovì e vi fa vendetta 

della cacciata di Gochero Ca- 
valiere, 250 B. 

— nel 1817 avendo Filippo di Sa- 

voia e Manfredi di Saluzzo preso 

11 borgo degli Apostoli in Asti, 
vi accorre da Alba e li fa fug- 
gire, 253 A. 

— bandisce che quanto sarà preso dai 

soldati in Riva apparterrà a que- 
sti, sacco conseguitone, 258 B. 

— fa decapitare in Cuneo Gochero 

Cavallaro ed in Asti Simone Lo- 
renzo, 258 D. 

— entra in Novi, a. 1821, entra in 

Bergolo col consenso di Boni- 
facio di Alice, 256 C. 

— s’imbatte andando a Monteca- 
stello in Marco Visconti, e ve- 
nuto con lui alle mani muore, 
sepolto dagli Astigiani nel coro 
della chiesa di S. Francesco, 
256 D. 

— la sua tomba vien traslocata 
nella chiesa dei Frati Minori di 
S. Francesco, 256 D. 


Vacca, Guglielmo. 

Vacone di Casale, tende insidie agli 
ambasciatori di Carlo re di Si- 
cilia provenienti da Alba, 197 
D. 

Vaffalino di Campo, Marco Visconti 
coi fuorusciti assalendo Genova 
combatte presso, 256 B. 

Yaglierano, appartenente, a. 1190, al 
territorio di Asti, 148 A. 

Vago, Antonio, Jacopo. 

Vayo, Guglielmo. 

Tal del Canali, possessioni di Asti in 
questa valle l’anno 1190, 148 B. 


Uguccione della Faggiuola, è dai 
Pisani eletto vicario e quasi 
signore, sue imprese contro Fi- 
renze, S. Miniato, Lucca, 289 
D. 

— nel 1816 è cacciato da Pisa, 249 

B. 

— uscendo di Pisa per rimettere suo 

figlio in Lucca non ottiene l’in- 
tento e Pisa gli chiude le porte, 
fugge a Malaspina, 249 C. 

Umberto Delfino , padre di Gio- 
vanni, 170 B. 

Umberto (tambarello , notaio , in 
Asti attesta d’aver fatto l’istru- 
mento per cui Filippo di Acaia 
e Raimondo di Leto promette- 
vano ai fuorusciti di ricondurli 
in Asti e di restituire loro il 
potere nella città, 211 A. 

Umiliati della casa di Dio , frati e 
suore degli, introdotti in Asti 
nel 1280, 150 A. 

(Ungheria), (Carlo Martello re di, 
714 c). 

Urbano IV, invita Carlo d’Angiò ad 
occupare il regno di Sicilia, 157 

C. 

(Ursaroglio), (cast, e vi. di, fd. Asti- 
giano, 694 a). 

Usure , primi usurai astigiani in 
Francia, loro guadagni e perse- 
cuzioni, 142 C. 

— banchi feneratizi tenuti dagli A- 

stigiani in Francia , e loro ren- 
dita di 300000 lire Tornasi di 
grossi (nigrorum, 728 b), 176 A. 


Yaleggle, villa, appartenente ad Asti 
nel 1190, 148 A. 

Valentina Visconti, madre di Carlo 
d’ Orléans sorella di Filippo 
Maria Visconti , ha in dote la 
signoria di Asti, a. 1886, 277 C. 

Valenza , prigionia di Guglielmo di 
Monferrato per opera di Tom- 
maso di Savoia, 1 66 D. 

— soldati milanesi prendono prigio- 

nieri molti di, 246 E. 

— Raimondo di Cardona ma nife 
soldati a, poi vi si reca egli 
stesso, 259 D. 


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INDICI SISTEMÀTICI 


— Beltramo del Poggetto con Bai- 

mondo di Cordona e molti pre- 
lati va a, 261 B. 

— Bobaldo Malabaila va a, vi ven- 

gono gli ambasciatori milanesi 
per trattare con Beltramo del 
Poggetto, 261 C. 

— Bernardo di Monsolito fugge a, vi 

si ritira Baimondo di Cordona, 
Giovanni XXII e re Boberto 
mandano soccorsi a, 262 C. 

— pretese di Luigi di Savoia sopra, 

278 B. 

Vàleriano, Giorgio. 

Valféneka, Enrico. 

YaUe Giovenale, assalita da Guglielmo 
march, di Monferrato nel 1290, 
145 A. 

YaUe Mattarla, (antica villa astigiana, 
674 a) 

— possessioni di Asti dalla parte di 

questa valle nel 1190, 148 B. 

— (sua posizione e soggezione ad 

Asti, 634 a). 

Valle-terza (vallistercie, 674 a, 675 a), 
fiumicello del territorio d’Asti, 
140 A. 

(Talli), (castello e villa delle, sua 
posizione feudo di Asti per ven- 
dita 689 c). 

— (uomini di, possessori di Man- 

gano, 691, a). 

— (signoria di Cossano, 691 a). 

— signori: Moruello. 
Valmànerià, v. Valfenora. 

Yalois, Carlo, Carlo, Filippo. 
Talperga, conti: Pietro. 
Valvassori, esiliati da Milano, 158 D. 

— entrano a Vercelli coi Cattanei 

ed Ottone Visconti, 159 A. 
(Varalando), (fratello d’ Enrico di 
Lussemburgo , nel 1310 lo ac- 
compagna in Italia, 77 6 c). 

— (è ucciso neir assedio di Brescia 

nel 1311, tutto l’esercito lo rim- 
piange, il suo corpo è sepolto a 
Verona, 779 d). 

Vasino Guttuario , v. Orsino Gut- 
tuario. 

Vavre. nel 1324 è preso da Baimondo 
di Cardona, 267 A. 

Vaiolo , Baimondo di Cardona con 
soldati genovesi entra per forza 
in, 261 E. 


— Marco Visconti entra per forza 

in, 262 A. 

Vàybo, Guglielmo. 

Teglazil, tre dei, nel 1316 sono fatti 
decapitare da Ugone di Bauci 
in Mondovì, 250 C. 

Yenezia, battaglia contro i Genovesi 
presso Laj accio, vittoria dei Ge- 
novesi e presa del Clavario ve- 
neziano, vendetta dei Veneziani 
in Sicilia, battaglia di Curzola, 
forze che vi avevano i Veneziani, 
159 B. 

— sconfitta, muoiono in battaglia 

300 Veneziani, ne son condotti 
a Genova più di 5000 prigionieri, 
è fatta la pace, 159 C. 

— comprano Ferrara da Folco di 

Este, 184 A. 

— guerra coi Ferraresi uniti con 

Clemente V, escono di Ferrara 
dopo aver fatte molte stragi e 
suscitati incendii, sono maledetti 
e scomunicati da Clemente V 
che predica contro di loro la 
orooiata, 184 B. 

— circa 3000 Veneziani stabiliti in 

Ferrara sono uccisi ed annegati 
dai Ferraresi, 185 A. 

— vi muore Guido conte di Monte- 

feltro, 189 A. 

— lega col march, di Monferrato 

e Firenze oontro Filippo Maria 
Visconti sgr. di Milano, a. 1431, 
270 A. 

— manda in soccorso della spedi- 

zione contro Genova di Gian 
Giacomo di Monferrato e di 
Barnaba Adorno , a. 1431, di- 
ciotto galee sotto la scorta di 
Pietro Loredano, 270 D. 

— vittoria dell’armata veneta unita 

ad alcun galee fiorentine presso 
S. Fruttuoso, 23 settem. 1431, 
27Ì , A. 

— Gian Giacomo di Monferrato ri- 

para a, a. 1481, e vi è ben ac- 
colto, 271 E, 272 A 

— pace del 1432 tra i Veneziani ed 

il duca di Milano, 272 A. 

— concordia tra Filippo Maria Vi- 

sconti, Venezia e Firenze per 
intromissione di Nicolò d’Este, 
$72 B. 


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CRONACHE JLSTESl 


— lega di Genova e Firenze con, 

contro Filippo Maria Visconti, 
a. 1486, 274 D-E. 

— guerra con Filippo Maria Vi- 

sconti, presa di Gassano, a. 
1446, 177 A. 

— dopo la morte di Filippo Maria 

Visconti per accordo fatto con 
alcuni cittadini prendono Pia- 
cenza, 279 A. 

— pretende la signoria di Milano, 

279 B. 

(V enie), (uomini di, possessori di Man- 
gano, 691 a). 

Yentimiglia, battaglia di, 182 D. 

— (morti in, nell’espulsione di Ope- 

cino Spinola da Genova, 728 b). 
Ykntura, Andrea, Jacopo, Secon- 
dino, Ottavio (Toscnetto), Gu- 
glielmo, Genta, Gracita. 
Ykraldo (Varalando, 776 c), fratello 
di Enrico di Lussemburgo , lo 
accompagna nel 1810 in Italia, 
229 D. 

— è ucciso nell’assedio di Brescia 

nel 1311, tutto l’esercito lo rim- 
piange, il suo corpo è sepolto 
m Verona, 238 B. 

Vercelli, posseduta dal marchese Gu- 
glielmo di Monferrato nel 1289, 
144 0. 

— vi entrano furtivamente i Catta- 

nei ed i Valvassori e Ottone Vi- 
sconti esuli da Milano, ha per 
podestà uno dei della Torre che 
viene ucciso dagli esuli mila- 
nesi, 159 A. 

— è conquistata da Guglielmo di 

Monferrato ohe vi chiama En- 
rico di Baronzio podestà dei Ghi- 
bellini, n’è vescovo Aymone, 166 
D. 

— soggiogata da Guglielmo march. 

di Monferrato, 168 A. 

— Maffeo Visconti vi costruisce un 
forte castello, 169 G. 

— conquistato dai collegati Giovanni 

march, di Monferrato, Manfredi 
march, di Saluzzo, e Filippone 
conte di Langosco, ne vengono 
espulsi da questi Galeazzo Vi- 
sconti ed i Tizzoni, a. 1801, 
170 C. 

— col mar oh. di Monferrato e col 


conte di Langosco tentano in- 
di ristabilire in Asti i Castello 
fuorusciti, 201 D. 

— Enrico di Lussemburgo va a, la 

città gli promette fedeltà e gli 
dà tributo, 281 A. 

— guerre civili, 234 B. 

— risse e sedizioni, Filippo di Co- 

lobiano governa tirannicamente, 
Enrico vuole rimettere i Tizzoni 
ma non vi riesce, queste oppo- 
sizioni sono promosse dall’ ac- 
cusa mossa ad Enrico d’aver per 
oro posto Maffeo Visconti in 
Milano, Can della Scala in Ve- 
rona, 234 C. 

— Guarnieri d’Ausburgo entra coi 

Milanesi in, battaglia con Fi- 
lippo di Savoia, discordie degli 
Avogadro e dei Tizzoni, Filip- 
pone conte di Langosco entra 
in, incendia le case dei Tizzoni 
e dei loro partigiani , questi 
sono esigliati da, e parecchi 
vengono presi ed uccisi nel 1318 
(1812, 782 c), soldati di Maffeo 
Visconti combattono contro gli 
Avogadro in favore dei Tizzoni, 
257 D. 

— per segreto accordo fatto con Ber- 

nardo di Mangolo Filippo di 
Valois si ritira da, danni rice- 
vuti dalla città, 258 A. 

— Maffeo Visconti assedia gli Avo- 

gadro in, 258 0. 

— i Catalani assoldati da Asti con 

Martino d’ Agliate ed i fuorusciti 
Lombardi tentano di aiutare, ma 
sono sconfitti dagli assedianti, 
resa della città, 258 D. 

— magistrati, podestà: Enrico 

Baronzio, della Torre. 

— vescovi: Aymone, Uberto (Si- 

mone) Avogadro. 

Verde (fiume) , alla sponda del , è 
sepolto Manfredi re di Sicilia , 
158 A. 

Verona, è ghibellina. Mastino della 
Scala ne scaccia i Guelfi, 179 A. 
r— Veraldo (Varalando, 779 d), fra- 
tello di Enrico di Lussemburgo 
è sepolto in, 283 B. 

— Enrico di Lussemburgo è accu- 

sato di aver posto Cane della 


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280 


INDICI SISTEMATICI 


Scala in , per denaro mentre 
ne era sempre stato tiranno, 284 
C. 

Verre, Petruccio. 

Versa, confine del territorio d’Asti, 
140 A. 

— possessioni di Asti nell’anno 119Ó, 

148 B * 

— confine del territorio d’Asti ai 

tempi di Oggero Alfieri, 152 A. 

— vi si reca Guglielmo march, di 

Monferrato coll’esercito, 168 A. 

— al ponte superiore di , gli Asti- 

giani sorprendono dei loro fuo- 
rusciti, 213 C. 

Versuto(Verguto), Obizzo di Landò. 
Vrrzoglio, Guglielmo. 

Verznolo, acquistato dagli Astigiani, 
144 B. 

Vespesono Solaro (Vesperone, 787 
c), gli vien tolto denaro dall’im- 
peratore per alcune parole avute 
con Facino portiere dell’ impe- 
ratore, 248 A. 

Vessillo di 8 . Chiesa, Beltramo del 
Poggetto in Asti nel 1822 fa 
ortare il, sul palazzo per ban- 
ir la crociata contro Maffeo 
Visconti, 261 A. 

Viale, Filippo. 

Viarigi, presa dagli Alessandrini, 169 

0 . 

Vlarisio , è assediato e preso dagli 
Astigiani, 247 C. 

Vicari , nel 1292 in Asti Uberto di 
Cocconato, Facino di Tilzo, Ni- 
colino Bastardo e Jacopo di Ga- 
bbano, 146 B. 

— Giovanni del Poggio torinese è 

vicario del march, di Monfer- 
rato a Milano, 166 A. 

— in Asti , Niccolò Bonsignore è 

eletto da Enrico di Lussemburgo, 
230 D. 

— Enrico ne manda a Parma, Bre- 

scia, Piacenza, Pavia e Ber- 
gamo, 282 A. 

— in Pavia, Filippo di Savoia, 284 

B, 242 E. 

— in Pisa nel 1814 Uguccione della 

Faggiuola, 239 D. 

— in Asti , Tommasino di Ansola, 

241 E - 

— in Asti, Giovannone dei Salim- 


berii (Giovannaccio di Giovanni, 
787 c), 248 A. 

— in Asti, Giovanni del Pozzo Ales- 

sandrino, 243 C. 

— in Alessandria, Marco Visconti 

nel 1816, 251 D. 

— re Boberto nel 1819 è fatto da 

Giovanni XXII vicario di tutta 
l’Italia durante la vacanza del- 
l’impero, 255 D. 

Viceré di Sicilia, si trova all’assedio 
di Gaeta a. 1485, 273 C. 

— prigioniero alla battaglia di Ponza 

a. 1485, 278 D-E. 

(Ticime) (cast, e vi. di , fd. d’Asti , 
698 b). 

Vienna (Delfinato), concilio generale 
di, a. 1812, 198 C. 

Vigevano. Ugo di Bauci siniscalco di 
Rooerto re di Sicilia reca molti 
danni a, 246 B. 

Viginti, v. Vinchio. 

Vignale, il castello è acquistato dagli 
Astigiani, 147 A. 

— confine del territorio d’Asti ai 

tempi d’ Oggero Alfieri, 152 À. 

— uccisione della famiglia del ca- 

stellano di, intervento d’Asti, 
168 B. 

— occupato da Manfredi di Saluzzo, 

171 C. 

— reso al march, di Monferrato dai 

signori di Asti, 196 D. 

— occupato da Giovanni di Saluzzo, 

202 C. 

— inutile tentativo di Giovanni di 

Saluzzo di sorprendere gli Asti- 
giani, 204 D. 

— è donato dal march, di Saluzzo 

a re Carlo e munito di soldati 
provenzali, 210 C. 

— Rinaldo di Leto, Filippo d’Acaia 

e Giorgio di Ceva riportano vit- 
toria presso, 212 C. 

— Carlo re di Sicilia cede, ad Ope- 

cino Spinola, 212 D. 

— è guardato da Genovesi, rimane a 

lungo soggetto ad Opecino Spi- 
nola, questi vi richiama i Sechi, 
213 A. 

— i Sicci coll’ aiuto di Giovanni 

Solaro e di Nioolino Casino con 
800 militi delle ville astigiane, 
a. 1810, cacciano i Pastroni da, 


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CRONACHE A8TE8I 


281 


Teodoro di Monferrato tenta di 
impadronirsene, ma è respinto, 
i fuorusciti b* impadroniscono di 
molti Vignalesi e li uccidono, 
a. 1810, 226 D. 

Villa, soggiogata da Tommaso di Sa- 
luzzo, 165 B. 

Vigonza, Giovanni. 

Yillanova, ponte di, vi è ferito Ezze^ 
lino a. 1259, 155 E. 

Villanova d’Àsti, tappa di Guglielmo 
di Castello (di Mombello), colle 
sue schiere, 199 C. 

— Filippo di Savoia incendia cru- 

delmente le campagne di, 246 

D. 

— impresa di, nel 1816, 249 D. 
(Vlllanova di Cherasoo), (dom. di Alba, 

691 d). 

(Vlllanova di Nizza), (gli Alessandrini 
vi trasportano gli uomini di 
Lanerio, 692 a). 

— (gli Alessandrini vi trasportano 

quelli di Garbazolia e di Lin- 
tignano, 692 c) 

— (Vi sono trasportati quelli di Ca- 

lamandrana, 692 d). 

Vincilo (Viginti), confine del territo- 
rio d’Asti ai tempi di Oggero 
Alfieri, 151 B. 

— (recente possedimento d’Asti, sue 

relazioni con questa città, 689 

— gli uomini di Barberina divisano 

di prenderlo, ma sono stornati 
e messi in fuga dagli Astigiani, 
244 D. 

Vinchio, Borgognone. 

Vlnchium Marchionis, (Vingio, 747 b). 
Vingio, v. Vinchium Marchionis. 


Violante di Monferrato, figlia di 
Guglielmo sposa Andronico im- 
peratore greco, 174 A. 
Visconti, Filippo Maria, Galeazzo, 
Valentina, Maffeo, Ottone, Azzo, 
Marco, Stefano. 

Vitelleschi, Giovanni. 

Vittoria, presso Parma edificata da 
Federico II e distrutta dai Par- 
migiani, 172 B, 191 A. 
Vivaldo Palio, segue i Castello nel- 
l’esiglio da Asti, 200 C. 
Valentino Caze, figlio di Folco, col 
fratello uccide Oliviero servitore, 
217 D. 

Viveri , buon mercato dei, a Roma 
durante il giubileo del 1800, 
192 A. 

Voblo, v. Voltaggio. 

Voglieti, (Vegleto, 745 c), seguono 
i Castello nell’ esiglio da Asti, 
200 B. 

— le case dei, sono depredate e quindi 

incendiate dai Solaro, 200 D. 

— le case dei, sono distrutte dai So- 

laro nell’anno primo della loro 
venuta dall’esiglio, 217 D. 
Voglieto, Giorgio, Leone. 

Voltablo, cf. Votabro. 

Voltaggio, ooncesso da Filippo Maria 
Visconti a Barnaba Adorno che 
accordatosi coi Genovesi contro 
Filippo Maria restituisce loro 
Voltaggio, 275 A. 

Voltrl, è preso dai fuorusciti Genovesi 
267 B. 

— (venuta dei fuorusciti Genovesi 

nei 1309, 726 a). 

Votabro, assalto ed incendio di Ope- 
cino Spinola, 188 A. 


Z 


(Zamballerio), (venuta degli ambascia- 
tori astigiani e fuorusciti a, per 
venire ad accordi, 769 c). 


Zembaldo, Capellino. 


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INDICE DELLE MATERIE 

CONTENUTE NEL VOLUME VENTESIMOTERZO 


OTTAVO DELLA SECONDA SERIE 


Elenco dei Membri della R. Deputazione .... Pag. 

Mutazioni accadute nel Corpo della B. Deputazione . . » 

Atti della Regia Deputazione » 

Doni offerti alla R. Deputazione » 

CAIS DI PIERLAS (E.) I Conti di Venlimiglia, il Priorato 
di San Michele ed il Principato di Seborga. Memoria 
documentata Pag. 

PROMIS (Vincenzo) Rreri cenni sulla rila e sugli scritti del 
P. Giuseppe Colombo Barnabita, Membro della R. De- 
putazione di Storia Patria ...» 

SOMMI-P1CENARDI (G.) Trattalo fra Barnabò Visconti, il 
Conte Antonio di Monlefellro, la Repubblica di Firenze 
e le Comunità d’Urbino e Cagli ( 1° febbraio 1375 
(v. s.) ....... » 

DUC (Mgr. Joseph-Augusle) Cartulaire de l’Évéché d'Aoste 
(xm* siècle) ..-...» 

CARUTTI (Domenico) L’onorevole Quintino Sella. Notizia » 

APPENDICE 

CIPOLLA (Carlo) e MANNO (Antonio) Indici sistematici 
di due Cronache Muraloriane . Pag. 


ni 

XIX 

XXI 

XXIX 

1 

151 

169 

183 

341 

I 


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